Il mistero del mini-recinto in Perù. Una nuova specie di insetto?

Fonte: http://www.thisiscolossal.com
Traduzione: Francesca Mancuso per http://www.greenme.it/

insetto_peru_coverA guardarla sembra una torre, circondata da una struttura che ricorda una staccionata. Siamo in Perù, precisamente in Amazzonia, dove Alexander Troy, laureato della Georgia Tech, ha scoperto tre mesi fa una bizzarra formazione in un telone blu nei pressi del Centro di Ricerca Tambopata, nella zona sud-orientale del paese.

Questi piccoli nidi, visti da Alexander di recente anche nei tronchi degli alberi in Amazzonia, sono minuscoli ma spettacolari. Queste strutture misurano meno di due centimetri e, cosa ancor più stupefacente, nessuno sa ancora quale creatura le abbia create. Esse sono formate da piccoli paletti simmetrici simili a staccionate, collegati insieme da fili sottili e paralleli. All’interno di questa sorta di recinzione naturale, è protetta una torre centrale, che dovrebbe ospitare l’uovo della piccola creatura.

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Finora non vi è stato alcun accordo su quale sia la mano che ha pensato e costruito questo piccolo complesso di sicurezza ma secondo gli entomologi che hanno visto le immagini potrebbero essere strati alcuni artropodi usando un materiale che somiglia alla seta. Probabilmente insetti, che tentano di proteggere in questo modo le proprie uova. Nulla di più bello e naturale.

Ma non stupiamoci. Gli scienziati stimano che ci sono milioni di specie animali e vegetali ancora sconosciute sulla Terra.

Viene da Venezia il batterio anti-petrolio

Scritto da: Erika Facciolla
Fonte: http://www.tuttogreen.it/viene-da-venezia-il-batterio-anti-petrolio/

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Un batterio capace di ripulire il mare dal petrolio? La notizia sembra incredibile, ma arriva dai laboratori del CNR dove un team di ricercatori internazionali guidati dal Prof. Renato Fani (Università di Firenze) ha isolato e decodificato il genoma del Acinetobacter venetianus VE-C3, un batterio utilizzabile in ambiente marino per il bio-risanamento dell’ecosistema.

L’importante ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Research in Microbiology“, ma la scoperta del batterio risale al 1996 nella laguna di Venezia (da qui il nome assegnato al batterio).

Sin da subito i ricercatori avevano capito di trovarsi di fronte a un micro organismo in grado di neutralizzare le sostanze tossiche presenti nell’acqua inquinata da idrocarburi, metabolizzandone i composti e rendendoli innocui per uomo e ambiente. Da quel momento sono partiti gli studi per effettuare il sequenziamento completo del suo genoma, ricostruire tutti i meccanismi alla base del metabolismo che il batterio mette in atto per risanare l’acqua a adattarsi all’ambiente in cui vive e capirne la resistenza ai metalli pesanti presenti nel diesel.

La ricerca rappresenta un notevole passo avanti nello studio sul  biorisanamento di ambienti inquinati da petrolio, soprattutto in un’era in cui disastri, incidenti e speculazioni economiche stanno mettendo a serio rischio l’ecosistema marino in molte zone del mondo.

Per riuscire a completare il sequenziamento del genoma batterico sono state impiegate le tecnologie più all’avanguardia nel campo della ricerca scientifica e grazie alle informazioni raccolte è stato possibile conoscere meglio l’intero genere Acinetobacter.

Essere differenti dalla massa, perchè ne vale la pena

Scritto da: Valentina Cervelli
Fonte: http://www.iovalgo.com/essere-differenti-massa-vale-pena-14374.html

170176505Oggi vogliamo metterti davanti ad un tema differente dai soliti. Vogliamo infatti spiegarti perché sia una cosa buona essere differenti dalla massa, farti comprendere perché ne valga davvero la pena di non uniformarsi del tutto e mantenere una propria personalità nonostante tutti tentino di “rinchiuderti” nell’immagine che loro hanno di te.

Siamo onesti: in qualsiasi contesto incontriamo persone che vogliono omologarci. Per cultura, per sessualità, per estrazione sociale. Quando ti diciamo di non avere paura di essere diverso dalla massa ovviamente non vogliamo spingerti a fare la persona ribelle che per “distanziarsi” da questo atteggiamento si mette nei guai o si isola dal mondo, ma altresì indicare come rimanere se stessi non solo consente di non perdere la propria essenza, ma in qualche maniera di farsi notare in positivo e solo per quello che si è realmente.  L’omologazione non deve essere vista come il male assoluto, a patto che dia comunque modo di non modificare quello che siamo.

Sembra un controsenso dire ciò, lo ammettiamo. Ma se omologarsi significa seguire delle regole giuste per una buona convivenza e la riuscita professionale va bene. Ma quando questo termine indica il lasciare fuori il “diverso”, eseguire distinzioni sociali che non hanno senso di esistere in base alla propria fortuna personale, o costringere le persone a vivere, ad esempio, una sessualità non propria , beh in quel caso il tentare di avvicinare le proprie esistenze attraverso un filo comune, che sia di tipologia lavorativa o meno, è uno sforzo che si può facilmente evitare.

Essere diversi dalla massa e fare emergere la propria personalità è qualcosa di estremamente soddisfacente. Il solo pensiero di raggiungere un obiettivo rimanendo se stessi e mostrando al mondo che non vi è bisogno di essere l’uno la fotocopia dell’altro per raggiungere un risultato ottimale è una della maggiori soddisfazioni che si possano archiviare. Non dimenticarlo mai.

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Tutte le critiche dei cattolici americani a Papa Francesco

Scritto da: Matteo Matzuzzi
Fonte: http://www.formiche.net/2013/09/27/le-critiche-americane-papa-francesco/

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Se in Italia le parole e i gesti di Papa Francesco sono accolti quasi sempre con favore e plauso, altrove l’onda-Bergoglio fa discutere e divide.

È il caso degli Stati Uniti, teatro da anni della battaglia per la difesa dei principi che Joseph Ratzinger definì “non negoziabili”. Aborto, contraccezione e nozze omosessuali hanno rappresentato infatti il terreno di scontro tra la Chiesa locale e il governo federale, da quando alla Casa Bianca risiede il liberal Barack Obama.

