Saprà la Merkel gestire in modo razionale l’inevitabile Italexit?

Scritto da: Maurizio Blondet
Fonte: http://www.maurizioblondet.it/sapra-la-merkel-gestire-modo-razionale-linevitabile-italexit/

“All’Italia conviene tornare alla lira”. Lo sostiene il tedesco Marc Friedrich, consulente finanziario di fama, in una intervista  a Sputnik Deutschland. Non solo l’Italia, affondata da un tasso record di debito e disoccupazione, ma “tutti i paesi del Sud Europa  starebbero meglio con una moneta sovrana invece che con l’euro. Questi ‘ paesi, con i limiti imposti dalla Banca Centrale, non vedranno mai  quell’inizio di  crescita  che permetterebbe loro di rimettersi”.

Marc Friedrich è co-autore di un saggio « Der groesste Raubzug der Geschichte », che è stato un best seller nel 2012. “Già allora dimostravamo  che l’euro non funziona.   Adesso vedo che per la prima volta, in Italia il concetto di Italexit non è più tabù”.

Cita “Alberto Bagnai dell’università di Pescara” . Ha ragione Bagnai.  “In marzo, sostenendo che l’euro collasserà comunque qualunque sia il capitale politico investito in esso,  questo professore  di economia ha sottolineato la necessità di una  uscita “controllata” dalla moneta unica, padroneggiando l’inevitabile:

“La causa più probabile –ha scritto Bagnai – sarà  il collasso del sistema bancario italiano, che trascinerà  con sé il sistema tedesco.  E’ nell’interesse di  ogni potere politico, certo  dei dirigenti europei declinanti, e probabilmente anche degli USA, gestire questo evento invece di attenderlo  passivamente”.

Parole di buon senso. Di fronte alle quali non c’è, probabilmente, il vero e proprio terrore delle  oligarchie dominanti davanti a quel che hanno fatto col loro malgoverno monetario.   Che le paralizza.  Pochi sanno che nell’eurozona, i prestiti andati a  male in pancia alle banche assommano alla cifra stratosferica di 1.092 miliardi di euro. L’Italia è la prima del disastro, con 276 miliardi di  prestiti  inesigibili; ma  la seconda è la Francia di Macron con 148 miliardi. Seguono la Spagna con 141, e la Grecia con 115. La Germania  ne cova 68 miliardi, l’Olanda 45,  il Portogallo 41.

Prima della Germania, ci seguirebbe nel precipizio la Francia – trascinandosi evidentemente giù anche l’Egemone  di Berlino.

Il rischio è passato inosservato, spiega  l’economista francese Philippe Herlin, perché si comparano questi 148  miliardi di prestiti andati a male con i bilanci delle grandi banche francesi,  il triplo del Pil nazionale  ( che ammonta a 2.450 miliardi di dollari).  Errore, perché in caso di crisi  le  cifre iscritte a bilancio sono poco o nulla mobilizzabili; “quel che conta è la liquidità, il cash, i fondi propri”. I fondi propri delle banche francesi sono 259,7 miliardi; quasi il 60 per cento (il 57) sarebbero dunque divorati dai prestiti marciti;  Herlin prevede  dunque l’uso di bad bank  riempite con il denaro dei contribuenti.  “Per ora  non c’è urgenza, al contrario dell’Italia, ma in caso di aggravamento della crisi finanziaria  (aumento dei fallimenti, un  qualunque shock finanziario)il governo sarà forzato a intervenire”.

Non riusciamo ad immaginare i sudori freddi che provoca a Berlino la prospettiva di contribuire coi risparmi  dei virtuosi  tedeschi ad una bad bank  pan-europea  da  mille miliardi. Eppure, continua Friedrich,  “se l’Italia deve restare nella UE, allora  l’economia  più forte del blocco, la Germania, deve accollarsi il  fardello delle  sovvenzioni all’Italia e agli altri Stati membri del Sud”.  Ovviamente, anche lui ritiene che l’immane compra di titoli  di debito che sta facendo la BCE  al ritmo di 60 miliardi di  euro al mese, non fa che nascondere il problema e guadagnare tempo.  Per farlo, i vertici hanno  rotto tutte le regole,  a cominciare dalle loro.  Ma  collasserà, e possiamo solo sperare che i politici responsabilmente cercheranno allora di  minimizzare i guasti e di eliminare l’euro in modo controllato. In ogni caso ciò costerà caro”.

Si potrà  contare sulla Merkel  come la politica che responsabilmente smonterà la  moneta unica in modo controllato?  E’ assorbita non tanto dalle prossime elezioni, ma dalla  strategia che ha (espresso anche a nome nostro) dopo il disastroso G7 di Taormina, e lo scontro con Trump: “Noi europei dobbiamo veramente prendere in mano il nostro destino”.   Ma  come? Per quanto erratico  e imprevedibile, in mano a pulsioni emotive incontrollate e sotto  schiaffo del Deep State che vuole la sua eliminzione (e lo sta facendo), The Donald è chiaro e costante nella sua ostilità commerciale verso la Germania, che accusa  di slealtà e di manipolazione della moneta .

Angela alle prese con le nuove sanzioni USA…

Un mese fa, il Senato Usa ha varato schiacciante maggioranza un pacchetto di nuove e draconiane sanzioni contro la Russia,  “come punizione per le  interferenze nelle elezioni americane del 2016 e per le sue aggressioni militari in Ucraina e Siria”.  Non Mosca, ma Berlino e Vienna hanno protestato, queste nuove sanzioni “non concordate, rompono la linea unitaria dell’Occidente sull’Ucraina”,   ma in realtà perché queste nuove sanzioni sono un siluro alle  ditte europee (le  tedesche Wintershall e Uniper, l’austriaca Omv, la francese Engie e l’anglo-olandese Royal-Dutch Shell) che stanno costruendo con Gazprom il NordStream 2,  investendoci 4,7 miliardi; e ciò nel quadro di una grande strategia, per cui Washington vorrebbe sostituire Mosca come fornitore energetico all’Europa gabellandoci  il suo gas di petrolio liquefatto e i prodotti della sua fatturazione idraulica: la Polonia l’ha già fatto, per  l’americanismo da neofita unito all’anti-russismo tradizionale.

Sembrava che Trump non avesse intenzione di ratificare queste nuove sanzioni; ma poi   – messo all’angolo, come un vecchio pugile, dai pugni che il Deep State gli martella allo stomaco accusandolo di essere  un agente di Mosca – “ha cambiato idea” e  le ha fatte proprie.    “Siamo  nel mezzo di una guerra economica”,  conclude Folker Hellmeyer, analista capo della Bremer Bank, “sono sanzioni contro  la Russia, ma anche contro la UE e la Germania; agiscono contro la cooperazione  eurasiatica”.  Wolfgang Büchele,  presidente della Commisisone per l’economia tedesca dell’Est, è chiarissimo: “Queste  sanzioni sono tali da ostacolare una politica energetica europea insieme indipendente e sostenibile”.

