Sulla cosiddetta Sindrome di Morgellons

Fonte:http://www.thecehf.org/
Tradotto da: http://freeskies.over-blog.com/

Fonte foto: http://www.express-news.it

Premessa:

La malattia denominata Morgellons prende il suo nome da una sindrome che colpì alcuni bambini in Francia nel 1600 con sintomi peculiari quali la crescita di anomali filamenti, al tempo definiti come ‘capelli neri’, dalla loro cute.

Ufficialmente la comunità scientifica è in fase di studio su questa sintomatologia senza aver ancora raggiunto una definizione univoca al riguardo. La sindrome di Morgellons viene quindi spesso trattata come un disturbo legato alla sfera psicologica od a fenomeni di parassitosi da vettori non meglio identificati; la ricerca è comunque in corso. I sintomi più frequenti di questa malattia invalidante sono stanchezza, eritemi e dolorose lacerazioni dell’epidermide, annebbiamento cerebrale e forti pruriti generalizzati. Al momento non si sa se sia contagiosa o meno: esistono infatti casi di famiglie intere affette da questa sindrome come casi in cui un singolo componente malato di una famiglia non ha trasmesso l’affezione ai suoi cari.

Le lesioni nella cute non appaiono generalmente purulente, probabile segno che non ci troviamo di fronte ad un fenomeno infettivo.

Alcuni laboratori privati o gruppi di studio indipendenti hanno affrontato il caso da anni e ne hanno riscontrato alcuni aspetti singolari. Per prima cosa dalle eruzioni cutanee degli affetti dalla sindrome emergono filamenti colorati e microscopici corpuscoli che, analizzati scientificamente, hanno rivelato la loro composizione artificiale, la loro resistenza a condizioni ambientali limite (elevate temperature) e la loro differenziazione in un’alta varietà di forme e colori. Ciò che colpisce il profano nel guardare le fotografie al microscopio di tanto materiale è l’incredibile nettezza dei colori delle fibre: rosse, nere, blu, trasparenti, indaco, verdi, etc. … . Altro aspetto importante da sottolineare è la presenza di piastrine di forma generalmente esagonale che presentano riflessi iridescenti e la consistenza del metallo o del quarzo. Come abbiano fatto queste fibre a formarsi ed a fuoriuscire dalla cute rimane ad oggi un mistero insoluto.

In alcuni casi, l’utilizzo di apparecchiature capaci di ottenere immagini con forti ingrandimenti ha rinvenuto sulle piastrine, alcune incisioni che sembrano coppie di numeri e lettere che pare rimandino a grossi centri di ricerca biomedica pubblici e privati ed a singoli ricercatori, scienziati o tecnici del settore. Questo aspetto, se confermato, proverebbe l’origine artificiale e ‘voluta’ della sindrome. Alcuni malati fanno risalire il loro ‘contagio’ all’avvicinamento ai cosiddetti fili di ragnatela presenti sul terreno a seguito di pesanti irrorazioni chimiche aeree (scie chimiche) e, in ogni caso, l’origine di tanto materiale è assolutamente ignota.

Alcune riflessioni:

Ci troviamo di fronte ad un rompicapo medico ed ambientale che assomiglia in modo preoccupante nei suoi aspetti esteriori a tutti gli scandali recenti che coinvolgono l’umanità. Come non intravvedere infatti le potenti armi della disinformazione all’opera? E dove c’è disinformazione, stiamone certi,  c’è sempre un problema imprevisto da nascondere. Allo stato dei fatti i malati sono decine di migliaia e non sono certo visionari. La medicina ufficiale non si pronuncia perché priva (o sarebbe meglio dire ‘privata’?) dei mezzi di indagine necessari per fare una ricerca estesa ed approfondita. Come non collegare tutto ciò all’incredibile vicenda che ha visto il Prof. Montanari (esperto mondiale di nanopatologie – patologie derivate da nanoparticelle) privato del suo potentissimo microscopio frutto di una colletta popolare?

Come fa un medico a diagnosticare un male se non ha i mezzi per conoscerlo? Come fa uno scienziato a fare ricerca se generalmente i medici tendono solo ad applicare protocolli di cura ufficiali, totalmente inutili se messi di fronte ad una patologia nuova e misteriosa? In realtà di misterioso questa patologia ha solo la finalità. Sappiamo che le fibre sono di origine artificiale e che vengono prodotte negli oscuri meandri dei grossi centri di ricerca nel campo biotech. Immaginiamo pure come possano essere distribuite in tutto il mondo: tramite le scie chimiche. Possiamo poi riscontrare la loro vitalità nel combinarsi in specifici filamenti coerenti, come a seguire un ordine preimpostato dai loro artefici.

Ci troviamo probabilmente di fronte a nano macchine, capaci di insinuarsi nei tessuti umani ed assemblarsi per mezzo di sofisticatissime procedure chimico-meccaniche. Le fibre e le piastrine sono eccezionalmente resistenti alla rottura ed alle alte temperature. La domanda principale da farsi è la seguente: ci troviamo di fronte a sensori ambientali sfuggiti al controllo che hanno interagito con l’uomo in modo inatteso oppure di fronte ad una intenzionale forma di intrusione nei nostri corpi di incredibili proporzioni? O meglio: è l’uomo il bersaglio di tanto lavorio?

Sembra che a far affiorare i sintomi sia una caratteristica peculiare del dna, comune ai malati. In questo caso solo alcuni esseri umani svilupperebbero questa ‘infestazione’ come una infermità. Ciò significherebbe che queste nano macchine sarebbero state progettate apposta per infiltrarsi nei nostri corpi in modo silente ed invisibile e che solo alcuni umani avrebbero sviluppato una reazione di rigetto come forma di difesa. Nel Morgellons assistiamo al paradosso che il malato è in realtà il soggetto da considerare sano? Se così fosse, la malattia presenterebbe aspetti formidabili e sottovalutati. Resta il fatto delle condizioni di vita difficilissime in cui versa il soggetto afflitto da questa sindrome dalla quale nessuno di noi dovrebbe sentirsi escluso, se non altro per pura solidarietà.

Ci troviamo di fronte ad una pratica di selezione genetica e controllo sistematico della popolazione? Se così fosse non sarebbe altro che l’ennesimo tentativo di irretirci e di servirsi di noi come una massa di automi senzienti, dementi ed irreggimentati; operazione che, con altri mezzi, è già purtroppo a buon punto. Oppure ci troviamo di fronte solo ad una forma di inquinamento indiretto ambientale e demenziale? Come al solito, dalle forme di inquinamento intenzionale che subiamo, possiamo trarre una qual consapevolezza del destino del mondo e della nostra specie. Ciò di cui prendiamo atto desta ovviamente molta preoccupazione. La conoscenza però resta la nostra unica arma di fronte agli attacchi multilivello che subiamo. Conoscere il nemico è infatti la prima e più importante forma di difesa in questo conflitto apparentemente impari che stiamo combattendo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *