Non semplificate i boschi italiani!

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/201203221698/non-semplificate-i-boschi-italiani.html

Mentre il Senato si prepara ad approvare il “Decreto Semplificazioni”, WWF e Lipu avvertono che un codicillo minaccia anni di progressi nella gestione dei boschi. L’articolo infatti modifica la classificazione dei boschi e cancella gli investimenti realizzati negli ultimi venti anni con i miglioramenti agroambientali finanziati dalla Politica Agricola Comune. Il Decreto, nato per snellire la burocrazia e semplificare la gestione quotidiana delle nostre imprese, nasconde anche la volontà di cancellare i risultati di decenni d’investimenti per il miglioramento degli agroecosistemi del nostro Paese realizzati con i finanziamenti dell’Unione europea.
La Politica Agricola Comune, con le misure agroambientali presenti nei Programmi di Sviluppo Rurale delle Regioni, ha finanziato negli ultimi dieci anni ai nostri agricoltori interventi per la riforestazione di terreni agricoli. Centinaia di migliaia di euro sono stati investiti per realizzare interventi utili per migliorare l’ambiente in aree spesso degradate da un’agricoltura intensiva e industriale, come nel caso della pianura padana.
Con l’approvazione dell’art.26 del “Decreto Semplificazioni”, proposto dal Governo, si rischia di cancellare importanti risultati raggiunti per mantenere spazi di natura nei territori agricoli e costruire quelle “infrastrutture verdi” necessarie per la conservazione della biodiversità.
La norma proposta dal Governo italiano è in palese contrasto con gli obiettivi della nuova Strategia 2020 dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità, che indica proprio l’obiettivo del mantenimento e potenziamento delle infrastrutture verdi funzionali alla continuità ecologica dei territori agricoli. E’ inoltre in contrasto con le proposte della Commissione UE per la riforma della PAC per il prossimo periodo di programmazione 2014 – 2020, che prevede l’obbligo per ogni azienda agricola di destinare il 7% della propria superficie ad aree d’interesse ecologico (proposta della Commissione UE per il regolamento del greening nel primo pilastro della PAC).
In definitiva questa modifica della normativa attuale comporterebbe potenzialmente un gravissimo impatto negativo sulla biodiversità e sul paesaggio, oltre che un evidente sperpero degli investimenti realizzati con i fondi pubblici che l’Unione Europea ha assegnato in passato agli agricoltori per la tutela dell’ambiente.

In un periodo di scarsità di risorse e austerità, è cruciale investire in politiche che rafforzino l’agricoltura sostenibile, il ripristino e mantenimento degli ecosistemi, la cura del territorio per la prevenzione del rischio idrogeologico.
La motivazione del provvedimento proposto dal Governo sarebbe l’esigenza di consentire agli agricoltori di liberare superfici da destinare all’aumento delle produzioni agricole, senza dover rispettare i vincoli ambientali previsti oggi dalla normativa sulle foreste. LIPU e WWF ritengono possibili soluzioni alternative che rendono compatibile l’esigenza degli agricoltori di poter mettere in produzione maggiori superfici di terreno agricolo con il mantenimento di aree naturali fondamentali per la creazione delle reti ecologiche, essenziali per la conservazione della biodiversità.
L’Italia deve in questo momento riconquistare autorevolezza e credibilità in Europa per difendere gli interessi della nostra agricoltura nel negoziato per il futuro bilancio comunitario e per la definizione delle nuove regole per la Politica Agricola Comune post 2013. L’approvazione dell’art.26 del Decreto semplificazioni, come proposto dal Governo, sarebbe un pessimo segnale rispetto all’utilizzo efficace e lungimirante dei fondi pubblici che l’Unione Europea ha assegnato ai nostri agricoltori negli ultimi venti anni.
La LIPU e il WWF chiedono pertanto ai Senatori di dare un segnale importante, mancato in occasione dell’approvazione alla Camera del “Decreto semplificazioni”, cancellando o modificando l’art. 26 per assicurare la salvaguardia dei boschi ricostruiti negli anni con i fondi stanziati dall’Unione Europea per la conservazione della biodiversità e il paesaggio.

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