E se non fossero stati i Marò a sparare?

Fonte: http://www.iljournal.it/2012/e-se-non-fossero-stati-i-maro-a-sparare/326858

Luigi Di Stefano è un ingegnere e perito tecnico che ha lavorato già per diversi tribunali italiani e su alcune cause piuttosto importanti come quella di Ustica. Da solo ha messo a punto una perizia su quanto avvenuto lo scorso 16 febbraio nelle acque indiane e per la quale da quel giorno ci sono due marò italiani detenuti in un carcere del sud dell’India. Ha raccontato la sua ipotesi Il Sole 24 Ore, spiegando che ci sono diverse cose che non lo convincono nella ricostruzione dei fatti.

«A cominciare dall’autopsia effettuata dall’anatomopatologo del Tribunale indiano, il professor Sisikala» che ha recuperato il proiettile dal corpo di uno dei due pescatori uccisi, definendolo calibro 0,54 pollici, pari a 13 millimetri cioè un calibro oggi inesistente».

«Il proiettile è stato repertato con misure indicate in modo criptico e furbesco» sostiene Di Stefano. «Se Sisikala avesse espresso le misure del proiettile in forma canonica, cioè con calibro e lunghezza in millimetri, avrebbe scritto calibro 7,62 e lunghezza 31 millimetri. Il caso sarebbe già chiuso dal 16 febbraio, giorno successivo al fatto e giorno dell’autopsia. Invece del diametro ha reso nota la “circonferenza” (credo sia la prima volta al mondo) e invece dei millimetri ha usato i centimetri». Di Stefano non ha dubbi. I dati indicati confermano che si tratta della cartuccia 7,62x54R ex sovietica, sparata dalla mitragliatrice russa PK che nulla ha a che vedere con la cartuccia 5,56×45 di unica dotazione ai nostri marò e utilizzabile sia con i fucili Beretta AR 70/90 sia con le mitragliatrici FN Minimi in dotazione». Per Di Stefano quindi «le autorità indiane sanno fin dal 16 febbraio che il calibro non è quello delle armi italiane, e anche ammettendo una doverosa verifica tutto si sarebbe risolto in una ispezione alle canne dei fucili Beretta».
Una malafede che spiegherebbe perché i due esperti balistici dei Carabinieri non sono stati ammessi alle indagini ma accettati solo come osservatori e le indiscrezioni trapelate il 13 marzo circa la “compatibilità” del proiettile con quelli Nato. «È ovvio che sia compatibile perché il 7,62 è un calibro ex sovietico ma anche Nato anche se con misure diverse. Quindi gli indiani hanno giocato prima sull’equivoco tra circonferenza e diametro, poi sulla compatibilità». Le incongruenze delle supposte prove raccolte dalle autorità indiane non si fermano agli esami balistici, i cui risultati tardano inspiegabilmente a venire resi noti ufficialmente.

«Il rientro in porto del peschereccio Saint Antony con i due pescatori morti secondo la Guardia Costiera indiana avviene alle 18,20 – aggiunge Di Stefano che ha reso noto le conclusioni della sua analisi su Militariforum – ma le immagini televisive mostrano che è buio pesto e in questo periodo laggiù il sole tramonta alle 18.35».

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