L’Italia è ancora prigioniera di una giustizia incompiuta

Scritto da: Edmond dantès
Fonte: http://www.loccidentale.it/node/127702

giorgio-napolitano-87-anni4Con l’invio alle Camere del messaggio sulla drammatica questione carceraria, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sembra essere riuscito a smuovere le acque stagnanti della politica nostrana. Il capo dello Stato non si è limitato a stigmatizzare il malfunzionamento cronico del sistema penitenziario italiano (del resto già rilevato da un recente pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo) e ad ipotizzare i percorsi necessari a porre fine alle degradanti distorsioni provocate dal sovraffollamento carcerario; egli infatti è tornato ad auspicare la definizione di un più ampio processo di rinnovamento dell’Amministrazione della giustizia, facendo esplicito riferimento alla relazione finale che il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali ha elaborato nella scorsa primavera.

Un testo condiviso da esponenti di forze politiche diverse, che fornisce lo spunto per interventi strutturali sul terreno della giustizia civile e penale: dalla riduzione della «ipertrofia del contenzioso» all’introduzione di «vincoli temporali all’esercizio dell’azione penale dopo la conclusione delle indagini»; dal rispetto effettivo di «tempi ragionevoli di durata dei processi» all’inappellabilità delle sentenze di assoluzione per «imputazioni molto lievi»; ed ancora, dalla revisione delle norme sulla contumacia all’introduzione di pene alternative alla detenzione.

Lo stesso premier Enrico Letta, intervenendo in Aula nel recente dibattito sulla fiducia, aveva richiamato le importanti indicazioni dei “saggi”, assicurando altresì l’impegno del governo per l’adempimento degli obblighi europei dopo l’apertura, in sede comunitaria, di una seconda procedura di infrazione sulla spinosa questione della responsabilità civile dei magistrati.

Si tratta certamente delle tessere di un mosaico che va componendosi, o meglio dei semi utili a far germogliare l’idea che per liberare il paese dai paradossi e dalle anomalie che lo paralizzano, occorra abbandonare l’approccio fortemente ideologico dell’ultimo ventennio sostituendolo con l’impegno concreto ed efficace. Attivarsi in sede parlamentare per la definizione di un progetto di riforma del sistema giudiziario e per ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato, è quanto si chiede oggi a quelle forze politiche che per rendere un servizio al paese hanno convenuto di percorrere un tratto di strada assieme.

Spezzare lo schema che imprigiona la politica italiana da troppo tempo non sarà certo un compito agevole. La linfa prodotta dall’antiberlusconismo giustizialista, viscerale e irrazionale, ha fatto del partito di Guglielmo Epifani una forza in preda ad un disturbo ossessivo compulsivo: il preconcetto ideologico, amplificato da organi di informazione ed opinion maker sempre pronti a sollecitare il ventre molle dell’elettorato, scatta quasi come una sorta di riflesso condizionato, assicurando compattezza e identità all’arcipelago democratico.

In tale contesto, anche i referendum sulla «giustizia giusta» rappresentano uno strumento di pressione nei confronti della politica chiamata a sanare le ferite profonde di questo ventennio. Il traguardo delle 500mila firme è stato raggiunto, e tocca ora alla Cassazione, poi alla Corte Costituzionale, dare il via libera all’iniziativa promossa dai Radicali. Essi hanno avuto il merito di riavvolgere il nastro, decisi a riprendere il filo di un discorso interrottosi nel novembre 1987. Anche allora, come adesso, si trattava di intervenire su alcuni aspetti particolarmente rilevanti connessi alla crisi del sistema giudiziario: il quorum fu abbondantemente superato, e l’80 per cento di coloro che si recarono ai seggi si espresse in senso favorevole all’abrogazione delle norme che limitavano la responsabilità civile dei magistrati. Non si trattava certo di una rivalsa della politica sulla magistratura, ma dell’affermazione di un sacrosanto principio di bilanciamento tra livello di autonomia dei giudici e valore della responsabilità connessa all’esercizio delle loro importanti funzioni.

