Siria, se Obama e Cameron ci ripensano

Scritto da: Roberto Santoro
Fonte: http://www.loccidentale.it/node/126688

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Non ci piace il viceministro siriano Maqdad, che ha minacciato i Paesi europei di attacchi terroristici in caso di intervento in Siria (per lui i terroristi sono i ribelli che avrebbero organizzato la messa in scena dell’attacco chimico). Non ci piace perché ricorda altri ministri del mondo arabo che, a ridosso di un intervento militare che avrebbe colpito duramente il loro Paese, continuavano a minacciare il resto del pianeta (ricordate gli sproloqui di Gheddafi prima della caduta?). La percezione che si ha ascoltandoli è che abbiano perso il senso delle cose, come il regime sanguinario di cui fanno parte.

Ma non ci piace neppure l’insicurezza di chi vorrebbe punire il regime siriano. Gli Obama e i Cameron che fino a qualche ora fa davano quasi per scontato l’intervento e la veridicità delle prove a sostegno di esso e adesso fanno un mezzo passo indietro. Perché nella guerra psicologica del XXI secolo anche le “pistole fumanti” possono rivelarsi una terribile arma a doppio taglio. Prendete questa foto che sta spopolando sul web ed è stata pubblicata ieri dal Times e oggi viene riproposta da Russia Today. Una strana foto, con uno strano morto per gas. Un po’ troppo statica e dall’inquadratura incerta per raccontare fino in fondo e verosimilmente la concitata sequenza di un attacco chimico. Nel pezzo del Times di ieri la foto era accompagnata da un titolo altrettanto critico oltre che criptico su Tony Blair, che ad altre “prove” diede piena legittimazione. La stessa foto viene usata da Russia Today per rovesciare sui ribelli l’accusa di aver usato armi chimiche sui civili siriani.

Ecco perché bisogna andarci con i piedi di piombo e bene hanno fatto i ministri italiani a dire che per adesso l’Italia si chiama fuori. Non perché vogliamo dare credito alla controinformazione del Cremlino. Non solo per una foto. Ma perché domani nel parlamento inglese arriva la richiesta di stoppare qualsiasi intervento fino a quando gli ispettori delle Nazioni Unite non avranno emesso il loro giudizio. Perché i laburisti e anche una dozzina e più di tory sono in rivolta contro Cameron che aveva già annunciato i piani militari dell’intervento. La guerra civile siriana ci fa orrore e con essa un regime dalle mani sporche di sangue. Ma ci fa ancora più paura un Palazzo di Vetro che alla fine scopre che sono stati i ribelli (se sono membri della internazionale jihadista chiamiamoli pure terroristi) a gasare i civili siriani. O un presidente Obama che alla fine ci fa una figuraccia globale. Altri che l’hanno preceduto l’hanno fatta, ingiustamente secondo noi, perché perlomeno un paio di dittature, coraniche o laiche che fossero, le avevano sapute rovesciare. In Siria lasceremmo semplicemente Assad lì dov’è.

Negli Usa in questo periodo sta avendo molto successo la seconda edizione di una serie televisa, “Newsroom”. E’ la storia di una grande tv con fior di giornalisti sia liberal che conservatori i quali pensano di aver trovato lo scoop della loro vita – una estrazione dei Marine con annesso uso di sarin in Afghanistan. Invece si sbagliano, perché quelle prove gli sono state imboccate dal potente di turno e sono state anche manipolate proprio da uno di loro, un direttore di produzione ambizioso che vuole raccontare favole. Non è chiaro se “l’Operazione Genoa”, quella raccontata in Newsroom, alla fine ci sia stata o meno. Come non è chiaro se sia stato Assad a ordinare l’attacco chimico (l’intelligence israeliana è convinta di sì, dice di avere le registrazioni degli ordini che vengono impartiti) oppure siano stati i suoi avversari a prefabbricarlo. O magari siano stati gli uni e gli altri a usare contemporaneamente armi del genere. Tutta questa incertezza ricade sui leader del mondo occidentale e si trasforma in pericolosa insicurezza. Al di là di questa o quella prova, ci vuole ben altro coraggio e disincanto per un vero regime change. Con buona pace delle Nazioni Unite.

Gravidanza: il cibo spazzatura mette a rischio la salute mentale del bambino

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/gravidanza-cibo-spazzatura.php

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Troppo cibo spazzatura in gravidanza fa male al nascituro e in particolare può aumentare il rischio che i bambini già nei primissimi anni di vita presentino disturbi del comportamento, aggressività, attacchi di rabbia e disturbi dell’umore come ansia e depressione.

