Nicaragua, no di Ortega agli osservatori internazionali

Scritto da: Maurizio Campisi
Fonte:
http://it.peacereporter.net

Daniel Ortega è deciso: non permetterà osservatori internazionali alle elezioni del 6 novembre. Il presidente ha comparato nei giorni scorsi gli osservatori ad una forza di intervento delle grandi potenze negli affari interni del Paese.

Con questa presa di posizione, Daniel Ortega ha segnato una nuova vittoria nel suo cammino verso la rielezione. La riforma della legge sui partiti, il patto con l’opposizione, l’avvicinamento alla Chiesa Cattolica, la lottizzazione del sistema giudiziario, l’interpretazione delle norme costituzionali sulla rielezione hanno mano a mano indebolito le istanze democratiche a favore delle necessità partitarie dell’Fsln. L’ambiente, a cinque mesi dalle elezioni é già teso ed ha fatto registrare violenti scontri di piazza a Managua lo scorso aprile. Per avere un quadro della situazione che si vive in Nicaragua abbiamo conversato con Luisa Molina, portavoce di Coordinadora Civil, l’ente che raccoglie le organizzazioni civili del Paese, che lottano per la difesa dei diritti dei cittadini e per vigilare sull’istituzionalità democratica.

Quanto ha influito nella societá la decisione della Corte Suprema di permettere la candidatura di Daniel Ortega alle prossime elezioni?
La maggioranza dei cittadini con cui ha contatto la Coordinadora Civil sente molta insicurezza giuridica e sociale per la completa mancanza di accesso all’informazione del Governo. La gente ha timore di parlare ed é spaventata per la situazione. A migliaia decidono di emigrare piuttosto che non poter opinare.

Che ambiente si sta vivendo attualmente in Nicaragua?
É un ambiente di insicurezza, di persecuzione per le organizzazioni e la percezione é che la famiglia Ortega si stia impadronendo poco a poco del Nicaragua. Non si risolve nulla nel Paese se non si conta con l’aiuto di qualcuno del partito di governo, sin dalle cose più semplici: la carta d’identità, borse di studio per i giovani, impiego, attenzione medica. Si risolve incostituzionalmente, a discrezione della buona volontà della persona che detiene il potere. Esiste molta impunità. Istituzioni come l’Assemblea nazionale e tutti i poteri sono collusi con il partito di governo e perfino l’impresa privata sta cooperando perché nessuno dica niente ed esista un’apparente stabilità economica, politica e sociale.

Quali sono le ragioni perché il Nicaragua non può sviluppare una democrazia a tutti gli effetti?
La cultura politica antiquata della classe politica imposta dai partiti che in piú di cento anni non ha saputo avanzare e modernizzarsi, mantiene una cultura maschilista, patriarcale, caudillista e clientelista. Dall’altra parte, la mancanza di una strategia della nazione e di un piano nazionale, che permettano la coesione sociale ed una visione di nazione educata e con poteri indipendenti, fa sí che i nicaraguensi si sentano una massa e non persone con diritti integrali. Inoltre, non contare con una società civile autonoma da partiti ed ideologie é stato un ostacolo per lo sviluppo della cittadinanza. Sono ormai venti anni che stiamo lavorando per la nostra autonomia.

Tra i due estremi (Ortega e Alemán) c´é spazio per le legittime richieste della società?
Non c’é spazio, quel poco che esiste la società civile sta lottando per non perderlo definitivamente. Molto si è già perso con il decreto per l’abolizione dell’autonomia municipale e la decentralizzazione.

Sono giorni di protesta, dove non c’ùèstato dialogo ma scontro violento. Coordinadora Civil crede che si puó salvare ancora qualcosa o si è preso un cammino senza ritorno?
La Coordinadora dispone di una proposta di nazione per cambiare direzione al paese, nonché proposte sulla giustizia tributaria, sull’edilizia, sull’uguaglianza dei diritti. Sulla base dell’analisi e della diagnosi sulla realtà della cittadinanza e la nostra responsabilità, credo che stiamo facendo di tutto per non perdere quel poco di democrazia che abbiamo costruito e che ci é costata molte vite. Per questo stiamo costruendo alleanze che formano ed educano sui diritti e sui principi cittadini, e che crediamo che per fine anno daranno i risultati sperati.

Si sono registrati casi di repressione?
La Coordinadora ha un libro con date e luoghi delle aggressioni che i nostri simpatizzanti hanno subito dall’insediamento di questo governo.

C’é speranza che le prossime elezioni siano pulite, sebbene Ortega abbia giá annunciato di non voler ammettere osservatori internazionali?
Se riusciamo a sviluppare un’educazione sui diritti, sulla cittadinanza ed andiamo tutti a votare sarà molto difficile che ci siano brogli. Se ci saranno lo potremo però denunciare, come già è successo del 2006 e nel 2008: se così fosse la comunità internazionale dovrá giudicare il nostro caso come ha fatto con l’Honduras.

Nonostante tutto gli indicatori economici del Nicaragua sono in aumento, soprattutto turismo ed esportazioni. A che si deve?
I risultati della macroeconomia valgono per le multinazionali e le grandi aziende, che sono privilegiate dall’esenzione di tasse e contano con privilegi fiscali. Noi non riconosciamo che il Nicaragua stia bene economicamente, quando due milioni di nicaraguensi -ossia il 50% della popolazione giovane- vive con uno o due dollari al giorno. La disoccupazione e la sotto occupazione sono gli indicatori dell’economia nicaraguense. Gli unici felici sono il governo e le multinazionali. Il salario minimo é di 2200 córdobas (ndr, 100 dollari) ed il prezzo medio dei generi di prima necessità é di 9000 córdobas. I nicaraguensi vivono e sopravvivono per le rimesse dei familiari che vivono all’estero.

Qualche anno fa si pensava che in Nicaragua potesse sorgere una terza via, democratica e costituzionale, in contrapposizione ai poli estremi del caudillismo. Cosa è successo?
L’unica via che esiste é costruire il cittadino. Non possiamo aspettarci che i partiti cambino, ma superare il rassegnato pragmatismo ed esigere uno Stato veramente laico.

