Bayer-Monsanto: la UE gioca d’anticipo

Scritto da: Matteo Cavallito
Fonte: http://www.valori.it/finanza-etica/bayer-monsanto-la-ue-gioca-danticipo-13606.html

Una marcia contro la Monsanto a Vancouver, Canada. Foto: Rosalee Yagihara Wikimedia Commons

Una marcia contro la Monsanto a Vancouver, Canada. Foto: Rosalee Yagihara Wikimedia Commons

L’Unione europea è pronta ad avviare un’indagine sulla prevista acquisizione del colosso delle biotecnologie e dei semi OGM Monsanto da parte della tedesca Bayer e su altre operazioni di fusione tra le compagnie del settore. Lo ha reso noto ieri la stessa agenzia antitrust UE. Una mossa caratterizzata da una tempistica insolita, ha notato nell’occasione il Wall Street Journal, visto che Bruxelles non ha ancora ricevuto una notifica formale dell’operazione da parte dei soggetti coinvolti. L’acquisto di Monsanto, ricorda il quotidiano Usa, comporterebbe un esborso di 62 miliardi di dollari da parte del gigante farmaceutico.

A sollevare perplessità sull’operazione, ricorda ancora il Wall Street Journal, sono stati in particolare due eurodeputati verdi: Martin Haeusling e Sven Giegold. Secondo quanto comunicato dalla commissaria per la concorrenza UE Margrethe Vestager, l’indagine di Bruxelles mirerebbe a valutare gli effetti dell’acquisizione sulla varietà dei semi disponibili sul mercato al pari delle conseguenze per le attività di ricerca e innovazione.

 

 

Piccole soddisfazioni

Scritto da: Marco Cedolin
Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.it/2016/06/piccole-soddisfazioni.html

 

Forse mai nel corso di una sola settimana mi era capitato di avere tante sorprese piacevoli, come quelle di cui ho smodatamente (e senza alcun senso di colpa) goduto durante questi ultimi giorni di giugno in cui la canicola si è sostituita alle raffiche di temporali.
Domenica sera è accaduto quello che in tutta onestà mai avrei ritenuto possibile in una realtà che non fosse costituita da un universo alternativo. Il PD, rappresentato da Piero Fassino, con tutta la mostruosa mafia che lo sostiene, costituita da banche, industriali d’accatto, giudici, pennivendoli, coop e faccendieri di ogni risma, ha perso l’amministrazione della città di Torino che da sempre considerava “cosa sua”, cedendola a Chiara Appendino, giovane donna di belle speranze del Movimento 5 stelle e pure No Tav, una qualifica che sotto la Mole equivale all’accusa di essere eretici nel regno dell’inquisizione.
La scorsa notte nel referendum sul Brexit, dopo mesi di terrorismo giornalistico…..

 

commisto al terrorismo reale che ha avuto la propria vittima sacrificale nella persona della deputata laburista Jo Cox, gli inglesi hanno deciso di abbandonare l’Unione Europea al proprio destino che personalmente mi auguro sia quello di franare implodendo su sé stessa in tempi molto brevi.
A nulla sono servite le minacce di ogni genere portate dai banchieri, i moniti e le previsioni catastrofiche esperite dai politici di ogni risma e colore, i dotti consigli dispensati quotidianamente dai giornalisti prezzolati e dagli esperti economici a libro paga della UE. Così come a nulla è servito il teatrino mandato in onda ieri sera, con l’ausilio di exit pool fasulli costruiti sul convincimento che i brogli già previsti avrebbero aggiustato la questione portandola sul binario predestinato.
Gli inglesi hanno votato per lasciare l’Europa, i brogli non sono riusciti o non sono stati sufficienti e la pletora di giornalisti, politicanti d’accatto ed opinionisti al servizio del padrone hanno potuto disquisire solo per qualche ora di una vittoria che non esisteva, prima di prendere coscienza della realtà e correre a rintanarsi nella loro angusta cuccia, dove trovandosi alla catena non hanno potuto fare altro che sputare veleno ed idiozie assortite per tutta la giornata. Primo fra tutti il sinistro intellettuale Roberto Saviano arrivato a realizzare che il popolo (quello che fino ad oggi ha acquistato i suoi libri) non ha il diritto di fare delle scelte, poiché in passato (come adesso) a suo dire ne avrebbe fatte di sbagliate ed occorre qualcuno “illuminato” che per bonomia scelga al posto suo, qualcuno che naturalmente non sbagli perché sta dalla parte giusta della storia, quella che naturalmente ha scelto lui e che fa vendere i libri.
Non sono un fan del Movimento 5 stelle e non penso che Chiara Appendino o Virginia Raggi faranno dei miracoli o si renderanno artefici di una rivoluzione epocale, sia perché in qualità di sindaci non credo ne avrebbero l’opportunità, sia perché il movimento che rappresentano è molto lontano dal presentarsi come un qualcosa di rivoluzionario. Sono però fermamente convinto che faranno meglio delle amministrazioni che le hanno precedute, cosa tutto sommato facile da vaticinare alla luce della devastazione che il PD ha portato e porta in ogni luogo dove abbia governato o governi nel paese.
Alla stessa stregua non mi illudo pensando che il Brexit sia in grado di disintegrare in tempi brevi quel mostro onnivoro chiamato Unione Europea, ma sono fermamente convinto che si tratti di un segnale importante e di una bastonata che si farà sentire, sulla schiena dell’organizzazione a delinquere che sta gettando in mezzo alla strada milioni di cittadini e privando i popoli europei (ridotti a schiavi globalizzati) del diritto ad avere un futuro.
Lascio le dotte analisi su quanto accaduto a chi ritiene di averne le capacità ed a chi, pur non avendole, scrive per un padrone ed è costretto a mettere sulla carta quanto gli viene ordinato. Personalmente m’interessa solamente godere per quanto accaduto e rallegrarmi per il fatto che qualche volta i miracoli succedono anche quando non te lo aspetti.