È quanto emerso da una ricerca condotta alla Deakin University di Melbourne e pubblicata sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Diretti da Felice Jacka, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi ad oltre 23mila gestanti e ai loro figli, che sono stati seguiti sino al quinto anno di vita.

Gli studiosi hanno analizzato la dieta delle gestanti con un questionario sulla frequenza di 225 alimenti e poi quella dei bebè seguiti dalla nascita fino a 5 anni, con un altro questionario più limitato. La salute mentale dei piccoli è stata quindi misurata con il protocollo “Child Behavior Checklist” che individua i segnali di aggressività, iperattività, ansia depressione e altri disturbi. È emersa una chiara associazione tra dieta scorretta in gravidanza e il rischio di disturbi del comportamento del bambino.

Dagli scarti dell’olio extravergine d’oliva si ricavano ottimi cosmetici naturali

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it

olio-di-olivaFino a qualche tempo fa i residui prodotti dai frantoi oleari costituivano un problema: difficili da smaltire perché contenenti sostanze azotate, grassi, zuccheri e minerali come magnesio, calcio, fosforo e potassio – nonché batteri e fitotossine. Pensate che a parità di peso, i prodotti di scarto della produzione di olio d’oliva sono 200 volte più inquinanti delle acque reflue domestiche. Poi una felice intuizione dei ricercatori ENEA ha permesso non soltanto di aggirare il problema, ma di ottenerne eccellenti sottoprodotti.

Studiando le acque di vegetazione, i ricercatori del Laboratorio Innovazione Agro-Industriale hanno capito che potevano essere filtrate attraverso speciali membrane e trasformate (senza utilizzo di solventi chimici, ma solo acqua e procedimenti naturali) per ricavarne polifenoli e acqua. I polifenoli sono una sostanza assolutamente naturale, impiegabile per fabbricare farmacii antinfiammatori e integratori alimentari antiossidanti, cosmetici anti-età e conservanti alimentari. Oltre alle acque di vegetazione, sono anche filtrabili le potature degli ulivi – ricchi delle stesse sostanze e producibili in mesi dell’anno diversi.

Dopo alcuni anni di attesa dalla registrazione del brevetto, esso è stato finalmente acquistato dalla Phenofarm, con sede a Sabina, nel Lazio, territorio che produce grandi quantità di olio EVO. Ora l’azienda può vantare la produzione di fitocomplessi naturali, privi di solventi, clean-label, derivanti da materiali vegetali tracciati, prodotti mediante processi ecosostenibili e a basso impatto ambientale.

Pentagono 2011: un bel massacro, poi l’attacco alla Siria

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/08/pentagono-2011-un-bel-massacro-poi-lattacco-alla-siria/

John-Kerry-ha-apertamente-minacciato-la-Siria«Niente raid aerei, a meno che i media non si interessino ad un massacro, come fu a Bengasi per la Libia». Era solo il 2011, ma i cialtroni stragisti della “guerra umanitaria”, a porte chiuse, parlavano così. Volevano il massacro? Eccolo: è la carneficina dei bambini soffocati dai gas tossici, sparati non si sa ancora da chi ma più che sufficienti a invadere i media di immagini spaventose. Quelli che oggi fingono di commuoversi per quei bambini sono gli stessi che, già due anni fa, avevano accuratamente pianificato l’invasione della Siria, “scudo” occidentale dell’Iran e, probabilmente, ultimo baluardo del mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale. «Per tutti quelli che sono rimasti scioccati dallo “sviluppo degli eventi” in Siria – scrive Tyler Durden – ecco il resoconto completo di come tutto è stato orchestrato nel 2011», e poi divulgato l’anno seguente da WikiLeaks. Sul blog “Zero Hedge”, Durden pubblica il report di una riunione strategica di due anni fa, nella quale al Pentagono si lascia intendere che forze Usa sono già “sul terreno”, per destabilizzare il regime di Assad e trasformare la Siria in un mattatoio. Obiettivo: preparare lo scenario che, due anni dopo, renderà “inevitabile” quello che l’ipocrisia dei media chiama ancora “intervento umanitario”.

