Il governo cinese riconosce mons. Pietro Jin Lugang vescovo coadiutore di Nanyang

Scritto da: Peter Zhao
Fonte: http://www.asianews.it/notizie-it/Il-governo-cinese-riconosce-mons.-Pietro-Jin-Lugang-vescovo-coadiutore-di-Nanyang-46118.html

La cerimonia presieduta dal vice presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, mons. Yang Yongqiang, di Zhoucun. Per il Vaticano mons. Jin è l’ordinario della diocesi fin dal 2010 e mons. Zhu Baoyu è vescovo emerito. Per il governo, il primo è coadiutore e l’altro è l’ordinario. Mons. Zhu è diventato da sotterraneo a ufficiale nel 2010 e istallato dal governo come vescovo ordinario di Nanyang all’età di 89 anni.

Nanyang (AsiaNews) – Questa mattina, nella cattedrale di Nanyang (Henan) si è svolta una cerimonia di riconoscimento di mons. Pietro Jin Lugang ((foto1)  come vescovo coadiutore della diocesi, a sostegno del vescovo ordinario, mons. Giuseppe Zhu Baoyu, 98 anni (foto 2). Per la Santa Sede mons. Zhu doveva essere vescovo emerito già nel 2010 e mons. Jin, già ordinato nel 2007 come vescovo coadiutore non ufficiale, accettato dal Vaticano come ordinario.

La cerimonia è stata presieduta da mons.  Yang Yongqiang, vescovo di Zhoucun (Shandong), vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi [un organismo non riconosciuto dalla Santa Sede perché mancante della presenza dei vescovi sotterranei]. Assieme a lui, erano presenti mons. Zhu e mons. Zhang Yinlin di Anyang (Henan), circa 250 fedeli, sacerdoti e suore.

Una fonte di AsiaNews ha detto che “tutto si è svolto in modo tranquillo”. Altre affermano che il controllo attorno alla chiesa era molto forte: non si poteva portare con sé cellulari, né borse e tutti gli invitati erano perquisiti. Una suora ha detto di non essere stata avvertita della cerimonia, forse perché “è stata imbastita velocemente e quasi in silenzio”.

Il comunicato ufficiale recita che il vescovo coadiutore aiuterà i fedeli “a rispettare la costituzione cinese, a salvaguardare l’unità nazionale e la stabilità sociale, ad amare la Patria e amare la Chiesa, camminando nella direzione scelta dalla Chiesa cattolica in Cina”.

Il riconoscimento di mons. Jin Lugang viene a sanare una difficoltà creatasi negli anni passati. Fino al 2010 mons. Zhu era un vescovo sotterraneo, che aveva passato molti anni in prigione e nei campi di lavoro forzato (rieducazione attraverso il lavoro). È stato ordinato vescovo in segreto nel 1995. Nel 2010, avendo egli compiuto 89 anni, Benedetto XVI ha accolto le sue dimissioni e stabilito vescovo ordinario mons. Jin Lugang, che era stato ordinato vescovo coadiutore nel 2007.

Ma subito dopo le dimissioni, mons. Zhu ha chiesto – altri dicono “ha ricevuto pressioni” – per essere riconosciuto dal governo. Ciò è avvenuto, e il governo lo ha insediato come vescovo ordinario, non tenendo conto delle sue dimissioni presentate al Vaticano. Alcune fonti dicono che la mossa di mons. Zhu aveva come scopo avere più forza nell’esigere dal governo il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate durante la Rivoluzione culturale.

Fino ad oggi, mons. Jin Lugang era considerato dal governo come un semplice prete e ha subito spesso restrizioni nel suo ministero. Ora è vescovo coadiutore, senza tener conto che per la Santa Sede egli è già l’ordinario della diocesi di Nanyang da quasi 10 anni.

La cerimonia presieduta dal vice presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, mons. Yang Yongqiang, di Zhoucun. Per il Vaticano mons. Jin è l’ordinario della diocesi fin dal 2010 e mons. Zhu Baoyu è vescovo emerito. Per il governo, il primo è coadiutore e l’altro è l’ordinario. Mons. Zhu è diventato da sotterraneo a ufficiale nel 2010 e istallato dal governo come vescovo ordinario di Nanyang all’età di 89 anni.

Nanyang (AsiaNews) – Questa mattina, nella cattedrale di Nanyang (Henan) si è svolta una cerimonia di riconoscimento di mons. Pietro Jin Lugang ((foto1)  come vescovo coadiutore della diocesi, a sostegno del vescovo ordinario, mons. Giuseppe Zhu Baoyu, 98 anni (foto 2). Per la Santa Sede mons. Zhu doveva essere vescovo emerito già nel 2010 e mons. Jin, già ordinato nel 2007 come vescovo coadiutore non ufficiale, accettato dal Vaticano come ordinario.

La cerimonia è stata presieduta da mons.  Yang Yongqiang, vescovo di Zhoucun (Shandong), vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi [un organismo non riconosciuto dalla Santa Sede perché mancante della presenza dei vescovi sotterranei]. Assieme a lui, erano presenti mons. Zhu e mons. Zhang Yinlin di Anyang (Henan), circa 250 fedeli, sacerdoti e suore.

Una fonte di AsiaNews ha detto che “tutto si è svolto in modo tranquillo”. Altre affermano che il controllo attorno alla chiesa era molto forte: non si poteva portare con sé cellulari, né borse e tutti gli invitati erano perquisiti. Una suora ha detto di non essere stata avvertita della cerimonia, forse perché “è stata imbastita velocemente e quasi in silenzio”.

