A 11 anni la prima sigaretta

Scritto da: Beatrice Salvemini
Fonte: http://www.aamterranuova.it/Genitori-e-Figli/A-11-anni-la-prima-sigaretta

Giovanissimi e attratti dal fumo: sono in aumento, nella fascia di età compresa tra gli 11 e 12 anni, i ragazzi che accendono le prime sigarette. A lanciare l’allarme è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

A 11 anni la prima sigaretta

«Le statistiche dicono che c’è stato un incremento importante tra i fumatori giovanissimi, in età 11-12 anni, e questo vuol dire che si è abbassato il livello di guardia e di consapevolezza anche di una stigmatizzazione del fumo», ha spiegato Lorenzin, secondo cui dopo la legge Sirchia c’è stato un periodo in cui fumare tra i giovanissimi non era più di moda, mentre adesso la situazione sembra in parte essere cambiata e per questo è necessario investire in campagne di prevenzione e sensibilizzazione, nelle scuole e non solo. C’è stata una fase dopo la legge Sirchia in cui «fumare non era più di moda tra i giovanissimi, non lo si vedeva fare neppure nel mondo dello spettacolo, nel cinema o nella televisione, ma oggi tutto ciò sembra superato – ha spiegato infatti il ministro – bisogna capire che questi sono campanelli d’allarme, a cui mettere rimedio con una grande sensibilizzazione perchè non ci può essere indifferenza quando si tratta dei minori». L’effetto emulazione, la voglia di stare al passo con i più grandi sono i fattori principali che sembrano avvicinare i ragazzi al fumo: recenti dati del rapporto «Bes 2014» dell’Istat hanno in effetti evidenziato che gli adulti e i ventenni, che in qualche modo sono un riferimento per i giovanissimi, non sembrano dare il «buon esempio» se è vero che tra gli uomini, nel 2013, la percentuale più elevata di fumatori si osserva tra i 25 e i 34 anni (36,2%) e tra i 20 e i 24 anni (34%), mentre tra le donne si registra tra i 45-54 anni (22,1%). Preoccupano, anche se apparentemente non altissime, anche le percentuali di fumatori tra i ragazzi di 14-19 anni (14,5% per i maschi e 8% per le femmine), perchè anche in questo caso l’effetto emulazione
potrebbe fare da traino anche per chi ha appena qualche anno in meno.
«Fumare non rende più ‘cool’, è davvero una stupidaggine, ma una volta che si entra nella spirale è complicato uscirne», ha quindi sottolineato Lorenzin rivolgendosi ai ragazzi e rimarcando che «la migliore maniera per non cadere nella dipendenza è non iniziare». «Quando si smette parlare di un problema è come se tutto fosse dimenticato e si rischia di regredire, per questo come Ministero faremo delle campagne contro il fumo, ma anche contro altri fenomeni preoccupanti come l’abuso di alcol e le droghe e per sensibilizzare sulle malattie sessualmente trasmissibili», ha concluso, ricordando che nel 2013 una legge ha già vietato il fumo anche negli spazi esterni degli istituti scolastici e la vendita di prodotti del tabacco ai minori di 18 anni.

Stefania Rossini: «Autoproduzione e decrescita. Il bilancio di questi 4 anni? Ho scelto la felicità»

Scritto da: Giovanni Fez
Fonte: http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/stefania_rossini.html

stefaniarossini«Ho scelto la felicità e, dopo 4 anni, posso dire di avere fatto non solo la scelta giusta, ma l’unica possibile per me e la mia vita». Stefania Rossini dal 2010 autoproduce tutto quanto può, risparmia, ricicla, recupera, ha abbattuto drasticamente i costi per la sua numerosa famiglia che, oltre a lei, conta il marito e tre figli di 5, 7 e 12 anni.

L’avevamo lasciata nel 2012, ai tempi dell’intervista sul suo libro, “Vivere in 5 con 5 euro al giorno”, che suscitò interesse e scalpore e che le procurò anche non poche critiche. La ritroviamo oggi, più positiva che mai, più felice che mai. A riprova che la sua scelta, maturata quattro anni or sono quando ha perso il lavoro e ha dovuto reinventarsi, è stata azzeccata.

