Bruxelles a malincuore dà ragione a Mosca

Scritto da:Serghei Duz
Fonte:http://italian.ruvr.ru/2014_06_19/Bruxelles-a-malincuore-da-ragione-a-Mosca-7148/

9sdfgr8_flags_european_union_flagL’Europa dichiara di non volere entrare in un clinch energetico con la Russia. Nonostante la tendenza a ridurre la dipendenza da Mosca nel campo del gas, a Bruxelles si inizia a comprendere che del confronto con Mosca risentiranno innanzitutto loro stressi.

L’indivisibilità della sicurezza energetica continentale di fatto è stata riconosciuta dal Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger. Secondo le sue parole il settore energetico è messo in fondo alla lista di eventuali sanzioni dell’Ue alla Russia. Inoltre, su questa questione egli ha preso le distanze dagli americani, sottolineando che Bruxelles è pronta ad ascoltare l’opinione di Washington ma non intende prendere decisioni al riguardo in modo autonomo. Come si è espresso Oettinger, a comprare il gas russo siamo noi, Unione Europea, e non gli USA.

Tale dichiarazione è stata fatta meno di una settimana prima del prossimo summit dell’Ue, al quale s’intende discutere, fra l’altro, la possibilità di introdurre la sedicente “terza fase” di sanzioni alla Russia nel contesto della crisi ucraina. In tal modo gli europei lanciano un segnale ai loro alleati d’oltreoceano che non intendono agire senza badare ai propri interessi, andando al traino dei fautori della linea rigorosa nei confronti della Russia. A quanto pare, un motivo per una simile trasformazione degli umori sono stati i risultati delle recenti elezioni al Parlamento Europeo, i quali hanno dimostrato, in particolare, che una notevole parte degli europei, che ragionano in modo razionale, non vuole sostenere le dottrine superate della “guerra fredda”. Semplicemente perché una guerra energetica sarebbe fredda per loro nel senso diretto della parola.

Intanto, la Gazprom russa per l’ennesima volta ha dimostrato la sua capacità di scendere a compromessi, dichiarando di essere disponibile ad aumentare a proprio carico il volume del gas da pompare nei depositi sotterranei europei nell’ambito dell’adempimento dei suoi impegni sulla fornitura di gas verso i consumatori europei nel periodo invernale. Questa è la dichiarazione che è stata fatta dal titolare della Holding energetica Alexey Miller. A sua detta, se la situazione relativa all’accumulazione del gas nei depositi sotterranei dell’Ucraina per la stagione invernale fino al volume di 18 miliardi di metri cubi non sarà risolta, la capacità di trasporto del Nord Stream e del gasdotto Jamal-Europa (come alternativa al corridoio di transito ucraino), non sarà sufficiente per l’approvvigionamento normale dei consumatori europei. Il Presidente della Società russa è convinto che la costruzione del gasdotto South Stream potrà risolvere il problema dei rischi di transito attraverso il territorio dell’Ucraina. È indicativo che il Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger a sorpresa abbia dichiarato altresì che è necessario portare a buon fine la realizzazione del progetto South Stream. A quanto pare, l’approssimarsi dell’inverno con basse temperature ha iniziato a raffreddare le teste calde, – ritiene Boris Shmelev, capo del Centro di Politica Estera dell’Istituto di Economia presso l’Accademia Russa delle Scienze.

Negli ultimi tempi l’Europa puntava sempre di più sulla componente geopolitica nelle forniture di gas dalla Russia. Perciò limitava tutti i lavori per la realizzazione del South Stream, progetto molto importante sia per la Russia che per l’Europa stessa, partendo dalle sue considerazioni geopolitiche. Si voleva fare la pressione sulla Russia, provvedere a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Ma questi giochi di geopolitica sul territorio dell’Ucraina, a grandi linee, ha quasi posto tutta l’Europa sull’orlo di un disastro.

Bruxelles già da tempo utilizza la questione energetica come leva di pressione politica. Il gioco del poliziotto buono e il poliziotto cattivo continua ad esserci tutt’oggi, – ritiene Mikhail Neizhmakov, capo del Centro di Analisi della Politica Internazionale presso l’Istituto di studi sulla globalizzazione e sui movimenti sociali.

Dopo i noti avvenimenti in Ucraina i funzionari europei hanno modificato più volte la loro posizione. Da una parte, l’Europarlamento ha raccomandato di congelare codesto progetto, dall’altra – Günther H. Oettinger, Commissario europeo per l’energia, ancora alla metà di maggio ha detto di non avere nulla in contrario alla realizzazione del South Stream. A quanto pare, stiamo assistendo semplicemente ad un mercanteggiamento dei funzionari europei con la Russia. Ai tentativi di ottenere condizioni più vantaggiose, un beneficio dalla realizzazione del progetto da parte della Russia. In tale contesto la crisi ucraina è solo un pretesto. Relativamente, i rappresentanti di Bruxelles fanno dichiarazioni, ora più dure, ora più moderate, circa il progetto, lasciandosi uno spazio di manovra, e non tagliandosi la possibilità di cambiare posizione. Per esempio, ancora un paio di settimane fa la Commissione Ue, compreso il suo presidente, ha espresso un parere assai negativo sul South Stream, riferendosi al fatto che durante la costruzione del tratto del gasdotto in Bulgaria non sono state osservate determinate norme dell’Ue. Quindi, è necessario sospendere il progetto. Ma nessuno ha detto che è necessario chiudere il progetto definitivamente.