Il comunicato ufficiale recita che il vescovo coadiutore aiuterà i fedeli “a rispettare la costituzione cinese, a salvaguardare l’unità nazionale e la stabilità sociale, ad amare la Patria e amare la Chiesa, camminando nella direzione scelta dalla Chiesa cattolica in Cina”.

Il riconoscimento di mons. Jin Lugang viene a sanare una difficoltà creatasi negli anni passati. Fino al 2010 mons. Zhu era un vescovo sotterraneo, che aveva passato molti anni in prigione e nei campi di lavoro forzato (rieducazione attraverso il lavoro). È stato ordinato vescovo in segreto nel 1995. Nel 2010, avendo egli compiuto 89 anni, Benedetto XVI ha accolto le sue dimissioni e stabilito vescovo ordinario mons. Jin Lugang, che era stato ordinato vescovo coadiutore nel 2007.

Ma subito dopo le dimissioni, mons. Zhu ha chiesto – altri dicono “ha ricevuto pressioni” – per essere riconosciuto dal governo. Ciò è avvenuto, e il governo lo ha insediato come vescovo ordinario, non tenendo conto delle sue dimissioni presentate al Vaticano. Alcune fonti dicono che la mossa di mons. Zhu aveva come scopo avere più forza nell’esigere dal governo il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate durante la Rivoluzione culturale.

Fino ad oggi, mons. Jin Lugang era considerato dal governo come un semplice prete e ha subito spesso restrizioni nel suo ministero. Ora è vescovo coadiutore, senza tener conto che per la Santa Sede egli è già l’ordinario della diocesi di Nanyang da quasi 10 anni.

La cerimonia presieduta dal vice presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, mons. Yang Yongqiang, di Zhoucun. Per il Vaticano mons. Jin è l’ordinario della diocesi fin dal 2010 e mons. Zhu Baoyu è vescovo emerito. Per il governo, il primo è coadiutore e l’altro è l’ordinario. Mons. Zhu è diventato da sotterraneo a ufficiale nel 2010 e istallato dal governo come vescovo ordinario di Nanyang all’età di 89 anni.

Nanyang (AsiaNews) – Questa mattina, nella cattedrale di Nanyang (Henan) si è svolta una cerimonia di riconoscimento di mons. Pietro Jin Lugang ((foto1)  come vescovo coadiutore della diocesi, a sostegno del vescovo ordinario, mons. Giuseppe Zhu Baoyu, 98 anni (foto 2). Per la Santa Sede mons. Zhu doveva essere vescovo emerito già nel 2010 e mons. Jin, già ordinato nel 2007 come vescovo coadiutore non ufficiale, accettato dal Vaticano come ordinario.

La cerimonia è stata presieduta da mons.  Yang Yongqiang, vescovo di Zhoucun (Shandong), vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi [un organismo non riconosciuto dalla Santa Sede perché mancante della presenza dei vescovi sotterranei]. Assieme a lui, erano presenti mons. Zhu e mons. Zhang Yinlin di Anyang (Henan), circa 250 fedeli, sacerdoti e suore.

Una fonte di AsiaNews ha detto che “tutto si è svolto in modo tranquillo”. Altre affermano che il controllo attorno alla chiesa era molto forte: non si poteva portare con sé cellulari, né borse e tutti gli invitati erano perquisiti. Una suora ha detto di non essere stata avvertita della cerimonia, forse perché “è stata imbastita velocemente e quasi in silenzio”.

Il comunicato ufficiale recita che il vescovo coadiutore aiuterà i fedeli “a rispettare la costituzione cinese, a salvaguardare l’unità nazionale e la stabilità sociale, ad amare la Patria e amare la Chiesa, camminando nella direzione scelta dalla Chiesa cattolica in Cina”.

Il riconoscimento di mons. Jin Lugang viene a sanare una difficoltà creatasi negli anni passati. Fino al 2010 mons. Zhu era un vescovo sotterraneo, che aveva passato molti anni in prigione e nei campi di lavoro forzato (rieducazione attraverso il lavoro). È stato ordinato vescovo in segreto nel 1995. Nel 2010, avendo egli compiuto 89 anni, Benedetto XVI ha accolto le sue dimissioni e stabilito vescovo ordinario mons. Jin Lugang, che era stato ordinato vescovo coadiutore nel 2007.

Ma subito dopo le dimissioni, mons. Zhu ha chiesto – altri dicono “ha ricevuto pressioni” – per essere riconosciuto dal governo. Ciò è avvenuto, e il governo lo ha insediato come vescovo ordinario, non tenendo conto delle sue dimissioni presentate al Vaticano. Alcune fonti dicono che la mossa di mons. Zhu aveva come scopo avere più forza nell’esigere dal governo il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate durante la Rivoluzione culturale.

Fino ad oggi, mons. Jin Lugang era considerato dal governo come un semplice prete e ha subito spesso restrizioni nel suo ministero. Ora è vescovo coadiutore, senza tener conto che per la Santa Sede egli è già l’ordinario della diocesi di Nanyang da quasi 10 anni.

Fonte:

La cerimonia presieduta dal vice presidente del Consiglio dei vescovi cinesi, mons. Yang Yongqiang, di Zhoucun. Per il Vaticano mons. Jin è l’ordinario della diocesi fin dal 2010 e mons. Zhu Baoyu è vescovo emerito. Per il governo, il primo è coadiutore e l’altro è l’ordinario. Mons. Zhu è diventato da sotterraneo a ufficiale nel 2010 e istallato dal governo come vescovo ordinario di Nanyang all’età di 89 anni.

