Dopo l’uccisione di Rezaei al Mossad avranno poco tempo per le vacanze

Scritto da: Armand du Plessis
Fonte:http://www.loccidentale.it/node/108662

Sta lasciando immaginabili strascichi l’uccisione dello scienziato nucleare Daryoush Rezaei, freddato lo scorso 23 luglio a Teheran da due uomini a bordo di una motocicletta. Non solo nel Paese di Khamenei ed Ahmadinejad, che già lamenta la dipartita innaturale di parecchi esperti della materia, ma soprattutto tra le fila dell’Intelligence israeliana, additata come protagonista di quest’operazione estiva. Dal ” no comment” rituale del ministro della Difesa Ehud Barak si è passati a un’indiscrezione riportata dalla testata tedesca Der Spiegel, secondo la quale proprio un commando del Mossad sarebbe autore del drammatico quanto efficace blitz in terra persiana.

Una fonte anonima, che Gerusalemme avrà gran voglia d’individuare, ha sibilato infatti all’autorevole quotidiano che quella contro Rezaei è stata “la prima missione del celebre servizio segreto da quando è guidato da Tamir Pardo”. Il tutto dopo che gli Stati Uniti, scontatamente accusati dal regime dell’Iran, si erano chiamati fuori negando ogni responsabilità sulla sparatoria mortale. Il timore della vecchia guardia dell’agenzia spionistica chiamata in causa è la nascita di un altro tormentone, dopo le polemiche seguite all’affaire Dubai (l’eliminazione del dirigente di Hamas Mahmoud al-Mabhouh in un prestigioso hotel dell’Emirato, come si ricorderà, portò perfino a una crisi diplomatica ad ampio raggio).

La sensazione di alcuni osservatori attenti alle più riservate vicissitudini dello Stato Ebraico è che Pardo, come naturale, non abbia ancora il pieno governo di una struttura tanto capace quanto difficile da gestire. L’uscita del suo predecessore Meir Dagan, col contorno di discussioni annesse, anche in merito ai differenti approcci alla questione iraniana, è stata forse troppo rumorosa per le abitudini della ditta, a detrimento di una compattezza storicamente necessaria.

A margine di questa ultima avventura, che fornirà notizie ancora per parecchio tempo, continua serrato il dibattito tra forze armate, 007 e autorità politiche sull’opportunità o meno di un attacco militare contro gli impianti nucleari di Teheran. Gli uomini dell’aviazione, in particolare, starebbero spingendo per accelerare i movimenti e non concedere respiro a un nemico che è sempre pericoloso sottovalutare.

Il premier Netanyahu, come tutti i governanti del globo in quest’agosto che sembra un autunno caldo, avrà poco tempo per abbronzarsi.

Attacchi hacker contro Onu e governi

Fonte: http://www.lettera43.it/tecnologia/web/22510/attacchi-hacker-contro-onu-e-governi.htm

La denuncia di McAfee. E i sospetti convergono sulla Cina

La società di sicurezza informatica McAfee ha reso noto di aver scoperto la maggiore serie di attacchi informatici della storia, con violazione dei database di 72 soggetti. Tra le vittime ci sono Onu, i governi di Stati Uniti, Canada, Corea del sud, India, Vietnam e Taiwan, il Comitato olimpico internazionale, numerose società dei settori difesa e hi-tech.
I SOSPETTI SULLA CINA. Gli attacchi secondo McAfee vengono da un «soggetto statale» non identificato, che secondo diversi esperti sarebbe la Cina. Secondo il Centro Internazionale per gli Studi Strategici vi sono pochi dubbi: la lista dei bersagli si concentra su Taiwan e le organizzazioni olimpiche nel periodo precedente alle Olimpiadi di Pechino e sembra indicare proprio la Cina.
OBIETTIVO DATI SENSIBILI. Tra i 72 obbiettivi degli attacchi ci sono anche 49 aziende statunitensi: lo scopo era quello di procurarsi materiali sensibili su sistemi militari, tecnologia elettronica e in particolare relativa alle comunicazioni satellitari: «Siamo di fronte a un massiccio trasferimento di ricchezze, sotto forma di proprietà intellettuali, che non ha precedenti», ha spiegato il vicepresidente della McAfee, Dmitri Alperovich.
L’offensiva hacker era cominciata almeno dal 2006 ed è stata battezzata dagli scopritori ‘Operazione Shady RAT’.