Purtroppo, una simile politica colpisce innanzitutto il consumatore europeo che, di conseguenza, viene privato di un’alternativa stabile al transito ucraino estremamente inaffidabile. A quanto pare, l’ambiguità della situazione è stata sentita anche da Bruxelles se il Commissario europeo per l’energia Günther H. Oettinger a malincuore ha dato ragione a Mosca. Anzi, ciò è avvenuto proprio nel momento in cui Washington si sta adoperando per indurre i partner europei ad approfondire ancora di più le frizioni con Mosca. Un simile coraggio infonde qualche speranza nel futuro.

Il sesto senso esiste

Fonte: http://wwww.italiasalute.it/9708/pag2/Scoperto-%E2%80%9Csesto-senso%E2%80%9D-dei-ciechi.html

Varie_12728Si credeva che fosse solo una leggenda, invece il sesto senso esiste realmente. L’hanno dimostrato degli scienziati statunitensi e olandesi, i quali hanno successivamente pubblicato il risultato dei loro studi sulla rivista Current Biology. Lo studio è stato portato avanti utilizzando un soggetto, cieco a causa di un ictus, il quale ha dimostrato di possedere questo cosiddetto “sesto senso”, una potenzialità nascosta del nostro cervello che gli permette di evitare ostacoli senza vederli e senza l’ausilio di bastoni o cani per ciechi.
In un percorso a ostacoli, T.N. ha dimostrato di poter raggiungere senza difficoltà la metà prefissata.
La cosa strana è che T.N. non se ne rende nemmeno conto, perché secondo lui cammina lungo un rettilineo. Invece, il soggetto evita gli ostacoli, come se li vedesse, per “istinto”.
Questo è un grande passo avanti per la scienza, perché finalmente è stata provata scientificamente l’esistenza di un “potere” invisibile, il sesto senso. Secondo gli scienziati autori dello studio (tra cui troviamo anche un italiano, Marco Tamietto dell’Università di Torino), tale facoltà sarebbe latente e molto antica dal punto di vista evolutivo. Ciò non ci stupisce. Infatti, è risaputo che un tempo l’uomo possedesse “poteri” che ormai ha dimenticato.
Ma, a quanto pare, questi rimangono potenzialmente dentro di noi e basta poco per risvegliarli. Si schiudono così le porte a un mondo d’indagine per lo più sconosciuto, quello de cosiddetto “paranormale”.

“Una meteora cadrà e una nazione scomparirà”. Svelate le 12 profezie di Padre Pio

Fonte: http://www.retenews24.it/rtn24/societa/una-meteora-cadra-e-una-nazione-scomparira-svelate-le-12-profezie-di-padre-pio/

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Le profezie di Padre Pio sono delle predizioni che parlano della fine dei tempi ed hanno molte similitudini con altre profezie della Madonna e con dei passi biblici. Non diffuse  (solo pochissimi hanno deciso di renderle pubbliche) vengono però ritenute da alcune persone soltanto dei falsi. Vediamone il contenuto:

L’ora dei castighi è vicina, ma manifesterò la Mia Misericordia. La vostra epoca sarà testimone di un terribile castigo. I Miei Angeli prenderanno cura spirituale di annientare tutti coloro che si burlano di Me e che non crederanno alle Mie profezie. Uragani di fuoco saranno scagliati dalle nuvole, e si estenderanno su tutta la terra. Temporali, tempeste, tuoni e piogge ininterrotte, terremoti copriranno la terra durante tre giorni. Seguirà allora una pioggia di fuoco ininterrotta, per dimostrare che Dio è Signore della creazione.
Coloro che sperano e credono nella Mia Parola non dovranno temere, nè dovranno temere nulla coloro che divulgheranno il Mio messaggio, perchè non li abbandonerò. Nessun male sarà fatto a coloro che sono nelle Mie Grazie, e che cercheranno la protezione della Madre Mia.
Per prepararvi a questa prova, vi darò dei segni e delle istruzioni.
La notte sarà freddissima, il vento spunterà, il tuono si farà sentire.
Chiudete tutte le porte e tutte le finestre. Non parlate con nessuno di fuori. Inginocchiatevi davanti al vostro Crocifisso; pentitevi dei vostri peccati; pregate Mia Madre di ottenere la Sua protezione.
Non guardate fuori durante il terremoto, perchè l’ira del Padre Mio è santa, non sopportereste la vista della Sua ira…

Nella terza notte cesseranno i terremoti ed il fuoco, ed il giorno dopo il sole risplenderà di nuovo. Gli angeli scenderanno dal cielo e porteranno sulla terra lo spirito della pace. Un terzo dell’ umanità perirà…
Messaggi profetici di Padre Pio (Tratti dal libro “I grandi Profeti” di Renzo Baschera)


Il mondo sta andando verso la rovina. Gli uomini hanno abbandonato la giusta strada, per avventurarsi in viottoli che finiscono nel deserto della violenza… Se non ritorneranno subito ad abbeverarsi alla fonte dell’umiltà, della carità e dell’amore, sarà la catastrofe.