Fallì all’epoca il tentativo di Alessandro Natta di tenere la rotta del Pci lontana da quella dei referendum; e fallirono parimenti gli assalti dei maîtres à penser alla Eugenio Scalfari, i quali non mancarono di denunciare la «carica demagogica e la pericolosità istituzionale» dei quesiti «truffa». Fu il Parlamento, però, a falciare in erba quel timido tentativo di riforma, con la legge Vassalli del 1988 che di fatto eluse la volontà popolare. Nel quarto di secolo trascorso, il mondo è andato incontro a cambiamenti epocali. Ma l’Italia è ancora prigioniera di una giustizia incompiuta.

 

Vittore Carpaccio e la testimonianza del primo esorcismo a Venezia

Fonte: http://venezia.myblog.it

304929779Nel famoso quadro del 1494 di Vittore Carpaccio ” il miracolo della Santissima Croce”viene raffigurata “la guarigione dell’Ossesso” , cioè la prima rappresentazione di un esorcismo a Venezia, svolto dal Patriarca di Grado Francesco Querini, attraverso l’imposizione delle reliquie della Croce sull’impossessato.

Nel tempo si ebbero notizie di diversi altri esorcismi effettuati in maggior numero su donne, a cui “la possessione” era stata causata da “fatture”, (possessione negativa) o su quelle che venivano possedute da spiriti benefici che donavano facoltà divinatorie o la capacità di guarire le malattie.

Tra quest’ultime famosa era Elena Drago , che diceva di essere invasa da molti spiriti, ed in seguito alla peste del 1582 ne rimasero soltanto due, uno dei quali conosciuto come Faraon Drago. La guaritrice venne processata per stregoneria due volte, nel 1571 e nel 1582, e raccontava di soffrire di dolori terribili allo stomaco, alla gola e alle gambe, e provava un forte impulso suicida, tanto che nascose tutti i coltelli che aveva in casa.

Anche nei conventi di monache si ebbero casi di indemoniate, come quello di Suor Mansueta, rinchiusa all’età di diciotto anni nel Convento delle Clarisse a S. Croce, dopo la morte del fidanzato, e dopo dodici anni cominciò a mostrare disperazione e deliri provocati da un demone da lei chiamato Romito. Nel processo che ne seguì lei chiese con intensità e insistenza di poter lasciare il convento, ma dopo cinque giorni di esorcismo tornò ad essere la Suor Mansueta di prima.

Fra gli esorcisti conosciuti vi furono Fra Fabrizio Aldriventi nel 1581, frate Fidenzio nel 1589, e frate Francesco Amici nel 1610. Quest’ultimo , nella sua relazione agli inquisiori veneziani raccontò dell’esorcismo operato sulla veneziana Angelina Frangipane scrisse che gli spiriti cacciati erano tredici, e che raggiunse il suo scopo di liberare la donna facendola vomitare, (chissà con quali mezzi).

 metodi, le preghiere e le invocazioni usate non vengono raccontati, ma certo i “rimedi” erano parecchio discutibili se non pericolosi, e vennero praticati anche per guarire malattie, come ad esempio quello operato da Frate Bartolomeo dei Frari, che cercò di curare il male alle gambe di un bambino , imponendogli bagni caldi di zolfo e olio.

Queste informazioni vennero trascritte e catalogate nei registri dell’inquisizione a Venezia, e si possono ancora trovare questi documenti all’Archivio di Stato di Venezia. Informazioni importanti legate ad un’epoca che per altri paesi fu accompagnata da episodi orribili e cruenti, come roghi e terribili torture, ma che a Venezia venne vissuta con una giusta dose di disincanto, non trascurando certo il fenomeno, ma senza procurare sofferenze asssurde, se non si calcolano quelle di quelle povere monachelle costrette alla vita di Convento quando le loro aspirazioni erano un matrimonio ed una serena vita familiare.

