Panni Alti Vintage Expo

Fonte: http://www.vicenzae.org/de/eventi/icalrepeat.detail/2014/11/28/10184/-/panni-alti-vintage-expo

5433e8a52dff77.50067358Per un fine settimana Schio(Vicenza) si trasforma nella capitale del vintage: Panni Alti torna con la terza edizione del Festival dedicato al Vintage, remake e autoproduzioni. In pieno centro storico a Schio all’interno del Lanificio Conte, antico edificio industriale, da dove già nel 1700 si diede concessione per la produzione di “panni alti”, avrà luogo la mostra mercato dedicata agli amanti della “dolce vita”, dai capi firmati agli oggetti di design di modernariato. Gli amanti della moda potranno acquistare tanti articoli diversi, dalle note griffe francesi agli accessori in pitone o coccodrillo oppure originali cappelli per un look inimitabile che soddisfa tutte le età.
Tanti gli articoli, proposti da una trentina di selezionati espositori Vintage giunti da ogni parte d’Italia, tanti oggetti di design che riportano a stili ed epoche passate alla storia: dalle lampade in ferro alla plastica di design, per dare un tocco di esclusività all’arredamento della propria casa.
E inoltre dischi in vinile, libri, poster, giocattoli, ma anche piccoli elettrodomestici ed oggetti vari per gli appassionati di collezionismo con pezzi unici ed autentici. All’interno dell’evento ci sarà anche una nuova sezione Remake & Retrò, dedicata ai nuovi talenti. Una decina di giovani espositori con oggetti realizzati trasformando vecchi materiali presenteranno bijoux, accessori moda, cappelli, con creatività a costi accessibili per tutti.
Inoltre, quest’anno…..Special Christmas: 50 espositori con moltissime idee per il tuo regalo di Natale Vintage!
Prendi nota nel tuo calendario. Venerdì 28 novembre Preview gratuito dalle ore 18.00 alle 21.00 ; Sabato 29 novembre dalle ore 10.30 alle 20.30 ; Domenica 30 novembre dalle ore 9.30 alle 20.00.

INFO
0445.526758
eventi@historic.it
http://www.historic.it/
Panni Alti Vintage Expo.pdf

Salvia proprietà terapeutiche e rimedi

Fonte: http://www.naturopataonline.org/rimedi-naturali/erbe-officinali/8625-salvia-proprieta-terapeutiche-e-rimedi.html

medium_302100630-525x328La salvia è un erba aromatica molto diffusa, cresce in un clima mite fa parte della famiglia delle Labiate,  tenuta in considerazione fin dai tempi più antichi.
L’origine del suo nome salvia  deriva dal latino salus, salute, con riferimento alle sue proprietà curative e medicamentose.
Le diverse varietà di salvia sono quasi tutte perenni, la più apprezzata è la salvia officinalis  per il suo gradevole aroma in cucina.
Ancora oggi la salvia si usa in cucina, per rendere più profumati e gustosi tanti piatti:  risotti, pesce, arrosti, carni, cacciagioni e salse. Il suo gusto è intenso e invitante, rende tutto più buono.

Le Proprietà della salvia e il suo uso

Gli erboristi sostengono che aiuta la digestione degli alimenti pesanti e fa calmare i disturbi digestivi. Può essere usata anche per fare dei gargarismi contro la gola arrossata , rinforza le gengive. Le sue foglie strofinate  sui denti, li rendono più luminosi e lisci.
La tisana viene raccomandata per l’ansia e l’eccesso di sudorazione. Nelle sue foglie c’è l’assenzio, che per le donne in gravidanza o per gli ipertesi è controindicato.
La salvia sclarea è una pianta perenne con grandi foglie ovali  vischiosi al tatto che però emanano  un profumo di muschio, ha dei fiorellini rosa con due tonalità, predilige un luogo collinoso dal terreno arido, sino a 1.000 metri.  E’ una varietà anch’essa molto antica, già nel 795, dal nome Sclareiam  era consigliata la coltivazione dal Capitolare di Villis.
L’olio essenziale della salvia sclarea è ricco di esteri (acetato di linalile),  e si dimostra dotato di attività antiinfiammatoria.
La salvia sclarea è oggi coltivata in scala industriale per l’estrazione della sua essenza. In fitoterapia viene consigliata come stimolante, detergente, emmenagogo.
I sui estratti idroalcolici ed il decotto di salvia risultano dotati di attività disinfettante, ma sono indicati ad uso esterno.
Viene utilizzata per proteggere i tessuti dagli armadi, come antitarme, profuma la casa.
In cosmesi viene utilizzata per la produzione di dentifrici e altri prodotti per l’igiene e la cura del nostro corpo.
Ogni giardino ha almeno una pianta di Erba salvia, è bella e profumata.
Io personalmente la uso in cucina in tanti modi, il suo aroma delizioso e raffinato rende anche un semplice risotto particolare.