Nanyang (AsiaNews) – Questa mattina, nella cattedrale di Nanyang (Henan) si è svolta una cerimonia di riconoscimento di mons. Pietro Jin Lugang ((foto1)  come vescovo coadiutore della diocesi, a sostegno del vescovo ordinario, mons. Giuseppe Zhu Baoyu, 98 anni (foto 2). Per la Santa Sede mons. Zhu doveva essere vescovo emerito già nel 2010 e mons. Jin, già ordinato nel 2007 come vescovo coadiutore non ufficiale, accettato dal Vaticano come ordinario.

La cerimonia è stata presieduta da mons.  Yang Yongqiang, vescovo di Zhoucun (Shandong), vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi [un organismo non riconosciuto dalla Santa Sede perché mancante della presenza dei vescovi sotterranei]. Assieme a lui, erano presenti mons. Zhu e mons. Zhang Yinlin di Anyang (Henan), circa 250 fedeli, sacerdoti e suore.

Una fonte di AsiaNews ha detto che “tutto si è svolto in modo tranquillo”. Altre affermano che il controllo attorno alla chiesa era molto forte: non si poteva portare con sé cellulari, né borse e tutti gli invitati erano perquisiti. Una suora ha detto di non essere stata avvertita della cerimonia, forse perché “è stata imbastita velocemente e quasi in silenzio”.

Il comunicato ufficiale recita che il vescovo coadiutore aiuterà i fedeli “a rispettare la costituzione cinese, a salvaguardare l’unità nazionale e la stabilità sociale, ad amare la Patria e amare la Chiesa, camminando nella direzione scelta dalla Chiesa cattolica in Cina”.

Il riconoscimento di mons. Jin Lugang viene a sanare una difficoltà creatasi negli anni passati. Fino al 2010 mons. Zhu era un vescovo sotterraneo, che aveva passato molti anni in prigione e nei campi di lavoro forzato (rieducazione attraverso il lavoro). È stato ordinato vescovo in segreto nel 1995. Nel 2010, avendo egli compiuto 89 anni, Benedetto XVI ha accolto le sue dimissioni e stabilito vescovo ordinario mons. Jin Lugang, che era stato ordinato vescovo coadiutore nel 2007.

Ma subito dopo le dimissioni, mons. Zhu ha chiesto – altri dicono “ha ricevuto pressioni” – per essere riconosciuto dal governo. Ciò è avvenuto, e il governo lo ha insediato come vescovo ordinario, non tenendo conto delle sue dimissioni presentate al Vaticano. Alcune fonti dicono che la mossa di mons. Zhu aveva come scopo avere più forza nell’esigere dal governo il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate durante la Rivoluzione culturale.

Fino ad oggi, mons. Jin Lugang era considerato dal governo come un semplice prete e ha subito spesso restrizioni nel suo ministero. Ora è vescovo coadiutore, senza tener conto che per la Santa Sede egli è già l’ordinario della diocesi di Nanyang da quasi 10 anni.

KING DOLLAR… FOREVER!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2019/01/28/king-dollar-forever/

Prima di occuparci della farsa shutdown, con la presunta resa di Trump, il quale in queste ore sta di nuovo minacciando un nuovo arresto se non avrà i fondi per costruire il suo muro, una perla dedicata a tutti coloro che in questi anni hanno celebrato i funerali di sua maestà il dollaro, apparsa negli ultimi giorni dell’anno…

O si certo, prima o poi capiterà che il dollaro perda il trono della principale e quasi totalitaria valuta di riserva mondiale, ma se ascoltiamo Dalio di Bridgewater, come minimo ci tocca attendere almeno altri 100 anni…

Ma vediamo cosa ci racconta l’ultimo rapporto trimestrale del FMI, le riserve valutarie globali, sono arrivate a totalizzare oltre 11,4 trilioni di dollari lo scorso anno, l’ammontare di riserva in dollari sfiora i 7 trilioni, precisamente 6,63 trilioni di dollari, equivalente di 61,9 % delle riserve valutarie detenute dalle banche centrali.

Passare del 71% al 61 % in oltre 18 anni è stato un declino assolutamente insignificante per il dollaro, visto che le premesse per l’euro erano di ridurre l’egemonia di mistre Greenback, ma da tempo ormai il sogno dell’euro è in netto declino, la percentuale del 20,5 %

Risultati immagini per percent dollar reserve euro

La dinamica dell’euro ( line azzurra ) è stata assolutamente ridicola, rispetto alle premesse, quante volte in questi anni abbiamo sentito dire che l’euro avrebbe reso la vita difficile al dollaro nel commercio del petrolio, quante volte ci è stato raccontato che lo yuan o reminbi ( linea rossa) come volete chiamarlo, avrebbe messo a serio rischio il dominio del dollaro?

C’è chi addirittura parlava di raggiungere la parità percentuale con il dollaro, ma come ben sappiamo il mondo della finanza è pieno di ubriachi che scambiano lucciole per lampioni.Yen e sterlina, le uniche due monete che a mala pena arrivano vicine al 5 %.

E’ il dollaro bellezza e tu non ci puoi fare nulla, il dollaro maggiore valuta di riserva mondiale è il problema degli altri, agli americani serve per continuare a finanziare i loro disavanzi commerciali, prima o poi la festa finirà, forse tra 50 anni o forse chissà.

Lasciate perdere chi un giorno si e l’altro ancora prefigura la fine del dollaro, nella finanza i matti sono all’ordine del giorno come gli ignoranti, si quelli che all’inizio dell’anno con il dollaro a 1.155, continuavano a suggerire ulteriore debolezza, infatti venerdì mattina è finito sotto 1.13 ad un passo dal primo obiettivo del nostro Machiavelli, prima di rimbalzare sulle solite vocine su mamma Fed e babbo Powell, disponibili ad un altro giro di liquore per Wall Street…

Nel fine settimana, Donald Trump fa finta di riaprire il Governo…

Si certo, resa senza condizioni…

Il capo del personale della Casa Bianca,  Mick Mulvaney ha detto che il Presidente Trump sarebbe disposto a chiudere di nuovo il governo se i legislatori non soddisfano le sue esigenze, che lo ha riaperto perchè i democratici hanno ammesso che stava per vincere la sua battaglia, mamma mia, che massa di ingenui.

