Dolmen e Menhir: Porte d’accesso al mondo degli Dei

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I Dolmen e i Menhir sono tra i più antichi monumenti esistenti, databili addirittura al neolitico. Nessuno sa con certezza quale fosse la loro funzione ma ciò che li rende ancora più misteriosi è il fatto che, sebbene i più famosi dolmen e menhir del mondo si trovino in Irlanda, a Stonehenge, essi siano sparsi per tutta l’Europa, specie Occidentale, ma esistono molti esemplari anche in Africa e in Asia, legando terre lontane e culture agli antipodi, con un sottile filo invisibile che si snoda e si aggroviglia per tutto il Pianeta.

Menhir

Il termine Menhir deriva da due parole bretoni, «men»: pietra, e «hir»: fitto o alto. Menhir vuol dunque dire «pietra alta o fitta».
Le dimensioni e la forma di questi monumenti sono molto variabili, possono andare da appena ottanta centimetri fino a superare i dieci metri come quelli di Stonehenge.
Sebbene alcuni Menhir abbiano la forma di un parallelepipedo, la maggior parte sono colonne monolitiche infisse nella pietra. Solitamente, le facce larghe sono orientate da Est a Ovest e possono facilmente essere utilizzate per scandire il tempo, segnare i solstizi e gli equinozi, momenti fondamentali della spiritualità celtica, profondamente legata alla Terra e ai suoi cicli.
Si suppone che fra le tante funzioni svolgessero anche quella di osservatori astronomici, infatti, sebbene non siano giunte fino a noi testimonianze di un ruolo centrale svolto dall’Astrologia, come, invece, avveniva presso altre civiltà quali i Greci, gli Egizi e i Fenici, è sensato supporre che lo studio dei corpi celesti rivestisse, presso i celti, una certa importanza, essendo questo popolo un attento osservatore della Natura e dei suoi fenomeni.

L’Asse Cosmico

Nessuno sa quale popolo abbia in realtà eretto i Menhir. Per quel che riguarda Bretagna e Isole Britanniche, essi erano oggetto di culto presso un misterioso popolo autoctono dalla statura piuttosto bassa, il cui complesso sistema religioso e le cui conoscenze magiche avevano colpito in modo particolare i Celti, nuovi conquistatori delle isole che ben presto li identificarono con il mitico «Piccolo popolo».
Menhir di Giurdignano Menhir conficcato nella roccia.
Si tratta di uno dei megaliti di  Giurdignano visitati da Cronache Esoteriche durante l’estate 2012.

È possibile che i luoghi in cui i Menhir erano situati fossero considerati punti particolarmente adatti a stabilire un contatto, una comunicazione, con il mondo ultraterreno e ultra-umano, in poche parole con gli Dei.

Simbolicamente il Menhir forma una linea retta che unisce i tre mondi, quello «celeste», spirituale, divino, situato in cielo; il mondo umano, cioè la «Terra di mezzo» e il «mondo infero», nel senso di mondo situato al di sotto, in altre parole il mondo dei morti. Difatti, queste colonne granitiche, sono un perfetto simbolo dell’«Asse Cosmico», che unisce il Cielo e la Terra.

La spiritualità celtica si basava su due principi cardine: il Sistema Ternario, sintetizzato dal simbolo del «Triskel» e la contrapposizione/complementarietà degli opposti. Il principio è simile al sistema taoista dello Yin e dello Yang e, cioè, principio femminile/maschile, o anche di Attivo (Luminoso) / Passivo (Oscuro), chiamati Samos e Giamos.

L’intera creazione era il risultato dell’alternarsi e fondersi dei due principi. Tale danza degli opposti è perfettamente sintetizzata dai Menhir, infatti, una pietra eretta e squadrata, simbolo fallico dell’energia fecondante, Maschile e Luminosa Samos, è conficcata in pietre cave, simbolo del ventre accogliente, Oscuro, Femminile e Giamos.

I Menhir di casa nostra

Sebbene la massima concentrazione di Menhir si abbia nell’Europa Occidentale, specie in Bretagna e nelle Isole Britanniche esistono diversi esemplari di Menhir anche in Italia. Sorprendentemente, la regione che detiene il primato della maggior concentrazione di Menhir, è la Sardegna con ben 100 Menhir sparsi su tutto il territorio, seguita a ruota dalla Puglia con 79 Menhir per lo più presenti nell’Area Salentina.
Menhir Tortoli
Uno dei Menhir di Tortoli, in Sardegna.
L’Isola è il territorio con la più alta
concentrazione di megaliti in Italia.
La regione con la minore densità di Megaliti, invece, è proprio la Lombardia, antica terra celtica per eccellenza.