In Europa molte persone continuano ad idealizzare l’Ortega rivoluzionario che fa il bene del popolo nicaraguense.
Il signor Ortega oggi rappresenta per forma e contenuto del suo partito quanto di più antiquato esista. L’Fsln di oggi non è lo stesso che lottò dalle sue origini con Sandino. Il signor Ortega é uguale a qualsiasi altro politico tradizionale dell’America Latina, non ha studiato e non ha superato la sua cultura, non ha cercato di cambiare. Si é posto su un trono come un caudillo e conta con un apparato di partitari che contribuiscono ad arricchirne la fortuna. Chi può, venga in Nicaragua e faccia un’analisi critica della realtà e vedrà che la dialettica non esiste in questo governo: ormai, i suoi rappresentanti si sono allontanati dai valori e dai principi rivoluzionari.

I 10 luoghi più incontaminati del nostro pianeta Terra

Scritto da : Monica Tavella
Fonte:http://www.howtobegreen.eu/

Luoghi incontaminati, inquinamento, civilizzazione. Esistono ancora posti sulla Terra in cui si possano ritrovare ambienti naturali dove le traccie dirette o indirette delle attività umane siano pressochè nulle o poco più?

Ecco la lista dei 10 posti più incontaminati del mondo:

La Namibia è uno dei paesi meno densamente popolati al mondo. Il paese dell’Africa australe prende il suo nome dal deserto del Namib ed è la casa per il maggior numero di ghepardi – circa 2.500, rappresentando circa un quarto della popolazione mondiale. Con dune giganti, antiche incisioni rupestri, crateri e cascate, la Namibia è uno dei paesaggi più incontaminati dell’Africa.

Le Isole Galapagos. Anche se dopo Darwin queste isole siano state visitate da innumerevoli viaggiatori, le isole Galapagos sono ancora un luogo incontaminato. L’arcipelago ospita tartarughe giganti, iguane, leoni marini, pinguini, balene e pesci ed è stata una Riserva Biologica Marina per cinquant’anni. E’ sede di una popolazione umana di soli 23.000 persone e ha centinaia di specie endemiche di piante e animali.

La Papua Nuova Guinea è uno dei luoghi più rurali e meno esplorati del mondo. Gli scienziati ritengono che molte delle specie sconosciute al mondo di piante e animali siano presenti all’interno della giungla del paese. Lo sfruttamento delle enormi risorse naturali del paese è stata ostacolata dal terreno accidentato, così come le difficoltà con il sistema giuridico e gli elevati costi di sviluppo delle infrastrutture. Per merito di tali ragioni il paesaggio rimane in gran parte intatto.

Le Seychelles hanno la più alta percentuale di luoghi protetti rispetto qualsiasi altro paese con circa il 50 percento della nazione preservato. Grazie alla sua politica, le isole ospitano alcune delle spiagge più incontaminate e specie incredibili come l’uccello nazionale, il pappagallo nero delle Seychelles.

Il Bhutan. Mentre alcuni possono pensare al Tibet come un paradiso incontaminato, la sua piccola montagna himalayana è in realtà molto più pulita. Più del 60 percento del paese è sotto copertura forestale, e un quarto del suo territorio è un parco nazionale o area protetta. La Terra del Dragone Thunder, così come è conosciuto, ha aspre montagne e vallate, uno scenario unico per la biodiversità.

Il Daintree National Park, Australia. Il parco più vecchio e più incontaminato. Daintree National Park, nel Far North Queensland, Australia, contiene una foresta pluviale datata 110 milioni di anni, uno dei più antichi ecosistemi della terra. Il parco ospita migliaia di specie vegetali e arboree che sono lì da più di 2.500 anni.

Il Fiordland, Nuova Zelanda. Sul lato meridionale della costa occidentale della Nuova Zelanda, la regione del Fiordland è selvaggia e praticamente priva di sviluppo umano. Con le sue alte montagne rocciose frastagliate che terminano la loro corsa sull’acqua, Fiordland non ha mai avuto alcuna significativa popolazione permanente. Anche i nativi Maori visitano certe aree solo temporaneamente per caccia, pesca e per raccogliere il prezioso Jadestone Nuova Zelanda. Inoltre, le correnti d’aria della regione soffiano dritte dall’Antartide, cosicché l’aria del Fiordland è tra le più pulite del pianeta.

Il Kamchatka, Russia. Mentre la Russia non è normalmente associata a luoghi incontaminati, la penisola di Kamchatka in Russia, nel lontano est è un luogo selvaggio e vuoto, con l’Oceano Pacifico a est e il Mare di Okhotsk ad Ovest. Vulcani e ghiacciai punteggiano la penisola e mega-terremoti (fino a magnitudo 9,0) hanno scosso la penisola negli ultimi cinque decenni.

Il Deserto di Atacama, in Cile. L’Atacama è uno dei più strani paesaggi del mondo – un deserto dove veramente non piove mai. Bacini di sale, sabbia e lava coprono gran parte del suoi 40.000 miglia quadrate e il terreno è talmente senza vita che la NASA utilizza queste aree come luoghi per simulare le condizioni marziane. A causa della sua alta quota, la copertura nuvolosa quasi inesistente, aria secca, assenza di inquinamento luminoso e interferenze radio dalle città molto distanziati, il deserto è uno dei migliori posti al mondo per condurre osservazioni astronomiche con due tra i maggiori osservatori del mondo.

L’Antartide. Non è un paese ma un continente davvero incontaminato. Con il 96 per cento dell’isola ricoperta dal ghiaccio, che in media è più spesso di 1,6 km. Il numero di persone presenti a rotazione nell’area per condurre ricerche scientifiche ed altri lavori sul continente e le sue isole vicine varia da circa 1.000 in inverno a circa 5.000 in estate. Pinguini, balene, foche e uccelli marini utilizzano tutti le acque intorno all’Antartide come nutrimento.