Oltretutto Trump, o chi per lui (infatti si dice che Rex Tillerson, segretario di stato, stia per dimettersi), ha spedito a Kiev come ambasciatore Usa Kurt Volker, ex diplomatico presso la NATO; uomo di McCain. Che appena arrivato è andato a   parlare alle milizie nazistoidi promettendo armamento pesante americano per vincere la guerra del Donbass. “Questo non è un conflitto congelato, è una guerra calda ed è una crisi immediata di cui dobbiamo occuparci subito”.

Aver fatto del Donbass un “conflitto congelato” è uno dei pochi successi esteri di Angela Merkel. Il discorso di Volker è dunque contro la Cancelliera e  promette una riapertura bellica della piaga ucraina in funzione antitedesca.

“…esorta la UE a imporre sanzioni  più dure alla Russia”

Orbene, cosa fa la Merkel? Secondo Reuters,”Esorta l’Unione Europea a  varare più  dure sanzioni contro la Russia”,  punitive, per via di certe grandi turbine Siemens  per la produzione di elettricità che  sono comparse in Crimea, dove non dovevano essere, perché sulla Crimea ci sono le  sanzioni; e la Siemens (che con la Russia fa 1,2 miliardi di affari l’anno) dice di essere stata ingannata dai russi,  che l’avevano assicurata che le macchine sarebbero andate in un’altra regione, non  sanzionata.

Ciascuno può constatare la demente inspiegabilità di tutto ciò. “Forse”,  ipotizza Deutsche  Wirtschaft Nachrichten, “il governo federale vuol segnalare agli americani che  sta guidando la UE alla linea dura contro la Russia. E’ dubbio che ciò porti al ritiro delle [nuove] sanzioni americane”

ttps://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2017/07/25/deutschland-draengt-eu-auf-schaerfere-sanktionen-gegen-russland/

Sembra che il desiderio bottegaio di tenere il piede in tante scarpe,   non giovi alla lucidità e alla statura politica della Cancelliera in questo cruciale passo storico, dove  la Mutti  dovrebbe guidarci tutti quanti verso l’autonomia dagli Usa.  Anche perché adesso si è scoperto  che le grandi case tedesche che vendono milioni di auto negli Usa,  Audi, Bmw, Daimler, Porsche e Volkswagen,   invece di farsi concorrenza, da quasi 30 anni,  dal 1990 hanno costituito un cartello segreto per concordare i prezzi, dividersi i costi di ricerca e sviluppo (ogni società si è concentrata su   aspetti diversi  senza   doppioni), promuovere la tecnologia Diesel. Dopo il Dieselgate, la Volkswagen che falsificava i dati delle missioni inquinanti, e che  è costato alla Casa 4,3 miliardi di multe americane,   qui ci dobbiamo attendere lo scatenamento  della  virtuosa ira statunitense per questo trucco ignobile  che falsa la sacra concorrenza: i miliardi  di multe  possono essere 50, e il mercato americano può diventare   molto  chiuso  per Das Auto. 

Le sanzioni “producono una valanga  di  protezionismo, che seppellisce il libero scambio”,   piagnucola Büchele.

Già, ecco  il punto.  Siamo entrati in un’era nuova, la fine del libero scambio di cui l’export  tedesco ha tanto prosperato, anche  con i metodi truffaldini che cominciamo a scoprire; e la  Merkel   cerca disperatamente di prolungarla  ancora un po’  (fino alle elezioni…?) tenendosi buona la nuova America e  inimicandosi Mosca ancor  di più –  perché non ha un piano B, soprattutto è priva delle  doti di statista che servono per far cambiare rotta al gigante economico e nano politico tedesco  in piena tempesta.

Una persona  così, investita da tali rivolgimenti epocali,  e con una Germania prossimamente in recessione per via del “protezionismo” americano,   saprà gestire in modo controllato e razionale  la smobilitazione dell’euro?  Probabilmente   sta pensando  ad una soluzione  minima: quando verrà il collasso, salverà  la Francia  e  le sue banche, sia perché costa meno, sia perché ne ha  bisogno come vassallo e satellite, e sbatterà  nella tormenta  l’Italia.

Gentiloni: schiaffi da Macron, schiaffi dalle ONG

E qui veniamo alla qualità del  “nostro” (loro) governo.   Come uno zombi coatto, Gentiloni  continua ad appellarsi a una “Unione Europea” , a una solidarietà europea, che palesemente non esiste più. E’ stato sorpreso ed offeso da Macron che ha riuniuto i due contendenti libici ad un tavolo a  Parigi, “tagliandoci fuori”? Ma  persino Di  Maio  aveva proposto a Gentiloni ed Alfano di farlo, mesi fa,   ma Gentiloni no: lui ancora non ha preso atto che a vincere in Usa non è stata la sua Hillary,   è rimasto senza ordini, quindi lui non parla con  Haftar (che ha con sé Mosca e il Cairo, e adesso anche Parigi) ma con Sarraj, “riconosciuto dalla comunità internazionale”. Una  comunità internazionale perlomeno fantomatica, ormai.  Impagabile, il Mattarella dal Quirinale ha  rigettato con orgoglio i suggerimenti di Orban e  implorato la “europeizzazione dell’accoglienza e dei rimpatri e la predisposizione dei canali di  immigrazione”,   perché “Solo un’Europa coesa potrà concorrere con efficacia a far valere i propri valori e a determinare gli equilibri mondiali”.

 

L’AGENDA ROSSA DI BORSELLINO / E’ STATA GESTITA DAL PM ANNA MARIA PALMA ? ECCO UNA PISTA

Scritto da: Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/2017/07/22/lagenda-rossa-di-borsellino-e-stata-gestita-dal-pm-anna-maria-palma-ecco-una-pista/

Un magistrato della procura di Caltanissetta è entrato in possesso dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Si tratta di Anna Maria Palma, il pm che ha costruito, con altri due colleghi, il pentito Vincenzo Scarantino, con la collaborazione del super ispettore di polizia Arnaldo La Barbera.

E’ la clamorosa rivelazione fatta, nel corso della presentazione del libro “I Boss di Stato”, avvenuta a Napoli, dalla sua autrice, la giornalista Roberta Ruscica.

Anna Maria Palma. In apertura Paolo Borsellino e sullo sfondo la strage di via D'Amelio

Anna Maria Palma. In apertura Paolo Borsellino e sullo sfondo la strage di via D’Amelio

Tutto ciò mentre ancora bruciano come il fuoco le parole pronunciate dalle figlie di Paolo, LuciaFiammetta Borsellino, la prima davanti al Csm, la seconda innanzi alla Commissione parlamentare Antimafia. Un omicidio di Stato, poi depistaggi di Stato e ancora oggi una nebbia che sa tanto di collusioni istituzionali e volontà di affossare tutto, per l’ennesima volta. Ma per fortuna che la famiglia Borsellino ha deciso di vendere cara la pelle, in memoria del quotidiano eroismo paterno e di un senso civico che non può morire.

QUELLA PALMA DEI MISTERI 

Ma partiamo dalla notizia bomba.

27 giugno, ore 18, libreria Mondadori Mook di piazza Vanvitelli a Napoli. Roberta Ruscica, scrittrice e giornalista d’inchiesta, già collaboratrice per il Corriere della Sera e Sette, presenta il suo libro edito da Sperling & Kupfer, “I Boss di Stato – I protagonisti, gli intrecci e gli interessi dietro la trattativa Stato-Mafia”.

