Teoria degli umori in naturopatia e Umorismo

Scritto da: Alessandro Di Coste
Fonte: http://www.naturopataonline.org/medicina-alternativa/naturopatia/952-l-umorismo-e-teoria-degli-umori-in-naturopatia.html

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La teoria degli umori in naturopatia e Umorismo

Per Umorismo si intende riconoscere il ruolo degli umori (sangue, linfa, liquidi extra e intra-cellulari) nell’organismo e nella genesi della malattia. È un concetto peculiarmente naturopatico, di ispirazione ippocratica, che si può definire nel modo seguente: valutare, apprezzare l’eventuale stato di sovraccarico dei liquidi organici, e quindi (o stato qualitativo e quantitativo che potrà influenzare l’equilibrio o lo squilibrio del soggetto.

In questi umori vengono riversati mucosità, cristalli, cataboliti cellulari, tossici endogeni, veleni intestinali.

La chiave della salute, per i( Naturopata, dipende dal rapporto tra la produzione e (‘eliminazione dei cataboliti.

Il rapporto tra sovraccarico umorale e l’attività degli emuntori può svilupparsi secondo quattro modalità:

  • equilibrio, ossia produzione normale di scarti metabolici e funzionamento degli organi emuntori;
  • grande produzione di scarti e funzionamento regolare degli emuntori, il che evidenzia una buona capacità vitale;
  • bassa produzione dì scarti e malfunzionamento degli emuntori, per cui si originano squilibri da carenza energetica;
  • eccesso di scarti e malfunzionamento degli emuntori con l’insorgere di patologie organiche.

Come abbiamo già visto, se (a forza vitale è alta, le patologie saranno eliminate attraverso un processo di eliminazione.

Man mano che la forza vitale diminuisce, si svilupperanno dapprima le malattie croniche, da cui si arriverà eventualmente allo sviluppo di patologie degenerative.

In ogni caso, la chiave dell’eliminazione per via umorale consiste:

  • nel mobilizzare i liquidi del corpo;
  • nel valutare il quoziente energetico;
  • nell’aprire gli emuntori o filtri;
  • nell’evitare l’apporto di sostanze tossiche e che conducono a eccessi di scarti metabolici.

Non potendo agire direttamente sulle cellule, si agirà sulle correnti e i flussi, ossia su sangue e linfa

Il Naturopata infatti interverrà sugli organi emuntori sollecitando un drenaggio dell’organo, tenendo presente di non attivare l’emuntorio già sovraccarico di lavoro, ma agendo sull’emuntorio che è in rapporto con il primo sovraccaricato, così da non causare un peggioramento.

Per emuntori intendiamo gli organi deputati all’eliminazione dei cataboliti.

Qui potrete trovare l’articolo relativo agli organi emuntori in naturopatia.

In essa troviamo: proteine (albumina), urea (scarto), zuccheri, cloruri (scarti metabolici), fosforo, calcio, globuli bianchi/rossi e linfociti T e B.

Esistono due tipi di linfa: una linfa canalizzata, ca. 6 lt., che viene sollecitata con il linfodrenaggio; e una linfa interstiziale, ca. 4,5 lt.

Teoria degli umori in naturopatia e Umorismo

“Piccola Pompei sottomarina” in Grecia: nelle acque dell’isola di Delos resti di un insediamento del I secolo a.C

Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2014/11/26/piccola-pompei-sottomarina-scoperta-grecia_n_6224298.html

o-UNDERWATER-POMPEII-570Una “piccola Pompei sottomarina”. È questa l’incredibile scoperta fatta un gruppo di archeologi National Hellenic Research Foundation and the Ephorate of Undersea Archaeology che hanno trovato resti di un intero insediamento risalente al I secolo a.C. nelle acqua dell’isola di Delos, in Grecia.

Le rovine sommerse a circa 6 piedi sotto il livello del mare non sono di un porto, come avevano inizialmente pensato i ricercatori. Ma di una vera e propria città “che somiglia nelle fattezze a Pompei e Ercolano” come hanno specificato dal Ministero della Cultura Greca. Grosse pietre, colonne, vasi di terracotta, ed i resti di un forno gettano nuova luce sulla storia di Delos, che è un luogo importante per la mitologia greca. Secondo il mito greco, il dio del sole Apollo e sua sorella Artemide sono nati lì..

Delos era un fiorente centro culturale dall’8 al I secolo aC, oltre che un porto cosmopolita vivace tra il 2 ° e 1 ° secolo a.C. L’isola fu abbandonata nel 6 ° secolo d.C. Oggi, Delos consiste solo di rovine ed è patrimonio mondiale dell’UNESCO.

La dimensione interna

Scritto da: Calvero il Gio
Fonte: http://ilporticodipinto.it/content/la-dimensione-interna

Quando mia madre stette male, ma male veramente, cose che neanche ho il sentimento di voler rielaborare per evitarne la pena, ricordo che la mattina dopo, guardandomi allo specchio, vi erano tre/quattro peli bianchi della barba che il giorno prima – proprio quelli – erano neri e, dall’angolo esterno degli occhi, una nuova, precisa, e piccola ruga scendeva sicura di sé sulla mia faccia.

Non m’interessa in alcun modo considerare la relatività degli anni, perché, come dovrebbe essere noto, se tu parli a un settantenne dei tuoi cinquant’anni, lui ti dirà che “Ma cosa stai dicendo? hai ancora cinquant’anni!”; se tu parli a un sessantenne dei tuo quarant’anni, la storia – indovinate – si ripete. Poi a un certo punto ci si ferma, naturalmente – un limite c’è – perché, a trent’anni, non ti viene neanche l’idea di lamentare seriamente una qualche vecchiaia, così come il cinquantenne che se mai sentisse una simile lamentazione, neanche si preoccuperà di consolarti, ma ti manderebbe semplicemente a fanculo e con tutto il cuore, facendo il suo dovere – oltretutto.

Eppure … eppure il confine c’è, eccome se c’è. Per ognuno si sposta di poco più in là rispetto a un altro, ma là vicino si trovano tutti e, per il resto, a riguardo della vecchiaia, sono o saranno soltanto autoinganni ed eufemismi di varia misura e portata. Compreso l’inventarsi obiettivi che diano un senso al nonsenso.