La gravità olografica

Scritto da: Luca Mazzucato
Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/

FUTURO – La gravità è la più misteriosa delle forze della natura. Da un secolo i fisici teorici ne sono ossessionati, a partire da Einstein, che per primo ne capì la relazione con la geometria. Intere generazioni di scienziati hanno speso la loro vita cercando di riconciliare i due cardini della fisica del secolo scorso: gravità e meccanica quantistica. Negli ultimi anni, grazie alle intuizioni di Leonard Susskind e del premio Nobel Gerard ‘t Hooft, sembra finalmente di avere imboccato la strada giusta, ma per percorrerla bisogna abbandonare la nostra intuizione e abbracciare una nuova visione dell’universo. Si tratta del concetto di olografia. Il primo esempio concreto di sistema olografico, basato sulla teoria delle stringhe, è stato costruito nel 1997 da Juan Maldacena. Ma alcuni ricercatori hanno recentemente scoperto che l’olografia sembra molto più generale della teoria delle stringhe e, forse, siamo finalmente vicini a crackare il codice segreto della gravità. Tenendo le dita incrociate, OS ha intervistato Rajesh Gopakumar, un fisico indiano tra i pionieri di queste nuove scoperte…

Che cos’è l’olografia?

Si tratta di un concetto radicalmente nuovo nel nostro sforzo di descrivere la realtà fisica in termini matematici. Tradizionalmente, la descrizione dei fenomeni fisici ha spesso portato all’introduzione di nuove entità che a volte non sono visibili a occhio nudo: penso all’atomo, ai campi elettromagnetici, ai quark, e così via. Ma tutte queste entità sono situate comunque e sempre all’interno dello stesso spazio-tempo in cui si trova il fenomeno che esse vogliono descrivere. Anche se non vediamo direttamente le onde radio, queste riempiono lo spazio tutto intorno a noi. Attraverso l’olografia, al contrario, ci proponiamo di descrivere la gravità, nel suo regime quantistico, usando degli oggetti che vivono in uno spazio completamente diverso dal nostro spaziotempo. Questo nuovo spazio “olografico” è talmente diverso da quello in cui viviamo da avere una dimensione in meno: solo due invece delle solite tre direzioni spaziali.

Che cosa stiamo imparando di nuovo sulla gravità grazie all’olografia?

Sappiamo da tempo che la gravità è qualitativamente diversa dalle altre forze della natura. È universamente attrattiva (a differenza della forza elettrica, dove due cariche dello stesso segno si respingono) e descrive la geometria stessa dello spaziotempo. Ma l’olografia ci racconta una storia radicalmente diversa: i gradi di libertà necessari per descrivere la gravità sono molti di meno di quelli che appaiono. Sono talmente pochi, che per descrivere uno spazio tridimensionale ci basta uno schermo bidimensionale. La chiave per capire questo fenomeno ci viene dallo studio dei buchi neri. L’entropia di un buco nero è pari all’area dell’orizzonte degli eventi (che è bidimensionale) e non al volume racchiuso (che è tridimensionale). Entropia è il nome che diamo in fisica al numero di gradi di libertà di un sistema: ovvero l’informazione in esso contenuta. Dunque i gradi di libertà di un buco nero stanno tutti sulla superficie del suo orizzonte degli eventi. Questo fatto straordinario, scoperto da  Stephen Hawking e Jacob Bekenstein, è stato il primo indizio che la gravità ha una natura olografica.

Nella comunità dei fisici teorici, fino a ora si credeva che l’olografia fosse intimamente legata teoria delle stringhe. Ma recentemente tu e altri colleghi avete scoperto che si tratta di un concetto molto più generale…

Ci è chiaro ormai che si tratta di un concetto più fondamentale della stessa teoria delle stringhe. Insieme al mio collega Matthias Gaberdiel, ho recentemente studiato l’olografia in una teoria che è molto più semplice della teoria delle stringhe, e allo stesso tempo molto più complicata della teoria della relatività generale di Einstein (che descrive la gravità a distanze macroscopiche): una sorta di via di mezzo tra le due teorie, che si chiama “teoria di spin elevati.”

Da anni il tuo scopo ultimo è di andare all’attacco dell’olografia per carpirne le leggi fondamentali e scoprire il più semplice sistema olografico e decifrarne il “dizionario.” La tua ricerca ha dato buoni frutti?

Credo di sì: il più semplice sistema olografico, che contiene la gravità, è la “teoria di spin elevato” a cui accennavo prima. Lungo la strada però ho scoperto degli altri esempi più semplici, in cui non c’è la gravità, ma che come dei piccoli giocattoli ci permettono di definire in modo preciso cosa intendiamo per olografia, una volta che l’abbiamo ridotta all’osso. Usando questi semplici modelli, che chiamiamo in gergo “stringhe topologiche,” possiamo isolare certi aspetti dell’olografia uno per volta, senza dover risolvere il problema in un colpo solo.

Tutti gli esempi concreti di sistemi olografici finora costruiti si basano sulla presenza di una costante cosmologica negativa.Tuttavia, le misure astrofisiche ci hanno mostrato che il nostro universo possiede una costante cosmologica molto piccola, ma di segno positivo…

Senza dubbio. Nella letteratura ci sono varie proposte di sistemi olografici con costante cosmologica positiva, ma finora nessuna spiegazione si è dimostrata adeguata. In molti stanno studiando questo problema, ma credo che ci manchi ancora qualche tassello cruciale per risolvere il mistero

Recentemente, Erik Verlinde ha proposto una nuova teoria, secondo la quale la gravità non sarebbe una forza fondamentale, ma una forza statistica legata all’entropia. Hai trovato conferme di questa nuova idea nel tuo programma olografico?

L’idea di Verlinde è molto stimolante. Partendo da premesse comuni con la visione olografica, rappresenta però un punto di vista molto più radicale sulla natura della gravità. Al momento, non è del tutto chiaro quale sia la relazione tra le due e se sia possibile riconciliarle, si tratta di un problema aperto.

