La dieta dei gruppi sanguigni ha un senso?

Scritto da: Andrtea Conti
Fonte: http://contiandrea.com/2014/01/08/la-dieta-dei-gruppi-sanguigni-ha-un-senso/

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La teoria della dieta dei gruppi sanguigni

Spesso mi chiedono che posizione abbia riguardo la dieta del gruppo sanguigno.
Qualcuno la demonizza, altri la divinizzano.
Vi dirò la mia da umile ricercatore indipendente: non sono un nutrizionista o dietologo, quindi  vi chiedo di prendere i miei spunti di riflessione e i miei ragionamenti col beneficio del dubbio.

Credo che i presupposti introduttivi di questa dieta siano parzialmente corretti, ma il parzialismo della conoscenza può essere molto pericoloso!
Analizzando la teoria del fondatore americano Peter D’Adamo, inizialmente potrebbe sembrare di avere a che fare con un sostenitore del fruttarismo.
Secondo Peter l’uomo avrebbe bisogno dell’alimentazione originaria relativa al proprio ceppo genetico originario, individuabile tramite il proprio gruppo sanguigno.
E fin qui sono pienamente d’accordo! Dopotutto si tratta di comprendere quale cibo elettivo ci sia stato riservato in principio dalla natura.
Tornando al periodo in cui nacque il nostro gruppo sanguigno possiamo comprendere quale sia l’alimentazione più rispettosa per il nostro DNA.

Ogni gruppo sanguigno nasce in un determinato periodo storico.

Questa è la tabella, che personalmente non condivido per motivi che chiarirò successivamente nell’articolo:

Il gruppo sanguigno 0 è il più antico tra i vari gruppi sanguigni (risale a 50mila anni fa). Si nutriva in quel periodo principalmente di carne. Ecco perchè ancora oggi tollera un pò meglio di altri le tossine della carne;
Il gruppo A, nato 20000-15000 anni fa, tollera meglio di altri le tossine di vegetali e cereali;
Il gruppo B, nato 10000 anni fa, tollera meglio di altri le tossine dei latticini;
Il gruppo AB, nato 1000 anni fa, tollera con moderazione le tossine di cereali, latticini e carne

È così che Peter D’Adamo a grandi linee divide i gruppi sanguigni in base alla loro formazione cronologica nella storia. Questa classificazione nasce dalla capacità di adattamento dell’uomo nei confronti di cibi presenti nella zona in cui si erano stanziati i progenitori di quel gruppo sanguigno.

Adattamento per sopravvivere

Facciamo un esempio di come il corpo si adatta per questioni di sopravvivenza a determinate condizioni ambientali.
Nel nord Europa gli Scandinavi prima di altri hanno introdotto grandi quantitativi di latticini nella propria dieta per fattori ambientali: hanno quindi subito un adattamento che gli ha permesso di secernere una piccola quantità di enzima lattasi anche da adulti, quindi riescono a TOLLERARE meglio di altri il lattosio.
Il 95% degli scandinavi mantiene l’enzima lattasi dopo lo svezzamento.
Questo non vuol dire che più lattosio ingeriscono e meglio staranno: semplicemente si ammaleranno più tardi di altri.
E’ comunque noto che in Scandinavia è elevata la casistica di artriti e tumori al seno legati ad un eccesso di latticini (forti acidificanti del pH).

Cibo adattativo o cibo elettivo?

Se continuiamo a correlare il concetto di adattamento al concetto di evoluzione temo che tra qualche millennio i professori di “Scienza dell’alimentazione” affermeranno: Il gruppo sanguigno CS (Cibo Spazzatura) risale al XXI secolo. Ad esso si consiglia una dieta di grassi saturi, sale e zucchero raffinati, alcol e uno stile di vita sedentario tipico dei propri antenati.’
Un cibo che tolleriamo (sopportiamo) non potrà mai essere il nostro cibo elettivo.
Esaltare i cibi che tolleriamo di più equivale ad individuare un modo per MORIRE da malati più lentamente, non per VIVERE in salute più a lungo.
Molte diete si basano sulla riconquista del cibo più vicino al nostro DNA, alle nostre origini e al nostro ceppo genetico primordiale.
Apprezzo molto questo approccio: una società che non conosce le proprie origini non ha futuro.

Ma fino ad oggi tutte queste diete rimangono avvinghiate ad un pericoloso parzialismo della conoscienza. Se vogliamo conoscere il cibo delle nostre origini dobbiamo analizzare i dati in modo completo, come farà la scienza del futuro: l’olo-scienza.
Se vogliamo avvicinarci al nostro cibo delle origini perchè fermarci a 50mila anni fa come fa Peter? Questo equivale ad accontentarsi! L’uomo nasce 7 milioni (M-I-L-I-O-N-I) di anni fa in Kenya.
Da allora il suo DNA e la sua anatomia sono rimasti identici per il 99,99%. Sappiamo tutti che solo successivamente alle glaciazioni (1,8 milioni di anni fa) l’uomo ha iniziato a cibarsi di alimenti diversi dalla frutta (fonte: Alan Walker, paleontologo).

Il primo gruppo sanguigno appartiene all’uomo fruttariano

 

Volendo dare un minimo di fondamento scientifico alla teoria di Peter D’Adamo mi sono detto “Peter ha ragione: tornando al gruppo sanguigno originario conosceremo il cibo maggiormente compatibile col nostro DNA”.
E’ così che ho scoperto che il progenitore dei gruppi sanguigni risale in realtà a milioni di anni fa, quando l’uomo era fruttariano.
Potete scaricare qui la pubblicazione scientifica PNAS che evidenzia che il gruppo sanguigno comune a TUTTI gli uomini è antico milioni di anni, non migliaia! Uomo e gibbone sono stati i primi a condividere il gruppo sanguigno originario: entrambi hanno anatomia e fisiologia fruttariana.
Il cibo dei nostri primi progenitori vissuti milioni di anni fa era la frutta: alla luce di ciò la dieta dei gruppi sanguigni potrebbe presto cambiare volto e abbracciare il fruttarismo!
La paleontologia, la biologia, l’anatomia comparata, la fisiologia comparata non fanno che confermare questo dato di fatto.
Il fruttarismo è LA VERA dieta dei gruppi sanguigni?

 

E i gruppi sanguigni degli altri animali?

Tutti gli animali che mangiano un solo cibo hanno anche più di 10 gruppi sanguigni diversi.
Facciamo degli esempi: i bovini, che in natura mangiano solo erba hanno 11 gruppi sanguigni diversi; i cani, che hanno la struttura tipica del carnivoro hanno 12 gruppi sanguigni diversi; i cavalli, che in natura mangiano solo erba, hanno 7 gruppi sanguigni diversi.
Ma non diteglielo! Lo scenario sarebbe raccapricciante!

Non oso immaginare mandrie di buoi in fila per il ticket per l’esame del sangue.
Mucche che rincorrono leprotti per sbranarli pur di rispettare il proprio gruppo sanguigno.
Non vorrei che i leoni diventassero vegani e le gazzelle iniziassero a mangiare cibo per galline!
Il ceppo genetico originario di ogni specie animale è comune e il monotrofismo viene mantenuto nel tempo.

