Nicaragua, no di Ortega agli osservatori internazionali

Scritto da: Maurizio Campisi
Fonte:
http://it.peacereporter.net

Daniel Ortega è deciso: non permetterà osservatori internazionali alle elezioni del 6 novembre. Il presidente ha comparato nei giorni scorsi gli osservatori ad una forza di intervento delle grandi potenze negli affari interni del Paese.

Con questa presa di posizione, Daniel Ortega ha segnato una nuova vittoria nel suo cammino verso la rielezione. La riforma della legge sui partiti, il patto con l’opposizione, l’avvicinamento alla Chiesa Cattolica, la lottizzazione del sistema giudiziario, l’interpretazione delle norme costituzionali sulla rielezione hanno mano a mano indebolito le istanze democratiche a favore delle necessità partitarie dell’Fsln. L’ambiente, a cinque mesi dalle elezioni é già teso ed ha fatto registrare violenti scontri di piazza a Managua lo scorso aprile. Per avere un quadro della situazione che si vive in Nicaragua abbiamo conversato con Luisa Molina, portavoce di Coordinadora Civil, l’ente che raccoglie le organizzazioni civili del Paese, che lottano per la difesa dei diritti dei cittadini e per vigilare sull’istituzionalità democratica.

Quanto ha influito nella societá la decisione della Corte Suprema di permettere la candidatura di Daniel Ortega alle prossime elezioni?
La maggioranza dei cittadini con cui ha contatto la Coordinadora Civil sente molta insicurezza giuridica e sociale per la completa mancanza di accesso all’informazione del Governo. La gente ha timore di parlare ed é spaventata per la situazione. A migliaia decidono di emigrare piuttosto che non poter opinare.

Che ambiente si sta vivendo attualmente in Nicaragua?
É un ambiente di insicurezza, di persecuzione per le organizzazioni e la percezione é che la famiglia Ortega si stia impadronendo poco a poco del Nicaragua. Non si risolve nulla nel Paese se non si conta con l’aiuto di qualcuno del partito di governo, sin dalle cose più semplici: la carta d’identità, borse di studio per i giovani, impiego, attenzione medica. Si risolve incostituzionalmente, a discrezione della buona volontà della persona che detiene il potere. Esiste molta impunità. Istituzioni come l’Assemblea nazionale e tutti i poteri sono collusi con il partito di governo e perfino l’impresa privata sta cooperando perché nessuno dica niente ed esista un’apparente stabilità economica, politica e sociale.

Quali sono le ragioni perché il Nicaragua non può sviluppare una democrazia a tutti gli effetti?
La cultura politica antiquata della classe politica imposta dai partiti che in piú di cento anni non ha saputo avanzare e modernizzarsi, mantiene una cultura maschilista, patriarcale, caudillista e clientelista. Dall’altra parte, la mancanza di una strategia della nazione e di un piano nazionale, che permettano la coesione sociale ed una visione di nazione educata e con poteri indipendenti, fa sí che i nicaraguensi si sentano una massa e non persone con diritti integrali. Inoltre, non contare con una società civile autonoma da partiti ed ideologie é stato un ostacolo per lo sviluppo della cittadinanza. Sono ormai venti anni che stiamo lavorando per la nostra autonomia.

Tra i due estremi (Ortega e Alemán) c´é spazio per le legittime richieste della società?
Non c’é spazio, quel poco che esiste la società civile sta lottando per non perderlo definitivamente. Molto si è già perso con il decreto per l’abolizione dell’autonomia municipale e la decentralizzazione.

Sono giorni di protesta, dove non c’ùèstato dialogo ma scontro violento. Coordinadora Civil crede che si puó salvare ancora qualcosa o si è preso un cammino senza ritorno?
La Coordinadora dispone di una proposta di nazione per cambiare direzione al paese, nonché proposte sulla giustizia tributaria, sull’edilizia, sull’uguaglianza dei diritti. Sulla base dell’analisi e della diagnosi sulla realtà della cittadinanza e la nostra responsabilità, credo che stiamo facendo di tutto per non perdere quel poco di democrazia che abbiamo costruito e che ci é costata molte vite. Per questo stiamo costruendo alleanze che formano ed educano sui diritti e sui principi cittadini, e che crediamo che per fine anno daranno i risultati sperati.

Si sono registrati casi di repressione?
La Coordinadora ha un libro con date e luoghi delle aggressioni che i nostri simpatizzanti hanno subito dall’insediamento di questo governo.

C’é speranza che le prossime elezioni siano pulite, sebbene Ortega abbia giá annunciato di non voler ammettere osservatori internazionali?
Se riusciamo a sviluppare un’educazione sui diritti, sulla cittadinanza ed andiamo tutti a votare sarà molto difficile che ci siano brogli. Se ci saranno lo potremo però denunciare, come già è successo del 2006 e nel 2008: se così fosse la comunità internazionale dovrá giudicare il nostro caso come ha fatto con l’Honduras.

Nonostante tutto gli indicatori economici del Nicaragua sono in aumento, soprattutto turismo ed esportazioni. A che si deve?
I risultati della macroeconomia valgono per le multinazionali e le grandi aziende, che sono privilegiate dall’esenzione di tasse e contano con privilegi fiscali. Noi non riconosciamo che il Nicaragua stia bene economicamente, quando due milioni di nicaraguensi -ossia il 50% della popolazione giovane- vive con uno o due dollari al giorno. La disoccupazione e la sotto occupazione sono gli indicatori dell’economia nicaraguense. Gli unici felici sono il governo e le multinazionali. Il salario minimo é di 2200 córdobas (ndr, 100 dollari) ed il prezzo medio dei generi di prima necessità é di 9000 córdobas. I nicaraguensi vivono e sopravvivono per le rimesse dei familiari che vivono all’estero.

Qualche anno fa si pensava che in Nicaragua potesse sorgere una terza via, democratica e costituzionale, in contrapposizione ai poli estremi del caudillismo. Cosa è successo?
L’unica via che esiste é costruire il cittadino. Non possiamo aspettarci che i partiti cambino, ma superare il rassegnato pragmatismo ed esigere uno Stato veramente laico.

In Europa molte persone continuano ad idealizzare l’Ortega rivoluzionario che fa il bene del popolo nicaraguense.
Il signor Ortega oggi rappresenta per forma e contenuto del suo partito quanto di più antiquato esista. L’Fsln di oggi non è lo stesso che lottò dalle sue origini con Sandino. Il signor Ortega é uguale a qualsiasi altro politico tradizionale dell’America Latina, non ha studiato e non ha superato la sua cultura, non ha cercato di cambiare. Si é posto su un trono come un caudillo e conta con un apparato di partitari che contribuiscono ad arricchirne la fortuna. Chi può, venga in Nicaragua e faccia un’analisi critica della realtà e vedrà che la dialettica non esiste in questo governo: ormai, i suoi rappresentanti si sono allontanati dai valori e dai principi rivoluzionari.

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