 

Musica classica? Abbassa la pressione e fa bene al cuore

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/musica-classica-cuore.php

ascoltare musica
Musica classica? Abbassa la pressione e fa bene al cuore

La musica classica fa abbassare la pressione e la frequenza cardiaca, che misura i battiti del cuore. Lo stesso non si può dire di altri generi musicali che anzi potrebbero stimolare il cervello piuttosto che rilassarlo. È quanto suggerisce uno studio tedesco, dell’Università della Ruhr a Bochum, pubblicato sulla rivista Deutsches Ärzteblatt International.

I ricercatori hanno coinvolto nello studio 120 persone: 60 hanno ascoltato musica per 25 minuti, altri 60, come gruppo di controllo, hanno riposato in silenzio. Chi ha ascoltato musica è stato diviso in tre gruppi: uno dedicato a Mozart (con la sinfonia n.40) uno a Johann Strauss e l’ultimo al gruppo pop degli Abba.

A tutti i partecipanti sono stati misurati pressione, battito cardiaco e livello di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress. Sebbene con qualsiasi tipo di musica ascoltata si abbassasse il livello di cortisolo, soprattutto nelle donne, per il battito cardiaco e la pressione invece vi erano delle differenze.

La musica di Mozart è risultata in assoluto quella che dava maggiori risultati, con il battito cardiaco che si calmava: la pressione sistolica, cioè la massima, si abbassava di 4,7 millimetri di mercurio, e quella diastolica, cioè la minima, di 2,1.

A seguire i brani di Johann Strauss, con un abbassamento della massima di 3,7 millimetri di mercurio e della minima di 2,9. Nessun effetto sostanziale, invece, è stato riscontrato con la musica degli Abba.

Come risparmiare sul condizionatore d’estate

Scritto da: Elena
Fonte: http://www.soloecologia.it/23062016/risparmiare-sul-condizionatore-destate/8724

CondizionatoreArriva la stagione calda e con essa aumentano anche i consumi. L’energia elettrica adoperata per alimentare i nostri cari condizionatori è tanta e può pesare anche per più di 100 euro sul conto energetico annuo. L’assorbimento energetico degli apparecchi per l’aria condizionata è influenzato certamente dall’età dei dispositivi e conseguentemente dalla loro classe energetica.

Da una comparazione con SosTariffe.it emerge che rinfrescare l’abitazione non ha sempre lo stesso costo. Prediligere delle tariffe energia elettrica piuttosto che altre o optare per un gestore piuttosto che un altro può fare effettivamente la differenza. Si pensi che 3 componenti che utilizzano gli elettrodomestici di base come forno elettrico, lavatrice e frigorifero a parità tra giorno e sera o weekend possono spendere nella migliore delle ipotesi 420 euro all’anno. La stessa famiglia che dovesse usare anche il condizionatore vedrebbe la spesa salire, sempre nella migliore delle ipotesi, a 530 euro. Euro più, euro meno. Qualora la famiglia avesse ancora una tariffa del mercato di maggior tutela pagherebbe probabilmente ancora di più. Quindi la prima regola per risparmiare in estate così come durante tutto l’anno è accertarsi che la tariffa applicata sia effettivamente la migliore, ovvero quella che meglio risponde alle esigenze di consumo specifica della famiglia.

Spesa energetica: dito puntato contro il condizionatore
Va detto che non è solo il condizionatore a influire sulla maggior spesa elettrica in estate. Anche le più basse temperature del frigorifero, l’utilizzo di ventilatori e le maggiori esigenze di raffreddamento degli apparecchi elettronici ad esempio partecipano all’innalzamento della bolletta. Certo è che tra questi effettivamente il condizionatore rappresenta l’apparecchio più dispendioso. Ecco perché è importante adottare una serie di accorgimenti.

Tra le cose fondamentali da fare vi è la pulizia dei filtri. Il condizionatore per funzionare ha bisogno di aspirare aria che poi raffredda e rilascia nell’ambiente. Se questo passaggio è ostruito l’energia richiesta è maggiore e di conseguenza aumentano anche i consumi. Effettuare pulizie periodiche aiuta anche a tenere lontani eventuali acari che si depositano e che vengono poi rilasciati nell’ambiente creando non pochi danni alla salute.

Verificare la classe energetica è un altro aspetto fondamentale. Purtroppo i vecchi apparecchi non in classe A+ o superiore hanno un assorbimento energetico anche del 30% superiore rispetto ai modelli più recenti. In questo caso a seconda delle disponibilità vale la pena effettuare un acquisto in maniera saggia piuttosto che valutare la sostituzione.

L’utilizzo delle impostazioni di timer con giudizio può aiutare ulteriormente a mantenere la bolletta entro certi limiti. Durante la notte la nostra temperatura corporea scende, sfruttando ciò, quindi si può prevedere lo spegnimento o l’abbassamento della potenza del condizionatore almeno nelle ore centrali della notte. Qualora il caldo non fosse così forte si può usare la funzione di deumidificazione che da sola potrebbe alleviare con un consumo nettamente inferiore.

Il buon senso vince sulla bolletta
Rimane inteso che sono prima di tutto i comportamenti a fare la differenza. Evitare sprechi è fondamentale: educazione e accorgimenti forse banali giocano un ruolo centrale. Non lasciare porte aperte se il condizionatore è in funzione, non adoperare il condizionatore se nessuno è in casa per un lungo periodo, regolare la temperatura senza esagerare sono accortezze tanto semplici quanto efficaci. L’installazione di apparecchi per la misurazione del consumo energetico aiutano ancor più ad adottare comportamenti più intelligenti. Si tratta di sistemi di misurazione economici che vanno installati sul contatore e che in tempo reale mostrano quanto si sta spendendo. Alcuni gestori elettrici hanno iniziato a proporli assieme alla sottoscrizione di alcune offerte, in attesa che vengano sostituiti tutti i contatori Enel. Da quel momento si apriranno nuove possibilità di monitoraggio comodamente dai dispositivi mobili comunemente utilizzati come tablet e smartphone.

