Sorpresa! La deforestazione in Argentina è illegale

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/blog/65-news-ita/incendi/4216-sorpresa-la-deforestazione-in-argentina-%C3%A8-illegale.html

Un nuovo rapporto pubblicato da Greenpeace mostra che un terzo della deforestazione in Argentina è illegale. Lo studio rivela che più di 20.000 ettari di foreste è stato distrutto illegalmente in quattro province del nord, nella prima metà del 2016. La deforestazione illegale sta distruggendo le aree di Salta, Santiago del Estero, Formosa a Chaco, e rappresenta più di un terzo di tutta la deforestazione nel periodo analizzato.
“E ‘evidente che le multe non sono sufficienti a scoraggiare la deforestazione nelle aree protette”, ha commentato Hernán Giardini, di Greenpeace. “In molti casi la complicità di funzionari è evidente. Quel questo è necessario che il un crimine forestale sia sanzionato da una legge che penalizza gli abbattimenti illegali e l’incendio doloso “.

Secondo l’analisi di Greenpeace, l’80 per cento della deforestazione è concentrata nelle quattro province del nord. Le principali cause di perdita della foresta sono la coltivazione della soia, l’allevamento bovino e gli incendi.

L’elisir di lunga vita è a base di litio: la nuova scoperta

Scritto da: Francesca Mancuso
Fonte: http://www.nextme.it/scienza/salute/9418-litio-longevita

Lo studio è stato pubblicato su Cell Reports.

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Il litio allunga la vita. Se somministrato a basse dosi, infatti, può aumentare l’aspettativa di vita del 16%. Sono questi i risultati di una nuova ricerca condotta sui moscerini della frutta.

Il fatto che il litio stabilizzi l’umore è accertato anche se i meccanismi sono poco noti ma un team di scienziati ha studiato l’influenza di questa sostanza sull’aspettativa di vita dei moscerini, scoprendo un nuovo “bersaglio” che potrebbe rallentare l’invecchiamento: una molecola chiamata glicogeno sintasi chinasi-3 (GSK-3).

Il team, formato dai ricercatori dell’Ucl Institute of Healthy Ageing, del Max Planck Institute for Biology of Ageing e dell’European Molecular Biology Laboratory, ha somministrato varie dosi di cloruro di litio a 160 moscerini adulte misurandone gli effetti. Dosi più elevate riducono la durata della vita, ma dosi più basse prolungano la vita in media del 16% e al massimo del 18% rispetto al gruppo di controllo a cui è stato dato cloruro di sodio. A basse dosi sono stati inoltre notati pochi effetti avversi.

Il team ha scoperto che i ritardi nell’invecchiamento sono legati alla GSK-3 e all’attivazione di un’altra molecola chiamata NRF-2, che si trova nei vermi, nelle mosche e nei mammiferi (compreso l’uomo) ed è importante per la difesa delle cellule contro i danni del tempo. Secondo gli scienziati, la GSK-3 potrebbe essere un bersaglio per i farmaci per controllare l’invecchiamento.

“Per migliorare la qualità e la durata della vita, dobbiamo ritardare l’insorgenza di malattie legate all’età, estendendo il periodo più sano della nostra vita. Identificare un altro obiettivo per l’invecchiamento è un passo fondamentale prendendo di mira GSK-3, potremmo scoprire nuovi modi di controllare il processo di invecchiamento nei mammiferi, compreso l’uomo”, ha detto il ricercatore Iván Castillo-Quan dell’UCL Institute of Healthy Ageing.

 

Tolleranza

Scritto da: Piero Cammerinesi
Fonte: http://liberopensare.com/component/k2/1089-tolleranza

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Perché litighiamo, ci azzuffiamo, persino ci insultiamo, quando abbiamo diversità di opinioni?

Perché semplicemente non accettiamo che l’altro possa pensarla diversamente da noi?

Eppure non ci verrebbe mai in mente di prendercela con il nostro interlocutore se, di fronte ad un cielo azzurro, egli affermasse che la volta celeste è gialla.

Semplicemente ne dedurremmo che egli non è in grado di vedere i colori in modo regolare e non insisteremmo ulteriormente.

Quando noi siamo assolutamente certi della verità, non sentiamo la necessità di imporla all’altro.

Se le mie percezioni sono corrette e i miei sensi sani so di avere di fronte delle certezze su cui è superfluo insistere. Non sentiamo mai il bisogno di imporre la correttezza delle nostre percezioni del mondo fisico agli altri. Solo quando iniziano le interpretazioni della realtà allora le opinioni cominciano a far impallidire le certezze.

Allora sentiamo di voler aver ragione.

Quando non abbiamo una certezza assoluta, vogliamo aver ragione.

Chiamiamo Dio con nomi diversi e uccidiamo chi lo invoca con un altro nome.

Vogliamo giungere alle stesse mete e condanniamo senza appello chi percorre sentieri diversi per raggiungerle.

In realtà potremo evolvere pienamente come esseri umani solo se riusciremo a realizzare in noi un’assoluta tolleranza interiore per qualsiasi opinione, ben sapendo che ogni verità conseguita da ciascun essere umano rappresenta la misura del suo livello evolutivo.

Intorno ad ogni oggetto ci sono due ragionamenti contrapposti.

Protagora

 

Il fegato: il coraggio nell’azione

Scritto da: Cristina Bassi
Fonte: http://www.thelivingspirits.net/salute-olistica/il-fegato-il-coraggio-nellazione.html

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“Il fegato è l’organo che dà all’uomo il coraggio di mettere in atto un proposito, il fegato media la trasformazione di un pensiero in un’azione concreta” (R.Steiner, Heilpaedagogischer Kurs, GA 317, Dornach 1979, Conff del 25-26.6.1924)

Rudolf Steiner individua nel fegato un organo della volontà, che ha a che fare con la realizzazione di un intento, la trasformazione di una decisione in una azione.

Ma come si realizza una decisione?

I muscoli volontari in generale, sono molto distanti da quell’idea che solo la coscienza all’origine afferra . Per diventare un fatto, l’idea deve scendere gradualmente attraverso le varie parti che compongono l’entità umana.

“Una decisione presa nell’io cosciente, afferra dapprima il corpo astrale, da questo il corpo eterico e da lì estende la sua azione al corpo fisico. (…) l’io agisce nel calore (fuoco) il corpo astrale nell’elemento aereo (aria), il corpo eterico nell’elemento liquido (acqua) il corpo fisico nell’elemento materiale terreno (terra).

(…) il sole riscalda l’aria, dando inizio al ciclo dell’acqua, che si alza ricade a terra in forma di pioggia e di torrenti. L’acqua del torrente da al ciottolo la forma arrotondata. Dunque l’acqua è l’elemento finale che realizza l’impulso proveniente dal sole. Nella catena di eventi con cui si mette in atto una decisione, il fegato ha la stessa posizione.

Il fegato è un organo spugnoso, di consistenza molle, che vive interamente immerso nell’elemento fluido. I liquidi che permeano gli altri organi sono normalmente tre: sangue arterioso, sangue venoso  linfa. Nel fegato sono cinque, oltre ai tre citati, abbiamo il sangue portale e la bile.