La riunione si svolge tra ufficali e strateghi dell’Usaf, l’aviazione statunitense, alla presenza di inglesi e francesi. «Dopo un paio d’ore di discussione – si legge nel “leak”, riportato da “Come Don Chisciotte” – hanno detto senza davvero dirlo che sul posto ci sono già squadre (presumibilmente americane, inglesi, francesi, gioradane, turche) di forze speciali (Soc) mirate a missioni di ricognizione e di addestramento delle forze dell’opposizione». Altra ammissione: «Al momento non esiste un vero e proprio Esercito Siriano Libero da addestrare», ma le operazioni sono in corso per crearlo e armarlo. Risultato: «Il livello di informazione sull’ordine di battaglia in Siria di questo mese è il migliore dal 2011». Un ufficiale rivela che «gli è stato detto di preparare contingenti e di essere pronti ad agire entro 2-3 mesi». Bombardamenti “mirati”? Il vertice militare nel 2011 scarta per il momento l’ipotesi. Meglio la macelleria sul terreno: «L’idea è quella di commettere attacchi di guerrilla e campagne di omicidi, di cercare di spezzare le forze alawite provocando un collasso dall’interno».

 

All’epoca, «non ci sarebbe stato bisogno di copertura aerea e comunque non si sarebbero aspettati che questi ribelli siriani si sarebbero messi a marciare in colonna». Inoltre, con Damasco non si scherza: «Hanno posto l’accento su come la campagna aerea in Siria facesse sembrare la Libia un gioco da ragazzi: le difese aeree siriane sono molto più robuste e molto più fitte, specialmente intorno a Damasco e ai confini con Israele e Turchia». Già due anni fa, i “signori della guerra” del Pentagono erano «più preoccupati delle difese aeree mobili, in particolare i missili Sa-17». Dunque: operazione «fattibile», ma «non facile». Tutto, comunque, già studiato a tavolino: «La base principale di appoggio sarebbe Cipro, senza dubbio. Inglesi e francesi decollerebbero da lì. Hanno insistito su quanto c’è immagazzinato a Cipro e di quante ricognizioni partano da lì». Il gruppo, sempre due anni fa, «si è diviso sull’eventuale coinvolgimento della Turchia, ma ha affermato che sarebbe fondamentale come base di appoggio».

 

Diversamente dalla Libia, in Siria non c’è chiarezza geografica e «non si può creare semplicemente una no-fly zone sulle regioni di Homs e di Hama», che «durerebbe quanto la guerra». Ma ecco il punto di svolta: i militari americani «non credono che ci sarà un intervento aereo, a meno che i media non si interessino abbastanza ad un massacro, come la mossa di Gheddafi contro Bengasi». Pensano che gli Usa «tollererebbero un gran numero di uccisioni finché non raggiungono lo scenario pubblico». Luce verde dal rappresentante francese, e anche da quello inglese: la rinegoziazione del trattato Ue avrebbe indebolito la Gran Bretagna, ansiosa di riaffermarsi – con le armi – sullo scenario internazionale, sebbene con tutta la prudenza che il teatro siriano raccomanda. Dopo oltre un anno di scontri sanguinosi, scatenati in Siria da miliziani armati e addestrati dagli Usa in Turchia e in Giordania, ora l’invasione è sul tappeto, con l’Iran che promette ritorsioni e la Siria che minaccia di colpire Israele se dovesse essere attaccata. I media collaborano coi “signori della guerra”: «A questo punto – dice Giovanna Botteri, della Rai – il conto alla rovescia potrebbe essere scongiurato solo da un fermissimo intervento della Russia». Verso gli Usa? Ma no, ovviamente: per la corrispondente da Washington, servono «pressioni sulla Siria». Cioè il paese di cui, dal 2011 – sperando in provvidenziali “massacri mediatici” – gli Usa progettavano l’invasione.

Cosa stà accadendo nella base militare di Kimberly?

Fonte: http://portalemisteri.altervista.org/blog/cosa-sta-accadendo-nella-base-militare-kimberly/

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X-Files nella base militare di Kimberly: Eventi soprannaturali o isteria di massa?

Fatti molto strani stanno avvenendo nella base militare 3SAI a Kimberly, Sud Africa, dove centinaia di giovani studenti partecipanti al programma ‘National Rural Youth Service Corps’ (Narysec) sono fuggiti terrorizzati cercando rifugio presso la stazione di polizia di Roodepan.

Secondo quanto raccontano gli studenti, tutto è cominciato pochi giorni dopo il loro arrivo alla base, dove sarebbero dovuti rimanere quattro mesi per un corso finalizzato alla fortificazione del carattere.

Ma qualcosa di assolutamente terrificante ha spinto i giovani a darsi alla fuga e a trovare riparo presso la stazione di polizia di Roodepan, dove si sono accampati nello spazio aperto antistante.