 

Più caldo, più vecchio e più affolato: il pianeta a un passo dai 7 miliardi di abitanti

Scritto da: Pietro Greco
Fonte:http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=11653

I demografi delle Nazioni Unite ne sono certi. La popolazione umana toccherà per la prima volta nel corso della sua storia la soglia dei 7 miliardi di individui quest’anno, il 31 ottobre, il giorno della festa di Halloween.

È, probabilmente, con un tocco di ironia che la UN Population Division ha indicato la data della festa (pre-cristiana) dei morti come quella della nascita di miss o mister 7 miliardi. Non ci sono strumenti abbastanza sofisticati per indicare un evento demografico così preciso. Ma ci sono motivi fondati per ritenere che la soglia dei 7 miliardi sarà raggiunta nella parte finale del 2011.

Ci sono voluti appena 12 anni per aggiungere un nuovo miliardo alla popolazione umana: il traguardo dei 6 miliardi è stato raggiunto nell’ottobre 1999. L’escalation demografica è stata evidente. Ci sono dovuti 200.000 anni perché l’umanità raggiungesse, all’inizio del XIX secolo, un miliardo di individui. Ci sono voluti 130 anni o giù di lì perché, nel 1930, al primo si aggiungesse un secondo miliardo. Ci sono voluti 44 anni perché la popolazione umana raddoppiasse, raggiungendo nel 1974 i 4 miliardi. Sono passati poi solo 13 anni per toccare nel 1987 quota 5 miliardi, 12 anni per toccare quota 6 miliardi nel 1999 e altri 12 anni per toccare quota 7 miliardi nel 2011.

I numeri assoluti ci dicono che mai il mondo è stato così affollato come in questo momento. Tra il 2000 a il 2010 il numero degli abitanti sulla Terra è aumentato di 920 milioni, un valore vicino alla dimensione della popolazione mondiale ai tempi in cui Malthus, preoccupato, si interrogava sulla limitatezza delle risorse.

Un’equazione proposta nel 1972 da Paul Ehrlich e John Holdren, l’attuale consigliere scientifico di Barack H. Obama, ci dice quel che anche il senso comune ci suggerisce: c’è una relazione diretta tra la crescita della popolazione e l’impatto umano sull’ambiente. Anche il valore dell’impatto dipende dalla quantità e dalla qualità dei consumi di ciascun uomo.

E, infatti, molti indicatori di questo impatto hanno fatto registrare un andamento coerente con quello della crescita demografica. Alcuni suggeriscono che le preoccupazioni di Malthus e, poi, dei coniugi Meadows e del Club di Roma non erano così infondate.

Solo cinquant’anni fa, nel 1961, un uomo aveva una quantità doppia di terreno coltivabile a disposizione. Intanto sono aumentate le emissioni antropiche di gas serra nell’atmosfera. E anche a causa della crescente pressione umana sull’ambiente la biodiversità, il numero di specie viventi, sta diminuendo a ritmi senza precedenti. Anche le previsioni per il futuro non sono incoraggianti. Il clima sta cambiando e il mutamento sta già producendo effetti non desiderabili. Secondo lo United nations environment program (Unep) nei prossimi 14 anni due terzi dell’umanità vivranno o in paesi con scarsità o in paesi in condizioni di stress da acqua potabile. La stessa Unep ritiene che a metà del secolo le possibilità di pesca saranno vistosamente compromesse.

E tuttavia l’analisi dell’evoluzione del processo demografico ci dice che, anche in termini di popolazione, le cose stanno cambiando. Anzi, sono già cambiate. Per esempio l’accelerazione demografica si è fermata. Da quasi 25 anni l’umanità cresce a ritmo costante.

Le previsioni ci dicono che nel prossimo futuro la frenata sarà più evidente. Occorreranno, per esempio, 13 anni prima che, nel 2024, la popolazione umana tocchi quota 8 miliardi; che passeranno poi non meno di 25 anni prima che, intorno al 2050, si raggiungano i 9 miliardi di individui e non meno di 50 anni prima che, nel 2100, si raggiunga quota 10 miliardi.

Le previsioni sono più solide per quanto riguarda il 2025 e il 2050 (la parte della popolazione che avrà almeno 40 anni a metà secolo è già nata), hanno un maggior margine d’incertezza per il lungo periodo. Di recente i demografi delle Nazioni Unite hanno rivisto i loro dati. E propongono come valori più probabili una popolazione di 9,3 miliardi nel 2050 e di 10,1 miliardi nel 2100. Ma quest’ultimo è un valore medio in una forchetta molto ampia compresa tra 6 a 15 miliardi di persone. Tra il crollo demografico e l’impennata.