Il fegato regola l’intero bilancio idrico dell’organismo, svolgendo con cio’ una funzione generale poiché il nostro organismo è composto per il 70% di acqua. La sete regolata dal fegato il cosiddetto “centro della sete” nell’ipotalamo, è un riflesso di tale funzione” (W. Holzapfel, Le connessioni spirituali di fegato, polmone, rene, cuore, 1995, Natura e Cultura Editrice)

Il medico antroposofico, da cui è attingo questi contenuti, il dr Walter Holzapfel, indica che l’acqua è l‘elemento dell’azione delle forze formatrici della crescita,  ragion per cui il fegato ha una enorme capacità di crescita e rigenerazione. Esso può infatti ricostruirsi anche quando tre quarti della sua massa, siano stati asportati. Inoltre, nell’embrione (decisamente coinvolto nel processo di crescita) il fegato occupa quasi tutta la cavità addominale, ma anche nell’adulto è l’organo interno più voluminoso.

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È l’organo principale per il controllo metabolico, dato che esegue un enorme numero di reazioni biochimiche. R. Steiner associa la volontà al metabolismo: la trasformazione è opera della volontà.

Il fegato ha dunque bisogno di una natura liquida, per fare le trasformazioni biochimiche. Se questo processo fluido si blocca, la conseguenza è che volontà e movimento degli arti ne risentono.

L’alcol fa male al fegato e quindi anche alla forza di volontà, un meccanismo a catena per cui l’alcolista non riesce ad uscire dalla sua dipendenza, nonostante I suoi buoni propositi. Nella cirrosi epatica, il bilancio idrico si altera e l’addome si riempie di acqua.

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Il sangue venoso portale, come fluido che scorre nel fegato, ha un ruolo particolare.

“la vena porta raccoglie il sangue refluo dagli organi impari della cavità addominale (milza, stomaco, intestino, pancreas) da cui provengono le sostanze che vengono portati al fegato per essere ulteriormente elaborate. Il fegato è dunque connesso con gli organi addominali che sono asimmetrici ed è esso stesso fortemente asimmetrico, trovandosi spostato tutto a destra in alto nella cavità addominale. L’asimmetria è un processo della volontà”

Il sistema neurosensoriale, ricorda Holzapfel, è alla base dell’attività del pensiero e di rappresentazione; si basa altresi’ sulla simmetria (i due emisferi cerebrali), ma nella regione del metabolismo, gli organi sono organizzati asimmetricamente.

“Per la funzione volitiva del fegato,  è di fondamentale importanza il metabolismo dei carboidrati. Già in bocca gli amidi contenuti nei cereali e nei farinacei, vengono trasformati in zuccheri da un enzima, la ptialina. (…) Questa trasformazione prosegue nello stomaco  e nell’intestino, fino a che lo zucchero che si è formato (glucosio) viene assorbito dai milioni di villi intestinali e condotto al fegato attraverso la vena porta. Qui viene ricomposto in glicogeno. Al bisogno, il glicogeno si solubilizza nuovamente in zucchero  e fornisce il substrato per il movimento muscolare”

Durante l’attività muscolare il glucosio viene trasformato in acido lattico, che provoca stanchezza e dolore nel muscolo affaticato.

“I vasi capillari sono presenti in ogni tessuto dell’organismo dove ove costituiscono le diramazioni terminali delle arterie e dove avviene la trasformazione di sangue rosso (ossigenato) in sangue blu (venoso). Nei capillari portali invece, giunge sangue già venoso: si manifesta qui il motivo del fegato, “blu rimane blu”.”

Ora, il colore blu è indicativo di sangue ricco di scorie e povero di ossigeno.

“Per le sostanze alimentari introdotte dall’esterno, il fegato è la prima stazione: qui essi si mescolano e si trasformano in sostanza epatica, prima di entrare a tutti gli effetti nel ciclo dell’organismo umano”

Il fegato è costituito soprattutto da glicogeno.

“così come possiamo dire che il sole non è solo in cielo ma in ogni luogo dove porta luce e calore, così si può dire del fegato che non è solo laddove è posto l’organo fisico, sotto il diaframma, ma ovunque ove agisce il suo processo. (…) l’azione del fegato comincia con una prima digestione della cavità orale E si conclude nel muscolo con la contrazione”.

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Molto interessanti anche le note per cui se il nostro senso del gusto non viene stimolato da carboidrati, ma da dolcificanti artificiali, il fegato lavora a vuoto perché si prepara a ricevere zuccheri… ma non riconosce le sostanze sintetiche. Una ripetizione di questa modalità può portare a danno epatico.

[ vien da sè chiedersi se questa esplosione di almenti industriali artefatti e carichi di zuccheri, non abbia un altro scopo  sull’essere umano e sua personalità…]

Apprendiamo dal dr Holzapfel,  che l’azione muscolare è una funzione della volontà e il metabolismo dei carboidrati (cosa che permette la contrazione muscolare) trova il suo centro nel fegato.

Va da séche se qui c’è un blocco, tale blocco si manifesta anche nella volontà e nel movimento.

“Molte forme di ritardo mentale caratterizzate da un rallentamento dei riflessi e povertà di movimento, hanno alla base un grave disturbo epatico (errori congeniti del metabolismo)”

Le Connessioni Spirituali di Fegato, Polmone, Rene, Cuore

Il metabolismo dei carboidrati, dunque, avviene “in senso parabolico, di sintesi. Le sostanze nutritive introdotte dal mondo esterno vengono trasformate nell’intestino ed elaborati ulteriormente nel fegato, Dove vengono depositate sotto forma di glicogeno. La direzione va dall’esterno all’interno”.

Ma, prosegue Holzapfel,  nel fegato troviamo anche funzioni che vanno in senso opposto. Per esempio nella formazione della bile: un prodotto derivante dal catabolismo del sangue (dall’emoglobina); “essa viene secreta nel fegato e giungere l’intestino dove favorisce l’assorbimento dei grassi. Questo contrasto tra funzione metabolica e anabolica, presente nel fegato, si riflette nel ritmo delle 24 ore.

“Durante la notte prevale il deposito di glicogeno e quindi è nelle ore notturne che sia il massimo momento della sostanza epatica. La funzione metabolica, che porta in primo luogo alla formazione della bile, avviene invece prevalentemente di giorno”

Ora interessante notare che se i processi di sintesi, che devono avvenire di notte,  avvengono invece di giorno, si manifestano depressione e disturbi della volontà. Viceversa se il processo biliare si attiva durante la notte, possono intervenire coliche  biliari e “di fatto esse si verificano quasi sempre nelle ore serali notturne”

tratto da “Le connessioni spirituali di fegato, rene, polmone e cuore”, Walter Holzapfel, Natura e Cultura Editrice, Alassio, 1995, pgg 20-33

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Quella connection Usa-Arabia Saudita per il petrolio e la Global War

Scritto da: Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/?p=7578

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11 settembre. A 15 anni esatti dalla tragedia la verità comincia ad affiorare: tutta a base di mega complicità ai più alti vertici a stelle e strisce. Le Twin Towers dovevano crollare, doveva esserci una strage, per poter accusare non solo Al Qaeda, ma soprattutto Saddam Hussein e quindi preparare la seconda guerra all’Iraq: questione di petrolio, armi e leadership nel bollente Medio Oriente.