Giusto a beneficio di coloro che in questi anni si sono lasciati condizionare dal debito USA e dai vari shutdown, perdendo occasioni strepitose, ricordo che i tesorucci e il dollaro non hanno fatto una piega in questi 35 giorni, anzi, il più lungo arresto del governo della storia degli Stati Uniti.

In realtà, questo shutdown ha permesso all’economia americana di nascondere un bel numero di pessimi dati a partire dal mercato immobiliare, una settimana intensa quella che ci aspetta con il rilascio dei dati delle settimane precedenti da parte della BEA e Census, il rapporto di gennaio sul mercato del lavoro, il Pil del quarto trimestre 2018 e la riunione della Fed di marcoledì, una settimana davvero interessante, l’ultima occasione per i tori di dimostrare che il gatto ha davvero sette vite.

Undicesima settimana di fila di protesta in Francia…

Anna Falchi: a 10 anni incontri ravvicinati con UFO

Scritto da: Luisa De Montis
Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/anna-falchi-10-anni-ho-incontrato-ufo-1613086.html

“A 10 anni ho incontrato gli Ufo, per due anni di seguito, me lo ricordo bene”. A raccontarlo è Anna Falchi che – a Un giorno da Pecora su Rai Radio1 rivela questo curioso e incredibile dettaglio della sua infanzia.

“Ero a Reggio Emilia, durante il periodo di Natale”, ha detto l’attrice e showgirl, “No, non vidi gli extraterrestri. Nell’immaginario quando si pensa agli ufo si immaginano dei dischi volanti guidati da extraterrestri ma potrebbero anche essere dei mezzi di trasporto provati dalla Nasa, ad esempio”.

“Una volta li abbiamo visti volare”, assicura poi la Falchi, “C’era un po’ di foschia ma ricordo di aver visto proprio dei dischi volanti. L’anno dopo il disco volante scese nel campo di fronte a casa nostra. Scese proprio il disco volante coi quattro piedini. Aveva una luce rossa intorno ed emetteva un suono molto importante, tipo una sirena. Era l’alba ed io e mia madre fummo svegliate da questo rumore. Li per lì ci nascondemmo – ha proseguito la Falchi – poi però il giorno dopo uscimmo a controllare nel campo e trovammo quei famosi segni sul campo”.

E ai conduttori che chiedono cosa le ha lasciato questo incontro risponde: “Mi ha aperto molto la mente. Non possiamo pensare che la vita esista solo sulla terra. Secondo me c’è un altro sistema solare”.

 

Sugar tax: al via la campagna per la tassa sulle bevande zuccherate. Hanno aderito 10 società scientifiche e 340 medici, nutrizionisti, dietisti

Scritto da: Roberto La Pira – direttore Il Fatto Alimentare
Fonte: https://ilfattoalimentare.it/appello-sugar-tax-ministero-zucchero.html

Chiedere al Ministro della salute di tassare le bevande zuccherate mentre il Governo cerca di ridurre le imposte può sembrare stonato, ma è quasi una necessità, considerando che in Italia la percentuale di bambini obesi o in sovrappeso arriva al 30% (dato che ci colloca al terzo posto in Europa dopo Grecia e Spagna), mentre per gli adulti il valore è del 45,1%.

La questione è ormai un’emergenza anche per il servizio sanitario nazionale che deve gestire i problemi correlati alle patologie collegate all’obesità, come il diabete e le malattie cardiovascolari, con una spesa per le casse statali stimata tra i 6,5 e 16 miliardi di euro l’anno (*). La vicenda non riguarda solo il nostro Paese. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) considerano l’obesità una forma di “epidemia globale”.

L’eccesso di zuccheri è sicuramente una delle cause del problema. Secondo l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare dell’Istituto superiore di sanità (2008-2012), gli italiani assumono circa 100 g al giorno di zuccheri semplici, pari al 20,7% delle calorie. Si tratta del doppio rispetto a quanto consigliato dall’Oms, che raccomanda di non superare il 10% delle calorie quotidiane. Il consumo di bevande zuccherate di ogni cittadino è di circa 50 litri/anno, e secondo alcune stime l’assunzione calorica che ne deriva ammonta a 49 kcal al giorno a persona, pari a circa 12 grammi di zucchero.

Adottare in Italia una tassa del 20% sullo zucchero aggiunto alle bibite (ispirandosi al modello inglese), potrebbe generare un incasso di 470 milioni di euro, da investire in campagne di educazione alimentare, e altri strumenti per favorire una dieta sana. La cifra però è sovrastimata perché, in Gran Bretagna quando nel 2016 è stato deciso di introdurre la tassa, molte aziende hanno modificato le ricette riducendo o sostituendo gli zuccheri, dimezzando così le entrate previste. Ipotizzando un comportamento simile anche in Italia, l’incasso annuale arriverebbe comunque a circa 235 milioni di euro.

La scelta italiana non sarebbe comunque isolata, in tutto il mondo diversi Paesi hanno adottato una tassa sullo zucchero aggiunto alle bibite, per incentivare le aziende a modificare le ricette e creare un fondo destinato a realizzare programmi di prevenzione alimentare. Nella lista troviamo: Gran Bretagna, Francia, Irlanda, Belgio, Portogallo, Finlandia, Ungheria, Messico, Cile e città come Filadelfia e Berkeley negli Stati Uniti…

Il Fatto Alimentare invita medici, nutrizionisti, dietisti e operatori del settore sanitario oltre alle società scientifiche a firmare questa lettera indirizzata al Ministro della salute Giulia Grillo. Per leggere il testo della lettera clicca qui.