Il concetto di vecchiaia, nella sua accezione più cruda, diciamo che dovrebbe essere quello che si identifica nel perdere la tua indipendenza, la tua autosufficienza; quando i tuoi acciacchi limitano sostanzialmente la tua quotidianità, che se qualcuno ti dà uno spintone mentre stai a fare la fila alle Poste, tu non ci pensi nemmeno nell’anticamera dell’anticamera del cervello se sia il caso di reagire oppure no – se non a parole, ovviamente, ma è un altro discorso. Ora lo sai, sei vecchio.

Quindi dovrei dedurre, cosa? che la vecchiaia è quando hai perso la tua autosufficienza? … io dico di no; a quella metterei un altro nome invece, forse “inizio della fine”, forse “decadenza”, forse semplicemente – la fine.

Perché dico questo? perché sostengo che c’è un’altra vecchiaia, e la ritengo un fatto.

Sopra i quaranta si è vecchi? … beh, che dire, si dovrebbe dire di no. Addirittura la Vita (recita l’adagio) inizierebbe a quarant’anni. Mi viene da ridere. Non c’è cosa che mi fa veramente ridere e girare le balle allo stesso momento come questa sonora bugia. Poi mi viene in mente la battuta di Woody Allen (se non erro era la sua): – Quarant’anni è l’età in cui hai capito tutto, ma è troppo tardi.

Ora, dai, siamo buoni, diciamo pure che l’ottimismo ci ha rapiti se dessimo ragione al buon Woody, perché se ci fermiamo e ci guardiamo intorno, dando per buona la sua battuta che i quarantenni abbiano capito tutto oggigiorno, direi che semplicemente è una bestemmia. Però il senso rimane, certo con una buona licenza poetica, ma tant’è: – è troppo tardi

… e non finisce qui: – per soprammercato, oggi la propaganda spinge (e ci riesce alla grande) a che si diventi adulti prima del tempo (e, attenzione, non maturi). Questa cosa, attraverso i Media e i Social e il Cinema e la Scuola, è spinta e inoculata nelle generazioni a tal punto – che la precocità è messa in vendita a prezzi allettanti. Ma anche gratis, a dirla bene. Non solo così la vecchiaia arriverà prima, ma anche il potere di alzare la testa verrà meno; e chiudiamo qui questa digressione.

Quello che mi fa pensare e mi ha fatto pensare, è una presa di coscienza che noi si conserva in uno sgabuzzino della mente – per bene, protetta dall’umidità e dall’inverno. Alla fine, ecco che la vecchiaia è il Tabù per eccellenza e che nessuno (le eccezioni sono veramente poche) ne parla davvero al netto degli eufemismi e di ogni edulcorata considerazione…

… che il sesso, a confronto, è un soggetto molto meno imbarazzante. Un po’ come la morte e l’accanimento terapeutico della grande medicina moderna; neanche darci il coraggio di morire per tempo è più concesso! Anche qui, siamo sempre meno coraggiosi.

Il tramonto ha dei bei colori? … oh sì, il tramonto sì, a proposito di prese per il culo. Il tramonto: – non l’uomo. Questa cosa del “tramonto” (ma anche delle stagioni) presa in prestito come metafora del passare della vita e della bellezza che ha in sé… è una delle più insulse bugie che ben pochi poeti hanno avuto il coraggio di denunciare onestamente. Il paradosso, questo è il bello, è proprio la frase che per la maggiore dice della bugia che amiamo di più; a dire e a dirci di quanto sappiamo prenderci in giro, proprio lì, quando qualcuno, e con palesato orgoglio, ti risponde che “…io sono giovane dentro!”…

… appunto, è la vecchiaia.

IL DIRITTO DEI BAMBINI DI VIVERE NELLA NATURA

Scritto da: Rossella
Fonte: http://www.terraemadre.com/2014/11/20/diritto-dei-bambini-vivere-natura/

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Nella giornata di oggi in cui si celebrano i Diritti dei bambini e degli adolescenti un invito alla riflessione sul rapporto bambini-natura, tratto da un libro della grande pedagogista italiana Maria Montessori:

“Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini… vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza”. Invece, afferma la Montessori, il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, di “vivere” la natura e non soltanto di conoscerla, studiandola o ammirandola. E non basta introdurre l’igiene infantile, l’educazione fisica, una maggiore esposizione dei bambini all’aria libera, perché “ Il fatto più importante risiede proprio nel liberare possibilmente il fanciullo dai legami che lo isolano nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina”.

“ Ci sono ancora troppi pregiudizi, su tale argomento, perché tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri, e abbiamo finito con l’amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli. La natura si è a poco a poco ristretta, nella nostra concezione, ai fiorellini che vegetano, e agli animali domestici utili per la nostra nutrizione, pei nostri lavori, o per la nostra difesa. Con ciò anche l’anima nostra si è rattrappita…”

“La natura, in verità, fa paura alla maggior parte della gente. Si temono l’aria e il sole come nemici mortali. Si teme la brina notturna come un serpente nascosto tra la vegetazione. Si teme la pioggia quasi quanto l’incendio”.

“Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura, e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. Sono le esperienze che lo colpiscono… Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconscie, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto”.

Tratto dal capitolo “La natura nell’educazione” contenuto ne La scoperta del bambino.

La strage di Piazza Fontana

Scritto da: Andrea Tagliaferri
Fonte: http://luniversale.you-ng.it/2014/11/30/strage-piazza-fontana/

l43-piazza-fontana-1112121101371_big-300x243«Secondo te, chi l’ha messa, la bomba?» chiedeva il direttore del “Giorno”, Italo Pietra, al suo inviato Giorgio Bocca in quel 12 dicembre di quarantacinque anni fa; la risposta fu lapidaria: «I carabiieri», riferendosi agli apparati statali che da mesi alimentavano lo scontro tra estremismi politici ma ancora più emblematica, guardando poi gli sviluppi dell’inchiesta sull’attentato di Piazza Fontana, fu la replica di Pietra: «Mi ha telefonato il prefetto, secondo lui sono gli anarchici». E da questa ipotesi il prefetto non si ricredette fino alla morte del ferroviere Pinelli e l’arresto dell’anarchico Valpreda.