«La vita è dura, non posso negarlo, ma questa strada l’ho scelta io e sono felice, una felicità che è stata confermata ogni minuto di questi quattro anni. Era l’unica scelta possibile per me e per la mia vita – dice Stefania – non è facile assumersi tante responsabilità, delle proprie azioni e delle proprie idee. Intorno a noi ormai vediamo burattini che si muovono agli ordini di altri, pecore che seguono un padrone. Io non ho più voluto essere così. Pensavo che la felicità fosse 100, io sono arrivata a 10 milioni e non è ancora finita».

Ma cosa fa Stefania di tanto speciale?

Ha ripensato il suo modo di vivere in virtù del fare piuttosto che del comprare, dell’essere al posto dell’avere e ha recuperato una dimensione che era quella dei nonni. Ha recuperato ricette e antichi saperi per fare in casa tutto quanto possibile: detersivi, creme per viso e corpo, detergenti per la casa e la persona, vestiti, accessori. Sul suo blog fornisce anche innumerevoli indicazioni: natural-mente-stefy.

«Ogni giorno cerco di imparare qualcosa di nuovo e mi disinteresso completamente delle tante cattiverie che ancora parecchia gente mi indirizza, per me quelle persone sono morte dentro. Io voglio allevare i miei figli come adulti consapevoli che non si affidino agli altri per prendere una decisione e per trovare la loro strada. Cerchiamo di insegnare loro ad essere autonomi, a ragionare con la loro testa, a fare esperienze pratiche e a trovare le loro risposte. Aprendo la mente si vedono tante strade e opportunità, anche gli ostacoli si trasformano in opportunità di crescita».

E lancia un appello: «Non cercate risposte altrove o lontano, dovete porre le domande giuste a voi stessi. Ciascuno di noi ha mille potenzialità, dobbiamo smetterla di sottovalutarci».

Il bello di Stefania è che non ha una giornata tipo. «Non ho schemi, mi preparo una lista di cose da fare ogni giorno, mi gestisco in base alle esigenze mie e della mia famiglia. L’unico appuntamento fisso è per portare i bambini a scuola e andare a riprenderli. Non sono riuscita a fare il passo della scuola parentale, anche se mi sarebbe piaciuto perché non condivido l’impostazione della scuola di oggi. Ma è anche vero che l’aspetto della relazione con i coetanei è molto importante».

Stefania si gestisce senza capi e senza ordini, «come anche i bambini» dice. «Voglio assaporare ogni momento di questa vita perché il tempo non torna. Noi siamo uniti, facciamo tutto quanto possiamo in casa e ogni giorno è una sorpresa».

Il marito è invece impegnato dalla mattina alla sera nell’azienda metalmeccanica dove lavora. «Abbiamo ritmi e tipi di vita molto diversi­ – spiega ancora Stefania – c’è disparità fra la mia vita e la sua, lo so, ma la società italiana non ci permette di fare altrimenti purtroppo. In Italia si rischia sempre di essere schiavi del sistema. Accettiamo i compromessi perché a volte non si può fare altro, ma sono comunque contenta dei grandi passi di consapevolezza che abbiamo compiuto».

 

A breve Stefania avvierà anche un bed&breakfast, all’inizio con pochi posti, per farne un’attività sostenibile e compatibile con gli impegni familiari.

Le 11 bacche della salute

Scritto da: Marta Albè
Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/15443-bacche-della-salute

bacche_della_saluteMore, mirtilli e lamponi, tra i frutti di bosco che possiamo raccogliere facilmente nel nostro Paese, ma anche acai, goji, noni e maqui, tra i frutti esotici.

Sono le bacche della salute, ricche di vitamine, antiossidanti e sali minerali benefici. Scopriamo le loro proprietà e i loro benefici per la salute. Sono dei veri e propri superalimenti, o superfood.

1) Bacche di Acai

Le bacche di acai sono piccoli frutti di colore blu originari della foresta pluviale sudamericana. Sono imparentate con i mirtilli, con cui condividono un elevato contenuto di antiossidanti. considerati utili per proteggere il cuore e l’apparato cardiocircolatorio. Contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e contengono steroli vegetali, preziosi per salvaguardare vasi sanguigni. Le sostanze benefiche presenti nelle bacche di acai migliorano la circolazione e rendono più elastiche le pareti delle arterie. Qui la tabella nutrizionale.