Dolmen

L’etimologia della parola «dolmen», invece, è più controversa e difficile da risalire. Il termine, appare per la prima volta nel VII secolo, in ambito della storiografia francese. Si tratta, anche questa volta, dell’unione di due termini bretoni: «t(d) aol» (forse imparentato con il latino tabula), tavolo e «men», pietra.
Occorre però evidenziare che la parola è coniata e non appartiene alla lingua bretone. Il vero termine bretone per designare un dolmen è, infatti, «Liah vaen», insieme con altre varianti.
Altri dizionari etimologici rintracciano l’origine di «dolmen» nella lingua celtica parlata in Cornovaglia, precisamente nella parola «tolmen», che avrebbe designato in origine un cerchio di pietre o una roccia scavata.
In effetti, i dolmen, sono costituiti da più pietre sistemate in modo da formare una sorta di grotta o di «casetta» in pietra. Alcuni, più profondi, possono perfino ospitare delle persone, mentre altri, molto più bassi, possono fungere da altari. Come i Menhir, i Dolmen sono precedenti alla cultura celtica, sebbene siano meno antichi.

Anche sui Dolmen esistono differenti ipotesi, tra le quali che si trattasse di monumenti funerari. Secondo altre teorie, invece, svolgevano la funzione di altari e luoghi di culto.
In realtà è piuttosto possibile che, nel corso dei secoli abbiano svolto entrambe le funzioni.
Stonehenge
Stonehenge all’alba del 21 marzo.
Le pietre di Stonehenge sono allineate con un
significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio.
Di conseguenza alcuni sostengono che Stonehenge
rappresenti un «antico osservatorio astronomico».
Gli archeologi, infatti, hanno ritrovano all’interno o sotto i dolmen, differenti ossa, chiare testimonianze di sepolture, è dunque plausibile supporre che originariamente i dolmen fossero dei monumenti sepolcrali comuni. Tuttavia, i Celti, ritrovarono questi megaliti senza conoscerne l’antico uso ed è altrettanto plausibile supporre che li abbiano adoperati come luoghi di culto.

Il portale al Regno degli Dei

In effetti, i dolmen sono delle colline artificiali, alcune volte sono addirittura semi-interrati e ricordano il portale per il mondo degli Dei, i Tuatha de Dannan.

Il mondo dei morti non era, per i celti, separato da quello dei vivi, semplicemente questo esisteva su un livello differente, raggiungibile fisicamente attraverso portali che lo mettevano in comunicazione con il nostro mondo. A ben dire, secondo i Celti, il mondo dei morti non era il paradiso o l’inferno che spesso immaginiamo bensì corrispondeva al mondo del mistero e del sovrannaturale, degli Dei e dell’origine di ogni cosa.
Nella loro visione ciclica del cosmo non potevano che immaginare che, una volta morti, si tornasse all’origine di tutte le cose, al proprio punto di partenza, né più né meno di quanto facesse il sole nel suo peregrinare nel cielo, di giorno in giorno e di stagione in stagione.
È proprio nel tipo di scansione del tempo che troviamo confermata questa visione. Secondo i celti, infatti, il giorno cominciava al tramonto e non già all’alba, questo perché nella loro cultura la luce nasceva dalle tenebre, così come ogni nuova vita nasce nel grembo materno, nel segreto di un uovo o nel mistero della terra. Ne conseguiva che ogni cosa manifesta aveva la sua origine nel non manifesto.
Aderendo a tale filosofia era più che logico che i Celti vedessero nei Dolmen non già un macabro simbolo di decadenza, ma il simulacro della vita nascente, del mistero, porte di accesso al mondo degli Dei.

Dolmen Sa Coveccada Mores
Dolmen Sa Coveccada – Mores, in Sardegna. È il dolmen più grande dell’intera area Mediterranea, alto 2,70 metri e lungo ben 5 metri.
Purtroppo manca la parete posteriore del monumento  e parte delle chiusure.
Dolmen italiani

Come i Menhir, anche il maggior numero di Dolmen si trova nell’Europa Occidentale, tuttavia, sebbene in quantità minore rispetto ai Menhir, la nostra penisola vanta una discreta presenza di questi megaliti su tutto il suo Territorio. Ancora una volta le regioni in testa sono Puglia (102) e Sardegna (78).

Misteri irrisolti

La forte presenza delle due tipologie di megaliti nell’Italia Meridionale fuga ogni dubbio circa la loro costruzione per opera dei celti che abitarono, invece, il Settentrione, senza tuttavia chiarirne il mistero.
Sebbene la scienza ufficiale rifiuti di aderire alla teoria che vuole i megaliti costruiti su nodi energetici terrestri, le usanze popolari smentiscono questa presa di posizione. Infatti, i Dolmen e i Menhir hanno continuato a essere luogo di culto anche di riti cristiani. Altre volte sono stati protagonisti di leggende e miti dal forte sapore pagano che, ahimè, portarono alla distruzione di diversi esemplari.