Erano le 16:37 del 12 dicembre 1969 quando una bomba esplose nel salone centrale della Banca nazionale dell’agricoltura di Milano, in Piazza Fontana. I morti furono 17 e 89 i feriti e da quel giorno, gli storici, fanno cominciare la Strategia della tensione. In realtà, però, il suo inizio potrebbe coincidere con il convegno tenutosi all’hotel Parco dei Principi di Roma dal 3 al 5 maggio 1965, promosso dall’Istituto di storia militare “Alberto Pollio”, incentrato sulla guerra rivoluzionaria. Il teorico della guerra non convenzionale, l’ex Waffen SS Yves Guérin Serac, non partecipò al summit ma di sicuro ispirò le teorie che in quei giorni si elaborarono.

Egli teorizzava l’infiltrazione, la disinformazione e l’intossicazione come elementi  indispensabili per preparare il terreno alla stagione delle bombe e del caos; e “Chaos” fu il nome in codice dell’operazione avviata dalla Cia in Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna, che prevedeva di infiltrare, a scopo di provocazione, propri agenti in gruppi, associazioni e partiti dell’estrema sinistra, anarchici, marxisti-leninisti, operaisti e castristi, ricalcando lo stesso modus operandi dell’organizzazione lisbonese Aginter Presse, fantomatica agenzia di stampa appartenente proprio all’ex SS.

Pagato con fondi dell’ufficio Rei del Sifar (Ricerche Economiche ed Industriali dei servizi segreti militari), definì il disegno strategico di contrasto della distensione in atto all’epoca e vi parteciparono diversi alti ufficiali dell’esercito ed esponenti del neofascismo italiano tra cui Edgardo Beltrami e Guido Giannetti legati anche al Sid, Pino Rauti come fondatore di Ordine Nuovo e anch’egli uomo del Sid, il deputato missino Giorgio Pisanò, Gino Ragno dell’associazione “Amici delle Forze Armate” e Pio Filippani Ronconi collaboratore del Sid come crittografo. Secondo la ricostruzione del giudice Guido Salvini, fu proprio in questa occasione che si diede l’impulso alla nascita dei Nuclei di difesa dello stato e di conseguenza di ciò che storicamente viene chiamata strategia della tensione.

Poco tempo prima dell’attentato di Milano,precisamente il 15 novembre, accade un fatto esemplificativo del clima politico che si stava costruendo. In quella data Ordine Nuovo confluisce nel Msi di Almirante (Pino Rauti l’aveva costituito nel 1955 dopo essere uscito proprio dal Movimento Sociale) come se On avesse voluto coprirsi le spalle. Proprio in quel periodo Rauti suggeriva di «aprire l’ombrello» per difendersi dalla pioggia d’inchieste che stavano arrivando sugli ordinovisti nel momento in cui ne è stata scoperta la struttura clandestina al di sotto del circolo culturale da cui era mascherata.

Ancora più sospetto in questa situazione è il collegamento tra Ordine Nuovo e la figura di Almirante (da tutti visto come rappresentante della nuova destra “democratica”). On nasce quando egli perde la possibilità di rientrare nella segreteria del Msi e rientra nel partito in concomitanza della rielezione a segretario dello stesso Giorgio Almirante. A sancire questo collegamento è lo stesso neo eletto, che durante la sua prima relazione al Comitato centrale del partito dichiara: «Ad ogni azione di piazza corrisponderà una controazione promossa dal Msi» atta a difendere i «quieti e bravi cittadini che vogliono il servizio militare obbligatorio, il matrimonio indissolubile, il celibato dei preti, la morale non bachettona, ma nemmeno prostituta, i pederasti alla gogna e i treni in orario», lanciando così un chiaro segnale di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco tempo nel Paese.

È sempre Salvini a sottolineare il ruolo svolto da On all’interno del Movimento Sociale, paragonandolo alla già citata Aginter Presse: «È molto probabile che abbia funzionato come una sorta di subagenzia, incaricata delle azioni meno confessabili che dovevano essere eseguite senza una compromissione diretta di organismi ufficiali per non creare problemi nei rapporti tra stati». Allo stesso modo Ordine Nuovo «è una sigla di copertura dell’ufficio Affari Riservati del ministro degli Interni, una creazione “statale”» in funzione anticomunista al servizio del Patto Atlantico.

Tra il 1965 e il 1969 si consolida dunque la posizione di Ordine Nuovo nella galassia dell’estrema destra, acquistando legittimità e piena agibilità dal legame con il gruppo parlamentare del Movimento Sociale che ne tutela i militanti offrendo loro copertura legale. È proprio in questo periodo che viene elaborato il progetto della strage di Piazza Fontana e ad occuparsene sarà presumibilmente la sezione veneziana ad occuparsene. A confermare la responsabilità della sezione di Venezia e di Delfo Zorzi furono i pentiti Carlo Digilio e Martino Siciliano, entrambi ex ordinovisti pentiti e condannati per le stragi di Milano e Brescia. Al processo per Piazza Fontana ammisero che Zorzi confessò loro la sua diretta partecipazione alla strage durante il cenone di San Silvestro di quel tragico ’69 e fecero addirittura il nome di colui che vendette l’esplosivo utilizzato alla banca: il sub veneziano Roberto Rotelli, specializzato nel recupero di relitti navali (celebre il recupero del Quintino Sella del 1972, utilizzando la gelignite, lo stesso esplosivo di piazza Fontana), che procurava ai neofascisti veneziani «materiale croato ustascia dalla Iugoslavia».

NUOVA LEGGE IN UNGHERIA: IPERMERCATI CON CONTI IN ROSSO PER DUE ANNI CONSECUTIVI, DEVONO CHIUDERE (ANTI DUMPING!)

Scritto da: Giuseppe De Sanris-Londra
Fonte: http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=3876#.VIhOZPKUkxM.facebook

ar_image_3876_lLONDRA – Da un po’ di tempo l’Ungheria sta facendo parlare di se per via di alcuni provvedimenti adottati che vanno contro il pensiero dominante globalista e liberista.