Leggi anche: Bacche di Acai: proprieta’, benefici e dove trovarle

2) Bacche di Acerola

L’acerola è una bacca ricca di vitamina C. Contiene provitamina A, vitamine del gruppo B, flavonoidi e tannini. E’ indicata per prevenire gli stati influenzali, le malattie da raffreddamento e le infezioni del tratto respiratorio. L’acerola è conosciuta anche come ciliegia delle Barbados e con il nome scientifico di Malpighia glabra. Stimola le difese immunitarie e sviluppa un’azione antiossidante adatta a contrastare i radicali liberi. Qui la tabella nutrizionale.

Leggi anche: Acerola: proprieta’, usi e dove trovare la ciliegia delle Barbados

3) Bacche di Aronia

L’aronia è una pianta che sviluppa bacche poco conosciute in Italia, ma tipiche del Nord Europa. Contiene antociani in quantità 3 volte superiori rispetto ai mirtilli. E’ considerata utile per depurare l’organismo. E’ tipica delle zone boschive umide ma viene coltivata anche come pianta ornamentale. E’ ricca di antiossidanti, polifenoli, sali minerali e vitamine. Le bacche di aronia vengono utilizzate per preparare succhi, tisane, tinture e marmellate. Qui la tabella nutrizionale.

4) More

La mora è un frutto ricco di vitamine, con particolare riferimento alla vitamina C, alla vitamina K e alle vitamine del gruppo B. Contiene anche un sale minerale essenziale come il manganese e acido folico. Tra i sali minerali presenta rame, potassio, magnesio e calcio. Contiene anche betacarotene, luteina e zeaxantina. Le sostanze indicate valgono per le more di rovo fresche e crude. Qui la tabella nutrizionale.

5) Mirtilli

I mirtilli sono frutti ricchi di antiossidanti, di vitamina C e di vitamina K. Contengono anche manganese e sono una buona fonte di fibre alimentari. Per il loro contenuto di antociani sono un frutto molto apprezzato e la loro ricchezza di antiossidante li colloca tra gli elementi protettivi per la circolazione sanguigna, un prezioso aiuto per prevenire il rischio di attacco di cuore e di declino cognitivo. Qui la tabella nutrizionale.

Leggi anche: Mirtilli: proprietà e benefici

6) Mirtilli rossi

I mirtilli rossi della varietà conosciuta all’estero come “cranberry” sono considerati benefici per prevenire in modo naturale le infezioni del tratto urinario grazie alle loro proprietà antinfiammatorie. Nella storia i mirtilli rossi sono stati utilizzati propri in caso di disturbi urinari, oltre che per ferite, diabete, diarrea, problemi di stomaco e di fegato. Il potenziale benefico dei mirtilli rossi è in corso di studio per quanto riguarda il potenziale di questo alimento contro cancro, ictus e infezioni virali. Qui la tabella con i valori nutrizionali dei mirtilli rossi freschi.

Leggi anche: Mirtilli rossi per prevenire le infezioni urinarie

7) Bacche di Goji

Le bacche di Goji crescono spontaneamente in Tibet, Cina, Mongolia e sull’Himalaya. In anni recenti sono giunte in Occidente, portando con sé la fama di bacche benefiche per la salute, ed anche in Europa ha avuto inizio la loro coltivazione. Secondo la medicina tradizionale cinese le bacche di Goji costituirebbero un vero e proprio elisir di lunga vita, in grado di promuovere il mantenimento di una buona salute per molti anni. In Oriente vengono definite il frutto della vitalità e della longevità. Presentano soprattutto proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Qui la tabella nutrizionale per le bacche di Goji essiccate.

Leggi anche: Bacche di Goji: benefici e come coltivarle in casa

8) Maqui

Viene dalla Patagonia Cilena uno dei frutti più ricchi di antiossidanti del mondo. Si tratta del Maqui, conosciuto fin dall’antichità come un elisir di lunga vita. E’ un vero e proprio tesoro dalle bacche di color blu intenso, molto simili nell’aspetto ai mirtilli. Il Maqui è ricco di un particolare tipo di antocianine, le delfinidine, che sono i più potenti tra i polifenoli: infatti, occorrerebbe bere 500 bicchieri di vino rosso per assumere la stessa quantità di delfinidine contenute in una capsula di estratto purificato di Maqui.