Conclusioni 

 

Ringrazio Peter perchè ha evidenziato una verità parziale che ora ci permette di essere più precisi e completi grazie ai dati scientifici che oggi abbiamo a disposizione.
Ovviamente i risultati positivi ottenuti grazie alla dieta dei gruppi sanguigni sono implementati avvicinandosi alla vera alimentazione delle origini dell’uomo. Siamo qui per fare ricerca e metterci in discussione, non per ergerci ad esperti infallibili.
Credo molto nella cooperazione. Ecco perchè mi farebbe piacere confrontarmi con il Dott. P. D’Adamo, o col Dott. Mozzi, che in Italia è il più importante divulgatore e conoscitore della dieta dei gruppi sanguigni.
Mi piacerebbe potergli parlare dei miei ultimi approfondimenti sulla differenza tra glucosio e fruttosio organico e delle 2 vie di assorbimento del fruttosio: siamo un animale che va a fruttosio organico, non ad acido citrico, glucosio o fruttosio chimico.
Sì, questo è un appello per un tentativo di collaborazione, che chi è vicino a loro potrà comunicargli.
Chissà che non nasca un proficuo studio condiviso e magari qualche pubblicazione scientifica innovativa?

andcon@libero.it

I prodotti a Km 0 fanno bene all’ambiente

Scritto da:Davide Mantovani
Fonte: http://www.primapaginadiyvs.it/i-prodotti-km-0-fanno-bene-allambiente/#

Cresce l’attenzione dei consumatori verso l’inquinamento ambientale, nel 2013 circa 15 milioni di italiani hanno fatto la spesa a Km 0.640px-Vegetarian_diet

Un italiano su tre compra abitualmente prodotti a Km 0, ovvero quei cibi che non arrivano da paesi lontani, e non dovendo percorrere lunghe distanze, contribuiscono a ridurre l’inquinamento provocato dai mezzi di trasporto, ecco perché, questi prodotti fanno bene all’ambiente.

Nel 2013,la ricerca dei cibi locali, quelli che possiamo trovare dal contadino piuttosto che nei mercati, è aumentata del 25% rispetto all’anno precedente; questo dato fornito da Coldiretti fa riferimento all’ultimo Eurobarometro del 2014, e visti i record sempre più gravi dell’emissione di gas serra speriamo davvero che la percentuale di chi acquista sulle filiere corte aumenti sempre di più.

I prodotti locali oltre ad essere una vera e propria ricchezza nazionale, rappresentano anche la speranza di una agricoltura consapevole, sana e di qualità. Tornando poi alla conoscenza della stagionalità, dei sapori e di tutti quei vegetali ormai dimenticati possiamo davvero arricchire le nostre tavole con tutto l’amore della natura.

Emanciparsi dalla produzione industriale e dalle Multinazionali che investono sui prodotti transgenici può fare la differenza sotto molti aspetti inevitabilmente collegati fra loro, da quello dell’inquinamento a quello della nostra salute. E’ quindi importante scegliere consapevolmente cosa compriamo, solo così difenderemo l’ambiente e saremo liberi di vivere in un Mondo più bello

 

Stalin al potere

Fonte: http://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/attivita-e-servizi/formazione-pdc/viaggio-visivo/i-campi-di-concentramento-nel-novecento/stalin-e-il-gulag/stalin-al-potere
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Lenin morì nel 1924, all’età di 54 anni; dopo una serie di scontri fra i principali esponenti comunisti, nel 1927 risultò padrone assoluto della situazione Iosif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin. Innanzi tutto, il nuovo leader si sforzò di potenziare l’industria pesante, al fine di riuscire a competere, sul piano militare, con le grandi potenze capitalistiche. Nel giro di dieci anni, in effetti, l’URSS divenne una potenza industriale capace di competere con gli Stati Uniti e con la Germania.

I costi umani di tale impresa, tuttavia, furono elevatissimi, e il peso maggiore di quell’operazione fu sopportato dai contadini. Stalin infatti si propose un duplice fine: garantire il regolare rifornimento dei centri industriali ed esportare grandi quantità di grano all’estero, in cambio di tecnologia e capitali da impiegare nell’industria pesante (produzione di acciaio, estrazione di carbone, costruzione di grandi bacini idroelettrici…)

Per raggiungere questi obiettivi, Stalin abbandonò la NEP e riprese la brutale politica di requisizione dei raccolti dalle campagne. Inoltre, nel gennaio del 1930, di fronte alla rinnovata resistenza dei contadini Stalin decise di procedere alla liquidazione dei kulak come classe. In pratica, ciò significò una massiccia offensiva contro tutti i contadini agiati, accusati di essere appunto dei kulak, cioè degli speculatori, degli sfruttatori del popolo, degli strozzini.

Gli elementi ritenuti più pericolosi per il potere sovietico furono uccisi o internati: nel 1930, secondo i dati ufficiali dell’OGPU, 20.000 kulak furono fucilati, mentre altri 114 000 finirono in lager. Quanto agli altri contadini, sempre secondo i dati ufficiali della OGPU, tra il 1930 e il 1931 furono deportate in zone periferiche e semidesertiche 381 173 famiglie di kulak, pari a 1.803.392 individui. La maggior parte di loro perì di stenti, a causa della mancanza di generi alimentari, case, attrezzi da lavoro, combustibile. I bambini, naturalmente furono i soggetti più esposti alla mortalità, che all’inizio del 1932, negli insediamenti speciali, era del 10% al mese.

 

La collettivizzazione delle campagne

Tutti gli altri contadini furono obbligati a riunirsi in grandi aziende agricole collettive chiamate kolchozy: unità produttive di vaste dimensioni, comprendenti spesso diverse migliaia di ettari e controllate dallo Stato.

La maggior parte dei contadini rifiutò questa rivoluzione dall’alto introdotta nelle campagne, ma le autorità fecero sistematicamente ricorso alla forza ed alla deportazione in campo di lavoro nei confronti di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, si rifiutavano di entrare nelle fattorie collettive.

Portato avanti in questo modo brutale e violento, il processo di collettivizzazione delle campagne ebbe, nei primi anni, effetti disastrosi sull’economia sovietica.

Nel 1932, la produzione agricola era calata dell’11,4 % rispetto al 1929, mentre il numero degli animali da carne era diminuito, come minimo, del 50%, perché molti contadini preferirono abbattere il proprio bestiame, piuttosto che consegnarlo allo Stato.

Approfondimenti

 

Il Canada mette in guardia i suoi cittadini: “Non portate contanti negli Usa”

Fonte: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=8813

resize.phpConfiscati oltre 2,5 miliardi di dollari a cittadini canadesi in viaggio. Servono a finanziare polizia e pensioni

Siamo al punto che il governo canadese ha dovuto avvisare ufficialmente i suoi cittadini di evitare di portare denaro contante negli Stati Uniti, perché, quando si tratta di soldi, l’America non presume mai l’innocenza. Lo scrive Martin Armstrong sul suo blog, rimarcando come siano stati già confiscati oltre 2,5 miliardi di dollari a cittadini canadesi in viaggio negli Usa. Soldi che sono andati a finanziare la polizia che ha operato il sequestro.

Se state portando denaro nella terra della libertà, prosegue Armstrong, vi accorgerete che “libertà” significa proprio che sono liberi di prendersi i vostri soldi con il pretesto di presunti collegamenti a questioni di droga o altro, senza prove chiaramente. E poi il problema è che i costi legali superano la cifra in questione per colpa di avvocati avvoltoi immorali, tanto che solo un sesto delle persone sceglie questa via.
E i soldi confiscati, prosegue lo storico, servono a finanziare la polizia e le pensioni. Ma questo è proprio quello che ha determinato il crollo finale dell’impero romano, nel momento in cui l’esercito aveva cominciato a saccheggiare le città per pagare le loro pensioni. Siamo esattamente a quel livello in questa fase storica: razzia totale tanto le spese legali costano più di quanto confiscato e non conviene far valere i propri diritti.
Coloro che cercano di fuggire alla tirannia non possono portare i soldi con loro perché la polizia arriva sempre. Questa guerra finta contro il terrorismo, conclude Armstong, è davvero una guerra totale contro il popolo e serve come giustificazione per razziare tutto quello che vogliono. Avviene dall’11 settembre come ha riportato il Washington Post

Pinochet e gli Usa: servizi segreti e operazione Condor

Scritto da: Andrea Cesolari
Fonte: http://luniversale.you-ng.it

Immagine4-300x128L’11 settembre 1973 un golpe guidato dal Generale Pinochet rovesciò il governo Allende, instaurando un regime militare basato sulla violenza e sulla repressione. Pinochet dichiarò lo stato di emergenza e concentrò i poteri di intelligence in un’unica agenzia, la Dina (istituita il 14/06/1974).