Molto dipenderà, sostengono i tecnici delle Nazioni Unite, dalla politiche di contenimento delle nascite che realizzeremo nei prossimi anni.

In ogni caso, con un forte rallentamento della crescita andremo incontro a una formidabile transizione demografica. Che sarà anche sociale ed economica. Dovremo imparare a vivere in un mondo che non c’è mai stato in passato: popolato più da anziani che da giovani. Sarebbe importante iniziare almeno a discuterne, per non arrivare impreparati.

Radioattività record a Fukushima Daiichi: 10.000 millisievert/ora. Scoperta altra acqua altamente radioattiva

Fonte: http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=11652

Spunta un altro caso di manipolazione pro-nucleare dell’opinione pubblica

La Tokyo electric power company (Tepco) ha annunciato oggi di aver rilevato 10.000 millisievert/ora di radioattività nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il livello più alto rilevato dopo il disastro nucleare innescato dal terremoto/tsunami dell’11 marzo.

La Tepco spiega che ieri i suoi “liquidatori” «Hanno misurato un livello estremamente elevato di radioattività vicino alle tubazioni in fondo a una condotta tra l’edifico dei reattori numero 1 e il vicino numero 2».

La situazione è gravissima: secondo la brochure diffusa dal ministero della salute giapponese dopo il disastro nucleare, «Se un essere umano ricevesse 10.000 millisievert, probabilmente morirebbe entro una o due settimane». La Tepco ha immediatamente limitato l’accesso al sito e alla zona circostante ma assicura che «I lavoratori che hanno eseguito le misurazioni lunedi sono stati esposti ad un massimo di 4 millisievert».

Secondo l’utility l’alto livello di radioattività rilevato è stato causato dal fatto che le tubazioni sono state utilizzate come presa di aria contenente sostanze radioattive provenienti dal containment vessel del reattore numero 1, devastato da un’esplosione di idrogeno il 12 marzo e dove successivamente si è verificata una fusione del combustibile nucleare.

La Tepco ha comunicato anche di aver rilevato «In uno degli edifici dei reattori» un massimo di 1.000 millisievert/ora nelle macerie all’aperto e un massimo di e un massimo di 4.000 millisievert/ora al coperto.

Dopo aver trovato questi altissimi livelli di radioattività a poco meno di 5 mesi dal terremoto/tsunami, l’utility ha anche detto di essere alla ricerca di “hotspot radioattivi” per capire se ci sono altre aree con radiazioni estremamente elevate ed ha pubblicato una foto che mostra i “liquidatori” mentre eseguono le misurazioni della radioattività con un detector collegato alla punta di un braccio lungo 3 metri. Secondo la Tepco il livello di radiazione a cui erano sottoposti i lavoratori in quel momento era di 40 millisievert/ ora.

L’utility ha dichiarato l’intera area off-limits e prevede di sigillare tutto con pannelli contenenti piombo e «Verificherà attentamente se ci sono all’interno degli edificio altri siti altamente contaminati che possono intralciare le attività di bonifica».

Ma purtroppo non è finita: ieri è stata rivelata la presenza di altra acqua altamente radioattiva nel seminterrato di un edificio vicino al deposito di stoccaggio dell’acqua contaminata. In realtà la Tepco già il 30 luglio aveva trovato circa 700 tonnellate di acqua contaminata nelle fondamenta di un cantiere. Anche qui la radioattività rilevata è altissima: 19.000 becquerel di cesio 134 e 22.000 becquerel di cesio 137 per centimetro cubo.

Fino a giugno l’edificio in questione era collegato da una tubazione ad altro edificio nel quale viene stoccata molta acqua radioattiva. Le due strutture si trovano una accanto all’altro e fanno parte dell’impianto di smaltimento delle scorie nucleari di Fukushima Daiichi. La Tepco assicura che sta indagando per capire come sia accaduta la perdita d’acqua altamente radioattiva, ma come sempre assicura che «Non c’è pericolo di fuoriuscita di acqua contaminata dell’edificio».

L’unica cosa che si capisce è che una situazione che dovrebbe essere già “sotto controllo” è invece incontrollabile e presenta ogni giorno nuovi pericoli e modifiche (in peggio) di quanto la Tepco e la Nuclear and Industrial Safety Agency (Nisa) avevano assicurato fino a poche ore prima.