A moderare il dibattito Sandro Ruotolo, protagonisti della discussione i magistrati Antonio Esposito, già presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione e Simona Di Monte della Procura generale di Napoli. Un volume denso di storie, con diversi particolari inediti, soprattutto sul fronte delle complicità istituzionali nella famigerata trattativa che però, nel processo attualmente in corso, rischia di esplodere come un tric trac.

Roberta Ruscica. In basso il suo libro

Roberta Ruscica. In basso il suo libro

Ma nel dibattito, e soprattutto nell’intervento di Ruscica, fanno capolino non poche notizie da novanta. Una su tutte. Ecco cosa ricostruisce la giornalista: “Ho lavorato per diversi anni a Caltanissetta e a Palermo. E ho seguito molto da vicino l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio e visto nascere il pentito Scarantino. Devo dire in tutta sincerità che, col senno di poi, mi sono sbagliata anch’io. Ero convinta di quanto mi diceva Anna Maria Palma, ero profondamente convinta di quella pista, ero convinta di quell’esito giudiziario”.

E poi: “Sono diventata se così si può dire amica di Anna Palma, ho frequentato alcune volte la sua casa, la stimavo per il suo lavoro. Eravamo arrivate a un punto tale di confidenza che un giorno mi disse che era entrata in possesso dell’agenda di Borsellino. Un fatto al quale non potevo credere, ma lei me lo disse con estrema naturalezza”.

Boom.

DI TUTTI I COLORI 

Attenzione però ai colori. Perchè di agende Borsellino ne aveva addirittura tre. Una marrone, una grigia e una rossa.

Nella prima, cosiddetta ‘itinerante’, annotava tutti i numeri di telefono e gli indirizzi; nella seconda, la grigia, era solito segnare tutte le questioni di carattere legale, le udienze, i processi, le scadenze. La terza, quella rossa, entra invece in campo solo pochi mesi prima della morte, e viene riempita di dati e notazioni, in modo quasi ossessivo, soprattutto dopo la strage di via Capaci.

libro ruscicaCosì la descrive il figlio, ispettore di polizia a Cefalù, Manfredi Borsellino: “Scriveva costantemente. Un’agenda a mio modo di vedere dedicata al suo lavoro, per inserire atti processuali, spunti investigativi, tutto quello che riguardava le indagini. Non era un diario, ma qualcosa di più. Era anche un modo per proteggerci senza renderci depositari di segreti scomodi. Chiunque ha avuto in mano quell’agenda sicuramente non ha avuto bisogno di giorni per intuirne il contenuto e, visto l’uso esclusivo, ritengo che in uno scenario di guerra come quello di via D’Amelio, siano bastati tempi rapidissimi per capire la portata del contenuto, anche aprendo una sola pagina. Se l’avessimo avuta probabilmente non sarebbe accaduto nulla di quello che è avvenuto poi, anche con innocenti che hanno pagato per qualcosa che non avevano fatto”. Il riferimento è ai condannati che hanno scontato anni di galera da innocenti sulla scorta delle verbalizzazioni del pentito taroccato Scarantino.

Riprendiamo il filo del ragionamento in base ai ‘colori’. I figli di Borsellino hanno ritrovato l’agenda grigia, quella dove il magistrato annotava telefoni, indirizzi, appuntamenti. Lucia e Manfredi, in particolare, l’hanno consegnata ad Anna Maria Palma. A questo proposito ha detto Lucia: “Visto quanto accaduto nella storia di questo Paese, chiesi espressamente che ne facessero delle fotocopie e che acquisissero quelle, ma che l’originale ci fosse restituito”.

Passiamo per un momento all’agenda marrone. Osserva Manfredi: “quanto ci fu riconsegnata la borsa di mio padre c’erano alcune parti annerite e al suo interno c’erano diversi oggetti tra cui l’agenda marrone. Presentava alcune parti annerite, un po’ sporche, ma le condizioni erano quasi perfette. Per questo credo che l’altra agenda, quella rossa, che era sicuramente dentro la borsa, si sarebbe dovuta preservare”.

DA AYALA AD ARCANGIOLI FINO A LA BARBERA

Arnaldo La Barbera

Arnaldo La Barbera

Ma che percorso avrà mai fatto? Da quali mani a quali mani è mai passata?

Sicuramente in quei tragici momenti del dopo attentato è transitata per almeno quattro mani. Il primo a vedere la borsa, a quanto pare, è stato il magistrato e collega Giuseppe Ayala (poi deputato dei Ds), il quale poi l’avrebbe consegnata, con l’agenda rossa all’interno, al colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli. Che per questa storia è stato indagato e processato per il reato di furto con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa, ma poi prosciolto per ‘non aver commesso il fatto’. C’è stato anche un faccia a faccia tra i due, Ayala e Aracangioli, che però non ha chiarito il giallo.

Sembra che la borsa, evidentemente ripulita, sia stata poi ricollocata nell’auto.

Non meno controversa la riconsegna della borsa alla famiglia. Ecco le parole di Manfredi: “nessuno ci chiese perchè attribuivamo tanta importanza all’agenda rossa. Quando l’allora capo della Mobile Arnaldo La Barbera ci ridiede la borsa e vedemmo che l’agenda non c’era e chiedemmo conto della cosa, si irritò molto. Sembrava che gli interessasse solo sbrigarsi e che gli stessimo facendo perdere tempo. Praticamente disse a mia sorella Lucia che l’agenda non era mai esistita e che farneticava. Usò dei modi a dir poco discutibili e anche quell’atto era irrituale. Non ricordo di aver firmato alcun verbale di restituzione né lo ritrovammo, poi, firmato da me o da altri della famiglia. La Barbera ci disse solo di prendere per buono quello che ci stavano dando perchè era tutto quello che c’era dentro la borsa”.

Rincara Lucia: “Io mi lamentai della scomparsa dell’agenda e chiesi che fine avesse fatto. La Barbera escluse che ci fosse stata e mi disse che deliravo. Quando gli manifestai il mio fastidio mi disse che avevo bisogno di aiuto psicologico. Io me ne andai anche sbattendo la porta”.

Non è arrivato il momento di stabilire in quali mani sia poi finita l’agenda rossa? E chi l’abbia gestita? Uno o più d’uno? Perchè – oggi – la magistratura non batte un colpo, soprattutto dopo le durissime accuse di Lucia e Fiammetta Borsellino?

IL J’ACCUSE DI FIAMMETTA BORSELLINO

E’ il caso di rileggerle, alcune tra quelle parole di fuoco che reclamano solo giustizia, dopo 25 anni di colossali menzogne e depistaggi di Stato. Così parla Fiammetta, nell’intervista al Corriere della Sera:

“Questo abbiamo avuto: un balordo della Guadagna (Scarantino, ndr) come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo, altri…”.

A proposito di Di Matteo: “So che dal 1994 c’è stato pure lui, insieme a quell’efficientissimo team di magistrati. Io non so se era alle prime armi. E comunque mio padre non si meritava giudici alle prime armi”.

