Biografia di Mario Rigoni Stern

Scritto da: Francesco Troiano
Fonte: http://www.italica.rai.it/

stern (Asiago, Vicenza, 1921-2008)

“Rigoni non è scrittore di vocazione… Forse non sarebbe mai capace di scrivere di cose che non gli sono mai accadute”: così affermava Elio Vittorini  – in un risvolto di copertina della collana, poi divenuta leggendaria, dei “Gettoni” Einaudi – presentando “Il sergente nella neve” (1953), romanzo d’esordio fra i più notevoli della letteratura nostrana, oltre che coinvolgente testimonianza sul secondo conflitto mondiale.
Gli è che Mario Rigoni Stern – la cui opera completa è ora riunita in uno splendido volume dei Meridiani Mondadori, sotto il titolo di “Storie dall’Altipiano” – subì, ai propri inizi, un destino analogo a quello del suo buon amico Primo Levi: scontavano, entrambi, la diffidenza di tanti per la prosa di testimonianza, quasi essa potesse essere resa in maniera meccanica ed automatica, da semplici cronisti. Il tempo si incaricherà di far giustizia di detto fraintendimento, indicando nel Nostro uno degli autori più originali della scena indigena: nell’opera sua (sottolinea Eraldo Affinati, curatore appassionato della medesima), “il narratore è se stesso e tutti gli altri, come nel grande verismo meridionale”; quanto allo stile, “la precisione lessicale scaturisce dall’esperienza diretta, non dalla ricerca formale” fine a se stessa. Sternpassa gli anni dell’infanzia tra i pastori ed i montanari dell’ Altopiano di Asiago, all’indomani della Grande Guerra (“Per i lavori aiutavo in casa o nel negozio di generi alimentari che avevamo sulla piazza centrale del paese. Ma c’era anche da preparare la legna per l’inverno, tagliare il fieno…). Nel ‘38 entra a far parte della Scuola Militare d’alpinismo di Aosta e, in seguito, combatte come alpino in Francia, Grecia, Albania, Russia. Catturato dai tedeschi, quando l’Italia firma l’armistizio viene trasferito nella Prussia orientale. Fa ritorno a casa nel 1945 e, da allora, non si muove più dal suo luogo natale, ove vive nella dimora da lui stesso costruita; lavora al catasto comunale sino al ‘70, dipoi si dedica esclusivamente alla scrittura. L’ampiezza del proprio sguardo, insieme alla fedeltà ad alcuni temi (il rapporto fra l’individuo e la natura, il valore dell’amicizia, l’importanza del rigore morale), traspare dalle pagine di “Storie dall’Altipiano”: inoltre, la scelta di presentare i testi seguendo non l’ordine cronologico di uscita bensì il succedersi degli eventi narrati, vieppiù le evidenzia. Da “Storia di Tönle”, collocata tra ‘800 e ‘900, a “L’ultima partita a carte”, quasi un bilancio compiuto ad ottant’anni dell’esperienza militare d’una vita, si snoda il percorso d’una personalità libera ed originale: in tutto degna d’un posto nel pantheon letterario indigeno.

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