Morire di austerità PrintFriendly

Fonte:http://www.marcomessina.it/2013/11/morire-di-austerita/

imagesLorenzo Bini Smaghi, ex membro del comitato direttivo della BCE, nello scorso settembre fu catapultato sulle prime pagine di alcuni quotidiani italiani ed esteri a seguito di un articolo del Telegraph firmato da Ambrose Evans-Pritchard, in cui questi denunciava la presenza di forti condizionamenti a livello europeo in grado di indurre alle dimissioni presidenti eletti democraticamente portando come prova un passaggio del libro dell’economista fiorentino Morire d’austerità (2013, Il Mulino). A pagina 40 del pamphlet di Smaghi si legge infatti: “Non è un caso che le dimissioni del primo ministro greco Papandreou siano avvenute pochi giorni dopo l’annuncio di tenere un referendum sull’euro, ipotesi rigettata dagli altri paesi, e che quelle del presidente del Consiglio italiano di Berlusconi siano avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’Euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi di altri paesi”.

La portata di queste parole è stata incredibilmente sottodimensionata e deliberatamente taciuta dai maggiori organi di stampa, fatte salvo le testate fedeli al magnate di Arcore, come Libero e Il Giornale, che non hanno esitato a strumentalizzare le parole di Bini Smaghi gridando allo scandalo. E’ di scandalo si tratta, a mio avviso. Non stiamo parlando dell’ultimo complottologo della rete che elabora teorie sulla base di informazioni di seconda o terza mano. A scrivere le parole di cui sopra è un uomo di potere, che ha lavorato presso la massima istituzione bancaria europea con una vista privilegiata sugli eventi. E’ evidente, dunque, come ogni affermazione provenga dalla bocca o dalla penna di tale pulpito sia da radiografare minuziosamente se si vuole tentare di violare l’impenetrabilità, sancita per statuto, di organismi oscuri come la BCE. O almeno questo è quello che dovrebbe avvenire se la stampa lavorasse per l’interesse dei lettori e non dei finanziatori. Ma anche in quest’ultimo caso, come abbiamo visto, i segugi di Berlusconi della carta stampata hanno fatto cilecca facendosi bruciare dal collega inglese su una materia (vedi alla voce ‘complotti contro Silvio’) nella quale dovrebbero primeggiare incontrastati.

Dal momento che la scottante e forse involontaria rivelazione di Bini Smaghi non ha scalfito l’interesse di un giornalismo che ha deciso da tempo di dedicarsi anima e corpo alle vicende da sitcom della politica italiana, producendo inevitabilmente un riflesso pavloviano sull’opinione pubblica, passiamo a esaminare brevemente i contenuti del saggio di Lorenzo Bini Smaghi Morire di austerità.

A dispetto del titolo, che lascerebbe pensare ad un testo di denuncia nei confronti delle politiche di rigore che caratterizzano i 17 paesi aderenti alla moneta unica, Morire di austerità si presenta al contrario come una summa del pensiero europeista che ha nutrito le menti di schiere di governanti ed elettori affascinati dall’idea di unire le forze per combattere gli spauracchi economici (Cina, India) dei tempi moderni. Il pensiero di Bini Smaghi è inquietante e illuminante a un tempo. Prelievi fiscali, tagli alla spesa pubblica e moderazione salariale sono i cardini di una disciplina di bilancio imposta a interi paesi allo scopo di rientrare nei parametri di bilancio stabiliti da empirismi sconosciuti ai più anche a costo di far schizzare la disoccupazione alle stelle e gettare nella disperazione migliaia di famiglie. E tutto ciò rientra nelle previsioni di coloro i quali hanno ideato il sistema e lo perpetrano ai danni dei ceti deboli. I vincitori alle urne e gli elettori stessi non sono che decerebrati incapaci di decidere per il loro interesse, e per questo bisognosi della minaccia moralizzatrice dei mercati, unici veri beneficiari di manovre finanziarie e istituzioni di presunti fondi salva-stati. Bini Smaghi ribadisce che i paesi devono rinunciare alla loro sovranità di bilancio e affidarsi alla proverbiale volatilità dei mercati finanziari, e cioè apolidi predatori privati che a colpi di click spostano enormi capitali scommettendo sui debiti nazionali.

“Senza crisi i cambiamenti non avvengono”, recita un’altra perla tratta dalle pagine del libro di Bini Smaghi, che fa eco alle parole di un padre dell’euro come Romano Prodi, di cui attendiamo tutti con ansia un messaggio a reti unificate che spieghi perché quella moneta presentata 12 anni fa come foriera di prosperità generalizzata stia tradendo le attese. Smaghi, Prodi, Monti e altri sono megafoni di una linea di pensiero alla base di trattati e leggi di stabilità che oggi costituiscono il binario lungo il quale devono muoversi le politiche fiscali nazionali cedendo pezzi importanti della loro sovranità.

Concludendo, si può affermare senza esitazioni che la periodica ricorrenza della parola ‘mercati’ a scapito di ‘cittadini’ o ‘lavoratori’, la totale assenza di grafici o tabelle che corroborino le testi esposte, la leggerezza con cui si ammette che rappresentanti del popolo vengono oggi regolarmente detronizzati qualora dimostrassero di non essere abbastanza obbedienti ai precetti economici europei, fanno di Morire di austerità un manifesto del “sogno europeista” che oggi – smessi i panni trionfalistici degli esordi – sta svelando i suoi tratti più cinici e totalitaristici.

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