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Ma i vertici Usa dovevano trovare un alleato sicuro, affidabile, sul quale in un eventuale futuro poter anche scaricare la colpa, tanto gli sceicchi passano e il potere Usa resta. Quell’amica era l’Arabia Saudita e l’uomo chiave di tutta la story si chiama Bandar bin Sultan Al Sa’ud, principe, diplomatico e politico saudita, membro della famiglia reale e, soprattutto, amico storico della “Bush family”.

Complici e perfettamente a conoscenza delle trame della “Bandar Bush” band, i vertici Usa. Non solo Cia e Fbi, ma il più stretto entourage presidenziale: in pole position Dick Cheney e Condoleeza Rice e anche i vari Rumsfed, Tenet, Wolfowitz, Powell. La crema yankee.

Pezzi di verità – come in un puzzle – arrivano dalla fresca desecretazione decisa da Obama in corner, quasi un ultimo atto prima dell’addio alla Casa Bianca: il 15 luglio – nel più perfetto silenzio mediatico, anche di casa nostra – si è infatti alzato il sipario sulle famose 28 pagine di un rapporto redatto a dicembre 2002 da una commissione del Senato incaricata di ricostruire lo scenario prima e subito dopo quell’11 settembre. Mezze verità, un antipasto di quello che verrà: comunque sufficienti a delineare lo scenario, secondo alcuni gruppi di attivisti americani che da 15 anni lottano per la verità sulla tragedia delle Torri Gemelle e la guerra totale scatenata poi dagli Usa in mezzo mondo, comprese primavere arabe taroccate e il vero ruolo giocato da Al Qaeda e – oggi – dall’Isis.

Partiamo da due istantanee per delineare le pedine sullo scacchiere e chiarire plasticamente lo scenario.

QUATTRO AMICI AL TRUMAN BALCONY

Ecco la prima: 11 settembre, quartier generale del gruppo Carlyle, uno dei colossi finanziari Usa. Si tiene una importante riunione del cda. Come festeggiarla meglio se non con una diretta? Ed ecco che due potenti soci si ritrovano fianco a fianco a godersi la scena del crollo dalla finestra panoramica sulle Twin Towers: sono George H.W. Bush (senior) e Shafiq bin Laden, uno dei fratellastri del più noto Osama bin Laden, il ricercato numero uno di tutte le intelligence mondiali, da quel giorno in poi. Va solo notato en passant che dopo l’11 settembre gli affari made in Carlyle crescono vertiginosamente.

Bandar bin Sultan

Bandar bin Sultan

Passiamo alla seconda, appena due giorni dopo. Undici settembre 2001, quattro amici si ritrovano sulla celebre “Truman Balcony” della Casa Bianca a gustare un sigaro, bere un whisky e prendere una tintarella settembrina. Si tratta di George W. Bush (junior), Dick Cheney, Condoleeza Rice e Bandar bin Sultan: che brindano a un patto di ferro, per mettere in campo la strategia della Global War, studiata come azione di difesa (“self-defense”) dopo l’attacco.

Andiamo adesso al dossier secretato fino a meno di due mesi fa. Il rapporto fa riferimento svariate volte alla famiglia bin Laden e ad alcuni fratellastri di Osama, tutti in stretto contatto con alcuni tra gli attentatori. Spicca, in particolare, il legame di Abdullah bin Laden con Mohamed Atta e Marwati al-Shehhi, capo commando, il primo, dell’attacco alle Torri Gemelle. In un documento sull’11 settembre preparato nel 2012 da Ferdinando Imposimato per la Corte dell’Aja sui crimini di guerra (e riportato in un’inchiesta della Voce titolata “Atta d’accusa”, che trovate nel link in basso), il nome di Atta è in prima fila: libero di andare e venire come un fringuello dall’Europa agli Usa, mai fermato agli aeroporti nei suoi continui viaggi e spostamenti, che si intensificano a ritmo serrato fin dai primi mesi del 2001, capace di prendere il brevetto di volo addirittura in una scuola avio americana, quella di Venice, in Florida (postazione chiave, secondo alcune fonti, per traffici di vario tipo, anche di armi e droga), super vigilato da Cia ed Fbi, che conoscevano benissimo le sue mosse e il suo ‘spessore’. Abdullah bin Laden, dal canto suo, si è rimboccato le maniche come presidente e direttore di una sigla acchiappafondi per finanziare il terrorismo internazionale, la “World Arab Muslim Association” (WAMA).

Ma eccoci all’uomo chiave dell’intrigo internazionale, Bandar bin Sultan. Al quale il rapporto fa riferimento solo in due, ma significative circostanze: una riguarda i rapporti con un’altra tessera strategica del puzzle, Osama Bassnam; l’altra concerne il ruolo giocato all’interno della sigla ASPCOL, “l’ombrello d’affari (letteralmente ‘the umbrella corporation’, ndr) creato in Colorado per gestire i tanti business del Principe Bandar”.

Sul primo versante, vengono documentati pagamenti, bonifici e assegni partiti da Bandar e diretti a Bassnam e alla sua consorte. In seguito, si dettaglia il ruolo svolto da Bassnam, tramite alcune sigle di copertura (come la “Saudi Arabian Education Mission”), sempre d’accordo con i vertici del governo saudita e spesso in combutta con un’altro pezzo da novanta, Omar Al-Bayouni. Sia Bassnan che Al-Bayouni vengono in diversi ambienti etichettati come “ufficiali dei servizi segreti sauditi”.

Strategico anche Aspcol, che sta per “Aspen Corporation”, acquartierato in Colorado. Collegato al ben noto “Aspen Strategic Group”, ASG per i fans, gruppo impegnato ad “esplorare – come descrivono gli esperti di politica internazionale – le principali sfide estere che gli Usa devono fronteggiare”. Nel super board di Asg si ritrovano i soliti Rice, Cheney, Paul Wolfowitz, Judith Miller nonché Bandar.

ALLA CORTE DEL PRINCIPE BANDAR BIN SULTAN

Ma vediamo, più da vicino, chi è questo misterioso – ma non poi tanto – principe e membro della Royal dinasty saudita, il cui nome compare per 17 volte nel dossier della commissione del Senato Usa.Viene definito “l’uomo strategico da sempre nei rapporti diplomatici e d’affari tra Usa e Arabia Saudita”, per ben 22 anni ambasciatore del suo paese negli Usa, fino al 2005, quando viene richiamato a Riyadh, grande amico di Bush senior prima e Bush junior poi, negli ambienti diplomatici il suo nickname, il soprannome, è “Bandar Bush”. Pensate forse che dopo il 2005 si sia un po’ eclissato, fatto da parte? Neanche per sogno: per un bel decennio, dal 2005 al 2015, è stato segretario generale del “Saudi National Security Council”, e nel biennio 2012-2014 ha addirittura raddoppiato, cumulando anche l’incarico di direttore generale della “Saudi Intelligence Agency”: un uomo, cioè, per tutti i Servizi.