Ad essa fu affidato il compito di eliminare gli oppositori interni al regime e, in seguito, la realizzazione di atti di terrorismo fuori dai confini nazionali. A capo dell’organizzazione venne nominato il colonnello Manuel Contreras Sepulvéda, definito da un rapporto della Cia come il più noto simbolo di repressione in Cile. Negli anni ’90 i governi cileni che lavorarono al processo di transizione verso la democrazia, affidarono a due commissioni il compito di investigare sulle vicende cilene dell’era Pinochet e quindi anche sull’operato della Dina. La prima fu la Commissione nazionale cilena per la verità e la riconciliazione, voluta dal presidente Patricio Aylwin Azocar ed affidata all’avvocato Raul Rettig. In seguito, nel novembre 2004, il presidente Ricardo Lagos Escobar, istituì una seconda commissione, detta Commissione nazionale sopra la prigionia politica e la tortura, nota come commissione Valech.

Il rapporto Rettig ha stabilito che la Dina agiva in totale segretezza e, di fatto, oltre la giustizia. Non era sottoposta a controlli giuridici, né a controlli da parte delle altre agenzie di intelligence. Formalmente la Dina era sotto il controllo della Junta cilena, ma, nella pratica, rendeva conto solo al presidente della Giunta stessa, il generale Pinochet. Un rapporto della Dia fu ancora più preciso: Nessun giudice in qualsiasi corte, nessun membro del governo possono approfondire la risoluzione di una materia se la Dina si occupa di essa. […] E’ una sorta di governo nel governo. Fino ad arrivare ad affermare: Ci sono tre fonti di potere nel Cile: Pinochet, Dio, e Dina.

La Dina divenne tristemente famosa per la brutalità dei suoi metodi. Tra il 1974 e il 1977 si ebbero 6428 detenzioni, la maggior parte delle quali a danno di movimenti legati ai partiti socialista e comunista. La Commissione ha messo in evidenza il modus operandi dell’agenzia. Gli agenti della Dina in borghese prelevavano le vittime nelle loro stesse case o per strada, anche in presenza di testimoni. Seguivano la detenzioni e la tortura. Il sistema più comune era battere il prigioniero finché il sangue non fluisse e le ossa non fossero rotte. Oppure i prigionieri venivano tenuti con la faccia rivolta verso terra, o in piedi per numerose ore. Venivano tenuti alla luce per giorni interi, o, al contrario, tenuti al buio o incappucciati.

Altre volte venivano portati in cunicoli così stretti da non potersi nemmeno muovere. Senza acqua e cibo. Appesi per ore per le braccia. Tenuti con la testa immersa nell’acqua o nell’urina. Furono oggetto di violenze e degradazioni sessuali. In alcuni centri di detenzione, i sistemi di tortura erano più sviluppati. Per esempio venivano usati cani, o alcune pratiche particolari, come il”pau de arard”: il torturato viene appeso con la testa in giù, con un palo o un bastone tra le gambe e le braccia. Infine i prigionieri venivano maltrattati di fronte ai propri parenti, o viceversa.

Durante il periodo compreso tra il 1974 ed il 1977, la Cia ebbe numerosi contatti con Manuel Contreras. Nonostante il suo nome fosse legato a violazioni di diritti umani, Contreras venne spesso invitato nel quartier generale della Cia insieme agli ufficiali della divisione occidentale ed al generale statunitense Vernon Walters. La Commissione nazionale cilena per la verità e la riconciliazione stabilì che la Cia ebbe dei rapporti continui con i servizi di sicurezza cileni: “Dopo il golpe, la Cia rinnovò le relazioni con le forze di sicurezza e con i servizi di intelligence del governo cileno. La Cia fornì servizi di assistenza all’organizzazione interna e all’addestramento necessario per combattere i sovversivi ed il terrorismo provenienti dall’estero”. La Cia, quindi, offrì a Contreras il supporto necessario per creare in pochi mesi un’organizzazione altamente efficiente. Risulta evidente che i rappresentanti politici del governo statunitense avevano approvato i contatti della Cia con Contreras, data la sua posizione di capo della principale organizzazione di intelligence cilena, ritenendolo utile per l’adempimento delle missioni dell’agenzia.

Tra Stati Uniti e Cile non vi furono solamente rapporti tra le agenzie di intelligence. A metà degli anni ’90, infatti, vennero de-secretati i documenti relativi al cosiddetto Project X, che portò alla scoperta di inquietanti scenari sul possibile coinvolgimento degli Stati Uniti nella questione relativa all’uso della tortura nell’America latina. Il Project X era il nome della raccolta di documenti dell’intelligence relativa ai metodi di interrogatorio utilizzati dai militari statunitensi prima in Vietnam e poi in America latina. Gli stessi metodi di interrogatorio vennero utilizzati nell’addestramento degli ufficiali dell’America del Sud.

Precisamente, questo progetto comprendeva i 7 manuali della U.S. Army School of Americas, il centro di addestramento per ufficiali latino americani diretto dagli Stati Uniti a Panama. Come confermato in una intervista dal Maggiore Tise nel 1982: “Tra la metà degli anni ‘60 ed il 1976, le tecniche di interrogatorio, comprendenti l’uso della tortura, furono utilizzate nella U.S. Army School of Americas. Nel 1976, durante l’amministrazione Carter, queste tecniche di intelligence furono sospese in seguito ad una inchiesta del Congresso degli Stati Uniti, che temeva il diffondersi di metodi che violavano i diritti umanitari nell’America del Sud”.

Nell’organigramma della Dina era prevista l’esistenza di una speciale unità, la cosiddetta brigada exterior, creata con lo scopo di occuparsi di operazioni di intelligence fuori dai confini nazionali. Pinochet non intendeva limitare le funzioni della Dina a quelle di una semplice polizia segreta interna, ma intendeva costituire un’organizzazione extranazionale in grado di neutralizzare minacce provenienti dall’estero.

La Dina non si sarebbe limitata ad operazioni di spionaggio e contro propaganda, ma avrebbe dovuto portare ad azioni come quelle condotte nel proprio territorio verso gli oppositori del regime. La pianificazione del nuovo progetto avvenne nel 1975. Furono reclutati sia membri militari che civili, appartenenti a gruppi nazionalistici o a movimenti di estrema destra. Furono creati centri operativi in altre nazioni, ognuno con un proprio staff che collaborava con i servizi segreti di quel paese. Ogni dipartimento disponeva di una rete di comunicazione interna ed internazionale che si avvaleva di telex, radio e computer. La funzione principale di questa sezione era l’attività di spionaggio e di controspionaggio. Un altro importante obiettivo era quello di mantenere una vigile sorveglianza sulla rete di comunicazione estera ufficiale: il Ministero degli Esteri, l’Ambasciata, il Consolato e gli attaché militari.

Inizialmente in Sud America, poi negli Stati Uniti e in Europa sopra l’istituzione che era composta in larga parte da civili. La Dina lavorava per investigare, sorvegliare, raccogliere informazioni e, persino, eliminare gli oppositori del regime che trovavano rifugio all’estero. Per svolgere al meglio queste missioni, gli agenti cileni venivano ufficialmente assunti come personale delle linee aeree negli aeroporti internazionali, incluso quello di New York. Vennero create, sul modello della Cia, delle stazioni, con agenti operativi sotto copertura civile piuttosto che militare. La prima stazione estera della Dina fu stabilita nella primavera del 1974 a Buenos Aires. Successivamente vennero create altre sezioni in Spagna, in Francia, Gran Bretagna e Germania Ovest.