A proposito di Nisa, dopo le accuse rivoltelle dal primo ministro giapponese Naoto Kan di «manipolare l’opinione pubblica», è venuto fuori un nuovo caso di comportamento ingannevole: un ex dirigente dell’Agenzia che dovrebbe controllare il nucleare giapponese ha riconosciuto di aver chiesto 5 anni fa alla Shikoku Electric Power Company di mobilitare il suo personale per pilotare i risultati di un simposio governativo sull’energia nucleare a favore dell’industria atomica. Il tema del meeting era delicatissimo: l’utilizzo di mixed uranium-and-plutonium fuel, il famigerato Mox, nella centrale nucleare di Ehime che vede la decisa contrarietà di un forte movimento di cittadini e associazioni ambientaliste, tanto che la Shikoku Electric aspetta ancora le autorizzazioni.

L’ ex capo dipartimento della Nisa ha detto al netwiork radio-televisivo giapponese Nhk di «aver fatto questa richiesta ad un quadro della Shikoku Electric Power Company prima che si tenesse un simposio nella prefettura di Ehime», dove la Shikoku Electric gestisce impianti nucleari.

L’ex alto funzionario Nisa ha ammesso di aver fatto pressioni sull’utility nucleare perchè prendesse parte attivamente al meeting, facendo domande ed esprimendo opinioni ed ha spiegato che voleva «La participazione della compagnia perchè l’anno precedente degli oppositori al nucleare avevano impedito un dibattito costruttivo durante un simposio simile». A quanto pare l’unico dibattito costruttivo per la Nisa è quello che permette di costruire centrali nucleari, se invece prevalgono le opinioni anti-nucleari si può procedere con il trucco del dibattito pilotato.

L’ex alto funzioari Nisa ha infatti incredibilmente respinto l’accusa che il suo obiettivo fosse quello di manipolare l’opinione pubblica. Purtroppo per lui, la Shikoku Electric ha preso molto sul serio il suo invito a taroccare il meeting di Ehime ed ha addirittura mobilitato suoi pensionati e personale attivo delle sue imprese affiliate fornendogli delle domande precostituite e tracce di interventi filo-nucleari.

Si tratta della rivelazione del terzo caso di manipolazione del dibattito sul nucleare in Giappone: solo ieri il premier Kan aveva denunciato il rapporto incestuoso tra Chubu Electric Power Company e Nisa che aveva chiesto all’utility di assicurare una mole di domande favorevoli al nucleare durante un simposio governativo tenutosi nel 2007.

Usa, scampato pericolo. Con un prezzo politico

Scritto da : Alessandro grandi
Fonte: http://it.peacereporter.net/

Democratici e Repubblicani trovano l’accordo. Scampato il pericolo del default. Per Obama, però, saranno tempi duri.

L’accordo fra democratici e repubblicani è stato raggiunto, non senza poche difficoltà, nella notte. Circa alle 02.40 ora italiana è stato il presidente Barack Obama a tranquillizzare tutti e a dare l’annuncio che mezzo pianeta stava aspettando.Il tetto del debito si innalzerà fino a 2.400 miliardi di dollari, in tre periodi differenti: 400 miliardi immediatamente, 500 entro il 31/12 e altri 1.500 entro fine 2012.

E per quanto riguarda il deficit è prevista una riduzione entro dieci anni (in egual misura rispetto all’innalzamento del tetto del debito): 900 miliardi per la prima serie e 1500 per la seconda.

“Uno storico compromesso bipartisan che mette fine a uno stallo pericoloso” ha detto dal Senato il democratico Harry Reid. Sulla stessa linea anche il repubblicano Boehner che sottolinea come l’accordo possa essere considerata una mezza vittoria per il suo partito perchè nonostante le difficoltà “abbiamo ottenuto che non ci siano nuove tasse”.

Insomma, il temutissimo default non ci sarà. Ne abbiamo parlato con l’economista Anna Simonazzi.