È possibile che il culto di questi megaliti sia stato tramandato fin dalla «Notte dei Tempi», di generazione in generazione, per secoli, valicando religioni e culture per semplice abitudine, ignoranza e superstizione?
Può darsi, ma noi di Cronache Esoteriche abbiamo deciso di indagare più da vicino e nell’Agosto 2012 siamo andati a visitare quattro dei 79 Menhir e due dei 104 Dolmen sparsi nel territorio pugliese.
Se volete sapere cosa abbiamo scoperto, o meglio percepito, date un’occhiata al nostro Diario di Viaggio (http://www.cronacheesoteriche.com/CronacheEsoteriche/diarioDolmenSalentini.jsp)

A presto, viandanti.
Bimbasperduta

STORIA AREA 51

Fonte: http://tuttoarea51.altervista.org/storia-area-51.html

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L’area 51 pochi anni fa era ritenuta una leggenda. Molte erano le persone  che negavano la sua presenza, altre giuravano di aver visto l’area; ma persino il pentagono  e il presidente degli usa negavano l’esistenza fino al 1995.L’area51 in principio fu sfruttata dal governo americano per test nucleari. In seguito durante la guerra fredda usarono questa base per collaudare gli “U2” aerei spia.

Questi aerei dovevano essere l’arma segreta statunitense ma le spie russe furono efficienti tanto da scoprire i progetti americani, ma non dove facevano questi studi. Nel 1960 ebbe inizio il progetto ad un nuovo aereo l’ “A-12” che nel 1964 fu dichiarato dal presidente americano.

Sempre in quei anni i dipendenti e militari dell’area51 stavano lavorando ad un nuovo progetto l’ “SR-11” di cui si sa ben poco. Nel 1967 furono catturati dagli americani dei “mig”aerei russi che furono portati subito nell’area51 per studiarli. Dal 1972 dell’area51 non si sa più nulla.

 

ELENCO AEREI TESTATI NELL’AREA 51

L’area 51 ha la pista di atterraggi e decollo più lunga del mondo, su questa osserfazione, vediamo quali sono gli aerei progettati e testati nell’area 51:

F-117
SR-71
U-2
A-12

DATE STORICHE DELL’AREA 51

      • 1951: l’Area 51 venne utilizzata come base di addestramento della marina
      • 1960: vi furono sperimentati gli sr-11
      • 1972: ci fu un oscuramento totale di informazioni e di dati.
      • 1980 circa: i russi con foto satellitari svelarono l’esatta posizione della base.
      • 1984:esproprio di 89.600 acri di suolo pubblico lungo le montagne, per allontanare i curiosi
      • 1988: il fisico Bob Lazar venne chiamato per lavorare a dei progetti top-secret (vedi pag testimoni)
      • 1994: Jonatahan Turley docente di legge alla George Washington University cominciò una battaglia legale per scoprire le cause della morte di due operai esposti a materiale altamente tossico che veniva dalla base militare.
      • 1995:anno in cui il presidente Clinton, ammise per la prima volta l’esistenza dell’area e la incluse tra i siti top-secret

Cioccolato, mangiarlo fa bene: ecco perché

Fonte: http://staibene.libero.it/

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Quante volte gli abbiamo chiesto aiuto per fronteggiare un momento di ansia o di morale a terra (salvo poi versare lacrime di coccodrillo). Da alcuni anni, il cioccolato non è più considerato solo come un piacere per il palato (e un nemico della bilancia), ma un vero alimento: con una sua efficacia “terapeutica”, avvalorata da un numero sempre crescente di studi scientifici, sugli animali e sull’uomo.

 

I benefici del cioccolato

 

I benefici per la salute sono tantissimi: qualche esempio? Tiene sotto controllo la pressione, riduce il pericolo di trombosi, rivitalizza le pareti dei vasi sanguigni, aumenta il flusso di sangue a pelle e cervello, aiuta il Dna a esprimersi al meglio…

 

 

Il ruolo dei polifenoli

 

Tutto merito dei polifenoli antiossidanti, sostanze che assorbono i radicali liberi (le scorie prodotte dall’organismo responsabili dell’invecchiamento) e assicurano quindi una vita più lunga. Tuttavia, se è vero che un quadratino al giorno di cioccolato (6 g, la dose quotidiana consigliata dai nutrizionisti) può far ritrovare il buonumore, esagerare nel suo consumo potrebbe invece scatenare una dipendenza pericolosa, oltre che sensi di colpa o indigestioni fastidiose. Vale la pena allora di sapere quale qualità prediligere e come regolarsi con le quantità.

 

Animali da compagnia: un importante ruolo educativo all’interno delle famiglie

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/animali-ruolo-educativo.php

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Gli animali da compagnia ricoprono un ruolo sempre più importante all’interno del nucleo familiare e in particolare per l’educazione dei più piccoli. È quanto emerge da un’indagine Ales Market Research promossa presso 2.000 famiglie degli alunni delle scuole primarie che hanno partecipato all’edizione 2012-13 della campagna educativa nazionale A Scuola di PetCare di Purina.

