Più caldo, più vecchio e più affolato: il pianeta a un passo dai 7 miliardi di abitanti

Scritto da: Pietro Greco
Fonte:http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=11653

I demografi delle Nazioni Unite ne sono certi. La popolazione umana toccherà per la prima volta nel corso della sua storia la soglia dei 7 miliardi di individui quest’anno, il 31 ottobre, il giorno della festa di Halloween.

È, probabilmente, con un tocco di ironia che la UN Population Division ha indicato la data della festa (pre-cristiana) dei morti come quella della nascita di miss o mister 7 miliardi. Non ci sono strumenti abbastanza sofisticati per indicare un evento demografico così preciso. Ma ci sono motivi fondati per ritenere che la soglia dei 7 miliardi sarà raggiunta nella parte finale del 2011.

Ci sono voluti appena 12 anni per aggiungere un nuovo miliardo alla popolazione umana: il traguardo dei 6 miliardi è stato raggiunto nell’ottobre 1999. L’escalation demografica è stata evidente. Ci sono dovuti 200.000 anni perché l’umanità raggiungesse, all’inizio del XIX secolo, un miliardo di individui. Ci sono voluti 130 anni o giù di lì perché, nel 1930, al primo si aggiungesse un secondo miliardo. Ci sono voluti 44 anni perché la popolazione umana raddoppiasse, raggiungendo nel 1974 i 4 miliardi. Sono passati poi solo 13 anni per toccare nel 1987 quota 5 miliardi, 12 anni per toccare quota 6 miliardi nel 1999 e altri 12 anni per toccare quota 7 miliardi nel 2011.

I numeri assoluti ci dicono che mai il mondo è stato così affollato come in questo momento. Tra il 2000 a il 2010 il numero degli abitanti sulla Terra è aumentato di 920 milioni, un valore vicino alla dimensione della popolazione mondiale ai tempi in cui Malthus, preoccupato, si interrogava sulla limitatezza delle risorse.

Un’equazione proposta nel 1972 da Paul Ehrlich e John Holdren, l’attuale consigliere scientifico di Barack H. Obama, ci dice quel che anche il senso comune ci suggerisce: c’è una relazione diretta tra la crescita della popolazione e l’impatto umano sull’ambiente. Anche il valore dell’impatto dipende dalla quantità e dalla qualità dei consumi di ciascun uomo.

E, infatti, molti indicatori di questo impatto hanno fatto registrare un andamento coerente con quello della crescita demografica. Alcuni suggeriscono che le preoccupazioni di Malthus e, poi, dei coniugi Meadows e del Club di Roma non erano così infondate.

Solo cinquant’anni fa, nel 1961, un uomo aveva una quantità doppia di terreno coltivabile a disposizione. Intanto sono aumentate le emissioni antropiche di gas serra nell’atmosfera. E anche a causa della crescente pressione umana sull’ambiente la biodiversità, il numero di specie viventi, sta diminuendo a ritmi senza precedenti. Anche le previsioni per il futuro non sono incoraggianti. Il clima sta cambiando e il mutamento sta già producendo effetti non desiderabili. Secondo lo United nations environment program (Unep) nei prossimi 14 anni due terzi dell’umanità vivranno o in paesi con scarsità o in paesi in condizioni di stress da acqua potabile. La stessa Unep ritiene che a metà del secolo le possibilità di pesca saranno vistosamente compromesse.

E tuttavia l’analisi dell’evoluzione del processo demografico ci dice che, anche in termini di popolazione, le cose stanno cambiando. Anzi, sono già cambiate. Per esempio l’accelerazione demografica si è fermata. Da quasi 25 anni l’umanità cresce a ritmo costante.

Le previsioni ci dicono che nel prossimo futuro la frenata sarà più evidente. Occorreranno, per esempio, 13 anni prima che, nel 2024, la popolazione umana tocchi quota 8 miliardi; che passeranno poi non meno di 25 anni prima che, intorno al 2050, si raggiungano i 9 miliardi di individui e non meno di 50 anni prima che, nel 2100, si raggiunga quota 10 miliardi.

Le previsioni sono più solide per quanto riguarda il 2025 e il 2050 (la parte della popolazione che avrà almeno 40 anni a metà secolo è già nata), hanno un maggior margine d’incertezza per il lungo periodo. Di recente i demografi delle Nazioni Unite hanno rivisto i loro dati. E propongono come valori più probabili una popolazione di 9,3 miliardi nel 2050 e di 10,1 miliardi nel 2100. Ma quest’ultimo è un valore medio in una forchetta molto ampia compresa tra 6 a 15 miliardi di persone. Tra il crollo demografico e l’impennata.

Molto dipenderà, sostengono i tecnici delle Nazioni Unite, dalla politiche di contenimento delle nascite che realizzeremo nei prossimi anni.

In ogni caso, con un forte rallentamento della crescita andremo incontro a una formidabile transizione demografica. Che sarà anche sociale ed economica. Dovremo imparare a vivere in un mondo che non c’è mai stato in passato: popolato più da anziani che da giovani. Sarebbe importante iniziare almeno a discuterne, per non arrivare impreparati.

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