Usa, chiudono ambasciate e si riapre polemica su NSA

Scritto da: Roberto Santoro
Fonte: http://www.loccidentale.it/node/122959

 

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La chiusura di 21 ambasciate nei più grandi Paesi islamici e l’allarme lanciato agli americani in viaggio ad agosto dal Dipartimento di Stato Usa si incrociano alle polemiche sullo spionaggio informatico e il controllo dei dati internet e telefonici effettuati dalla NSA.

Da una parte, ci sono i membri del Congresso che difendono i programmi di spionaggio come elemento imprescindibile della sicurezza nazionale: è stata una comunicazione intercettata a a Sanaa, la capitale dello Yemen, a far scoprire la conversazione tra Nasir al-Wuhayshi, il capo della cellula yemenita di Al Qaerda nella Penisola Arabica, e il vecchio boss sopravvissuto alla morte di Bin Laden, il medico egiziano Al Zawahiri. Nel colloquio, Zawahiri dava ordini ad al-Wuhayshi di preparare l’attacco che poì è stato rivelato dalla CBS. L’ultimo attacco di AQAP a Sanaa, nel maggio del 2012, aveva fatto 100 morti tra i militari cadetti che partecipavano a una parata militare.

“Al Qaeda sta risorgendo in queste parti del mondo”, ha detto il senatore repubblicano Lindsey Graham alla CNN, “il programma di intercettazione della NSA ci dimostra che è così”. Anche la senatrice repubblicana Chambliss ha difeso “l’importanza” dello spionaggio esercitato dalla NSA in una intervista alla rete televisiva NBC. Da qui la decisione di tenere chiuse alcune ambasciate anche nei prossimi giorni. Ma altri congressisti, come il democratico californiano Schiff, criticano l’uso dei programmi di intercettazione dicendo che l’enorme massa di dati controllati non ha dato informazioni precise sul presunto piano terroristico qaedista.

Come dire, le esigenze di sicurezza interna si scontrano con lo scandalo scoppiato dopo che l’ex contractor Edward Snowden, ormai al “sicuro” in Russia, aveva denunciato lo spionaggio americano anche ai danni degli alleati europei (nei giorni scorsi il ministro degli esteri tedesco ha annunciato che la Germania ha deciso di interrompere la collaborazione su alcuni vecchi programmi di condivisione della intelligence con Stati Uniti e Gran Bretagna). Da una parte c’è Obama che difende gli strumenti in mano alla NSA (e i provvedimenti legislativi che li sostengono) come un’arma per sventare eventuali attacchi terroristici, dall’altra chi appare scettico sui risultati a fronte di quanto accaduto con lo il “datagate”.

In particolare, sono molti i democratici che chiedono a Obama maggiore trasparenza sulle operazioni svolte dalla NSA. Una questione controversa, che era emersa già negli anni scorsi dopo l’approvazione del Patriot Act: fin dove si può spingere l’intelligence nel monitorare informazioni sensibili per difendere l’America? Quanto della vita privata di normali cittadini (per non dire dei governi alleati in Europa e a Bruxelles) può entrare nel calderone delle informazioni intercettate? Quel che è certo, come anticipato da una ricerca pubblicata da Rand Corporation nei mesi scorsi, è che Al Qaeda sta rialzando la testa e in qualche modo è necessario contrastarla per evitare altri attacchi contro gli Usa e l’Occidente.

 

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