SE ROMA PIANGE ATENE È ALLA TRAGEDIA: 900 DISOCCUPATI IN PIÙ AL GIORNO. SIAMO AL 27% POPOLAZIONE E AL 61% DEI GIOVANI.

Fonte: http://corrieredellacollera.com/

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La disoccupazione greca è arrivata al 27% – dal Novembre 11 al Novembre 12, sono andati persi altri 323.808 posti di lavoro- la disoccupazione nell’ultimo trimestre è cresciuta del 6% portando quella dei giovani under 25 senza lavoro , per la precisione, al 61,7%.
Sono i dati dell’ente statistico nazionale ELSTAT . Il ministro delle Finanze Yiannis Stournaras assicura di vedere la luce in fondo al tunnel, ma non gli crede più nemmeno la moglie.

Rispetto ai paesi della Euro zona che danno la disoccupazione in media all’ 11,6% , la performance negativa è più che doppia.
Un altro raddoppio non invidiabile è nel numero dei disoccupati rispetto agli inizi del 2010, in Grecia oggi gli iscritti all’ufficio di collocamento sono oltre 1.350.000.

Si tratta, ovviamente di disoccupati prodotti dal settore dell’economia privata, dato che il governo non ha ancora proceduto alla riduzione degli impiegati statali come richiesto dalla Troika ( Fondo Monetario Internazionale, BCE, EU) ormai da tre anni.
La richiesta della triplice rappresentanza dei creditori, era di realizzare in un triennio – e continua a pretenderlo – il licenziamento di 150.000 impiegati pubblici su un milione.

ELSTAT precisa che il numero dei disoccupati non include coloro che hanno cessato di usufruire dei benefici assistenziali per fine del periodo di assistenza .
Ormai il numero dei cittadini non lavoratori tallona quello degli occupati ( 3,3 milioni contro 3,6).
Sembra una brutta fiaba di quelle che ci raccontavano da bambini prima del l’avvento della TV.
C’era un drago che mangiava gli abitanti della città fino a che venne San Giorgio ad uccidere il drago.
Ma a Atene, San Giorgio resta attaccato al muro nelle sacre icone – non quelle di Internet – e i greci non sanno più a che santo votarsi, mentre la lotta alla corruzione ha solo provocato la fuga dei capitali.

La cura da cavallo dell’IVA al 23% persino sui generi alimentari, la caccia agli evasori e le altre misure per incrementare le entrate sono ormai esaurite senza che il deficit ) sia potuto rientrare nei parametri di Maastricht che ricordano anch’essi il mito greco della camicia di Nesso.
Al governo resta che attaccarsi – nelle peggiori condizioni – alla riduzione della spesa pubblica, cosa che il primo ministro Antonis Samaras è riluttante a fare, benché sia stato insediato proprio con questo compito.

Ormai sono in molti, anche tra i moderati, a chiedere altre riduzioni di debito oltre ai 135 miliardi di euro già abbuonati dalle banche del settore privato ( specie francese).
Anche questo austero ex banchiere centrale imposto dalla UE come liquidatore, si rende conto del potenziale esplosivo costituito dai licenziamenti pubblici e dalla riduzione della spesa pubblica in un momento in cui il settore privato si è fermato, con la sola eccezione della Marina Mercantile che però fiscalmente naviga sotto bandiera PANLIBONCO ( Panama, Liberia, Honduras, Costa Rica) ed è impossibile da incastrare dato che usa della libertà dei mari.

Con questo esempio che ci precede, credo che perfino i professorini-cretinetti portati da Monti al governo siano in grado di capire che la deflazione controllata non esista.
Se insisteremo con questa politica economica , anche noi italiani faremo la stessa fine. A breve.

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