Leggi anche: Maqui: viene dalla Patagonia il più potente antiossidante naturale

9) Noni

Il Noni (Morinda Citrifolia) è un albero sempreverde originario delle zone calde del sud est asiatico. Dal suo frutto, giallo o verde e di forma ovale, si ricava un succo, noto per le sue proprietà terapeutiche. Molte delle proprietà del Noni sono da attribuire all’enzima xeronina, una importante componente della membrana cellulare che esercita un’azione rigenerativa e riparatrice sulle cellule danneggiate e regola la funzione delle proteine. Il noni si trova soprattutto sotto forma di succo. Qui i valori nutriizonali del succo di Noni.

Leggi anche: Succo di Noni: tutte le proprietà, i benefici e le controindicazioni

10) Lamponi

I lamponi sono tra i frutti più ricchi di fibre, ne contengono il 20% del peso totale per via della loro struttura aggregata. Sono anche una fonte importante di vitamina C, manganese vitamine B1 e B3, acido folico, magnesio, rame e ferro. Contengono inoltre antiossidanti come antocianine e quercetina. Qui la tabella nutrizionale.

11) Fragole e fragoline di bosco

Al di là delle bacche esotiche, non dimentichiamo le nostre fragole e fragoline di bosco quando sono di stagione. Le fragole contengono preziosi antiossidanti, sono un’ottima fonte di vitamina C, hanno proprietà antinfiammatorie, aiutano a regolare gli zuccheri nel sangue, hanno proprietà anticancro e favoriscono la memoria. Qui la tabella nutrizionale.

Lampade di sale rosa benefici

Scritto da: angela Ballarati
Fonte: http://www.naturopataonline.org/medicina-alternativa/altre-medicine-dolci/9125-lampade-di-sale-rosa-benefici.html

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Lampade di sale rosa dell’Himalaya: proprietà e benefici

Le lampade di sale rosa dell’Himalaya sono ionizzatori naturali. Oltre a possedere una naturale bellezza e a diffondere nell’ambiente una luce calda e riposante sono perfette per purificare l’aria nella camera dei bambini, aiutano la concentrazione e impediscono la diffusione dei batteri.

Iniziamo col parlare del sale rosa dell’Himalaya che, brevemente, è diverso dal comune sale da cucina in quanto purissimo, non contaminato, privo di sostanze inquinanti, ricco di sali minerali perché non raffinato come il comune sale da cucina e non sottoposto a trattamenti sbiancanti. Presenta, in cucina, notevoli caratteristiche che lo rendono prezioso e meno carico di controindicazioni rispetto al sale raffinato. Infatti il suo uso limita i rischi di ipertensione e ritenzione idrica in quanto insaporisce di più ma con un contenuto ridotto di cloruro di sodio. Contiene inoltre, sali minerali e oligoelementi (al contrario del comune sale da cucina che viene raffinato), come il ferro, il rame, il manganese e lo iodio che gli conferiscono il particolare colore rosa, più diffuso, fino al delicato arancione.

Le indicazioni benefiche a favore del sale rosa dell’Himalaya, non trovano corrispondenza solo in cucina, ma anche con l’uso delle lampade di sale rosa  e in quella che viene chiamata haloterapia, dove in apposite stanze interamente ricoperte di sale rosa dell’Himalaya (non tutte, informatevi) si respira aria ricca di micro particelle di sale purissimo.

Cosa sono le lampade di sale rosa e di cosa sono costituite.

Le lampade di sale rosa sono blocchi di sale costituiti da salgemma proveniente dalle miniere del massiccio montuoso Himalayano da cui vengono estratti i blocchi. La formazione di questo salgemma è avvenuto oltre 250 milioni di anni fa e la sua struttura lo rende una delle poche salgemme utilizzate a scopo alimentare.

Qual è l’importanza degli ioni negativi.

La prima volta che ho visto una lampada di sale rosa l’ho subito acquistata per la sua eleganza naturale e per la luce che diffondeva: era perfetta per la cameretta dei bambini come luce notturna. Poi mi sono interessata alle caratteristiche tecniche e ho scoperto che, accesa, libera ioni negativi. Le ricerche effettuate in questo senso hanno evidenziato che un ambiente, per essere considerato salutare, deve contenere una certa quantità di ioni negativi. A causa dell’aria viziata presente nelle abitazioni per il fumo, i fornelli a gas, anidride carbonica, riscaldamento , condizionamento, elettricità statica (uso smodato di fibre sintetiche) ma anche per l’inquinamento elettromagnetico (cellulari e computer), gli ioni negativi diminuiscono e questo può produrre disturbi come stanchezza, cefalea e indebolimento psico-fisico.