Il principio olografico negli ultimi anni ha cambiato il modo in cui gli scienziati guardano alla teoria delle stringhe. Non si parla più di “teoria del tutto,” ma al contrario ora si usano le stringhe come un nuovo metodo per risolvere problemi di fisica dei materiali o di fisica nucleare. Qual è secondo te lo stato attuale della teoria delle stringhe?

Ormai è chiaro che la teoria delle stringhe è uno scenario che si può adattare a problemi  apparentemente diversissimi tra loro. Piuttosto che un candidato per la teoria della gravità quantistica oppure per descrivere la fisica delle particelle oltre il Modello Standard, la teoria delle stringhe rappresenta uno potente strumento di calcolo. Si tratta di una generalizzazione del concetto di teoria quantistica di campo, quest’ultima utilizzata con successo dappertutto in fisica. La teoria di campo venne scoperta nel contesto della fisica delle particelle, ma si capì in seguito che si trattava di un linguaggio universale che poteva essere applicato alla fisica dei superconduttori e dei materiali, alla dinamica dei fluidi e persino alla finanza! La teoria delle stringhe è molto simile: si tratta di uno strumento che può essere utilizzato laddove la teoria di campo non è più valida.

C’è un modo di usare l’olografia per mettere alla prove sperimentale la teoria delle stringhe?

Sono convinto che sia possibile usare l’olografia per testare le stringhe in modo del tutto inaspettato. Sto pensando alle ricerche recenti che cercano di spiegare certi aspetti della fisica dei materiali, nel caso per esempio di elettroni fortemente accoppiati, in termini olografici, usando metodi mutuati dalla fisica gravitazionale. Se questo programma riuscirà a individuare esperimenti specifici con cui testare l’olografia, avremo finalmente una conferma di questa idea rivoluzionaria e, nella migliore delle ipotesi, della stessa teoria delle stringhe.

Stai dicendo che c’è una nuova rivoluzione delle stringhe dietro l’angolo?

Stiamo finalmente mettendo insieme nuovi ingredienti concettuali che ci permetteranno presto di fare un salto di qualità. Campi così complessi come la teoria delle stringhe hanno bisogno di periodi di relativa calma, in cui costruire quelle solide basi che aprano la strada a drammatici “balzi in avanti.” Ho la sensazione che mettendo insieme le varie novità emerse in quest’ultimo periodo e unendo i trattini ci aspetti qualche grossa sorpresa…

COME LA TV DANNEGGIA LE FACOLTA’ MENTALI

Scritto da:  Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info/sito/?p=506

Le funzioni psichiche superiori, cognitive e matcognitive, possono essere sviluppate, mediante l’addestramento (familaire, scolastico, professionale) e/o pratiche autonome, ma  anche impedite nel loro sviluppo, o danneggiate. Uno dei fattori più attivi in questo senso, sia per intensità che per quantità di persone colpite, è la televisione, assieme ai videogiochi.

Norman Doidge, in The Brain that Changes Itself (Penguin Books, 2007), espone allarmanti risultati di rilevamenti scientifici sugli effetti neuroplastici dell’esposizione alla televisione e ai video games. Preliminarmente, Doidge illustra come la neuroplasticità, di cui già abbiamo trattato, fa sì che, come il cervello foggia la cultura, così la cultura, le pratiche di vita (anche quelle che possono essere imposte a fini manipolatori) foggiano il cervello. Lo foggiano generando e potenziando reti neurali, collegamenti nervosi, innervazioni, che consentono di compiere prestazioni ritenute estranee alle facoltà dell’uomo, come aggiustare la vista alla visione subacquea senza l’uso di occhialini (osservato negli “zingari del mare”, una popolazione di pescatori di perle, e sperimentalmente  riprodotto in bambini svedesi – Doidge, cit., pag. 288). Anche l’attività di meditazione muta il cervello, aumentando le dimensioni dell’insula (pag. 290).  Anche la pratica della lettura produce modificazioni espansive di alcune aree corticali (pag. 293). I nostri cervelli sono diversi da quelli dei nostri antenati. Principio basilare della neuroplasticità è che quando due aree cerebrali lavorano abitualmente assieme, si influenzano reciprocamente e a sviluppare connessioni, formando un’unità funzionale. Ciò può avvenire tra aree di livello evolutivo diverso: ad esempio, nel gioco degli scacchi, dove si punta a dare la caccia al re avversario, tra aree arcaiche esprimenti e organizzanti l’istinto della predazione, e aree corticali esprimenti l’intellettualità (297): in tal modo, l’attività predatoria viene temperata e trasfigurata.  Naturalmente, il condizionamento cerebrale, l’impianto di schemi neurali (valori, codici, inibizioni, fedi) è assai più agevole e rapido nell’infanzia e nella prima adolescenza, prima che si compia il processo di sfoltimento dei neuroni e delle loro connessioni (neuroplasticità sottrattiva) (pag. 288). Per tale ragione, tutte le istituzioni totalizzanti – religiose e politiche – tendono ad impadronirsi della gestione dell’infanzia; notevole è il caso del regime nordcoreano, che gestisce i bambini dai 5 anni in poi impegnando quasi tutto il loro tempo in attività di culto delle personalità del dittatore e di suo padre. Altresì per questa ragione, l’integrazione culturale e morale degli immigrati adulti è pressoché impossibile, se richiede estesi “ricablaggi” neurali. (pag. 299). Anche la percezione e l’analisi di eventi avviene in modi diversi a seconda dell’imprinting ricevuto, e non per effetto di differenze meramente culturali, ma a causa di diversità di reti neurali, come hanno confermato esperimenti di comparazione tra occidentali e orientali (pagg. 298-304).