Verranno cose tremende. Io non riesco più a intercedere per gli uomini. La pietà divina sta per finire. L’uomo era stato creato per amare la vita, ed è finito per distruggere la vita…


Quando il mondo è stato affidato all’uomo era un giardino. L’uomo lo ha trasformato in un rovaio pieno di veleni. Nulla serve ormai per purificare la casa dell’uomo. È necessaria un’opera profonda, che può venire solo dal cielo.


Preparatevi a vivere tre giorni al buio totale. Questi tre giorni sono molto vicini… E in questi giorni rimarrete come morti, senza mangiare e senza bere. Poi tornerà la luce. Ma molti saranno gli uomini che non la vedranno più.


Molta gente scapperà sconvolta. Ma correrà senza avere una meta. Diranno che a oriente c’è la salvezza e la gente correrà verso oriente, ma cadrà in un dirupo. Diranno che a occidente c’è la salvezza e la gente correrà verso occidente, ma cadrà in una fornace.


La terra tremerà e il panico sarà grande… La terra è malata. Il terremoto sarà come un serpente: lo sentirete strisciare da tutte le parti. E molte pietre cadranno. E molti uomini periranno.


Siete come formiche, perchè verrà il tempo in cui gli uomini si toglieranno gli occhi per una briciola di pane. I negozi saranno saccheggiati, i magazzini saranno presi d’assalto e distrutti. Povero sarà colui che in quei giorni tenebrosi si troverà senza una candela, senza una brocca d’acqua e senza il necessario per tre mesi.


Scomparirà una terra… una grande terra. Un paese sarà cancellato per sempre dalle carte geografiche… E con lui verrà trascinata nel fango la storia, la ricchezza e gli uomini.


L’amore dell’uomo per l’uomo è diventato una vuota parola. Come potete pretendere che Gesù vi ami, se voi non sapete amare nemmeno quelli che mangiano alla stessa vostra tavola?… Dall’ira di Dio non saranno risparmiati gli uomini di scienza, ma gli uomini di cuore.

10°
Sono disperato… non so più che cosa fare perchè l’umanità si ravveda. Se continuerà su questa strada, l’ira tremenda di Dio si scatenerà come un fulmine tremendo.

11°
Una meteora cadrà sulla terra e tutto sussulterà. Sarà un disastro, molto peggiore di una guerra. Molte cose saranno cancellate. E questo sarà uno dei segni…

12°
Gli uomini vivranno una tragica esperienza. Molti verranno travolti del fiume, molti verranno inceneriti dal fuoco, molti verranno sepolti dai veleni… M io rimarrò vicino ai puri di cuore.
Maggio sarà un mese tragico. L’arcangelo Michele e l’arcangelo Gabriele sono lieti di annunciarvi la venuta di vostro fratello in Cristo, Padre Pio…

L’agricoltura torna a essere desiderabile per studenti e giovani

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/17062014/l-agricoltura-torna-essere-desiderabile-per-studenti-e-giovani/7151

giovani agricolturaLo stereotipo dell’agricoltore anziano, semi-analfabeta e legato a metodi produttivi antiquati è destinato a scomparire. Lo dicono le cifre: più del 30% delle imprese agricole nate negli ultimi anni è stata fondata giovani (circa il 7% da under-35) che nel 30% dei casi sono laureati. Del resto, non potrebbe essere diversamente: s’agricoltura è stata fondamentalmente la stessa per vari millenni, ma negli ultimi decenni si è evoluta moltissimo grazie a nuove tecnologie, alcune delle quali sono così sofisticate da rendere difficile il reperimento di personale in grado di usarle.

Tramonta anche l’immagine classica dell’azienda agricola monofunzionale: sempre più spesso infatti la coltivazione della terra è abbinata ad agriturismo, elaborazione e vendita dei prodotti, ma anche fattorie didattiche – tutte attività rese possibili dall’avvento della Rete. E i consumatori apprezzano: cresce la percentuale di chi acquista direttamente nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori o anche mediante i Gruppi di Acquisto Solidale, per favorire il più possibile il successo dei prodotti a chilometro zero.

Le possibilità di espansione per questo settore basilare nella green economy sono enormi e i giovani sembrano avere capito il messaggio. Non soltanto è boom di iscrizioni presso istituti tecnici agrari, agroalimentari e agroindustriali (+ 12% rispetto allo scorso anno) e corsi di laurea in scienze agrarie, alimentari e forestali (quasi il doppio rispetto al 2008. Ma sono centinaia di migliaia i giovani che scelgono di partecipare a lavori stagionali in campagna durante il periodo estivo (le possibilità esistono anche all’estero e in questo caso sono anche un’occasione per migliorare la propria conoscenza di una lingua – ad esempio, per la raccolta di frutta e mais nel Regno Unito, oppure per la vendemmia in Francia).

Queste notizie e questi numeri testimoniano il fatto che è in corso una rivoluzione culturale che attendevamo da tempo.