Allarme pesca intensiva nel Mediterraneo che è sempre più vicino al collasso

Fonte: http://www.improntaecologica.it/

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A causa della pesca intensiva e della mancanza di un’adeguata regolamentazione internazionale, il Mar Mediterraneo è vicino al collasso e rischia la distruzione ambientale.
A lanciare l’allarme, a pochi giorni da un importante voto europeo, sono 16 organizzazioni italiane appartenenti alla coalizione internazionale Ocean 2012 e il WWF in una lettera inviata agli europarlamentari italiani in cui si legge che “per la pesca nel Mediterraneo siamo vicini al punto di non ritorno. O si mettono immediatamente in atto misure per il recupero degli stock o assisteremo a breve a una crisi irreversibile delle risorse del nostro mare e dello stesso settore della pesca”.
Stando infatti alle organizzazioni ben il 95% degli stock ittici del Mediterraneo è sovra sfruttato.
La data designata per la decisione sul futuro del mare è quella del 23 ottobre, quando il Parlamento Europeo, nell’ambito del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), dovrà deliberare se ripristinare gli aiuti alla costruzione di nuovi pescherecci nonostante il gravissimo degrado degli stock ittici o aumentare le risorse per migliorare la gestione della pesca attraverso la raccolta dati, i controlli e il recupero degli stock.
Secondo Ocean 2012 e WWF “la flotta di pesca dell’Unione è stata alimentata grazie anche agli aiuti per la costruzione di pescherecci e, nonostante questi siano stati interrotti nel 2004, esiste ancora una enorme sovra capacità di pesca rispetto alle poche risorse rimaste. Riproporre oggi questo tipo di aiuti è una follia. Ci auguriamo – si legge nella lettera – che il 23 ottobre il Parlamento Europeo esprima il suo pieno sostegno a favore di tutte quelle misure che potenzieranno nei prossimi anni il recupero degli stock ittici, come la raccolta dati e i controlli, senza distrarre risorse per potenziare una flotta che in un mare svuotato non potrà più operare”.
Le due organizzazioni hanno ripreso l’allarme lanciato dal Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico della Pesca Europea che, poche settimane fa, ha rivelato il drammatico stato degli stock ittici del Mediterraneo.
Un dato allarmante tanto che lo stesso Commissario agli Affari Marittimi e alla Pesca, Maria Damanaki ha dichiarato che “i Paesi del Mediterraneo devono agire subito per fermare la pesca eccessiva prima che questa determini un grave collasso delle risorse e la distruzione ambientale”.
Dulcis in fundo, poi, per la pesca italiana la situazione è persino più preoccupante.
Nel Tirreno centrale e meridionale, nell’Adriatico meridionale e nello Ionio, infatti, tutti gli stock esaminati sono già sovra sfruttati all’eccesso.

Territorio Qualità dell’ambiente urbano: meno smog ma troppo cemento

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/territorio/qualita_ambiente_urbano_smog_cemento.html

cementificazione9Sebbene lo smog risulti in calo, permangono nel nostro Paese molte criticità. Il “Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano” dell’Ispra.

Secondo il rapporto, nelle 60 aree urbane oggetto di studio, tra il 2000 e il 2010, le polveri sottili sono diminuite del 37%, anche a causa del calo delle attività industriali e della recessione degli ultimi anni.

Tuttavia, in tutte le città considerate tranne Livorno, nel 2011, le concentrazioni medie di pm10 sono state superiori al valore soglia consigliato dall’Oms e in sei centri abitati del bacino padano, i valori hanno superato la soglia annuale prevista dalla normativa.

Roma risulta la prima tra le città inquinate d’Italia, seguita da Taranto, Milano, Napoli e Torino, a causa della grande circolazione di auto e mezzi di trasporto su gomma.

Roma, secondo il rapporto, è anche la città italiana con il maggior numero di auto, 1,6 milioni (con 2,6 mln di abitanti), quasi il triplo delle seicentomila di Milano (con 1,2 mln di abitanti), che è seguita da Napoli (0,9 mln abitanti), con 500mila e Torino (1 mln abitanti), con 450mila. In controtendenza, nel periodo tra il 2006 e il 2012 le auto a Roma sono aumentate del 2%. Ad esempio a Torino, sono invece calate del 3,3%.

Tra i principali problemi del nostro Paese risulta poi la cementificazione. Napoli e Milano hanno consumato negli anni oltre il 60% del territorio, Torino e Pescara il 50% e via via tutte le altre. Le città italiane, nel complesso, hanno consumato 220 mila ettari di territorio, 35mila solo a Roma; Messina, Venezia e Cagliari sono le città con le quote più alte di territorio protetto, mentre Trento è la città con la superficie maggiore di aree a parco pubblico.