Dopo tali premesse, Doidge spiega come la televisione, e gli schermi in generale, risultano esercitare un’importante influenza neuroplastica, soprattutto sui bambini, con dannose conseguenze, nel senso soprattutto di compromettere la facoltà dell’attenzione. Uno studio su oltre 2.500 bambini ha mostrato che l’esposizione alla tv tra 1 e 3 anni mina la capacità di prestare attenzione e di controllare gli impulsi nella successiva fanciullezza. Ogni ora passata alla tv a quell’età comportava una perdita del 10% della capacità attentiva all’età di 7 anni (pag. 307). La pratica di guardare la tv è molto diffusa tra i bambini sotto i 2 anni. Quindi la tv è verosimilmente un’importante causa del moltiplicarsi di sindromi di deficit attenzionale e di iperattività (ADD, ADHD) e della minore capacità di seguire le lezioni, di imparare, di capire – che si nota vistosamente nelle scuole anche italiane, dove la necessità di abbassare il livello dell’insegnamento per farsi capire ha già portato a una sostanziale dequalificazione. E l’introduzione di computers in classe, evidentemente, rischia di peggiorare le cose.

Notevole è che questi perniciosi effetti non sono dovuti ai contenuti delle trasmissioni televisive o dei videogiochi, bensì al veicolo stesso, allo schermo. Il mezzo è parte costitutiva del messaggio, come intuì per primo Marshall McLuan. Il medesimo testo è processato diversamente dal cervello, a seconda che arrivi dalla lettura del giornale o dalla televisione. I centri di comprensione attivati sono diversi, come mostrano scansioni cerebrali mirate (pag. 308).

“Molto del danno causato dalla televisione e da altri media elettronici, come i music videos e i computer games, viene dal loro effetto sull’attenzione. Bambini e adolescenti dediti a giochi di combattimento sono impegnati in un’attività concentrata e sono gratificati in misura crescente. Video games, come pure il porno in  Internet, hanno tutti i requisiti per mutare plasticamente la mappa cerebrale.” Un esperimento con un gioco di combattimento (sparare al nemico e schivare il suo fuoco) “mostrò che la dopamina – il neurotrasmettitore della gratificazione, rilasciato anche per effetto di droghe assuefacenti – è secreto dal cervello durante siffatti giochi. Coloro che sviluppano dipendenza dai giochi cibernetici mostrano tutti i segni delle altre dipendenze: bramosia quando cessano il gioco, trascuranza per altre attività, euforia quando sono al pc, tendenza a negare o minimizzare il loro coinvolgimento effettivo.

Televisione, video musicali, e videogiochi – tutti utilizzanti tecniche tv – operano a un ritmo assai più rapido che la vita reale, e vanno accelerando, così che la gente è costretta a sviluppare un crescente appetito per sequenze veloci in quei media.  E’ la forma del mezzo televisivo – tagli, inserti, zumate, panoramiche, improvvisi rumori – che alterano il cervello, attivando quella che Pavlov chiamava “reazione di orientamento”, che scatta ogniqualvolta avvertiamo un improvviso cambiamento nel mondo intorno a noi, soprattutto un movimento improvviso. Istintivamente interrompiamo checché stiamo facendo, focalizziamo l’attenzione, e facciamo il punto. La reazione di orientamento si è evoluta, senza dubbio, perché i nostri antenati erano sia predatori che prede e abbisognavamo di reagire a situazioni potenzialmente pericolose o tali da offrire opportunità per cose come il cibo o il sesso, o semplicemente a nuove circostanze. La reazione è fisiologica: il battito cardiaco cala per 4  – 6 secondi. La tv fa scattare questa reazione con frequenza molto maggiore di quanto ci accada nella vita – ed è per questo che non riusciamo a staccare gli occhi dalla tv, persino nel mezzo di un’animata conversazione; ed è pure per questo che si finisce per passare alla tv più tempo di quanto si intende. Poiché i tipici video musicali, le sequenze di azione, e gli spot  pubblicitari fanno scattare la reazione in parola ogni secondo, stare a guardarli ti mette in uno stato di incessante reazione di orientamento senza recupero. Non c’è da stupirsi, quindi, se le persone si sentono svuotate dopo aver guardato la televisione. Però contraggono un gusto per essa e finiscono per trovare noiosi i ritmi di cambiamento più lenti. Prezzo di ciò è che attività quali lettura, conversazioni complesse, e ascolto di lezioni divengono più difficili.” (pag. 309-310). In sostanza, la televisione rende la gente al contempo dipendenti da sé (quindi proni ai suoi input propagandistici e pubblicitari), e meno capaci di attenzione, dialettica e apprendimento. Diventa quindi uno strumento di “social control”, un tranquillante per le masse, e al contempo un veicolo per impiantare in esse la percezione della realtà che si vuole che abbia. Inoltre, la tv crea disturbi dell’attenzione e del controllo degli impulsi, che aprono un florido e rapidamente crescente mercato per le industrie farmaceutiche, la psichiatria, la psicologia clinica – come approfonditamente spiega l’Appendice di Regina Biondetti alla 2a edizione di Neuroschiavi.

Va inoltre evidenziato che la televisione abitua la mente a un rapporto unidirezionale, passivo, e non interattivo, in cui si può solo recepire senza replicare o criticare, e non vi è il tempo di analizzare e filtrare. Inoltre, abitua a seguire immagini e suoni, non i discorsi, i ragionamenti; inibisce la capacità di costruire o seguire sequenze logiche, con corrispondenti difficoltà o impossibilità di apprendimento attraverso lo studio di testi scritti.

Essenzialmente, la tv è il mass media per le classi mentalmente subalterne e inerti.

Ovvia misura protettiva contro questo mezzo di manipolazione mentale e neurale sarà quindi il non esporre, o esporre solo minimamente, i bambini alla televisione e ai video giochi, e il moderare assai anche l’esposizione degli adulti. Inoltre, è opportuno trovarsi tempi e ambienti idonei al recupero, alla riflessione solitaria, alla conversazione approfondita coi propri simili. Faccio presente che è importante, ma non è sufficiente, il selezionare i contenuti, cioè il tipo di programma che si guarda, perché il danno viene soprattutto dalla televisione o dal videogame in sé, come veicolo, come modo di trasmissione e ricezione.