Altre sanzioni, e addio dollaro: Mosca passa allo yuan

Fonte: http://www.libreidee.org/2014/06/altre-sanzioni-e-addio-dollaro-mosca-passa-allo-yuan/

L’asse eurasiatico anti-dollaro sta rapidamente prendendo forma, accelerato dalla politica estera degli Usa in Ucraina: la crisi, osserva Tyler Durden, ha rapidamente spinto la Russia verso la Cina. Il “Financial Times” conferma che le imprese russe si stanno preparando a modificare i loro contratti per accettare pagamenti in renminbi e altre valute asiatiche, nel timore che le sanzioni occidentali possano congelare le loro spettanze una volta tagliate fuori dal mercato del dollaro. Lo conferma Pavel Teplukhin, capo della Deutsche Bank in Russia, mentre un altro super-banchiere come Andrej Kostin, ceo della banca di Stato russa Vtb, ammette che l’allargamento dell’uso di valute alternative al dollaro è uno dei loro «maggiori obiettivi», in vista del poderoso incremento dei volumi del commercio bilaterale con la Cina. Per i pagamenti, dunque, via libera al rublo e allo yuan. «Ci stiamo lavorando», conferma lo stesso Putin. E un altro banchiere europeo in Russia ammette: «Non c’è niente di sbagliato se la Russia vuol provare a ridurre la propria dipendenza dal dollaro».

La notevole esposizione in dollari della Russia costringe Mosca ad un’estrema volatilità, pericolosa in tempi di crisi: «Non c’è ragione, per esempio, di Putin con Hu Jintaopagare i conti in dollari se si commercia con il Giappone». L’amministratore delegato di una importante industria manufatturiera russa, che fattura le esportazioni per il 70% in dollari Usa, spiega che la sua azienda ha già fatto i passi opportuni per modificare la forma di pagamento dei suoi contratti anche in altre valute, nel caso di ulteriori sanzioni: «Se capitasse qualcosa, saremmo pronti ad accettare pagamenti anche in altre valute, per esempio in yuan o in dollari di Hong Kong e Singapore dalla Cina». Mentre i rapporti di Mosca con l’Unione Europea si vanno facendo sempre più tesi, scrive Durden in un post su “Come Don Chisciotte”, è evidente la svolta della Russia verso Pechino: non devono meravigliare gli attacchi improvvisi contro il valore del renmimbi, in vista del suo possibile futuro «come valuta di capitali russi».

La domanda più importante: quanto peserà sulla tenuta della valuta cinese la maggiore domanda di yuan per pagare le importazioni russe? «Quello che non si vuol capire, ancora una volta – scrive Durden – è che la Russia sta servendo solamente l’aperitivo di quello che serviranno al G-20 gli altri paesi, molti dei quali sono veramente indispettiti per l’uso prepotente del potere di voto Usa al Fondo Monetario Internazionale». Questo, secondo l’analista, potrebbe portare ad accordi bilaterali che ogni paese potrebbe stipulare con la Cina: «Pratiche che comporterebbero una ulteriore de-dollarizzazione, permettendo al renminbi di diventare progressivamente ancora più importante sul palcoscenico mondiale». Secondo Teplukhin, le società russe sono già pronte ad affrontare il rischio di future sanzioni Usa Pavel Teplukhin, capo della Deutsche Bank in Russiacon un semplice «cambio di clausola nei loro contratti, per permettere di cambiare la valuta di pagamento, ove necessario».

Ma forse, continua Durden, è ancora più importante il prossimo passo accennato dal Cremlino: a Mosca c’è chi suggerisce a Putin di rispondere alle sanzioni occidentali con una «completa de-dollarizzazione» della propria economia. Per il momento, Putin valuta e prende tempo. «Fino a quando la Russia non sarà soggetta a sanzioni sistemiche, che potrebbero portare a dei limiti artificiali per la nostra economia nell’accesso al dollaro, non credo che faremo ulteriori passi per raggiungere una artificiosa de-dollarizzazione», dice Andrej Belousov, consigliere economico di Putin. In ogni caso, per Tyler Durden lo scenario è delineato: «Più l’Occidente insisterà con le sanzioni, più rapida sarà la caduta del dollaro americano». La Russia? Oggi «ha in mano la carta vincente», perché «se solo volesse mostrare al mondo che l’asse RussiaCina non ha bisogno dei verdoni dello Zio Sam, le basterebbe essere appena più “aggressiva” in Ucraina e farsi appioppare altre sanzioni, in modo da essere “obbligata” a de-dollarizzare un tantino di più. Poi la vedremmo risciacquarsi la bocca e sputare l’acqua sporca».

Teresio Olivelli

Fonte:http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2357&biografia=Teresio+Olivelli

Teresio_OlivelliNato a Bellagio (Como) il giorno 7 gennaio 1916, Teresio Olivelli frequenta le ultime classi elementari a Zeme, dove la famiglia ritorna nella casa paterna. Dopo il Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del collegio Ghislieri. Nel tempo degli studi ginnasiali e liceali si mostra studente modello, ardente di carità verso i compagni, specie i più bisognosi, partecipa inoltre intensamente alle attività di Azione Cattolica e della S. Vincenzo, poiché avverte l’impellente richiamo di portare i valori evangelici nei diversi ambienti sociali.

Nel periodo un universitario, non teme di affiancarsi all’unica espressione politica consentita, il fascismo, pur di portare i valori evangelici nei diversi ambienti sociali. Con il supporto di una fede intensamente vissuta, egli opera altresì là dove il bisogno dei più poveri lo chiama per lenire sofferenze materiali e spirituali. E’ questo il periodo in cui diventa più concreta la sua vocazione alla carità, che egli testimonia con crescente ardore.