Tali provvedimenti seguono le regole elementari del buonsenso ma ovviamente questo da’ molto fastidio ai poteri forti globalisti i quali non tollerano che l’esecutivo ungherese possa danneggiare i loro interessi per venire incontro alle esigenze dei cittadini e protegga le piccole imprese dallo strapotere delle multinazionali.

Per loro sfortuna pero’ il partito di governo ungherese non si fa intimidire e continua ad andare controcorrente per tutelare meglio gli interessi dei suoi elettori e proprio in questi giorni ha preso un provvedimento che dovrebbe servire da esempio a tutti i politici di casa nostra.

E difatti con 116 voti a favore, 34 contrari e 25 astensioni il parlamento ungherese pochi giorni fa ha approvato una legge  che impone la chiusura ai grandi esercizi commerciali che avranno presentato fatturati in rosso per due anni consecutivi e che entrerà in vigore dal 2018.

I motivi che hanno spinto i parlamentari ungheresi ad approvare questa legge stanno nel fatto che le catene di negozi, dal capitale forte, possono permettersi di generare perdite per anni al fine di portare i prezzi al ribasso minando in tal modo le imprese locali che non sono in condizione di competere. La tecnica è nota col nome di “dumping” (

Con dumping, che è un termine di lingua inglese, si indica, nell’ambito del diritto ma il concetto deriva dalla dottrina economica, una procedura di vendita di un bene o di un servizio su di un mercato estero (nel caso specifico quello dell’Ungheria) ad un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita (o addirittura a quello di produzione) del medesimo prodotto sul mercato di origine, ad esempio gli Stati Uniti o la Germania. Questo, al fine di danneggiare gravemente la concorrenza locale e conquistare il mercato, per poi alzare i prezzi e riprendere a guadagnare.

Grazie a questo provvedimento – invece – si introduce un meccanismo che protegge i piccoli negozi dalla competizione sleale portata avanti dalle grandi catene di distribuzione (che in Ungheria sono per lo piu’ straniere) e previene la chiusura di tante attività commerciali che tanti danni ha creato in altri paesi.

Ma questo provvedimento prevede altre interessantissime novita’.

Infatti, a partire dal 2018 tale normativa vieta  l’operatività di supermercati superiori ai 400 metri quadrati nelle zone di Budapest designate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO che includono le rive del Danubio e l’area attorno il castello di Buda. Questi centri commerciali dovranno chiudere e traslocare lontano.

Ovviamente una legge simile dovrebbe essere approvata anche in Italia dove i danni causati dall’apertura senza limiti di centri commerciali e supermercati sono evidenti a tutti coloro che vivono in quartieri pieni di negozi chiusi ma questo non accadra’ mai anche perche’ tale provvedimento danneggerebbe parecchio che varie coop che da decenni finanziano i partiti di sinistra e quindi cio’ che sta avvenendo in Ungheria nel nostro paese rimane solo un bel sogno.

GIUSEPPE DE SANTIS – Londra

Dieta mediterranea: benefici ed errori di quella odierna

Scritto da: Marta Albè
Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/15104-dieta-mediterranea-benefici-errori

dieta mediterranea benefici errori

Osannata, ma nello stesso tempo travisata. E’ la dieta mediterranea, quella vera, che nel 2010 è diventata Patrimonio dell’Unesco. Forse molti italiani sono convinti di seguire la dieta mediterranea, ma in realtà le loro scelte alimentari sono ben diverse. Orami possiamo parlare di una vera e propria dieta da supermercato, che comprende in maggioranza prodotti confezionati e troppo raffinati, cioè tutto ciò che si allontana da un’alimentazione sana.

Gli snack industriali dolci e salati, le bibite gassate e i piatti pronti di produzione industriale ricchi di grassi idrogenati e di oli di scarsa qualità non dovrebbero mai essere considerati come parte della dieta mediterranea.

Ci dovremmo chiedere, allora: quando la dieta mediterranea è davvero sana? Principalmente lo è quando è basata su un elevato consumo di frutta e verdura, di cereali integrali e di legumi e su un consumo ridotto rispetto alle abitudini del giorno d’oggi di prodotti confezionati, raffinati e di origine animale.

Gli errori nella dieta mediterranea contemporanea

1) Eccesso di pasta industriale, pane bianco e farine raffinate

Una dieta mediterranea salutare dovrebbe basarsi su pane integrale, ancora meglio se fatto in casa per assicurarsi degli ingredienti che contiene, pasta integrale, magari biologica, e sull’utilizzo di farine non raffinate e il più possibile varie e bio. Dunque non soltanto farina di frumento 00, ma anche farina integrale, per sostituirla, o farina di farro, di riso e di mais, alla scoperta di nuovi sapori.

LEGGI anche: La farina 00 e’ dannosa per la salute: ecco perche’

2) Eccesso d carne e proteine animali

Nella dieta mediterranea che si è adattata ai tempi moderni possono essere presenti troppi eccessi. Oltre alle farine raffinate, ecco il problema delle proteine di origine animale, che possono entrare a fare parte della comune dieta di oggi anche tutti i giorni. La vera dieta mediterranea, ad esempio, prevede una prevalenza del consumo di pesce “povero” sulla carne. Il consumo di carne rossa, in particolare, dal punto di vista della salute dovrebbe essere limitato, dato che ormai la scelta ha confermato l’incidenza di questo alimento su malattie gravi come il tumore al colon.

3) Scarsa attenzione ad oli e condimenti

Il condimento principale della dieta mediterranea è l’olio extravergine d’oliva, che andrebbe utilizzato a crudo e in piccole quantità per condire i piatti. Sarebbe inoltre bene scegliere olio extravergine biologico e spremuto a freddo in sostituzione dei popolari oli vegetali raffinati in vendita nei comuni supermercati. Con l’olio extravergine possiamo condire bene e senza esagerare con le quantità, dando un buon sapore ai nostri piatti. Ma la tentazione di utilizzare altri oli, o salse di dubbia origine, per i condimenti è sempre dietro l’angolo.