In Svizzera il conclave dei potenti

Scritto da: Enrico Piovesana
Fonte: http://it.peacereporter.net/

Si terrà dal 9 al 12 giugno a St.Moritz, in Svizzera, la riunione del gruppo Bilderberg, il conclave che ogni anno, dal 1954, raccoglie l’élite economica, politica e militare occidentale per discutere a porte chiuse, nella massima riservatezza, dei principali problemi globali del momento e delle politiche da promuovere nelle sedi internazionali ufficiali (Ue, Fmi, G8, G20, ecc). Finora non sono filtrate indiscrezioni sui temi dell’incontro, che dovrebbe essere ospitato al Grand Hotel Kempinski (foto a lato) o all’Hotel Suvretta House (foto in basso). Ma, visti gli ordini del giorno dei passati meeting, è facile immaginare che si parlerà di guerra in Libia e di rivoluzione in Siria, di Afghanistan e Pakistan, di crisi economica e prezzo del petrolio e, se non sarà già stata decisa, della successione di Strauss-Kahn alla guida del Fondo monetario internazionale.

I Giovani socialisti grigionesi hanno già presentato alle autorità cantonali la richiesta di tenere una manifestazione anti-Bilderberg l’11 giugno a St. Moritz, all’insegna dello slogan ‘L’essere umano prima del mercato – Osare più democrazia”. Ma, viste le rigidissime misure di sicurezza solitamente adottate in occasione di questi summit, è difficile che la protesta verrà autorizzata.

A parte questo, l’unica voce critica alzatasi contro il summit globalista è quella di Dominique Baettig, parlamentare della destra nazionalista dell’Udc-Svp (quella delle campagne xenofobe contro i minareti e contro gli immigrati italiani), lo stesso personaggio che a febbraio costrinse Bush ad annullare la sua visita in Svizzera dopo aver chiesto al governo elvetico di arrestare l’ex presidente Usa per crimini di guerra.

Baettig ha scritto una lettera al Dipartimento federale di giustizia e polizia, stigmatizzando anche stavolta il fatto che diversi partecipanti all’incontro – dallo stesso George Bush, al suo ex vice Dick Cheney all’inossidabile Henry Kissinger – sono responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità, e denunciando quelli che, a suo dire, sono gli obiettivi dell’élite riunita dal Bilderberg.

”Questo discreto ma influente gruppo promuove un modello sociale ultraliberista con una moneta unica mondiale e l’Fmi come tesoriere” – scrive Baettig – ”gioca con le paure globalizzate, manipolando i mass media controllati, per imporre terapie d’urto dagli effetti sociali devastanti” che ”favoriscono l’indebitamento degli Stati nei confronti delle banche”.
”Privatizzano eserciti e polizie, pianificano azioni contro Stati sovrani” e ”programmano la fine della democrazia, con lo spostamento del potere dagli Stati a istituzioni sovranazionali non elette”.

Se queste innegabili tendenze globali siano o meno frutto di decisioni prese a tavolino durante gli incontri del Bilderberg lo sa solo chi vi prende parte. Da quando questa organizzazione privata, lo scorso anno, ha deciso di uscire dall’ombra con la pubblicazione di un sito web ufficiale si conoscono i nomi dei partecipanti* e gli ordini del giorno, ma non le decisioni prese: quelle rimangono coperte dal massimo riserbo.

* Le personalità italiane che, secondo le liste ufficiali, hanno partecipato agli ultimi incontri del Bilderberg sono Mario Draghi, Romano Prodi, Mario Monti, Paolo Scaroni, Tommaso Padoa-Schioppa, Joahn Elkann, Franco Bernabè, Domenico Siniscalco, Fulvio Conti e Gianfelice Rocca.

Le prime volte del G8

Scritto da: Antonio Marafioti
Fonte:http://it.peacereporter.net/

Il summit mondiale degli otto grandi riuniti in Francia, ospiterà alcuni rappresentanti africani e sarà anticipato da un vertice su internet

Il G8 francese che da giovedì riunirà i capi di Stato e di governo degli otto Paesi più industrializzati del mondo, è stato anticipato oggi dalla prima edizione dell’eG8: un summit organizzato, e fortemente voluto, dal presidente francese Nicolas Sarkozy per riunire istituzioni ed esperti del settore sulle regolamentazioni di internet.

Legittimazione retroattiva. Sulle pagine del sito eg8forum.com, gli organizzatori specificano che l’evento ospiterà “conferenze multiple e discussioni, in modo che per la prima volta, le voci di società, pensatori e attori principali che costruiscono Internet sarà sentito ai più alti livelli della politica mondiale”. L’Eliseo sembrerebbe dunque essere persuaso della necessità di una governance internazionale sul flusso dei dati in rete. Diversi analisti pensano, invece, che il presidente francese stia cercando di fare cerchio attorno alle discusse politiche di regolamentazione varate nell’aprile del 2009 dal proprio governo. La legge Hadopi, in particolare, è un provvedimento che i cittadini francesi hanno sempre avversato e che prevede la possibilità della sospensione della fornitura internet, da due mesi a un anno, per gli utenti “colpevoli” di scaricare gratuitamente file protetti da copyright. Il trend varato da Parigi è stato seguito, sempre in Europa, dalla Spagna che nel marzo dello scorso anno ha approvato la legge Sinde per la difesa della proprietà intellettuale. Ma dal palco dell’incontro, allestito nei giardini delle Tuileries, Sarkozy ha tranquillizzato i presenti sostenendo di non voler in alcun modo “cercare di controllare la rete, ma piuttosto aprire un dialogo proficuo tra governi e gli attori di Internet”. Fra gli oltre mille delegati del mondo web invitati alla conferenza, ci sono il creatore di facebook Mark Zuckerberg, l’ex ceo di Google, Eric Schmidt, e l’amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos. Alla fine dei lavori è prevista la redazione di dichiarazione che verrà presentata, tra due giorni, al summit dei capi di Stato e di governo.