Medicina letali e crimine organizzato

Scritto da: arcello Pamio
Fonte:http://www.disinformazione.it/medicine_letali.htm

“Le aziende farmaceutiche non meritano più la nostra fiducia per la loro arroganza e per il loro palese disinteresseper la salute della popolazione”

Drummond Rennie, vicepresidente del JAMA

L’ultimo libro del dottor Peter C. Gøtzsche, “Medicine letali e crimine organizzato” è inquietante.
Se non fosse stato scritto da uno scienziato di fama internazionale il cui curriculum professionale è inossidabile e inattaccabile verrebbe da non crederci.
Due lauree (medicina e chimica) hanno permesso a Gøtzsche di lavorare direttamente per le aziende farmaceutiche sia come informatore impegnato a lanciare i nuovi farmaci sia come responsabile del prodotto. Quindi uno che conosce molto bene come funziona il Sistema dal di dentro…
Ha diretto inoltre il prestigioso e indipendente Nordic Center della Cochrane Collaboration (1).

Nel libro Gøtzsche spiega dettagliatamente, studio dopo studio come le aziende farmaceutiche sono riuscite a nascondere il fatto che i farmaci, al pari del tabacco, sono uno dei killer più spietati al mondo.
Le industrie grazie a comportamenti fraudolenti sia nel campo della ricerca che della promozione commerciale hanno sempre nascosto la letalità dei loro prodotti, e non appena emergono dati convincenti sulla loro pericolosità, vengono puntualmente realizzate ricerche di scarsissima qualità, spesso falsificandole, che arrivano a conclusioni opposte, generando volutamente confusione sia nell’opinione pubblica che nel mondo medico.
Così facendo le aziende guadagnano tempo e le persone continuano a prendere farmaci e a morire…

Le organizzazioni criminali
Per comprendere i livelli di corruzione e amoralità che circolano nelle sale ovali delle principali multinazionali ecco un elenco incompleto di condanne che hanno ricevuto.
Questo è solo uno dei tantissimi motivi delineati magistralmente nel libro che permettono al dottor Gøtzsche di paragonare le lobbies della chimica e farmaceutica alle organizzazioni criminali. Anzi, queste ultime uccidono di meno.
Le multe sono state affibbiate per truffe vere e proprie, corruzione di medici, omissioni volontarie di eventi avversi, prescrizioni off-label (fuori dalle indicazioni terapeutiche), promozioni illegali e informazioni ingannevoli.

Pfizer: 2,3 miliardi di dollari nel 2009; Novartis: 423 milioni di dollari nel 2010; Sanofi-Aventis: 95 milioni di dollari nel 2009; Glaxo-SmithKline: 3 miliardi di dollari nel 2011; AstraZeneca: 520 milioni di dollari nel 2010; Johnson & Johnson: 1,1 miliardi di dollari nel 2012; Merck: 670 milioni di dollari; Eli Lilly: 1,4 miliardi di dollari nel 2009; Abbott: 1,5 miliardi di dollari nel 2012.

Dei 165 procedimenti giudiziari conclusisi con un patteggiamento (dal 1991 al 2010) le lobbies hanno sborsato 20 miliardi di dollari di sanzioni. A questi si devono aggiungere fino a luglio 2012 altri patteggiamenti per un totale di 10 miliardi di dollari.
Negli ultimi 15 anni, solo di patteggiamenti le cifre si aggirano sui 30 miliardi di dollari!

Guerra ai generici
I farmaci generici (stesso principio chimico ma molto meno cari perché il brevetto è scaduto) possono essere tenuti fuori dal mercato con una strategia in stile mafioso. Basta che un’azienda avvii una causa legale contro il produttore del generico, accusandolo di aver violato la legislazione sui brevetti, anche se l’accusa è del tutto priva di fondamento. L’autorizzazione per il generico slitta negli Stati Uniti automaticamente di ben 30 mesi.
In questo modo riescono a tenere per diversi anni l’esclusiva sulle proprie molecole anche dopo la scadenza dei brevetti. Impediscono di fatto l’utilizzo commerciale dei farmaci generici provocando un danno economico enorme ai vari sistemi sanitari e alle persone.
Un’altra strategia commerciale sfrutta la stereoisomericità delle molecole. I farmaci infatti sono stereoisomeri, cioè composti da due metà speculari, dal punto di vista chimico, di cui solo una metà è farmacologicamente attiva.

Quando il brevetto del farmaco originale sta per scadere la società mette sotto brevetto la metà attiva delle due. Modificano il nome, aggiungendo per esempio una o più lettere davanti al nome vecchio, e il farmaco-fotocopia viene immesso nel mercato per altri decenni. In questo modo ogni singolo farmaco viene brevettato per almeno due volte.
Il citalopram (scaduto) è diventato escitalopram.

Un’altra strada è rimettere il farmaco in commercio ma per un altro disturbo.
L’olanzapina era un principio attivo molto datato e quando il suo brevetto era prossimo alla scadenza, la Eli Lilly riuscì ad ottenere un nuovo brevetto dimostrando che il farmaco induce un aumento del colesterolo nei cani inferiore però a quello di un altro farmaco che non è mai stato autorizzato. Tutto questo è folle, anche perché l’olanzapina aumenta il colesterolo più di quasi tutti i farmaci in commercio!
Ma questo poco importa perché grazie ad una campagna di marketing spietata lo Zyprexa (nome commerciale dell’olanzapina) è divenuto l’antipsicotico più usato al mondo e nel 2005 ha portato ricavi per 4,2 miliardi di dollari.