Il rimprovero più forte: “ai magistrati in servizio al momento della strage di via Capaci di non aver mai sentito mio padre nonostante avesse detto di voler parlare con loro. Dopo via D’Amelio, riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l’agenda rossa, non hanno nemmeno disposto l’esame del Dna. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Su via D’Amelio passò la mandria dei bufali”.

Manfredi BorsellinoIn sintesi, per Fiammetta “sono stati venticinque anni di schifezze e menzogne”. “All’Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali da cui si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio”.

Riusciamo a sperare che da Rosy Bindi & C. possa arrivare uno spiraglio, finalmente, di luce? Staremo a vedere.

Nei link in basso potete leggere una serie di articoli scritti dalla Voce, e in particolare da Sandro Provvisionato, relativi soprattutto alla creazione e gestione del pentito taroccato Scarantino. Costato – come denuncia Fiammetta – carcere a innocenti, anni persi in indagini fasulle e giustizia a farsi benedire. O maledire.

Tra filosofia, fisica e medicina: Roberto Fludd e la visione iatrochimica

Scritto da: Paolo Pulcina
Fonte: http://www.chimicare.org/blog/filosofia/tra-filosofia-fisica-e-medicina-roberto-fludd-e-la-visione-iatrochimica/

Molti lo hanno citato, pochissimi lo hanno conosciuto e studiato. Anche i suoi più acerrimi detrattori lo liquidarono in fretta assieme alle sue dottrine omnicomprensive del mondo, tacciandole scioccamente di presunzione intellettuale e puro esercizio d’erudizione.  Robert Fludd nacque a Milgate, nella parrocchia di Bearsted, contea del Kent, nel corso dell’anno 1574.   Suo padre era Sir Thomas Fludd, servitore della regina Elisabetta per molti anni e capace di ricevere il Cavalierato per i suoi servigi come tesoriere di guerra nei Paesi Bassi.

Robert Fludd (Inghilterra, 1574-1637)

Robert Fludd (Inghilterra, 1574-1637)

Poco si sa sulla vita precoce di Robert Fludd, una vita condizionata dal tormento e dal suo carattere scorbutico.  All’età di diciassette anni, entrò al Saint John’s College, ad Oxford, e si laureò tra gli anni 1596-1598.  Anche se lo spirito del Collegio di San Giovanni Battista andava nella direzione di una varietà di conoscenze, esso rimaneva ancora un centro di studi teologici. I suoi anni là ebbero grande impressione su di lui, per questo rimase in ogni momento un amico e membro fedele della Chiesa d’Inghilterra.
D’ispirazione puramente paracelsiana, mistica e naturalistica, Fludd è stato più conservatore di altri seguaci della iatrochimica di questo tempo, eppure seppe far aprire gli occhi ai suoi contemporanei grazie a scoperte filosofiche piuttosto radicali.  Questi interessi possono essersi sviluppati durante il suo viaggio di sei anni in tutta Europa, dopo la laurea.   Fu durante questi sei anni di studio come studente di medicina che è diventato abbastanza esperto in chimica, un interesse che lo ha portato a contatto con medici paracelsiani. Ha anche sviluppato un grande interesse per la filosofia rosacrociana e in seguito sarebbe diventato uno dei più ardenti sostenitori del Movimento.  È forse l’unico periodo della sua vita coperto da silenzio storiografico, mancando informazioni precise, fatta eccezione per le sue dirette citazioni.  Visitò prima l’Italia, poi la Francia, la Spagna e infine la Germania.  Sebbene sia certo che le sue naturali inclinazioni verso la magia e la filosofia occulta del Rinascimento lo avessero portato a frequentare ambienti vicini a quell’orientamento scientifico, non conoscono libri o personaggi incontrati durante la peregrinazione per l’Europa.
Fludd tornò a Oxford e nel 1605 si guadagnò la laurea specialistica come Dottore in Medicina.   Sebbene l’applicazione di prodotti chimici paracelsiani nella medicina del tempo stesse ricevendo meno opposizione dai ricercatori del College, le speculazioni esoteriche e mistiche di Fludd erano ancora causa di sospetto.   Inoltre, era spesso arrogante e offensivo.  Tuttavia, dopo una serie di incontri spiacevoli, fu finalmente ammesso al Collegio dei Fisici (o meglio “filosofi della natura”) di Londra.  Fludd riuscì abbastanza bene ad impiegare la sua propria farmacopea e a mantenere il proprio laboratorio per preparare i suoi rimedi chimici, così per portare avanti i suoi esperimenti alchemici.  Il successo della sua pratica è dovuto non solo alla sua abilità, ma anche al suo approccio mistico ed olistico, al suo carisma ed alla sua influenza sulle menti dei pazienti, producendo in loro una “fede naturalistica” in grado di amplificare l’effetto benefico dei suoi rimedi iatrochimico/farmaceutici.  Capì ciò che oggi alcuni studiosi stanno riscoprendo: la forza della mente, coltivata secondo l’invisibile potenza dell’inconscio, è in grado di produrre effetti evidenti nel corpo umano a fini terapeutici (negli USA alcune cliniche utilizzano tutt’oggi la tecnica del “rilassamento mentale” per amplificare sensibilmente le guarigioni dei pazienti).   Si sa inoltre che, in aggiunta ai metodi di diagnosi prestabiliti, Fludd usò l’oroscopo di un paziente per curarlo, nonché per anticipargli i giorni più critici della malattia.  A dispetto del tempo occupato per la sua pratica medica, Fludd trovò comunque il tempo per scrivere, e come scrittore divenne un associato della scuola dei medici mistici che affermavano di essere in possesso della Chiave delle Scienze Universali.

Ecco l’avvicinamento con l’Ordine Mistico della RosaCroce, che difese a spada tratta da ogni attacco, pur non entrandone mai definitivamente a far parte come membro attivo.  Si dice che sia diventato, in questo periodo, un influente membro della Fraternità RosaCroce.  La pubblicazione dei manifesti rosacrociani Fama Fraternitatis e Confessio Fraternitatis riscossero grande clamore in tutta Europa.  Questi manifesti erano un richiamo per gli intellettuali ad unirsi in una riforma scientifica e spirituale del vecchio pensiero del vecchio continente.  Attraverso la conoscenza, l’umanità sarebbe stata in grado di riconoscere e comprendere il lato oscuro e divino della natura, la differenza tra il materiale e lo spirituale, e il rapporto con Dio.   I destinatari di questi manifesti erano quindi anche gli studenti di alchimia, di cabala e misticismo.
Pochi anni dopo, nel 1616, la prima opera mandata alle stampe da Fludd sarà proprio una documentata difesa dell’ordine, intitolata Apologia Compendiaria, Fraternitatem de Rosa Cruce Suspicionis et Infamiae, Maculis Aspersam, abluens et astergens.
Con il ritorno in patria, a partire dal 1605 e fino al 1609, comincia una lunga serie di rapporti tempestosi con il collegio dei fisici (College of Physicians), che lo includerà come membro effettivo solo dopo numerose prove d’esame.  Le accuse di incompetenza e scarsa professionalità lo avrebbero del resto accompagnato anche nei successivi trent’anni, assorto totalmente nell’esercizio dell’attività di medico e farmacista.   Come Paracelso, che passava gran parte della giornata nel proprio laboratorio, anche Fludd si occupò quasi esclusivamente di preparare medicinali ed unguenti, senza risparmiare qualche esperimento alchemico e i colloqui con il suo amico “chimico” Jean Rocher.   Dopo la morte di Fludd nel 1637 si può considerare finita la fase storica usualmente denominata come ermetismo reazionario, il cui unico erede rimarrà Atanasius Kircher.   La posizione di Fludd nel dibattito scientifico del tempo appare alquanto compromessa.  La filosofia ermetica si basa sull’eredità del pensiero espresso nel Corpus Hermeticum, attribuito al leggendario sacerdote egizio Ermete Trismegisto.  Il filosofo, il mago e il proto-scienziato potevano avvalersi di un consistente contributo di fonti antiche, in particolare proprio del Corpus Hermeticum tradotto da Marsilio Ficino.   Portato nel 1460 dalla Macedonia da uno dei tanti agenti incaricati dal duca per la raccolta di manoscritti, il testo la fece da padrone nel ‘500.   L’ermetismo rappresentava innanzitutto l’esaltazione dell’uomo, il dio antropomorfo ed umanizzato, il grande miracolo esaltato da Pico della Mirandola.