(*) Stima della rivista Valori sulla base del rapporto “I costi dell’obesità in Italia” della Fondazione Policlinico Tor Vergata

 

Leader indigeno Mapuche trovato morto nel sud del Cile

Fonte: https://www.salvaleforeste.it/it/popoli-indigeni/4451-leader-mapuche-trovato-morto-nel-sud-del-cile-2.html

La procura  della regione cilena del sud di La Araucanía sta indagando sulla morte del leader di una comunità mapuche, il cui corpo è stato ritrovato preso una strada rurale all’inizio di gennaio. Juan de Dios Mendoza Lebu, il defunto, era la massima autorità della comunità di Raquem Pillá, nel comune di Ercilla, a circa 570 chilometri da Santiago, e il suo corpo aveva lesioni attribuibili a terzi, secondo il procuratore incaricato del caso , Nelson Moreno. Juan de Dios Mendoza Lebu era la più alta autorità della comunità indigena Mapuche di Raquem Pillá, nel comune di Ercilla. Il corpo presentava segni di ferite.

Le autorità indagheranno sul crimine contro Juan de Dios Mendoza. La procura indaga se il crimine è legato alla denuncia presentata da Juan de Dios Mendoza contro i Carabineros per l’uccisione dello zio nel 2009, ne corso di attività repressiva da parte della polizia cilena.

Il pubblico ministero ha ordinato alla polizia investigativa (PDI) di svolgere le indagini pertinenti. I siti giornalistici locali riportano che il corpo mostrava segni di violenza, ma nessuna fonte indipendente ha confermato se esiste una connessione tra la morte e le attività della polizia.

Continuano intanto gli  scontri nell’area tra gli indigeni Mapuche e i Carabineros, che hanno sgombrato le fattorie occupate durante le proteste per l’omicidio del giovane Mapuche, Camilo Catrillanca, per mano di Carabineros nel novembre dello scorso anno.
Amnesty International denuncia diversi casi di arresti illegali di attivisti Mapuche, minacce di morte, violenze e omicidi.

Niente gita a Davos per i DEM USA. Ah, che dispiacere….

Scritto da: Guido da Landriano
Fonte: https://scenarieconomici.it/niente-gita-a-davos-per-i-dem-usa-ah-che-dispiacere/

Secondo il noto motto “Chi la fa l’aspetti” Trump ha giocato un bello scherzetto a Nancy Pelosi ed ai dem che stavano già salendo sul pulman per andare in aeroporto e prendere un volo militare (pagato dai contribuenti USA) per una bella gita a Davos.  Ricordiamo che la Speaker (cioè la presidentessa dell’assemblea) della Camera USA ha impedito a Trump di pronunciare il tradizionale discorso “Sullo stato dell’Unione” negandogli l’invio ufficiale in assemblea. La risposta di “The Donald” non si è fatta attendere. Quando la Pelosi ed i democratici erano già sul bus che li stava portando alla base militare da dove avrebbero preso il jet per la Svizzera è arrivata una lettera del Presidente con la quale si postopongono i voli a Bruxeles, In Egitto ed in Afganistan del presidente della camera. Le parole usate sono taglienti:

“Alla luce degli 800 mila ottimi lavoratori americani che non stanno ricevendo una paga, sono sicuro che sarete d’accordo nel considerare appropriato il postporre questo evento di relazioni pubbliche. Penso anche che in questo periodo sarebbe meglio se voi restaste con me a Washington per trattare ed unirvi al Movimento per una Forte Sicurezza alla Frontiera e terminare questo Shutdown.”

Non manca un tocco di ironia:

“Ovviamente, se volete fare questo volo su linee commerciali, ne avete la possibilità”. 

Non è un eufemismo quando abbiamo scritto che il bus con i deputati democratici a bordo è stato fatto girare e tornare indietro: è proprio così!!

Certo, vedere una politica fatta di dispetti non è la cosa migliore, ma, in questo caso, ad iniziare sono stati i democratici. Se non c’è rispetto dell’avversario non può esserci politica nè trattativa, ma si fanno solo dei piccoli giochetti che hanno come risultato quello di far indispettire la pubblica opinione di qualsiasi parte politica.

La crescita economica non è generata dall’inflazione

Scritto da: Johnny Contanti
Fonte: http://ilporticodipinto.it/content/la-crescita-economica-non-%C3%A8-generata-dallinflazione

L’associazione positiva tra attività economica ed inflazione dei prezzi non è dovuta ad un’espansione della ricchezza reale, ma all’espansione dell’offerta di moneta. La crescita economica reale non può essere quantificata, non è possibile sommare patate e pomodori per ottenere un totale significativo e quindi calcolare la crescita economica reale. La cosiddetta crescita economica è stabilita da una componente monetaria, ammorbidita da un deflatore dei prezzi. Ciò che viene etichettato come crescita economica è in realtà il tasso di crescita di una componente monetaria distorta, la quale viene erroneamente chiamata produzione totale reale. Secondo il pensiero popolare, più forte è il pompaggio monetario, più forte sarà il ritmo di spesa e di conseguenza il reddito monetario, più forte sarà la cosiddetta economia reale. In questo contesto, più denaro significa più spese e questo porterebbe ad una crescita economica più forte.

Contrariamente a questo modo di pensare, più denaro scoperto indebolisce solo il processo di creazione di ricchezza reale. Di conseguenza più soldi e meno ricchezza significano più denaro per unità di beni, cioè un aumento generale dei prezzi.