In prima fila, c’è il presidente della conferenza episcopale, il conservatore arcivescovo di New York Timothy Dolan. Solo pochi giorni prima dell’intervista di Papa Francesco a Civiltà Cattolica in cui il Papa chiariva che “l’opinione della Chiesa su questi temi è nota e non c’è bisogno di parlarne sempre”, il porporato ribadiva le critiche al mandato sanitario federale, definito ancora una volta come minaccioso per la libertà religiosa. In pochi mesi, Bergoglio ha rovesciato l’agenda pastorale. Le priorità non sono più quelle di prima, il timone va orientato verso i poveri, alla misericordia, alla pietà cristiana. Niente più baionette, dunque. E il risultato è che un intero episcopato è rimasto spiazzato. Il più noto filosofo cattolico americano, Michael Novak, qualche giorno fa alla Stampa si è chiesto se il Papa “si renda conto di quanti danni sta facendo“.

“Incoraggia le critiche contro la chiesa”
Francesco – spiega Novak – non vuole cambiare la dottrina, ma il tono. “Però l’effetto rischia comunque di essere dannoso, perché mette molti cristiani sulla difensiva, proprio quando sono attaccati. Nello stesso tempo incoraggia le critiche contro la chiesa, da parte dei suoi avversari dichiarati, che non aspettavano altro”. In particolare, nota ancora il filosofo, le sue parole lo espongono alla strumentalizzazione da parte di chi vuole colpire la chiesa. Basta guardare come le ha usate il New York Times”. Rusty Reno, direttore del mensile cattolico “First Things”, mette in guardia circa la possibilità che “i lettori americani, e forse anche gli europei, potrebbero leggere tracce di progressimo nelle parole di Francesco. E questo – chiarisce – non aiuta, almeno non nell’ospedale da campo della chiesa americana“. Reno va oltre e parla apertamente di una cultura che ha fatto propria la “resa incondizionata”. Davanti a noi, aggiunge, “c’è una cultura secolare che non accetterà di parlare meno di aborto, nozze gay o contraccezione. L’unica via d’uscita accettabile è il compromesso o il silenzio”. Il dialogo no, perché “il mondo intellettuale cattolico ha dialogato per cinquant’anni, e il risultato è la secolarizzazione”.

La prospettiva cristocentrica di Francesco

Più prudente e aperto al cambiamento è invece il biografo di Giovanni Paolo II, George Weigel. Bisogna prendere atto, dice, che il Papa è cambiato. C’è un pastore che si rivolge al popolo come predicatore piuttosto che come accademico, e che Francesco “è determinato a reindirizzare l’attenzione della chiesa e del mondo a Gesù Cristo”. Una dimensione cristocentrica che, secondo Weigel, alla fine farà risultare evidente la continuità con i due predecessori. Ma il tema è comunque all’ordine del giorno. Lo stesso Dolan, a luglio, si mostrava perplesso per alcuni passi del Pontefice argentino, mentre l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, parlava apertamente di “delusione” nell’ala conservatrice per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio. Frasi poi addolcite, ammorbidite, spiegate, ma che lasciano comunque il segno di un malessere. Pochi giorni fa, poi, il vescovo di Providence, mons. Thomas Tobin, si chiedeva nel bollettino diocesano “perché il Papa non parli dei bambini non nati”.

Il contesto di Bergoglio

Francesco non cambia la dottrina, ma ritiene che di questi temi se ne debba parlare nel contesto adeguato. Un esempio è arrivato la scorsa settimana, quando ha usato parole durissime contro l’aborto ricevendo in udienza una delegazione di medici cattolici. Frasi in continuità con quelle di Wojtyla e Ratzinger, ma che appunto venivano pronunciate nell’ambito di un incontro ad hoc. L’episcopato americano non ha che due strade davanti a sé: o si conforma al nuovo corso (e le prime parole di Dolan dopo l’intervista del Papa a Civiltà Cattolica sembrano andare in tale direzione) o si innesterà un pericoloso meccanismo potenzialmente lacerante. Ma su questi rischi, Francesco ha indirettamente messo in guardia proprio ieri, nell’udienza generale in Piazza San Pietro: “Come recitiamo nel Credo, la chiesa cattolica è una. Non esiste una chiesa europea, una asiatica, una africana, una americana. Non si può privatizzare la chiesa”.

Non vogliamo morire per l’euro

Scritto da: Paolo Becchi
Fonte: http://www.byoblu.com/post/2013/09/25/vogliamo-morire-leuro.aspx#more-15985

480x270xmorireperleuro.jpg.pagespeed.ic.-U_pGXQfLlLa vittoria di Angela Merkel in Germania non è mai stata in discussione. Capitalizza buoni risultati con un’astuta politica moderatamente socialdemocratica all’interno – lo stato sociale è stato ristrutturato ma non distrutto – ed una neoliberista all’esterno basata su una stretta politica di austerity imposta a tutta l’Eurozona. La strategia europea non cambia. Anzi, dopo l’eccellente risultato elettorale – la cancelliera ha sfiorato la maggioranza assoluta – è destinata ad acuirsi. A nulla è valso il tentativo degli “euroscettici” che, pur sfiorando il 5% dei consensi, sono rimasti esclusi dal Bundestag. Quest’esclusione non deve sorprendere, perché l’Euro fino ad oggi è servito proprio alla Germania per far crescere la sua economia soprattutto con l’esportazione dei prodotti tedeschi in Europa ed il mantenimento di un livello salariale modesto. Cosi, mentre la Germania prospera grazie alla svalutazione del Marco avvenuta con l’introduzione dell’Euro, l’Italia, perdendo la sua Lira, continua a deperire. Non sarà tutta colpa dell’Euro se ci troviamo ormai in questa situazione comatosa, ma l’introduzione della moneta unica è stata certamente il fattore determinante. Alla Germania la crescita, a noi la “decrescita infelice” con milioni di disoccupati e una politica di austerity che a partire da adesso si farà sempre più rigida.


Dobbiamo attenderci dal nostro governo, guidato da Enrico Letta, una ferma posizione in Europa a difesa del nostro paese? No. Letta, come del resto Monti, sono al servizio della moneta unica. Uno degli ultimi libri di Enrico Letta era intitolato Morire per Maastricht. Oggi morire per Maastricht significa rispettare quella gabbia d’acciaio che ci è stata imposta con il meccanismo europeo di stabilità (il cosiddetto Fondo Salva-Stati) e il patto di bilancio europeo (il cosiddetto Fiscal Compact). Con il primo dalle nostre casse sono già usciti 40 miliardi di Euro, una somma che in fase di recessione e con chiare difficoltà a rilanciare l’economia equivale ad uno strangolamento; con il secondo ci impegniamo a riportare il rapporto debito/pil entro il 60% nell’arco di un ventennio. Tutto ciò implica, in una fase di crisi come l’attuale, l’impossibilità di rilanciare l’economia.