Taiwan al voto dopo i Girasoli, fra accuse di spionaggio e critiche alla vecchia politica

Scritto da: Xin Yage
Fonte: http://www.asianews.it/notizie-it/Taiwan-al-voto-dopo-i-Girasoli,-fra-accuse-di-spionaggio-e-critiche-alla-vecchia-politica-32715.html

A fine novembre il Paese vota per rinnovare le amministrazioni locali. Si tratta della prima consultazione dopo l’occupazione del Parlamento da parte dei giovani, stanchi dello strapotere nazionalista e delle ingerenze della Cina. Le urne daranno una fotografia importante in vista delle presidenziali.

TAIWAN_-_1110_-_CampagnaTaipei (AsiaNews)

La battaglia elettorale per le elezioni municipali a Taiwan inizia a entrare nel vivo. Il 29 novembre la popolazione sarà chiamato a rinnovare le amministrazioni locali, e l’attenzione è puntata in modo particolare su Taipei e Taoyuan (桃園市). Le due municipalità sono infatti considerate roccaforti del Kuomintang (Kmt), il Partito nazionalista al potere.

Questo è il primo evento elettorale dopo le proteste del Movimento dei girasoli (太陽花學運), avvenute a marzo e aprile 2014, quando gli studenti avevano occupato il Parlamento per circa tre settimane. E dato che i giovani mettono in questione il potere del Partito nazionalista, il risultato del voto è molto importante.

A Taipei i due candidati sono entrati in una spirale fatta di accuse reciproche. Secondo molti cittadini, questa è “probabilmente provocata dal fatto che entrambi non piacciono all’intero elettorato”. Sean Lien (連勝文), candidato del Kmt e all’inizio dato per favorito, nei sondaggi sembra ora essere scivolato dietro Ko Wen-je (柯文哲), che si è affacciato nella campagna elettorale dapprima come outsider sottovalutato e poi sorprendentemente come principale pretendente alla carica di sindaco di Taipei.

Lien è il figlio di un ricca famiglia del Kmt: i suoi commenti spesso arroganti in televisione lo hanno alienato da gran parte della gente comune.

Ko, medico di professione, invece si è lasciato andare a frasi profondamente maschiliste, spiegando ad esempio in dettagli scabrosi il perché non sia diventato un ginecologo o dicendo della candidata di Chiayi che “essendo così attraente non dovrebbe candidarsi in politica ma lavorare come donna copertina nel settore alberghiero”. Queste sparate gli hanno allontanato gran parte dell’elettorato femminile, e non solo, per l’arroganza maschilista e l’insensibilità alle pari opportunità.

La principale domanda è: come attirare il sostegno e i voti dei giovani del Movimento dei Girasoli, ora sono abbastanza grandi da poter votare? Lien punta sul fatto di essere il più giovane candidato del Kmt. È cresciuto in una famiglia ricca, ma non tutto è stato facile per lui: oltre a essere sopravvissuto al tentativo di assassinio tre anni fa, gli è stato anche diagnosticato un cancro. Per sconfiggerlo, ha dovuto passare attraverso una cura lunga e debilitante.

Invece Ko, medico senza peli sulla lingua, si è reso spesso portavoce in queste settimane delle richieste dei giovani per una politica più trasparente. Egli inoltre non proviene dall’establishment come il suo avversario, e per questo è visto da molti come il candidato migliore per apportare cambi nel sistema.

Ci sono state anche accuse di spionaggio: il team elettorale di Ko Wen-je (柯文哲), la scorsa settimana ha affermato di aver trovato ‘cimici spia’ nel telefono del suo ufficio. E ha avvisato la polizia. Non essendo stata trovata nessuna ‘cimice spia’ da parte degli investigatori, Sean Lien (連勝文) ha subito chiesto che Ko abbandoni la corsa elettorale per “evidente menzogna”.

Lien ha inoltre definito le accuse un “tentativo di distogliere l’attenzione” da una presunta compravendita, ai limiti del legale, di organi umani in cui Ko sembra essere coinvolto col suo lavoro di medico ospedaliero.

Ko e il suo team hanno poi fatto retromarcia, negando la presenza di ‘cimici spia’. Ma il giorno seguente hanno parlato di cavi telefonici atti a spiare le conversazioni dell’ufficio. In quel caso un team di esperti di telecomunicazione ha potuto esaminare l’ufficio e confermare che c’erano cinque cavi telefonici installati negli uffici del quartier generale di Ko sicuramente usati per spiare le conversazioni.

Ma non c’è solo Taipei. Il voto di Taoyuan è importante perché si tratta di una nuova municipalità indipendente, e in quanto tale sceglie per la prima volta il sindaco. La provincia è sempre stata una roccaforte del Kmt.