La Casta spreca ancora: 24 milioni per due concorsi interni alla Polizia

Fonte: http://www.controcopertina.com/

ITALY-POLITICS-BERLUSCONI-TRIAL-TAX FRAUDNon ci sono i soldi per nulla, ma per gli sprechi della Casta i fondi si trovano sempre. È la denuncia della deputata del Movimento 5 Stelle, Dalila Nesci: “Il ministero dell’Interno vuole spendere per forza 24 milioni di euro per due concorsi interni in polizia, evitando lo scorrimento delle graduatorie esistenti che avevamo suggerito al ministro Angelino Alfano”, dice la giovane calabrese.

Stamani alla Camera, la deputata pentastellata ha illustrato un’interpellanza urgente su due maxi concorsi pubblici per la copertura di circa 8000 posti di sovrintendente della polizia.

“Dei due nuovi concorsi si può fare a meno – spiega la Nesci – perché la legge lo permette. Inoltre, le valutazioni dei titoli previste dall’Interno saranno lunghissime, essendo 50 mila i candidati. Il Consiglio di Stato ha stabilito che il decreto attuativo del ministro comporterà una complicazione, per questo ha contestato molto il provvedimento. Invece, con lo scorrimento delle graduatorie si occuperebbero i posti vacanti, risparmiando quei milioni e raggiungendo in fretta l’obiettivo”.

Quei 24 milioni di euro, potrebbero essere spesi in diverso modo, sommandoli a tanti altri sperperi e andando ad aiutare magari famiglie e imprese in difficoltà. Da questo orecchio, però, PD e PDL non ci sentono.

“Nella replica, il viceministro Filippo Bubbico ha detto che il Ministero andrà avanti, senza un solo argomento per il mancato risparmio. È una riprova di come bruciano il denaro pubblico”, ha concluso Dalila Nesci.

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Italia, aumentano i nuovi poveri. La Croce Rossa assiste 400 mila famiglie

Fonte: http://www.net1news.org/

Altro che ripresa, aumentano solo i poveri in Italia. Crescono tra i bisognosi dipendenti, separati, operai disoccupati. Molti si ritrovano anche senza tetto.

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Nel 2012 sono stati circa 400.000 i nuclei familiari che hanno chiesto aiuto alla Croce Rossa Italiana. Gli aiuti offerti agli indigenti  riguardano numerose tipologie di beni: distribuzione di alimenti, fornitura di medicinali, visite specialistiche, supporti sanitari (pannoloni per anziani, materiale sanitario come stampelle, busti etc), prodotti per l’infanzia (latte in polvere ad esempio), occhiali, protesi dentarie, materiale scolastico per bambini che frequentano la scuola dell’obbligo, materiale per l’igiene, pagamento delle utenze a chi non può più permetterselo (luce, gas ecc.). Questi dati confermano che nel nostro Paese i nuovi poveri aumentano. Fino a qualche anno fa la CRI garantiva i viveri innanzitutto ad anziani e persone senza fissa dimora. Oggi i nuovi poveri sono  in particolare  famiglie con bambini che si sono trovate in difficoltà per pagare il mutuo per la casa e si sono trovate improvvisamente esposte per aver comprato casa qualche anno fa. Diversi avevano richiesto il mutuo perché in famiglia c’erano due stipendi  ed ora ne hanno solo uno perché qualcuno a casa ha perso il lavoro.La Croce Rossa italiana, diffusa in tutto il territorio, soccorre oggi operai disoccupati innanzitutto, ma crescono gli impiegati, soprattutto quelli del settore privato. Con l’aumento delle separazioni e dei divorzi  molti hanno dovuto lasciare la casa al coniuge e così si sono trovati in difficoltà anche a trovare un tetto e devono garantire il  sostentamento della ex moglie e dei figli. La Croce Rossa Italiana è uno degli enti senza scopo di lucro riconosciuti dall’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) che,   distribuisce alimenti di prima necessità gratuitamente  alle persone indigenti. La  CRI consegna ogni anni generi alimentari agli assistiti, insieme ad altre organizzazioni come il Banco Alimentare. Gli alimenti di base in distribuzione sono biscotti, burro, formaggio, grana, latte, pasta, confettura, riso, crackers e fette biscottate.Si moltiplicano nel territorio le parrocchie e le associazioni alimentari che organizzano collette alimentari, chiedendo dinanzi ai supermercati donazioni di viveri ai clienti. I volontari CRI attraverso gli  sportelli di ascolto, o attraverso i contatti con i servizi sociali degli enti locali individuano i casi di bisogno e con i gruppi periferici curano i servizi. In 22 paesi dell’Europa sono 3,5 milioni le persone che ricevono aiuti alimentari dai programmi di assistenza della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Questa cifra rappresenta un incremento del 75 per cento rispetto ai 2 milioni e mezzo del 2009 in 17 Paesi tra cui l’Italia, dove l’impatto della crisi si fa sentire ben al di là di qualsiasi annunciata ripresa o ripresina economica.