Ci vorrebbe un governo capace di sbattere in Europa i pugni sul tavolo e di minacciare l’uscita dall’Euro nel caso in cui venisse negata la possibilità di ridiscutere da cima a fondo questi trattati che ci sono stati imposti da poteri stranieri e che prima Monti e ora Letta si sono incaricati di eseguire. Per questo però è necessario restituire al popolo, al più presto, la possibilità di esprimersi in libere elezioni. Se il Movimento 5 Stelle dovesse vincerle, andremo in Europa per rinegoziare tutto e da una posizione di forza, dal momento che l’Italia avrà la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea . Il popolo italiano, come quello greco, spagnolo, portoghese, non può morire per l’Euro. Non vogliamo morire per l’Euro.

Fukushima, Tokyo ammette: il rischio-apocalisse è adesso

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/09/fukushima-tokyo-ammette-il-rischio-apocalisse-e-adesso/

Fukushima-tecniciEra tutto vero: il pericolo Fukushima comincia solo adesso e il Giappone non sa come affrontarlo. Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni.

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”: le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente: «La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo». Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare, avvertono l’esperto nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott, non resterebbe che «evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore». Un allarme di così vasta portata, che disorienta anche gli esperti più prudenti. Come Akio Matsumura, già consulente Onu, secondo cui la rimozione dei materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima è «una questione di sopravvivenza umana».

Migliaia di lavoratori e una piccola flotta di gru, riferisce il “New York Times”, si preparano a «evitare un disastro ambientale ancora più profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più preoccupati». Obiettivo, neutralizzare le oltre 1.300 barre di combustibile esaurito dall’edificio del reattore 4. E’ come sfilare sigarette da un pacchetto accartocciato, avverte Gundersen: basta che due barre si urtino, e c’è il rischio che rilascino cesio radioattivo, xenon e kripton. «Ho il sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre e gennaio, sentiremo che l’edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas. Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia surriscaldato e il bacino sia giunto a ebollizione: la conseguenza naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà incastrata lì per un lungo, lungo periodo». Le griglie sono contorte per effetto del terremoto, che ha fatto collassare il tetto proprio sopra il deposito nucleare.

«Le conseguenze – conferma il “Japan Times” – potrebbero essere di gran lunga più gravi di qualsiasi incidente nucleare che il mondo abbia mai visto: se una barra di combustibile cadesse, si rompesse o si impigliasse mentre viene rimossa, i possibili peggiori scenari includono una grande esplosione, una fusione nel bacino o un grande incendio. Ognuna di queste situazioni potrebbe portare a massicci rilasci di radionuclidi mortali nell’atmosfera, mettendo in grave rischio gran parte del Giappone – compresi Tokyo e Yokohama – e anche i paesi vicini». Secondo la “Cnbc”, il pericolo maggiore riguarda il possibile sversamento di acqua in uno dei bacini, che potrebbe incendiare il combustibile. «Un enorme incendio del combustibile esaurito – dichiara alla “Cnn” il consulente nucleare Mycle Schneider – probabilmente farebbe apparire poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe, e potrebbe superare le emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte». Una sorta di apocalisse: «Le pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi, il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente emettendo il suo intero accumulo radioattivo».

Sarebbe il più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi, conferma Antony Froggatt nel suo “World Nuclear Industry Status Report 2013”, redatto con Schneider. E per Gundersen, direttore di “Fairewinds Energy Education”, l’operazione si prospetta «piena di pericoli», e la verità è che «nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose». Ciascun assemblaggio di barre combustibili pesa 300 chili e misura 4 metri e mezzo. Gli assemblaggi da rimuovere sono 1.331, informa Yoshikazu Nagai della Tepco, più altri 202 stoccati nel bacino: le barre di combustibile esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche dell’universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di un reattore. «Il problema di una criticità che colpisca il bacino del combustibile è che non la si può fermare, non ci sono barre di controllo per gestirla», sostiene Gundersen. «Il sistema di raffreddamento del bacino del combustibile esaurito è stato progettato solo per rimuovere il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione nucleare in corso».

Le barre sono rese ancora più vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere esposte all’aria. Il quadro è estremamente precario: l’operazione si svolgerà sott’acqua, in un bacino all’interno di un edificio lesionato, che la Tepco ha già puntellato. «La rimozione delle barre dal bacino è un compito delicato», testimonia Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco, al lavoro a Fukushima per 11 anni. «In precedenza era un processo controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni esatte delle barre, ma ora non se ne può più disporre: il processo deve essere fatto manualmente, quindi c’è un alto rischio che si possa far cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile». In più, la situazione è assolutamente instabile. Secondo Richard Tanter, esperto nucleare dell’università di Melbourne, il reattore 4 di Fukushima «sta affondando». Lo conferma l’ex premier giapponese Naoto Kan: sotto il grande deposito di combustibile atomico, il terreno è già spofondato di circa 31 centimetri.

Per tentare di stabilizzarlo e isolarlo dall’acqua, la Tepco sta considerando la possibilità di congelare il suolo attorno all’impianto. Essenzialmente, riferisce “Nbc News”, si tratta di costruire un muro sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata tentata prima: in pratica, stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi perché non sanno come risolvere il problema. «Un altro errore che venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze perfino esiziali, per il Giappone», sottolinea “Japan Focus” puntando il dito contro l’azienda elettrica responsabile del disastro. La Tepco ha infatti taciuto la verità sul degrado dell’impianto prima ancora del sisma, poi ha sbagliato tutto il possibile. Il governo di Tokyo ha concluso che il disastro ha avuto “cause umane”, ed è stato provocato da una “collusione” tra il governo stesso e la Tepco, oltre che da una cattiva progettazione del reattore. Già all’indomani della tragedia, «la Tepco sapeva che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che il combustibile nucleare era “scomparso”, e che non vi era di fatto alcun vero contenimento».