Gli ioni negativi sono delle particelle con carica elettrica negativa che abbondano in montagna, vicino ad una cascata (per la forza di caduta dell’acqua), dopo i lampi … Avete mai fatto caso che l’aria di montagna, considerata pura, ci rigenera?In montagna l’aria è più ricca di ioni negativi che donano una sensazione di benessere e stimolano il sistema immunitario.

Caratteristiche, studi e benefici delle lampade di sale rosa.

Compresa l’importanza degli ioni negativi, è utile avere una buona aerazione ambientale, soprattutto nei periodi invernali, e per creare un ambiente più salubre si possono utilizzare le lampade di sale rosa: ionizzatori naturali.

La caratteristica principale delle lampade di sale rosa è quella di caricare l’ambiente di ioni negativi che, rendendo l’aria più pulita e salubre, svolge un’azione disinquinante a livello atmosferico ma anche elettromagnetico. Questo avviene grazie al calore, sviluppato da una piccola lampadina (in genere di 1,5 volt) posta al centro del blocco di sale, che insieme al sale della lampada e all’aria, produce una reazione chimica che provoca l’emissione di ioni negativi; la presenza di ioni perdura nell’ambiente anche dopo averla spenta.

Gli studi effettuati hanno dimostrato che la maggiore concentrazione di ioni negativi nell’aria aumenta la concentrazione, stimola il sistema immunitario, riduce l’incidenza delle sindromi influenzali e del raffreddore (impedisce il diffondersi dei batteri) e riduce le allergie a carico delle vie respiratorie, oltre al fatto che un eccesso di ioni positivi, o lo squilibrio ionico, sembrerebbe indurre una iperproduzione di serotonina e variazioni dei neurormoni.

Studiando lo sharav orientale, fenomeno atmosferico che si manifesta con forte vento, calo dell’umidità e rialzo della temperatura, alcuni studiosi hanno rilevato che lo squilibrio ionico dell’atmosfera, durante il fenomeno, faceva registrare un aumento della serotonina nelle urine di quella parte di popolazione che durante lo sharav soffriva di disturbi respiratori, emicrania e nervosismo. Un eccesso di serotonina provoca molti disturbi come irritabilità, insonnia e scarsa concentrazione.

La ricerca scientifica ha dimostrato che l’aria, carica di ioni positivi ha un effetto debilitante, mentre gli ioni negativi sono stimolanti ed energizzanti e impediscono la diffusione dei batteri nell’aria stessa. Infatti gli ultimi climatizzatori sono anche ionizzatori, non naturali però.

E’ stato calcolato che una lampada di media dimensione emani circa 1200 ioni negativi per cm3 dopo 12 ore in cui rimane accesa e chiaramente lo stato permane per altrettanto tempo anche se spenta, più semplicemente è stato rilevato un aumento degli ioni negativi del 300%. Un’aria è considerata benefica quando sono presenti fra i 1000 e i 1500 ioni negativi per cm3.

Le lampade di sale rosa sono commercializzate in diverse forme, con leggere variazioni di colore. Si trovano in commercio a forma piramidale, a forma di parallelepipedo … ; i blocchi vengono scolpiti e oltre alle lampade si ottengono piattini, portacandele e anche sfere da massaggio. L’estrazione dei blocchi in genere è eseguita a mano e questo rende ogni lampada un pezzo unico, con forma e colore particolare.

Come utilizzare al meglio le lampade di sale rosa in casa

La grandezza delle lampade di sale rosa dovrebbero variare a secondo della stanza in cui sono inserite, perché maggiori sono le dimensioni, maggiori sono gli ioni rilasciati. Indicativamente una lampada di 5 Kg è adatta ad un ambiente di 18/20 m quadrati, inoltre è consigliabile lasciare le lampade di sale rose accese almeno per 5/6 ore. Io l’accendo in camera da letto 4 ore prima di dormire, ma per chi preferisce il buio totale si può optare per un’accensione diurna. Le lampade possono essere inserite in ogni ambiente, in camera da letto come luce notturna ma anche in soggiorno, in bagno, nei luoghi di lavoro e vicino ai computer e ai televisori. La sua luce ambrata è rilassante e in cromoterapia le tonalità stimolanti dell’arancione inducono allegria, serenità e ottimismo spazzando via il pessimismo e l’apatia.