Svizzera preleva ai ricchi per dare ai disoccupati

Fonte: http://www.wallstreetitalia.com/

Da gennaio sarà trattenuto l’1% sui redditi sopra 250 mila euro: governo spera di recuperare 80 milioni l’anno.

da-gennaio-verra-trattenuto-l-1-anche-dai-redditi-superiori-ai-250-mila-euro-il-governo-spera-di-recuperare-80-milioni-l-anno.aspxBERNA (WSI) – Da gennaio dell’anno prossimo in tutta la Svizzera sarà effettuato un prelievo dell’1% sui conti dei più benestanti da utilizzare per i sussidi di disoccupazione. Una misura equa, che era stata in un primo momento respinta dai Conservatori a inizio anno.

A partire dal primo del mese i dipendenti con stipendi superiori ai 315 mila franchi (250 mila euro) l’anno dovranno sborsare la “tassa di solidarietà“.

Al momento il prelievo viene effettuato solo sui redditti tra i 126 mila e 315 mila franchi. Lo sfondamento della soglia dovrebbe permettere di risparmiare 80 milioni l’euro (100 milioni di franchi) circa l’anno in più.

Il Consiglio federale ha stabilito l’entrata in vigore di questa iniziativa di solidarietà supplementare quando l’indennità di disoccupazione avrà coperto il buco di bilancio e quando il suo capitale avrà raggiunto almeno i 500 milioni di franchi svizzeri.

Il prelievo forzoso alla “Robin Hood” sarà finanziato dividendo lo sforzo economico in modo paritario tra datori di lavoro e dipendenti.

“Canneto di Caronia, preludio di un futuro attacco alieno”

Fonte: http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/42168/canneto-di-caronia-preludio-di-un-futuro-attacco-alieno

Schermata-05-2456417-alle-15.53.55-250x200Gli alieni sono tornati a Canneto di Caronia. Non in carne e ossa, ma sulle pagine di un celebre periodico, Misteri, gemello dell’omonimo celebre programma di Italia 1, che dedica le sue attenzioni unicamente all’inspiegabile. E se c’è qualcosa che ha diritto ad entrare nella storia dei misteri è Canneto di Caronia e dintorni; qui esperti, ricercatori, esorcisti, scienziati, tecnici militari e civili, attrezzate ed equipe della protezione civile, del Cnr, delle attività paranormali, della Nasa hanno cercato invano di dare una risposta a centinaia di roghi spontanei e strani episodi non catalogabili sotto alcuna categoria conosciuta.

“In un paesino della costa siciliana è accaduto qualcosa che ha stupito il mondo intero”, esordisce Ade Capone nel reportage che apre la rivista Misteri. ”Tenetevi forte”, avverte Capone, “perché quanto state per leggere non è fantascienza, ma realtà”. La storia, ricorda il reportage, “è iniziata una decina di anni fa e di essa nessuno al momento parla più”. Eppure, osserva “Misteri”, “per la prima volta un Ente governativo ha ammesso la possibilità che gli alieni stiano testando le loro armi contro noi esseri umani”. Perché è stato dato così modesto rilievo a eventi che hanno fatto concretamente ritenere che potessero essere stati provocati da esseri provenienti da altri mondi?