Oltre l’80% di coloro che possiedono un ‘pet’ ritengono che questo sia fondamentale nel percorso di crescita dei loro figli: il 23% mette al primo posto, fra le ragioni che lo hanno spinto ad accogliere un cane o un gatto in casa, proprio la volontà di responsabilizzare i figli, insegnando loro a prendersene cura.

Oltre la metà (il 55%) delle famiglie italiane con bambini in età scolare ha accolto in casa e vive con un animale da compagnia, con punte del 60% nel Nord-ovest e al Centro.

Il cane si conferma l’animale di gran lunga preferito: il 52% delle famiglie lo ha scelto come ‘pet’ ideale per condividere gli spazi domestici. Secondo classificato il gatto con il 33% delle preferenze, mentre al terzo posto nella scelta si colloca il pesce con il 24%; seguono, poi, gli uccellini e i roditori, che sono presenti rispettivamente nel 13% e 9% delle famiglie con un pet.

Cani e gatti sono maggiormente diffusi al Nord e al Centro, mentre particolarmente amati al Sud sono gli uccellini e molto diffusi i pesciolini, anche nelle città, in quanto richiedono un impegno alla portata di tutti.

“La relazione con un pet – spiega Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus – rappresenta un momento fondamentale nella costruzione dell’identità psicofisica dei bambini, sui quali l’animale ha un’influenza di tipo emozionale unica e un valore formativo straordinario perché stimola l’accrescimento della fantasia, del senso di responsabilità e del piacere della reciprocità.

In quest’ottica il progetto ‘A scuola di Petcare’ è di grande valore sia perché pone l’accento su alcuni importanti principi, quali l’amicizia, il rispetto per il prossimo e per la natura, sia perché è la prima iniziativa del genere a coinvolgere allo stesso tempo bambini, genitori e insegnanti”.

Un miracolo d’amore: la storia di Lene Farinato

Scritto da: Dark Miryam
Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/

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Una sera, aprendo la mail di Italia Parallela, ci siamo imbattuti in una lettera che ci ha commossi tutti. E’ la storia di un padre, Mario, un fotografo professionista, che da pochi mesi ha perso la sua figlia minore, a causa di un collasso cardiorespiratorio. Ha voluto condividere con noi la sua esperienza, raccontandoci una storia che assomiglia tanto ad una favola.

Mario è autistico, soffre della sindrome di Asperger, e a causa di questa sua particolarità, in passato ha avuto molti problemi nell’intregrarsi con gli altri. Nato in una famiglia fortemente attaccata alle tradizioni del Sud Italia, fin da piccolo ha un dono: quello di poter vedere piccoli frammenti del futuro e comunicare con quelli che per lui sono molto più di semplici “amici immaginari”.
I genitori non vedono di buon occhio questa sua particolarità e lo sottopongono ad un esorcismo, un esperienza traumatica che lui stesso fatica a ricordare con precisione. Da allora niente più visioni o premonizioni…. Finchè un giorno, anni dopo, accade qualcosa che lo rimette in gioco.
La notte di Halloween nasce la sua secondogenita Lene, una bimba di appena 900 grammi che quasi pare morta: non respira, non piange… Ma all’improvviso inizia a gridare.
La madre Lucia ha un trauma post-partum a causa del quale vuole tenesi lontana dalla bambina: è convinta di aver dato alla luce un mostro.
E’ così che Mario inizia a prendersi cura in tutto e per tutto della bambina, allattandola artificialmente e aiutandola ad avere il suo primo contatto con il mondo esterno.
Lene è una bambina speciale: tutti le vogliono bene, tutti adorano questa creatura intelligente, curiosa e dolcissima. Una donnina. Riesce a capire chi le sta intorno con una semplicità disarmante.
Purtroppo un giorno a Mario viene diagnosticata una tremenda malattia: un tumore alla mascella causato da una mutazione genetica. La sua alterazione pare sia un fenomeno comune ai cosidetti bambini indaco, e Mario, facendo il cosiddetto uno più uno, si rende conto che tutti i doni avuti anni fa non erano solamente frutto di casualità o elevata sensibilità. Scopre inoltre che questa alterazione genetica è stata trasmessa anche a Lene ed alla primogenita Denise.
Mario ricorda ancora l’ultima telefonata con la piccola Lene.
“Le chiedo di passarmi la mamma, lei viveva con la mamma durante i periodi di scuola e con me i week-end ed il resto dell’anno, Lene si arrabbia e mi dice: Perchè vuoi parlare con la mamma, hai tutto il tempo che vuoi per parlare con lei adesso stai ancora un pò con me… immagino, nella mia ingenuità che sia uno sfogo per problemi con le amichette o per problemi a scuola, ma non non c’è nulla di tutto questo, allora pazientemente le dico, Lene, non fare la stupidina passami la mamma, lei si arrabbia quasi e mi passa al telefono Lucia, la mamma, parliamo un paio di minuti e poi ritorno a parlare con Lene, ora Lene è piu calma, ma mi parla in maniera strana, e la sento molto triste, quasi come se non potesse piu rivedermi, come se quella fosse l’utlima telefonata … la stessa notte alle 5,55 Lene entra in collasso cardiorespiratorio i suoi polmoncini si riempiono di liquido e muore annegata….”
Possiamo immaginare il profondo dolore di un padre alla perdita di una figlia di appena 11 anni. Leggendo la sua mail mi cadono le lacrime sulla tastiera. Non si puo’ rimanere impassibili di fronte ad un simile avvenimento. Mi metto nei panni di Mario, mi tremano le gambe. Durante il suo racconto ho vissuto gli sguardi di Lene, ho sentito la sua risata, mi ha contagiata.
Un giorno, mentre Mario si trova in fila dal dottore, la sua macchina fotografica del 1940 (che aveva con se) scatta casualmente una foto. E quando quella foto viene sviluppata i suoi occhi si riempiono di stupore.  In translucido appare il volto di Lene!
Questa è solo la prima di una serie (casualissima) di foto in cui appare la sua bimba.  Sono foto che hanno un che di  sconvolgente. In ognuna di esse, più o omeno nitidamente, appare il volto di Lene.
In seguito, Mario viene contattato da Alessandra Bertone, esperta di metafonia, ed assieme a lei riesce addirittura a stabilire un contatto verbale con la piccola, la quale, durante una seduta di metafonia, chiama distintamente il padre “Pii” e “Pigna”, i due soprannomi che lei gli aveva dato.
Non posso non credere alle parole genuine di questo padre. Ho visto le foto, che lui mi ha inviato via mail, e le trovo assolutamente autentiche. Non me la sento di pubblicarle sul sito, perchè mi sembrerebbe di gettare in pasto agli squali qualcosa di troppo privato e profondo. Tuttavia se qualcuno fosse interessato a vedere qualcosa ce lo dica e lo metteremo in contatto direttamente con Mario.
Non sono solita scrivere articoli inserendo così tanti interventi personali, ma questa commovente storia non mi ha dato alternative. Credo che questo sia un miracolo d’amore, il più grande di tutti. L’amore, quello vero, che non muore mai.