L’azienda, ricorda il “Washington’s Blog” ha cercato disperatamente di coprire la verità per due anni e mezzo, «fingendo che i reattori fossero in fase di “spegnimento a freddo”», e solo ora ha ammesso che da due anni sta rilasciando enormi quantità di acqua radioattiva che, attraverso le falde sotterranee, si riversano nell’Oceano Pacifico. La dimensione del pericolo lascia sgomenti: nessuno, al mondo, è preparato a fronteggiare una catastrofe come quella evocata dai tecnici più pessimisti. Ma l’aspetto più sinistro, forse, è proprio quello che riguarda l’informazione e l’assoluta mancanza di trasparenza: la verità è stata negata dai tecnici, minimizzata dai politici, oscurata dai media. Molti blogger hanno incessantemente rilanciato l’allarme, fino alla notizia – qualche mese fa – degli sversamenti radioattivi in mare. Solo ora – di fronte all’impossibilità di continuare a negare, alla vigilia della pericolosissima operazione di bonifica – si giunge ad ammettere tutto. Colpisce l’appello di Mitsuhei Murata, ex ambasciatore giapponese in Svizzera, che chiede che il Giappone rinunci ad ospitare a Tokyo le Olimpiadi 2020, perché non potrebbe garantire la sicurezza degli atleti. Così, il Sol Levante tramonta nella vergogna.

La deforestazione causata dall’Europa è il doppio di quella di Cina e Giappone messi assieme

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3211

CIMG1255Si chiama impronta ecologica, ossia l’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e sul pianeta. Quella calcolata dall’ultimo rapporto della Commissione Europea, rivela che l’impatto del vecchio continente sulle foreste del pianeta è maggiore di quello dei colossi asiatici. Lo studio rivela che il 36 per cento della deforestazione mondiale è “incluso” nei prodotti consumati nell’Unione Europea. In questo modo l’UE diviene il più grande motore globale delle deforestazione.

Il rapporto è frutto di una comunicazione della Commissione Europea con l’obiettivo di fermare la deforestazione entro il 2030, e si concentra sull’impatto delle importazioni di prodotti alimentari e non legati alla deforestazione (carne, olio di palma, soia, metalli ecc.).

L’associazione internazionale FERN ha chiesto all’Unione Europea di affrontare urgentemente la deforestazione con una pugno di azione in grado di agire sul consumo distruttivo.

“Malgrado dal rapporto emerga che l’Unione Europea sia il campione globale della deforestazione, la realtà potrebbe essere ben peggiore, dato che dal 2004 (quando sono stati raccolti i dati analizzati) ad oggi la deforestazione è stata guidata dal consumo di biodiesel (olio di palma) e biocarburanti in generale. Tragicamente, l’Unione Europea progetta di aumentare il consumo di biomasse di 318 milioni di metro cubi entro il 2020. Un tale quantità di legname semplicemente non è disponibile.”

L’Unione Europea ha adottato un metodo di avanguardia per affrontare le importazioni di legname di origine illegale. Ora, secondo FERN, dovrebbe essere in grado di affrontare i consumi che portano alla deforestazione.

Tarquinia: trovata tomba di un principe di 2600 anni fa

Fonte: http://www.controcopertina.com/tarquinia-trovata-tomba-principe-2600-anni-fa/

Tomba-TarquiniaSorprendente quanto importante scoperta fatta dagli archeologi dell’Universita’ di Torino e della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale: a Tarquinia è stata rinvenuta una tomba sita nella necropoli etrusca della Doganaccia. Si tratta di un reperto del VI secolo a.C., una tomba praticamente intatta al cui interno sono state ritrovate le ossa di un principe, ma non è escluso che al suo interno vi siano anche i resti della sua consorte. La particolarità della tomba, è la presenza dell’unguentario ancora appeso a un chiodo.

Per questo particolare, la soprintendente Alfonsina Russo l’ha ribattezzata “Tomba dell’Aryballos sospeso”:

 ”La camera della tomba a tumulo – ha dichiarato Alessandro Mandolesi, docente di Etruscologia e antichita’ italiche all’Universita’ di Torino – è intatta. Si tratta di una famiglia di rango, poiche’ si trova al fianco del tumulo principale. Quando abbiamo rimosso il lastrone che la copriva abbiamo trovato una deposizione, ma forse ce n’e’ una seconda: ci stiamo ancora lavorando”. 

All’interno della stessa tomba, sono presenti ceramiche etrusco-corinzie a impasto, oggetti di ornamento, fibule, suppellettili.

“Le deposizioni forse sono due – spiega la soprintendente Russo -, perché ci sono due banchine, una più larga l’altra più stretta. Probabilmente si tratta di una coppia, anche considerando gli oggetti: la punta di una lancia in ferro è maschile, le fibule, altri oggetti e un cofanetto sono invece femminili”.

Trower: wi-fi pericoloso, verità nascosta a scopo di lucro

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/09/trower-wi-fi-pericoloso-verita-nascosta-a-scopo-di-lucro/

 

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Come affermato da ricercatori universitari, scienziati governativi e consulenti scientifici internazionali, almeno il 57,7% delle studentesse esposte a radiazioni a microonde di basso livello (wi-fi) sono a rischio di avere aborti, malformazioni fetali o bambini con tare genetiche. I danni genetici possono essere trasmessi alle generazioni successive. Il professor John Goldsmith è consulente internazionale per le comunicazioni in Rf (radio-frequenze), consulente per l’Organizzazione Mondiale della Sanità in epidemiologia e scienze della comunicazione, consulente militare e universitario nonché ricercatore; a proposito dei bassi livelli di esposizione (sotto il livello termico) all’irraggiamento da microonde aventi le donne come bersaglio, ha scritto: «Nelle donne esposte a radiazioni di microonde, nel 47.7% dei casi ci sono stati aborti prima della settima settimana di gravidanza». E’ al di sotto di quello che la maggior parte delle studentesse riceve in un’aula dotata di trasmettitori wi-fi, a partire dall’età di circa cinque anni in su.

Le studentesse non sono ancora donne, sono bambine; e i bambini – sia neurologicamente che fisiologicamente – sono diversi dagli adulti. Il tessuto cerebrale e il midollo osseo di un bambino ha proprietà di conducibilità elettrica diverse rispetto agli adulti, a causa del maggior contenuto di acqua. L’assorbimento della radiazione a microonde nei bambini può essere dieci volte superiore rispetto agli adulti, e può indurre “stress” cronico ossidativo e nitrosativo e quindi danneggiare i mitocondri cellulari. Questo “stress” può causare danni irreversibili al Dna mitocondriale, che non è riparabile a causa del suo basso contenuto di proteine istoniche; pertanto, eventuali danni (genetici o altro) si possono trasmettere a tutte le generazioni successive attraverso la linea materna. Quindi, stiamo danneggiando non solo questa ma anche tutte le future generazioni femminili. Ci troviamo di fronte all’equivalente di una vera pandemia (cottura a microonde dei follicoli ovarici delle studentesse).