Intorno alla metà degli anni ’70, il Cile divenne la vera e propria base dei più violenti gruppi terroristici di tutto il mondo. Sotto la supervisione del Cile, si creò una fitta rete di alleanze che offriva rifugio, addestramento, informazioni e finanziamenti a numerosi gruppi di estrema destra che agivano anche negli Stati Uniti e in Europa. Le missioni più comuni affidate a questi gruppi erano gli assassini di esiliati politici. Si trattava di un terrorismo internazionale sponsorizzato e promosso dai governi degli stati. Venivano pubblicati in giornali fittizi i nomi in codice delle persone ricercate. I servizi di intelligence coinvolti venivano messi in allerta e comunicavano le informazioni alle sezioni interessate. La più forte di queste alleanze fu stretta tra la Dina e il Mnc, il movimento cubano anti-castrista.

Per aumentare il numero dei contatti tra la Dina e i vari gruppi di estrema destra presenti in Europa, fu inviato dalla Cia l’agente statunitense Townley. Questi conobbe numerosi membri dei gruppi armati, tra cui l’italiano Stefano Delle Chiaie, membro di Avanguardia Nazionale, che si sarebbero resi indispensabili per l’attuazione dei piani di assassinio internazionale progettati negli anni dell’operazione Condor. Il buon funzionamento della rete di collaborazione convinse Pinochet che era giunto il momento per dar vita ad un’organizzazione vera e propria, tramite un accordo tra governi. Contreras ricevette l’incarico di organizzare un meeting per presentare il progetto di Pinochet. Alla fine dell’estate del 1975, Contreras partì alla volta di Washington per incontrare Vernon Walters, prima tappa di un tour che lo avrebbe portato a raccogliere l’adesione di numerosi capi dei servizi di intelligence del cono sud.

Nell’ottobre del 1975, Contreras invitò i direttori dei servizi segreti dei più importanti paesi dell’America latina a Santiago. Erano presenti le rappresentanze ufficiali di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia e Brasile. Contreras illustrò il piano: “La sovversione non riconosce confini, e si sta infiltrando ad ogni livello della vita nazionale. I sovversivi hanno sviluppato una struttura intercontinentale, continentale, regionale e locale. Al contrario, le nazioni che subiscono il loro attacco sul fronte militare, politico ed economico, si difendono solo con intese bilaterali e accordi tra gentiluomini”. Era necessario dar vita ad un accordo ufficiale, che portasse i paesi coinvolti ad una collaborazione per gradi: Il primo passo era la creazione di un centro di coordinamento, con sede a Santiago, che ricalcasse il modello dell’Interpol di Parigi, ma dedicato alla sovversione. Sarebbero stati utilizzati tutti i più moderni sistemi di telex, microfilm e computer.

Questa operazione avrebbe preso il nome di Condor, su suggerimento della delegazione uruguaiana, in onore del simbolo del paese ospitante. La seconda fase avrebbero compreso operazioni vere e proprie, quindi azioni segrete non citabili nei documenti, come propaganda nera e disinformazione, cattura di prigionieri politici e trasferimento di questi tra le varie nazioni, senza necessità di passare per i canali ufficiali. La terza fase, la più segreta, avrebbe portato alla realizzazione di assassini internazionali, che avrebbero colpito vittime eccellenti, come ex presidenti, capi militari dissidenti, leader politici moderati. Un rapporto della Dia, in cui veniva illustrato il funzionamento di Condor, descriveva il coinvolgimento di squadre speciali durante l’esecuzione della fase tre, con agenti di diverse nazionalità impegnati in operazioni comuni. L’accordo venne ratificato il 30 gennaio del 1976. Il secondo meeting dei membri di Condor si ebbe in Santiago nel maggio del 1976.

Questo meeting fu monitorato dall’intelligence statunitense, e portò a numerosi accordi: ogni membro sarebbe stato identificato da un numero: il Cile era Condor uno. La Dina avrebbe creato un database con l’elenco dei sovversivi di tutta l’America latina. Cile, Argentina ed Uruguay avrebbero condotto operazioni segrete in Europa. Secondo la Cia, le operazioni contro militari e civili avrebbe coinvolto soprattutto Francia e Portogallo. A Parigi, infatti, trovavano rifugio la maggior parte degli esiliati del sud America. Il successivo Settembre venne organizzato a Buenos Aires un corso speciale di addestramento per le operazioni sul campo, mentre lo scambio di informazioni era attivo da tempo.

L’addestramento comprendeva un corso per future azioni in Europa degli agenti di Cile, Argentina ed Uruguay. Il Brasile preferì partecipare solo ad azioni il cui svolgimento fosse limitato al sud America. A Dicembre alcuni degli agenti furono inviati a Parigi per perfezionare l’addestramento, creando unità speciali sul modello di quelle statunitensi, pronti per la fase tre di Condor.

Tra il 1975 ed il 1977, un numero imprecisato di persone fu vittima delle operazioni di terrorismo legate a Condor. Dopo il golpe del 1976, circa 15000 esiliati che avevano trovato rifugio in Argentina divennero vittime di repressione, rapimenti, torture, e sparizioni. Le vittime delle operazioni congiunte delle forze segrete del cono Sud furono membri di movimenti di sinistra, parlamentari, ex presidenti che avevano trovato fino ad allora un rifugio sicuro. Il modo in cui furono assassinate le vittime indicava la grande organizzazione e la determinazione degli agenti di Condor. Tra i vari casi del 1976: 10 aprile, Edgardo Enriquez, membro del Mir rapito a Buenos Aires con altri militanti, trasferito a Villa Grimaldi, torturato e ucciso.

Il 21 maggio, Zelmar Michelini e Luis Gutierrez, parlamentari uruguaiani vennero uccisi a colpi di arma da fuoco per le vie di Buenos Aires. Stessa sorte il 4 giugno per Juan Tose Torres, ex presidente boliviano. L’11 giugno ventitre rifugiati cileni e uno uruguaiano, a Buenos Aires sotto la protezione delle Nazioni Unite vennero rapiti, interrogati e torturati da una squadra di agenti argentini, uruguaiani e cileni. Tra il 24 ed il 27 settembre, 30 persone vennero uccise durante raids organizzati da militari uruguaiani. Le indagini del Conadep hanno evidenziato 8055 vittime dal 1975 al 1978, con una media di oltre 2000 vittime all’anno, rispetto alle 59 vittime registrate dal 1973 al 1974, con una media di 30 assassini all’anno. Solamente negli anni 1976-1977 si registrarono 6771 morti assassinati. Le operazioni vennero poi effettuate anche in altri paesi come il Paraguay e il Perù. Agli inizi del 1978 altri due paesi divennero membri di Condor: l’Ecuador ed il Perù. Mentre l’Argentina divenne sede del segretariato, base del sistema di comunicazioni chiamato sistema Condor.

Il sistema Condor espresse tutto il suo potenziale organizzativo e distruttivo in occasione dell’attentato terroristico a Washington D.C. del 21 settembre 1976. L’obiettivo era stato individuato dalla Dina in Orlando Letelier, amico di lunga data di Allende, nominato a suo tempo primo ambasciatore a Washington dal governo di Unidad Popular. Espulso dal paese, aveva trovato accoglienza negli Stati Uniti, dove vantava un’amicizia personale con l’influente senatore Edward Kennedy. Letelier trovò impiego presso l’Istituto per gli Studi Politici, a Washington DC.

