Batterio di 34.000 anni…vivo!

Fonte: http://www.ditadifulmine.com

Amo la scienza. Specialmente quando ci regala chicche come questa: Brian Schubert, assistente ricercatore dell’Università delle Hawaii, ha scoperto in un campione di cristalli di sale provenienti dalla Death Valley una colonia di batteri rimasta in uno stato simile all’ibernazione per circa 34.000 anni. E, a distanza di millenni, ora i batteri sono di nuovo vivi.
I risultati della sua ricerca sono stati pubblicati nell’edizione di gennaio 2011 di GSA Today, la pubblicazione della Geological Society of America.

“E’ stata davvero una grande sorpresa per me” ha dichiarato Schubert. I batteri sono sopravvissuti all’interno di piccole camere riempite di fluido, che si formano quando il sale si cristallizza. La cristallizzazione del sale avviene in modo relativamente veloce, e intrappola ogni cosa, viva o morta che sia, all’interno di piccole camere sferiche delle dimensioni di qualche micron.

I batteri trovati all’interno dei cristalli di sale sono definiti alofili: sono microrganismi in grado di svilupparsi senza problemi in soluzioni salate a concentrazioni molto alte, superiori a quelle che un organismo vivente comune riuscirebbe a tollerare.

I batteri avevano dimensioni ridotte rispetto al normale, ed erano in una sorta di stato di ibernazione. “Sono vivi, ma non usano energia per muoversi, non si riproducono. Non fanno niente ad eccezione di mantenersi in vita”.

La chiave di questa straordinaria capacità di sopravvivenza potrebbe essere la presenza di un’alga, chiamata Dunaliella. “La parte più eccitante è stata quando siamo stati in grado di identificare le cellule di Dunaliella all’interno delle camere, dato che possono essere state la fonte di cibo per i batteri”.

La Dunaliella è un genere di alga unicellulare comune in acque marine. La specie ritrovata all’interno delle micro-camere di sale è probabilmente (dico probabilmente perchè non ho letto tutta la ricerca di Schubert, raggiungibile tramite il secondo link sotto il post) la Dunaliella salina, un tipo di alga alofila che sopravvive a concentrazioni di sale elevate grazie ad un sistema che gli consente di mantenere una pressione osmotica stabile.
E’ anche un’alga largamente utilizzata nell’industria farmaceutica e cosmetica per via della sua capacità di produrre quantità massicce di β-carotene.

Schubert è stato in grado di riprodurre i risultati ottenuti: non solo ha fatto “risorgere” di nuovo (e diverse volte) lo stesso tipo di microrganismo, ma dopo aver inviato ad altri team di ricerca i suoi cristalli, i risultati ottenuti sono stati gli stessi. “Quindi non si trattava di qualche contaminante del nostro laboratorio”.

Il prossimo passo sarà comprendere come questi batteri siano stati in grado di sopravvivere per decine di migliaia di anni. “Non siamo sicuri di cosa stia accadendo” dice Tim Lowenstein, professore di geologia alla Binghamton University. “Devono essere in grado di riparare il loro DNA, perchè il DNA si degrada nel tempo”.

Schubert afferma che siano stati necessari circa due mesi e mezzo perchè i batteri si svegliassero dal loro stato di ibernazione, e iniziassero a riprodursi. “Ha 34.000 anni, e ha un figlio” scherza Schubert.