Siamo finiti, se i padroni del nostro debito saranno inglesi

Fonte: http://www.libreidee.org/2011/11/siamo-finiti-se-i-padroni-del-nostro-debito-saranno-inglesi/

«Sarà come avere le casse piene di cipolle e dover pagare una Ferrari in dollari comprandoli a forza di tonnellate di cipolle». Stando alle “loro” condizioni, una volta detto addio all’euro, con la nuova lira sovrana dovremmo fare il triplo dello sforzo, ma non sarà ancora la fine del mondo: la fine, quella vera, sarà incarnata dal governo che verrà, «troppo ignorante o troppo in malafede» per adottare le politiche di spesa a deficit positiva che ci potrebbero salvare: quelle che hanno resuscitato l’Argentina dopo il fallimento. Mentre il pubblico osserva le prime mosse di Mario Monti, i mercati stanno già “tranciando i cavi”: «Stanno operando affinché la giurisdizione legale del nostro debito esterno sia spostata dall’Italia alla Gran Bretagna. Così per noi sarà impossibile ri-denominare il debito in Lire e siamo fottuti, ma fottuti come nessuno si immagina».

E’ l’ultimo Sos lanciato da Paolo Barnard sul suo blog all’indomani dell’insediamento dell’esecutivo tecnico: «Non ha nessun senso seguire gli eventi di questo governo ora», premette il reporter-saggista, dando per scontato l’esordio di Monti: «Ci aggancerà in via definitiva al velivolo che sta precipitando a spirale verso lo schianto e che si chiama Austerità, cioè meno spesa pubblica, cioè deflazione economica, cioè disoccupazione montante, cioè debito pubblico che aumenta per finanziare gli ammortizzatori sociali, cioè ancora più sfiducia dei mercati, cioè tassi sui nostri titoli che saranno sempre più alti, cioè altre chiamate per ancor più Austerità, e il giro a vite infernale ricomincia da capo. Naturalmente tutto condito in Euro, cioè The Ultimate Armageddon Currency».

Poi, scommette Barnard, «ci sarà lo schianto dell’Eurozona, appena prima del quale verrà espulsa la Grecia, poi noi, poi la Spagna, poi la Francia, poi la Germania, che sarà quella che spegnerà le luci prima di saltare per ultima dalla carcassa dell’aeromobile». Un copione già scritto, secondo l’autore de “Il più grande crimine”, che cita l’economista americano Randall Wray: «Chiunque abbia comprato dei titoli di governi dell’Eurozona è stato, nelle memorabili parole di Kenneth Boulding, o un filantropo o un idiota. Probabilmente entrambi». Già ora, «i grandi investitori (leggi i golpisti) si stanno attrezzando per infliggerci un destino confronto al quale la condizione economica dell’Italia di oggi sembrerà la Belle Epoque».

Dimentichiamoci lo scenario di oggi, Mario Monti e i suoi “tecnici”, la patrimoniale e la non-patrimoniale, il dibattito sull’Ici. «Per essere semplice: quando l’Italia sarà costretta a saltare dall’aereo che precipita a spirale, dovrà sperare di poter azionare il paracadute. Ma i mercati stanno attrezzandosi per tranciarle i cavi. I consigli sull’uso del tronchese li ha illustrati la banca giapponese Nomura Holdings, a firma di Jens Nordvig». Tecnicamente: “saltare dall’aereo” significa «lasciare l’Euro e riprendersi la Lira», magari azionando il paracadute, cioè: «Poter ri-denominare il proprio debito esterno in Lire per poterlo poi negoziare coi creditori a condizioni di almeno sopravvivenza».

Dettaglio, questo, tutt’altro che scontato: perché chi sta “tranciando i cavi” in previsione del disastro sta cercando di trasferire il nostro debito verso la Gran Bretagna: a quel punto, con una lira super-svalutata a causa del panico generale, ci toccherà davvero “comprare una Ferrari con tonnellate di cipolle”. «Il governo di allora dirà: Austerità! E i milioni di italiani che si sono appena schiantati al suolo, verranno imbarcati a calci su un altro aereo che parte con le ali segate. E tutto ricomincerà da capo». L’Institute of International Finance, la lobby bancaria di Washington «che raccoglie una quantità di squali finanziari che neppure il Pacifico potrebbe contenerli», secondo Barnard «è già attivamente al lavoro a distribuir tronchesi». Vie d’uscita? Una sola: archiviare l’euro. «Basta fare i cittadini ed esercitare la propria funzione sovrana, chiedendo ai politici di fare le cose come si deve».

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