Democratico apprezzato, attaccò duramente la giunta militare cilena, trovando appoggio tra i parlamentari statunitensi. Questo preoccupava Pinochet che decise di ordinarne l’assassinio. Venne istruito il killer Townely ed il luogotenente Fernàndez Larios, i quali si recarono in Paraguay per ottenere dei passaporti falsi. La stazione Cia in Santiago avvisò il Consolato degli Stati Uniti e l’ambasciatore in Paraguay, Siracusa, decise di concedere il visto ai due cittadini cileni, annotando comunque i loro passaporti. L’operazione stava coinvolgendo un cittadino statunitense (Townley), esiliati cubani che lavoravano per la rete Dina, personale della rete esterna della Dina, e i partner di Condor in Argentina e Paraguay. Entrati in territorio statunitense, Townely e Larios ebbero modo di studiare i movimenti di Letelier e organizzare l’attentato. Il 21 settembre, Letelier si dirigeva a lavoro con due suoi colleghi, cittadini statunitensi: Ronni Karpen Moffit e suo marito Micheal. L’auto su cui viaggiavano fu fatta esplodere con un telecomando a distanza. Dei tre si salvò miracolosamente solo Micheal Moffit.

Una settimana dopo l’attentato a Washington, le indagini condotte dall’Fbi, portarono alla creazione di un rapporto segreto denominato Chilbom, che comprendeva un cablo inviato dall’attachè statunitense a Buenos Aires, Scherrer: “L’operazione Condor è il nome in codice per un’operazione di scambio di informazioni tra i servizi di intelligence del Sud America, che porta all’eliminazione di terroristi marxisti. Comprende azioni con gruppi di agenti di diverse nazionalità. Il Cile è il centro dell’operazione Condor, che comprende Argentina, Bolivia, Paraguay, Uruguay e Brasile. Le operazioni si sono svolte inizialmente in Argentina, contro obiettivi di sinistra. La terza e più segreta fase di Condor prevede la formazione di speciali unità di agenti, che si spostino nel mondo per commettere assassini contro nemici dei paesi membri di Condor. […] Riguardo alla fase tre, un piano d’azione è stato preparato negli Stati Uniti. Non è improbabile che il recente assassinio di Orlando Letelier facesse parte della fase tre di Condor”.

Per circa venti anni, il cablogramma inviato da Scherrer rimase l’unico documento de-secretato relativo alla vicenda dell’assassinio Letelier Moffit. Esso faceva ritenere che l’intelligence USA fosse venuta a conoscenza dell’operazione Condor e dei rischi ad essa connessa solo una settimana dopo l’attentato di Washington.

Tuttavia, nel novembre 2001 venne recuperato un altro cablogramma, trovato tra i sedicimila documenti declassificati dagli archivi della Cia, dell’Nsc, della Casa Bianca, del Dipartimento di Difesa e da quello di Giustizia. In maniera clamorosa, esso contraddice quanto affermato per anni dal governo degli Stati Uniti. Viene riportata una comunicazione tra l’ambasciatore statunitense White ed il generale Alejandro Fretes Davalos, capo delle Forze Armate paraguaiane. Il primo comunicava al secondo: “I capi dei servizi di intelligence dei paesi dell’America del Sud coinvolti in Condor comunicano l’un l’altro grazie al sistema statunitense situato nella zona del Canale di Panama, che copre l’intera America latina. Questa installazione è utilizzata per coordinare le informazioni di intelligence tra i paesi del Cono Sud. Infine White esprime preoccupazione, nel caso in cui questo sistema venisse rivelato nell’ambito della vicenda Letelier Moffit”.

Il primo concreto effetto avuto delle reazioni statunitensi al caso Letelier e Moffit, fu la dissoluzione della Dina. Le investigazioni effettuate in seguito all’assassinio di Washington nell’ambito della missione Condor, portarono l’Fbi ad accusare come responsabili gli agenti della Dina. Le pressioni ricevute dagli Stati Uniti, portarono Pinochet a riorganizzare il suo sistema di intelligence.

Il 13 agosto del 1977 la Dina venne dissolta. Nella motivazione ufficiale si leggeva: “Si stabilisce l’opportunità di ristrutturare un organismo che fu creato in un momento di conflitto interno, ormai superato”. Lo stesso giorno, un altro decreto portò alla nascita del Cni (Centro Nacionàl de Informaciòn.), un organismo alle dipendenze del ministero dell’Interno, alla cui testa verrà nominato Contreras, il quale verrà rimpiazzato in un secondo momento. Un documento della Dia dello stesso giorno, descrisse la Dina “come un organismo sotto il diretto controllo di Pinochet, responsabile delle detenzioni e della repressione post golpe, e oggetto di diffuse critiche internazionali per la violazione dei diritti umani. Il Cni eredita il ruolo della Dina, con minori poteri di arresto e di detenzione, in favore della polizia giudiziale e dei carabineros.

Il Cni, che rimarrà in vita fino al febbraio del 1990, ereditò il personale, i mezzi, le sedi della Dina. Inizialmente, l’attività repressiva del Cni fu minore rispetto a quella compiuta dalla Dina durante i tre anni della sua esistenza. Il Cni si concentrò maggiormente sulle operazioni di intelligence. Tuttavia sarebbe fuorviante pensare che le detenzioni illegali e le torture fossero terminate.

La commissione Rettig ha stimato 160 casi di violazioni dei diritti umani che condussero alla morte tra il 1978 ed il 1985, la maggior parte dei quali attribuibili al Cni.

Tra questi l’assassinio del leader sindacalista Tucapel Jimenez nel 1982 e la decapitazione di tre professori cileni nel marzo del 1985.

STIGLITZ: L’EUROPA HA FATTO UN ERRORE E QUESTO ERRORE E’ L’EURO!

Fonte:http://icebergfinanza.finanza.com

timthumb.phpChiedo scusa se magari inconsapevolmente abbatto un’altro eroe dell’immaginazione popolare, si il premio Nobel Stiglitz che ieri ha parlato alla Camera in una lectio magistralis dal titolo  La crisi dell’euro: cause e rimedi ma non è possibile dire tutto e il contrario di tutto.

Uno non può dire che l’Europa ha fatto un errore e questo errore si chiama euro e dopo continuare a dire che non si può tornare indietro è un atteggiamento criminale, perchè andare avanti non è possibile con la Germania, è chiaro o lo devo tradurre.

Serve un massacro sociale prima di comprendere che la Germania sta giocando sporco sino in fondo e che dopo aver costretto la Grecia a comprare i suoi inutili sottomarini e carri armati sta continuando a proliferare

Germany exports massive amounts of arms, hypocrisy

Chi è nel mondo il n ° 3 come esportatore d’armi, dopo gli Stati Uniti e la Russia? Sorpresa. E’ la Germania, un paese vincolato per legge a fornire armi solo agli alleati o a nazioni neutrali come la Svizzera o la Svezia. Dove è finito il divieto di fornire armi alle zone in conflitto?

Eppure in qualche modo, Israele e Arabia Saudita, entrambi residenti nella polveriera del mondo, sono tra i migliori clienti della Germania. Così sono Algeria, Qatar e Emirati Arabi Uniti.

Tornando a noi… Il premier Matteo Renzi “sta facendo nel complesso le cose giuste ma le sue mani sono legate” ha detto Stiglitz.