Un pedigree fitto di esperienze, il suo. E di sorprese da novanta. A lui è toccato il delicato coordinamento della task force d’intelligence messa in campo per “inventare” prima e sostenere poi il movimento dei ribelli in Siria, che arriva a comprendere anche al Nusra, la al Qaeda in salsa siriana: un’idea, of course, a stelle e strisce, ma evidentemente appoggiata dagli amici sauditi in prima fila, e poi dalla Giordania. Obiettivo non troppo nascosto: minare alle fondamenta il regime di Assad, una “primavera” studiata accuratamente tavolino.

Commenta il senatore democratico Bob Graham: “Al Qaeda è stata una creatura dell’Arabia Saudita e adesso l’Isis è l’ultima creatura! L’Isis è il prodotto dell’ideologia saudita, dei soldi sauditi, dell’organizzazione saudita”. Del resto, non vanno dimenticati i legami tra la famiglia Bush e la dinasty dei bin Laden: non solo il fratellastro socio in Carlyle, ma anche i rapporti diretti – e super amichevoli – con Osama in persona, ospite d’onore in un pranzo a casa Bush d’inizio anni ’90, alla presenza della star del tennis Bijorn Borg e della allora sua compagna, Loredana Bertè (come dichiarò in un’intervista alla Voce l’avvocato della Bertè, Carlo Taormina). E del resto, dopo l’11 settembre a tutti i componenti della foltissima famiglia bin Laden (24 in tutto) fu permesso di lasciare in tutta calma gli Usa: anzi, per il vasto codazzo di amici sauditi vennero messi a disposizione sei jet privati e due dozzine di velivoli commerciali!

Ma il ruolo di Bandar nella “diplomazia” statunitense risale ancora nel tempo, fino all’amministrazione Reagan. Uno dei primi incarichi fu quello di raccogliere fondi e armi per sostanziare l’appoggio ai mujahideen, impegnati contro i russi nella logorante guerra in Afghanistan; altra mission quella di supporto alle azioni dei Contras in Nicaragua, per fiancheggiare la Cia nelle “illegal operations”. Visti i precedenti e un così folto curriculum – racconta un reporter del Wall Street Journal, Adam Entous – “i veterani della Cia stanno ancora ridendo a crepapelle, vedendolo ora tornare alla ribalta”.

John Brennan. Sotto, George Tenet

John Brennan. Sotto,

Ed è proprio sulle colonne del Wall Street Journal che è tornato alla ribalta un altro passato “scomodo”: quello del direttore della Cia John Brennan (nominato nel 2013 da Obama), il quale vent’anni fa ricopriva il ruolo di capocentro Cia in Arabia Saudita, incarico portano avanti fino al 1999: quando venne promosso capo staff dell’allora numero uno della Cia, George Tenet, l’uomo che ha chiuso gli occhi sul quel tragico 11 settembre 2001 e al quale, per primo, venne inviato il dossier del Senato poi super secretato fino allo scorso luglio…

Racconta un avvocato di New York attivista del Movimento ‘Truth Action Project’: “Fanno capolino, nel rapporto, molti altri nomi di fiancheggiatori di quel commando, praticamente tutti in qualche modo collegati ai vertici sauditi, a ministri del governo anche in veste di finanziatori, ai servizi segreti. Ci sono diversi omissis, parti cancellate in quel dossier di fine 2002. A questo punto occorre andare avanti, portare alla luce tutte le complicità e le collusioni tra vertici sauditi e americani, portare alla sbarra i veri responsabili di quelle colossali bugie che hanno condotto a tanti massacri e guerre inventate, come quella contro l’Iraq. Siamo ad un primo, fondamentale passo. Non bisogna fermarsi”.

schermata-2016-09-09-alle-10-38-44Scrive il giornalista Barry Kissin: “Gli americani non possono e non devono aver paura di scoprire cosa c’è sotto quelle macerie dell’11 settembre. E dobbiamo capire che la nostra Guerra Globale al Terrore si sta trasformando in un Olocausto, provocato da quelle stesse forze che volevano farci credere in una battaglia autentica contro il terrore. La vera storia è che i crimini della famiglia Bush sono l’emblema di una parte dell’intero nostro sistema politico, economico, finanziario che ha dominato la scena come una macchina, un mostro che non sa far altro che ingoiare guerre e profitti. E in questo scenario, il prossimo futuro è nero. Perchè il candidato naturale di questo sistema si chiama Hillary Clinton, ancora più aggressiva di Obama”.

Il quale ha pensato bene di nascondere quelle tragiche verità sull’11 settembre: pur essendone perfettamente a conoscenza. Una sequenza “logica”: Bush, Clinton, Obama e con ogni probabilità ri-Clinton. Perchè ‘O sistema americano continui.

Ecco, a seguire, alcune righe scritte da Ferdinando Imposimato, che l’11 settembre terrà alla John Cooper Union di New York una relazione dal titolo “9/11 come Strategia della Tensione”, focalizzato in particolare sui nostri anni di piombo e soprattutto sul ruolo di Gladio. Nel link in basso potete trovare anche il programma del convegno.

Quindi, un significativo articolo scritto da Giulietto Chiesa per i 15 anni delle Torri Gemelle, su quello che dovrà ancora emergere per rendere finalmente giustizia e verità alle vittime di quell’Olocausto che continua nelle guerre di oggi, a partire dall’eccidio siriano; e soprattutto sui concreti rischi di un conflitto nucleare scatenato dagli Usa, oggi più imperialisti che mai.

FERDINANDO IMPOSIMATO ALLA JOHN COOPER UNION      

locandina-imposimato Per me è un grande onore parlare alla John Cooper Union di NY, grazie ai gruppi Architects & Engineers for 9/11 Truth, Lawyers Committee for 9/11 Inquiry, NY State Legislative Action Project for 9/11 Justice, 9/11 Consensus Panel, 9/11 Truth Action Project. Parlerò della strategia della tensione nel mondo, seguendo l’insegnamento di Tucidide; anamnesi , diagnosi e prognosi, guardando al passato per capire il presente e prevedere il futuro. Al termine farò le mie osservazioni sulla necessità di attuare ovunque il due process of law (7 principi ) e di rispettare sempre i diritti umani.
La politica deve tendere al bene comune , alla pace e alla eguaglianza, non alla conquista del potere, come insegnava Abramo Lincoln. Occorre ripudiare Niccolò Machiavelli, come guida spirituale della politica dell’Italia e di ogni altro Paese ,compresa l’America. L’insegnamento dello storico fiorentino, il fine giustifica i mezzi, è all’ origine dei mali passati e presenti nel mondo .Ed è ispiratore della strategia della tensione per cui lo Stato può compiere ogni delitto per conquistare e mantenere il potere. Invece nessuna ragion di Stato può legittimare la conquista e il mantenimento del potere attraverso la «licenza di uccidere» e di compiere stragi o attentati, ampiamente sperimentata da alcuni governanti nel mondo come strumento di lotta politica e di rafforzamento del potere. Mezzi ignobili, massacri e assassini ,rimasti spesso impuniti dovunque non sono compatibili con fini nobili, come la difesa della libertà , della democrazia e della eguaglianza. Mezzi sanguinosi portano al prevalere al potere politici criminali che governano con il terrore e la disinformazione. Occorre riprendere la via dell’incivilimento e uscire dall’abiezione, riconsiderando con occhi critici le nostre radici morali e i nostri vizi, riconoscendo che morale e politica vanno tenute distinte ma non contrapposte. Noi siamo convinti che morale e politica non confliggano ma possano e debbano coniugarsi. Così prevarranno giustizia e eguaglianza.