Quindi non sorprende se osserviamo un’associazione positiva tra la cosiddetta attività economica forte e l’inflazione dei prezzi. Da qui possiamo dedurre che è errato suggerire che una crescita economica più forte debba portare ad una maggiore inflazione dei prezzi. Un calo dei prezzi è la manifestazione dell’espansione della ricchezza reale. Significa che ogni detentore di dollari avràe accesso a più ricchezza reale, cioè più beni. Contrariamente al pensiero popolare un calo dei prezzi, mentre aumenta la ricchezza reale, è una grande notizia.

Un calo dei prezzi mentre l’economia è in crisi è anch’essa una buona notizia, poiché riflette la liquidazione di varie bolle che indeboliscono il processo di creazione di ricchezza reale.

La cosiddetta associazione positiva tra crescita economica ed inflazione dei prezzi, etichettata come Curva di Phillips e considerata da quasi tutti gli economisti come legge naturale alla pari con la legge di gravità, è un concetto fuorviante.

Tutto ciò che descrive è il fatto che la variazione del tasso di crescita dell’offerta di moneta debba determinare una variazione dei prezzi nel tempo di beni e servizi. Finché il meccanismo della creazione di ricchezza è intatto, i banchieri centrali possono tenere in piedi l’illusione di poter far crescere l’economia.
Una volta che suddetto meccanismo viene gravemente danneggiato a causa delle continue manomissioni dei pianificatori monetari centrali (definite anche “politiche anticicliche”) l’illusione che la banca centrale possa aiutare l’economia si frantuma in mille pezzi e l’economia sprofonda ancora di più in un buco nero.

Qualunque tentativo da parte della banca centrale di ravvivare l’economia mediante massicci interventi monetari fa solamente peggiorare le cose.
Non ha molto senso che una crescita economica reale possa portare ad un’inflazione generale dei prezzi. Inoltre l’associazione positiva tra l’attività economica e l’inflazione dei prezzi non è dovuta ad un’espansione della ricchezza reale, ma all’espansione dell’offerta di moneta.

Le “radici del mare”, un patrimonio in declino

Scritto da: Angela Chimienti
Fonte: https://www.soloecologia.it/09012019/le-radici-del-mare-un-patrimonio-in-declino/11792

Gli ecosistemi a mangrovie sono di grande importanza ecologica e coprono una superficie di circa 15.000.000 ettari (ha), con elevato valore economico e alta produttività. Queste formazioni vegetali, che i pescatori dello Sri Lanka chiamano “radici del mare”, sono proprie delle sponde delle lagune salmastre, delle spiagge basse e fangose, nonché degli estuari dei grandi fiumi lungo le fasce costiere tropicali. Situate all’interfaccia terra-mare, le foreste in questione forniscono cibo, aree di riproduzione e una nursery importante per una varietà di organismi terrestri, specie commerciali e pesci di scogliera allo stadio giovanile.

Le mangrovie giocano anche un ruolo cardine per i mezzi di sostentamento umani, quali cibo, legname e medicine, immagazzinano anidride carbonica e offrono protezione da tsunami, cicloni tropicali e maree, attenuando l’erosione del litorale.

Una straordinaria ricchezza a rischio

Nonostante la loro importanza, le mangrovie stanno scomparendo a un ritmo preoccupante, con un tasso annuo di perdita globale equivalente all’1-2% e a circa il 35% negli ultimi vent’anni. Cambiamenti climatici, innalzamento del livello del mare, sviluppo urbano, acquacoltura, estrazione mineraria e sfruttamento eccessivo di legname, pesce e crostacei rappresentano le principali minacce per questa vegetazione peculiare e preziosa.

La perdita di habitat è tipicamente associata a una diminuzione in termini di biodiversità. Quali le possibili conseguenze? Fra queste, una riduzione nel funzionamento dell’ecosistema e, di rimando, della capacità di quest’ultimo di fornire beni e servizi all’uomo. Più specificatamente, nei sistemi di mangrovie, una grande proporzione della biomassa di alghe e foglie viene lavorata dai granchi, importanti “ingegneri” chiave. Sia nei sedimenti sia nelle acque di marea, la materia organica e il flusso di energia vengono incanalati attraverso un processo estremamente diversificato, in costante crescita, e successivamente trasferiti a livelli trofici superiori attraverso i detritivori, che abitano il benthos. Una perdita di biodiversità marina bentonica, pertanto, indipendentemente dal Phylum considerato, potrebbe causare un decremento variabile delle funzioni ecosistemiche.

Valutare gli impatti per una giusta consapevolezza

Nell’ambito di uno studio recente, condotto da ricercatori dell’Università delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, sono stati valutati gli effetti del degrado degli habitat di mangrovie sulla biodiversità e sul funzionamento dell’ecosistema bentonico. Le indagini hanno riguardato la meiofauna, la biomassa bentonica, la produzione procariotica eterotrofa e lo stato trofico sia in una foresta di mangrovie “disturbata” sia indisturbata.

Cosa è emerso? L’area a mangrovie interessata da disturbo ha mostrato una perdita del 20% della biodiversità bentonica, con l’estinzione locale di quattro Phyla, un calo dell’80% dei tassi di decomposizione mediati dai microbi, della biomassa bentonica e delle risorse trofiche. I risultati ottenuti rafforzano la necessità di preservare foreste di mangrovie e ripristinare quelle degradate per garantire la fornitura di beni e servizi necessari alla biodiversità e al funzionamento di vaste porzioni di ecosistemi tropicali.

Fonte:

Laura Carugati, Beatrice Gatto, Eugenio Rastelli, Marco Lo Martire, Caterina Coral, Silvestro Greco & Roberto Danovaro, Impact of mangrove forests degradation on biodiversity and ecosystem functioning, Scientific Reports, (2018) 8:13298 | DOI:10.1038/s41598-018-31683-0 1 [Open Access] Creative Commons Attribution 4.0 International License.