Robert Fludd appartiene a questa categoria di ermetisti, pur essendone un “cane sciolto”, mostrandosi come baluardo che senza un’adeguata formazione pretendeva di contrastare il progresso scientifico.   Per quanto fosse ambigua la convinzione di riferirsi a un sapere iniziatico appartenente a un’ipotetica età dell’oro, l’ermetismo influì molto sul pensiero di Fludd.   Ma ciò non è da sottovalutarsi. Le sue concezioni di microcosmo e macrocosmo sono proprie di quel sapere antico che oggi, lentamente e con perizia scientifica, parte della scienza sta recuperando: parliamo di fisica, di chimica, di biologia.   L’unità di uomo e mondo, di terra e cosmo è dichiaratamente un intento perseguito dalla scienza, specialmente dalla fisica teorica.   Fludd cercò di mantenere l’evoluzione scientifica su un binario mistico, religioso, spirituale: voleva realizzare un sincretismo fra materia e spirito, fra scienza e metafisica.   Il momento non era propizio, per questo apparve come una sorta di stolto anacronista di un sapere misterioso, anziché pubblico.   Oggi le carte in tavola sono diverse e grazie alla scienza stessa, oggi capace di raggiungere vette impensabili, si potrà pian piano riscoprire la più profonda verosimiglianza del sapere antico, un sapere al confine fra realtà e sogno.
Così, per Fludd l’universo è specchio di dio che si manifesta nel mondo sublunare permeando la natura. Seguendo fedelmente la tradizione pitagorica e la “sapienza italica”, la struttura dell’universo è organizzata in modo manicheo: tutte le opposizioni si riducono ad un’unica opposizione fondamentale, quella fra Volontà e Nolontà divine, la contrarietà di Luce e Tenebre.   L’ontologia è ripartita in tre stadi definiti.   La creazione, l’uomo come soggetto privilegiato della creazione, il compimento del destino finale del mondo e degli uomini.
Nel pieno rispetto della disposizione di Fludd, egli parla infatti a più riprese di una materia prima, o acqua invisibile, che è da intendersi come una sorta di pura potenzialità, un tutto indistinto nel quale sono contenute le possibilità della creazione.  In questo brodo primordiale, la volontà, ponendosi come ostacolo la nolontà, avvia un processo dialettico di creazione dell’universo.  La creazione non avviene dal nulla, ma dalla materia prima attraverso emanazione.  Il destino del mondo e degli uomini, l’escatologia di Fludd, trovano massima espressione nella redenzione di Cristo che muore secondo la carne e rinasce secondo lo spirito. L’uomo ha la stessa possibilità da attuare alla fine del proprio ciclo cosmico.
Il macrocosmo è diviso in tre regioni: empireo, mondo etereo e mondo elementare.   Se al centro giace la terra, fuori vi è invece il regno del nulla.   Il mondo è permeato di anima cosmica, così come l’uomo: è il legante fra divino ed umano.   Ogni aspetto della realtà terrena è un simbolo della realtà divina, che va così ricercata e ricalcata attraverso il lavoro umano sulla e nella natura.   Questo percorso permette di unificare la conoscenza: la sua dottrina somiglia molto all’opera dell’alchimista posto di fronte all’atanor.   Allo stesso modo dell’iniziato che vuole trasmutare i metalli nell’oro filosofale, accompagnando le nature e le sostanze alla ricerca della materia primordiale, Fludd ridisegna e ricombina gli elementi della tradizione nel senso dell’unità radicale della conoscenza e della comprensione.
Come esempio della mistura di indagini naturali e sovrannaturali, ecco la sua descrizione della combustione di una candela posta sull’acqua e sotto una campana di vetro.  Fludd aveva visto che l’acqua saliva nella campana a causa della combustione, ma rapito dai pensieri di una scienza totale non si era preoccupato di giungere a conclusioni fondate su base empirica. Tuttavia l’esperimento ebbe una fortuna notevole negli anni a venire e le sue opere ebbero vasta diffusione, suscitando reazioni differenti ed annose polemiche.   Molti scienziati empirici, quali Van Helmont, Gassendi e Keplero, si schierarono contro il misticismo di Fludd, bollando i suoi scritti come l’ultimo parto di una sapienza da rinnovare.

Tra le prescrizioni preparate da Fludd c’era anche il famigerato laudano, ideato, come vuole la tradizione esoterica, dal maestro iatrochimimo Aureolo Filippo Teofrasto Bombasto Paracelso circa cent’anni prima.   Questa “tintura d’oppio” veniva preparata utilizzando 15 parti (quantità a scelta) di oppio, 70 parti di alcol a 60°, zafferano, cannella, chiodi di garofano e acqua.   Non solo l’oppio (che si ottiene dal papaver somniferum) era importante, contrariamente a quanto usualmente si crede.   Zafferano, cannella e chiodi di garofano erano stimate piante officinali che ancora oggi si utilizzano in naturopatia (pur con tutte le migliorie apportate dall’evoluzione scientifica che non solo ha reso possibile la comprensione delle sostanze cosiddette “attive”, ma ha anche garantito maggior sicurezza nell’assunzione per i pazienti).   La concentrazione di morfina in questo preparato è dell’1%, e lo rende efficace come analgesico, ma numerosi altri principi attivi dell’oppio, oltre alla morfina, alcuni dei quali tossici, ne hanno fatto abbandonare l’impiego.  Vero è però che pur non avendo gli strumenti moderni, Paracelso e la sua “scuola”, di cui Fludd era autonomo seguace, compresero bene le proprietà anche degli altri ingredienti della tintura.  Infatti, i chiodo di garofano possiedono, fra le altre, proprietà antiemetiche, stimolanti, analgesiche, antisettiche, tutte facoltà in grado di appaiarsi alle virtù dell’oppio.  Ancora, lo zafferano, pur essendo oggi considerato pericoloso (sebbene venga ampiamente usato in cucina!), possiede proprietà sedative ed antispasmodiche: deve solamente venire controllato il suo dosaggio, prima di accumularne una quantità tossica che, ai tempi di Fludd, forse era poco considerata. Infine la cannella: antispasmodica per cuore ed intestino, antibatterica, carminativa, stimolante della respirazione e delle secrezioni.  Difficilmente i paracelsiani potevano sapere che all’interno di queste piante si ritrovano eugenolo, acido salicilico, aldeide cinnamica, carotenoidi, fitosteroli, sesquiterpeni, tannini, flavonoidi, proteine, resine ed altro ancora.   Però avevano compreso, tramite osservazione ed intuizione, che il mondo vegetale offriva tutto ciò che poteva attenere alla cura del corpo umano ed anche di quello minerale.  Non a caso, gli esperimenti alchemici di Fludd andavano sia in direzione terapeutica, sia verso la ricerca della leggendaria “polvere di proiezione”, ciò che avrebbe permesso di trasformare i metalli vili in oro.   Sulla via comune di questa ricerca, compariva l’aceto, possessore di infinite virtù secondo gli antichi alchimisti.  Un buon distillato d’aceto, fatto “ad arte” era in grado di accoppiarsi con minerali quali antimonio e vetriolo per “rubare loro l’anima”.  Un esperimento di Fludd si annovera fosse l’acetato di piombo, probabilmente quello che oggi viene chiamato “acetato basico di piombo” di formula (CH3COO)2•Pb(OH)2.   Questa sostanza, ottenuta appendendo piccole lamine di piombo sopra a vapori d’aceto, e poi mescolando il sale ottenuto con il piombo ossidato, generava un altro sale dalle capacità curative molto stimate al tempo.   Si trattava della cosiddetta “acqua vegetominerale”, dalle evidenti proprietà antinfiammatorie ed astringenti, utilissima per applicazioni cutanee.