4) Dimenticare la stagionalità dei prodotti

La vera dieta mediterranea dovrebbe seguire i cicli della natura e basarsi prevalentemente su prodotti freschi, di stagione e di origine locale. Una dieta che segue le stagioni e i cicli dell’agricoltura nella produzione di frutta e verdura risulta molto più varia nel corso dell’anno rispetto ad una dieta standard che si ripete sempre uguale a se stessa nei giro di ben dodici mesi. Per fare un esempio banale: un piatto di pasta al pomodoro come primo piatto e una bistecca con insalata come secondo quasi tutti i gioirni. Si rischia davvero la monotonia, quando invece potremmo avere a disposizione mese dopo mese differenti verdure di stagione per condire la pasta e altri primi piatti (meglio se a base di cereali integrali) e per preparare un secondo o un contorno.

5) Esagerare con zucchero raffinato e dolci

La vera dieta mediterranea, per rispettare la salute, dovrebbe essere il più possibile frugale e limitare i dolci soltanto alle occasioni di festa, soprattutto se si tratta di prodotti molto elaborati e ricchi di zuccheri raffinati e di altri ingredienti di dubbia qualità. Ancora peggio se pensiamo all’abitudine, che ormai inizia da bambini, di consumare ogni giorno merendine, snack dolci e biscotti confezionati di ogni sorta. La dieta mediterranea riprende la tradizione di preparare in casa i piatti da portare in tavola. Ecco allora la riscoperta di poter preparare con le proprie mani non soltanto il pane e la pasta, ad esempio, ma anche confetture da spalmare sul pane, torte e biscotti dolcificati con la frutta di stagione, come i fichi e le mele, con l’uvetta e in generale con la frutta essiccata, anziché con il solito zucchero bianco.

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I benefici della dieta mediterranea

dieta mediterranea

Secondo le statistiche, in Italia la dieta mediterranea è ancora semisconosciuta e a seguire i suoi principi è soltanto poco più del 50% degli italiani. Nei piatti di gran parte dei nostri concittadini frutta, verdura e legumi continuano a scarseggiare, sostituiti da cibo spazzatura e piatti pronti di vario genere. Eppure, basterebbe seguire uno stile di vita più sano, ricco di alimenti naturali, per sentirsi meglio e prevenire numerose malattie.

1) La dieta mediterranea migliora la memoria e previene l’Alzheimer

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Barcellona, i cibi mediterranei aiutano a migliorare la memoria e a prevenire l’Alzheimer. L’attenzione si è rivolta soprattutto all’olio extravergine d’oliva, che aiuterebbe a migliorare la memoria a breve termine, e alle noci, che migliorano la concentrazione e la memoria sul lavoro. Qui altre info.

Leggi anche: La dieta mediterranea migliora la memoria e previene l’Alzheimer

2) La dieta mediterranea come segreto della longevità

Secondo un nuovo studio la dieta mediterranea sarebbe in grado di proteggere il nostro organismo dallo stress ossidativo e di aiutarci a vivere più a lungo e in salute. Ora i ricercatori dovranno comprendere quali sono gli alimenti tipici della dieta mediterranea in grado di regalare al nostro organismo degli effetti così positivi e importanti.

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3) La dieta mediterranea è amica dei reni

La dieta mediterranea riduce la probabilità di sviluppare la malattia renale cronica, secondo uno studio della Columbia University Medical School pubblicato sul Clinical Journal of American Society of Nephrology (CJASN). Secondo gli esperti i benefici per la salute della vera dieta mediterranea derivano da un maggior consumo di frutta, verdura, legumi e grassi salutari per il cuore, riducendo al minimo le carni rosse, i prodotti alimentari trasformati e i dolci.

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4) La dieta mediterranea aiuta contro la sindrome metabolica

Secondo uno studio spagnolo pubblicato online sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ), la dieta mediterranea aiuta cuore e arterie e la sua azione è efficace contro la cosiddetta sindrome metabolica, una serie di squilibri metabolici da catalogarsi come fattori di rischio cardiovascolare, di diabete e di morte precoce. La sindrome in genere viene diagnosticata quando sono presenti tre o più fattori di rischio: peso in eccesso, pressione alta, bassi livelli di colesterolo buono (o HDL), trigliceridi e glicemia alti.

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5) La dieta mediterranea previene ictus e infarti

Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Hospital Clinic di Barcellona, dopo aver analizzato 7.447 persone di età compresa tra i 55 e gli 80 anni, hanno scoperto che la dieta mediterranea è in grado di proteggere da problemi cardiovascolari, ictus e infarti. La dieta mediterranea, grazie all’olio extravergine d’oliva e alla frutta secca, in particolare noci, ridurrebbe del 30% il rischio di infarto del miocardio, di ictus e di malattie cardiovascolari.

Leggi anche: Dieta mediterranea per prevenire ictus e infarti

Per concludere, ricordiamo che la vera dieta mediterranea è quel regime alimentare che prevede un consumo quotidiano di cereali (meglio se integrali), frutta e verdura (meglio se fresca e di stagione), noci e frutta a guscio, legumi e poche proteine di origine animale, con olio extravergine d’oliva come condimento di eccellenza.

Italia, cronaca di un default annunciato

Scritto da: Francesc Cancellato
Fonte: http://www.linkiesta.it/cosa-succede-default-italia

Sean Gallup/Getty ImagesSean Gallup/Getty Images

Diversi commentatori l’hanno definito uno schiaffo all’Italia. Stiamo parlando della decisione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha declassato il giudizio sui nostri titoli di debito pubblico da BBB a BBB-. Per chi non s’intende di queste cose: il rating di un titolo non è altro che un indicatore sintetico che ne misura la solvibilità. In altre parole, serve per indirizzare le scelte dell’investitore in funzione della sua predisposizione al rischio: se non vuole rischiare, andrà su titoli molto sicuri con tassi d’interesse molto bassi; se invece ama il brivido, andrà su titoli dal destino più incerto, che tuttavia premiano l’investitore con tassi d’interesse molto alti. Ci informa il sito della Borsa Italiana, che «in genere un rating che giunga fino al limite minimo della tripla B (BBB) viene considerato un investimento relativamente sicuro sul quale si possono indirizzare i propri capitali anche gli investitori istituzionali come le grandi banche d’affari. Al di sotto di questa soglia un titolo acquista una rischiosità troppo elevata e perciò in genere le obbligazioni con un rating inferiore a BBB vengono chiamate speculative».