Non tutti sanno che i farmaci fortemente innovativi nascono quasi tutti dalle ricerche pubbliche e non private. Tutta la ricerca di base che ha consentito alla medicina moderna di progredire è stata realizzata dal settore no-profit (università, centri di ricerca, laboratori finanziati dai governi). Circa 15 dei 21 farmaci più importanti entrati nel mercato statunitense dal 1965 al 1992 sono stati sviluppati da finanziamenti federali.
Le aziende farmaceutiche investono nella ricerca di base per la scoperta di nuove molecole e di nuovi vaccini solo l’1% dei loro profitti, la maggior parte dei soldi li usano infatti per il marketing.

Manipolazione degli studi
Attualmente il solo requisito che viene considerato vincolante per stabilire se un farmaco è efficace è la presenza di un effetto statisticamente significativo in soli due studi clinici randomizzati e controllati (dalle aziende stesse) a confronto con il placebo. Questo obiettivo è facilmente raggiungibile, anche perché se l’azienda non raggiunge il proprio obiettivo può continuare a realizzarne altri, fino al momento in cui ce ne sono almeno due che cedono alle sue insistenze…
La comparazione con il placebo non ci dice nulla purtroppo se il nuovo farmaco è migliore o peggiore di un farmaco già in commercio.

Le aziende dispongono di svariate tecniche per manipolare gli studi clinici randomizzati che finanziano. Possiedono vari sistemi per ingannare le agenzie di controllo e far approvare farmaci pericolosissimi per la salute umana.
Per esempio se le dimensioni del campione sono sufficientemente ampie, uno degli effetti del farmaco assumerà valori statisticamente significativi e il farmaco verrà approvato anche se è pericoloso per la salute pubblica.
La storia ci insegna che sono tantissimi i farmaci entrati in commercio e poi ritirati dopo aver causato vere e proprie stragi. Sanno che un farmaco rischia di uccidere centinaia di migliaia di persone? Nessun problema, ai produttori non importa nulla, se quel farmaco farà incassare miliardi di dollari.
Si calcola il Vioxx della Merck abbia ucciso oltre 120.000 persone; il Celebrex della Pfizer circa 80.000, ecc. ecc.
Questi semplici due casi dimostrano che i FANS sono un gruppo di farmaci ad alta letalità, mentre la pubblicità e il marketing hanno spinto i medici, col supporto di reumatologi venduti a prescriverli per qualsiasi forma di dolore.

Poi c’è tutto il mondo delle scorrettezze scientifiche come far sparire i dati raccolti nello studio se non sono in linea con i risultati desiderati.
Negli studi controllati, lo dice il nome stesso, è possibile controllare e manipolare ogni risultato.
I dati infatti sugli studi parlano da soli: i risultati sono più favorevoli per il farmaco valutato se l’azienda che lo produce è quella che finanzia lo studio (20 volte più favorevoli del previsto).
E’ davvero incredibile che si sia arrivati ad accettare un sistema in cui le aziende fanno la parte sia dei giudici che dell’imputato, e chi ne paga le spese siamo noi.

Ghostwriters
Il livello dell’attuale ricerca è così corrotto che esistono autori invisibili direttamente stipendiati dalle aziende farmaceutiche che sfornano revisioni e articoli secondari in modo da inondare e deviare il mondo accademico.
Questa prassi produce gravi danni alla sanità pubblica dal momento che spinge i medici verso conclusioni sbagliate sui benefici e svantaggi dei farmaci. Si tratta di una vera e propria truffa.

In pratica la divisione marketing produce articoli scritti da autori aziendali, ma questi verranno poi firmati da importanti e autorevoli professori e baroni universitari, i quali ricevono una lettera con l’offerta di decine di migliaia di dollari semplicemente per firmare con il proprio nome un articolo che tesse le lodi del nuovo farmaco!
Questi medici venduti avvallano il farmaco basandosi su studi scritti dalle stesse aziende (spesso neppure letti), in un conflitto di interessi pericolo per la salute dei pazienti.
Poi la maggior parte dei medici in buona fede credendo che gli articoli scientifici siano stati scritti dai colleghi più autorevoli, prescriveranno il farmaco….

Corruzione dei medici
Con l’informatizzazione della vita umana le aziende riescono a sapere ogni settimana tutti i dati relativi alle prescrizioni farmaceutiche effettuate da ogni singolo medico. In questo modo sono in grado di tenere sotto controllo e verificare come stanno lavorando i loro medici. Se lavorano bene oppure no. Se meritano premi, soldi oppure no.
Negli USA le farmacie non forniscono i nomi dei medici, ma solo il loro numero di codice.
Sapete chi vende alle aziende i nominativi dei codici corrispondenti? L’AMA, l’Associazione dei Medici Americani. Solo nel 2005 l’AMA ha dichiarato profitti per 44 milioni di dollari dalla vendita dei propri database. Ecco a cosa serve la casta dei camici bianchi, il sindacato dei medici americani: a vendere i dati personali dei medici.
Non c’è nulla da stupirsi se teniamo conto che per molti decenni l’AMA ha negato il collegamento tra fumo e salute e questo soltanto perché riceveva decine di milioni di dollari dalle lobbies del tabacco.
Le industrie ovviamente puntano tutto sui medici perché sono loro che prescrivono le droghe.
Circa 20 anni fa l’investimento annuale delle lobbies oscillava già tra gli 8000 e i 15000 euro a singolo medico, oggi tale investimento supera il miliardo di dollari, solo negli States.

Promozione illegale dei farmaci
La forma peggiore di prostituzione dei medici è il loro supporto alla promozione illegale dell’utilizzo dei farmaci al di fuori delle indicazioni autorizzate (off-label).
Prescrivere un farmaco fuori dalle indicazioni per il quale è stato autorizzato significa allargare immensamente il mercato, ma tale promozione espone i pazienti ai gravi effetti avversi, senza che vi sia alcuna garanzia di un qualche beneficio. Queste attività criminali che si sono lentamente espanse (come si evince dall’elenco delle condanne), hanno prodotto moltissime vittime, uccise da infarti e ictus o danneggiate in modo permanente a livello di sistema nervoso.