I delfini si chiamano per nome

Scritto da: Andrea Romano
Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/2013/03/21/i-delfini-si-chiamano-per-nome/#more-38010

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CRONACA – Sulle capacità cognitive del delfino comune (Tursiops truncatus) è stato scritto tanto, ma alla già ricca letteratura si aggiungono periodicamente pagine sempre più interessanti che riguardano diversi aspetti della loro biologia comportamentale. Per esempio è noto da anni che ciascun individuo di questa specie sia caratterizzato da un tipico richiamo di riconoscimento individuale, un fischio distintivo che identifica colui che lo emette, chiamato signature whistle. Oltre che essere ampiamente utilizzato in contesti ‘familiari’, pochi mesi fa è stato dimostrato che questo fischio viene emesso come una sorta di presentazione individuale nei confronti di individui estranei.

Dalle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society of London B: Biological Sciences emerge oggi un aspetto ancora più interessante: gli individui che vivono nei medesimi gruppi sociali sono in grado di copiare i signature whistle degli altri membri ed utilizzarli nei processi comunicativi. Insomma, i delfini sono in grado di chiamarsi per nome, in modo del tutto analogo a quello che avviene nel linguaggio umano. L’unica differenza è che in questo processo i cetacei ricorrono all’utilizzo del fischio anziché della parola.

In particolare, lo studio mostra come la ripetizione del fischio altrui avvenga esclusivamente entro un secondo dalla percezione sonora dello stesso e anche in assenza di riferimenti visuali. Tale comportamento viene messo in atto esclusivamente tra individui che instaurano forti legami duraturi: i delfini si dimostrano infatti molto selettivi nel riprodurre i suoni solo del partner sociale più stretto. Non è un caso che la maggior parte delle imitazioni dei suoni avvenga in coppie madre-figlio, anche se sono statte osservate, più raramente, in coppie di maschi.

Lo studio, portato avanti tra il 1984 e il 2009 su oltre 250 esemplari sia in cattività che allo stato selvatico, dimostra che questa ripetizione non ha alcuno scopo aggressivo o ingannatorio, ma che si tratta ‘semplicemente’ di un potente mezzo per ristabilire un contatto tra individui tra cui intercorre un solido legame sociale.

Crediti immagine: NASAs, Wikimedia Commons

Turchia, il Pkk annuncia la tregua

Fonte: http://www.lettera43.it/politica/turchia-il-pkk-annuncia-la-tregua_4367588471.htm

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Il leader dei guerriglieri curdi in Turchia ha chiesto di «far tacere i fucili e di lasciar parlare la politica».