Vista però la pesante impopolarità del presidente Ma Ying-jeou e il fatto che Yeh Shih-wen (葉世文), magistrato del tribunale di Taoyuan anch’egli del Kmt, abbia accettato tangenti negli ultimi anni per la costruzione del grande progetto aeroportuale della zona, il Partito Progressista Democratico (DPP – 民進黨), all’opposizione, cerca proprio lì una sorprendente vittoria.

Le promesse elettorali del candidato Cheng Wen-tsan (鄭文燦) si basano sul contenimento dei prezzi delle abitazioni, che proprio per il progetto aeroportuale sono negli ultimi anni saliti alle stelle, rendendo carissimo il costo della vita dei cittadini nella zona.

In questo clima di alienazione della classe politica e di ricerca di rinnovamento da parte del giovane elettorato, le elezioni municipali daranno dei risultati interessanti, da valutare attentamente, a soli otto mesi dalla famosa occupazione del Parlamento.

 

Pedofilia in internet: un video da vedere. Con chi chattano i nostri figli?

Fonte: http://www.massimilianofrassi.it/blog/pedofilia-in-internet-un-video-da-vedere-con-chi-chattano-i-nostri-figli.html

Dall’altra parte.

pericolo in internet per chat e facebook

Una campagna inglese dice “ma tu sai con chi i tuoi figli hanno chattato in rete ieri sera?”. Questo video, duro e diretto, è un’ottima risposta…unico dato: l’età della ragazza, che supponiamo per ovvi motivi, non sia una bambina – come dovrebbe invece essere nella realtà….-  . Da guardare, digerire, meditare:

https://www.youtube.com/watch?v=y8xi8RNxEQw

Condividete,
Blog Staff

 

Come funzionano i servizi segreti

Fonte: http://www.aldogiannuli.it/i-miei-libri/2009-come-funzionano-i-servizi-segreti/

2009_servizi_500-201x300Ed. Ponte alle grazie, [2009].

391 p.; euro 15

Leggi l’indice

Il testo è diviso in due parti:

– la prima, più elementare, è rivolta ad un pubblico alle prime armi e, dopo un breve capitolo storico, descrive le attività informative e le operazioni speciali dei servizi segreti;
– la seconda parte riguarda, invece il ruolo crescente dei servizi segreti nel Mondo. Quindi i nuovi tipi di guerra e le nuove sfide. Molta attenzione è dedicata al tema della guerra economica ed alla convergenza fra i servizi segreti statali e quelli privati delle multinazionali nel mondo dell’ipercapitalismo finanziario, quindi alla trasformazione dell’idea stessa di guerra che non è più riducibile al solo aspetto militare. Gli studi strategici, ormai intrecciano senza soluzione di continuità i dati militari con quelli politici, economici, sociali, finanziari, tecnologici ecc. e prendono in considerazione modelli operativi che mescolano indifferentemente i vari piani (dall’uso del terrorismo alle manovre di destabilizzazione finanziaria, dall’appoggio alla criminalità ed alla pirateria all’aggressione batteriologica o informatica) secondo le dottrine della “guerra asimmetrica”.

L’esito finale è il profilarsi del pericolo di una guerra coperta, asimmetrica, globale che ci obbliga a rivedere tutte le nostre chiavi di lettura politiche.

Il libro si conclude con un appendice che invita ad applicare queste nozioni alla tranquilla, rituale lettura mattutina del giornale, insieme alla colazione: “Cappuccino, brioche ed intelligence” riporta alcune notizie uscite di recente sulla stampa proponendone possibili letture alternative, un po’ più maliziose. Il giornale letto come lo leggerebbe l’operatore di un servizio segreto. Beninteso: lo scopo non è quello di dire come effettivamente siano andate determinate vicende, ma quello di “leggere il giornale con gli occhiali dell’intelligence”, cioè come le leggerebbe un operatore del settore mettendole in relazione con altre notizie precedenti e spesso dimenticate.
Un gioco intellettuale che, però, può servire a renderci un po’ più pronti a misurarci con una realtà che cambia e nella quale i servizi segreti hanno un ruolo sempre maggiore.

Marco Polo Il vero viaggio, senza metafore

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2441&biografia=Marco+Polo

Marco_PoloMarco Polo nasce a Venezia nel 1254. Mercante, viaggiatore italiano, al suo nome è legata l’opera passata alla storia come “Il Milione”. Si tratta, a parere unanime degli storici, del compendio più importante e prezioso che il Medioevo, prima della scoperta dell’America e della successiva epoca delle grandi esplorazioni, abbia mai lasciato in merito ai territori d’Oriente, comprendendo con questa espressione anche un’ampia moltitudine di popoli e geografie che la civiltà occidentale, fino a quel momento, non aveva mai esplorato.

