Un’inchiesta lunga 34 anni che non si è ancora conclusa

Fonte: http://www.misteriditalia.it/casomattei/storia/

Il presidente dell’ENI Enrico Mattei, il più potente manager di stato italiano, muore la sera del 27 ottobre 1962 quando l’aereo sul quale viaggiava, un Morane Saulnier 760, precipita a Bascapè (Pavia), poco prima di atterrare a Linate. Insieme a Mattei perdono la vita il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale. Incidente o sabotaggio?
Parallelamente all’inchiesta ammini- strativa condotta dall’Aeronautica Militare, la Procura di Pavia apre un’inchiesta per i reati di omicidio pluriaggravato e disastro aviatorio.
Mentre l’inchiesta militare si chiude rapidamente, già nel marzo 1963, senza avere sostanzialmente accertato la causa dell’incidente, il giudice istruttore pone fine alle indagini penali il 7 febbraio 1966, accogliendo le richieste della Procura e pronunciando sentenza “di non luogo a procedere perché i fatti non sussistono”. A ridare fiato alla vicenda sul finire degli anni Settanta sono un libro e un film. Il libro, scritto da Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, è intitolato “L’assassinio di Enrico Mattei”. Il film è “il caso Mattei” di Francesco Rosi. Contemporaneamente Italo Mattei, fratello di Enrico, chiede che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta. Sono troppi i dubbi sull’incidente e inoltre la scomparsa di Mattei ha fatto comodo a troppe persone, in Italia e all’estero, dal momento che la sua spregiudicatezza, la sua aggressività, i suoi rapporti con i paesi del terzo mondo produttori di petrolio avevano urtato il cartello petrolifero delle sette sorelle. La riapertura delle indagini viene chiesta anche da una campagna stampa del settimanale “Le ore della settimana” e da una serie di interrogazioni parlamentari. L’interesse attorno alla misteriosa fine del “re del petrolio italiano” riceve nuovo impulso dalle indagini sulla scomparsa del giornalista dell'”Ora” di Palermo Mauro De Mauro, il 16 settembre 1970. Una delle piste seguita dall’inchiesta sulla fine di De Mauro ipotizza infatti che il giornalista palermitano sia stato sequestrato e ucciso per aver scoperto qualcosa di molto importante circa la morte del presidente dell’E.N.I.: De Mauro aveva infatti ricevuto dal regista Rosi l’incarico di collaborare alla preparazione della sceneggiatura del film “Il caso Mattei”, ricostruendo gli ultimi due giorni di vita trascorsi dal presidente dell’E.N.I. in Sicilia.
L’indagine sulla scomparsa di De Mauro si conclude in un nulla di fatto, nonostante la richiesta di ulteriori investigazioni formulata dal GIP di Palermo ancora nel 1991. Il procedimento viene archiviato il 18 agosto 1992: De Mauro non poteva aver scoperto nulla di particolare intorno alla morte di Enrico MATTEI, dal momento che la magistratura di Pavia aveva ritenuto del tutto accidentale la natura del disastro di Bascapè. Il 20 settembre 1994 il GIP di Pavia autorizza la riapertura delle indagini nei confronti di i-gnoti. La riapertura era stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese il 27 luglio 1993 dal “pentito” di mafia Gaetano Iannì. Secondo Iannì per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati “americani” e Cosa nostra siciliana. A mettere una bomba sull’aereo di Mattei fuono alcuni uomni della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: “l’aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Ma la soluzione dell’enigma Mattei è ancora lontana. Se la tragedia di Bascapè fu in realtà un attentato, chi ha ucciso Mattei, Mc Hale e Bertuzzi? Quale fu il movente del sabotaggio? Finora davanti alla sbarra è finito solo un povero contadino, Mario Ronchi, accusato di “favoreggiamento personale aggravato”. Secondo l’accusa vide l’aereo di Mattei esplodere in volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di stampa e alla RAI (che ne censurò le affermazioni), poi si rimangiòtutto. Forse qualcuno pagò il suo silenzio.

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