Archivi categoria: Archeologia

Un tempio di Antonino Pio nell’oasi di Siwa

Fonte: https://ilfattostorico.com/2018/05/14/un-tempio-di-antonino-pio-nelloasi-di-siwa/
Ministero delle Antichità d’Egitto
National Geographic

antonino pio egitto

(Egyptian Ministry of Antiquities via AP / Gtres)

Una missione archeologica egiziana ha scoperto le fondamenta di un grande tempio dell’epoca di Antonino Pio, imperatore romano tra il 138 e il 161 d.C.

Le rovine si trovavano nell’oasi di Siwa, nel deserto egiziano, presso il villaggio di al-Haj Ali e a 350 metri dal cimitero della città, la cosiddetta “Montagna dei Morti” (Gabal Al-Marwa).

(Egyptian Ministry of Antiquities via AP / Gtres)

Il tempio era un grande edificio in pietra calcarea lungo 40 metri e largo 8,5. Oggi però non ne restano che le fondamenta della pianta rettangolare. L’ingresso era fiancheggiato da due piccole stanze e conduceva a una sala lunga 25 metri e al Sancta Sanctorum. Il tempio era circondato da un muro esterno lungo 71 metri e largo 56. Il capo della missione archeologica Abdul Aziz al-Damiri, direttore generale delle antichità di Matrouh e Siwa, ha spiegato che il ritrovamento più importante è un blocco di pietra calcarea con iscrizioni in greco, sormontato da una cornice con un disco solare avvolto dai cobra.

L’iscrizione ha permesso di identificare l’imperatore Antonino Pio, il cui lungo regno trascorse pacificamente, e il nome del governatore della provincia d’Egitto dell’epoca. Il blocco di pietra era lungo 5 metri e alto 1. Frammentato in tre parti, probabilmente era collocato sopra l’ingresso del tempio come architrave. Ora è stato trasferito nel magazzino del Museo di Siwa dove saranno eseguiti i lavori di conservazione.

(Egyptian Ministry of Antiquities via AP / Gtres)

(Egyptian Ministry of Antiquities)

(Egyptian Ministry of Antiquities)

(Egyptian Ministry of Antiquities)

(Egyptian Ministry of Antiquities)

(Egyptian Ministry of Antiquities)

Recentemente, a 50 km da Siwa, era stato scoperto un tempio greco-romano.

 

Il mistero del massacro di Sandby Borg

Fonte: https://ilfattostorico.com/2018/05/06/il-mistero-del-massacro-di-sandby-borg/

The Guardian

Antiquity

 

sandy borg svezia impero romano occidente

L’estremità di una spada in argento dorato (Daniel Lindskog)

In Svezia gli archeologi hanno scoperto le eccezionali prove di un terribile massacro avvenuto alla fine del V secolo d.C., sulla costa dell’isola di Öland. Gli abitanti di un piccolo villaggio furono misteriosamente uccisi nelle loro case o in strada mentre provavano a fuggire.

I loro corpi vennero lasciati marcire sul posto e non vennero neanche presi gli oggetti preziosi che portavano con sé, tra i quali degli splendidi gioielli e alcune monete d’oro romane.

Il forte ad anello di Sandby Borg. Ospitava circa 50 case e una popolazione di 200-250 abitanti (Sebastian Jakobsson)

A Sandby Borg sembra non esserci stato scampo. In una casa un uomo anziano, colpito al cranio, cadde proprio sopra il focolare e il suo corpo fu carbonizzato fino all’osso. In un’altra casa un ragazzo adolescente, forse durante la fuga, inciampò su un corpo steso sul pavimento e morì sul posto. L’orrore si legò così tanto al sito che quando gli archeologi cominciarono i lavori, la popolazione locale li avvertì di tenersi lontani da quel luogo. Dopo tre stagioni di scavi, con meno di un decimo del sito scavato, la squadra ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Antiquity. Le scoperte raccontano la fine catastrofica della vita nel villaggio – “un singolo evento che fermò il tempo, come un naufragio ma a terra”.

Alla metà del V secolo d.C. Sandby Borg era un prospero villaggio protetto dalle mura di un forte circolare. Dopo l’attacco non tornò mai nessuno a seppellire i morti, e nemmeno per saccheggiare gli oggetti preziosi o il bestiame. I morti – nove in una sola casa – marcirono dove caddero, distesi in strada o in casa fino al crollo dei tetti, mentre i loro animali morirono di fame chiusi nelle recinzioni. In mezzo ai corpi giacevano ancora degli oggetti preziosi: monete d’oro romane, gioielli in argento dorato, ornamenti argentati per capelli, perline di vetro e conchiglie di ciprea dal Mediterraneo. Gli archeologi hanno persino trovato tracce degli ultimi pasti, tra cui una mezza aringa vicino a un focolare e alcune pentole.

