Viaggio ad Acqui Terme, terra di streghe

Scritto da: Monica Taddia
Fonte: http://italiaparallela.blogspot.it/2015/09/viaggio-ad-acqui-terme-terra-di-streghe.html
Immagine: La strega – Agostino Veneziano

Situata al confine tra Piemonte e Lombardia, circondata da un suggestivo corollario collinare, Acqui Terme si sviluppa attorno all’antico Borgo Pisterna, attuale centro del paese. Collocata nella zona sudorientale dell’alto Monferrato, è principalmente ricordata per le sue sorgenti termali: se ne hanno notizie già dai tempi di Gaio Plinio Secondo che, assieme alle terme di Pozzuoli ed Aix-en-Provence, l’annoverava tra le più importanti del mondo romano.

In passato conosciuta come Aquae Statiellae, nome che i Romani attribuirono in memoria dei Liguri Statielli (probabilmente i primi ad insediarsi stanzialmente in questo luogo), basa le sue fondamenta su antichi siti paleocristiani: la basilica di San Pietro, ad esempio, venne costruita nel IV secolo proprio all’interno del recinto di un cimitero risalente agli albori del cristianesimo. Corre inoltre voce che, per non intaccare le fondamenta degli edifici più antichi di Acqui Terme, un discreto numero di scheletri non sia mai stato rimosso da là sotto, continuandovi a giacere silente ed imperturbato.
Una simile premessa non può far altro che contribuire ad alimentare la leggenda, tanto che Acqui Terme viene considerata come uno dei luoghi esoterici più potenti d’Italia. E’, questa, una terra di streghe, guaritori, veggenti, rabdomanti. Ancora oggi i più anziani del paese sono soliti leggere il futuro nelle carte e difficilmente ricorrono alle cure mediche in caso di malattia, preferendo la sapienza delle guaritrici, donne le cui conoscenze relative alle erbe mediche – connesse a rituali oscillanti tra il pagano ed il cristiano – vengono tramandate sul letto di morte di generazione in generazione.
Pare che fino a pochi anni fa qui vivesse l’ultima delle masche: così sono chiamate, infatti, le streghe piemontesi. Su richiesta d’importanti somme da migliaia e migliaia di lire, la donna preparava intrugli, fatture e medicamenti ricorrendo ad elementi della tradizione cristiana (come, ad esempio, l’invocazione dei santi) associati a riti di chiare radici celtiche o romane.
E, come tutte le streghe, si dice che partecipasse alla celebrazione dei sabba assieme ad altre compagne sul Monte Stregone, una collina sulla quale nessun tipo di vigna attecchisce perchè, lo dicono tutti, “le strie non lo permettono”.
Ai piedi del monte accade un fatto curioso: la terra ribolle costantemente. Colpa delle masche? In realtà la spiegazione è molto meno poetica: qui passa un corso d’acqua sotterraneo che va ad alimentare la sorgente sulfurea di Piazza della Bollente. Eppure è facile cedere alla tentazione di credere che ciò sia imputabile alle streghe, se non addirittura al Borvo, il protettore celtico delle fonti gorgoglianti che vivrebbe in una caverna non esattamente identificata proprio in queste zone. Con le sue mani è lui che, forse per non farsi trovare, spande nebbia e vapore tra le colline circostanti.
Altro luogo di ritrovo delle streghe, posizionato su uno dei colli di fronte a Monte Stregone, è il Castello di Moncrescente, conosciuto anche come La Tinazza a causa della forma di tino rovesciato. Trattasi di una misteriosa fortificazione di tipo militare di pianta ottagonale, elemento tipico delle costruzioni attribuite ai Templari. Non sono giunti sino a noi documenti relativi all’edificazione che, però, risulta databile tra il XII e il XIV secolo: molto probabilmente essa controllava, con la sua posizione strategica, le strade del commercio medievale.
Simile luogo non è esente da origini leggendarie. Si narra che molto tempo fa gli abitanti del luogo vollero costruire un enorme tino per riempirlo con più vino possibile. Il diavolo, al quale la cosa non andò decisamente a genio, una notte decise di rovesciarlo e renderlo così inutilizzabile. Gli abitanti di Acqui Terme, più scaltri di lui, convennero nel trasformarlo in un castello per potersi difendere da eventuali attacchi nemici. Così fu, fin quando l’edificio non iniziò progressivamente ad essere abbandonato e cadere in rovina: fu allora che le masche della zona ne presero possesso e ne fecero la sede dei loro ritrovi notturni.

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