“Centinaia di noi hanno visto eventi soprannaturali all’interno della base. Alcuni hanno visto un serpente che continua a terrorizzarci, mentre altri hanno perso conoscenza per motivi inspiegabili”, racconta uno degli studenti coinvolto nel programma. “Abbiamo segnalato questi fenomeni ai funzionari della base, ma non hanno fatto niente per placare le nostre paure”.

Secondo quanto riporta IOL News, al momento, il Sud Africa pare che stia avendo problemi a gestire la situazione. Il governo non ha ancora fornito risposte convincenti alla stampa. L’unica misura finora intrapresa dai funzionari è quella di negare i crediti agli studenti che abbandonano il programma di formazione.

“Ci sono circa 700 di noi coinvolti in questo programma, ma solo pochi vogliono rimanere alla base. Ci è stato annunciato l’arrivo di altri studenti che si uniranno a noi”, raccontano alcuni studenti. “C’è qualcosa di soprannaturale in quella base e i funzionari ne sono a conoscenza”.

Tra le altre cose, gli studenti hanno sollevato una serie di reclami anche per i metodi usati dai funzionari della base. Benchè si tratti solo di un programma di formazione caratteriale non-militare, gli studenti hanno segnalato di essere stati sottoposti a rigorosa formazione militare.

“La maggior parte di noi è dovuto andare in infermeria dopo essere stato sottoposto a metodi militare estremamente rigorosi”, continuano gli studenti. “Uno studente è quasi morto per mano di uno degli istruttori incaricati della formazione”.

Ma il vero putiferio è scoppiato martedì scorso, quando un funzionario del Dipartimento Nazionale per lo Sviluppo Rurale e la Riforma Agraria ha chiesto agli studenti che volevano andare a casa di restituire tute, borse e articoli da bagno forniti nell’ambito del programma.

“I funzionari ci hanno detto che se lasciamo la base militare, stiamo praticamente abbandonando il programma Narysec”, spiega uno degli studenti. “La verità è che ci hanno costretti ad abbandonare il programma perchè abbiamo proposto di essere spostati in una struttura diversa, a causa dei fenomeni paranormali che stanno avvenendo. Si sono rifiutati di ascoltarci, minacciando di aprire casi di furto nei nostri confronti, se non riusciamo a restituire gli oggetti che ci sono stati forniti”.

Nel pomeriggio di Martedì, molti studenti hanno continuato a lasciare la base militare. Alcuni di loro si sono riuniti nella stazione di polizia, mentre altri sono stati visti camminare in gruppi presso la West Road Barkly, chiedendo l’autostop per tornare alle proprie case.

La polizia locale ha garantito vitto e alloggio agli studenti che non sono riusciti ancora a tornare a casa. Ma il portavoce della polizia di Northern Cape, il tenente Donald Mdlhuli, ha detto di non poter commentare la questione e di chiedere direttamente ai funzionari della base.

“Io non so in che modo gli studenti abbiano sperimentato gli eventi soprannaturali di cui parlano”, dice Melidie Tibdury, portavoce della base militare 3SAI. “Personalmente non ne sono a conoscenza. Ma è interessante notare che 105 dei 380 studenti sono tornati”. Il portavoce ha inoltre smentito l’utilizzo di metodi militari rigorosi e la somministrazione di cibo stantio agli studenti.

Anche se il Dipartimento competente ha promesso di rispondere alle domande dei medie, al momento non sono ancora arrivate dichiarazioni o spiegazioni ufficiali. Insomma, un caso degno dei migliori episodi di X-Files: un caso di isteria di massa, oppure qualcosa di sovrannaturale sta avvenendo nella base di Kimberly?

Usa, chiudono ambasciate e si riapre polemica su NSA

Scritto da: Roberto Santoro
Fonte: http://www.loccidentale.it/node/122959

 

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La chiusura di 21 ambasciate nei più grandi Paesi islamici e l’allarme lanciato agli americani in viaggio ad agosto dal Dipartimento di Stato Usa si incrociano alle polemiche sullo spionaggio informatico e il controllo dei dati internet e telefonici effettuati dalla NSA.

Da una parte, ci sono i membri del Congresso che difendono i programmi di spionaggio come elemento imprescindibile della sicurezza nazionale: è stata una comunicazione intercettata a a Sanaa, la capitale dello Yemen, a far scoprire la conversazione tra Nasir al-Wuhayshi, il capo della cellula yemenita di Al Qaerda nella Penisola Arabica, e il vecchio boss sopravvissuto alla morte di Bin Laden, il medico egiziano Al Zawahiri. Nel colloquio, Zawahiri dava ordini ad al-Wuhayshi di preparare l’attacco che poì è stato rivelato dalla CBS. L’ultimo attacco di AQAP a Sanaa, nel maggio del 2012, aveva fatto 100 morti tra i militari cadetti che partecipavano a una parata militare.