Per riferimenti al filosofo ed alla sua commistione fra proto scienza e mistica ecco un breve elenco di opere da lui redatte nel corso della sua vita di ricerca.

Brasile: gli indigeni Munduruku occupano il cantiere di una diga

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/it/popoli-indigeni/4316-brazil%E2%80%99s-indigenous-munduruku-occupy-dam-site-2.html

“La nostra lingua è una, il nostro fiume è uno e il popolo Munduruku è uno”, dicono gli indigeni della regione. Per questo il popolo dei Munduruku ha deciso montare sulle proprie canoe e spingersi a occupare il cantiere della diga idroelettrica di São Manoel, sul fiume Teles Pires. Circa 200 indiani, provenienti da circa 138 villaggi indigeni distribuiti lungo il bacino dei fiumi Tapajós e Teles Pires, hanno partecipato all’occupazione.
Il consorzio edilizio, São Manoel Energia, si è immediatamente rivolto l tribunale, ma il procuratore locale ha richiesto un ritardo della decisione per esplorare una soluzione pacifica.

La decisione di occupare il sito è stata presa in maggio, e i Munduruku hanno distribuito un documento in cui dicono “i nostri luoghi sacri di Karabixexe [le rapide di Sete Quedas, distrutte con la dinamite durante la costruzione delle dighe di Teles Pires e Sao Manoel] e Deku ka’a furono violati e distrutti. Secondo i nostri sciamani, i nostri antenati piangono. I nostri fiumi Teles Pires e Tapajós stanno morendo. I nostri diritti, garantiti dalla Costituzione federale e ottenuti versando molto sangue indigeno, vengono ora nuovamente violati “.

Il Munduruku hanno presentato una serie di richieste: la restituzione delle “urne rubate” – urne sacre che sono state rimosse durante la costruzione della diga di São Manoel – affinché vengano portate in un lugo in cui l’uomo bianco non abbia accesso. Una richiesta che stablirebe un precedente giuridico sul diritto degli indiani alla restituzione delle urne- che secondo la legge brasiliana, sono beni archeologici appartenenti allo Stato, e devono essere destinati ai musei.
Gli indigeni chiedono inoltre un fondo di compensazione, per la creazione di un’università indigena e per la protezione dei restanti siti sacri.

Mentre São Manoel Energia svolge i lavori di costruzione, l’impianto è di proprietà di un consorzio costituito da Eneras do Brasil, posseduto da Fornas, Brasile, e dalla China Three Gorges Corporation, uno dei primi interventi della Cina nei megaprogetti amazzonici.

Scoperte 8 navi nell’arcipelago greco di Fourni

Fonte:RPM Nautical Foundation 
Live Science 
Ministero greco della Cultura
Traduzione e fonte: https://ilfattostorico.com/2017/07/20/scoperte-8-navi-nellarcipelago-greco-di-fourni/

(Vasilis Mentogianis)

Una squadra di archeologi subacquei ha scoperto otto navi affondate nei pressi dell’arcipelago di Fourni, un gruppo di isole greche noto per conservare molti relitti di navi antiche.

Le nuove scoperte portano a 53 il numero totale di navi rinvenute a Fourni in un’area di 44 km quadrati. In tempi antichi, l’arcipelago era una tappa comune lungo le rotte commerciali del Mar Egeo dato che, in condizioni normali, i porti delle isole erano sicuri.

I ricercatori pensano che per migliaia di anni ci furono così tante navi ad attraversare la zona, che molte affondarono a causa delle tempeste.

(Vasilis Mentogianis)

Gli archeologi subacquei hanno iniziato a esplorare Fourni solo nel 2015, quando una squadra dell’Eforato Greco per le Antichità Subacquee e la RPM Nautical Foundation (un’organizzazione non-profit per la ricerca e l’educazione archeologica) avevano trovato 22 relitti. I sommozzatori sono poi tornati nel sito nel 2016 scoprendo altre 23 navi.

I relitti sono stati datati dal VI secolo a.C. (periodo arcaico greco) fino agli inizi del XX secolo. Non è rimasto molto delle navi di legno più antiche, ma il loro carico è ancora sparso su tutto il fondo marino. Le foto dell’ultima spedizione mostrano grandi collezioni di anfore – vasi di ceramica utilizzati per il trasporto di merci come vino, olio di oliva e pesce salato.

L’ultima indagine ha portato al ritrovamento di una nave con un carico di anfore della vicina isola di Chio; probabilmente affondò durante il periodo classico della Grecia (V – IV secolo a.C.). Un’altra nave romana proveniva invece dall’Iberia. È stata poi rinvenuta una serie di ancore risalenti tra il periodo arcaico e l’epoca bizantina. Erano fatte di pietra, piombo e ferro.

Vasi pontici (Vasilis Mentogianis)

(Vasilis Mentogianis)

Durante l’ultima spedizione a Fourni, durata dal 9 al 29 giugno, i ricercatori hanno mappato il fondale marino grazie a innovative tecnologie, quale l’ecoscandaglio multibeam, e documentato i relitti già trovati negli anni precedenti con fotomosaici di ortofoto e fotogrammetria 3D. Inoltre hanno prelevato una selezione di vasi e manufatti per la ricerca scientifica e la conservazione. La squadra ha già previsto una nuova spedizione per il 2018.

L’arcipelago di Fourni è composto da 13 piccole isole e isolotti tra le grandi isole egee di Samo e Icaria. Non ci sono mai stati grandi insediamenti a Fourni, ma si trovava lungo le rotte che collegavano il Mar Nero e il Mar Egeo a Cipro, il Levante e l’Egitto.