Laureatosi nel novembre 1938, si trasferisce all’Università di Torino come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Vince pure i littoriali del 1939, sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza.

Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca, dove può intrattenere rapporti con personaggi autorevoli del panorama culturale e politico italiano, vi opera effettivamente per otto mesi: infatti rifiutando l’esonero decide di intraprendere il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio Olivelli non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta.

Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: chiede di andare volontario nella guerra di Russia per stare accanto ai giovani militari e condividerne la sorte. È pervaso da un’idea dominante: essere presente fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del dolore e della morte. In questo periodo, inizia la “parabola discendente” del rapporto di Olivelli con il fascismo: si fa sempre più critico nei confronti dell’ideologia dominante, vedendone le aberrazioni attuate dalla brutale logica di guerra.

Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, ravviva la fede in Cristo, traducendola in costanti ed eroici gesti di altissima carità; mentre tutti fuggono egli si ferma a soccorrere eroicamente i feriti, attardandosi nella ritirata con personale gravissimo rischio. Tanti alpini rientrati in Italia gli devono la vita. Nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante carriera “romana” e ritorna in Provincia per dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del prestigioso collegio Ghislieri, avendo vinto il relativo concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo. Ha solo 26 anni, è il più giovane rettore d’Italia.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si trova ancora sotto le armi e, non volendo farsi complice dello straniero che occupa l’Italia, non si arrende ai tedeschi, pertanto viene arrestato e deportato in Germania. Fuggito si inserisce nella resistenza cattolica bresciana. La sua è un’adesione peculiare: infatti non agisce secondo criteri ideologici o di partito, ma unicamente secondo i principi della fede e della carità cristiana.

Quella di Teresio Olivelli è un’azione morale e pedagogica, tesa a diffondere i valori cristiani di libertà e di riconciliazione. Si tratta di una testimonianza viva del Vangelo in tutte le espressioni della carità per l’uomo, in momento in cui si accendono i roghi dell’odio e della violenza. Fonda “Il Ribelle”, foglio clandestino di collegamento tra gli esponenti della resistenza di ispirazione cattolica; in queste pagine egli esprime il suo concetto di resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze dei sottomessi il senso della dignità umana, il gusto della libertà. Scrive la famosa preghiera Signore facci liberi, comunemente detta “Preghiera del ribelle”; in questo testo definisce se stesso e i suoi compagni “ribelli per amore”.

La diffusione tramite il giornale “Il Ribelle” di questo pensiero ricco di umanità e squisitamente evangelico è considerata attività cospirativa e costituisce il motivo più profondo del suo arresto che avviene a Milano nell’aprile 1944. Segue la deportazione nei campi nazisti prima in Italia, poi in Germania: Fossoli, Bolzano-Gries, Flossenburg, Hersbruck: Teresio comprende che è giunto il momento del dono totale e irrevocabile della propria vita per la salvezza degli altri. In questi luoghi aberranti il dovere della cristiana carità portato fino all’eroismo, diventa per lui norma di vita: interviene sempre in difesa dei compagni percossi, rinuncia alla razione di cibo in favore dei più deboli e malati.

Resiste con fede, fortezza e carità alla repressione nazista, difendendo la dignità e la libertà di tanti fratelli. Questo atteggiamento suscita nei suoi confronti l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e continue percosse. Esse non fermano il suo slancio di carità, a motivo del quale è consapevole di poter morire: tuttavia sceglie di correre tale rischio. Ormai deperito, si protende in un estremo gesto d’amore verso un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, facendo da scudo con il proprio corpo. Viene colpito con un violento calcio al ventre, in conseguenza del quale muore il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni. Il corpo è bruciato nel forno crematorio di Hersbruck. Del Servo di Dio Teresio Olivelli è in fase avanzata la causa di beatificazione, promossa dalla diocesi di Vigevano.

 

L’ORTICA TUTTOFARE

Fonte: http://www.terraemadre.com/2014/06/07/lortica-tuttofare/

003_picnikFoto Myrobalan Clinic Blog

Oggi parliamo di ortica, questa erbaccia considerata da molti solo un fastidio. Ma a ben guardare l’ortica è una pianta sorprendente!

Ricca di vitamine, di minerali, di proteine, è una delle piante più interessanti dal punto di vista nutrizionale.

Utilizzata dall’uomo come rimedio universale fin dalla notte dei tempi, oggi continua a essere apprezzata per le sue numerose virtù. Una curetta di infusi e di gellule di ortica ed ecco che sparisce la fatica, dimenticherete i reumatismi, i capelli saranno meno fragili e più abbondanti, la pelle più sana e più tonica, l’organismo più resistente alle infezioni… Una vera e propria rinascita!

 

A un punto tale che anche il mondo della medicina si avvicina sempre di più a questa grande pianta selvatica. Ad esempio, gli scienziati hanno scoperto che l’assunzione di estratto di radice di ortica ha un effetto positivo sulla prostata.