Cittadino della cosiddetta Serenissima, come viene chiamata a quei tempi la Repubblica di Venezia, Marco Polo nasce in una famiglia tipica della Laguna, benché originaria di Sebenico, Dalmazia.

Appartenente all’alta borghesia veneziana, figlio di Niccolò, mercante da cui apprende gran parte dei segreti del mestiere, nipote di Matteo Polo, fratello di suo padre e anch’egli mercante, all’età di diciassette anni il giovane Marco intraprende un lungo viaggio insieme con i due familiari. È il viaggio della sua vita, che consegna il suo nome alla storia.

In realtà, sono proprio Niccolò e Matteo ad invogliare il giovane Marco ad intraprendere la carriera di commerciante all’estero. Nei mesi intorno alla sua nascita infatti, i due si sono spinti già nelle terre d’Oriente, stabilendo i propri mercati prima a Costantinopoli e poi a Soldaia, nella Crimea. I due fratelli Polo durante questi viaggi entrano nelle grazie del grande Qubilai, il conquistatore e unificatore della Cina,ottenendo fruttuosi privilegi, oltre che una probabile dignità nobiliare.

Tornati a Venezia nel 1269, forti dell’esperienza appena trascorsa, dopo nemmeno due anni decidono di rimettersi in viaggio. Con loro, c’è anche Marco Polo, il quale insieme con suo padre Niccolò e suo zio Matteo, nella primavera del 1271 parte per l’Asia. Qui, stando ai primi resoconti dell’esperienza, i commercianti veneziani si guadagnano la fiducia del Gran Khan del Katai, in Cina. Questi, affida loro alcune missioni nelle province più remote del suo impero, dandogli la possibilità di intraprendere viaggi in terre impervie, alla stregua di popolazioni e culture fino a quel momento nemmeno immaginate dall’uomo occidentale. Tutta l’esperienza dura quasi venticinque anni e, successivamente e con dovizia di particolari, costituisce il corpus centrale dell’opera di Polo: “Il Milione”, appunto.

Secondo i documenti riportati di seguito, i Polo sarebbero giunti a Pechino alla corte del Gran Kahn intorno al maggio del 1275.

Il giovane e intraprendente viaggiatore veneziano, su incarico dall’Imperatore, ispeziona le regioni al confine del Tibet e lo Yün-nan fregiandosi del titolo di “Messere”. È un’onorificenza che lo pone a stretto contatto con la figura del sovrano, facendo di lui un rappresentante e informatore, oltre che ambasciatore di Stato. Svolge inoltre attività amministrative e si guadagna la stima delle alte sfere della società mongola.

Nel 1278 poi, Marco Polo viene nominato Governatore di Hang-chou, già capitale, sotto la dinastia dei Sung, del reame dei Mangi. È il massimo riconoscimento per la sua abilità e per l’impegno profuso alla corte del Kahn.

Nel 1292, a ventun’anni dalla partenza da Venezia, il mercante divenuto governatore inizia il viaggio di ritorno salpando dal porto di Zaitun. Dopo tanto peregrinare, nel 1295 rientra a Venezia.

L’idea di mettere nero su bianco quanto visto e appreso durante la sua traversata in Oriente non lo sfiora minimamente, coinvolto com’è in alcune vicissitudini che riguardano la sua Repubblica. Tre anni dopo pertanto, nel 1298, Polo viene fatto prigioniero dai genovesi, durante la battaglia navale di Curzola, cui prende parte per difendere la sua Serenissima.

In carcere però, durante la sua prigionia, fa la conoscenza di un mediocre letterato, tale Rustichiello da Pisa, che fino a quel momento si è guadagnato da vivere compilando avventure cavalleresche. Questi però, ha la brillante idea di farsi raccontare da Marco Polo tutta l’esperienza passata in Oriente insieme con i suoi parenti, con il fine di rendere su carta quanto appreso e diffonderla a tutti. Le regioni di cui racconta il viaggiatore veneziano, ancora del tutto ignote agli europei, sono quelle della Valle del Pamir, del deserto di Lop e del deserto di Gobi. Il testo che ne viene fuori non denuncia fratture e testimonia la piena osmosi avvenuta tra racconto orale e composizione scritta, tra oratore e narratore.

Il libro viene redatto, in origine, in lingua francese, sebbene non ignorasse alcune forme lessicali e sintattiche italianizzanti, perlopiù volgare veneto e toscano. Dei primi esemplari composti, tutti andati perduti, si segnalano alcune varianti di quello che in principio doveva essere il titolo originale dell’opera, come detto in lingua francese, ossia: “Divisament dou monde”. A questo, si aggiungono versioni intitolate “Livres des merveilles du monde” o, in latino, “De mirabilibus mundi”. Smarrite le copie originali, restano però diverse traduzioni dell’opera, in molte lingue, e quasi tutte con il titolo giunto fino ai nostri giorni: “Il Milione”.