“E’ stato tutto inutile e anche dannoso direi” esordisce l’economista. “Ripeto: l’accordo a mio avviso è inutile e dannoso. Inutile perchè si poteva raggiungere assolutamente prima. Dannoso per due ragioni. La prima riguarda i contenuti dell’accordo. In realtà quello che è successo riflette senza dubbio una sconfitta dei democratici Usa. Nell’accordo i tagli alla spesa sono molto forti e ben sottolineati, come volevano i repubblicani. La crescita del Paese rallenta e la disoccupazione è alta e quindi si passa a una politica di riduzione delle spese in un momento, forse, poco adatto. Ma non c’è solo questo. Ritengo sia una sconfitta per i democratici proprio perchè dalle interviste che si leggevano durante il periodo di stallo, il 75 percento delle persone interpellate si dichiaravano a favore del pareggio di bilancio, che di per sé è anche una buona cosa, ma questo significa che non è stato ben recepito da tutti quale fosse il motivo del contendere. Il problema non era il pareggio di bilancio o meno. Il vero problema era come ci si arrivava, vale a dire quale politica potesse portare al pareggio di bilancio. Il fatto che appunto tutti si fossero dichiarati per chiudere la questione ‘bilancio in pareggio’, segna senza dubbio un punto a favore dei Repubblicani. La seconda cosa che mi fa ritenere dannoso l’accordo è che porterà forse a salvare il rating del debito pubblico Usa ma certamente ha dato un colpo duro alla sensazione che solo gli Usa siano in grado di portare il mondo fuori dalla tremenda recessione. La politica Usa non è stata d’esempio. Non è stata meno rissosa, meno inconcludente, meno unita di quella europea. In una situazione come quella attuale la leadership politica è fondamentale per far sterzare l’economia nazionale e mondiale in una direzione o nell’altra. E questo discorso è stato analizzato anche da molti importanti media Usa.

I mercati hanno reagito bene, però.
Certo, anche io avrei comprato immediatamente. Ma non parliamo di reazione di breve perido. Prima tutti stavano coperti per vedere ciò che succedeva. Una volta trovato l’accordo, e passata la bufera, i mercati si sono svegliati. Questa, però, non è altro che l’euforia dopo la depressione. Il classico arcobaleno dopo il temporale.

Dunque, una mezza vittoria Repubblicana?
E’ una vittoria repubblicana. I democratici ci tenevano molto ad evitare le conseguenze negative di un default. Cosa che non era nelle corde dei Repubblicani.

MarcoPolo2011: riprende la spedizione sulla Via della Seta

Scritto da:i Simona Cerrato
Fonte: http://oggiscienza.wordpress.co

Ad agosto e a ottobre si aggiungono due tappe della spedizione che la scorsa estate aveva condotto un gruppo di genetisti lungo la Via della Seta per studiare le relazioni tra DNA e preferenze alimentari.

NOTIZIE – Il 30 luglio, ripartono da Trieste con destinazione Yerevan, in Armenia, i genetisti del Burlo Garofolo di Trieste per completare le tappe della spedizione che lo scorso anno tra luglio e settembre aveva compiuto buona parte della Via della Seta, dalla Georgia alla Cina, passando per Azerbaijan, Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan, Kazakistan.

Quest’anno è la volta dell’Armenia in agosto e della Crimea in ottobre. Nel 2012 si completerà la Via della Seta con alcune tappe in Kirghizistan che nel 2010 era teatro di un conflitto armato che ne impediva l’ingresso.

Lo scopo è sempre lo stesso: campionare le popolazioni che vivono isolate per verificare le correlazioni tra genetica e preferenze alimentari e in generale percezioni sensoriali.

Anche per queste tappe ci sarà la collaborazione di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo. Sono loro infatti il collegamento con le popolazioni locali che accoglieranno i viaggiatori e si metteranno a disposizione per i test. Le comunità di Terra Madre sono gruppi isolati che conservano un patrimonio genetico omogeneo e sono meno esposte a contaminazioni esterne. Inoltre, essendo qui l’influenza culturale e ambientale costante e riconoscibile, caratteristiche come le preferenze alimentari possono essere più facilmente spiegate in termini di differenze genetiche.

Gli scienziati lavorano insieme a un’équipe di esperti di comunicazione della scienza (scrittori, giornalisti, esperti di museologia scientifica, esperti di didattica, fotografi, videoperatori, multimedia developer ecc.) per preparare – prima, durante e dopo la spedizione – le riprese, i materiali per le successive produzioni, le attività da svolgere con i locali ecc., e per garantire un’ampia e accurata copertura mediatica dell’intero progetto e dei suoi contenuti.

È possibile seguire la spedizione in diretta attraverso il blog ( http://oggiscienza.wordpress.com/ ) che già oggi contiene tutte le informazioni relativa alle tappe e i materiali, compresi video e fotografie, della spedizione 2010.