La psichiatria è il gotha delle aziende
La psichiatria è diventata il paradiso delle aziende perché le definizioni dei disturbi psichiatrici sono vaghe e facilmente manipolabili. Gli psichiatri non a caso ricevono dalle aziende farmaceutiche più denaro dei colleghi di qualsiasi altra branca della medicina.
A livello internazionale la psichiatria basa le diagnosi sul DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, in pratica un documento basato sul consenso degli esperti e come tale non ha NULLA di serio e scientifico. Il livello di confusione e incompetenza è tale che il DSM non è in grado di definire neppure quale sia la natura di un disturbo mentale!

Ma il DSM è funzionale al Sistema perché ha contribuito a scatenare svariate epidemie di falsi positivi sulla base di definizioni troppo vaghe, come per esempio l’ADHD e il disturbo bipolare giovanile. Da quando è stato inserito nel manuale il disturbo bipolare nell’infanzia le diagnosi sono aumentate di 35 volte negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti.
La situazione è così grave che nel 2009 al primo posto nella classifica dei farmaci più venduti c’erano gli antipsicotici, mentre gli antidepressivi erano al quarto posto, preceduti da quelli per ridurre i colesterolo (statine) e gli inibitori di pompa (antiacidi).
I farmaci a livello psichiatrico sono certamente i più pericolosi di tutti.

Per esempio gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono simili alle anfetamine, e vengono usati per la depressione e l’ADHD, ma provocano il disturbo bipolare.
Il termine Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI) è stato ideato dalla SmithKline Beecham (oggi Glaxo). Nonostante questi farmaci non abbiano nulla di selettivo e nulla di specifico è purtroppo diventata la definizione di queste droghe. La loro funzione è quella di ridurre il numero dei recettori cerebrali della serotonina e quando il farmaco viene bruscamente interrotto le persone iniziano a sentirsi male, esattamente come un drogato o un alcolista in crisi di astinenza. Gli effetti collaterali sono numerosissimi e devastanti (agitazione, irrequietezza, attacchi di panico, insonnia, aggressività, idee suicidarie, allucinazioni, violenza, ecc.).

La bufala dello squilibrio chimico
La psichiatria invece di comprendere le esperienze dei propri pazienti si è trasformata in una disciplina fondata sui questionari. Per una diagnosi basta una breve visita di 10-15 minuti al termine della quale al paziente verrà detto che dovrà prendere un farmaco per rimettere a posto lo “squilibrio chimico cerebrale” per tutto il resto della vita.
La favola dello squilibrio chimico viene raccontata per spiegare l’azione degli psicofarmaci, ma si tratta di una bufala perché NON è mai stato dimostrato che una qualsiasi delle principali patologie psichiatriche sia determinata da un difetto biochimico e infine NON esiste alcun test biologico che lo dimostri.
Gli psicofarmaci quindi non correggono uno squilibrio ma lo provocano, ecco perché è così difficile sospenderli. Infine possono favorire azioni violente, suicidi e omicidi compresi.

I farmaci uccidono più della malavita
Sono almeno 100.000 le persone che ogni anno solo negli Stati Uniti muoiono a causa dei farmaci che assumono. Ce ne sono altri 100.000 che muoiono per errori, quali l’eccessivo dosaggio o l’utilizzo di un farmaco in presenza di controindicazioni specifiche.
Poiché almeno un terzo delle morti avviene in ospedale, queste percentuali ci portano a una stima sicuramente in difetto, di almeno 200.000 americani che muoiono ogni anno per i farmaci.
Anche in Europa la Commissione ha stimato attorno ai 200.000 i cittadini europei che muoiono per eventi avversi dei farmaci.
Questi dati significano solo una cosa: negli Stati Uniti e in Europa i farmaci sono la terza più importante causa di morte dopo le patologie cardiovascolari e il cancro!
E’ probabile che il numero reale sia superiore, anche perché nelle schede di morte degli ospedali e dei medici legali, le morti che derivano dai farmaci prescritti (vedi chemio) sono spesso attribuite a cause naturali o sconosciute, visto che non sono facili da dimostrare.

Se un’epidemia letale delle stesse dimensioni fosse stata provocata da un batterio avremmo fatto di tutto per riportarla sotto controllo. Con i farmaci no, come mai?
Inoltre va tenuto presente che oltre ai morti ci sono milioni di persone che ogni anno vengono colpite da eventi avversi molto gravi e invalidanti.
Quella dei farmaci antitumorali è una delle aree cui si verifica una vera e propria situazione disastrosa. In questo campo i vincoli che le agenzie impongono sono pressoché nulli: questi farmaci (tra i più tossici e pericolosi in commercio) vengono autorizzati sulla base di studi clinici con un solo braccio di trattamento (quando il minimo sarebbe due). Questo non consente di avere un’idea precisa della capacità di aumentare o diminuire la mortalità.
Una ricerca che ha preso in esame i 12 farmaci antitumorali che sono stati autorizzati in Europa dal 1995 al 2000 ha dimostrato che nessuno di essi portava a risultati decisamente migliori, ma che in compenso costavano centinaia di volte di più rispetto a farmaci già disponibili.
Il tutto per la gioia delle industrie produttrici.

Conclusione
La strategia messa in atto dalle lobbies è perfetta e diabolica: controllano e manipolano gli studi clinici, corrompono le agenzie di controllo, comprano i giornalisti e i medici, e infine riescono a convincere le persone sane che sono malate e che hanno bisogno di prendere sempre più farmaci.
Il motivo per cui assumiamo sempre più farmaci è che le aziende farmaceutiche non vendono farmaci, ma bugie sui farmaci! Quasi tutto quello che possiamo sapere infatti su un farmaco è quello che le stesse aziende produttrici hanno deciso di far sapere a noi e ai medici…

(1) La Cochrane Collaboration è un’organizzazione senza fini di lucro nata a Oxford nel 1993 che coinvolge circa 30.000 persone e le revisioni sono diventate oltre 5000.