In primis hominis est propria veri inquisitio atque investigatio. E’ proprio di ogni uomo la ricerca e la investigazione della verità.

Obama minaccia il veto alla legge che fa paura ai sauditi

Fonte : http://movisol.org/obama-minaccia-il-veto-alla-legge-che-fa-paura-ai-sauditi/

Oabama Salman

Il Presidente Obama (nella foto con Re Salman, foto Casa Bianca) è tornato a Washington dopo una serie di fiaschi diplomatici in Asia ed è stato accolto da un voto unanime del Congresso a favore della JASTA (Justice Against Sponsors of Terror Act), la legge che permette ai cittadini americani di citare in giudizio la famiglia reale saudita per il ruolo svolto nel sostegno ai terroristi dell’undici settembre. La legge è l’ultimo schiaffo a un Presidente che ha minacciato di porre il veto quando il testo sarà sulla sua scrivania – ben presto, dato che il Senato aveva già approvato la legge. Il 9 settembre, in un dibattito durato trenta minuti alla Camera dei Rappresentanti, il presidente della Commissione Giustizia Robert Goodlatte e l’autorevole deputato democratico John Conyers hanno preso la parola appoggiando la legge, seguiti da altri deputati e precedendo il voto, che è stato a voce e unanime. Se ora Obama porrà il veto come ha minacciato di fare, ha detto Conyers, consegnerà la vittoria a Donald Trump alle elezioni presidenziali. Mentre accadeva questo, le forze siriane, russe e iraniane sconfiggevano la controffensiva ribelle nella zona a Sud-Est di Aleppo, impedendo la rottura dell’assedio. Questa battaglia è stata descritta dal col. Pat Lang, ex capo del settore Medio Oriente della Defense Intelligence Agency (DIA), come una sconfitta decisiva per i ribelli, che ha cambiato i termini del negoziato. Secondo Lang, ora Obama non ha scelta: o tratta con Putin, o si sobbarca un pesante lascito politico. Il 9 settembre, dopo una maratona negoziale a Ginevra, il segretario di Stato USA John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov hanno annunciato un accordo per imporre una tregua in Siria a partire dal 12 settembre, seguita dopo una settimana dalla formazione di un comando unificato russo-statunitense per condurre operazioni militari sia contro lo Stato Islamico sia contro le forze di Al Qaeda in Siria, formalmente note col nome di Fronte al-Nusra. Inoltre, come abbiamo ampiamente illustrato, la svolta strategica attualmente in corso ha convinto il Presidente turco Erdogan a riavvicinarsi alla Russia e alla Cina. Anche la Turchia dovrebbe partecipare allo sforzo anti-ISIS. Le sue forze armate hanno già sigillato il confine turco-siriano e stanno bonificando una vasta zona a Ovest dell’Eufrate, attaccando sia l’ISIS sia le forze curde per impedire la formazione di una grande regione curda nella Siria settentrionale. Nel frattempo, Vladimir Putin ha compiuto un’altra mossa a sorpresa, invitando il Primo ministro israeliano Netanyahu e il Presidente palestinese Mohamud Abbas a un incontro a Mosca per superare l’attuale stallo nei colloqui. Benché il pericolo di una grande deflagrazione in Medio Oriente o del riaccendersi del conflitto in Ucraina orientale non debba essere sottovalutato o ignorato, la posizione di Washington, Londra e dei loro alleati europei è attualmente molto indebolita.

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SOCIAL – Limmenso potere dei like sulla mente

Scritto da: Pjmanc
Fonte: http://www.ilfattaccio.org/2016/07/23/24942/

SOCIAL – Limmenso potere dei like sulla mente

L’INFLUENZA DEI SOCIAL NETWORK E IN GENERALE DELLE NUOVE TECNOLOGIE, sulle nostre abitudini e sulla nostra mente è ormai da tempo sotto attento esame degli scienziati. Superata la fase delle argomentate opinioni e degli illustri commenti, grazie ai risultati delle ricerche, oggi possiamo avere un quadro sempre più dettagliato dei loro effetti sul nostro cervello. In uno studio apparso sulla rivista Psychological Science, i neuroscienziati dell’Università della California a Los Angeles UCLA hanno analizzato il funzionamento dei circuiti cerebrali di un adolescente mentre frequenta un social network, evento tutt’altro che saltuario. Ricevere moltissimi pollici alzati alle proprie iniziative fa molto piacere. Ma che cosa significa esattamente?

NeuroniNELLO STUDIO LA RISPOSTA NEURALE DEI LIKE, le espressioni di apprezzamento comunicate con un click sul «mi piace», è stata misurata dagli scienziati con la risonanza magnetica funzionale, mentre quella comportamentale è stata rilevata osservando in che modo i molti “like” degli amici influenzassero le decisioni dei giovani. I ricercatori californiani hanno registrato le attivazioni neurali di 32 adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 18 anni, a 148 immagini – alcune delle quali da loro stessi caricate – presenti su una piattaforma online. Di fronte ad espressioni di apprezzamento (molti «like»), si è vista un’attivazione netta di alcune aree, come il Nucleus Accumbens, coinvolte nei circuiti del piacere e della ricompensa. La stessa reazione provocata dalla gratificazione per un cubetto di cioccolato o una vittoria sportiva. È noto che l’approvazione altrui è fondamentale soprattutto in questa fase della crescita. E ciò è quanto emerge anche dallo studio: i giovani giudicano le informazioni in modo diverso a seconda dell’opinione già espressa dal gruppo dei pari. Infatti, i ragazzi tendendo a mettere «mi piace» più di frequente sulle immagini che già gli altri hanno reputato di valore.