Per poi sentire dire…

Roma, 23 set. (Adnkronos) – Agire sulla leva della domanda per riavviare l’occupazione. Il premio Nobel 2001 per l’economia Joseph Stiglitz conferma che continuare a insistere sui meccanismi della flessibilità e sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (come si sta facendo nei Paesi dell’Eurozona) non genera nuovi posti di lavoro. “Si è parlato tanto delle riforme strutturali dei Paesi Ue. Ma non tutti i cambiamenti -ha affermato Stiglitz nelle lectio magistralis che ha tenuto nel pomeriggio all’Auletta dei gruppi Parlamentari della Camera- sono corretti, alcuni non lo sono. La gente quando vede l’etichetta ‘riforma’ pensa che sia automaticamente una cosa positiva, in realtà, questa etichetta può nascondere cose negative”. “Attualmente -ha aggiunto- le riforme strutturali sono quasi tutte viste dal lato dell’offerta ma non è questo il problema. Il problema è la domanda. Se si abbassano retribuzioni, stipendi e pensioni, se si indeboliscono gli ammortizzatori sociali, scenderà la domanda aggregata e si inaspriranno i problemi dell’occupazione e il quadro macroeconomico. Ci sono momenti in cui le riforme indeboliscono ancora di più l’economia. I Paesi che hanno mercati del lavoro molto flessibili non hanno evitato la crisi”.

Quindi quello che sta facendo Renzi nel complesso è giusto, vero!

“Attualmente -ha aggiunto- le riforme strutturali sono quasi tutte viste dal lato dell’offerta ma non è questo il problema. Il problema è la domanda. Se si abbassano retribuzioni, stipendi e pensioni, se si indeboliscono gli ammortizzatori sociali, scenderà la domanda aggregata e si inaspriranno i problemi dell’occupazione e il quadro macroeconomico

“Attualmente -ha aggiunto- le riforme strutturali sono quasi tutte viste dal lato dell’offerta ma non è questo il problema. Il problema è la domanda. Se si abbassano retribuzioni, stipendi e pensioni, se si indeboliscono gli ammortizzatori sociali, scenderà la domanda aggregata e si inaspriranno i problemi dell’occupazione e il quadro macroeconomico.

Più grande di cosi non riesco a scriverlo, sono cose che scrivo da mesi e mesi, ma forse se le dice un premio Nobel, qualcuno lo ascolta.

No illusioni, questi ascoltano solo il proprio EGO o le lettere della BCE o della Troika!

Se sabato 11 ottobre non riempiamo il teatro dell’Arca a Milano per discutere insieme sul più grande successo dell’euro è giunto il momento di ritirarsi e occuparsi esclusivamente di economia e finanza, tralasciando la crisi antropologica e i suoi risvolti sociali.

Vi aspettiamo tutti non mancate, ingresso libero!

L’accordo di libero scambio tra Ue e Stati uniti è iniquo. L’Europa non dovrebbe firmarlo”. Lo sostiene Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, cha ha parlato del l Ttip nel corso di una lectio magistralis nella nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera. Alla domanda di eunews sui motivi per i quali l’accordo non dovrebbe essere sottoscritto, il professore spiega che “si tratta di un accordo la cui intenzione sarebbe di eliminare gli ostacoli al libero commercio. Tuttavia – aggiunge – gli ostacoli al libero scambio sono le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori”.

Ve lo dice il premio Nobel e non un blogger qualunque che ve lo sta sussurrando da anni e mesi, forse a lui credete, vi supplico cercate di comprendere quello che in realtà sta accadendo in tutto il mondo, nessun complotto, è solo …

SHOCK ECONOMY

“La prima priorità per l’Europa è cambiare il proprio insieme di regole e persuadere la Germania che sta distruggendo l’Europa”. ha concluso Stiglitz.

Si hanno cercato di dissuadere anche zio Adoflo prima di invadere la Polonia e non ci sono riusciti e tutti sappiamo come è andata a finire. Provate a dissuadere nonna Merkel dall’invadere con l’ideologia fallita dell’austerità mezza Europa periferica e vedrete cosa vi risponderà!

Salvatore “Sam” Giancana nei documenti dell’FBI

Fonte: http://www.cultor.org/Documents/Giancana/Giancana.html

Gangster Sam Giancana Handcuffed to a ChairSalvatore Giancana (15 giugno 1908 – Chicago, 19 giugno 1975) fu un potente mafioso italo-americano, boss di Chicago.

Appartenente ad una famiglia originaria di Partanna, vicino Trapani in Sicilia, Giancana inizia la sua carriera criminale negli anni ’20 nella “banda dei 42”. Ex guardiaspalle del boss Al Capone, acquista la fama di killer cattivo ed eccellente guidatore.

Divenuto capo della mafia di Chicago negli anni cinquanta, governò con crudeltà i traffici della droga, gioco d’azzardo, prostituzione e della boxe.

Oltre alle attività criminali, Giancana si dedicò ad allacciare rapporti con la politica. Si ritiene che Joseph P. Kennedy, che aveva avuto in passato rapporti con alcuni boss, possa aver avuto l’appoggio di Giancana per ottenere i voti del sindacato e il supporto finanziario per suo figlio, il Senatore John F. Kennedy. Dopo il 1960 Giancana avrebbe avuto rapporti, attraverso il celebre cantante italoamericano Frank Sinatra, con l’entourage del Presidente.

Vi sono testimonianze che collegano Giancana agli omicidi del Presidente John F. Kennedy, del fratello Robert F. Kennedy e dell’attrice Marilyn Monroe, che era stata amante del boss.

In particolare, secondo quanto riferisce nelle sue memorie (“Bound by Honour, a Mafioso’s Story”) un boss mafioso, Bill Bonanno, su ordine di Giancana un sicario di Cosa Nostra, John Roselli, sarebbe stato il vero assassino del presidente Kennedy a Dallas.

Giancana sarebbe stato anche reclutato dalla CIA per assassinare il nuovo leader cubano Fidel Castro che aveva preso il potere nel 1959. Il piano tuttavia non fu mai messo in atto. Con riferimento a quell’episodio, Giancana ebbe modo di affermare spavaldamente che la mafia e la CIA erano 2 facce della stessa moneta.Fu arrestato nella sua vita più di 70 volte ma imprigionato solamente due.Dopo aver perso il comando della mafia di Chicago, Sam Giancana emigrò in Messico. Nel 1975, dopo una lunga battaglia legale, gli Stati Uniti ne ottennero l’estradizione. Ma pochi mesi dopo,il 19 giugno 1975, prima di testimoniare in uno dei numerosi processi pendenti, Giancana fu assassinato in circostanze misteriose (si sospetta anche con la complicità della CIA) nel seminterrato della sua casa a Oak Park, in Illinois.

  1. Documenti FBI Cartella 1

Bisiach Gianni – Il presidente. John Fitzgerald Kennedy. La lunga storia di una…

Fonte: http://www.ibs.it

copj170.aspIl 22 novembre 1963, il presidente John Fitzgerald Kennedy veniva assassinato a Dallas, nel Texas. Sono passati cinquant’anni, ma i dettagli e i retroscena di quell’omicidio illustre, che ha segnato la fine di un’epoca, sono ancora avvolti da un alone di mistero. John Fitzgerald Kennedy è stato il primo presidente cattolico degli Stati Uniti. Da giovane senatore, insieme con il fratello Bob, aveva condotto una coraggiosa inchiesta al Senato di Washington contro i più temibili gangster dell’epoca. Nominato presidente, JFK guida l’America verso il riconoscimento dei diritti civili, l’abolizione delle discriminazioni razziali, la politica di aiuto ai Paesi del terzo mondo. Nel 1963, durante una visita nella città di Dallas, John Fitzgerald Kennedy viene ucciso a colpi di fucile. Nel 1968 anche Martin Luther King e Robert Kennedy vengono assassinati. Per far luce nel groviglio di quei delitti sono state condotte numerose inchieste ufficiali e non. Poi gli archivi sono stati aperti e molte impietose verità sono venute a galla…