Germania, Steinmeier: manovre NATO sono pericolose per la Sicurezza

Scritto da: Mirco Coppola
Fonte  http://www.opinione-pubblica.com/germania-steinmeier-manovre-nato-pericolose-per-la-sicurezza/

Frank-Walter Steinmeier

Il ministro degli esteri tedesco, in un’intervista alla Bild am Sonntag, ha stigmatizzato le manovre NATO che negli ultimi giorni hanno visto le truppe dell’Alleanza atlantica compiere diverse esercitazioni con migliaia di uomini nella regione del Baltico (Lettonia, Estonia, Lituania) e della Polonia, proprio in quel confine orientale, laddove l’Europa ha come vicino la Russia.

“In un momento come questo – ha dichiarato il ministro dell’SPD – c’è bisogno di portare avanti un discorso di dialogo con la Russia e non di surriscaldare gli animi con esercitazioni belliciste. Se qualcuno crede che con delle manovre di guerra si possa fare un passo avanti nella sicurezza, egli si sbaglia“.

Lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, durante lo svolgimento del Forum Internazionale di San Pietroburgo aveva stigmatizzato le manovre tutt’altro che pacifiche della NATO sul fronte nord-est dell’Europa, sostenendo di non comprendere il senso delle manovre di espansione della Alleanza atlantica, non essendoci più né l’URSS né il Patto di Varsavia.

Steinmeier a tal proposito ha sottolineato come con la Russia l’Europa abbia bisogno di instaurare un dialogo, coinvolgendo Mosca in questioni nodali della politica internazionale, come la lotta contro l’islamismo radicale e la stabilizzazione del fronte libico. “La storia insegna – ha sostenuto il ministro tedesco – che la disposizione al dialogo è l’arma più efficace per la Sicurezza. Soltanto in questo modo si potrà giungere ad un accordo sul controllo degli armamenti in Europa”.

Parole concilianti, ma che difficilmente avranno un seguito, esclusi colpi di scena. Malgrado il riconoscimento della Russia come potenza internazionale affidabile, si guardi al fronte siriano, non si prospetta al momento nessun passo avanti da parte dell’Europa sulla crisi ucraina, che ha oramai superato i due anni.

Le sanzioni alla Russia, lontane dall’essere revocate dall’UE, rendono il dialogo con i russi molto arduo, quantomeno sul piano politico. La Germania, leader incontrastata di quest’Europa, palesa, tuttavia, la propria difficoltà nel traghettare l’Unione verso una sovranità completa (mancanza di unità militare e mancanza di unità di intenti fra i paesi membri) e le parole di Steinmeier sono indizio del nervosismo che aleggia nel governo di Angela Merkel, che con l’eventuale Brexit potrebbe vedere la comunità europea sfuggirle di mano.

Una comunità europea che a venticinque anni dalla caduta dell’Unione Sovietica vive ancora sotto un’obsoleta tutela NATO e che la vicenda di Euromaidan ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di costituire un attore geopolitico indipendente. E non lo sarà finché sposerà vecchi schemi ideologici da guerra fredda: la tesi di un Occidente libero che avrebbe il dovere di contrapporsi ai regimi “totalitari” e “illiberali”.

E anche peggio sarebbe sposare le teorie huntingtoniane, che recitano che l’Occidente, conclusasi l’era delle ideologie, debba avere il ruolo di conservare il proprio status quo nei confronti delle altre civiltà che reclamano il proprio spazio nel mondo globale. Concetto pericoloso, che porterebbe l’Europa ad assumere un comportamento negativo pregiudizievole nei confronti delle economie emergenti e spesso già consolidate, che, al contrario, i paesi europei dovrebbero guardare come un’occasione da sfruttare.

In ogni caso l’Europa, a meno di cambi di passo radicali, che si continui con lo strapotere tedesco e dei suoi satelliti (che però non disdegnano qualche aiutino anche da Washington) o che si torni allo status ante-Unione è destinata al fallimento. In crisi dal punto di vista economico e costretta a lottare con i paesi emergenti per mantenere solidi i propri mercati; annientata dal punto di vista politico.

Green economy, l’industria chiede a Parlamento e Ue di misurare il riciclo effettivo

Scritto da: Luca Aterini
Fonte: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/green-economy-lindustria-chiede-parlamento-ue-misurare-riciclo-effettivo/

riciclo rifiuti europa

Una concreta programmazione economica, così come quella ambientale, ha bisogno innanzitutto di dati affidabili per poter prosperare. Per questo le industrie italiane che producono carta, acciaio, metalli e plastica – tutti settori dove la manifattura è anche riciclo – si sono unite nel chiedere «un metodo armonizzato per misurare il tasso di riciclo nel “processo finale di riciclo”», supportando le proposte in merito della Commissione Ue e del Parlamento italiano. Solo su questa base, infatti, è possibile promuovere seriamente il recupero dei materiali e la qualità del riciclo.

Non è quanto però sta accadendo, né dal punto di vista comunitario né da quello nazionale. «In Europa – ricordano le industrie italiane riunite per l’occasione sotto il cappello di Assocarta, l’Associazione che riunisce i produttori nazionali di carta e cartoni – molto Stati membri usano differenti metodi per calcolare i tassi di riciclo nazionali e fare delle comparazioni diventa difficile. In alcuni casi questi calcoli sono basati sui rifiuti raccolti e selezionati, così che molti di questi rifiuti sono inceneriti o mandati in discarica o esportati senza una garanzia di un appropriato trattamento. In una vera economia circolare i materiali devono essere recuperati e riciclati in maniera appropriata in modo da poter usati in nuovi prodotti».