A prova di contestazione. Intanto in una blindatissima Deauville, nel nordest del Paese, le misure di sicurezza rendono impensabile ogni tipo di manifestazione da parte del popolo anti-G8 che ogni anno si riunisce nel contro-vertice. Il suo slogan per questa edizione è: “Fuori il G8, prima i popoli, no alla finanza”. Migliaia di manifestanti lo hanno proposto pacificamente sabato scorso a Le Havre, loro quartier generale. Portarlo a Deauville non sarà altrettanto facile visto che le autorità hanno previsto il dispiegamento di oltre 12 mila uomini, scelti fra agenti di polizia, gendarmeria e soldati dell’esercito. A loro toccherà presidiare la zona rossa, un’area di 35 chilometri per 15, riservata al movimento delle auto blu. Per quanto riguarda la difesa dello spazio aereo, la decisione è stata quella di creare una “no fly zone” pattugliata da tre droni radiocomandati.

L’altra prima volta. Quella dell’eG8 non è l’unica novità prevista nel sesto G8 di presidenza francese. In relazione ai temi da affrontare durante le sedute, l’Eliseo ha deciso di rilasciare inediti inviti ai capi di tre Stati africani, Costa D’Avorio, Niger e Guinea, e ai rappresentanti di Algeria, Egitto, Etiopia, Nigeria, Senegal e Sud Africa. All’ordine del giorno due i punti principali: la situazione dei Paesi del Maghreb e la loro stabilizzazione democratica, da una parte, e le politiche da adottare sul nucleare dopo la tragedia di Fukushima, dall’altra. Prima dell’inizio dei lavori il presidente Sarkozy ha annunciato che durante il vertice terrà incontri bilaterali con il presidente statunitense Barack Obama, quello russo Dmitri Medvedev e con il premier britannico David Cameron.

Un’inchiesta lunga 34 anni che non si è ancora conclusa

Fonte: http://www.misteriditalia.it/casomattei/storia/

Il presidente dell’ENI Enrico Mattei, il più potente manager di stato italiano, muore la sera del 27 ottobre 1962 quando l’aereo sul quale viaggiava, un Morane Saulnier 760, precipita a Bascapè (Pavia), poco prima di atterrare a Linate. Insieme a Mattei perdono la vita il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale. Incidente o sabotaggio?
Parallelamente all’inchiesta ammini- strativa condotta dall’Aeronautica Militare, la Procura di Pavia apre un’inchiesta per i reati di omicidio pluriaggravato e disastro aviatorio.
Mentre l’inchiesta militare si chiude rapidamente, già nel marzo 1963, senza avere sostanzialmente accertato la causa dell’incidente, il giudice istruttore pone fine alle indagini penali il 7 febbraio 1966, accogliendo le richieste della Procura e pronunciando sentenza “di non luogo a procedere perché i fatti non sussistono”. A ridare fiato alla vicenda sul finire degli anni Settanta sono un libro e un film. Il libro, scritto da Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, è intitolato “L’assassinio di Enrico Mattei”. Il film è “il caso Mattei” di Francesco Rosi. Contemporaneamente Italo Mattei, fratello di Enrico, chiede che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta. Sono troppi i dubbi sull’incidente e inoltre la scomparsa di Mattei ha fatto comodo a troppe persone, in Italia e all’estero, dal momento che la sua spregiudicatezza, la sua aggressività, i suoi rapporti con i paesi del terzo mondo produttori di petrolio avevano urtato il cartello petrolifero delle sette sorelle. La riapertura delle indagini viene chiesta anche da una campagna stampa del settimanale “Le ore della settimana” e da una serie di interrogazioni parlamentari. L’interesse attorno alla misteriosa fine del “re del petrolio italiano” riceve nuovo impulso dalle indagini sulla scomparsa del giornalista dell'”Ora” di Palermo Mauro De Mauro, il 16 settembre 1970. Una delle piste seguita dall’inchiesta sulla fine di De Mauro ipotizza infatti che il giornalista palermitano sia stato sequestrato e ucciso per aver scoperto qualcosa di molto importante circa la morte del presidente dell’E.N.I.: De Mauro aveva infatti ricevuto dal regista Rosi l’incarico di collaborare alla preparazione della sceneggiatura del film “Il caso Mattei”, ricostruendo gli ultimi due giorni di vita trascorsi dal presidente dell’E.N.I. in Sicilia.
L’indagine sulla scomparsa di De Mauro si conclude in un nulla di fatto, nonostante la richiesta di ulteriori investigazioni formulata dal GIP di Palermo ancora nel 1991. Il procedimento viene archiviato il 18 agosto 1992: De Mauro non poteva aver scoperto nulla di particolare intorno alla morte di Enrico MATTEI, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto del tutto accidentale la natura del disastro di Bascapè. Il 20 settembre 1994 il GIP di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei confronti di i-gnoti. La riapertura era stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese il 27 luglio 1993 dal “pentito” di mafia Gaetano Iannì. Secondo Iannì per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati “americani” e Cosa nostra siciliana. A mettere una bomba sull’aereo di Mattei fuono alcuni uomni della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: “l’aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Ma la soluzione dell’enigma Mattei è ancora lontana. Se la tragedia di Bascapè fu in realtà un attentato, chi ha ucciso Mattei, Mc Hale e Bertuzzi? Quale fu il movente del sabotaggio? Finora davanti alla sbarra è finito solo un povero contadino, Mario Ronchi, accusato di “favoreggiamento personale aggravato”. Secondo l’accusa vide l’aereo di Mattei esplodere in volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di stampa e alla RAI (che ne censurò le affermazioni), poi si rimangiòtutto. Forse qualcuno pagò il suo silenzio.