Universal Bike: la bicicletta personalizzabile mediante app

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it

Universal-BikeL’hanno chiamata Universal Bike, perché promette di essere la prima bicicletta su misura per tutti. Alla base del nuovo modello, brevettato a New York, c’è infatti un telaio in fibra di carbonio regolabile predisposto per i massimi livelli di personalizzazione. Per adattare la bicicletta alle proprie caratteristiche fisiche bisogna utilizzare un’apposita app omonima, nella quale gli aspiranti ciclisti inseriscono questi dati: altezza, peso, lunghezza delle gambe, lunghezza delle braccia, lunghezza del tronco e stile di guida (può essere un’opzione tra strada sterrata, percorso cittadino, scatto fisso, touring o pista). Il programmino elabora i dati forniti e restituisce i numeri su cui impostare la bicicletta: lunghezza del telaio, altezza e inclinazione della sella, altezza del manubrio e angolo della forcella. Ciascuno potrà svolgere questa operazione da sé, stringendo o allentando i perni dove necessario. La bicicletta universale pesa 6,8 chilogrammi nella versione a scatto fisso e 8,6 chilogrammi nella versione con il cambio. L’obiettivo dei creatori è rendere più piacevole e appetibile l’uso della bicicletta per la vita quotidiana, grazie a una postura più corretta e a un minore stress per la schiena,le ginocchia, le braccia.

ITALO CALVINO

Fonte: http://biografieonline.it/

Italo_CalvinoItalo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, presso l’Avana (Cuba). Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria dopo venti anni passati in Messico. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all’Università di Pavia.

Nel 1927, Calvino frequenta l’asilo infantile al St. George College, sempre a Cuba. Nello stesso anno nasce suo fratello Floriano, futuro geologo di fama internazionale, mentre nel 1929 frequenta le scuole Valdesi, una volta che la famiglia si trasferisce definitivamente in Italia (Calvino fa anche in tempo, alla fine delle elementari, a diventare Balilla). Nel 1934 supera l’esame per il ginnasio-liceo “G. D. Cassini” e completa la prima parte del suo percorso scolastico.

Il primo contatto con la letteratura avviene all’età di dodici anni, quando gli capita fra le mani il primo ed il secondo “Libro della giungla” di Kipling. E’ un amore al primo colpo, una fulminea infatuazione per i mondi esotici, le avventure e per le sensazioni fantastiche che può dare la lettura solitaria di testi trascinanti. Si diletta anche a leggere riviste umoristiche, cosa che lo spinge a disegnare lui stesso vignette e fumetti. In quegli anni si appassiona al cinema, un amore che durerà per tutta la sua adolescenza.

Intanto scoppia la guerra, un evento che segna la fine della sua giovinezza, così come il declino della cosiddetta “belle epoque” in versione sanremese. La sua posizione ideologica è incerta, tra il recupero di una identità locale ed un confuso anarchismo. Tra i sedici ed i venti anni scrive brevi racconti, opere teatrali ed anche poesie ispirandosi a Montale suo poeta prediletto per tutta la vita.

E’ nei rapporti personali e nell’amicizia con il compagno di liceo Eugenio Scalfari, invece, che cominciamo a crescere in lui interessi più specificatamente e politici. Attraverso un intenso rapporto epistolare con Scalfari segue il risveglio dell’antifascismo clandestino ed una sorta di orientamento rispetto ai libri da leggere: Huizinga, Montale, Vittorini, Pisacane e così via.

Nel 1941, conseguita la licenza liceale, si iscrive alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino. Dopo la morte di un giovane combattente, chiede ad un amico di presentarlo al Pci; in seguito insieme al fratello si arruola e combatte per venti mesi uno dei più aspri scontri tra partigiani e nazifascisti. E’ opinione della critica più accreditata che la sua scelta di aderire al partito comunista non derivò da ideologie personali, ma dal fatto che in quel periodo era la forza più attiva ed organizzata.

Nel frattempo i genitori vengono sequestrati dai tedeschi. Finita la guerra e liberati i genitori, nel 1946 comincia a gravitare attorno alla casa editrice Einaudi, vendendo libri a rate. Su esortazione di Cesare Pavese e del critico Giansiro Ferrata, si dedica alla stesura di un romanzo che conclude negli ultimi giorni di dicembre; è il suo primo libro, “Il Sentiero dei Nidi di Ragno”, una ricognizione appunto del periodo bellico e del mondo partigiano.

Sempre più inserito nella casa editrice, presso Einaudi, Italo Calvino si occupa dell’ufficio stampa e di pubblicità stringendo legami di amicizia e di fervido confronto intellettuale con i grandi nomi dell’epoca, presenti e futuri, come Pavese, Vittorini, Natalia Ginzburg, Delio Cantimori, Franco Venturi, Norberto Bobbio e Felice Balbo.

Nel 1948, però, lascia momentaneamente Einaudi per collaborare, in veste di redattore della terza pagina, con l’Unità torinese. Collabora anche al settimanale comunista “Rinascita”; nel 1949 torna da Einaudi ed esce la raccolta “Ultimo viene il corvo”, ma rimane inedito il romanzo “Il Bianco Veliero” sul quale Vittorini aveva espresso un giudizio negativo.

Dal 1° gennaio 1950 Calvino viene assunto da Einaudi come redattore stabile: si occupa dell’ufficio stampa e dirige la parte letteraria della nuova collana “Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria”. Sarebbero stati proprio Vittorini , Pavese e Calvino, fra l’altro, a creare quei risvolti di copertina che sono diventati uno stile nell’editoria italiana.

Nel 1951 finisce di scrivere un romanzo d’impianto realistico-sociale, “I giovani del Po”, che viene pubblicato sulla rivista “Officina” solo negli anni 1957/1958; in estate invece scrive di getto “Il visconte dimezzato”. Per una raccolta di lettere su un viaggio fatto nell’Unione Sovietica (“Taccuino di viaggio di Italo Calvino”) pubblicata sull’Unità riceve il Premio Saint-Vincent.

Nel 1955 viene promosso dall’Einaudi come dirigente mantenendo questa qualifica fino al giugno 1961; dopo tale data diventa consulente editoriale. Lo stesso anno esce su “Paragone Letteratura”, “Il midollo del leone”, il primo di una serie di saggi, volti a definire la propria idea di letteratura rispetto alle principali tendenze culturali del tempo.

L’anno seguente (1956) escono “Le fiabe italiane” che consolidano, anche grazie al lusinghiero successo, l’immagine di Italo Calvino come favolista. Il 1956, però, è assai importante per un altro fatto significativo e cruciale nella vita dello scrittore: i fatti di Ungheria, l’invasione della Russia Comunista nell’inquieta Praga, provocano il distacco dello scrittore dal Pci e lo conducono progressivamente a rinunciare ad un diretto impegno politico.

La sua creatività è invece sempre feconda ed inarrestabile, tanto che non si contano le sue collaborazioni su riviste, i suoi scritti e racconti (vince in quegli anni anche il Premio Bagutta), nonché la stesura di alcune canzoni o libretti per opere musicali d’avanguardia come “Allez-hop” dell’amico e sodale Luciano Berio. Insomma, un’attività culturale e artistica a tutto campo.

In questi anni scrive “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante“, “Il cavaliere inesistente”, “Marcovaldo“.

Alla fine degli anni Cinquanta risale anche il soggiorno di sei mesi negli Stati Uniti, coincidenti con la pubblicazione della trilogia “Nostri antenati”, mentre appare sul “Menabò” (altra rivista di vaglia di quegli anni), il saggio “Il mare dell’oggettività”.