 

Immaginate di essere una bambina di cinque anni e di essere a scuola, seduta con un computer portatile wi-fi vicino al vostro addome. Teoricamente, le ovaie possono essere irradiate fino a quando lascerete la scuola all’età di 16-18 anni. Quando poi rimarrete incinta, ognuno dei vostri follicoli (che poi diventeranno uova) sarà stato esposto alle microonde. Quindi, potreste avere un bambino sano oppure no. Se rimaneste incinta da studentessa, il vostro embrione (per i suoi primi 100 giorni, se è femmina) produrrà circa 400.000 follicoli (nelle sue ovaie) per la futura neonata. Il problema è che queste cellule follicolari in sviluppo non hanno la protezione cellulare delle cellule adulte mature. Di conseguenza le vostre “nipotine” potrebbero aver avuto ogni singola cellula follicolare irradiata e danneggiata ancor prima del concepimento. Pertanto, quando la bambina diverrà una donna adulta (con i suoi follicoli irradiati) vi sarà una maggiore probabilità che il suo bambino (vostro nipote) soffra dei disturbi menzionati in precedenza, durante il concepimento o le fasi di sviluppo embrionale e fetale.

 

Oltre ogni immaginazione: la sconvolgente verità è che non solo tutto questo era noto e documentato molto prima che il wi-fi fosse messo in prossimità dei bambini, ma addirittura gli effetti biologici pericolosi sono stati nascosti al pubblico (com’è tutt’ora), per preservare i profitti delle industrie. Il professor Goldsmith scrive: «Effetti dell’esposizione alla radiazione Rf in certe popolazioni: effetti riprodutivi, aumento degli aborti spontanei, aumento dell’incidenza dei cancri infantili e di altri cancri». A conferma di ciò, con più di 2.000 riferimenti, c’è il Naval Medical Research Institute con un proprio documento: “Bibliografia dei fenomeni biologici segnalati (effetti) e delle manifestazioni cliniche attribuite alla radiazione a microonde e radio-frequenza ‘principali evidenze’, attività mestruale modificata, sviluppo fetale modificato”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato in un documento di 350 pagine – “International Symposium Research Agreement, Effetti biologici e danni alla salute dalle radiazioni a microonde”. La sezione 28 tratta dei problemi riguardanti la funzione riproduttiva. Questo documento è stato classificato “top secret” e i suoi contenuti celati dall’Oms e dall’Icnirp (“International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection”, commissione internazionale per la protezione dalla radiazione non-ionizzante).

 

Eldon Byrd, uno scienziato del Centro di Armamento Navale di Superficie della Marina Usa, in una delle sue conferenze del 1986 sugli effetti di microonde a bassi livelli lezioni, si riferisce abbia detto: «Possiamo modificare il comportamento delle cellule e dei tessuti, provocare un aumento di sei volte della mortalità fetale e dei difetti alla nascita». Infine, l’industria delle telecomunicazioni mobili ha condotto propri studi scientifici accurati ed esaustivi sul proprio prodotto. La conclusione è stata: «Si può concludere che i campi elettromagnetici le cui frequenze siano nell’intervallo delle telecomunicazioni mobili rivestano effettivamente un ruolo nello sviluppo del cancro: danneggiamento diretto del Dna a anche influenze sulla sintesi del Dna e sui meccanismi di riparazione del Dna» (la sintesi del Dna è essenziale per una sana crescita dell’embrione, del feto e del bambino).

 

Questi non sono che alcuni articoli di circa 8.000 ricerche che dettagliano questi fenomeni. Al fine di proteggere il profitto di queste industrie, l’Intelligence Agency della Difesa statunitense ha inviato un “documento” alle “nazioni avanzate” che descrive il problema e suggerisce “come ingannare il pubblico”. Vi si legge: «Se le nazioni più avanzate dell’Occidente sono rigorose nell’applicazione di severe norme all’esposizione, si potrebbero avere effetti negativi sulla produzione industriale». Questo (e altri due documenti) continuano poi ad elencare molti pericoli fisiologici e neurologici dell’irraggiamento a microonde a bassi livelli, non termici: disordini sanguigni, cardiaci, sintomi psichiatrici e “disordini mestruali”. Naturalmente il wi-fi è irraggiamento a microonde a bassi livelli, non termici.

 

Al fine di placare il governo degli Stati Uniti, alcuni governi hanno adottato le linee guida Icnirp, secondo le quali l’unico limite di sicurezza è di soli sei minuti di riscaldamento. Il che significa: se non ti senti troppo caldo in sei minuti, allora il wi-fi si può considerare sicuro. Non è stata data nessuna considerazione alla pur ben studiata interazione cellulare che avviene prima del verificarsi degli effetti termici. Tale interazione è citata negli studi di diverse nazioni, Stati Uniti compresi, ed è noto che causavano (e tutt’ora causano) cancro, sintomi neuropatologici severi, difetti fetali e, letteralmente, centinaia di malattie connesse a scompensi cellulari.  Le nazioni che seguono l’Icnirp continuano ad argomentare che l’effetto termico dopo sei minuti è tutto quello che è richiesto per l’irraggiamento con microonde.

 

Il lettore potrebbe chiedersi se io non sia “pazzo da legare” e pensare che “nessun governo farebbe mai del male a dei suoi cittadini per soldi, specialmente alle donne in gravidanza”. In questo caso invito il lettore a considerare alcune decisioni che il governo ha alle spalle: il fumo, l’amianto, la Bse (mucca pazza), il piombo nella benzina, esperimenti su 20.000 inglesi in servizio militare negli anni ’60, il talidomide e, naturalmente, l’agente arancio spruzzato sopra le colture alimentari in Vietnam. A tutt’oggi, molti difetti di nascita globali derivano da queste decisioni governative, scientifiche e militari, assunte avvalendosi di consulenti industriali. Se sono necessarie prove ulteriori, invito il lettore a consultare i documenti rilasciati sotto il Freedom of Information Act, e precisamente le operazioni Pandora, Mk Ultra, Mk Chaos, Cointelpro, Mk Delta, Mk Naomi, Mk Search, Bluebird, Artichoke, Chatter, Sleeping Beauty e Grill Flame. In questi casi ci sono stati esperimenti segreti effettuati dagli scienziati militari/governativi su civili ignari, vale a dire: studenti, militari, pazienti psichiatrici, poveri, bambini di età superiore ai 4 anni, donne in stato di gravidanza, musulmani, cattolici, carcerati, disabili, sordi, ciechi, omosessuali, donne single, anziani, scolari, “gruppi marginali” e dissidenti; serviti per aumentare la loro conoscenza e la comprensione di ciò che è comunemente conosciuto come Stealth Warfare (cioè il tipo di azioni di guerra in cui si colpisce il nemico senza essere visti e senza che il nemico sappia nemmeno di essere attaccato)