Come noto, la commissione Ambiente del Senato – producendo il parere italiano sul pacchetto legislativo proposto da Bruxelles sull’economia circolare – ha appena chiesto di rendere «il più rapidamente possibile omogeneo il metodo di calcolo dei diversi Stati membri» in fatto di rifiuti. Un’azione attesa da tempo, che produrrebbe indubbi benefici. L’Italia in primis, però, attende da quasi vent’anni un metodo omogeneo in tutto il territorio nazionale per misurare e performance di raccolta differenziata, il mezzo attraverso il quale passa il fine del riciclo. A prevederlo era già il decreto Ronchi del 1997, ma l’attuazione non è mai arrivata. Il risultato è che non solo non disponiamo in Italia dati affidabili in merito al riciclo, ma neanche riguardo alla raccolta differenziata. Ogni regione la calcola a suo modo, e – ad oggi – l’unica a sottoporre a certificazione i dati raccolti è la Toscana.

Così non va, e non a caso a muoversi è il mondo della manifattura: il riciclo, spesso citato a sproposito, non è che una forma d’industria, dove le finalità economiche s’intrecciano con quelle ambientali. Una volta completata la raccolta e la selezione, per riciclare la carta occorre una cartiera, per l’acciaio un’acciaieria, per il vetro… una vetreria.

Andando a misurare concretamente il “processo finale di riciclo”, sottolineano dunque da Assocarta, si «promuove il recupero dei materiali dai rifiuti evitando che i rifiuti accolti e selezionati finiscano inceneriti, in discarica o esportati». Il tasso di riciclo «deve misurare il vero tasso di recupero dai rifiuti». Tutti gli attori della catena del riciclo «danno il loro contributo al riciclo dei rifiuti in prodotti o materiali», e una misura appropriata identifica «il punto di riciclo finale nel momento in cui il materiale è in grado di sostituire una risorsa primaria». Tutto questo «consente un benchmark, attraverso l’introduzione di un metodo armonizzato».

«Nella revisione della legislazione in materia di rifiuti – concludono le industrie – il Paramento e gli Stati membri devono salvaguardare la proposta della Commissione per misurare il reale tasso di riciclo. Questo è una fase essenziale per promuovere il recupero dei materiali in tutti gli Stati membri». Per dare una spinta concreta, non c’è niente di meglio di un buon esempio: anche il sistema italiano è chiamato ad evolversi.

Il 45 giri

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=17&biografia=Il+45+giri

Il 45 giri

Il 45 giri, questo sconosciuto… Chi ricorda ancora quei dischetti neri, piccoli e fragili che giravano per le mani degli adolescenti fino a qualche anno fa? Ormai totalmente dimenticati a favore dei più moderni supporti di riproduzione della musica, i 45 giri sono diventati in pratica una rarità o un cimelio buono per i nostalgici, un po’ sulla scia di quel personaggio dei fumetti di fantascienza, Nathan Never, che ama rivangare il passato attraverso la collezione di vinili.

Ma il 45 giri non è solo un disco di piccole dimensioni, è anche il simbolo di un periodo, la proiezione di un’epoca e soprattutto un modo ben preciso di fruire la musica, in linea con l’affermarsi sempre più esteso della “musica di plastica”, ossia la musica leggera, le canzoni veloci usa e getta, l’effimero successo dell’estate.

Disco maneggevole, pratico ed economico insomma, il 45 giri nasce nel 1945 e si affianca sul mercato al già da tempo affermato e onnipresente 78 giri. Nel giro di pochi anni, però, la svolta. L’anno è il 1954 quando, per la prima volta, si vendono più 45 giri che 78 giri.

E’ il momento storico in cui il business discografico compie il grande balzo in avanti. L’ordine di grandezza delle vendite passa dalle migliaia ai milioni, configurando la fruizione di massa della musica. Nasce il monopolio delle grandi case, con produzioni diversificate per venire incontro alle esigenze culturali e di svago di tutte le fasce sociali. Indirettamente, ciò ha un effetto tellurico sulla storia della musica popolare: le grandi case tendono a monopolizzare la produzione e a gestire in modo “economicistico” la creazione e la diffusione della musica. In questo senso, le “major” hanno tutto l’interesse a mantenere i gusti del pubblico immobili, legati sempre alla stessa forma musicale (la canzone), proponendo produzioni facili e accessibili a tutti. Le case che controllano il mercato si chiamano Columbia (New York), RCA (New York), Decca (1932, New York), Capitol (fondata nel 1942 ad Hollywood), Mercury (1946, Chicago), MGM (1946, Hollywood).

Una delle fucine più celebri di questo genere di produzioni è la celeberrima Tin Pan Alley, un isolato compreso fra la Fifth Avenue e Broadway dove sorgevano i principali teatri di vaudeville. Qui aveva sede un microcosmo di ditte coinvolte nel business della musica popolare: autori di canzoni (publishing house), studi di registrazione, talent scout, manager, eccetera. Tin Pan Alley passò quindi dal ragtime e al fox-trot o alle canzoni d’opera alle canzoni più scatenate dell’epoca rock.

Tin Pan Alley, quindi, aveva fatto della musica popolare un business tale che si rese necessaria un’istituzione per tutelare i diritti d’autore ossia, in altri e meno “artistici” termini, la pioggia di miliardi che pioveva su di essa. Ecco allora nascere, nel 1914, l’ASCAP (American Society of Composers, Authors and Publishers) intesa a difendere appunto i diritti di proprietà delle canzoni.

In seguito, il formato a 45 giri è stato tra i maggiori trascinatori dell’industria discografica, soprattutto grazie al fatto che i brani si potevano “smerciare”, se così si può dire, al dettaglio, evitando all’acquirente più onerosi esborsi per acquistare l’intero album dell’artista in questione. Infine, non va dimenticato che i mitici juke-box, anch’essa entrati di diritto a far parte di una precisa iconografia del passato, non erano altro che macchinari “alimentati” a 45 giri. Finito il 45 giri è sparito di conseguenza anche il glorioso juke-box e, con lui, tutta la carica di socialità che sapeva esprimere.

Nell’ambito del collezionismo, gli esemplari più prestigiosi e ricercati sono quelli della Vogue americana o della Saturne francese, in particolare quelli che portano la data 1945 o 1946.