Dai padroni oscuri nel 2019 avremo altre finte rivoluzioni

Fonte: http://www.libreidee.org/2019/01/dai-padroni-oscuri-nel-2019-avremo-altre-finte-rivoluzioni/

Nel 2015 dicevamo per il 2016: «Alcune crisi mondiali come quella Islam-Occidente o quella Occidente-Russia, create per condizionarci, assumeranno forme e sviluppi ancora più inquietanti: l’aumento dell’emergenza migratoria e del terrorismo islamista in Europa, l’estendersi della crisi ad altri paesi, l’estensione di un ruolo inquietante e destabilizzante della Turchia di Erdogan». Queste stesse tendenze si sono manifestate anche nel 2017 e nel 2018. E certamente continuerà in questo modo nel 2019, aggiungendo l’aggravarsi prevedibile del contrasto interislamico sciiti-sunniti, e quello inter-sunnita tra il fronte guidato dal Qatar ed il fronte guidato dall’Arabia Saudita. E sempre nel 2015-2016-2017 scrivevamo: «La guida occulta mondiale rimarrà saldamente nelle mani della piramide gesuita-massonica, anche se il superiore gioco del divide et impera comincerà a creare fratture competitive anche in questo fronte». Questo è con grande precisione quello che è poi avvenuto e che avrà ulteriori sviluppi nel 2019. La Brexit, la presidenza Trump, il ruolo dei sovranisti solo apparentemente anti-sistema, le manifeste debolezze del quadro intereuropeo, i fallimenti e le spaccature del Pd, il risorgere delle destre parafasciste, le forti voci di dissenso a Papa Francesco nelle gerarchie cattoliche…

Questi e numerosi altri segnali mostrano con evidenza che il blocco granitico di potere gesuita-massonico ha ormai delle forti incrinature. Foriere di forti tempeste, di feroci scontri, ma anche di maggiori spazi per la libertà delle coscienze. Come già per lo scorso anno, la presidenza Trump appare come un elemento di forte rottura degli equilibri precedenti, e continuerà ad avere certamente un ruolo destabilizzante – come dimostrano le prese di posizione filo-sioniste su Gerusalemme, l’attiva campagna industrialista e antiecologista, le guerre commerciali al resto del mondo e l’aperto sostegno ai peggiori ambienti economici americani. Da una parte sarà il più forte ostacolo ai disegni di dominazione del gruppo gesuita-massonico, ma dall’altra anche un elemento amplificatore di forme-pensiero degradanti, aggressive, violente, antiumane. Una modalità molto diversa da quella “gesuitica” fredda e apparentemente “buona”, ma sempre per fini manipolatori. Che tuttavia già da qualche anno non stava dando i risultati sperati di “seduzione” ampia ed efficace dell’opinione pubblica.

Di fronte alle varie risposte positive delle coscienze in risveglio, che non si sono fatte sedurre più di tanto dai disegni di centralizzazione e verticalizzazione, i gruppi di manipolazione mondialisti hanno ormai chiaramente deciso di puntare su un periodo di emergenze e di spaccature, che prepari il terreno in modo forzoso ad una nuova, successiva spinta alla centralizzazione, e ad una ulteriore perdita di libertà e sovranità locali. Visto che non ci convinciamo con le “buone”, loro stanno liberando nuovamente i “cattivi” evidenti, e hanno riaperto il ring degli scontri e della devastazione. Ma speriamo bene, soprattutto nelle risposte delle coscienze. Il ruolo di Putin va interpretato nella stessa direzione. Non si tratta di un “salvatore”, come molti in modo ingenuo interpretano il ruolo di questo sanguinario feudatario del potere, ma di una delle pedine fondamentali del “divide et impera” che si affaccia come nuova stagione della manipolazione, e che vedremo svilupparsi ancora nel 2019. Anche in Italia il patto d’acciaio gesuita-massonico, che ha prodotto papato e renzismo, e che ha falcidiato le fila dei vecchi avversari politici ed economici, sia ai livelli locali che nazionali, comincia a mostrare alcune crepe.

Il gioco politico – con la evidente crisi dello sfrontato e ridicolo renzismo, e del decotto Pd – si è riaperto, come prevedevamo già dal 2017. L’influenza della presidenza Trump e degli ambienti conservatori internazionali si è già fatta sentire negli equilibri politici italiani, con l’improvviso risorgere della destra leghista. Una destra che, dietro la sentita esigenza di ordine e sicurezza, nasconde ed esercita una sollecitazione anti-coscienza all’odio e all’egoismo. Avevamo scritto che avremmo probabilmente visto un Cinquestelle chiaramente indirizzato a cercare di agguantare le poltrone di comando di Palazzo Chigi. E avevamo anticipato che, qualora questo fosse avvenuto, la dirigenza M5S avrebbe svelato il proprio vero volto di strumento del potere, di nuovi camuffamenti manipolatori delle solite vecchie congreghe. Una presidenza del Consiglio e altri incarichi di governo nelle mani di uomini chiaramente vicini ai gesuiti, e le stupefacenti virate in senso filo-americano, filo-Nato, filo-euro, filo-Unione Europea, filo-finanza internazionale, filo-vaccini, filo-spese militari, filo-Tap e altro, la dicono lunga su chi veramente si cela dietro gli impulsi sani di tanti bravi ragazzi. Bravi idealisti, illusi per anni dalle seduttive parole di una maschera Grillo ormai ridotta al silenzio. E che sono e saranno i primi a soffrire per i brutali “tradimenti”, che vedremo crescere e farsi evidenti – a beneficio delle coscienze – anche nel 2019.