Contrariamente a quanto si pensi, questa fortunatissima traduzione dell’opera deriva da un’aferesi del nome Emilione, il quale i Polo protagonisti del viaggio usavano, nella città lagunare, per distinguersi dagli altri Polo, assai numerosi in quel di Venezia.

In italiano, l’opera ha avuto come felice traduzione del suo titolo quella di “Ottimo”, diffusa soprattutto intorno agli inizi del ‘300, ma di sicuro prima del 1309. L’intellettuale Ramusio, successivamente, nel 1559, è noto per aver curato la prima edizione a stampa dell’opera famosa.

A conti fatti, “Il Milione” resta un documento fondamentale per comprendere sia l’Oriente medievale, sia la mentalità mercantile italiana verso la fine del ‘200. La sua struttura, di impianto trattatistico e romanzesco insieme, si mantiene unitaria, nonostante convivano nell’opera elementi apparentemente discordanti, quali l’amore per il fiabesco e il gusto per l’osservazione diretta e precisa, oltre all’attenzione ad alcuni aspetti tecnici economici e sociali propri di un esperto mercante. Le tre anime insomma, derivanti da due personalità in carne ed ossa, sono ravvisabili e, in ogni caso, non cozzano tra loro. C’è il cronista fantasioso, il viaggiatore attento e il mercante, abile nell’apprendere i meccanismi più vicini alla quotidianità di un popolo e di una terra fino ad allora sconosciuta.

Marco Polo muore a Venezia nel 1324, a settant’anni. In Italia il suo volto campeggia sulla banconota da 1.000 lire in uso dal 1982 al 1988.

 

Scoperto il relitto di una nave da guerra olandese

Fonte: http://ilfattostorico.com/2014/11/08/scoperto-il-relitto-di-una-nave-da-guerra-olandese/#more-14411

Il relitto di una nave da guerra olandese del XVII secolo è stato scoperto al largo della costa di Tobago, una piccola isola nel Mar dei Caraibi. Gli archeologi ritengono che possa essere la Huis de Kreuningen, affondata durante un sanguinoso conflitto tra i coloni francesi e olandesi.

Il 3 marzo del 1677, la marina francese lanciò un violento attacco contro gli olandesi nella baia di Rockley, a Tobago. I coloni europei bramavano Tobago per la sua posizione strategica. Non a caso, l’isola ha cambiato proprietario oltre 30 volte dopo l’arrivo di Colombo.

Un sommozzatore misura un cannone nella baia di Rockley (University of Connecticut)

La storia di questa battaglia potrebbe riassumersi con la frase: “Tutti muoiono, e ogni nave affonda”, dice Kroum Batchvarov, un assistente universitario di archeologia marittima all’Università del Connecticut. Infatti, circa 2.000 persone furono uccise e fino a 14 navi affondate. Ma finora, nessuna di queste navi era stata recuperata.

Lo scorso marzo, Batchvarov era partito alla ricerca di relitti nella baia di Rockley. Attraverso telerilevamenti e resoconti storici, il suo team è riuscito ad identificare un punto sul fondale dove potrebbero trovarsi i relitti della battaglia. Un giorno, mentre il resto dei colleghi stava sistemando un problema coi sistemi GPS, Batchvarov e un altro subacqueo decisero di esplorare sotto la superficie dell’acqua.

“La prima cosa che abbiamo visto sul fondo è stato proprio un cannone”, ha raccontato Batchvarov all’Explorers Club di New York. Durante quell’immersione iniziale, lunga 20 minuti, i ricercatori hanno trovato almeno sette cannoni di ferro. “È stata una delle esperienze più interessanti della mia carriera nell’archeologia, e sono in questo campo da circa 17 anni”.

Kroum Batchvarov (Report on Archaeological Exploration of Rockley Bay, Tobago, by Jason Paterniti)

Non sono ancora stati portati alla luce pezzi di legno, ma i sommozzatori hanno rinvenuto degli oggetti utilizzati a bordo, tra cui 72 pipe, posate e recipienti vari, e mattoni bruciati della cucina di bordo. Vi era inoltre un boccale per la birra con le incisioni di tre generali militari del passato: Giosuè, Davide e Alessandro Magno.

(Kroum Batchvarov)

I mattoni della cucina di bordo (T. Lacy)

Reperti in ceramica (V. Morriss)

Alcune posate recuperate (D. Inglis)

Diversi indizi hanno portato il team a concludere che si trattava della nave da guerra olandese. Per esempio, molte delle pipe avevano il marchio del produttore che operò ad Amsterdam dal 1650 al 1680. Inoltre, la grandezza dei cannoni suggerisce che si tratti proprio della Huis de Kreuningen, una nave lunga 40 metri e dotata di 56 cannoni. Solo un’altra nave olandese, la nave ammiraglia Bescherming, potrebbe aver sopportato dei tali cannoni, ma essa sopravvisse alla battaglia.