 TENDENZA AL CONFORMISMOLA TENDENZA AL CONFORMISMO, ESPRESSIONE DELL’IMPORTANZA DEL GIUDIZIO DEGLI AMICI per il giovane, emerge indipendentemente dalla natura delle immagini ritratte nelle foto, che potevano essere neutre (come del cibo) o a rischio (come bicchieri di alcol o fumo di sigaretta). Di fronte a quest’ultimo tipo di immagini, i ragazzi avevano una ridotta attivazione delle aree deputate al controllo cognitivo e alla risposta inibitoria, come le cortecce prefrontali e la parte dorsale della corteccia cingolata anteriore, in altre parole quelle aree coinvolte nei processi decisionali e in grado di evitare l’adozione di comportamenti rischiosi e impulsivi. La risposta neurale a certe immagini mostra insomma un indebolimento del sistema di allerta dei giovani. Questi dati riflettono il fatto che l’adolescenza è una fase delicata della vita, durante la quale lo sviluppo del cervello non è ancora giunto a compimento; lo confermano anche alcune caratteristiche comportamentali tipiche di quell’età, come l’attrazione per il rischio e la scarsa capacità di prevedere le conseguenze delle proprie scelte. «Nello studio i ragazzi rispondevano alle scelte espresse da un gruppo di estranei “virtuali”, e la volontà di conformarsi si è manifestata sia a livello cerebrale che nella scelta pratica di ciò che piace o meno» ha commentato la professoressa Mirella Dapretto, autrice senior dello studio e docente di psichiatria e scienze comportamentali alla Ucla. «Possiamo aspettarci che questo effetto sia amplificato nella vita reale, quando i teenager si relazionano a persone importanti per loro». Nella realtà, poi, è più probabile che i genitori conoscano gli amici dei figli, circostanza difficile quando questi sono centinaia di individui virtuali.
Tuttavia, concludono i ricercatori, è inutile demonizzare i social network, che possono anche avere una buona influenza sui giovani, contribuendo alla diffusione di attitudini e comportamenti positivi.

 

Dissesto idrogeologico: l’Italia è il paese europeo più esposto alla forza erosiva della pioggia

Fonte: http://www.greenreport.it/news/urbanistica-e-territorio/dissesto-idrogeologico-litalia-paese-europeo-piu-esposto-alla-forza-erosiva-della-pioggia/

Ci sono 528.903 frane, 12.218 km2 a pericolosità elevata

[16 settembre 2016]

erosione-dei-suoli-in-europa

Mentre il sud dell’Italia si lecca le ferite delle prime perturbazioni di fine estate e l’Italia intera guarda preoccupata al passaggio della nuova perturbazione che apre l’autunno, il Joint research center (Jrc) dell’Unione europea conferma che le precipitazioni hanno più probabilità di causare l’erosione del suolo nelle regioni mediterranee e alpine che nel Nord Europa, con l’Italia che emerge tra tutti  nella cartografia del rischio.

Domenico Guida, professore di geomorfologia dell’università di Salerno, conferma che questo avviene in un territorio già molto fragile e in pieno dissesto idrogeologico: «In base ai dati complessivi non aggiornati al 2016 di Fonte Ispra, in Italia le frane sono ben 528.903. Nel solo 2015 abbiamo avuto oltre 200 eventi principali. Le aree a pericolosità da frana elevata in Italia sono pari a  12.218 km2. Più di cinque milioni di persone risiedono in aree a rischio elevato, mentre le imprese che sono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata  sono più di 79.000  ed il 18% dei Beni Culturali italiani è a rischio frane, mentre sono 40.000 i Beni Culturali in aree a pericolosità idraulica  e 9 milioni di persone risiedono in aree a pericolosità idraulica.  Complessivamente, le imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono più di 576.000. Il dissesto idrogeologico porta via suolo che non recupereremo più con pesanti conseguenze per l’economia del Paese. Per recuperare un solo centimetro di suolo occorrono, in alcuni casi, ben 100 anni. Lo stato di dissesto idrogeologico non può essere affrontato in termini riduzionisti e settoriali, altrimenti si rischia di non tenere conto delle altre pericolosità e rischi naturali. Condizioni che in altre nazioni vengono definite “multi-rischio».

Tornando al nuov dataset dell’Jrc , fornisce parametri essenziali per stimare la perdita eil rischio di erosione del suolo in Europa, ma in futuro potrebbe servire proprio a valutare e prevedere frane e alluvioni e per la gestione degli ecosistemi e l’agricoltura.

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) che dedica un approfondimento al rapporto, sottolinea che «La pioggia è uno dei principali fattori di erosione del suolo, influisce sulla qualità del suolo, riducendo nutrienti e materia organica e producendo strati di terreno più sottile. L’indicatore “forza erosiva delle precipitazioni” combina diversi fattori (durata, ampiezza e intensità delle precipitazioni) e dipende anche dalla variabilità delle precipitazioni durante le stagioni, dalla temperatura e dalla loro localizzazione (latitudine, longitudine)».

I ricercatori Jrc hanno raccolto dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio delle precipitazioni degli  Stati membri dell’Ue e della Svizzera e hanno  prodotto una banca dati dell’erosività delle precipitazioni (Redes – Rainfall Erosivity Database on the European Scale) e una mappa dell’erosività della pioggia.

All’Arpat sottolineano che «Oltre ad essere utili per la valutazione della perdita di suolo e del rischio di erosione del suolo, questi strumenti possono essere utilizzati dagli esperti anche per valutare la predisposizione di specifiche aree a rischi naturali, come le inondazioni (associate con precipitazioni brevi e intense), nonché le siccità. Possono essere utilizzati anche per la gestione agricola in aree che devono affrontare episodi di piogge particolarmente intense e concentrate in brevi periodi su terreni asciutti. In particolare, i dati possono essere utili per la pianificazione delle colture di rotazione per evitare la pioggia estrema e l’elevata erosività che può ridurre o distruggere completamente colture permanenti come l’olivo, vigneti e alberi da frutto, che sono particolarmente importanti nella regione del Mediterraneo. In definitiva, Redes può anche essere utilizzato per identificare alcune tendenze e rischi del cambiamento climatico».

Scoperto il nome della dea Uni in un tempio etrusco

Fonte: http://blog.smu.edu/research/2016/08/24/one-of-the-most-significant-etruscan-discoveries-in-decades-names-female-goddess-uni/
Traduzione/Fonte: https://ilfattostorico.com/2016/09/01/scoperto-il-nome-della-dea-uni-in-un-tempio-etrusco/#more-17363

(Mugello Valley Project)

(Mugello Valley Project)

In una rarissima iscrizione trovata sul muro di un antico tempio etrusco, gli archeologi hanno scoperto il nome di Uni, la suprema dea del Pantheon etrusco.

La scoperta indica che Uni, una divinità della fertilità e forse una dea madre in questo luogo, potrebbe essere stata la dea venerata nel santuario di Poggio Colla, un insediamento chiave della civiltà etrusca.

(Mugello Valley Project)

Il nome è stato scoperto in un testo sacro; forse la più lunga iscrizione etrusca mai trovata su pietra, dice l’archeologo Gregory Warden, professore emerito presso la Southern Methodist University, sponsor principale dello scavo.

La pietra faceva parte del muro di un tempio del VI secolo a.C. A Poggio Colla, in provincia di Firenze, sono stati ritrovati numerosi oggetti etruschi, tra cui la più antica scena di parto europea su un frammento di ceramica. Un’ulteriore prova del culto della fertilità in questa città, dice Warden.

Attualmente gli esperti stanno cercando di tradurre tutto il testo. È molto raro riuscire a identificare quale sia la divinità venerata in un santuario etrusco.

I resti del santuario (Mugello Valley Project)

I resti del santuario (Mugello Valley Project)

(Mugello Valley Project)

(Mugello Valley Project)

«Il luogo della scoperta – un posto dove venivano fatte delle prestigiose offerte – e la possibile presenza del nome di Uni nell’iscrizione, oltre alla cura nell’incisione, che forse seguì fedelmente un modello trasmesso da uno scriba attento e istruito, suggeriscono che il documento avesse un carattere dedicatorio», dice Adriano Maggiani (Università Ca’ Foscari Venezia), uno degli esperti al lavoro nella decifrazione.

«È anche possibile che esprima le leggi del santuario; una serie di prescrizioni legate alle cerimonie che si tenevano là, forse in connessione con un altare o un altro spazio sacro», spiega Warden, condirettore del Mugello Valley Archaeological Project.

Tutto sarà più chiaro una volta decifrato il testo, che consiste di almeno 120 caratteri. Sebbene gli archeologi conoscano la grammatica etrusca, alcune parole e l’alfabeto, le parole nuove sono difficili da tradurre, soprattutto perché non sono di carattere funerario. Le iscrizioni etrusche sono infatti rare, dato che di solito scrivevano su tessuti di lino o tavolette di cera. I testi che si sono conservati sono piuttosto brevi e provengono dalle tombe.

(Mugello Valley Project)

(Mugello Valley Project)

«A questo punto possiamo affermare che si tratta di una delle più importanti scoperte etrusche degli ultimi decenni», dice Warden. «Non solo ci fornirà delle preziose informazioni sulle pratiche sacre di Poggio Colla, ma anche sui concetti e sui rituali degli Etruschi, oltre a dei nuovi dati sulla loro scrittura e forse sul loro linguaggio».

Oltre a essere forse la più lunga iscrizione etrusca su pietra, è anche uno dei tre più lunghi testi sacri finora scoperti. Una sezione del testo si riferisce a Tinia, la più importante divinità etrusca, marito di Thalna o di Uni, e che corrisponde allo Zeus greco o al Giove romano.

Oltre a Maggiani, sta studiando il testo anche Rex Wallace, linguista e professore di studi classici presso la University of Massachusetts Amherst.

La pietra è in parte scheggiata e bruciacchiata. Il suo restauro in corso nei laboratori della Soprintendenza Archeologica Toscana di Firenze aiuterà a leggere l’iscrizione.

(Mugello Valley Project)

(Mugello Valley Project)

Gli archeologi del Mugello Valley hanno annunciato le loro scoperte nel corso della mostra “Scrittura e culto a Poggio Colla, un santuario etrusco nel Mugello”, dal 27 agosto al 31 dicembre 2016 a Firenze. Uscirà anche un articolo sulla rivista accademica Etruscan Studies.

 

Ricino e Cocco: gli oli che guariscono

Scritto da: Marcello Pamio
Fonte: http://www.disinformazione.it/ricino_cocco.htm

Olio di ricino


Non si può parlare di olio di ricino senza citare il “profeta dormiente” Edgar Cayce (1877-1945).
Fu appunto Cayce, il sensitivo più documentato di tutti i tempi, a portare alla luce negli ultimi anni della sua vita gli effetti benefici di tale olio.
Secondo lui l’essere umano è un insieme di natura spirituale, mentale e fisica ed è necessario riconoscere la loro unità per riportare il corpo in uno stato di salute. In tal modo egli operava con le persone che si rivolgevano a lui e alle quali suggeriva l’utilizzo dell’olio di ricino per le più svariate patologie.
Negli anni a seguire, il dottor Mc Garey, medico e studioso dei metodi di Cayce, poté constatare i numerosi benefici che l’uso esterno dell’olio di ricino aveva nei suoi pazienti.

Il più comune effetto benefico risultante dall’utilizzo dell’olio di ricino è il rafforzamento del sistema immunitario. Il sistema linfatico oltre ad avere un ruolo importantissimo nel sistema immunitario ha anche il compito di drenare e purificare il corpo umano.
Quando i tessuti in un’area del corpo vengono ripuliti dagli scarti (grazie all’olio) le cellule sono in condizioni migliori per il loro buon funzionamento e l’attività degli organismi immunitari diviene più efficace nella difesa del corpo e nella sua ricostruzione.
Altre proprietà dell’olio di ricino sono quelle di aumentare l’attività di eliminazione delle scorie e di rigenerazione dei tessuti, di ridurre la perdita di sangue nei tessuti e sollecitare la loro ricostruzione anche a seguito di gravi ferite.
L’eliminazione interna delle scorie e la rigenerazione dei tessuti è uno degli effetti primari dell’olio di ricino ed è un processo fondamentale per il ristabilimento dell’equilibrio nel corpo.
L’uomo possiede quattro canali di eliminazione delle scorie (organo emuntori): pelle, polmoni, fegato/intestino e reni. Quando un canale è ostruito, danneggiato, intossicato o malato diventa incapace di espletare il suo compito e gli altri tre canali vanno in sofferenza.

Quando si utilizza
Nelle ferite e nelle abrasioni, grazie alle sue miracolose proprietà l’olio di ricino fa rimarginare velocemente e completamente la pelle senza lasciare cicatrici.
Essendo un potente antibatterico e antifungino è l’ideale per esempio nelle micosi delle unghie. In questo caso dopo aver fatto dei pediluvi con acqua e sale (o sale inglese) per circa 15 minuti, bisogna avvolgere le unghie interessate con un impacco di olio di ricino da tenere per tutta la notte.
Servirebbe un intero libro per elencare tutte le patologie in cui l’olio di ricino è veramente risolutivo per non dire miracoloso: ferite infette, calcoli al fegato e alla cistifellea, spasmi esofagei, problemi di udito/perdita di udito, smettere di russare, ecc.
Lo stesso Edgar Cayce descrisse almeno 30 differenti funzioni fisiologiche che vengono migliorate attraverso l’uso dell’olio di ricino applicato localmente sotto forma di impacco.

Ecco una lista parziale dei casi in cui egli raccomandò ai pazienti l’olio come terapia: afonia, appendicite, artrite, blocco intestinale, calcoli alla cistifellea, cancro, cellulite pelvica, cirrosi epatica, colite, costipazione, problemi alla colecisti, epilessia, emicrania, epatite, ernia, fegato fiacco, gastrite, insufficienza renale, linfoadenite, linfoma di Hodgkin, morbo di Parkinson, neurite, paralisi cerebrale, restringimento e stenosi del duodeno, sclerosi multipla, sterilità, uremia…

Caratteristiche dell’Olio di Ricino
L’olio viene estratto dai semi del Ricinus Communis conosciuto anche come Palma Christi o più comunemente come olio di ricino.
Chimicamente l’olio di ricino è un trigliceride di acidi grassi ma ciò che lo rende unico è l’alto contenuto di acido ricinoleico (90%).
La composizione degli acidi grassi dell’olio di ricino è la seguente: acido ricinoleico 89,5%, acido diidrossistearico 0,7%, acido palmitico 1,0%, acido stearico 1,0%, acido oleico 3,0%, acido linoleico 4,2%, acido linolenico 0,3%, acido eicosenoico 0,3%.
Possiede eccellenti proprietà emollienti e lubrificanti.
L’acido ricinoleico ha attività antimicrobica, contro diverse specie di batteri, funghi e muffe.

