Venti tesi sulla Strategia della Tensione

Scritto da: G.S.
Fonte: http://www.clarissa.it/editoriale_n1979/Venti-tesi-sulla-Strategia-della-Tensione

I punti di vista che vengono qui pubblicati sintetizzano i risultati di una ricerca storica oramai consolidata nel corso degli ultimi venti anni.
Tuttavia riteniamo utile proporli in modo estremamente sintetico e riassuntivo, per costituire dei riferimenti essenziali per chi è interessato ad approfondire questo tema, fondamentale per comprendere la storia italiana e molti dei fenomeni terroristici ancora in svolgimento.
Come sempre in campo storico, riteniamo che la revisione di qualunque opinione sia sempre possibile, ma consideriamo questi punti sufficientemente vicini alla verità per poter essere oggi presentati come tesi e non più come semplici ipotesi.

1. Gli eventi con cui il 25 luglio 1943 ebbe fine il fascismo italiano furono il risultato di un intervento decisivo dei poteri forti: furono quindi la manifestazione non di una volontà popolare ma di scelte strategiche della vecchia classe dirigente pre-fascista.
2. L’8 settembre ha rappresentato una catastrofe storica per l’Italia, aprendo il varco alla guerra civile ed eliminando qualsiasi riferimento condiviso all’unità italiana.
3. L’aprile del 1945 rappresenta la fine del fascismo come fenomeno storico e politico: per il numero e la qualità delle uccisioni praticate nel corso di quei mesi (oltre 40.000), non si può più parlare di neo-fascismo dopo quella data.
4. Parlare quindi di neo-fascismo è storicamente una falsificazione: esso è stato proposto come un nemico utile per ogni stagione, sia da parte del mondo comunista che di quello atlantico, per ragioni diverse ma convergenti (doppia strumentalizzazione).
5. La strategia della tensione rientra nei sistemi di provocazione e inganno (deception) utilizzati dagli anglosassoni in tempo di guerra guerreggiata e non: non è mai esistita una strategia “neofascista” di questo tipo. Chi ha pensato che essa derivi, ad esempio, dalle istruzioni per il ridotto della Valtellina dimostra di non sapere distinguere una strategia politico-militare da una ipotesi tattica.
6. Gli uomini che hanno diretto e rappresentato ai massimi livelli la strategia della tensione appartengono tutti alle aree dell’intelligence, delle operazioni speciali e di guerra psicologica degli Alleati negli ultimi anni del conflitto.
7. La penetrazione dei “neofascisti” nei gangli dello Stato è quindi un’invenzione propagandistica della quale non esistono riscontri oggettivi: al contrario, esistono numerose prove dell’utilizzazione dei cosiddetti “neofascisti” da parte degli apparati atlantici.
8. Perciò la teoria della “strage di Stato”, secondo la quale lo Stato italiano sarebbe stato infiltrato e diretto in modo occulto dagli epigoni del “neo-fascismo”, ha rappresentato una falsificazione nella falsificazione, con gravissime ripercussioni sulla possibilità di fare chiarezza.
9. L’obiettivo primario della strategia della tensione era quella di “destabilizzare per stabilizzare”, descritta per primo e in maniera tuttora insuperata da Vincenzo Vinciguerra.
10. I risultati della strategia della tensione sono stati tutti raggiunti: stabilizzazione del sistema, copertura dei veri responsabili, strumentalizzazione degli oppositori, annientamento per almeno due generazioni di forze radicali di opposizione. È la prova che non i golpe ma la conservazione del sistema era l’obiettivo di quella strategia.
11. Gli apparati italiani che si sono prestati a questa strategia non operavano in quanto “deviati” ma in quanto istituzionalmente obbligati, visto il quadro di dipendenza della classe dirigente italiana dalle strategie atlantiche e vista la limitazione della sovranità nazionale conseguente all’8 settembre 1943.
12. La mafia fa parte di questo assetto storico-politico, ed è la ragione per cui essa è stata utilizzata, in virtù della sua integrazione, a livello nazionale e internazionale, con le classi dirigenti occidentali.
13. Avendo colpito cittadini italiani innocenti ed avendo preso ordini da strutture dirette da Paesi stranieri, gli uomini che hanno collaborato a questa strategia hanno compiuto, nella logica di un Paese indipendente, quello che un tempo si chiamava alto tradimento.
14. Dalla fine degli anni Settanta, si è aggiunto al quadro complessivo l’azione dello Stato di Israele che, surrogando in gran parte il ruolo degli Stati Uniti nelle covert operations in area mediterranea, ha inserito degli elementi di novità significativi.
15. Insieme alla caduta del comunismo sovietico, questi elementi di novità permettono di spiegare talune aporie relative agli eventi quali la Strage di Bologna, gli attentati stragisti degli anni ’84, ’92 e ’93, i quali richiedono quindi specifici approfondimenti.
16. La strategia della tensione non è un fenomeno solo italiano, ma riguarda tutti i Paesi di obbedienza occidentale: lo dimostrano le reti Stay Behind diffuse in tutta Europa, le vicende della Turchia, dell’Argentina e del Giappone, solo per citare i casi più eclatanti.
17. La strategia della tensione è uno strumento che può essere applicato anche ad altri contesti e noi riteniamo che dalla fine degli anni Ottanta, e ancor prima, essa è stata utilizzata in riferimento al nuovo utile strumento-nemico, il radicalismo islamico.
18. La filosofia della strategia della tensione affonda le sue radici storiche nel modus operandi delle potenze coloniali marittime dell’Occidente.
19. Ne consegue che la strategia della tensione è storicamente comprensibile solo se inquadrata in una metodologia di analisi storica che tenga conto di queste premesse di lunga prospettiva.
20. Sottrarre un Paese alle strategie della tensione richiede quindi una conoscenza approfondita sul piano storico e tecnico-operativo: non fare i conti seriamente con queste problematiche significa contribuire a mantenere i nostri Popoli sotto un controllo indiretto che viola le regole base della democrazia e della sovranità nazionale.

 

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