Ora queste due appendici italiane del divide et impera mondiale, la destra parafascista della Lega e il gesuitico Cinquestelle, convivono con difficoltà nel governo, pur di sostituire la classe dirigente precedente, ormai decotta e non più utile al potere vero, preparando la stagione di un nuovo teatro di finta alternanza democratica, nel quale la Lega si porrà come nuova destra egoica e  conservatrice, e il M5S come nuova sinistra fintamente progressista. Un nuovo teatrino fatto per illuderci che un cambiamento della politica sia avvenuto, concedendo qualcosa alle masse e sacrificando con nostra soddisfazione vecchi gruppi politico-affaristici, pur di consentire ai soliti poteri occulti di continuare a gestire e manipolare la struttura istituzionale politica, economica, scientifica e culturale. Il progetto di Unione Europea è ormai entrato in una fase di crisi: il vento del divide et impera, sulla spinta della Brexit, delle proteste di piazza francesi, delle spinte leghiste, pentastellate, ungheresi, austriache, polacche, soffia forte sulle strutture europee, accompagnato dalle spaccature create dalla artificiosa e forzata emergenza immigratoria. Tutto ciò avrà un peso nelle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019, e da queste potrebbe emergere un nuovo equilibrio delle strutture europee.

Un cambiamento possibile perché nulla cambi, in fondo, nella tenuta dei grandi poteri dietro le quinte, sul modello di quanto sta gattopardescamente avvenendo in Italia. Come già detto lo scorso anno, le forze mondialiste cercheranno in ogni modo di sfruttare anche questa crisi per creare ulteriori emergenze e ricompattarci sotto ulteriori perdite di sovranità. Ma non è detto riescano. Dipenderà molto dal grado di risveglio dell’opinione pubblica. I governi delle grandi potenze occidentali continueranno a perseguire i disegni dei loro padroni oscuri, ammantandosi di perbenismo e dell’immagine ipocrita di finte democrazie. Mentre il volto anti-umano della emergente potenza cinese sarà ancora più evidente, e la grande civiltà indiana continuerà a sprofondare in un gretto e volgare materialismo. E l’Africa, apparentemente abbandonata e lasciata al proprio destino, sarà sempre più da una parte terreno del conflitto di religioni e culture, e dall’altro territorio di conquista delle armate economiche neocolonialiste straniere. E i paesi islamici continueranno a svolgere il ruolo di vittime e di volano della creazione di vortici di violenza, odio e paura con effetti anti-coscienza in tutto il mondo. Mentre un Israele sempre più fanatico, duro e nazionalista continuerà a svolgere un ruolo squilibrante in tutto il Medio Oriente.

Le grandi forze industriali continueranno a inquinare e devastare l’ambiente, e i loro padroni oscuri useranno in modo crescente il disastro creato dai loro stessi strumenti per evidenziare l’emergenza climatica e spingere il mondo a creare nuove forme di governance mondiale e le nazioni a cedere sovranità. Anche in questo caso la presidenza Trump sembra ostacolare temporaneamente questi progetti (ma forse favorirli a più lunga scadenza, inducendo un ulteriore peggioramento dell’emergenza ambientale). L’attacco portato alla salute dei corpi attraverso la perversa strategia mondiale di obbligo vaccinale – partita proprio dall’Italia – continuerà certamente con forza, attraverso il malefico strumento di vaccini appositamente alterati per indurre problemi alle coscienze in risveglio. Prepariamoci a una lotta dura e intensa, nella quale avremo l’appoggio del Cielo. Fino ad ora questa operazione ha prodotto come risultato un forte risveglio di coscienze, in numero crescente. Questo effetto continuerà anche nel 2019, soprattutto a causa dell’aumento delle reazioni “avverse” ai vaccini, alle quali l’opinione pubblica sarà sempre più attenta.

Anche nel 2019 ogni crisi verrà fomentata o usata per controllarci meglio, per spingerci infine verso formazioni centralizzate mondialiste o premondialiste, come l’Europa, per toglierci sovranità, democrazia e libertà esteriori. Faranno tutto questo, come nel 2018 e negli anni precedenti, solamente per bloccare il più grande fenomeno dei nostri tempi: il risveglio delle coscienze. Quel risveglio che per la prima volta nella storia umana sta producendo masse importanti – anche se non ancora maggioritarie – capaci di una epocale rivoluzione interiore: quella di mettere gli esseri della natura, gli animali e gli altri esseri umani, quanto meno sullo stesso piano di se stessi. Quella rivoluzione interiore che per la prima volta fa in modo che tanta gente – almeno un terzo dell’umanità – cominci a pensare che non siamo venuti qui per predare tutto quello che incontriamo, ma per vivere in armonia con la natura e volendo l’uno il bene dell’altro. Cominciando finalmente ad amare il nostro prossimo come noi stessi. Ecco, anche nel 2019 grandi e oscuri poteri di manipolazione cercheranno di bloccare o rallentare questa rivoluzione delle coscienze, il cui effetto sarà un giorno la liberazione dell’umanità proprio da quei poteri.

(Fausto Carotenuto, estratto da “Come sarà il 2019?”, post pubblicato su “Coscienze in Rete” il 29 dicembre 2018. Già analista geopolitico dell’intelligence Nato, l’autore è approdato a una visione spiritualistica del mondo, condensata nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”, pubblicato da UnoEditori. Carotenuto considera i gesuiti come il vertice della piramide vaticana, e giudica altrettanto negativamente la massoneria nel suo complesso, in quanto organismo di ispirazione mondialista, a suo parere interamente funzionale a un disegno di dominio, parallelo a quello gesuitico).