Gli effetti dell’olio che guarisce
Come detto i miracolosi benefici ottenuti nei suoi pazienti dagli impacchi di olio di ricino applicati sull’addome (o fegato) sono dovuti all’effetto diretto dell’olio sulla funzione linfatica.
In particolar modo sul sistema di capillari linfatici che giocano un ruolo fondamentale nell’assimilazione degli alimenti da parte dell’intestino e la sua preparazione al processo di nutrizione di tutti i tessuti.
Le placche di Peyer rappresentano circa il 70% del sistema immunitario e sono costituite da noduli linfatici posizionati nell’intestino tenue e vascolarizzati da un’estesa rete di capillari.
In tutto questo ci sono gli aspetti emozionali che di fatto diventano fondamentali in tutte le esperienze di guarigione. Edgar Cayce per spiegare l’influenza delle emozioni sulle condizioni fisiche del corpo diceva che “nessuno può odiare il proprio vicino e non avere lo stomaco e il fegato sottosopra”.
In qualche maniera le emozioni sono collegate con le ghiandole endocrine le quali inviano impulsi nervosi attraverso il corpo e contemporaneamente producono ormoni in linea con il tipo di emozione che deve venire generata. Tali sostanze chimiche hanno potenti e diretti effetti sul sistema nervoso autonomo e su varie altre funzioni organiche vitali. Il risultato è all’origine di numerose condizioni patologiche come ipertensione, ulcera dello stomaco, malattie cardiache, ecc.
Una serie infinita di altre malattie che nascono da quello che pensiamo e/o proviamo.
Le ghiandole endocrine svolgono il loro compito di trasmissione e il corpo in risposta sviluppa una serie di malattie fisiche come immagine a specchio del tipo di pensieri che abbiamo generato.
Per questo motivo spesso Cayce prescriveva ai suoi pazienti impacchi di olio di ricino solo dopo aver pregato a lungo, allo scopo di riposizionare sia il corpo che la mente sulla via della guarigione.

Impacco di olio di ricino
Serve un panno di flanella o lana, una boule di acqua calda, olio di ricino biologico estratto a freddo e un asciugamano.
La procedura dell’impacco è semplicissima.
Piegare il panno fino alla dimensione adeguata alla zona da trattare: l’addome e il fegato sono i due organi maggiormente trattati con questa tecnica, anche perché di solito sono i due organi più intossicati!
Scaldare per qualche minuto pochissimo olio di ricino in una padella, poi passarci il panno sopra e sporcarlo di olio.
Applicare (senza scottarsi) il panno sulla parte del corpo che necessita il trattamento e appoggiare sopra la boule di acqua calda. Avvolgere il tutto con un asciugamano da bagno o una piccola coperta attorno al tronco del corpo per impedire che entri aria.
L’impacco deve rimanere in loco per circa un’ora o più. Il panno usato non deve essere buttato ma può essere conservato in una busta di plastica e riutilizzato più volte.
L’impacco si può fare da 3 a 7 volte alla settimana e per dare maggior vigore alla pulizia del fegato prendere un cucchiaio di olio d’oliva extravergine ogni giorno alla fine del trattamento.

Olio di cocco

L’altro olio dalle caratteristiche miracolose è quello di un’altra palma, quella da cocco.
A differenza del ricino però il cocco si può usare internamente.
Il cocco è un frutto molto ricco di acidi grassi sani. La sua composizione varia a seconda del tipo e della lavorazione dell’olio.
Gli acidi grassi saturi a catena media costituiscono circa il 90% dell’olio.
Quello che molti “esperti” ancora non sanno (per ignoranza) o peggio ancora, fanno finta di non sapere (per malafede), è che gli acidi grassi saturi del cocco sono a catena media (MCFA) e quindi facilmente digeribili, assorbibili e utilizzabili dal corpo. Possono addirittura liberamente attraversare la BEE, barriera ematoencefalica in forma non legata ed essere usati direttamente dal cervello come fonte di energia.
Sono grassi completamente diversi da quelli saturi di origine animale perché in questi ultimi la catena è lunga e quindi di difficile digestione. Ma ancora oggi vengono messi nello stesso piano tutti gli acidi grassi saturi (animali e vegetali), creando volutamente confusione.
La cosa sorprendente è invece che l’olio vergine di cocco (non raffinato) è prontamente disponibile, delizioso e completamente naturale.

Caratteristiche dell’olio di cocco
Le caratteristiche di questo olio hanno dell’incredibile.
Anticancerogeno, antinfiammatorio, anti-microbico, combatte le infezioni (batteri, virus, lieviti, funghi, parassiti e protozoi), antiossidante (protegge contro la formazione di radicali liberi e danni), migliora l’assorbimento dei nutrienti (rende le vitamine a base di grassi più disponibili per il corpo, cioè la vitamina A, D, E, K).
Dal punto di vista esterno protegge e nutre la pelle, aiutandola a guarire da tagli, abrasioni e ferite. Migliora e promuove il processo di guarigione in qualsiasi caso anche in presenza di patologie (dermatosi, desquamazione, psoriasi, ecc.)
Dal punto di vista interno l’olio di cocco aiuta i processi di assorbimento di minerali importanti come calcio e magnesio, contribuendo ad un migliore sviluppo di ossa e denti; contrasta funghi e parassiti sempre più diffusi tra la popolazione. E’ stato dimostrato che l’olio di cocco stimola il metabolismo, migliora la funzione della tiroide e aumenta i livelli di energia.
L’elenco dei disturbi e/o patologie in cui questo olio ha dei risultati eccezionali è lunghissimo: reflusso gastrico, Alzheimer, costipazione, fibrosi cistica e infezione ai bronchi, candida, colesterolo (migliora il rapporto l’HDL /LDL), l’olio di cocco è noto per ridurre le crisi epilettiche, contro il batterio helicobacter pyroli, protegge le arterie dalle ferite che causano l’aterosclerosi, per le emorroidi può essere applicato esternamente o internamente due volte al giorno, regolarizza la funzionalità tiroidea, è utile contro le infezioni del tratto urinario, ecc. ecc.

In questa sede ci si riferisce all’olio di cocco vergine (meglio ancora extravergine anche se è difficile da trovare) biologico e spremuto a freddo mediante centrifugazione.
Concludo con le parole dello scrittore e attivista americano Kevin Trudeau tratte dal suo libro “Vogliono farti ammalare”:
“L’olio vergine di cocco, biologico e non raffinato, rientra nella categoria dei prodotti ‘miracolosi’. Basta prenderne un cucchiaio la mattina e uno nel tardo pomeriggio, per 30 giorni consecutivi, ed ecco cosa potrebbe succedervi: la pressione alta diventa un problema del passato; i disturbi circolatori si risolvono; gli sbalzi d’umore svaniscono; la depressione si attenua; la stipsi smette di tormentarvi; i dolori artritici si riducono o scompaiono; il cancro si avvia alla remissione; il colesterolo si normalizza; il reflusso gastroesofageo e i bruciori di stomaco diminuiscono o si risolvono definitivamente.”
Farneticazioni di una mente malata o condivisioni di conoscenze che per qualcuno è meglio rimangano in un libro o in un cassetto? Non resta altro che provare…