Alcune delle pipe (V. Morriss)

I francesi abbordarono la Huis de Kreuningen durante la Battaglia di Tobago. Per evitare la cattura, il capitano olandese, Roemer Vlacq, fece saltare in aria la nave. L’incendio si propagò e distrusse la nave ammiraglia francese Glorieux. Nonostante le loro maggiori perdite, gli olandesi, guidati dal commodoro Jacob Binckes, alla fine riuscirono a contenere con successo i francesi (anni prima, Binckes aveva riconquistato New York per gli olandesi. La città ritornò comunque all’Inghilterra poco dopo).

Non avendo a disposizione adeguate strutture per la conservazione, i manufatti scoperti sono stati riseppelliti. Tuttavia al progetto è stato appena conferita una sovvenzione dagli Stati Uniti da parte dell’Ambassadors Fund for Cultural Preservation, in modo da poter preservare ed esporre i reperti a Trinidad e Tobago. Batchvarov e i suoi colleghi hanno programmato di tornare nel sito il prossimo anno.

Mappa della Battaglia di Scarborough Harbour, 1677 (University of Connecticut)

Raffigurazione della Huis de Kruiningen (Fox, 1996)

LiveScience

Università del Connecticut

La crisi dello Stato liberale italiano nel primo dopoguerra

Fonte: http://cultura.biografieonline.it/crisi-liberale-italia-dopoguerra/

Al termine della Prima Guerra Mondiale l’Italia era uscita vincitrice ma stremata per lo sforzo compiuto. Si trovava in gravi difficoltà economiche e tra contrasti sociali. Le difficoltà economiche erano dovute al fatto che lo Stato aveva accumulato elevatissimi debiti. La produzione agricola era diminuita per l’abbandono dei campi durante la guerra. Le industrie pesanti (siderurgica e meccanica), sviluppatesi enormemente durante il conflitto, dovevano provvedere ad una riconversione produttiva, ovvero al passaggio da un’economia di guerra a un’economia di pace.

Un’operazione che era condizionata dalla riduzione del mercato interno, provocata dal ristagno economico e la caduta generale del tenore di vita, e dalla contemporanea crisi delle banche, che durante la guerra avevano concesso consistenti prestiti che non avevano recuperato, quindi non erano in grado di concederne altri. Le industrie, di conseguenza, tendevano a sospendere ogni attività e a licenziare gli operai, e la disoccupazione era aumentata: i soldati tornati dalla guerra si trovavano senza occupazione.

L’opinione pubblica mostrava un profondo senso di frustrazione per la “vittoria mutilata”, ritenendo che i delegati italiani non fossero stati in grado di trattare con gli alleati e che non avevano fatto rispettare il patto di Londra (prevedeva anche la Dalmazia), né tanto meno il principio di nazionalità, secondo il quale all’Italia doveva spettare Fiume. Orlando aveva infatti abbandonato la conferenza, così facendo l’Italia fu esclusa anche dalla questione delle colonie tedesche, che le alleate trattarono in sua assenza. Proprio per tali avvenimenti, il governo cadde e si formò un altro ministero liberale presieduto da Francesco Saverio Nitti.

Francesco Saverio Nitti e Giovanni Giolitti

Nitti raggiunse un accordo con le potenze vincitrici: far evacuare Fiume dalle truppe italiane e affidarla a reparti alleati in attesa di una soluzione. Decisione che esasperò i nazionalisti: D’Annunzio organizzò la marcia su Ronchi per occupare Fiume, dove instaurò un governo provvisorio “Reggenza del Carnaro” e proclamò l’annessione di Fiume all’Italia.

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio

Nitti non assunse una ferma posizione né a favore né contro gli eventi di Fiume, ma si mostrò risoluto nel far approvare in Parlamento il sistema proporzionale e a renderlo esecutivo nel novembre del 1919. Nel frattempo si erano però affermati i due partiti di massa: quello socialista e quello del partito popolare italiano, fondato a Roma nel 1919 per iniziativa di Don Luigi Sturzo. Il pontefice Benedetto XV, infatti, aveva ufficialmente abbandonato il non expedit per permettere la fondazione del partito.

Il programma del nuovo partito prevedeva una radicale riforma agraria: il proprietario diventava un socio e non più padrone, il voto esteso anche alle donne, sistema elettorale proporzionale invece del vecchio uninominale, e l’altra novità riguardava la piena autonomia dalla gerarchia ecclesiastica, molto limitata, infine, l’attenzione del problema operaio. Nel 1919 le elezioni evidenziarono la prima crisi del governo liberale, che non ottenne la maggioranza assoluta a tutto vantaggio dei socialisti e dei cattolici. A complicare la situazione ci fu la discussione di mantenere inalterato il prezzo politico del pane. Discussione che mise in crisi il governo Nitti, che si era schierato a favore dell’aumento. Nel 1920 Nitti presentò le dimissioni e il re chiamò al governo Giolitti che accettò.

