Maria Carta, sacerdotessa della musica

Scritto da: Monica Taddia
Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/2013/09/maria-carta-sacerdotessa-della-musica.html

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Nel 1978, in occasione della presentazione dell’album “Umbras”, così si espresse Angelo Branduardi in merito a Maria Carta: “Musica come magia: Il suono può evocare ciò che la ragione e con essa la parola, che ne è strumento, non arrivano ad esprimere. Un tempo con la musica l’uomo esplorava il mondo popolato dai fantasmi dell’inconscio, curando col ritmo ed il canto i corpi e gli animi. Oggi Maria ridona alla musica il suo potere esorcizzante e, ricreando il magico ponte fra il musicista-stregone ed il suo auditorio, ancora una volta allontana il buio che ci fa paura. “

Le parole di Branduardi non sono state utilizzate a caso ma, anzi, con piena e completa cognizione di causa, e sono immagini che ben si cuciono addosso alla cantante di Siligo.
Nata nel 1934 in questo piccolo paese del Logudoro Mejlogu, una delle aree più suggestive della Sardegna, Maria espresse il suo amore per la musica sin dall’infanzia, quando la sua voce si librava tra altre, inconfondibile, durante i canti della messa.
Con il tempo si appassiono’ anche all’esecuzione dei canti tradizionali, raccogliendoli personalmente, nel tempo, non solo all’interno della regione natia, ma anche in Campidano, Barbagia e Gallura.
La sua voce e la sua capacità interpretativa hanno reso Maria una delle cantanti sarde più apprezzate e conosciute a livello internazionale. Chi ha avuto la fortuna di incontrarla afferma di essersi trovato di fronte ad una persona capace di donare forti emozioni, e non solo. “Soprannaturale” è uno degli aggettivi che solitamente vengono utilizzati per descrivere il suo timbro: è come se quella voce venisse da un’altra epoca e da un altro mondo.
Non è suggestione. Durante la sua seppur breve esistenza, Maria si è sempre espressa con parole evocative: lo testimoniano in particolar modo anche le sue poesie, raccolte nel libro “Canto Rituale” (il titolo non è stato scelto a caso). “Da bambina/ m’alzavo prima dell’alba/ sentivo qualcuno presso il camino/ che moveva la cenere./ Ma non c’era nessuno./ Uscivo con la cesta/ dei panni in testa/ facevo il viottolo a piedi/ per andare al fiume/ ai lastroni di pietra./ Nel buio sentivo/ echi di passi erano loro/ le ombre/ m’accompagnavano dal mondo passato./ Allora cantavo/ a voce delirante. […]” (Dal componimento Ombre )
Il sindaco di Siligo Giuseppina Ledda ha paragonato Maria alla Dea Madre, raffigurata nelle statuine prenuragiche ritrovate sull’isola, dicendo che “Maria Carta è di tutti”. E’ patrimonio culturale, è voce di un popolo, è madre disperata che protegge i propri figli.
“Io voglio vivere. Ci hanno rubato i pensieri, ci hanno rubato la luce, ci hanno rubato l’amore. Ci hanno fatto strisciare a terra e noi ci abbiamo creduto. Non abbiamo trovato la nostra identità, se la sono portata via loro. I nostri lamenti saranno muti come le nostre coscienze. Niente ha più valore, e noi imploriamo la vita, una vita fatta di niente. E alle spalle non rimane niente solo la polvere. Che pena, e voi cullate, cullate i figli che nn vedete crescere. Se li porta via il vento e come si porta via la nostra pena. Aiutaci a resistere. Io non valgo più niente. Quanti tuoni sono passati prima di me, e mi hanno sommerso le stagioni. Sono stata sommersa da tutti e io voglio camminare ma non mi lasciano camminare… Che pena!”
Queste parole, che sembrano un’antica preghiera pagana, sono state pronunciate da Maria durante una visita al nuraghe di Sant’Antine, caduta all’improvviso in una sorta di trance. Era il 1993 e si trovava in compagnia del popolare conduttore televisivo Red Ronnie: fu lui a filmare e documentare questi preziosissimi momenti che in pochi hanno avuto la fortuna di poter vedere con immenso stupore. Maria parlava come se dentro di lei dimorasse lo spirito di un’antica sacerdotessa.
Sempre Red Ronnie parla di lei accomunandola al compianto Andrea Parodi dicendo: “Erano due personalità magiche e ultraterrene, come se nella storia di entrambi ci fosse qualcosa di inspiegabile.”
Il solo modo che abbiamo per capire, in parte, cosa celasse l’anima di Maria è sfogliare i testi delle sue canzoni e delle sue poesie, lasciandoci trasportare in quel mondo lontano che, il 22 settembre del 1994, l’ha richiamata a se per sempre.

 

Fonti:

 

http://www.fondazionemariacarta.it

 

http://www.gentedisardegna.it

 

http://www.sardiniapost.it -> trovate l’intervista a Red Ronnie qui

 

 

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