La lettera di Donald Trump all’OMS

Fonte: http://vocidallestero.blogspot.com/

L’originale della lettera di Donald Trump all’OMS in cui il Presidente USA formula le sue gravi accuse di collusione con la Cina e del conseguente fallimento nella prevenzione e nella risposta  alla pandemia.  
Traduzione di Rosa Anselmi


The White House Washington 18 maggio 2020

Sua Eccellenza Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus,
Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ginevra, Svizzera

Caro Dr Tedros:

il 14 aprile 2020 ho sospeso i contributi degli Stati Uniti all’Organizzazione Mondiale della Sanità in attesa di un’indagine della mia amministrazione sulla fallita risposta dell’organizzazione all’epidemia da COVID-19. Questa revisione ha confermato molte delle serie preoccupazioni che ho sollevato il mese scorso e ne ha identificato altre che l’Organizzazione mondiale della sanità avrebbe dovuto affrontare, in particolare l’allarmante mancanza di indipendenza dell’Organizzazione mondiale della sanità dalla Repubblica popolare cinese. Sulla base di questa revisione ora sappiamo quanto segue: 

L’Organizzazione mondiale della sanità ha costantemente ignorato le segnalazioni credibili del diffondersi del virus a Wuhan all’inizio di dicembre 2019 o anche prima, compresi i rapporti della rivista medica Lancet. L’Organizzazione mondiale della sanità non è riuscita a indagare in modo indipendente sui rapporti credibili che erano in conflitto diretto con i canali ufficiali del governo cinese, persino su quelli provenienti da fonti all’interno della stessa Wuhan.

Non più tardi del 30 dicembre 2019, l’ufficio dell’Organizzazione mondiale della sanità a Pechino sapeva che a Wuhan c’era una “grave preoccupazione per la salute pubblica”. Tra il 26 e il 30 dicembre, i media cinesi hanno sottolineato le evidenze di un nuovo virus emergente da Wuhan, sulla base dei dati dei pazienti inviati a diverse società cinesi di genomica. Inoltre, durante questo periodo, il dottor Zhang Jixian, un medico dell’ospedale provinciale dell’Hubei di medicina integrata cinese e occidentale, ha riferito alle autorità sanitarie cinesi che un nuovo coronavirus stava causando una nuova malattia che, all’epoca, stava affliggendo circa 180 pazienti.

Il giorno successivo, le autorità di Taiwan avevano comunicato all’Organizzazione mondiale della sanità informazioni che indicavano la trasmissione da uomo a uomo di un nuovo virus. Eppure l’Organizzazione mondiale della sanità ha scelto di non condividere nessuna di queste informazioni critiche con il resto del mondo, probabilmente per motivi politici.

I regolamenti sanitari internazionali impongono ai paesi di segnalare il rischio di un’emergenza sanitaria entro 24 ore. Ma la Cina non ha informato l’Organizzazione mondiale della sanità dei numerosi casi di polmonite a Wuhan, di origine sconosciuta, fino al 31 dicembre 2019, anche se probabilmente era a conoscenza di questi casi giorni o settimane prima.

Secondo il dott. Zhang Yongzhen del Centro clinico di sanità pubblica di Shanghai, egli ha riferito alle autorità cinesi di aver sequenziato il genoma del virus il 5 gennaio 2020. Non vi fu alcuna pubblicazione di questa informazione fino a sei giorni dopo, l’11 gennaio 2020, quando il Dr. Zhang la pubblicò da solo online. Il giorno successivo, le autorità cinesi hanno chiuso il suo laboratorio per “rettifica”. Come ha riconosciuto anche l’Organizzazione mondiale della sanità, la pubblicazione online del dott. Zhang è stata un grande atto di “trasparenza”. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità è rimasta visibilmente silente sia per quanto riguarda la chiusura del laboratorio del Dr. Zhang sia per la sua affermazione di aver informato le autorità cinesi della sua scoperta sei giorni prima.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente fatto affermazioni sul coronavirus che erano o gravemente inaccurate o fuorvianti.