Anfora tardo romana (Vasilis Mentogianis)

(Vasilis Mentogianis)

(RPM Nautical Foundation)

Modello 3D di una nave romana (Vasilis Mentogianis)

(RPM Nautical Foundation)

La RV Hercules (Vasilis Mentogianis)

Il sottomarino a comando remoto (Vasilis Mentogianis)

(Vasilis Mentogianis)

 

Erasmo da Rotterdam

Fonte:http://biografieonline.it/biografia-erasmo-da-rotterdam

Erasmo da Rotterdam

L’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (nome latinizzato di Geert Geertsz) nasce a Rotterdam il 27 ottobre 1469. L’anno di nascita potrebbe anche essere il 1466, e la città natale è più probabilmente Gouda.

Firmerà i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus. La sua opera più nota è l'”Elogio della follia“.

La sua figura è spesso associata a Rotterdam, ma Erasmo vivrà in questa città soltanto la prima infanzia e nel corso della sua vita non vi tornerà più.

Figlio illegittimo di un prete, Roger Gerard, la madre Margherita è figlia di un medico. Erasmo rimane orfano nel 1483; i genitori gli permetterano di ricevere la migliore educazione possibile per l’epoca , frequentando le scuole monastiche di Deventer e s’Hertogenbosch. Viene ordinato prete nel 1492, anche se non sarà mai un attivo sacerdote. Il monachesimo sarebbe anzi stato uno temi principali della sua critica alla Chiesa. Nel 1495 si reca presso l’Università di Parigi per continuare gli studi. Chiede ed ottiene poi di essere dispensato dagli uffici sacri.

A partire dal 1499 viaggia in Francia, Inghilterra e Italia entrando in contatto con i più importanti centri culturali, tenendo lezioni, conferenze, e studiando gli antichi manoscritti. Il periodo trascorso in Inghilterra gli permette di conoscere e stringere amicizie con Enrico VIII, John Colet, Tommaso Moro, John Fisher, Thomas Linacre e William Grocyn. Insegna greco all’Università di Cambridge; anche se aveva la prospettiva di poter insegnare a lungo, Erasmo preferiva la vita dello studioso indipendente: con grande consapevolezza Erasmo eviterà ogni legame formale che avrebbe potuto limitare la sua libertà intellettuale e la sua libertà di espressione. In questo periodo Erasmo tiene corrispondenza con più di cinquecento persone di rilievo del mondo letterario e politico: la sua figura rapprsenterà il centro del movimento letterario della sua epoca.

La produzione letteraria inizia piuttosto tardi, soltanto quando finalmente arriva a ritenere di poter padroneggiare con sicurezza il latino. Erasmo da Rotterdam rimarrà per tutta la vita cattolico, tuttavia criticherà duramente gli eccessi della chiesa cattolica rifiutando persino il titolo di cardinale che gli verrà offerto. Nel suo trattato sulla preparazione alla morte chiarisce che la fede in Cristo e non i sacramenti e i rituali della Chiesa sarebbero l’unica garanzia per la vita eterna. Erasmo preparerà una nuova versione greca e latina del Nuovo Testamento.

Erasmo condivide molti punti della critica di Martin Lutero alla Chiesa cattolica. Lo stesso Lutero manifesterà ammirazione per la superiore cultura di Erasmo. Lutero avrebbe sperato in una collaborazione con Erasmo in un’opera che gli sembrava la continuazione della propria.

Erasmo perà declina l’invito a impegnarsi, adducendo come motivazione la propria volontà di non schierarsi per mantenere la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, scopo della propria vita. Erasmo riteneva che soltanto da una posizione neutrale si sarebbe potuto influenzare la riforma della religione. A Lutero tale scelta parve un mero rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità.

Mentre il trionfo della riforma luterana conosce il suo apice iniziano anche disordini sociali che Erasmo già temeva: la guerra dei contadini, l’iconoclastia, il radicalismo che sfocierà nei movimenti anabattisti in Germania e Olanda. Erasmo si sentiva felice di esserne rimasto estraneo, tuttavia negli ambienti cattolici veniva accusato di essere il fomentatore di tali discordie. A dimostrazione della sua lontananza dalla riforma, quando Basilea, dove Erasmo risiede, nel 1529 adotta le dottrine riformate, si trasferisce nella vicina città Friburgo. Qui Erasmo continua la sua instancabile attività letteraria terminando l’opera più importante dei suoi ultimi anni l'”Ecclesiaste”, nel quale sostiene che la predicazione è l’unico dovere veramente importante della fede cattolica.

Erasmo da Rotterdam muore il 12 luglio 1536 a Basilea dove era tornato per controllare la pubblicazione dell'”Ecclesiaste”. Sebbene rimasto sempre cattolico viene sepolto nella cattedrale dedicata al culto luterano. Il 19 gennaio 1543 a Milano i suoi libri verranno bruciati insieme a quelli di Lutero.

Coscienza: come la mente altera la realtà

Fonte: http://www.naturalhealth365.com/consciousness-reality-2257.html
Traduzione Cristina Bassi per: www.thelivingspirits.net

“Il nostro mondo non è come appare. Piuttosto che un ambiente concreto ed oggettivo, è una “realtà virtuale” e una simulazione, piu’ simile ad un video game”.

(Natural News) Per il ricercatore della coscienza, Tom Campbell, il nostro mondo non è come appare. Piuttosto che un ambiente concreto ed oggettivo, Campbell sostiene che il mondo sia in verità una “realtà virtuale” e una simulazione, molto piu’ simile ad un video game.

Sentiamo spesso dire che le cose “non sono come appaiono”, giusto? Bene per molti fisici la risposta si è giusto fatta piu’ chiara.

Tutta la realtà si basa sulla coscienza

Campbell si batte per parlare delle molte domande senza risposta, attualmente presenti nella scienza e per esplorare il nostro scopo e collegamento ad una realtà piu’ grande, che chiamiamo “Il grande quadro”

Secondo Campbell, l’universo fisico è generato da una simulazione basata sulla probabilità, ovvero non basata sulla materia. Di fatto Campbell sostiene che ci sono multiple cornici di Realtà Virtuale, in cui noi esistiamo simultaneamente

E questo concetto, che Campbell chiama il cambio del paradigma, sta venendo accettato nell’area della fisica digitale e della fisica quantistica. Anche se il tutto risuona come un eco di antiche credenze articolate dai mistici, dai saggi e dagli shamani, Campbell dice che la sua teoria puo’ essere scientificamente verificata con degli esperimenti.

conscious universe588 01 700x480

Il nuovo paradigma di Campbell contempla esperienze paranormali, inclusa la precognizione, l’esperienza fuori dal corpo, i viaggi nel tempo e le esperienze pre-morte, che possono essere percepite come normali.

Dato che la nostra coscienza è già fuori dal corpo, non abbiamo bisogno di uscire dal corpo , ma di entrare nella nostra coscienza, fa notare Campbell.

Cooperazione, passione e amore sono necessari per la evoluzione

Gli esperimenti di meccanica quantistica suggeriscono che viviamo in una realtà computerizzata e la nostra coscienza è il computer. “Ad un certo punto” dice Campbell, “la coscienza diventa auto-consapevole.”

