La vera storia di Zorro…tra inquisizione e massoneria.

Fonte: http://www.mexicoart.it/Ita/zorro.htm

La storia di Zorro nasce ufficialmente alla fine del XIX secolo con la prima puntata di The Curse of Capistrano apparso sulla rivista “All-Story Weekly”. Da lì film e telefilm in un’ininterrotta sequenza che non accenna a spegnersi.
Ad “inventare” il personaggio fu Johnston McCulley che si era rifatto agli scritti del generale Vincente Riva Placido, accanito lettore di Dumas. L’ufficiale nel suo libro Memorie di un impostore, del 1827, aveva recuperato, con notevoli aggiunte della propria fantasia, la storia di un certo William Lamport le cui vicende si svolsero intorno alla metà del XVII secolo.

William Lamport, alias Guillén Lombardo de Guzman, nacque in Irlanda intorno al 1615: uomo dotato di grande cultura, ma esuberante e spregiudicato, dopo aver trascorso molti anni sui campi di battaglia, ma anche seducendo le dame della nobiltà europea, si stabilì in Messico. Nel Nuovo Mondo le sue sorti non furono molto positive: infatti, nel 1642, fu arrestato per ordine dell’Inquisizione in quanto dichiarato colpevole di aver organizzato, con l’ausilio della magia nera e della stregoneria, una sorta di colpo di stato per divenire re del Messico.

La realtà era leggermente diversa. Infatti, con una banda piuttosto numerosa, Lombardo aveva dato del filo da torcere alle autorità, mettendo in piedi una “crociata” alla buona per liberare gli indios e gli schiavi negri. In prigione si dedicò probabilmente all’astrologia e alla magia riuscendo anche a fuggire, qualcuno dice con l’aiuto del diavolo, altri, più realisticamente, grazie all’intervento dei suoi compagni di avventure.

Appena libero però non cercò riparo in terre lontane, ma rimase in Messico dove si impegnò a fondo in una campagna tesa a screditare il Tribunale dell’Inquisizione. L’affronto gli costò la condanna a morte: però, prima di salire sul patibolo, ebbe il tempo di scrivere pagine e pagine di memorie, molte delle quali giunsero in mano al fantasioso generale Riva Placido che le adattò per il suo libro. Ma in che modo McCulley venne a conoscenza della realtà storica di Lombardo, al di là delle fantasie romanzate da Riva Placido? Troncarelli non ha dubbi: attraverso la Massoneria, società di cui, in tempi diversi, i due scrittori fecero parte.

Ma c’è di più per dare consistenza a questo singolare anello di congiunzione: la mitica “Z” di Zorro. Infatti, mentre il mito racconta che Lombardo scappò di prigione “adattandosi alla finestra” che singolarmente aveva la forma dell’ultima lettera dell’alfabeto, McCulley sostiene che: “per i massoni la “Z”, abbreviazione della forma semitica Ziza (splendente) è simbolo dell’energia vitale“.

Un tragitto tortuoso dove ognuno ha aggiunto un po’ del suo: la vicenda storica di Lombardo, con tutti gli orpelli mitici raccolti negli anni, finisce al generale Vincente Riva Placido che l’adatta alle sue necessità letterarie; con la complicità dei segreti di loggia giunge a Johnston McCulley che, non indenne dall’eco della rivoluzione messicana, la condisce con tutta una serie di ulteriori aggiunte, dando vita a Zorro, un po’ Primula Rossa e un po’ Robin Hood, benestante che si batte per i poveri e che lotta contro i soprusi del potere.

Ne viene fuori un personaggio politicamente corretto, che recupera il mai stanco genere di cappa e spada, che fa sognare, che aiuta a sperare.

Il resto lo farà il cinema ponendo dietro la maschera di Zorro volti noti come Tyrone Power e altri sconosciuti destinati però, proprio per effetto di quella maschera occultante, a trasformarsi in personaggi. Nuovi guerrieri contro le ingiustizie: gente di poche parole che si affidava a una semplice “Z”, comunque complice del loro successo.

dal libro di Massimo Centini “Le streghe nel mondo” 2002 De Vecchi Editore

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