Una giornata storica per la Turchia.
Davanti a centinaia di migliaia di persone a Diyarbakir, il leader del Pkk Abdullah Ocalan ha lanciato un appello scritto nel carcere di Imfrali per un cessate il fuoco nel Kurdistan turco e per un ritiro dei ribelli dal territorio turco, ha riferito Zaman online.
«NUOVA ERA». «Una nuova era inizia oggi [21 marzo, ndr], la porta si apre per passare dalla lotta armata alla lotta democratica», ha detto ‘Apo’ nel messaggio da lui stesso preannunciato come ‘storico’, letto da due deputati del partito legale curdo Bdp in turco e in curdo in occasione del nuovo anno persiano del Nowruz. «Facciamo tacere le armi, lasciamo parlare la politica. È ora che le nostre forze armate si ritirino oltre i confini», ha aggiunto, «non è la fine, e l’inizio di una nuova era».
In 30 anni il conflitto curdo ha fatto oltre 40 mila morti.
CONDANNATO NEL 1999. Ocalan sconta dal 1999 una condanna a morte, poi commutata in ergastolo, nell’isola carcere di Imrali, dove in dicembre ha avviato una trattativa di pace con il governo turco del premier Recep Tayyip Erdogan attraverso il capo dei servizi segreti del Mit Hakan Fidan. Secondo la stampa di Ankara il Pkk ha circa 3500 guerriglieri nel Kurdistan turco, che dovrebbero ora ritirarsi, con salvacondotti del governo Erdogan, verso le basi arretrate dei ribelli in Nord Iraq, mentre proseguiranno le trattative di pace.

Le antiche origini della Pasqua nei culti primaverili in onore della Dea Eostre

Fonte: http://mariapaolavannucchi.xoom.it/l%27_equinozio_di_primavera.htm

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L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei due momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio (la parola equinozio deriva dal latino “aequus nox”, notte uguale).

Astronomicamente l’equinozio di primavera (chiamato anche Vernale) è il momento in cui il sole si trova al di sopra dell’equatore celeste.

L’Equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno e quello di primavera l’esatto opposto: è l’inizio della metà luminosa, quando le ore di luce superano le ore di buio. E’ il primo giorno della primavera, la stagione della rinascita, associata presso varie culture a concetti come fertilità, resurrezione, inizio.

Le antiche tradizioni ci offrono infatti tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una rinascita.

Un mito che mostra bene l’idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole e mammole. Gli dei, non potendolo resuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde.

Dopo l’Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito).

Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo “Adon” (Signore). Egli dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell’equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti.

Tutti questi miti ci mostrano l’unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna. La primavera era infatti la stagione degli  accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiavano per propiziare la fertilità.

Venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, che peraltro è rimasta ancora oggi nel folklore europeo, più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra.

Questi riti avevano un particolare valore soprattutto nel paganesimo dell’area mediterranea dove già all’equinozio il ritorno della bella stagione e il rinnovarsi della natura è evidente. Per i popoli nordici, come i Celti,la ricorrenza primaverile più importante era Beltane che si celebrava nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio.

Come molte delle antiche festività pagane, anche l’Equinozio di Primavera fu cristianizzato: la prima domenica dopo la prima luna piena che segue l’Equinozio (data fissata nel IV°secolo D.C.),  i cristiani celebrano la Pasqua commemorando la resurrezione di Cristo avvenuta proprio durante la festività ebraica così denominata che ricorda l’esodo del popolo di Israele dall’Egitto.

Ma nei simboli e nelle tradizioni collegate a questa festa sono evidenti i ricordi di  altre e ben più antiche festività poi cancellate dal Cristianesimo con una vera e propria opera di sincretismo.

Il termine “Easter” con cui in inglese si designa la Pasqua ci riporta ad una antica divinità pagana dei popoli nordici, la dea Eostre, assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar, la quale presiedeva ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e alla fertilità dei campi.

I popoli Celti denominavano l’equinozio di Primavera   “Eostur-Monath” e successivamente  “Ostara”.

Il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, e infatti si tratta di una divinità legata al sole nascente e al suo calore. E del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell’astro sarà un tema ricorrente nel prosieguo delle tradizioni pasquali.

A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e animale sacro in molte tradizioni. I Britanni associavano la lepre alle divinità della luna e della caccia e i Celti la consideravano un animale divinatorio.

Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo dell’associazione dell’animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane e indiane. Nella tradizione buddhista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. In Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra. Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.

La lepre di Eostre, che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno, è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità.

Così le uova pasquali si ricollegano alle tradizioni pagane in cui si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.

E l’uovo non è scelto a caso ma è da sempre simbolo di vita, di creazione, di  rinascita.

Per il primitivo raccoglitore e cacciatore la primavera portava gli uccelli a deporre le proprie uova e dunque ad avere un nuovo sostentamento dopo l’austerità dell’inverno.

E la nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa che veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la natura risorge.

Infatti in numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos: è l'”Uovo del mondo” covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. Un mito dell’India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo. L’Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza, così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò al proprio interno Brahma, il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti, formando la terra e il cielo.