Perla di vetro decorata con fiori e spirale d’argento (Daniel Lindskog)

Un magnifico anello (Daniel Lindskog)

Una spilla d’argento (Daniel Lindskog)

(Daniel Lindskog)

(Alfsdotter et al./Antiquity)

Ludwig Papmehl-Dufay, archeologo del museo locale, aveva iniziato gli scavi dopo che alcuni tombaroli erano stati avvistati nel sito. Sebbene non esistano resoconti scritti o orali del massacro, alcune storie locali lo consideravano un luogo pericoloso. «Trovo molto probabile che l’evento sia stato ricordato e abbia creato dei forti tabù, forse tramandati nei secoli grazie alla tradizione orale», ha detto Papmehl-Dufay. Tre stagioni di scavo hanno già suscitato numerosi interrogativi. Nel cranio di un uomo erano stati conficcati quattro denti di pecora. Secondo Papmehl-Dufay potrebbero rappresentare un’offesa finale: siccome gli antichi mettevano una moneta o altri piccoli oggetti di valore coi morti per pagare il passaggio nell’aldilà, questa sarebbe stata una maledizione per prevenirlo. Nelle vicinanze è stato trovato l’osso di un piccolo braccio, la prova che neppure i bambini furono risparmiati.

Tra tutti i beni scoperti non sono state trovate armi complete. Forse furono prese come trofei e sepolte come offerta rituale in una palude vicina. Öland è un’isola al largo della costa svedese nel Mar Baltico, e nel periodo romano era ricca. Le monete d’oro romane e le importazioni di lusso testimoniano i salari guadagnati combattendo come mercenari. Sull’isola si contano almeno 15 forti ad anelli, ma solo Sandby Borg sembra aver avuto una fine così cruenta nei turbolenti decenni della caduta dell’Impero romano d’Occidente. Il museo della contea di Kalmar ha organizzato una piccola mostra del sito, e spera di crearne una più ampia permanente. Finora sono stati recuperati 26 corpi e sono state scavate totalmente solo tre delle 53 case, ma molti altri resti aspettano ancora che la loro storia sia finalmente raccontata.

(Daniel Lindskog)

(Daniel Lindskog)

(Daniel Lindskog)

(Daniel Lindskog)

(Daniel Lindskog)

Pianta di Sandby borg (Alfsdotter et al./Antiquity)

 

Due guanti da boxe Romani scoperti a Vindolanda

Fonte: https://ilfattostorico.com/2018/03/03/due-guanti-da-boxe-romani-scoperti-a-vindolanda/

The Vindolanda Trust

The Guardian

Gli unici guanti da boxe sopravvissuti dell’Impero romano. Agli occhi moderni appaiono più come “protezioni per le mani” che “guanti” (The Vindolanda Trust)

Nel sito archeologico di Vindolanda, gli archeologi hanno scoperto due eccezionali guanti da boxe in cuoio, probabilmente gli unici esemplari di epoca romana sopravvissuti. Risalgono al 120 d.C. e sono così ben conservati da poter essere ancora indossati; uno di loro conserva addirittura l’impressione delle nocche del suo antico indossatore.

Vindolanda si trova a sud del Vallo di Adriano, vicino alla città di Hexham (Inghilterra). Fu un forte di truppe ausiliarie, oggi famoso per la quantità di ritrovamenti di oggetti personali e militari lasciati dai soldati e dalle loro famiglie circa 2000 anni fa.

I guanti sono simili a fasce imbottite di cuoio, piuttosto che ai guantoni da pugilato odierni. A differenza di quelli attuali, erano disegnati per proteggere solo le nocche durante l’impatto. Al loro interno dei materiali naturali, come dei rotoli di cuoio, ne attenuavano i colpi. Patricia Birley, l’ex direttrice del Trust Vindolanda che li ha studiati, ha dichiarato: «Per quanto ne sappiamo, non ne sono mai stati trovati altri esemplari nell’Impero romano. È sempre molto emozionante scoprire qualcosa che si conosce attraverso altre fonti – dipinti murali, vasi… – ma vederlo dal vivo è qualcosa di unico, si impara molto di più. Per esempio, il più grande dei due guanti era stato riparato. È quel tocco umano che si può notare solo con l’oggetto davanti». La boxe antica, sia greca che romana, è ben documentata: nell’esercito romano si praticava la boxe per migliorare il combattimento e la forma fisica, e includeva gare con gli spettatori. «Ho visto i guantoni romani scolpiti nelle statue di bronzo, nei dipinti e nelle sculture, ma avere il privilegio di trovarne due di vera pelle è qualcosa di assolutamente speciale», ha detto il direttore degli scavi, Andrew Birley.

guanti boxe romani vindolanda

I guanti sono simili per stile e funzionalità, sebbene non facessero parte della stessa coppia (The Vindolanda Trust)

Una scoperta del genere è estremamente rara. Il cuoio dei guanti si sarebbe già dovuto decomporre dopo 2.000 anni, eppure in questo caso è sopravvissuto poiché sepolto in un ambiente privo di ossigeno. Gli archeologi hanno trovato i guanti sotto al pavimento di calcestruzzo di un forte romano, dove prima vi era una loro caserma di cavalleria abbandonata da circa 30 anni. I Romani posarono quel pavimento nel 120 d.C. circa, all’incirca nello stesso periodo in cui costruirono il vicino Vallo di Adriano (122 d.C.). Tra gli altri reperti recuperati ci sono delle rare spade complete, pezzi di lega di rame di finimenti per cavalli, scarpe di cuoio, pettini e dadi. I guanti sono ora in mostra presso il Museo di Vindolanda, mentre gli scavi riprenderanno ad aprile. La campagna del 2017 aveva già portato alla luce 25 tavolette romane con dei testi ancora leggibili.