Francesco Baracca Un cavallino davvero rampante

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2453&biografia=Francesco+Baracca

Francesco_BaraccaQuando si sente parlare del “cavallino rampante” il pensiero vola istintivamente alla grande Ferrari ed alla sua lunga storia di successi in Formula 1. C’è stata un’altra epoca, però, in cui lo stesso cavallino, sia pure con qualche lieve differenza, ha goduto di popolarità e gloria ancora maggiori; ci riferiamo, cioè, ai tempi dell’asso dell’aviazione militare Francesco Baracca che sceglie il cavallino come proprio emblema traendo spunto da quello, colore argento su sfondo rosso, del “Piemonte Reale”, suo reggimento di cavalleria. E’ sua madre che, dopo la prematura morte di Francesco, decide di donare ad Enzo Ferrari l’ormai storico simbolo.

Francesco Baracca nasce a Lugo (Ravenna) il 9 maggio 1888 da Enrico, facoltoso proprietario terriero, e dalla contessa Paolina de Biancoli. La sua passione per la vita militare lo porta a frequentare l’Accademia di Modena e, all’età di 22 anni, col grado di sottotenente, ad entrare in aviazione, dove le sue doti di pilota cominciano a manifestarsi. Nel 1915 si cimenta nella sua prima vera missione di guerra, nel conflitto fra Italia ed Austria, ma è nell’aprile dell’anno successivo che consegue il suo primo successo con l’abbattimento di un aereo nemico e la cattura del suo equipaggio. E’ questa la prima di una lunga serie di vittorie che gli valgono, dopo appena due mesi, la promozione a capitano e la celebrità: le sue imprese vengono narrate nel mondo assurgendo ad una statura epica. Egli è ormai un “asso”: entra, cioè, a far parte della ristretta cerchia di aviatori che hanno abbattuto almeno cinque aerei nemici, e diviene il più importante pilota italiano della prima guerra mondiale.

 

Nel 1917 viene istituita la 91^ Squadriglia, una sorta di corpo speciale dell’aviazione, detta anche “Squadriglia degli Assi”, ed a Baracca viene concesso di sceglierne personalmente gli uomini che opereranno al suo comando: piloti come Fulco Ruffo di Calabria, il fiorentino Nardini, il campano Gaetano Aliperta, Ferruccio Ranza, Franco Lucchini, Bortolo Costantini, il siciliano D’Urso, Guido Keller, Giovanni Sabelli, il tenente Enrico Perreri, per citarne alcuni, contribuiranno a rendere leggendarie le missioni della 91^ anche a prezzo della vita, come per Sabelli e Perreri.

Ma è nella “Battaglia del Solstizio”, combattuta sul Piave nel giugno 1918, che la Squadriglia degli Assi si rivela determinante perché riesce a conquistare il dominio del cielo ed a riversare il suo micidiale potenziale di fuoco sulle prime linee nemiche fermandone l’avanzata.

Il 19 giugno del 1918, proprio nel corso di tali eventi bellici, Francesco Baracca precipita con il suo aereo in fiamme sul Montello, perdendo la vita a soli 30 anni.

Nella sua brevissima carriera, che tuttavia gli è valsa una Medaglia d’oro, tre d’argento ed una di bronzo al valor militare, oltre a vari riconoscimenti minori, ha preso parte a ben 63 combattimenti aerei, vincendo 34 duelli.

Ma l'”Asso degli Assi” viene ricordato soprattutto per il suo spirito cavalleresco: Baracca non infierisce mai sull’avversario sconfitto e disapprova la tendenza a rendere gli armamenti sempre più devastanti e spietati.

Suo sincero ammiratore è Gabriele D’Annunzio, che dell’Eroe di Lugo ha modo di esaltare le gesta, le qualità umane e militari, ricordandolo nostalgicamente anche dopo la morte.

Sul Montello, circondato da alti cipressi, una piccola cappella rimane a imperitura memoria di Francesco Baracca, un eroe dal volto umano il cui testamento morale è in un messaggio di pace.

Napolitano, è un fratello della Ur Loggia ”Three eyes”?