“Al Qaeda sta risorgendo in queste parti del mondo”, ha detto il senatore repubblicano Lindsey Graham alla CNN, “il programma di intercettazione della NSA ci dimostra che è così”. Anche la senatrice repubblicana Chambliss ha difeso “l’importanza” dello spionaggio esercitato dalla NSA in una intervista alla rete televisiva NBC. Da qui la decisione di tenere chiuse alcune ambasciate anche nei prossimi giorni. Ma altri congressisti, come il democratico californiano Schiff, criticano l’uso dei programmi di intercettazione dicendo che l’enorme massa di dati controllati non ha dato informazioni precise sul presunto piano terroristico qaedista.

Come dire, le esigenze di sicurezza interna si scontrano con lo scandalo scoppiato dopo che l’ex contractor Edward Snowden, ormai al “sicuro” in Russia, aveva denunciato lo spionaggio americano anche ai danni degli alleati europei (nei giorni scorsi il ministro degli esteri tedesco ha annunciato che la Germania ha deciso di interrompere la collaborazione su alcuni vecchi programmi di condivisione della intelligence con Stati Uniti e Gran Bretagna). Da una parte c’è Obama che difende gli strumenti in mano alla NSA (e i provvedimenti legislativi che li sostengono) come un’arma per sventare eventuali attacchi terroristici, dall’altra chi appare scettico sui risultati a fronte di quanto accaduto con lo il “datagate”.

In particolare, sono molti i democratici che chiedono a Obama maggiore trasparenza sulle operazioni svolte dalla NSA. Una questione controversa, che era emersa già negli anni scorsi dopo l’approvazione del Patriot Act: fin dove si può spingere l’intelligence nel monitorare informazioni sensibili per difendere l’America? Quanto della vita privata di normali cittadini (per non dire dei governi alleati in Europa e a Bruxelles) può entrare nel calderone delle informazioni intercettate? Quel che è certo, come anticipato da una ricerca pubblicata da Rand Corporation nei mesi scorsi, è che Al Qaeda sta rialzando la testa e in qualche modo è necessario contrastarla per evitare altri attacchi contro gli Usa e l’Occidente.

 

Ora un dosso artificiale genera energia nel parcheggio del supermercato

Scritto da: Chiara Greco
Fonte: http://www.tuttogreen.it/ora-un-dosso-artificiale-genera-energia-nel-parcheggio-del-supermercato/

timthumb.phpI criticati e, a volte, fastidiosi dossi artificiali potrebbero rivelarsi utili. Dopo l’esperimento di viabilità messo in atto da studenti dei Politecnici di Milano e Rovereto, grazie al quale i “dissuasori di velocità”, come sono chiamati in burocratese, sono stati utilizzati per catturare energia cinetica dai veicoli in transito e trasformarla poi in energia elettrica da immettere in rete, ora siamo passati alla sua applicazione pratica.

Uno speciale dosso è stato posizionato nel parcheggio dell’ipermercato Auchan di Rescaldina, nell’alto milanese, grazie ad una partnership tra GCI e Underground Power, startup ideatrice della tecnologia.

Tramite una speciale pedana basculante alta 10 centimetri, le cunette posizionate nel parcheggio catturerebbe l’energia cinetica dei veicoli in frenata e la convertirebbe poi in energia elettrica.

Un’idea green non solo perché sfrutta l’energia altrimenti sprecata della frenata, ma anche perché realizzati in un materiale gommoso ricavato interamente da pneumatici riciclati.

Secondo gli esperti, potrebbe raccogliere fino a 10.000 KWatt all’anno di energia, da immettere poi nella rete o destinati ad alimentare i sistemi di illuminazione urbani.

Gli ideatori dell’eco-dosso Lybra sarebbero già in contatto con realtà commerciali all’estero e, pare che le tempistiche di installazione siano di soli 3 giorni, con un ritorno di investimento in 7 anni.

Con questi presupposti, l’idea sostenibile potrebbe rappresentare presto una piccola rivoluzione nel contesto urbano, non solo perché rispetta i canoni di sicurezza ma anche perché rappresenterebbe un esempio di etica “green” per gli automobilisti.