  • Il 14 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riaffermato senza ragione l’asserzione della Cina, ora sfatata, secondo cui il coronavirus non poteva essere trasmesso tra esseri umani, asserendo: “Le indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato prove chiare della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus (2019-nCov) identificato a Wuhan, in Cina. Questa affermazione era in conflitto diretto con le notizie censurate di Wuhan. 
  • A quanto riferito, il 21 gennaio 2020 il presidente cinese Xi Jinping ha fatto pressioni su di lei perché non dichiarasse un’emergenza l’epidemia da coronavirus. Il giorno dopo lei ha ceduto a questa pressione e ha detto al mondo che il coronavirus non rappresentava un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Poco più di una settimana dopo, il 30 gennaio 2020, prove schiaccianti del contrario l’hanno costretto a invertire la rotta. 
  • Il 28 gennaio 2020, dopo aver incontrato il presidente Xi a Pechino, ha elogiato il governo cinese per la sua “trasparenza” nei confronti del coronavirus, annunciando che la Cina aveva fissato un “nuovo standard per il controllo delle epidemie” e “acquistato tempo per il mondo “. Lei non ha menzionato che la Cina aveva ormai messo a tacere o punito diversi medici per aver parlato del virus e impedito alle istituzioni cinesi di pubblicare informazioni al riguardo. 
  • Anche dopo aver tardivamente dichiarato l’epidemia un’emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale il 30 gennaio 2020, non è riuscito a far pressioni sulla Cina per l’ammissione tempestiva di un team di esperti medici internazionali dell’Organizzazione mondiale della sanità. Di conseguenza, questo team critico non è arrivato in Cina fino a due settimane dopo, il 16 febbraio 2020. E anche in quel momento, al team non è stato permesso di visitare Wuhan fino agli ultimi giorni della loro visita. Sorprendentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha taviuto quando la Cina ha negato del tutto l’accesso a Wuhan ai due membri americani del team. 
  • Ha anche molto elogiato le severe restrizioni sui viaggi interni in Cina, ma è stato inspiegabilmente contro la mia chiusura del confine degli Stati Uniti, o il divieto, rispetto alle persone provenienti dalla Cina. Ho messo il divieto in atto indipendentemente dai suoi desideri. Il suo gioco politico su questo tema è stato mortale poiché altri governi, basandosi sui suoi commenti, hanno ritardato nell’imporre restrizioni salvavita ai viaggi da e verso la Cina. Incredibilmente, il 3 febbraio 2020, ha rafforzato la sua posizione ritenendo che, poiché la Cina stava facendo un ottimo lavoro nel proteggere il mondo dal virus, le restrizioni ai viaggi “stavano causando più danni che benefici”. Ma a quel punto il mondo sapeva che, prima di bloccare Wuhan, le autorità cinesi avevano permesso a più di cinque milioni di persone di lasciare la città e che molte di queste persone erano dirette verso destinazioni internazionali in tutto il mondo. 
  • A partire dal 3 febbraio 2020, la Cina stava fortemente spingendo i paesi a revocare o prevenire le restrizioni sui viaggi. Questa campagna di pressione è stata rafforzata dalle sue dichiarazioni errate di quel giorno che hanno detto al mondo che la diffusione del virus al di fuori della Cina era “minima e lenta” e che “le possibilità di portarlo in qualsiasi luogo al di fuori della Cina [erano] molto basse”. 
  • Il 3 marzo 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità ha citato i dati ufficiali cinesi per minimizzare il rischio molto grave di diffusione asintomatica, dicendo al mondo che il “COVID-19 non si trasmette in modo efficiente come l’influenza” e che a differenza dell’influenza questa malattia non era principalmente guidata da “persone che sono infette ma non ancora malate”. Le evidenze della Cina, ha dichiarato al mondo l’Organizzazione mondiale della sanità, “hanno dimostrato che solo l’uno per cento dei casi segnalati non presenta sintomi e la maggior parte di questi casi sviluppa sintomi entro due giorni”. Molti esperti, tuttavia, citando dati provenienti da Giappone, Corea del Sud e altrove, hanno fortemente messo in discussione queste asserzioni. E’ ora chiaro che le affermazioni della Cina, ripetute al mondo dall’Organizzazione mondiale della sanità, erano largamente inaccurate. 
  • Quando alla fine ha dichiarato la pandemia l’11 marzo 2020, il virus aveva ucciso più di 4.000 persone e infettato oltre 100.000 persone in almeno 114 paesi in tutto il mondo. 
  • L’11 aprile 2020, diversi ambasciatori africani hanno scritto al ministero degli Esteri cinese in merito al trattamento discriminatorio degli africani in relazione alla pandemia a Guangzhou e in altre città della Cina. Lei sapeva che le autorità cinesi stavano conducendo una campagna di quarantena forzata, sfratti e rifiuto di servizi contro i cittadini di questi paesi. Non ha commentato le azioni razzialmente discriminatorie della Cina. Tuttavia, senza fondamento ha etichettato come razziste le fondate lamentele di Taiwan riguardo alla sua cattiva gestione di questa pandemia. 
  • Durante questa crisi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha curiosamente insistito nel lodare la Cina per la sua presunta “trasparenza”. Lei si è sempre unito a questi tributi, nonostante la Cina sia stata tutt’altro che trasparente. Ai primi di gennaio, ad esempio, la Cina ha ordinato la distruzione di campioni del virus, privando il mondo di informazioni critiche. Persino ora la Cina continua a minare le norme sanitarie internazionali rifiutando di condividere dati precisi e tempestivi, campioni e isolati virali e trattenendo informazioni vitali sul virus e sulle sue origini. E, sino ad oggi, la Cina continua a negare l’accesso internazionale ai propri scienziati e alle relative strutture, il tutto dando la colpa in modo ampio e sconsiderato e censurando i propri esperti. 
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità non è riuscita a invitare pubblicamente la Cina a consentire un’indagine indipendente sulle origini del virus, nonostante la recente presa di posizione a favore da parte del suo stesso Comitato di emergenza. Il fallimento nel promuoverla da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità ha spinto i suoi Stati membri ad adottare la risoluzione “COVID-19 Response” in occasione dell’Assemblea mondiale della sanità di quest’anno, che fa eco alla richiesta degli Stati Uniti e di tanti altri per una revisione imparziale, indipendente e completa di come l’Organizzazione mondiale della sanità ha gestito la crisi. La risoluzione chiede anche un’indagine sulle origini del virus, che è necessaria affinché il mondo comprenda il modo migliore per contrastare la malattia. 