Scritto da: Aldo Giannulli
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/napolitano-fratello-ur-loggia-three-eyes/

massoneria_napolitano_940La casa editrice “Chiarelettere”, nota per i libri di inchiesta, ha recentemente pubblicato un ponderoso volume (656 pagine) a firma di Gioele Magaldi intitolato “Massoni. La scoperta delle Ur-Lodges”. Magaldi è l’ex maestro venerabile della loggia “Monte Sion” di Roma e sarebbe appartenuto ad una delle Ur Logge di cui parla (la “Thomas Paine”); in realtà il libro sarebbe opera di un collettivo redazionale di sei elementi di cui Magaldi è il solo ad esporsi con il proprio nome ed, a questo volume, se abbiamo ben capito, ne seguiranno altri quattro.

Le Ur Logges sono (o sarebbero) logge a carattere internazionale, quindi non appartenenti a nessun grande oriente nazionale, che raccolgono “fratelli” da tutto il mondo con la caratteristica di essere uomini inseriti ai massimo livelli del potere politico, finanziario, culturale, religioso ecc.

Il libro è zeppo di sensazionali rivelazioni, di cui, però, non fornisce alcuna documentazione, ma l’autore assicura di avere una solidissima base documentaria pronta da essere esibita in caso di querele. Mi occuperò dettagliatamente del libro in un prossimo articolo, spiegando le molte perplessità che mi ispira ed il forte odore di “patacca” che ne promana, qui mi interessa sollevare solo una questione particolare riguardante il neo emerito Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Magaldi sostiene che gran parte (se non la quasi totalità) degli uomini di Stato appartengono ad una di queste super-logge divise in due schieramenti: quello democratico e quello conservatore. Ci sono un po’ tutti: da Putin ad Obama, da Bush a Draghi, dalla Lagarde a Xi Jinping, c’è persino il neo califfo Abu Bakr Al Baghdadi. E, fra gli altri, compare anche il nome di Giorgio Napolitano, che apparterrebbe alla Ur Loggia “Three Eyes” in compagnia di Henry Kiessinger e George Bush padre (ma per un certo periodo vi avrebbe fatto parte anche Berlusconi). A questa Loggia (insieme ad alcune super logge nazionali)  si dovrebbe la nascita della Trilateral Commission, negli anni settanta, e questo, per la verità, non si accorda molto con la presenza del repubblicano conservatore Bush, dato che l’animatore della Trilateral fu, piuttosto, il democratico Brezinski sostenuto da repubblicano “progressista” Rockfeller, ma questo è un dettaglio che potrebbe trovare spiegazione e del quale torneremo a parlare.

Sin qui, non pare che nessuno dei moltissimi personaggi citati abbia presentato querela, ma i termini non dovrebbero essere scaduti, essendo comparso a fine novembre, per cui ci sarebbe ancora un po’ più di un mese a disposizione. E’ comprensibile che la foltissima schiera di personaggi internazionali, nella stragrande maggioranza, ignori l’esistenza del libro e, comunque, non abbia alcun interesse a presentare una querela in Italia, così come si comprende che anche i personaggi italiani abbiano scarso trasporto verso una vertenza legale che si trascinerebbe con i tempi della giustizia italiana, risolvendosi solo in gratuita pubblicità per il libro. Per cui il fatto non meraviglia.

Però, c’è un caso in cui ci chiediamo se l’interessato non abbia una sorta di obbligo morale di presentare querela, quello dell’ex Presidente Napolitano. I capi di Stato, come si sa, difficilmente possono adire le aule dei palazzi di Giustizia, o perché la normativa lo impedisce (riservando l’iniziativa al Guardasigilli) o perché ciò appare inopportuno, dunque è spiegabile che sinora Napolitano non lo abbia fatto, ma da due giorni è un libero cittadino qualsiasi e può farlo. Non sappiamo se la Ur loggia “Three Eyes” possa essere considerata una società segreta da perseguire ai sensi della Legge Anselmi (25 gennaio 1982 n 17), data la sua natura internazionale e la difficoltà di identificare un foro competente. Probabilmente si aprirebbero infinite questioni per stabilire la natura giuridica della associazione e l’eventuale responsabilità penale del cittadino italiano che ne faccia parte. Ma questo è secondario.

Quello che conta, in sede politica e morale, è che un Presidente della Repubblica non possa lasciare un dubbio sulla sua appartenenza ad un sodalizio di questo genere e tanto più se a carattere internazionale. Forse Napolitano non è mai appartenuto alla loggia in questione, forse vi è appartenuto prima della sua elezione al Quirinale e per poi “assonnarsi”, non sappiamo, ma è giusto che l’interessato chiarisca nelle sedi opportune. E che questo avvenga contestualmente al suo ingresso a Palazzo Madama come senatore a vita.