 

I progressi sullo studio delle malattie causate da bassi livelli di irraggiamento a microonde continuano anche oggi. E’ in corso uno studio sul cancro e i danni neurologici: continuerà fino al 2018 e coinvolge donne che potrebbero essere incinte. Relazioni periodiche sono altresì trasmesse all’amministrazione da scienziati governativi: «Gli studenti comprenderanno la natura della ricerca dei bioeffetti della Rf, includendo studi umani e animali; gli studenti familiarizzeranno con lo stato attuale della conoscenza sui potenziali effetti della Rf sulla salute, quali cancro, amnesia e difetti di nascita». “Rf” è divenuto un termine generico (radio-frequenza) per evitare di usare la parola “microonde”. Rf solleva un minor numero di “richieste di sicurezza” in quanto la parola “radio”, che solitamente si riferiva a “onde radio lunghe”, non ha connotazioni di pericolo per il suo consolidato uso domestico.

 

L’intransigenza governativa impone una moratoria sui rischi di esposizione alle generazioni future. Sia gli studi governativi che quelli dell’industria hanno dimostrato che la sintesi proteica (l’utilizzo delle strutture chimiche per “costruire” le circa 4.050 strutture note biologiche e neurologiche fetali e 4.500 negli adulti) può essere influenzata dall’irradiazione a microonde a bassi livelli. Questa moratoria sembra diffondersi alle organizzazioni o affidandosi su finanziamenti governativa, o per qualsiasi motivo; acquiescenza. Tuttavia, non tutti i dipartimenti di ricerca sopprimono la verità. Una ricerca brillante pubblicata dall’Università di Dundee conferma che l’irradiazione a microonde a bassi livelli, pur non provocando nessun riscaldamento, può disturbare i processi di segnalazione cellulare; influenza i processi biologici che danneggiano la crescita fetale.

 

Non solo: gli stessi processi biologici sono coinvolti per barriera ematoencefalica (si forma in 18 mesi e protegge il cervello dalle tossine, si sa che viene alterata); guaina mielinica (ci vogliono 22 anni perché si formino i 122 strati di cui è composta, è responsabile di tutti i processi cerebrali, organici e muscolari); cervello (ci vogliono 20 anni perché si sviluppi); sistema immunitario (ci vogliono 18 anni perché si sviluppi, il midollo osseo e la densità ossea sono notoriamente influenzati dalle microonde a bassi livelli come pure i globuli bianchi del sistema immunitario); ossa (ci vogliono 28 anni per lo sviluppo completo; come menzionato, il grande contenuto di acqua nei bambini rende sia le ‘ossa molli’ che il midollo particolarmente attraenti per l’irradiazione con microonde; il midollo osseo produce le cellule del sangue).

 

Chiaramente, quelli che decidono per noi stanno sottovalutando una pandemia di malattie infantili finora sconosciuta nelle nostre 40.000 generazioni di civiltà, che può coinvolgere più di una metà delle mamme/bambini irraggiati al mondo. Durante gli anni ho avuto la felice opportunità di parlare con circa 40 altezze reali, governatori, leader di governo, capi di stato e ministri. Le mie considerazioni sui numeri dei bambini malati che ho rivolto ad un Re, sono reperibili su Internet. Ho riferimenti di più di 200 cluster di cancro/leucemia nelle scuole (fino al momento della raccolta dei dati) da trasmettitori a microonde a basso livello nelle scuole. Ci sono molti tipi di tumori, leucemie, aborti e cancro al seno del personale. E continuano ogni giorno, registrati per lo più soltanto a livello locale. Quando questi fatti sono stati discussi nel Parlamento inglese (in quanto uno dei paesi europei coinvolti), un ministro ha respinto tutto e ha mentito davanti alla House of Commons. La mia richiesta di provare questa menzogna è stata rifiutata.

 

Forse, la più rispettata organizzazione al mondo per la tutela dei bambini, l’Unicef, si è alleata con l’autorità leader a livello mondiale sugli effetti del danno da basso livello di irradiazione a microonde. Il Comitato Nazionale Russo per la Protezione dalle Radiazioni non-ionizzanti, nel proprio documento di ricerca “Effetti sulla salute di bambini e adolescenti” ha trovato: 85% di aumento delle malattie del sistema nervoso centrale; 36% di aumento dell’epilessia; 11% di aumento di ritardo mentale; 82% di aumento di malattie immunitarie e rischio per il feto. Il lettore può pensare che l’irraggiamento del telefono cellulare, avendo maggior potenza, sia diverso da quello del wi-fi. In effetti il wi-fi può essere più dannoso proprio a causa della sua bassa potenza: la bassa potenza può entrare nel corpo inavvertita e causare danni. Tutte le onde elettromagnetiche sono cumulabili. Se sono sotto la soglia corporale che provoca l’attivazione delle proteine preposte a difendere e riparare i tessuti, il danno si accumula molto lentamente e non è rilevabile, come un cancro. Basti pensare a come in una giornata nuvolosa si prenda lo stesso il sole e che ci si può lo stesso bruciare la pelle.

 

Ho una lista di nove paesi (con alcuni dei quali sto lavorando) che stanno attivamente rimuovendo il wi-fi dalle scuole o che sono impegnati nella fase giuridica propedeutica a questa rimozione. L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (documento 12608, pubblicato il 6 maggio 2011, alla sezione 8.3.2. riporta: “Divieto di tutti i telefoni mobili, telefoni Dect o wi-fi o sistemi Wlan nelle classi e nelle scuole”. Per motive legali la dicitura è stata variata in: “Si deve preferire un sistema cablato”; comunque, il significato è chiaro. In un documento tradotto, il professor Yuri Grigoriev del Comitato Russo per la Protezione dale Radiazioni non-ionizzanti ha scritto, il 19 giugno 2012: «Si raccomanda l’uso di reti cablate e non di reti che usino sistemi di accesso a banda larga wireless, come il wi-fi, nelle scuole e nelle strutture educative». Un documento datato 25 marzo 2013 del comitato esecutivo dell’Accademia Americana di Medicina Ambientale ha scritto una lettera al Distretto scolastico unificato di Los Angeles con la seguente raccomandazione: «Non aggravare il carico della salute pubblica installando connessioni Internet wireless nelle scuole di Los Angeles».

