I Servizi Segreti di Venezia

Scritto da: Paolo Preto
Fonte: http://www.sisde.it/sito/Rivista1.nsf/servnavig/17

L’autore, ordinario di storia moderna all’Università di Padova, ha voluto avvicinarsi al mondo dello spionaggio con gli strumenti che gli sono propri, costruendo il suo libro su un’impalcatura storica accuratamente documentata e seguendo una metodologia rigorosamente scientifica. Dopo aver ricordato nella premessa che nel passato c’è stato da parte degli storici un certo disinteresse nei confronti dello spionaggio, l’autore precisa che, sulla storia di esso, sono pesati pregiudizi storiografici quali “la carenza di documenti e la convinzione della sua scarsa influenza sulle grandi vicende politico-militari del passato”.
Pur tuttavia, il lavoro scrupolosamente svolto sulle fonti archivistiche ha radicato nell’autore la convinzione che “i documenti pertinenti allo spionaggio sono ancora in quantità e qualità più che sufficienti per una buona ricostruzione della storia dei servizi segreti”.
Il volume si presenta diviso in tre parti: nella prima di esse l’autore delinea una storia dello spionaggio, affrontando il problema da un punto di vista storico con l’esaminare minuziosamente i più antichi casi di attività spionistica fino al Medioevo e infine ricercando e illustrando i motivi che determinarono la nascita dei servizi segreti nelle città italiane e nelle grandi monarchie europee.
Nella seconda parte, alla quale l’Autore dedica lo spazio più ampio della sua ricerca, egli ripercorre la storia dei servizi segreti di Venezia, mentre nella terza l’indagine sullo spionaggio veneziano si sposta nel Settecento.
Inizialmente, un capitolo è interamente dedicato ai termini con cui nel corso di quattro secoli i veneziani hanno definito gli agenti segreti, e cioè spia, esploratore, confidente e alle espressioni che, pur possedendo una connotazione negativa, sono state usate meno frequentemente: referendario, confidente, emissario, delatore. Viene ricordato, tra l’altro, che il termine agente segreto entra per la prima volta nel linguaggio spionistico veneziano nel 1771, ad opera di Giacomo Casanova, per poi essere usato nuovamente, nel 1799, dal diarista Francesco Calbo.
L’attività spionistica veneziana, già assai intensa nel tormentato contesto politico medioevale, si sviluppò nei secoli successivi in un clima storico-sociale sempre molto acceso e il culto del segreto “permea l’ideologia politica del patriziato veneziano; la segretezza come fondamento del governo dello Stato, e quindi bene supremo da tutelare ad ogni costo, ispira una serie di norme prima ancora che nel 1539 nasca un’apposita magistratura per tutelarla e punire la violazione”. L’istituzione del Consiglio dei Dieci contro i traditori e i “propalatori” di segreti, con la segretezza del rito inquisitorio e spesso anche delle denunce e delle esecuzioni, chiarisce del resto l’osservanza rigida, “quasi ossessiva” del segreto da parte dei politici veneziani. Vengono ricordati dettagliatamente i numerosissimi casi di spionaggio, con le denunce, gli arresti, le torture, i processi, le condanne, talora le assoluzioni.
L’autore di questa ricerca, ricchissima di indicazioni, di nomi, di fatti e di particolari, ricorda, in questo mondo veneziano “dove spesso passioni politiche e venalità generano una torbida atmosfera di sospetto e delazione”, alcuni tradimenti, illustrati in maniera particolareggiata: quello di Girolamo Lippomano protagonista di una cupa tragedia politica di fine Cinquecento, di Angelo Badoer e di Girolamo Grimani.
Preto fornisce una serie di notizie minuziose sullo spionaggio straniero a Venezia, desunte dai documenti del controspionaggio e in particolare su quello turco, su quello degli Oscocchi, sull’inglese, sullo spionaggio della Chiesa nella Repubblica di Venezia e su quello degli altri Stati italiani. Ancora più particolareggiata l’analisi storica dello spionaggio spagnolo a Venezia.