Ma, se la nostra comprensione resta frammentata causa le nostre credenze limitanti, anche la nostra realtà lo sarà.

Le persone vogliono che il mondo si basi sui fatti e che il materialismo sia la “giusta” teoria dell’esistenza, fa presente Campbell.

Ma – dice- questa visione può essere temporanea, ed il materialismo è una fase che la gente sta attraversando attualmente.

In realtà (senza fare giochi di parole) tutta la questione della nostra esistenza, dice Campbell, è amore. Il suo credo è che la realtà sia un sistema di allenamento, o un “allenatore”, e lo scopo del tutto è aiutarci a diventare grandi e trasformarci in amore.

“Siamo qui per diventare amore”

Chi è Thomas Campbell: un fisico, ricercatore della coscienza, autore e conferenziere internazionale, che ricerca sugli stati alterati di coscienza dal 1970, anno in cui creò esperimenti al Monroe Laboratories (di Bob Monroe) . E’ autore di :“My Big TOE,” una trilogia pensata per rivelare la sua teoria del tutto e per fare da ponte tra la metafisica e la fisica, con comprensione scientifica

 

Il mistero dell’Ufo che spaventò Mussolini e sparì in America

Scritto da: Gabriele Bertocchi
Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mistero-dell-ufo-che-spavent-mussolini-e-spar-america-1376924.html

C’è una storia misteriosa di Ufo tenuta nascosta e sepolata dal regime fascista, guidato da Benito Mussolini.

È quella di un velivolo non identificato che si schiantò nei pressi del Lago Maggiore, in Italia.

Un avvenimento che, secondo Roberto Pinotti, fondatore e segretario del Centro ufologico nazionale, potrebbe ridefinire la storia del periodo pre-bellico e l’alleanza tra Mussolini e Hitler. L’Ufo – termine che al tempo dei fatti non era stato ancora coniato – si è schiantato al suolo il il 13 giugno 1933 al confine tra Piemonte e Lombardia, più precisamente a Vergiate, in provincia di Varese, non troppo distante dall’aeroporto di Malpensa. Tra i resti di quel velivolo, non solo rottami: vengono rinvenuti anche i corpi dei piloti.

La paura di Mussolini

L’unica traccia e testimonianza del primo caso ufologico in Italia è un dispaccio dell’agenzia Stefani, di carattere “riservatissimo”. La vicenda venne immediatemente secretata, anche se un ufficio, il Gabinetto RS/33, di cui faceva parte anche Guglielmo Marconi, continuò a occuparsi. Ora a provare a fare chiarezza è Roberto Pinotti, durante il convegno “Ufologia” ad Arona. Il professore ha spiegato che “i resti dell’Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari“.

Dalle fattezze dei corpi rinvenuti, Pinotti, come riportato su La Stampa, avanza la sua personalissima ipotesi, fondata sulla somiglianza tra i due alieni e i piloti tedeschi. “Il Duce credette, forse, che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica“, afferma il segretario Centro ufologico nazionale.

I resti spediti negli States

Il mistero però negli anni è rimasto tale. Infatti, a guerra finita gli Alleati hanno preso in custodia quelle case e le hanno spedite in America. Ma il giallo non si risolve, anzi, come fa notare Pinotti si infittisce: “Stranamente le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida“.

Come è evidente ci sono ancora tante risposte mancanti. Ciò che è certo è che gli esperti sono concordi nel sostenere come la zona tra Lago Maggiore e Ticino è tra quelle con più segnalazioni di oggetti non identificati

 

I viaggi nel tempo non sono fantascienza

Fonte:http://siviaggia.it/notizie/viaggi-nel-tempo-in-italia-il-primo-prototipo/174013/

E’ tutto italiano il primo esperimento di viaggio nel tempo. Per ora scala piccolissima, apre delle possibilità

  Non più solo fantascienza: i cunicoli che permettono di viaggiare nello spazio e nel tempo, i cosiddetti wormhole, adesso possono essere costruiti in laboratorio: sebbene su una scala piccolissima, dimostrano per la prima volta che attraversare il tempo è possibile e, in attesa di futuri viaggi intergalattici, promettono di rendere più potenti gli attuali dispositivi basati sulle nanotecnologie.

Il prototipo, descritto online sul sito ArXiv e in via di pubblicazione sull’International Journal of Modern Physics D, darà luogo a un esperimento condotto in Italia, presso l’università di Napoli Federico II. “Abbiamo realizzato il prototipo“, ha detto il coordinatore del gruppo internazionale autore della ricerca, il fisico Salvatore Capozziello, dell’Università Federico II di Napoli, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e presidente delle Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (Sigrav).

I cunicoli dello spaziotempo erano stati previsti negli anni ’30 da Albert Einstein e Nathan Rosen, nella teoria nota come ‘ponte di Einstein-Rosen‘, e descrivevano gigantesche strutture cosmiche. “Il problema di partenza – ha osservato Capozziello – era spiegare l’esistenza di strutture che, come i buchi neri, assorbono tutta l’energia di un sistema senza restituirla: in pratica ci si trovava di fronte ad una violazione del principio di conservazione dell’energia”.

Una delle spiegazioni possibili, ha detto ancora il fisico, ipotizza che lo spaziotempo sia ‘bucato’: “è un’ipotesi molto affascinante e futuristica, che implica la possibilità di passare da una zona all’altra dello spaziotempo come di collegare fra loro universi paralleli”. Permettendo, appunto, di viaggiare nel tempo.

Il problema è verificare tutto questo con un esperimento. “La nostra idea – ha detto il fisico – è riuscire a simulare gli effetti gravitazionali a energie più basse e ci siamo chiesti se in questo modo sarebbe stato possibile riprodurre un wormhole in laboratorio“. Il prototipo è minuscolo. E’ stato ottenuto collegando due foglietti del materiale più sottile del mondo, il grafene, con legami molecolari e un nanotubo. La struttura ottenuta è neutra e stabile, nel senso che al suo interno non entra nulla e nulla fuoriesce, ma quando si introducono dei difetti vengono generate correnti in entrata e in uscita.

“Spostandoci su dimensioni cosmiche, potremmo considerare un osservatore che con la sua navetta si avvicina a un wormhole come un elemento capace di perturbare la struttura: in questo caso – ha osservato – sarebbe possibile passare da una parte all’altra del cunicolo spaziotemporale, così come trasmettere segnali da una parte all’altra”.

Se da un lato un cunicolo spaziotemporale ottenuto in laboratorio fa volare la fantasia, le possibili applicazioni sono molto concrete: “i foglietti di grafene permettono di controllare correnti in entrata e in uscita” e ora l’obiettivo è ottenere un prototipo riproducibile su scala industriale. “Produrre una struttura simile significa poter trasmettere segnali in modo estremamente preciso a livello di atomi”, ha osservato l’esperto. “Il progetto è in via di definizione con il gruppo di Francesco Tafuri, del dipartimento di Fisica della Federico II”. Si potrebbero ottenere, ad esempio, nanostrutture capaci di trasmettere segnali in modo istantaneo poiché la corrente elettrica passerebbe nel vuoto.