Ma l’ortica ha un ruolo anche in molti altri ambiti, oltre a quello farmaceutico, omeopatico o dell’industria cosmetica. Nell’agroalimentare è utilizzata come colorante, in agricoltura come fertilizzante e pesticida naturale al 100% (il famoso macerato di ortica), in medicina veterinaria per incrementare la produzione di uova delle galline…

E al giorno d’oggi la troviamo anche nei piatti dei cuochi più famosi: un riscatto per una pianta così spesso disprezzata!

Dieci buoni motivi per aggiungere un pizzico (d’ortica) alla vita!

1. Sono stanco/a, stressato/a…
2. Soffro di artrite, di reumatismi…
3. Soffro di allergie stagionali.
4. Sono incinta o ho appena partorito.
5. Ho dei piccoli problemi alla bocca (afta, gengivite…).
6. I miei capelli sono senza volume, opachi e sfibrati, le unghie sono fragili…
7. Ho pelle e/o capelli grassi, un po’ di forfora…
8. Sono un uomo che inizia a perdere i capelli.
9. Mi dedico al giardinaggio biologico.
10. Adoro gli ortaggi «dimenticati» e spesso disprezzati.
… e tanti altri, tutti da scoprire!

Questo e molto di più troverete nel libro L’Ortica tuttofare.

QUESTA E’ L’UCRAINA CHE PIACE A WASHINGTON E A BRUXELLES

Fonte: http://www.conflittiestrategie.it/questa-e-lucraina-che-piace-a-washington-e-a-bruxelles

flag_of_UkraineIn Ucraina si sta consumando una tragedia umanitaria. Il governo di Kiev, forte dell’appoggio Occidentale, si lascia andare ad efferatezze inusitate che in altri contesti sono state fermamente condannate dalla Comunità Internazionale. L’eccessiva distrazione dei difensori della democrazia su accadimenti così gravi è, ora, fin troppo sospetta. L’utilizzo di bombe a grappolo e di ordigni al fosforo bianco sui civili è all’ordine del giorno. Si tratta di armamenti vietati dalle convenzioni internazionali, per di più usati contro cittadini disarmati, con lo scopo di terrorizzare chiunque viva nelle zone orientali della nazione.

Le autorità di Kiev non sentono rimorsi e dichiarano apertamente di voler “purificare” le zone separatiste, rinchiudendo i ribelli in campi di concentramento e costringendo tutti gli altri (la popolazione russofona) ad un esodo collettivo, al fine di fare spazio a famiglie dell’Ovest, in particolare a quelle provenienti dalla Galizia. Pare che il piano per il trasferimento di centinaia di migliaia di persone, dalla parte occidentale a quella orientale, sia stato elaborato da consiglieri statunitensi che ormai spadroneggiano a Kiev.

Poroshenko e soci, incapaci di avanzare sul terreno, dove i miliziani della resistenza dimostrano maggior convinzione, si vendicano sulla gente che in massa abbandona il sud-est del Paese, attraverso corridoi umanitari insicuri, attaccati da una guardia nazionale imbottita di nazisti di Pravy Sektror e avanzi di galera che non conoscono umanità. Mr Obama, che in Siria tracciava quotidianamente la red line, per un intervento diretto dell’esercito Usa, sull’eventuale uso di armi batteriologiche da parte del governo, adesso sostiene a spada tratta gli oligarchi al potere che si macchiano di simile delitto. Del resto, tanto Poroshenko che Timoshenko, come emerge da cables riservati, venuti alla luce con lo scandalo wikileaks, sono agenti di Washington da tempi non sospetti.

L’EU, anche in questa situazione che la danneggia pesantemente ai confini, resta attaccata alla bandiera americana facendosi trascinare in un grosso guaio. Oltre a doversi accollare il salvataggio ucraino e a prendere in consegna un Paese dove ci sono più fucili che individui, vede degenerare, settimana dopo settimana, le sue relazioni commerciali con la Russia, suo primo partner energetico.

Per la Casa Bianca, che ha un interscambio minimo con Mosca, si tratta di quisquiglie senza rilevanza, per l’Europa è, invece, un danno notevole poiché inasprisce la crisi economica che sta attraversando da qualche anno. Ancora ieri l’Ucraina ha rifiutato di addivenire ad un accordo con Mosca, sul prezzo del gas, mettendo in ambasce Bruxelles che ora teme l’interruzione delle forniture. Putin si è detto sorpreso per l’atteggiamento dell’esecutivo di Yantseniuk, anche perché Gazprom ha proposto alla controparte le medesime condizioni offerte precedentemente a Yanukovic, 100 dollari di sconto per una spesa di 385 dollari ogni 1000 metri cubi, in linea con le tariffe di mercato. Non è abbastanza per gli ucraini che, pur disprezzando i loro vicini ed accusandoli di voler interferire nella loro sovranità, pretendono trattamenti di favore.