Tanto per essere chiari, l’Italia, dieci anni fa, aveva un rating di AA- e pure nel bel mezzo della tempesta finanziaria di fine 2011, la valutazione di Standard & Poor’s era pari ad A. Primo dato: tra il 2011 e il 2014 abbiamo continuato a peggiorare, nonostante i numerosi tagli alla spesa pubblica siano effettivamente riusciti a ridurla, e a ridurre, di conseguenza, il disavanzo tra spese ed entrate. Come mai, allora, i mercati si fidano sempre meno dei nostri titoli? Semplice: perché tra il 2007 e il 2013 a fronte di un calo del Pil dell’Eurozona di 1,7 punti percentuali, quello italiano è crollato dell’8,7%. Risultato? Nel 2007 il nostro debito pubblico era pari al 103,2% del Pil, oggi (meglio: al secondo trimestre 2014) è al 133,8%. Secondo l’Ocse potrebbe arrivare a lambire il 138% entro fine anno.

spesa pubblica ridotta

Guardiamolo da lontano, questo sinistro avvitamento, che tanto somiglia a un gatto che si morde la coda o a un uomo che si agita nelle sabbie mobili: tagli alla spesa che deprimono l’economia che a sua volta alza il rapporto deficit/Pil, che a sua volta produce nuovi tagli alla spesa, e via di questo passo.  La cosa tragica è che ora ci si è messa pure la deflazione: il calo generale dei prezzi ha infatti uno spiacevole, duplice effetto: rende ancora più difficile la crescita del Pil  – già difficile di per sé, come abbiamo raccontato di recente – e aumenta il valore reale del debito. Per dire: secondo il think tank Bruegel, «l’Italia, per stabilizzare il debito, necessita di un avanzo primario del 7,8% in un contesto di inflazione zero come quello attuale». Per la cronaca, oggi l’Italia ha un avanzo primario dell’1,7%, il più alto del continente.

Comunque la vogliamo girare, insomma, siamo nei guai: «Mettiamola giù dura – ha scritto non più di qualche mese fa Wolfgang Münchau sul Financial Times -: la posizione dell’economia italiana è insostenibile e porterà con ogni probabilità a un default del debito sovrano, a meno che non vi sarà un improvviso e durevole cambiamento di rotta nella crescita economica». Eccolo lì, lo spettro che si aggira per la penisola, l’innominabile per antonomasia: il default. Altrimenti detto, fallimento.

Aspettate un attimo, prima di correre in banca a ritirare tutti i vostri risparmi: anche se default sarà, e probabilmente lo sarà, non finirà come in Argentina, con lo stato che dichiara bancarotta e gli istituti di credito presi d’assalto dai risparmiatori spaventati e inferociti.

Più facile sia un orderly default, una sorta di concordato fallimentare. È Ashoka Mody, del resto, uno dei principali esperti di bailout e fallimenti di stati sovrani europei del Fondo Monetario Internazionale, che consiglia all’Italia di cominciare a consultare «dei brillanti avvocati esperti di debiti sovrani per assicurare un’ordinata ristrutturazione del debito».

Questo significa, insomma, andare dai propri creditori e chiedere di ridiscutere il valore nominale del debito e di dilazionare il pagamento degli interessi. Nel 2011, questo avrebbe voluto dire discutere, 44 volte su 100, con soggetti stranieri. Oggi invece, complice la sfiducia nelle possibilità di ripresa dell’Italia e l’investimento massiccio delle banche italiane – coi soldi della Banca Centrale Europea –  nei nostri titoli di Stato, gli stranieri sono scesi al 30% circa. In altre parole, siamo molto meno dipendenti dalle imposizioni estere, e questa è una buona notizia.

Meno buono, invece, è l’effetto che potrebbe avere sui mercati la notizia che l’Italia non è più in grado di ripagare il proprio debito, se non rinegoziandolo. Il rating sprofonderebbe, con ogni probabilità, mentre al contrario si impennerebbero i tassi d’interesse necessari per collocare sul mercato i nostri titoli di Stato. L’Italia, a quel punto, dovrebbe quasi per forza chiedere un aiuto – leggasi: prestito – all’Unione Europea, che lo erogherebbe attraverso il  Meccanismo europeo di stabilità, un fondo da 500 miliardi di Euro da poco istituito.

Contemporaneamente, arriverebbero loro, la troika. O, se preferite chiamarli per nome e cognome: Jean Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea; Christine Lagarde, Presidente del Fondo Monetario Internazionale; Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea. Starebbe a questi tre istituti, al pari di quanto successo in Grecia, definire gli obiettivi che il governo italiano dovrebbe porsi e i tempi in cui li dovrebbe raggiungere. Già ora lo fa, del resto, ma in questo caso avrebbe armi ben più affilate da puntare alla giugulare del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Cosa ne verrebbe fuori? Probabilmente una stagione di ulteriori e sempre più drastici tagli di spesa  – sanità e pensioni in primis – accompagnati da prelievi fiscali straordinari e da un alleggerimento della legislazione sul lavoro, per provare ad attrarre investimenti. Anche in questo caso, niente di diverso da quel che accade ora. Solo, un bel po’ di più, con tutto il corollario di fibrillazioni politiche e sociali che farebbero probabilmente vacillare il grande consenso di cui oggi gode il Presidente del Consiglio.