 

Quando Giolitti prese posto al governo, però, la tensione sociale che nell’estate del 1919 aveva dato vita a una serie di scioperi e violente agitazioni, si aggravò al punto che gli operai procedettero all’occupazione e all’autogestione delle fabbriche, in risposta alla serrata operata dagli industriali. Gli operai chiedevano il rinnovo del contratto salariale al fine di adeguare gli stipendi al costo della vita. Di fronte al rifiuto degli industriali, che si trovavano in difficoltà, di non concedere gli aumenti richiesti, i sindacati di sinistra avevano indetto uno sciopero bianco, al quale gli industriali risposero con la serrata e gli operai con l’occupazione delle fabbriche.

Giolitti, per evitare il pericolo di una guerra civile, si oppose alla richiesta degli industriali di reprimere con la forza l’occupazione e dette ordine alla polizia di non assalire le fabbriche. Di conseguenza, cercò un accordo con i sindacati; l’intesa raggiunta però lasciò tutti scontenti: gli industriali si videro costretti ad accettare il controllo operaio sulle fabbriche e si sentirono poco garantiti dal governo e gli operai dovettero abbandonare la lotta ritenendo di avere perso l’opportunità di conquistare maggiore potere politico.

Uscito indebolito da questa vicenda, Giolitti recuperò terreno in politica estera. Per mezzo del ministro degli Esteri, Carlo Sforza, che aveva preso contatti diretti con la Jugoslavia, venne firmato il trattato di Rapallo: l’Italia ottenne parte della Dalmazia (isole di Cherso), Fiume fu dichiarata città libera, alla Jugoslavia andò la restante parte della Dalmazia. D’Annunzio si rifiutò di abbandonare la città, costringendo Giolitti a fare ricorso all’esercito e, dopo un mese di resistenza, D’Annunzio lasciò Fiume. La difficile situazione che investiva il paese dopo la guerra e la difficoltà ad accettare i cambiamenti culturali intervenuti nelle masse fece accentuare i dissensi all’interno dei partiti politici, in particolare quello socialista.

Il partito socialista era diviso in tre correnti: massimalista, avversa ad ogni collaborazione con lo stato borghese e sostenitrice di una rivoluzione proletaria anche in Italia; quella dei riformisti, che evidenziavano l’incapacità dei massimalisti nel proporre un piano d’azione concreto; quella dei comunisti, che sollecitava la formazione di un partito apertamente rivoluzionario sul modello di quello realizzato da Lenin in Russia. Il divario fra queste tre correnti finì per provocare la scissione del PSI: Gramsci e Bordiga (minoranza di estrema sinistra) dettero vita nel 1921 al partito comunista. Giolitti, intanto, per risanare il bilancio statale operò una serie di riforme, che gravavano sui ceti abbienti, il che accentuò il malumore delle destre. Giolitti decise di ricorrere allo scioglimento anticipato della camere e indire nuove elezioni, al fine di indebolire socialisti e popolari e ottenere la maggioranza. A tale scopo strinse un’alleanza con i nazionalisti e i fascisti, detta “Blocco nazionale”.

Benito Mussolini

Benito Mussolini

Infatti Mussolini, rientrato dal fronte, approfittando della situazione del paese, si era messo a difendere dalle colonne del “Popolo d’Italia” (suo giornale) i risultati della guerra vittoriosa e si era fatto sostenitore dell’ordine contro le agitazioni di piazza di stampo socialista. Così facendo, riuscì a raccogliere le simpatie di alcuni nazionalisti, ex combattenti e giovani della media borghesia, con l’appoggio dei quali aveva fondato a Milano i Fasci di combattimento 1919.

Il programma del nuovo movimento, o programma di San Sepolcro, prevedeva: lotta contro tutti gli imperialismi e adesione alle società delle nazioni; instaurazione della Repubblica; suffragio universale esteso anche alle donne; abolizione del Senato perché di nomina regia; istituzione del referendum popolare; uno Stato garante dei diritti alla libertà di pensiero, di stampa, di associazione; la terra ai contadini; la riduzione dell’orario di lavoro alle 8 ore giornaliere. I risultati non premiarono i liberali, ma consacrarono l’ascesa del fascismo al Parlamento e la conseguente trasformazione del movimento in Partito Nazionale Fascista (1921).