In realtà, l’Ucraina, non è più padrona del proprio destino perché a decidere delle sue sorti e dei suoi indirizzi è l’Amministrazione statunitense. Come dicevano all’inizio, i vertici attualmente al potere a Kiev sono totalmente in balia dei diktat americani. Poroshenko, secondo i russi, è un agente di Washington che opera prendendo ordini dalla Cia e dal Dipartimento di Stato Usa. Leggendo i leaks che lo riguardano è difficile nutrire dubbi su questa versione. Dal 2006 il magnate del cioccolato si interfaccia con i suoi partners d’oltreoceano. In particolare con l’Ambasciatore John Herbst, col quale si è accreditato quale fedele amico degli Usa. Il partito che esprime il Premier è guidato da Yulia Timoshenko, un’altra persona poco per bene, coinvolta in affari con la criminalità organizzata, in particolare col boss ricercato dal FBI Semyon Mogilevich. Inoltre, sarebbe stata la pasionaria, amata dalle cancellerie occidentali, ad ordinare l’omicidio del deputato della rada Yevgeny Shcherban, esponente di spicco del partito liberale, assassinato a Donetsk nel 1996.

Poroshenko e Timoshenko pur avendo complottato l’uno contro l’altra sono i principali referenti di Washington, quelli sui quali Obama conta per condizionare a tempo indeterminato lo Stato ucraino, esasperando la sua russofobia e le provocazioni contro Mosca. Non si era mai visto un premio Nobel per la pace accompagnarsi a tutti questi brutti ceffi. L’Europa, che si sta accodando pedissequamente al suo alleato, non venga a lamentarsene dopo, quando sarà costretta a verificare l’impossibilità di normalizzare l’Ucraina. Stiamo facendo entrare in casa dei banditi che ci toglieranno la tranquillità. Se dovesse accadere i cittadini europei sapranno contro chi puntare il dito.

Croazia, la grande lentezza

Scritto da: Rodolfo Toè
Fonte: http://rassegnaest.com/2014/05/20/economia-croazia-ue/

A quasi un anno dall’ingresso nell’Ue, Zagabria deve ancora trarre i primi profitti dall’integrazione. L’Economist l’ha definita recentemente “una delle dieci peggiori economie del pianeta”. La recessione continua, gli investimenti dall’estero non arrivano, i ritardi strutturali sono quelli di sempre. 

Il quartiere di Novi Zagreb (archivio Rassegna Est)
Il quartiere di Novi Zagreb (Archivio Rassegna Est)

 

È una delle dieci peggiori economie al mondo, almeno per quanto riguarda la crescita, secondo la intelligence unit dell’Economist. Insieme a paesi come l’Ucraina, la Libia, il Venezuela o la Repubblica Centrafricana.

L'economia croata (2014-2019)
L’economia croata (2014-2019)

La Croazia, a un anno quasi dal proprio ingresso nell’Unione Europea, non riesce a risolvere i propri problemi strutturali e a mettere un argine al declino economico, che sembra inarrestabile. «L’economia è stagnante, la disoccupazione cresce e molti giovani croati si lasciano avvelenare dall’odio. Alcuni flirtano con il fascismo e la nazione è scossa da una generale ventata di intolleranza, verso chiunque pensi, preghi, scriva o parli in modo differente». Sono, queste, le parole del presidente croato, Ivo Josipović. Le ha pronunciate solo poco tempo fa.

Il bilancio della crisi europea, per Zagabria, è pesantissimo: quest’anno, probabilmente, la Croazia frenerà la sua caduta (si parla di crescita zero). Ma per cinque anni il paese è rimasto in recessione (la più lunga da quando la repubblica si è resa indipendente), perdendo qualcosa come il 13% del proprio Prodotto interno lordo.

Tra i policymaker croati si parla già, apertamente, del rischio di una «stagnazione prolungata». I tanto attesi investimenti stranieri, nell’attesa di conoscere i dati definitivi anche per il 2013, sono in realtà andati diminuendo mano a mano che il paese continuava sulla strada dell’integrazione europea, come si può verificare dando un’occhiata ai dati ufficiali diffusi dalla Banca centrale croata. Se commisurati al Prodotto interno lordo, essi sono ritornati oggi agli stessi valori che avevano all’indomani della guerra negli anni novanta.

Gli investimenti diretti dall'estero in Croazia (Tradingeconomics, su dati della Banca centrale croata)
Gli investimenti diretti dall’estero in Croazia (Tradingeconomics, su dati della Banca centrale croata)

La situazione offre al governo margini strettissimi per affrontare le difficoltà strutturali dell’economia. La prima, quella che più viene avvertita dai cittadini del ventottesimo paese dell’UE, è la disoccupazione: a gennaio 2014 era del 22%, il dato più alto in dodici anni. Su una popolazione di 4,4 milioni, secondo l’Ufficio nazionale di statistica, solo un quarto risulta regolarmente impiegato. I pensionati sono circa un milione.

Ma l’impiego non è l’unico problema a dovere essere affrontato dalla politica croata. Desta preoccupazione anche la situazione delle finanze pubbliche, messe inevitabilmente a dura prova dalla crisi economica e, dal primo luglio scorso, anche dai vincoli europei. Il debito pubblico, che nel 2013 rappresentava il 59,6% del Pil, ora è del 64,7%. Bruxelles chiede a Zagabria di comprimere la propria spesa pubblica, anche alla luce della procedura iniziata a gennaio contro la Croazia a causa del proprio deficit eccessivo (quello programmato è del 4,6% del Pil, Bruxelles vorrebbe riportarlo entro il 3% e indica come obiettivo il 2,7% entro il 2016).

