Djukanovic cade in Montenegro ma i misteri restano

Scritto da: Michele Altamura 
Fonte:  http://www.osservatorioitaliano.org

Sono tutti a lavoro in Montenegro per destabilizzare la situazione interna e riportare a galla delle storie appartenenti al passato, per sdoganarle o manipolarle. Tra queste vi è senz’altro il cosiddetto “Caso Mattei” che oltre a descrivere strane faccende finanziarie, affonda le radici in una realtà molto più profonda, che ha un inizio storico sin dagli anni ’80, e in cui il traffico di sigarette è solo uno dei pochi strumenti utilizzati per rastrellare denaro e controllare il territorio. Nel corso dell’inchiesta della DIA di Bari, il Procuratore Scelsi ha dato per buone le dichiarazioni di Pukanovic e Knezevic. Signor Procuratore, lei veramente crede che questi personaggi fossero venuti a conoscenza dei traffici del tabacco in un aereo, nel corso dei colloqui con una cantante Folk? Pensa davvero che il Ministro degli interni croato non sapesse nulla? E di fatti gli inquirenti non hanno preso in considerazione il fatto che dietro un’organizzazione così complessa non vi fossero entità di potere molto forti.

Il contrabbando di sigarette era il pizzo che si doveva pagare, avendo alle spalle una triangolazione di armi e pratiche finanziarie destinate a finanziare un grande progetto. Milo Djukanovic è figlio del KOS, erede storico di un accordo siglato da due Paesi. La mafia italiana fu usata solo da deterrente in una rete che si espandeva oltreoceano, e non faceva solo traffici. Questi sono solo brevi stralci di una lunga indagine, durante la quale l’Osservatorio Italiano ha spiegato il cosiddetto ‘Caso Oriano Mattei‘ ( si veda Dossier Oriano Mattei ) , pubblicando documenti molto significativi, tra cui la sentenza ufficiale emessa dal Tribunale Civile di Zurigo, che condannava la Repubblica del Montenegro e la Podgoricka Banka attuale Gruppo Société Generale (Sentenza n. U/EQ990238 28 august 2000 Bezirksgericht Zurich Podgoricka Banka). Questa sentenza conferma che nel 1996 la Repubblica del Montenegro riceveva finanziamenti per circa un miliardo di dollari americani in titoli collaterali, portando così a termine un’operazione finanziaria durante l’embargo imposto alla Jugoslavia.

Stranamente, dopo tanti anni di silenzio, giornali come il Vijesti di Podgorica si preparano alla pubblicazione di una storia intricatissima, un affare che sfiora un iceberg molto pericoloso e che porta dritto alle porte di una grandissima banca e della CIA stessa. Sono state assoldate anche le associazioni e le organizzazioni, come la Rete per l’affermazione delle ONG (MANS), che ha sferrato un’agguerrita campagna di lotta civica, tanto da compiacere i padroni di Washington. I media internazionali sono alla ricerca di informazioni ben pagate, tanto per creare caos e confusione. Pronti anche i file di Wikileaks sul Montenegro: altro giro altra corsa. Si sta quindi dispiegando un esercito di giornali e associazioni, pronti ad agire in tutta la regione, per portare a termine una sorta di lustrazione silenziosa, mascherata da campagne di lotta alla corruzione.

Dopo Sanader in Croazia e Thaci in Kosovo, vediamo cadere Milo Djiukanovic in Montenegro. Ognuno di essi si porta dietro un gruppo di ‘amici occidentali’ che vengono screditati di conseguenza. Si sgretola così la cooperazione Zagabria-Carinzia (vedi scandalo Hypo Bank), l’amicizia Thaci-Blair (denunciata ora come insana dai media britannici) e ora è stato inflitto un duro colpo a Djukanovic ed indirettamente alle entità che vengono in qualche modo associate alla sua figura. Quei giornalisti che per anni hanno taciuto sugli scandali e sulle gravi pratiche illecite in corso, sembra si siano svegliati. C’è da chiedersi chi ha bussato alla loro porta offrendo così una ricca ricompensa, in nome della libertà di stampa. In realtà è in atto un crimine ben peggiore che rivela le molteplici sfaccettature del potere e della mafia: le strutture criminali vengono create per scopi ben precisi, e poi distrutte per obiettivi altrettanto ambiziosi.