In un altro capitolo del libro, l’autore, nel ricordare quanto ai servizi segreti sia necessaria la “fattiva collaborazione” dell’apparato dello Stato e dei cittadini, rievoca un originale metodo di comunicazione tra governo e sudditi: il raccordo, “memoriale sottoscritto personalmente o da terza persona per conto dell’interessato che un privato cittadino presenta al Consiglio dei Dieci (nel caso di privilegi industriali anche al Senato) su una materia di rilevante importanza per lo Stato” e richiama l’attenzione, inoltre, su una figura nota, seppur poco studiata, nella storia di Venezia: quella del capitan grande o Missier grande, “cioè il capo degli sbirri alle dirette dipendenze del Consiglio dei Dieci”, una sorta di coordinatore dell’attività dei confidenti o degli informatori che talvolta si esplicava in particolar modo nell’ambito dell’ordine pubblico e della delinquenza comune. Non viene neppure considerata trascurabile l’attività spionistica all’estero dei diplomatici veneziani, pronti a procurarsi notizie riservate e autori di operazioni spionistiche, sempre attentamente e doviziosamente documentate, che spesso si svolgevano alle dirette dipendenze del Consiglio dei Dieci.
Molto interessanti le pagine dedicate all’origine e all’evoluzione della crittografia moderna: Preto, infatti, ne ripercorre la storia, ricordando come “già nel mondo classico greco-romano l’uomo ha sentito l’esigenza di occultare i suoi messaggi per fini politici, economici e militari”. Dopo aver ricordato i vari sistemi di cifratura numerici e letterari e quelli in gergo, l’autore esamina le prime testimonianze di scrittura cifrata a Venezia e le invenzioni successive di altri codici segreti più o meno elaborati, confermando “l’abilità dei Veneziani nel comporre lettere cifrate di difficile penetrazione e nel decifrare i messaggi dei nemici” e ricordando “le colonne portanti” della crittografia veneziana.
In altro luogo, l’autore si sofferma sull’intercettazione delle lettere, praticata da Venezia nel corso di tutta l’età moderna; sullo spionaggio militare, i sabotaggi e la guerra chimica e batteriologica, sull’assassinio di Stato, con la puntuale descrizione delle modalità dell’azione; sull’uso, ampiamente documentato, dei veleni per risolvere i problemi politici.
Lo storico sofferma, inoltre, la sua attenzione su tre grandi operazioni segrete che ebbero come protagonisti Pietro Gallo, Marco Pace ed Andrea Barone; sullo spionaggio economico, commerciale ed industriale; su una poco conosciuta guerra contro i vetrai di Murano; sulle spie anticontrabbando; sullo spionaggio intellettuale che rappresentò uno degli strumenti attraverso i quali il Governo veneziano cercò “di assicurarsi il consenso dell’opinione pubblica e di garantire, all’interno e all’estero, l’immagine di uno stato “pacifico”, ben regolato, fondato sull’equità e la giustizia”.
Preto, dopo aver rivolto la sua indagine anche alle spie di sanità e di acque, nate dalla necessità, le prime, di raccogliere notizie in caso di gravi epidemie, le seconde “per acquisire informazioni su progetti dei confinanti, corrompere funzionari, sabotare opere idrauliche dannose ai suoi interessi”, esamina il mondo delle spie, considerando sotto un profilo rigorosamente storico il loro mondo variegato e non esprimendo pertanto giudizi morali su questa “ambigua” professione.
Vengono piuttosto ricordati numerosi personaggi che esercitarono la professione di confidente; uomini a volte colti, provenienti da molteplici esperienze civili e politiche, altre volte individui spinti essenzialmente da necessità economiche. Le categorie segnalate e ricordate da Preto sono quelle delle “spie onorate”, degli “uomini di lettere”, dei “mercanti”, dei “frati, preti, vescovi e cardinali”, dei “banditi”, delle “genti rotte e una varia umanità”, delle “donne” e degli “ebrei”.
Michelangelo Bozzini, Giovanni Cattaneo e Giacomo Casanova sono tre figure illustri di spie collocabili nel Settecento. Di essi Preto traccia il profilo umano e “professionale”, con la consueta abbondanza di particolari e di annotazioni.
Conclusivamente, l’opera si presenta come un’attenta e qualificata ricerca della storia dell’attività spionistica a Venezia, con particolare riguardo ai secoli XVI e XVIII. Il lavoro, supportato da un’indagine erudita e rigorosa e da un’ampia ricerca documentaria e testuale, costituisce un’opera pregevole, affrontata con un rigore scientifico che testimonia ampiamente l’appartenenza dell’autore al mondo accademico.
Il panorama offertoci è copioso e affascinante, ricco di notizie sorprendenti, a volte curiose, comunque sempre interessanti. Il volume si rivela, in definitiva, uno strumento dotto, utilissimo per cercare se non di comprendere, almeno di conoscere l’attività spionistica sin dalle origini.

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