Ade Capone ripercorre scrupolosamente le tappe essenziali di Canneto, che è una frazione di Caronia, sulla costa settentrionale della Sicilia. A cominciare dalle notti dei roghi, quel dicembre del 2004 in cui qualunque cosa avesse a che fare anche con il metallo– sedie, poltrone divani, mobili, perfino i materassi a molla – andava improvvisamente in fiamme.

Da allora per gli abitanti di Canneto è stata un’odissea: spaventati, turbati, inseguiti anche di notte dagli incendi, sono stati evacuati, sottoposti ad indagine, sospettati perfino di nascondere il segreto dei fuochi. Il ripetersi dei fenomeni e la loro inspiegabilità ha provocato l’intervento di esperti militari, navi e attrezzature sofisticate. Ricerche senza soluzione: molte ipotesi, alcuna certezza.

Il Gruppo interistituzionale della protezione civile ha così elaborato un dossier nel quale, tra l’altro, per la prima volta – lo ricorda il servizio di Misteri – un ente governativo ammette la presenza di intrusioni aliene nel nostro pianeta, proprio a Canneto di Caronia.

‘Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre”, sostiene il documento, pubblicato in alcuni stralci dal settimanale L’Espresso, “potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato campione territoriale scarsamente antropizzato”.

Test militari con tecnologie evolute o presenze aliene avrebbero trasformato, perciò, il tranquillo mar Tirreno in un triangolo delle Bermude. Difficile accontentarsi di queste conclusioni monche, tanto che un celebre esorcista, padre Amorth, trova buone ragioni per prendersela con il diavolo e le influenze demoniache sul mondo, e gli esperti del Comitato di controllo per gli eventi paranormali di trovare ciò che serve per prendersela con presunti e non identificati autori di eventi dolosi.

Secondo il Gruppo interistituzionale di esperti coordinati da Francesco Mantegna Venerando, il coordinatore regionale della task-force della Protezione civile siciliana, “Canneto di Caronia è stata colpita da fenomeni elettromagnetici di origine artificiale, capaci di generare una grande potenza concentrata. Fasci di microonde a ‘ultra high frequency’ compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni gigahertz”. Una enormità.

Spiegata l’entità del fenomeno, tuttavia, resta irrisolto il nodo della causa: chi e che cosa avrebbe provocato una concentrazione elettromagnetica cosi potente? Gli esperti allargano le braccia e tacciono.

Dopo la fine delle inquisizioni, i roghi si fermano di colpo. Uno stop improvviso che, invece di placare gli animi e favorire una spiegazione, rende ancora più impenetrabile l’enigma. I “colpevoli” hanno preferito sospendere i loro esperimenti? Hanno ritenuto che fosse meglio concedere una pausa a causa dell’allarme provocato dal sovraccarico elettromagnetico ed evitare un’attenzione eccessiva?

Comunque sia, la protezione civile ha deciso di prendersi una pausa dopo avere installato centraline di rilevamento in ogni casa di Canneto. Il monitoraggio avrebbe dovuto essere eseguito da personale specializzato, ma così non è stato.

Le centraline non hanno mai taciuto del tutto, fino all’estate dello scorso anno hanno continuato a segnalare attività elettromagnetica molto forte. Questi segnali, nettamente avvertiti dagli abitanti grazie agli allarmi, non sono stati però monitorati. La protezione civile ha deciso, di fatto, di non occuparsene più, provocando dubbi e risentimenti nella piccola comunità di Canneto, e incoraggiando ipotesi estreme, tanto da fare scrivere nei giorni scorsi a Misteri che “Canneto di Caronia potrebbe essere stato il preludio di un futuro attacco alieno”.

Gli italiani e l’eccessiva paura del freddo – un atteggiamento da superare

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/

soffrire-il-freddo-300x202Anche se siamo ancora all’inizio dell’autunno e l’inverno in senso stretto inizia a dicembre, forse vale la pena di spendere qualche parola per aiutare molti nostri lettori a entrare nella forma mentis giusta per affrontare la stagione fredda.