La Croazia ha risposto con un pacchetto straordinario di misure di austerità, approvato nell’aprile scorso, che prevedono un aumento dell’accisa sui carburanti e sui costi di telefonia, oltre che pesanti tagli ai sussidi agricoli e alle piccole e medie imprese. Misure che dovrebbero consentire di ridurre il disavanzo di circa lo 0,4%, secondo il croato Dalje. Da anni Zagabria è impegnata a rivedere la propria spesa pubblica e a riformare una pubblica amministrazione che, dai tempi della Jugoslavia, è ritenuta troppo grande se commisurata alle effettive dimensioni della popolazione. L’esempio più lampante di questo processo è forse la riforma del settore della sanità, che per contenere i costi ha deciso la riduzione del numero degli ospedali e dei posti letto, obbligando 21 istituti (sui 31 totali esistenti nel paese) a fondersi per razionalizzare le risorse.

Il paradosso è che queste misure di austerità hanno però ulteriormente indebolito il potenziale di crescita del paese. Ad affermarlo sono due delle più importanti agenzie di rating internazionale, Standard & Poor’s e Moody’s, che negli ultimi mesi hanno deciso di rivedere l’affidabilità dei titoli croati. S&P ha tagliato il rating sui titoli croati da BB+ a BB; mentre Moody’s ha mantenuto inalterato il suo giudizio – Ba1 -, cambiando però l’outlook da stabile a negativo.

A concludere il quadro, fosco, sul primo anno di questa Croazia europea, ci pensano due spettri. Il primo è quello, a dire il vero ancora lontanissimo, del bailout. Zagabria si sta muovendo tra margini di liquidità sempre più stretti. Il governo ha dovuto emettere una prima tornata di bond in euro alla fine del 2013 e dovrebbe collocarne altri sul mercato a breve.

Il settore privato non se la sta passando meglio, anche se per il momento si continua a respirare: i profitti del settore bancario si sono ridotti sensibilmente, diminuendo del 70% tra il 2012 e il 2013. I mutui non più performanti ammontano al 15,6% del totale e sono inevitabilmente cresciuti durante la crisi, ciononostante – secondo il vicegovernatore della Banca centrale, Damir Odak, «il settore bancario è solido. Il capitale è adeguato e se anche dovessimo oggi rifinanziare intermente il debito delle nostre banche, disporremmo comunque di riserve sufficienti».

Il secondo spettro è contenuto nella dichiarazione di Josipović che già abbiamo citato. Se non si può parlare di fallimento dell’integrazione europea, è chiaro che per ora i benefici della membership a Zagabria non si vedono. I croati si riscoprono impoveriti: sulla graticola finiscono, inevitabilmente, Bruxelles e la maggioranza socialdemocratica del premier Zoran Milanović, che in questi anni non ha saputo dare risposte concrete alla crisi e che non sembra in grado di gestire la situazione.

Lo scorso sei maggio il ministro delle finanze, Slavko Linic, è stato rimosso dal proprio incarico con l’accusa di corruzione, per un importo di 3,5 milioni di euro. Il nazionalismo e le destre, intanto, riguadagnano forza approfittando anche di battaglie simboliche come quella contro l’introduzione del cirillico nella città di Vukovar, distrutta dai serbi nell’ultima guerra. L’umore a Zagabria è cambiato. Se – e quanto – il sogno europeo sia divenuto una chimera, per i croati, lo si scoprirà prestissimo. Le prossime elezioni europee, a questo riguardo, daranno già una prima risposta.

Quale dovrebbe essere l’anima vera di Expo 2015?

Scritto da: Daniele Grattieri
Fonte: http://www.soloecologia.it

 

expo 2015

 

 

 

 

 

Expo 2015, il grande appuntamento che si aprirà a Milano nel maggio 2015 ha come tema generale ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la vita’, che si articolerà in vari aspetti. Le iniziative si stanno moltiplicando in varie direzioni, ma i dodici mesi che ci stanno davanti sono assolutamente cruciali per “costruire le idee giuste”.

Il rischio è che la grande esposizione diventi soltanto una rappresentazione delle eccellenze gastronomiche, dell’industria alimentare, della sicurezza alimentare. Occorre invece sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche vere dell’Expo e rafforzare lo spirito più vero della kermesse, che riguarda le tematiche dello spreco, delle iniziative per salvare il suolo agricolo, sempre più ridotto e non solo in Italia. E poi la difesa della biodiversità del Pianeta, senza la quale non c’è futuro. Questioni delicatissime come l’accesso alla terra e all’acqua. La revisione del concetto di sviluppo e di crescita, che devono essere sostenibili e rispettosi dell’ecosistema.

E poi non si può parlare di Expo senza parlare di agricoltura e di contadini. L’agricoltura nei paesi avanzati è diventata un fattore residuale, eppure è questa piccola fetta della popolazione che letteralmente lavora per il nostro pane quotidiano e della cui attività la maggior parte delle persone non sa assolutamente nulla. Perciò è importante che siano presenti all’Expo anche i piccoli produttori agricoli o artigiani.

Insomma, dall’esposizione universale deve risultare l’immagine di una realtà complessa che dialoga, anche al fine di risolvere la più grande vergogna del nostro tempo, ovvero da un lato lo spreco e dall’altro milioni di persone che muoiono per malnutrizione.