 

Poco prima di ciò, nel dicembre 2012, l’Accademia Americana dei Pediatri (che rappresenta 60.000 pediatri) ha scritto al Congresso richiedendo maggior protezione dall’irraggiamento a microonde a bassi livelli per i bambini e le donne incinte: riferendosi al wi-fi nelle scuole, ha scritto: «Potenziale riproduttivo di una generazione». Nel 2002, 36.000 medici e scienziati hanno firmato l’“Appello di Friburgo”. Dopo dieci anni, l’Appello è stato rilanciato e mette in guardia in particolare contro l’uso del wi-fi e l’irradiazione di bambini, adolescenti e donne incinte. Quello di Friburgo è un appello di medici internazionali. Il lettore dovrebbe considerare che in totale ci sono circa 100.000 dei professionisti più esperti al mondo che condividono questo stesso avvertimento. Per inciso, qualora il lettore si chiedesse perché non ho menzionato gli scolari e se essi possono essere influenzati in modo simile alle ragazze: la risposta è “sì”. Ricerche sulla frammentazione del Dna dello sperma provocata dai livelli wi-fi di irradiazione sono già stati pubblicate. Ci vorrebbero molte più pagine per commentare questo fenomeno ed esiste già una pletora di dati disponibili e pubblicati.

 

Con profitti giganteschi da realizzare, non sorprende che il sistema parlamentare inglese abbia scelto di seguire l’Icnirp e la relativa ben nota politica del “rifiuto attivo”. Ho conosciuto la nostra “corruzione”, quando alla fine degli anni ‘60 ‘70 fui incaricato di indagare (nell’ambito di un programma avviato da Sir William Melvin), sulla corruzione all’interno della gerarchia della polizia metropolitana di Londra e dei membri non eletti del Parlamento inglese. Se il lettore non fosse al corrente di tali avvenimenti, suggerisco di consultare qualcuno dei nostri giornali della domenica da 45 anni in qua, fino ad oggi. Quando un reverendo scrisse ad un ministro, Nick Gibb, a riguardo del wi-fi nelle scuole, la sua risposta standard (che ho visto molte volte) riportava: «Consiglio dato dall’Agenzia per la Protezione della Salute inglese: “Non ci sono prove consistenti di effetti sulla salute a seguito di esposizione a Rf sotto i livelli di riferimento e non ci sono ragioni per cui le scuole o altri non dovrebbero usare dispositivi wi-fi». Questa risposta è concepita per ingannare e ci riesce molto bene. Altre lettere ministeriali sono solite dire: “la maggior parte della nostra ricerca” o “la maggior parte dei nostri scienziati”; due espressioni ugualmente prive di senso. Quello che non dicono mai è: il wi-fi è sicuro.

 

Il lettore non sarà sorpreso di sapere che mi è stato rifiutato il permesso di avere un incontro faccia a faccia con il mio rappresentante in parlamento, mr. Mel Stride. Da allora egli ha boicottato con successo qualsiasi mio contatto col governo. Anni fa, quando cominciai a “consigliare cautela” nell’irraggiare col microonde bambini e donne incinte, la Cancelleria Accademica della mia università (Exeter) mi ingiunse di non contattarla mai più. Un messaggio simile venne dal dottor Jamie Harle della Open University (fisica medica), che mi disse: «Il tuo lavoro è troppo politico». Chiaramente, in Inghilterra, alcune università e alcuni rappresentati parlamentari hanno più paura delle rappresaglie governative che voglia di dire la verità. A prescindere dalle conseguenze.

 

Il prezzo reale dell’ignoranza intenzionale e dell’avidità: ecco le conseguenze. Per me, ricevere dieci telefonate al giorno non è inusuale. Ne ricevo anche a Natale e Pasqua. Due chiamate che riassumono quelle che ricevo da donne sono riportate di seguito. Si tratta di due conversazioni reali. La prima: «Mia figlia è appena morta. Sto ancora tenendo la sua mano. Ha appena compiuto 11 anni ed è stata la numero 11 a morire da quando il trasmettitore per il wi-fi è stato messo vicino alla scrivania sua e degli altri». La seconda: «Mio figlio è uno dei tanti con cancro / problemi genetici dalla nascita. Questi sono iniziati solo dopo che il trasmettitore è stato acceso. Le mie preoccupazioni sono duplici e occupano ogni secondo della mia vita. Il mio bambino potrà mai sposarsi o trovare un partner ed essere felice? Cosa accadrà quando morirò? So che morirò preoccupata. Indipendentemente da chi abbia la colpa, sono io, la madre, a portare la colpa e la responsabilità».

 

Lettori, vi prego, aiutatemi. Immaginate il 57,7% di tutte le studentesse con wi-fi nelle loro aule: tutto il giorno per tutto l’anno per tutta la loro carriera scolastica, usandolo in tutti i paesi del mondo! In sole due generazioni potremmo avere più bambini morti / malati di quelli risultanti da entrambe le guerre mondiali. E questi non sono dati miei, ma provengono da consulenti e ricercatori governativi. Sono state ricevute richieste per questo studio da rappresentanti di Reali, funzionari governativi (al di fuori del Regno Unito) e da persone che mi limiterò a descrivere come “interessanti”. Mentre le saracinesche politiche si stanno chiudendo in ogni direzione verso cui mi dirigo, mi chiedo: potrebbe il lettore avere successo e prevenire questa “pandemia” laddove io fallissi?

 

Ho due richieste. La prima: se sei uno personaggio di corte o un rappresentate governativo ufficiale, per favore chiedi al primo ministro britannico, faccia a faccia, perché abbia detto al mio rappresentante parlamentare, mr. Stride, che è “troppo impegnato” per vedermi anche per una sola ora e discutere di questo tema. La seconda richiesta: se ogni lettore inviasse anche solo due copie di questo studio a persone che potessero essere in grado di prendere una decisione (preferibilmente donne influenti), con progressione matematica, le originali 100 richieste avanzate arriveranno presto sulla scrivania di qualcuno che può fare la differenza.