A cambiare, insomma, sarebbe soprattutto la percezione, più che i fatti: anche se il nostro debito non è ancora stato rinegoziato, l’Italia sta già operando come se fosse insolvente. Non è un caso strano, del resto. Un recente grafico dell’Economist ha dimostrato come i costi del default si paghino negli anni immediatamente precedenti allo stesso, anni in cui è bruciata parecchia ricchezza per correggere un disequilibrio strutturale di fatto incorreggibile. Il default, in altre parole, è un processo, non un evento. E in qualche modo è già qua, sotto i nostri occhi.

economist default

C’è un’altra possibilità, tuttavia: se il Premio Nobel Cristopher Pissarides dice che il destino dell’Italia è nelle mani di Mario Draghi è per via di un procedimento che risponde al (brutto) nome di quantitative easing, altrimenti detto, acquisto di titoli di stato italiani da parte della Banca Centrale Europea, di cui Draghi è presidente. «La speranza migliore», la chiama ancora Münchau sul Financial Times, in quanto permetterebbe «all’inflazione europea di avere tempo a sufficienza per tornare normale, alle economie dell’eurozona di riprendersi e all’Italia di portare a casa almeno qualche altra riforma». O, perlomeno, aggiungiamo noi, di fare in modo che quelle fatte sinora, giuste o sbagliate che siano, producano i loro effetti. Se sarà, insomma, sarà solo un modo per guadagnare tempo, incrociando le dita. Non certo la via di fuga da un destino che – mettiamoci il cuore in pace – prima o poi,verrà a bussare alla nostra porta.

Chi sono i veri 007? Qualcuno ci spia? Come sta cambiando il mondo dell’Intelligence?

Scritto da: Pasquale Galasso
Fonte:  http://altrogiornale.org/007-qualcuno-ci-spia-intelligence/

Antonella Colonna Vilasi, Intelligence

La gentile Professoressa Antonella Colonna Vilasi, lettrice di questo giornale, ha estrapolato, da una sua recente intervista, questo articolo dedicato a Voi, lettori di AG.

Come sapete, da anni, il nostro lavoro è quello di dar voce a chi desidera comunicare, cercando di assumere una posizione neutra, non a favore come non contraria a nessuna tesi, studio o pensiero. Lo abbiamo sempre fatto, almeno così crediamo.

Pasquale Galasso


Le spie sono in ogni dove. Perché l’Intelligence è, in primo luogo, “human intelligence”: si basa cioè sul fattore uomo, sul contatto con le persone. L’agenzia posiziona i propri agenti là dove le informazioni si veicolano e si diffondono più facilmente. Tra di noi. Nelle strade e nelle piazze. Oggi, sempre più, in quelle virtuali. Non sono forse queste le nuove aree d’incontro? È di pubblico dominio, ad esempio, la notizia che Snowden, l’ex analista dell’NSA, la National Security Agency, abbia di recente messo in guardia sui pericoli delle più comuni piattaforme web, da Facebook a Gmail. Il nostro quotidiano su internet, così come il vicino di casa, il confidente o la persona più insospettabile, insomma, potrebbe essere in qualsiasi momento spiato da un’agenzia”.

La guerra, oggi, non si combatte più sul campo di battaglia. È sotto gli occhi di tutti, ad esempio, che i recenti bombardamenti americani non abbiano sortito i risultati sperati nella lotta all’Isis. Kobane, città occupata dalle loro milizie, è al confine tra Siria e Turchia e, dunque, alle porte dell’Occidente. Non molto tempo fa si sarebbe detto che un massiccio e mirato attacco aereo sarebbe bastato a difendere i nostri confini. Ma è questo il punto: non esistono più confini nella guerra d’oggi, come non esiste più un vero e proprio fronte della battaglia. A partire dalla caduta del muro di Berlino tutto è cambiato, anche la forma della guerra.

Il modo di fare intelligence, poi, all’indomani dell’11 settembre, ha dovuto (soprattutto per CIA e MI5) ristrutturarsi completamente nella mission, ma anche riorganizzare l’organico, le direzioni, competenze ed obbiettivi. Cambiare e in parte stravolgere il modo di pensare e gestire le operazioni.

A livello mondiale il Mossad, anche se di recente ha sofferto molte débâcle che hanno reso pubbliche alcune sue operazioni, resta ad oggi tra i Servizi Segreti che ha collezionato più successi nel corso degli anni. Questo sicuramente a motivo dell’ottimo addestramento dei suoi agenti. L’élite ammessa nell’’Istituto’ (questo significa Mossad in israeliano) deve aver superato prove psicofisiche che sembrerebbero ai più insormontabili. I suoi uomini devono essere in grado di prender decisioni repentine nella massima freddezza e determinazione. Di primissimo livello è però anche l’MI5, l’Intelligence inglese, e la francese DGSE (Direction générale de la sécurité extérieure). Per questo è inquietante la notizia secondo cui uno dei suoi agenti si sarebbe affiliato all’Isis…

La segretezza, nell’Intelligence, non è solo un must o la conditio sine qua un Governo rischia di prestare il fianco ad attacchi interni ed esterni, ma molto di più. Perchè c’è in gioco molto di più. Se viene meno rischia di saltare l’intero sistema di relazioni tra nazioni alleate. Perché i Servizi Segreti, tutti i Servizi Segreti, dialogano fra loro. Vi stupirà, forse, ma è così. Anche se tra due paesi vige una radicata inimicizia, potete star certi che le rispettive Intelligence si parlano. Durante il franchismo, per farvi un esempio, il dittatore spagnolo non riconosceva lo Stato d’Israele ed, anzi, si dichiarava anti-sionista ed anti-ebraico. Con tutto ciò, l’Ejército de Tierra collaborava con il Mossad in cambio del suo addestramento.

Con l’avanzata dell’Isis e più di 3.000 cittadini europei che sono partiti per ingrossarne le fila, in Italia l’allerta è al massimo livello. La nostra Intelligence, comunque, opera con capacità e in costante collegamento con quelle internazionali. E se è vero che non bisogna mai abbassare la guardia, è altrettanto vero che si deve fare attenzione a non generare allarme sociale: eventuali episodi terroristici sono tenuti sotto stretto controllo, e si sta facendo tutto ciò che è umanamente possibile per garantire la nostra sicurezza nazionale.

