Cinque giorni di maggio

Scritto da: Angelo Paratico
Fonte: www.angeloparatico.com

Five days in London. May 1940” di John Lukacs è un libro molto avvincente scritto da questo famoso storico americano. Uscì nel 1999 e nel suo genere resta un  classico. Piace a tal punto che quest’anno viene offerto come strenna natalizia dalla Folio Society inglese, in un’edizione di lusso. Essendo Lukacs  un americano, e non un inglese, riesce a mantenere una sostanziale equità.

Nel 2001 uscì anche in Italia, da Corbaccio, con un’introduzione di Sergio Romano. Vi si espongono i drammatici giorni dal 24 al 28 di maggio, visti da Londra. Giorni che segnarono il trionfo del genio politico e militare di Winston Churchill.

Il vantaggio di Lukacs rispetto ad altri storici, oltre che l’essere americano, è di conoscere molto bene il pensiero e l’azione di Adolf Hitler, avendo pubblicato vari libri sulla storia del Terzo Reich. Inoltre egli ha avuto accesso a documenti desecretati dal Foreign Office britannico.

Avevo scritto di questi avvenimenti nel mio libro Ben, pubblicato da Mursia nel 2010, un romanzo basato sulla cosidetta Pista Inglese nella morte di Mussolini, leggendo pur con colpevole ritardo questo il libro di Lukacs vi ho trovato varie conferme a quanto avevo scritto. Per esempio il fatto che Churchill prima di essere richiamato da Chamberlain a guidare il Paese godeva di assai scarsa considerazione da parte della maggioranza degli inglesi. La regina madre, Roosevelt, e tutto l‘establishment britannico nutrivano una pessima opinione di lui.  Veniva preso come un ferrovecchio, un ubriacone, un personaggio inaffidabile e instabile, pur possedendo una forza retorica notevolissima. Creava parole nuove e sapeva evocare immagini dotate di una forza magica. L’arte della retorica, oggi negletta, in lui aveva trovato un nuovo campione. Un Cicerone reincarnato.

 I principali attori britannici durante quei cinque drammatici giorni di maggio, che decisero le sorti del conflitto, furono Winston Churchill e Lord Alifax.  La Francia, ormai moribonda, spingeva per una soluzione negoziata utilizzando Mussolini come intermediario. Halifax, a tal fine, segretamente incontrò varie volte l’ambasciatore d’Italia Bastianini, a Londra.  Churchill non chiuse mai nessuna porta, anche quella del negoziato. Ma a guerra finita tutti negarono queste aperture per paura di essere messi nella lista dei disfattisti e, per tal motivo, molti dei diari e delle memorie pubblicate da questi pesi massimi e dai loro assistenti furono accuratamente censurati. Anche le memorie di Bastianini non contengono alcun accenno a tali incontri, eppure dagli archivi britannici sono uscite varie minute che dimostrano come questi siano effettivamente avvenuti e vi sono accenni agli argomenti trattati. Non è certo una novità questa e neppure c’è bisogno di dimostrarlo. Il punto è un altro.

Il punto che ricaviamo dalla lettura di questo libro è che Churchill, da quel pasticcione in ritardo sui tempi e sui fatti, da uomo in bancarotta che era stato, si trasformò improvvisamente in un grande statista, ma questo non rende bene l’idea. Diventò un visionario, che sapeva leggere nel futuro, quasi potesse consultare  una sfera di cristallo.

Non esagero. Leggete per credere.  Contro ogni logica, contro l’evidenza, contro ai fatti, egli ebbe ragione. Compì un vero miracolo.Sappiamo però che  solo i santi possono compiere miracoli. Churchill fu una materialista per tutta la sua vita, un cinico senza scrupoli nel difendere i propri interessi, che collimavano con quelli della casta dominante nel suo Paese. Va detto, però, a suo onore, che a differenza di Mussolini e di Hitler, egli fu sempre un politico, non un ideologo.

Dunque, questo genere di miracoli non esistono. L’unica alternativa  aperta è che egli conoscesse cose che i suoi collaboratori non conoscevano.  Non si può pensare ad altro, e pur rischiando nuovamente di passare per degli ingenui e dei creduloni, diremo che la netta impressione che se ne ricava è che egli avesse dei canali diretti di dialogo. Sì, anche con Benito Mussolini.

Forse, grazie a questo asse parallelo, egli conosceva, attraverso Mussolini, i pensieri e i calcoli di Adolf Hitler. Come questo sia potuto accadere, lo ignoriamo; eppure nel libro di Lukacs esiste  una traccia che lascia sbalorditi e che mi ha indotto a scrivere questo pezzo.

Si tratta della drammatica riunione del 26 maggio 1940, ore 17 ad Admirality House, Londra. E.G. Esnouf scrive delle note,che sono state poi archiviate. Halifax cercava ancora una soluzione negoziata e diceva che l’indipendenza di Mussolini sarebbe stata minata dalla caduta della Francia e della Gran Bretagna (verissimo!) e per questo egli avrebbe potuto usare la propria influenza per discutere dei termini che non pregiudicavano l’indipendenza britannica.

Lo interruppe Churchill, dicendo che ogni mossa nei confronti di “Musso”era inutile. Perché anche se avessero offerto Gibilterra, Malta e qualche colonia africana, gli pareva incredibile che Hitler lo lasciasse fare. In questo aveva ragione: Mussolini era terrorizzato da Hitler in quei giorni, e dalla formidabile macchina da guerra nazista, in fondo sperava ancora che la Francia avrebbe battuto i nazisti. E poi aggiunge:  “Abbiamo sentito che Hitler ha detto a Mussolini di non volerlo fra i piedi, perché è in grado di arrangiarsi da solo con la Francia.”

Ecco la nota a pie’ di pagina posta da Lukacs: “Come lo sapevano? Nel 1940, e per alcuni anni precedenti, sia i servizi segreti britannici che quelli italiani erano in grado di decrittare e di leggere molti dei propri documenti. Eppure questa richiesta di Hitler a Mussolini non poteva essere dedotta dal messaggio di Hitler del 25 maggio.” In effetti Hitler, il 25 maggio, aveva mandato all’alleato italiano un verboso messaggio per spiegargli cosa stavano facendo in Francia e il motivo della fermata dei panzer, da lui decisa e che verosimilmente gli costò la sconfitta finale nel 1945.

Dunque, come poteva Winston Churchill essere a conoscenza di questo fatto? Un messaggio inviato da Mussolini, da qualcuno dei suoi ministri, o da una Clara Petacci, restano le ipotesi più plausibili.

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