Calvizie, perché i capelli cadono e cosa si può fare

Fonte: http://www.italiasalute.it/copertina.asp?Articolo_ID=10858

Un colpo di spazzola davanti allo specchio e l’amara sorpresa. Due, tre capelli se ne sono andati, insieme probabilmente a un pezzetto della nostra autostima.
Ma perché la caduta dei capelli è così frequente, tanto da portare spesso a una condizione di conclamata calvizie?
Innanzitutto, è bene sapere che ogni capello percorre un ciclo vitale ben definito e diviso in tre fasi: la prima di crescita, la seconda di riposo e la terza caratterizzata dalla caduta. È quindi del tutto normale che i capelli cadano. In alcuni (tanti) casi, però, il numero di capelli caduti durante il giorno diventa significativo. Perché?
Per vari fattori, fra i quali il sesso a cui si appartiene è il più evidente: le donne, infatti, beneficiano in questo caso di un vantaggio rispetto agli uomini che, nell’80% dei casi, sperimenteranno nel corso della vita il fenomeno dell’alopecia.
Altri fattori influenzano la caduta:

– la stagionalità: come noto, in primavera e soprattutto in autunno i capelli tendono a cadere in misura maggiore;
– il lavaggio e l’acconciatura: lavare e pettinare i capelli possono sembrare attività del tutto normali, ma il nostro cuoio capelluto non le apprezza granché, soffrendone gli effetti traumatici che facilitano il distacco dei capelli;
– le condizioni di salute: alcune malattie e il conseguente utilizzo dei farmaci aumentano il rischio di caduta dei capelli. L’esempio più noto in questo senso è il cancro.
– ragioni genetiche: molto semplicemente, ci sono soggetti maggiormente predisposti alla calvizie rispetto ad altri. Di questo devono “ringraziare” il Dna paterno o materno.
– la densità dei capelli: paradossalmente, più capelli si hanno in gioventù, maggiore sarà la caduta.

Secondo una recente ricerca, inoltre, la responsabilità della caduta dei capelli andrebbe attribuita in buona parte a una proteina, la Prostaglandina D2.
Il team dell’Università della Pennsylvania guidato da George Cotsarelis ha scoperto che nelle aree della cute prive di capelli delle persone che soffrono di calvizie la proteina Prostaglandina D2 (PGD2) è presente in percentuali molto più alte del normale. La molecola produrrebbe il suo effetto negativo attraverso l’azione del recettore GPR44. Alcuni farmaci sono già in sperimentazione per tentare di bloccare questo interruttore molecolare, ma in relazione ad altre patologie, come l’asma. In questo caso, i principi attivi potrebbero essere sperimentati in maniera più rapida per cercare una risposta al problema della calvizie.
Esistono in ogni caso diverse forme di calvizie. Quella più comune è nota sotto il nome di alopecia androgenetica (AGA).
L’AGA è una progressiva miniaturizzazione non cicatriziale del follicolo pilifero con una distribuzione secondo uno schema caratteristico negli uomini e nelle donne. Solitamente nel maschio la gravità della calvizie aumenta con l’età. L’AGA ha un tratto genetico androgeno-dipendente che determina, in base alla progressiva miniaturizzazione dei follicoli dei capelli, un’aumentata densità dei recettori degli androgeni con un aumento dell’attività della 5 alfa-reduttasi di tipo II, pur risultando i livelli di ormoni circolanti nel range della normalità.
L’AGA femminile ad esordio precoce e tardivo è molto probabile che rappresenti un’entità geneticamente distinta.
Da un punto di vista clinico, negli uomini l’AGA colpisce maggiormente la zona fronto-temporale e il vertice secondo il modello della scala di Hamilton-Norwood, mentre nelle donne si ha un assottigliamento diffuso della corona con mantenimento dell’attaccatura frontale. Nella donna inoltre si possono evidenziare essenzialmente 3 forme di perdita di capelli: una diffusa con assottigliamento della corona frontale e attaccatura conservata; un’altra che si mostra con un assottigliamento e ampliamento della parte centrale del cuoio capelluto; una terza forma in cui è presente un diradamento associato a recessione bitemporale.
I sintomi precoci di AGA possono essere il prurito e la tricodinia (dolore al cuoio capelluto); è importante sapere fare una diagnosi differenziale con la carenza di ferro, che spesso determina perdita diffusa di capelli nelle donne, o altre cause quali le infezioni gravi o le disfunzioni tiroidee.
In media, si può stabilire accettabile una perdita giornaliera di capelli variabile fra i 60 e i 100. Nel caso in cui abbiate l’impressione che questo numero sia troppo basso rispetto al vostro caso, è bene rivolgersi immediatamente a un esperto, ovvero il tricologo.
Farsi visitare dal tricologo è fondamentale anche in giovane età, prima che si manifestino i primi segni di diradamento.
Come per ogni malattia o disturbo, anche in questo caso è necessaria la prevenzione. Pertanto, è bene adottare alcune buone abitudini per ridurre al minimo il rischio di calvizie:

– mangiare in maniera equilibrata, evitando le diete drastiche;
– non fumare ed evitare quanto più possibile anche il fumo passivo;
– proteggere i capelli dal sole e dalle lampade abbronzanti.

Sono tanti i rimedi proposti per eliminare la calvizie o per ridurne la portata. Fra i prodotti di prima linea, va presa in considerazione la vasta gamma offerta da Bioscalin, che copre ogni esigenza, dagli integratori allo shampoo fino alle fiale anticaduta.
Quando il problema è più marcato, ci si rivolge invece a farmaci che inducono una stimolazione del processo di produzione pilifera o si basano sull’inibizione di determinati enzimi. Nei casi in cui la caratteristica fondamentale è rappresentata dall’irreversibilità della condizione, l’unica opzione possibile rimane il trapianto di capelli.
Negli ultimi anni sembra affacciarsi anche una nuova possibilità terapeutica rappresentata dall’utilizzo delle cellule staminali. Un team di ricercatori francesi ha scoperto che il problema è dato dalla condizione “dormiente” dei follicoli, che può essere superata appunto dall’uso delle staminali.
Nello specifico, gli scienziati hanno individuato due riserve di cellule staminali che spingono i follicoli a creare nuovi capelli: la prima si trova sulla superficie epidermica, la seconda negli strati inferiori, in profondità.
Queste ultime cellule – denominate CD34+ – vivono in un ambiente poco ossigenato, il che consente loro di mantenersi in buona salute. I ricercatori ipotizzano che chi soffre di calvizie accusi infatti un’alterazione dei livelli di ossigenazione di queste cellule staminali.

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