Una transizione è possibile?

Scritto da: Marco Cedolin
Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.it/2017/03/una-transizione-e-possibile.html#more

Non dovrebbero più esistere dubbi sul fatto che il modello sviluppista, basato sulla crescita infinita, sull’uso smodato dei combustibili fossili e sulla logica del consumo per il consumo sia ormai arrivato al capolinea. Lo stato di profonda sofferenza in cui versa la biosfera, lo spettro sempre più reale dei cambiamenti climatici, i livelli d’inquinamento intollerabili che attanagliano le nostre città, la crisi che sta devastando gli ecosistemi più delicati, la drammatica perdita delle biodiversità, stanno a testimoniare come ogni limite sia stato abbondantemente superato ed impongono in maniera sempre più pressante una riflessione sulla necessità di una transizione verso un modello di sviluppo (o di decrescita) profondamente diverso da quello attuale…..
Qualsiasi modello sociale prossimo venturo dovrà per forza di cose possedere grandi quantità di quella resilienza che da sempre appartiene ai sistemi naturali, ma risulta del tutto aliena al “nostro” sistema basato sulla crescita e lo sviluppo. Sarà necessario ripensare in profondità l’equilibrio fra l’uomo e l’ambiente in cui vive, trasformando in un rapporto simbiotico l’attuale atteggiamento di predazione sistematica. Sarà indispensabile cambiare radicalmente i metodi di produzione energetica, abbandonando progressivamente le fonti fossili e sostituendole con quelle rinnovabili. Occorrerà sostituire al più presto l’economia di stampo mondialista, dove le merci si muovono in maniera ipercinetica, bruciando senza senso miliardi di tonellate di petrolio, con un’economia a misura d’uomo, basata sul concetto di comunità, di produzione e consumo locale, quando è possibile riscoprendo anche l’autoproduzione. Il tutto nell’ottica della transizione verso una società che sostituisca la crescita e lo sviluppo con l’armonia e il benessere, come valori fondanti della stessa.

Alcuni passi in questo senso sembrano già essere in nuce, basti pensare a progetti come quello delle Transition Towns o all’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile approvata dall’ONU lo scorso settembre a New York, pur senza dimenticare che la classe dirigente delle Nazioni Unite è parte integrante della stessa elite mondialista che per oltre un secolo ha sponsorizzato “l’illusione” che fosse possibile costruire una crescita infinita all’interno di un mondo finito. Una transizione è senza dubbio indispensabile, prima ancora che possibile, resta solo da vedere quando e come ne verrà colta appieno la necessità

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