Nella “Storia dei servizi segreti italiani“, che ho trattato nel mio libro uscito in Italia nel 2013, delineo le lotte di primazia tra AISE ed AISI quando si chiamavano diversamente (SISDE e SISMI), ed anche ai giorni nostri. Tuttavia, nell’intelligence community statunitense avviene lo stesso. Tutti ricordiamo le lotte di potere tra FBI e CIA. Spesso la CIA e la NSA si sovrappongono e collidono con le altre agenzie. Lo stesso talvolta accade in Gran Bretagna in riferimento alle competenze del servizio domestico, l’MI5, ed estero, L’MI6.

Anche per chi è digiuno di conoscenze o preparazione specifiche, può esser davvero formativo e interessante partecipare ad uno dei workshop o incontri promossi dalla realtà che presiedo: l’UNI. Di recente, ad esempio, abbiamo organizzato giornate di studio gratuite ed aperte a tutti in cui parlare proprio di geopolitica, sicurezza e Intelligence.

La realtà è spesso diversa da quello che appare. I rapporti tra le nazioni, tra agenzie, equilibri e sistemi come comunemente ci appaiono, sono spesso molto diversi dalla facciata che mostrano.

Antonella Colonna Vilasi

 

 

Nuovi manufatti sotto il tempio di Teotihuacan

Fonte: Scientific American, INAH.
Traduzione e fonte: http://ilfattostorico.com/2014/11/24/nuovi-manufatti-sotto-il-tempio-di-teotihuacan/#more-14468

Gli archeologi messicani dell’INAH hanno annunciato la scoperta di nuovi manufatti nelle camere recentemente scoperte nel tunnel sotto l’antica città di Teotihuacan. Il tunnel era stato scoperto nel 2003 sotto il famoso Tempio del Serpente Piumato, appena fuori da Città del Messico.

Nelle camere, i ricercatori hanno trovato migliaia di oggetti, tra cui statuette, palle di gomma, oggetti di giada del Guatemala e una scatola di legno contenente conchiglie. Tuttavia non sono stati scoperti corpi, sebbene gli archeologi suppongano che il sito contenga una camera funebre forse ancora sepolta sotto il suolo.

Ingresso nell'ultimo tratto del tunnel (INAH)

“Abbiamo trovato numerose e importanti offerte, oltre a molti oggetti, proprio prima delle camere”, dice Sergio Gomez, che dirige il progetto di scavi.

“Queste scoperte sono molto importanti, sia per la quantità sia per la qualità dei materiali rinvenuti”, scrive George Cowgill, docente all’Università dell’Arizona a Tempe, direttore del centro di ricerca a Teotihuacan. Probabilmente ci vorranno anni di analisi per comprendere veramente il significato di ogni oggetto nel loro insieme.

La camera principale (INAH)

Camera a nord (INAH)

Vista dell'ultimo tratto del tunnel verso l'entrata (INAH)

(INAH)

Il tunnel scansionato col laser (INAH)

(INAH)

Teotihuacan cominciò a prosperare verso il 150 a.C. e collassò nel VII secolo d.C. In questo periodo, fu probabilmente la città più importante di tutto il Nord America, dominando anche i Maya, situati molto più a est, nell’odierno Messico del Sud e Guatemala. Gli abitanti di Teotihuacan, a differenza dei Maya, non avevano un sistema di scrittura; è per questo che sappiamo così poco di loro. Per esempio, gli archeologi dibattono sulla loro struttura politica: alcuni pensano che al vertice ci fosse un singolo governante; altri, un comando congiunto di quattro fazioni concorrenti.

Sfortunatamente, Teotihuacan non ha né immagini dei suoi re, né sepolture reali, sebbene siano stati trovati numerosi nobili di alto rango. La scoperta di una sepoltura reale sotto il Tempio del Serpente Piumato potrebbe far riscrivere tutto ciò che sappiamo della città.

Il tempio di Quetzalcóatl (INAH)

La Cittadella di Teotihuacán (INAH)

Il tunnel era stato scoperto dopo che un violento temporale aveva esposto il suo ingresso nel suolo. Il suo scopo rimane un mistero, ma gli scienziati ritengono che avesse una funzione cerimoniale, forse anche per scopi astronomici. Negli ultimi anni gli scavi diretti da Sergio Gomez hanno portato alla luce numerose offerte. Il loro lavoro è culminato nel 2013 con la scoperta di due camere (chiamate Camera Nord e Camera Sud), piene di centinaia di sfere misteriose.

Dopo, il tunnel finiva sotto il livello dell’acqua. “L’acqua ha rallentato il nostro lavoro, comunque la gran quantità di acqua sotto ha permesso la conservazione dei materiali come legno, gomma e persino frammenti di pelle”, dice Gomez. Ci sono altre tre stanze oltre le due iniziali, orientate tipo croce a 4 metri giù nel tunnel. Dentro e intorno a queste stanze sono state trovati dei misteriosi oggetti, tra cui una scatola di legno piena di conchiglie provenienti dell’oceano e incise con qualche strumento. Inoltre, c’erano quattro statue di pietra alte 60 cm, palle di gomma e resti ossei di giaguaro.

(INAH)

(INAH)

(INAH)

(INAH)

Conchiglie (INAH)

Ci sono anche frammenti di pelle, sebbene non siano sicuri che siano umani. Umani o no, non ci sono tracce di sepolture in nessuna camera, ma questo non vuol dire che la ricerca di una tomba a Teotihuacan sia finita. “Queste potrebbero essere offerte funerarie, ma mi chiedo se possano essere i resti di una grande festa funeraria e cerimoniale, specialmente visto il gran numero di vasi”, scrive Cowgill.

(INAH)

Ossidiana (INAH)

Frammenti di legno (INAH)

Oggetti di giada (INAH)

La squadra di Gomez continuerà a scavare le camere fino ai pavimenti. L’archeologo rimane ottimista riguardo la possibilità di ritrovare un corpo: “È molto emozionante perché avvalorerebbe la nostra ipotesi: queste potrebbero essere delle offerte per qualcosa di più importante che giace sotto. Ma questo non lo sapremo per certo fino al prossimo anno”.

Vaso zoomorfo (INAH)

(INAH)

(INAH)

Occhi di cristalli di roccia (INAH)

Conchiglia incisa (INAH)

La conferenza stampa di Gomez (INAH)

Gli archeologi dell'INAH al lavoro (INAH)