Negli ultimi anni i cultori del caldo hanno fatto un salto di qualità: non si accontentano di avere una casa calda d’inverno, ma scelgono di trascorrere una o più settimane di vacanza in un paese caldo: le Seychelles, le Maldive, il Kenya, i Caraibi… Ormai è del tutto normale vedere amici e parenti abbronzati dal sole dei Tropici anche in pieno inverno.

Il fatto è che siamo talmente avvezzi a considerare il freddo un nemico della nostra salute, da non prendere neppure in considerazione l’idea che, se affrontato in maniera intelligente, il freddo può essere anche meno pericoloso del caldo. Basti pensare alle popolazioni scandinave che, da sempre alle prese col “Generale Inverno”, sono riuscite a coesistere con il nemico in maniera piuttosto soddisfacente, visto che il loro fisico e il loro aspetto mediamente paiono tutt’altro che malaticcio.

Noi italiani, abituati per vari mesi dell’anno a temperature miti, sopportiamo male l’idea di vivere al freddo, rifugiandoci in ambienti sempre più caldi e disabituando il nostro organismo a convivere in buona salute col freddo. Ma è anche possibile fare un pochino marcia indietro e riportare il corpo ad abitudini leggermente più spartane. Iniziamo con l’abbigliamento: quella di coprirsi troppo è una pessima abitudine. Soprattutto per quanto riguarda i bambini e per due ragioni: possiedono un sistema di termoregolazione corporea che si adatta meglio al freddo che al caldo; inoltre, essendo spesso in movimento, sudano facilmente.

Persiste poi il mito della maglia di lana a contatto con la pelle. In realtà, la lana è molto meno igienica del cotone, in quanto fa sudare di più, assorbe e trattiene il sudore, col pericolo di creare fenomeni di ipersensibilità e allergia. Per bambini e adulti, l’abbigliamento ideale è costituito da maglietta di cotone, camicia (possibilmente di flanella) e pullover. I più freddolosi potranno usare un maglione supplementare da mettere o togliere a seconda delle necessità.

Quando si esce all’aperto, è da sconsigliare l’uso costante di berretti, cappelli di lana, guanti e sciarponi – che devono essere riservati per le giornate più fredde e soprattutto più ventose.

Quanto detto richiede ovviamente un distinguo per anziani e bambini al di sotto di un anno, oppure persone che soffrono di ipotiroidismo, artrite, reumatismi: questi fanno bene a indossare qualche maglia di lana in più (sia al chiuso che all’aperto) e a munirsi di guanti caldi per evitare l’insorgere di dolori alle mani. Anche chi soffre di colite deve tenere la pancia particolarmente ben coperta.

Per tutte le persone senza particolari problemi, invece, il caldo eccessivo, dapprima stimola certe attività organiche ma, col passare del tempo le deprime. Per questo si osserva un diminuito rendimento psicofisico negli individui che passano gran parte della giornata in ambienti troppo caldi. Inoltre, le difese naturali contro il freddo diminuiscono in chi sta sempre al caldo: una volta all’aperto, ci si troverà più facilmente esposti agli sbalzi di temperatura, che favoriscono le malattie invernali.

La temperatura ottimale di un ambiente (casa o ufficio) sta tra i 18 e i 20 °C, non di più. Anche il grado di umidità è importante: l’optimum è il 40-50%, che si ottiene ponendo sui termosifoni degli speciali contenitori per l’acqua oppure dei panni umidi.

La sedentarietà e la tendenza a mangiare cibi più grassi e ricchi di zucchero in inverno favorisce l’accumulo di tossine. Sia per questo danno che per il problema del freddo, c’è però una eccellente soluzione: fare più moto! Dalla ginnastica alla corsa moderata, alle lunghe passeggiate, a qualunque altro sport – senza lasciarsi scoraggiare dal brutto tempo.

Seguendo queste poche regole – che i nostri nonni mettevano in pratica inconsciamente – è possibile trarre giovamento da una stagione antipatica come l’inverno e vivere anche nella propria città senza bisogno di emigrare ai Tropici. Ne soffriranno solo le agenzie di viaggi!