 

Quando sono invitato a parlare in altri paesi, invariabilmente finisco in radio, Tv, news, canali di documentari. Da lì, lancio ogni volta una sfida: chiedo che qualsiasi scienziato dell’industria o del governo mi “umili” in diretta con le proprie conoscenze, rispondendo a una domanda: «Qual è il limite di sicurezza per l’irraggiamento con radiazione a microonde per i follicoli ovarici durante i primi 100 giorni di sviluppo dell’embrione?». Ad oggi, nessuno scienziato si è fatto vedere. Cito questo perché si tratta di una domanda che il lettore può rivolgere ad ogni direttore scolastico, governatore, uomo politico.  Se qualcuno poi dovesse fornire una risposta, la frase successiva sarebbe: «Bene, lo manderemo a una delle principali riviste scientifiche per essere sottoposta a “Peer Review”» (con la vostra ricerca). La soluzione? La didattica non soffrirà se il wi-fi dovesse essere abolito in tutto il mondo: disponiamo di ottime linee telefoniche in fibra ottica. L’argomento contro quest’opzione è il costo. Ma confrontato con i costi medici futuri e pur trascurando l’alto costo umano, il cablaggio sembra un’opzione molto a buon mercato.

 

(Barrie Trower, sintesi dell’appello “L’umanità sull’orlo del baratro”, pubblicato sul blog “Rense.com” e ripreso da “ComeDon Chisciotte” il 26 agosto 2013. Ex agente dell’MI5, il servizio segreto britannico, il professor Trower è un fisico di fama internazionale, protagonista di clamorose denunce pubbliche, nelle quali ha rivelato segreti circa l’enorme pericolo di inquinamento elettromagnetico, onde scalari e radiazioni a microonde, sia del nostro telefono cellulare che nella tecnologia wi-fi per la connessione Internet di computer e attrezzature digitali).

Maria Carta, sacerdotessa della musica

Scritto da: Monica Taddia
Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/2013/09/maria-carta-sacerdotessa-della-musica.html

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Nel 1978, in occasione della presentazione dell’album “Umbras”, così si espresse Angelo Branduardi in merito a Maria Carta: “Musica come magia: Il suono può evocare ciò che la ragione e con essa la parola, che ne è strumento, non arrivano ad esprimere. Un tempo con la musica l’uomo esplorava il mondo popolato dai fantasmi dell’inconscio, curando col ritmo ed il canto i corpi e gli animi. Oggi Maria ridona alla musica il suo potere esorcizzante e, ricreando il magico ponte fra il musicista-stregone ed il suo auditorio, ancora una volta allontana il buio che ci fa paura. “

Le parole di Branduardi non sono state utilizzate a caso ma, anzi, con piena e completa cognizione di causa, e sono immagini che ben si cuciono addosso alla cantante di Siligo.
Nata nel 1934 in questo piccolo paese del Logudoro Mejlogu, una delle aree più suggestive della Sardegna, Maria espresse il suo amore per la musica sin dall’infanzia, quando la sua voce si librava tra altre, inconfondibile, durante i canti della messa.
Con il tempo si appassiono’ anche all’esecuzione dei canti tradizionali, raccogliendoli personalmente, nel tempo, non solo all’interno della regione natia, ma anche in Campidano, Barbagia e Gallura.
La sua voce e la sua capacità interpretativa hanno reso Maria una delle cantanti sarde più apprezzate e conosciute a livello internazionale. Chi ha avuto la fortuna di incontrarla afferma di essersi trovato di fronte ad una persona capace di donare forti emozioni, e non solo. “Soprannaturale” è uno degli aggettivi che solitamente vengono utilizzati per descrivere il suo timbro: è come se quella voce venisse da un’altra epoca e da un altro mondo.
Non è suggestione. Durante la sua seppur breve esistenza, Maria si è sempre espressa con parole evocative: lo testimoniano in particolar modo anche le sue poesie, raccolte nel libro “Canto Rituale” (il titolo non è stato scelto a caso). “Da bambina/ m’alzavo prima dell’alba/ sentivo qualcuno presso il camino/ che moveva la cenere./ Ma non c’era nessuno./ Uscivo con la cesta/ dei panni in testa/ facevo il viottolo a piedi/ per andare al fiume/ ai lastroni di pietra./ Nel buio sentivo/ echi di passi erano loro/ le ombre/ m’accompagnavano dal mondo passato./ Allora cantavo/ a voce delirante. […]” (Dal componimento Ombre )
Il sindaco di Siligo Giuseppina Ledda ha paragonato Maria alla Dea Madre, raffigurata nelle statuine prenuragiche ritrovate sull’isola, dicendo che “Maria Carta è di tutti”. E’ patrimonio culturale, è voce di un popolo, è madre disperata che protegge i propri figli.
“Io voglio vivere. Ci hanno rubato i pensieri, ci hanno rubato la luce, ci hanno rubato l’amore. Ci hanno fatto strisciare a terra e noi ci abbiamo creduto. Non abbiamo trovato la nostra identità, se la sono portata via loro. I nostri lamenti saranno muti come le nostre coscienze. Niente ha più valore, e noi imploriamo la vita, una vita fatta di niente. E alle spalle non rimane niente solo la polvere. Che pena, e voi cullate, cullate i figli che nn vedete crescere. Se li porta via il vento e come si porta via la nostra pena. Aiutaci a resistere. Io non valgo più niente. Quanti tuoni sono passati prima di me, e mi hanno sommerso le stagioni. Sono stata sommersa da tutti e io voglio camminare ma non mi lasciano camminare… Che pena!”
Queste parole, che sembrano un’antica preghiera pagana, sono state pronunciate da Maria durante una visita al nuraghe di Sant’Antine, caduta all’improvviso in una sorta di trance. Era il 1993 e si trovava in compagnia del popolare conduttore televisivo Red Ronnie: fu lui a filmare e documentare questi preziosissimi momenti che in pochi hanno avuto la fortuna di poter vedere con immenso stupore. Maria parlava come se dentro di lei dimorasse lo spirito di un’antica sacerdotessa.
Sempre Red Ronnie parla di lei accomunandola al compianto Andrea Parodi dicendo: “Erano due personalità magiche e ultraterrene, come se nella storia di entrambi ci fosse qualcosa di inspiegabile.”
Il solo modo che abbiamo per capire, in parte, cosa celasse l’anima di Maria è sfogliare i testi delle sue canzoni e delle sue poesie, lasciandoci trasportare in quel mondo lontano che, il 22 settembre del 1994, l’ha richiamata a se per sempre.

 

Fonti:

 

http://www.fondazionemariacarta.it

 

http://www.gentedisardegna.it

 

http://www.sardiniapost.it -> trovate l’intervista a Red Ronnie qui