Il numero uno degli esorcisti: “Monti (e non solo) massone”

Scritto da:Stefano Lorenzetto
Fonte: http://www.ilgiornale.it

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Un giudizio senza appello sul capo dello Stato ormai a fine mandato e sul presidente del Consiglio in carica ancora per pochi giorni. Anzi, un anatema, considerato che a pronunciarlo è padre Gabriele Amorth, il più famoso esorcista del mondo, oltre 160.000 riti di liberazione compiuti su indemoniati.

Eccolo, trascritto alla lettera: «Chi comanda è chi ha i soldi. Il nostro mondo è gestito da 7-8 persone che hanno in mano i quattrini. Di Monti cosa vuole che dica? Non per niente è stato messo su da un massone! Perché Napolitano è massone. Non lo conosco personalmente (Monti, ndr), però per essere arrivato così, di colpo, al ruolo che ha… Solo con la potenza della massoneria poteva arrivarci».
È una videointervista che dura quasi due ore, raccolta l’11 marzo. Mi è stato concesso di visionarne un estratto di 24 minuti. Davanti alla telecamera l’anziano sacerdote della Società San Paolo denuncia come l’associazione segreta si sia infiltrata nel cuore stesso della Chiesa: «La massoneria ha i rami dappertutto. Anche in Vaticano, purtroppo. Esiste. Perché è basata sul denaro, sulla carriera. Si aiutano reciprocamente».
In una successiva testimonianza di 15 minuti filmata il 13 marzo, nel pomeriggio in cui il conclave ha eletto il cardinale Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro, l’esorcista racconta di come la massoneria sia riuscita a cacciare Ettore Gotti Tedeschi dalla guida dello Ior, dove Benedetto XVI l’aveva chiamato per uniformare la Santa Sede alle normative in materia di trasparenza e di antiriciclaggio. In una pausa delle riprese, il paolino ha espresso un terribile presentimento, portandosi una mano sul cuore: «Papa Luciani ce l’ho qua e non vorrei che il nuovo pontefice facesse la stessa fine».
I due video sono stati girati dal regista Massimo Emilio Gobbi, convocato a Roma da un cardinale (non italiano) della curia romana conosciuto anni fa attraverso monsignor Emmanuel Milingo, l’arcivescovo-esorcista dimesso dallo stato clericale nel 2009 e finito a recitare in Kamorrah days, un film di Gobbi. «Il porporato», spiega il cineasta, «mi ha informato che padre Amorth, 88 anni a maggio, intendeva dettare una sorta di testamento spirituale, ma soprattutto farne giungere uno spezzone ammonitorio al presidente degli Stati Uniti. S’è infatti convinto che Barack Obama, protestante aderente alla United Church of Christ, sia passato dalla parte di Satana dichiarando incostituzionale il divieto dei singoli Stati americani alla celebrazione delle nozze gay».
Ma perché il cardinale straniero amico di padre Amorth ha deciso di affidare il delicato compito proprio a Gobbi, autore di film non propriamente per educande? È presto detto: il regista, fondatore del movimento politico «Il Kennedy italiano» ispirato a sé medesimo, nel 2007 incontrò Obama: «Lo conobbi attraverso Ron Paul, candidato alla presidenza degli Stati Uniti, appoggiato con 50 milioni di dollari dal finanziere George Soros, per il quale ho lavorato».
Gobbi riferisce che fra lui e padre Amorth, partigiano a 18 anni nella Brigata Italia, ordinato prete nel 1954 e laureato in giurisprudenza, s’è subito instaurato un clima di grande fiducia: «Nonostante l’età avanzata, ha una lucidità mentale straordinaria. Prima di cominciare le riprese, mi ha persino chiesto: “Ha fatto il bianco?”. È l’espressione gergale usata dai cineoperatori quando bilanciano la telecamera puntando l’obiettivo su un cartoncino di quel colore».
Mentre il neoletto Papa Francesco manifesta con forza un anelito di spiritualità («ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!»), il vecchio esorcista traccia nella videointervista un profilo esattamente opposto della barca di Pietro: «Purtroppo anche nella Chiesa ci sono quelli che vanno avanti a forza di carriera, a forza di soldi, a forza di corruzione. Anche nella Chiesa c’è una grande massa di massoni. E anche tra i cardinali ce ne sono, altroché, altroché! Perché di fronte al dio denaro uno ammazzerebbe suo padre, sua madre, i suoi figli. Anche un uomo di Chiesa lo fa, se non ha fede. La massoneria è diventata la padrona nella gestione del denaro, un qualcosa di una potenza enorme. Ma cosa crede? Che sia il capoccia degli Stati Uniti, Obama, a comandare? Macché. Gli uomini politici sono tutti soggetti alla massoneria».
A questo punto padre Amorth sferra l’attacco a Giorgio Napolitano, definito senza perifrasi «massone», e a Mario Monti, imposto come premier dal capo dello Stato nel novembre 2011: «Sappiamo solo che hanno pestato i poveri e non hanno toccato i ricchi. Questo lo sappiamo con certezza. Pestato i poveri e non toccato i ricchi», ripete. «Per prima cosa io avrei dimezzato la paga a tutti i parlamentari, ai ministri». E ancora: «Le leggi di Monti… Ho visto varie persone che si sono suicidate in seguito a queste leggi. Un caso comunissimo: un cittadino possiede un appartamentino dove abita, quindi che non gli rende, e non ha entrate. Gli mettono tasse da pagare, e robuste, oltre 2.000 euro l’anno. Che fa? Io ne ho già conosciuti tanti che mi hanno detto: guardi, padre, l’unica soluzione è il suicidio».
«L’intervista con padre Amorth era fissata per il 6 marzo, ma alle 3 di notte ho avvertito un dolore lancinante al petto», racconta il regista Gobbi, cardiopatico iperteso, già colpito da infarto miocardico acuto nel 1992. «Alle 9 del mattino, anziché prendere l’aereo per Roma, sono stato ricoveraro all’ospedale civile di Venezia, dove mi è stata diagnosticata un’ischemia coronarica acuta», ed esibisce tanto di referto medico. «Era già stato programmato per l’indomani un intervento chirurgico. Verso sera viene al mio capezzale un medico e mi dice: “Lo sa che l’ischemia non c’è più? Completamente sparita. Non riusciamo a capire”, e mi ha dimesso».
Gobbi è convinto che il diavolo ci abbia messo la coda. Nonostante la vita sregolata che conduce, il regista dimostra se non altro d’avere più fede di quel cardinale che un giorno gelò padre Amorth con le seguenti parole: «Lei fa l’esorcista, ma lo sappiamo entrambi che Satana non esiste, no? Tutta superstizione. Andiamo, non vorrà farmi credere che lei ci crede davvero?».