Celiachia: scopri i 10 sintomi dell’intolleranza al glutine

Scritto da: Alessandro Di Coste
Fonte: http://www.naturopataonline.org/alimentazione/intolleranze-alimentari/14139-celiachia-scopri-i-10-sintomi-dellintolleranza-al-glutine.html

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Alla proteina del glutine, presente nel grano, segale, orzo,  sono associate più di 55 malattie differenti. Se pensate che il problema non vi riguardi, rischiate di sbagliare. Anche a seguito delle “correzioni” alle farine avvenute negli ultimi 70 anni, la percentuale di persone intolleranti al glutine è in continua crescita e supera il 50 %.  E il problema e che non lo sanno..

I sintomi sono spesso subdoli, ma possono portare a gravi conseguenze a carico della nostra salute, per non parlare di potenziali diagnosi ( e cure) errate per una malattia che si corregge con un semplice cambio di dieta.

I sintomi dell’intolleranza e o celiachia

Se avete uno qualsiasi di questi sintomi potrebbe essere un segno che siete intolleranti o peggio allergici al glutine:

  1. Problemi digestivi: gas, gonfiore, diarrea e stitichezza ( spesso alternate).
  2. Cheratosi pilare, (conosciuta come ‘pelle di pollo’ sulla parte posteriore delle braccia). La carenza di acidi grassi e vitamina A è secondaria al  malassorbimento dei grassi causato dal glutine che danneggia i villi intestinali.
  3. Fatica prolungata, sensazione di annebbiamento cerebrale o sensazione di stanchezza dopo aver mangiato un pasto di frumento.
  4. La diagnosi di una malattia autoimmune (tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, colite ulcerosa, il lupus, psoriasi, sclerodermia o sclerosi multipla.)
  5. Sintomi neurologici (vertigini)
  6. Squilibri ormonali, come PMS, sindrome dell’ovaio policistico o infertilità inspiegata.
  7. Emicrania e mal di testa .
  8. La diagnosi di affaticamento cronico o la fibromialgia.
  9. Infiammazione, gonfiore o dolore alle articolazioni, come dita e o ginocchia.
  10. Disturbi dell’umore: ansia, depressione, sbalzi d’umore .

Avete questi sintomi? Cosa fare?

Andate dal vostro medico e fatevi prescrivere il test ematico per la celiachia. Potrebbe essere negativo, questo non significa che siete immuni, potreste essere “semplicemente intolleranti”.

L intolleranza è una condizione in cui non avete un allergia al glutine con produzione di anticorpi, ma uno stato in cui l’ organismo fatica a metabolizzare il glutine. Spesso da intolleranza prolungata, senza correzione dietetica, si passa ad uno stato allergico conclamato.

Se siete “solo “ intolleranti, potete fare altri test, anche di tipo bioenergetico.

E nel dubbio per non sbagliare elimina farinacei continenti glutine

Eliminare il glutine dalla vostra dieta per almeno 2-3 settimane. In breve i sintomi più grossolani svaniranno.

Il glutine è una proteina che può richiedere mesi se non  anni per essere eliminata ( assieme ai danni che ha causato) quindi occupatevi della salute del vostro intestino che sicuramente si troverà in uno stato di disbiosi intestinale ( leggi QUI)

Volete sapere quali cereali non contengono Glutine?

AMERICA: RECESSION IS BACK!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2016/06/16/america-recession-is-back/

Senza fretta per carità, nel frattempo abbiamo tante belle cose di cui occuparci, ma se facciamo un passo indietro nella storia ci accorgiamo che il ciclo economico americano ormai è giunto alla fine.

Ma prima serive un’altra bolla, l’ennesima bolla, per far felici gli psicopatici che quotidianamente giocano sui mercati con la dinamite e le armi di distruzione di massa!

Lasciamo per un istante da parte il Brexit e torniamo ad occuparci di America, come detto più volte la Grande Recessione è nata li e da li arriverà la prossima grande crisi. Da quale settore? Seguite il nostro Machiavelli e lo scoprirete o meglio chi ci sostiene lo ha già scoperto!

U.S. Retail Sales

Le recenti vendite al dettaglio sembrano dare segnali di risveglio da parte dei consumatori, peccato che nella sostanza i dati pur in miglioramento non sono certo così eclatanti come dimostrerebbe le percentuali. Ad esempio un buon 0,2 % dell’ultimo dati e relativo solo al consumo di carburante soprattutto in occasione del Memorial Day.

Escludendo il comparto auto che come sappiamo è alimentato dall’ennesima bolla subprime e le vendite di carburante abbiamo solo uno 0,3 % di crescita.

[Chart]

Peccato che dal settore manifatturiero zero segnali di ripresa!

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Il consensus era per un calo del 0,1 un realtà è stato quattro volte superiore e la dinamica è chiara a tutti tranne a coloro che vivono sulla luna.

Produzione industriale 2016/06/15

A si certo l’industria manifatturiera in America oggi vale poco più del 20 % sai Andrea ciò che conta sono i servizi, il settore terziario…

United States ISM Non Manufacturing PMI

A si certo in forma strepitosa anche questo, con una dinamica in netto rialzo!

E’ il new normal bellezza, una crescita media sotto il 2 % quest’anno è assicurata in attesa che di revisione in revisione in prossimo anno arrivi una … Ma questa è un’altra storia e vi assicuro che è surreale, come un film già visto stiamo ripercorrendo tutto quanto accadde nel 2007 anno in cui più di nove anni fa incominciò il nostro viaggio.

ImmagineCi vuole sempre tanta pazienza per la consapevolezza, prima loro cercheranno in tutti i modi di creare un’ultimo spettacolo pirotecnico, l’ultimo prima della più grande crisi della storia che verrà.

Cosa ha detto di bello nonna Yellen ieri? Ve lo raccenteremo in una prossima puntata!