Coca-Cola aprirà 2.000 eco-chioschi in 20 Paesi per fornire acqua potabile, elettricità, internet gratis, farmaci. Una politica completamente diversa da quella adottata in occidente

Scritto da: Agnese Codignola
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it

coca-cola-chiosco-africaForse per migliorare l’immagine intaccata dalle frequenti accuse di pubblicità ingannevole e di responsabilità nell’aumento dell’obesità soprattutto infantile, la Coca-Cola ha annunciato un programma mondiale che prevede, entro il 2015, la costruzione di 1.500-2.000 Ekocenter in 20 Paesi. Si tratta di chioschi monomarca che offrono molto più della semplice bibita gassata. Le rivendite dovrebbero fornire acqua potabile, corrente elettrica, connessione gratuita a internet e, potenzialmente, anche farmaci e vaccini nelle giuste condizioni di conservazione; il tutto in condizione di massima sostenibilità. Non solo: a gestire gli Ekocenter dovrebbero essere quasi solo donne o piccoli imprenditori locali di Africa, Asia, Sud America e Nord America. L’Europa per ora è escluda dal programma, che ha lo scopo di favorire la crescita economica e migliorare le condizioni igieniche e le comunicazioni dei Paesi in via di sviluppo.

L’iniziativa rientra nell’ambito del programma 5by20 (nato per contribuire a migliorare la condizione di cinque milioni di donne nel mondo entro il 2020). Coca-Cola ha presentato il progetto  nei giorni scorsi a New York in collaborazione con diversi partner. La lista è molto lunga e comprende: (UPS per la logistica, Deka per l’approvvigionamento alle comunità locali di acqua purificata con il sistema Slingshot, IDB per l’implementazione in America Latina, McCann Health per il modello di micro-business da sviluppare nei diversi paesi, cui potrebbe essere associato un programma di educazione sanitaria, NRG per i pannelli solari da impiantare al fine di rendere i chioschi il più possibile autosufficienti dal punto di vista energetico, Qualcomm Technologies per le reti wireless e la connessione, IBM per il progetto globale e l’eventuale piano di riutilizzo delle acque, TechnoServe per la visione strategica di tutto il programma e per la formazione del personale locale, oltre ad alcune organizzazioni non governative. Nei primi due anni gli Ekocenter dovrebbero fornire acqua potabile a 45.000 persone.

Il primo prototipo di chiosco è già stato installato a Heidelberg, in Sud Africa, e altri sono stati sperimentati nell’ambito del programma 5by20 in alcune comunità rurali di Haiti e di altre località in Africa. L’azienda dovrebbe scegliere i siti, e poi gestire e finanziare l’installazione e il mantenimento delle strutture, arruolando forza lavoro locale. Inoltre ha già lanciato un piano per l’installazione di pannelli solari in oltre 2.000 rivendite del Kenya, per favorire la diffusione dei telefoni cellulari, dei computer, della radio e di internet.

coca-cola-chiosco-acquaMa l’esperimento forse più originale è quello realizzato tra India e Pakistan, dove i chioschi sono diventati vettori di pace tra i due paesi ostili da decenni e spesso in guerra. In due grandi centri commerciali di New Delhi e Lahore sono stati installati grandi schermi touch studiati per far sì che i clienti di un paese possano dialogare in diretta con quelli dell’altro. I pannelli, chiamati Small World Machines, sono realizzati in modo che l’immagine, tramite una webcam, emerga in 3D, per dare una sensazione il più possibile vicina alla realtà. In questo modo si vuole contribuire a migliorare i rapporti tra i due paesi nati dalla partizione del 1947, ma in realtà abitati da due componenti religiose dello stesso popolo, che mantengono grandi affinità e passioni comuni come quella per i film di Bollywood, il cricket, la musica.

La responsabilità sociale d’impresa del colosso di Atlanta, così difficile da scorgere nelle politiche di marketing e di espansione commerciale, sembra quindi essere più presente in questo tipo di iniziative: non sarebbe male se la stessa sensibilità verso il benessere dei propri clienti venisse fuori a tutte le latitudini e in tutti i progetti.

Foto: Coca-colacompany.com