Niente investimenti sull’olio di palma

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/home.html

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Si chiama Wilmar, ed è il re dell’olio di palma. Questa impresa si è guadagnata il titolo di “peggiore impresa del mondo” assegnatole da Newsweek, assieme ad altre 22 produttori di olio di palma, considerati responsabili della distruzione delle foreste tropicali. Il fondo pensioni gestito dal governo norvegese (Pension Fund Global, o GPFG) ha infarto eliminato gli investimenti in queste imprese, e tagliato del 40 per cento gli investimenti nel settore dell’olio di palma. “Questa decisione è un importante vittoria per la difesa delle foreste pluviali – ha dichiarato Nils Hermann Ranum della Rainforest Foundation – Uno dei più grandi investitori mondiali ha così inviato un chiaro segnale: le pratiche distruttive all’industria dell’olio di palma sono inaccettabili. Ora altri investitori dovrebbero seguirne l’esempio”.

Il rapporto annuale del GPFG per il 2012, annuncia che le attività di Wilmar International Ltd, Astra International Tbk PT, e di 21 altre imprese di olio di palma, sono incompatibili con le scelte del fondo, sui rischi legati al cambiamento climatico e alla deforestazione tropicale. “Nel primo trimestre del 2012 abbiamo liquidato le nostre partecipazioni in 23 imprese che del settore dell’olio di palma, che secondo le nostre stime non sono sostenibili – si legge nel rapporto annuale – Prima di assumere tale decisione, abbiamo accuratamente esaminato gli impatti di queste imprese sulle foreste tropicali in Malesia e Indonesia”.

Nel marzo 2012, Rainforest Foundation Norvegia ha lanciato il rapporto “La bella e la bestia”: facendo notare la contraddizione tra le sovvenzioni norvegesi alla protezione delle foreste, e l’investimento in settori che alimentano la deforestazione. Il rapporto denunciava gli oltre 13 miliardi di dollari investiti dalla GPFG in settori ad alto rischio, tra i quali le piantagioni di palma da olio hanno (che rappresentato oltre 764 milioni di dollari).

Dopo le recenti cessioni, l’importo investito nel settore della palma da olio si è ridotto a 450 milioni di dollari, con un taglio del 40%.

Ma il GPFG non ha cancellato i propri investimenti in settori come quello petrolifero, quello minerario, e nelle industria della cellulosa e del legname. “Confidiamo di vedere presto un simile approccio anche in questi settori” ha aggiunto Ranum.

In realtà anche nello stesso settore dell’olio di palma, la Rainforest Foundation ha identificato importanti carenze. Come il mantenimento degli investimenti nella malese Sime Darby, “una impresa tristemente nota per la deforestazione illegale, per i violenti scontri con le comunità locali, per gli incendi forestali illegali e per la minaccia all’habitat degli ultimi oranghi”. spiega Ranum. La Sime Darby si sta ora espandendo anche nella foresta equatoriale africana, una nuova tendenza molto preoccupante nel settore della palma da olio.