Forse peggio di tutte queste carenze è che sappiamo che l’Organizzazione mondiale della sanità avrebbe potuto fare molto meglio. Solo pochi anni fa, sotto la direzione di un diverso direttore generale, l’Organizzazione mondiale della sanità ha mostrato al mondo quanto ha da offrire. Nel 2003, in risposta all’epidemia da sindrome respiratoria acuta grave (SARS) in Cina, il direttore generale Harlem Brundtland dichiarò coraggiosamente il primo consiglio di emergenza per i viaggi dell’Organizzazione mondiale della sanità in 55 anni, raccomandando di non recarsi da e verso l’epicentro della malattia nel sud della Cina. Inoltre, non ha esitato a criticare la Cina per aver messo in pericolo la salute globale tentando di coprire l’epidemia attraverso il suo consueto copione di arresti di informatori e censura dei media. Molte vite avrebbero potuto essere salvate se avesse seguito l’esempio del Dr. Brundtland.

È chiaro che i ripetuti passi falsi da parte sua e della sua organizzazione nel rispondere alla pandemia sono stati estremamente costosi per il mondo. L’unica via da seguire per l’Organizzazione mondiale della sanità è poter effettivamente dimostrare l’indipendenza dalla Cina. La mia amministrazione ha già avviato discussioni con voi su come riformare l’organizzazione. Ma bisogna agire rapidamente. Non abbiamo tempo da perdere. Ecco perché è mio dovere, in qualità di Presidente degli Stati Uniti, informarla che, se l’Organizzazione mondiale della sanità non si impegnerà in sostanziali e significativi miglioramenti entro i prossimi 30 giorni, renderò permanente il congelamento temporaneo del finanziamento degli Stati Uniti all’Organizzazione mondiale della sanità e riconsidererò la nostra appartenenza all’organizzazione. Non posso permettere che i dollari dei contribuenti americani continuino a finanziare un’organizzazione che, allo stato attuale, così chiaramente non persegue gli interessi americani.

Cordiali saluti

Donald Trump