Caduto il governo Giolitti, lo sostituì il socialista riformista Bonomi, che si mostrò passivo di fronte alle violenze perpetrate dalle squadre d’azione (bande armate che vestivano la camicia nera e erano muniti di manganelli) ai danni delle organizzazioni sindacali e le associazioni socialiste e cattoliche, alle quali Mussolini dette il via libera. Convinto di poter frenare i fascisti al momento opportuno, non rendendosi conto che le forze fasciste trovavano il sostegno economico e morale della grande borghesia (industriali), decisa a strumentalizzare per i suoi scopi le azioni antibolsceviche del fascismo; la piccola borghesia, che non protetta dalle organizzazioni sindacali (come lo era il proletariato) e del tutto indifesa nei confronti dello strapotere economico della grande borghesia tendeva a rivendicare un proprio spazio; dei liberali, per lo stesso motivo dell’alta borghesia; degli organi dello Stato, quali prefetture, questure, esercito.

Il piano dell’esercito Usa per combattere un’epidemia zombie

Scritto da: Simone Valesini
Fonte: http://www.wired.it/attualita/tech/2014/05/15/piano-esercito-epidemia-zombie/

Il documento, nome in codice CONPLAN 8888, dettaglia le procedure per “quando non ci sarà più posto all’inferno, e i morti cammineranno sulla terra”. Uno scherzo? Non proprio

(foto: Getty images)

Siete ossessionati dalla possibilità di un’invasione di zombie? Niente panico, gli americani hanno pensato a tutto: l’esercito Usa ha infatti un piano segreto, nome in codice CONPLAN 8888, che dettaglia le procedure necessarie per rispondere efficacemente ad un’invasione di morti viventi. Il documento prevede strategie specifiche per affrontare diversi tipi di zombie, e pone come obbiettivo quello di “preservare la santità della vita umana, e condurre operazioni a supporto di qualunque popolazione umana, incluse le nazioni ritenute tradizionalmente avversari”. Troppo strano per essere vero? Non proprio.

Il documento, diffuso nei giorni scorsi dalla rivista Foreign Policy, è infatti autentico, e proviene dal network privato di computer dell’esercito americano. La serietà del progetto viene confermata inoltre nelle prime righe del testo, dove si legge: “Questo piano non è uno scherzo”. Ovviamente però, il pentagono non ha realmente approntato un piano per combattere un’invasione di zombie. La storia è questa: tra il 2009 e il 2010 gli addestratori dello U.S. Strategic Command di Omaha cercavano un programma allenare i loro cadetti nelle strategie di protezione della popolazione, quando per puro caso (giurano loro) si sono accorti che utilizzare la finta minaccia di un’invasione di zombie come tema delle esercitazioni risultava molto più coinvolgente per gli studenti rispetto ad uno scenario più plausibile.

Si tratta comuqne pur sempre dell’esercito americano, e quindi nonostante il tema scherzoso, il CONPLAN 8888 è un piano scrupoloso e dettagliatissimo. Ci sono sezioni dedicate alla difesa della popolazione dagli zombie, sezioni che descrivono le operazioni per eradicare i non morti dalle aree colpite, e dettagli sulle iniziative che dovranno mettere in atto le autorità civili per mantenere l’ordine pubblico durante la crisi, e per ripristinare i servizi nel periodo dell’invasione. Il piano inoltre non è rivolto ad una minaccia generica, ma dettaglia diversi possibili tipi di zombie.

La lista ne comprende otto: Pathogenic Zombies (PZ), creati da un infezione virale o batterica; Radiation Zombies (RZ), causati dall’esposizione a forti dosi di radiazioni; Evil Magic Zombies (EMZ), creati da un qualche tipo di magia nera; Space Zombies (SZ), ovvero zombie provenienti dallo spazio, o derivanti da contaminazione di sostanze tossiche o radiazioni di origine extraterrestre; Weponized Zombies (WZ), creati a scopo bellico con tecnologie biologiche o biomeccaniche; Symbiant-Induced Zombies (SIZ), infettati da un organismo simbionte; Vegetarian Zombies (VZ), creature sfortunate, che non rappresentano un pericolo per l’uomo poiché si nutrono unicamente di vegetali; Chicken Zombies (CZ), ovvero temibili galline zombie.

Vi sembrerà strano, eppure gli zombie CZ esistono realmente. Documentate per la prima volta in un articolo del 2006, le galline zombie sono chiocce anziane a cui gli allevatori praticano in modo errato l’eutanasia, e che dopo essere state sepolte tornano alla vita, emergendo dalle loro fosse e sopravvivendo per qualche tempo prima di morire definitivamente. Un fenomeno che, ovviamente, ha creato non pochi dibattiti sulle pratiche utilizzate negli allevamenti di galline da uova americani.

Tornando al CONPLAN 888, la reazione delle autorità militari alla diffusione del documento non è stata esattamente delle migliori. Come riporta Foreign Policy, un ufficiale del Ministero della Difesa statunitense avrebbe infatti commentato (un po’ scocciato): “Spero solo che sia stata investito lo stesso livello di rigore intellettuale anche contro l’eventualità che si schiudano uova di drago”.