Nel 1964 avviene una svolta fondamentale nella vita privata dello scrittore: si sposa con un’argentina e si trasferisce a Parigi, pur continuando a collaborare con Einaudi. L’anno dopo nasce la sua prima figlia, Giovannea, che gli infonde un senso di personale rinascita ed energia.

Esce nel frattempo il volume “Le Cosmicomiche”, a cui segue nel 1967 “Ti con zero”, in cui si rivela la sua passione giovanile per le teorie astronomiche e cosmologiche.

Parallelamente, Calvino sviluppa un forte interesse per le tematiche legate alla semiologia e alla decostruzione del testo, tanto che arriva ad adottare procedimenti assai intellettualistici nell’elaborazione dei suoi romanzi, così come succede ad esempio in quel gioco di specchi che è “Se una notte d’inverno un viaggiatore”.

L’inclinazione fantastica, costante di tutta l’opera di Calvino, rappresenta comunque la corda più autentica dello scrittore. In molte delle sue opere, infatti, egli infrange una regola ferrea della vita (e di gran parte della letteratura) che vuole da una parte la realtà, dall’altra la finzione. Calvino, invece, spesso mescola i due piani, facendo accadere cose straordinarie e spesso impossibili all’interno di un contesto realistico, senza perdere colpi né sull’uno né sull’altro versante. Una delle sue caratteristiche è quella di saper mantenere nei confronti della materia trattata, un approccio leggero, trattenuto dall’umorismo, smussandone gli aspetti più sconcertanti con un atteggiamento quasi di serena saggezza.

“Eleganza”, “leggerezza”, “misura”, “chiarezza”, “razionalità” sono i concetti a cui più usualmente si fa ricorso per definire l’opera di Italo Calvino; in effetti, essi individuano aspetti reali della personalità dello scrittore anche se, al tempo stesso, rischiano di sottovalutarne altri, ugualmente presenti e decisivi.

Gli anni Settanta sono anch’essi ricchissimi di collaborazioni giornalistiche, di scritti ma soprattutto di premi, che colleziona in quantità. Rifiuta il premio Viareggio per “Ti con zero” ma accetta due anni dopo il premio Asti, il premio Feltrinelli e quello dell’accademia dei Lincei, nonché quello della città di Nizza, il Mondello ed altri ancora. In questo periodo un impegno assai importante è rappresentato inoltre dalla direzione della collana Einaudi “Centopagine”, nella quale vengono pubblicati, oltre ai classici europei a lui più cari (Stevenson, Conrad, Stendhal, Hoffmann, Balzac e Tolstoj), svariati scrittori minori italiani a cavallo fra ‘800 e ‘900.

Intanto viene ultimata la villa di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove Calvino trascorre tutte le estati. Sul piano dell’impegno di scrittura inizia a scrivere nel 1974 sul “Corriere della sera” racconti, resoconti di viaggio ed articoli sulla realtà politica e sociale del paese; la collaborazione dura fino al 1979. Scrive anche per la serie radiofonica “Le interviste impossibili” i “Dialoghi di Montezuma” e “L’uomo di Neanderthal”. Nel 1976 tiene conferenze in molte università degli Stati Uniti, mentre i viaggi in Messico e Giappone gli danno spunti per alcuni articoli, che verranno poi ripresi in “Collezioni di sabbia”. Riceve a Vienna lo “Staatpreis”.

Si trasferisce a Roma nel 1980 in piazza Campo Marzio ad un passo dal Pantheon. Raccoglie nel volume “Una pietra sopra” gli scritti di “Discorsi di letteratura e società” la parte più significativa dei suoi interventi saggistici dal 1955 in poi. Nel 1981 riceve la Legion d’onore. Cura l’ampia raccolta di scritti di Queneau “Segni, cifre e lettere”.

Nel 1982 alla Scala di Milano viene rappresentata “La vera storia”, opera scritta insieme al già ricordato compositore Luciano Berio. Di quest’anno è anche l’azione musicale “Duo”, primo nucleo del futuro “Un re in ascolto”, sempre composta in collaborazione con Berio.

Nel 1983 viene nominato per un mese “directeur d’ètudes” all’Ecole des Hautes Etudes. A gennaio tiene una lezione su “Science et metaphore chez Galilèe” e legge in inglese alla New York University la conferenza “Mondo scritto e mondo non scritto”. Nel 1985, avendo ricevuto l’incarico di tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti (nella prestigiosa Harvard University), prepara le ormai celeberrime “Lezioni Americane”, che tuttavia rimarranno incompiute, e saranno edite solo postume nel 1988.

Durante il 1984 in seguito alla crisi aziendale dell’Einaudi decide di passare alla Garzanti presso la quale appaiono “Collezione di sabbia” e “Cosmicomiche vecchie e nuove”. Compie dei viaggi in Argentina e a Siviglia dove partecipa ad un convegno sulla letteratura fantastica. Nel 1985 traduce “La canzone del polistirene” di Queneau mentre durante l’estate lavora ad un ciclo di sei conferenze. Il 6 settembre viene colto da ictus a Castiglione della Pescaia.

Ricoverato all’ospedale Santa Maria della Scala di Siena, Italo Calvino muore il 19 settembre 1985, all’età di 61 anni, colpito da un’emorragia celebrale.

L’Internal displacement monitoring center (Idcm) del Norwegian refugee council (Nrc) ha pubblicato il rapporto “Global Estimates 2014: people displaced by disasters” dal quale emerge che nel 2013 nel mondo ci sono stati 22 milioni di profughi a causa di disastri naturali.  Più di 3 volte, quindi, dei profughi di guerra. Ma siccome piove sempre sul bagnato, secondo il rapporto sembra esserci una corrispondenza tra profughi causati dalla natura e quelli dovuti alla guerra: «In 33 dei 36 Paesi in cui ci sono stati conflitti armati tra il 2008 e il 2012 – spiegano gli esperti norvegesi – si sono avuti anche disastri naturali». – See more at: http://www.greenreport.it/news/clima/ventidue-milioni-profughi-disastri-naturali-in-anno-quelli-guerra/#sthash.dHyPviH7.dpuf
L’Internal displacement monitoring center (Idcm) del Norwegian refugee council (Nrc) ha pubblicato il rapporto “Global Estimates 2014: people displaced by disasters” dal quale emerge che nel 2013 nel mondo ci sono stati 22 milioni di profughi a causa di disastri naturali.  Più di 3 volte, quindi, dei profughi di guerra. Ma siccome piove sempre sul bagnato, secondo il rapporto sembra esserci una corrispondenza tra profughi causati dalla natura e quelli dovuti alla guerra: «In 33 dei 36 Paesi in cui ci sono stati conflitti armati tra il 2008 e il 2012 – spiegano gli esperti norvegesi – si sono avuti anche disastri naturali». – See more at: http://www.greenreport.it/news/clima/ventidue-milioni-profughi-disastri-naturali-in-anno-quelli-guerra/#sthash.dHyPviH7.dpuf
L’Internal displacement monitoring center (Idcm) del Norwegian refugee council (Nrc) ha pubblicato il rapporto “Global Estimates 2014: people displaced by disasters” dal quale emerge che nel 2013 nel mondo ci sono stati 22 milioni di profughi a causa di disastri naturali.  Più di 3 volte, quindi, dei profughi di guerra. Ma siccome piove sempre sul bagnato, secondo il rapporto sembra esserci una corrispondenza tra profughi causati dalla natura e quelli dovuti alla guerra: «In 33 dei 36 Paesi in cui ci sono stati conflitti armati tra il 2008 e il 2012 – spiegano gli esperti norvegesi – si sono avuti anche disastri naturali». – See more at: http://www.greenreport.it/news/clima/ventidue-milioni-profughi-disastri-naturali-in-anno-quelli-guerra/#sthash.dHyPviH7.dpuf