Luci strane e intense nella notte del Novegno

Fonte: il giornale di Vicenza di venerdì 20 maggio L’avvistamento.Parola di un Astrofilo. ” Conosco bene il cielo e quanto ho visto non è spiegabile.Gli oggetti luminosi si muovevano”
Sono ancora attoniti Fabrizio Discornia e Roberta Barbieri per quello che hano visto in cielo l’altra sera mentre si trovavano in Busa Novegno per una passeggiata al chiaro di luna. Verso le 22 infatti è apparsa nel cielo una strana luce, simile per intensità a quella di una stella che però si muoveva in modo anomalo. “Sono un astrofilo e in tanti anni che scruto il cielo non mi era mai capitato di vivere un avento del genere, spiega Discornia. Questa luce faceva micro spostamenti dall’alto verso il basso ,da destra verso sinistra, a volte si immobilizzava,poi ne compiva altri in senso circolare. In seguito ne sono apparse molte altre, più di una dozzina, tanto che siamo rimasto col naso all’insù per ore cercando di capire di cosa si trattasse”. I due scledensi sono rimasti sbalorditi e allo stesso tempo impauriti da quell’inspiegabile fenomeno: “Conosco bene il cielo e quello che abbiamo visto non è spiegabile. Non potevano essere aerei , nè stelle, suppongo fossero qualcosa di non terrestre”. Un’esperienza della quale,confessano,non si dimenticheranno facilmente. Carabinieri e polizia locale non hanno ricevuto segnalazioni in merito.

La Papua Nuova Guinea blocca la svendita delle foreste alle imprese straniere

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/

Il governo della Papua Nuova Guinea ha bloccato i contestati permessi di concessioni agricole speciali (Special Agricultural and Business Leases – SABL) sulle terre tribali a imprese private e ordinato una commissione d’inchiesta. Tutti i permessi sono quindi sospesi per tutta la durata delle commissione d’inchiesta, che riferirà al Parlamento.
Secondo quanto dichiarato dal primo ministro pro-tempore Sam Abal al Post Courier, “la Commissione studierà la concessione dei permessi di cessione, che coprono circa 5,2 milioni di ettari di terre tribali, per assicurare che siano rispettate le norme di legge”.
Abal spiegato che il governo si sta occupando del caso e ha voluto assicurare che i diritti e gli interessi delle comunità tradizionali saranno protetti. Abal anche annunciato un’immediata moratoria sul rilascio di ulteriori permessi di concessioni agricole speciali fino alla conclusione dell’indagine da parte della commissione d’inchiesta.
“Inoltre, tutte le Autorità deforestazione concessi nell’ambito dei contratti in vigore devono essere sospesi fino a quando la Commissione d’inchiesta processo è stato completato: “Questo per garantire che le foreste non vengano abbattute dove non vi siano seri progetti di sviluppo agricolo”.
In Papua Nuova Guinea vi sono due tipi di proprietà fondiaria: le terre tradizionali, di proprietà collettiva dei popoli indigeni, e la cui titolarità dei diritti e gli interessi sono regolati in base alle tradizioni, e i terreni a proprietà privata. Solo il 3 per cento della superficie di PNG è di proprietà privata mentre il 97 per cento è di proprietà tradizionale.
L’introduzione delle concessioni agricole speciali ha portato di colpo al 10 per cento l’area data in proprietà ai privati. Gli abitanti dei villaggi nel Nord, dell’East New Britain, della Provincia Centrale, del Golfo e la Provincia Occidentale sono scesi sul piede di guerra col governo, che aveva ceduto oltre 5 milioni di ettari di foresta incontaminata in concessioni agricole speciali, senza il loro consenso, come previsto ai sensi della legge. Per gli indigeni si tratta di un vero e proprio furto delle terre tribali.

Mr. Beaver: il burattino di Gibson

Fonte: http://www.iljournal.it/

Può un Festival del Cinema come quello di Cannes coprire delle macchie indelebili sull’identità di un attore? Potrebbe, ma è un compito arduo. Soprattutto se si sta parlando di Mel Gibson, recentemente condannato agli arresti domiciliari per aver picchiato sua moglie Oksana Grigorieva. “The Beaver” è il film con il quale l’attore ha voluto rappresentare un lato di se stesso che non ha mai mostrato e che vuole, soprattutto ora, mettere in evidenza. Come un burattino parlante rappresenta una parte della personalità del suo ventriloquo, così il protagonista del film appare come l’alter-ego di Mel Gibson. Walter Black è un marito e padre depresso che tenta disperatamente di tenere in piedi la sua famiglia. Grazie all’aiuto di un’improbabile terapista, comincia ad utilizzare un castoro come burattino per parlare con la moglie (interpretata da Jodie Foster). Con l’andare del tempo però, quel burattino diventa proprio quell’ater-ego oscuro che il protagonista non vuole tirare fuori.
Benché le critiche cinematografiche abbiano premiato l’interpretazione di Gibson, considerandola la migliore performance di tutta la sua carriera, gran parte delle critiche velenose sono piovute dall’opinione pubblica che stenta a distogliere l’attenzione sull’antisemitismo e sulla violenza dell’attore.
Mel Gibson non ha parlato pubblicamente del suo film, ma le parole non sono mancate alla collega Jodie Foster che dice di avere un giudizio sull’attore completamente diverso dagli altri. “È stato un amico per molti, molti anni, e come amico è stato gentile, leale e premuroso, e posso passare ore al telefono con lui a parlare della vita. È un tipo complesso e io apprezzo la sua complessità e il modo in cui questa complessità porta al suo lavoro”, afferma.
La Foster non si riesce a spiegare quello che ha fatto il collega, ma vorrebbe che la gente andasse a vedere questo film con l’idea di trovare un’immagine di Gibson che è sempre stata oscura. Lo stesso Gibson, afferma l’attrice, ha detto di averci messo gran parte di sé in quel Walter Black, di aver raccontato molto della sua vita in quei panni. La Foster vorrebbe dargli un’altra opportunità e conclude dicendo: “Lui è un uomo incredibilmente riservato e ciò che mostra sullo schermo è profondo quanto lo è in realtà. Questo è il nostro modo come attori di dire ‘Questo è quello che sono veramente’. Resta da vedere negli incassi quanto la Foster sia stata convincente.