Anche se non ricorrano ipotesi di reato è bene che si sappia con certezza se un Presidente della Repubblica ha fatto parte o meno di questo organismo e quale ruolo vi abbia svolto, soprattutto nel periodo del suo mandato. Infatti, in caso positivo, che abbia fatto parte di quella Loggia durante il suo mandato, sorge il legittimo dubbio che tale appartenenza possa aver influito sulle sue decisioni ed atti; nel caso negativo, è intollerabile che un’ombra del genere possa gravare ingiustamente sul suo settennato.

Pur non essendo certamente un fans di Giorgio Napolitano, la cosa non mi convince molto:  attribuisco scarsissima credibilità al libro di Magaldi –almeno sino a quando non ci esibisca le prove che ha- anche perché lo ritengo inverosimile in più parti, ma, a maggior ragione, la cosa non può essere lasciata priva di un chiarimento: non stiamo parlando di un cittadino qualsiasi.

Dunque crediamo che Napolitano non abbia altra scelta che ammettere pubblicamente la sua appartenenza a questa loggia, chiarendo se solo precedentemente al suo settennato o anche durante esso, o smentire e, contestualmente, querelare sfidando l’autore del libro a fornire le prove di quel che afferma. In fondo, gode di un apparato di segreteria più che sufficiente alla bisogna…

L’arresto di Valpreda, il ballerino anarchico

Scritto da: Andrea Tagliaferri
Fonte: http://luniversale.you-ng.it/2015/01/09/larresto-valpreda-ballerino-anarchico/

18Arrestato il 15 dicembre 1969 come esecutore della strage di Piazza Fontana, Pietro Valpreda sarà scarcerato solo nel 1972 grazie alla cosiddetta Legge Valpreda che cancella l’obbligatorietà di detenzione per gli imputati di strage.Solo tredici anni dopo (1 agosto 1985) sarà definitivamente prosciolto da ogni accusa con sentenza definitiva in Cassazione. La storia del ballerino anarchico (dovette abbandonare il ballo a causa del morbo di Buerger che gli colpisce le gambe e lo porta alla morte il 6 luglio 2002) è emblematica per capire cosa avvenne in quegli anni bui dello Stato italiano, perché l’inchiesta sugli anarchici portò alla morte di Giuseppe Pinelli e l’incarcerazione di un innocente e soprattutto all’assenza di veri colpevoli e, addirittura, all’addebito delle spese processuali alle famiglie delle vittime del 12 dicembre.

Per ricostruire la vicenda di Valpreda è giusto procedere con ordine partendo con la testimonianza che lo incastrò a suo tempo, ovvero quella del tassista Cornelio Rolandi, unico testimone che vide, a suo dire, l’attentatore. Nei giorni in cui veniva arrestato l’anarchico, il tassista milanese, confidava ad un suo passeggero (tale Liliano Paolucci) di aver «trasportato l’uomo che ha fatto saltare la Banca dell’Agricoltura» e, chiamato a riconoscere il passeggero, indicherà agli inquirenti lo stesso Valpreda.

E’ questa la fase cruciale della persecuzione che subirà negli anni a venire l’anarchico e, al tempo stesso, è la fase più discussa dell’intera vicenda. L’importante testimonianza di Rolandi risulta infatti incerta e lo stesso testimone la revisionerà più volte negli anni. Per certo si sa che egli accompagnò un uomo nei pressi della Banca pochi attimi prima della strage. Insospettito dalla coincidenza temporale additò tale passeggero come l’attentatore, fatto che non ha mai trovato un riscontro effettivo da parte degli inquirenti. In secondo luogo anche il percorso compiuto dal taxi lascia sospetti sull’attendibilità del racconto, dato che nei vari interrogatori sarà modificato più volte, come descritto accuratamente nel 2006 dal giornalista Saverio Ferrari su L’Unità, nell’articolo Le stragi di Stato: «Raccontò di aver caricato a bordo della sua Seicento multipla, in piazza Beccaria, alle 16 circa del 12 dicembre, poco prima della strage, un passeggero che gli chiese di essere accompagnato in Piazza Fontana, distante solo pochissimi metri. Che il cliente scese, entrò in banca con una pesante borsa nera per uscire a mani vuote 40-50 secondi dopo, facendosi infine portare in via Alberici. Paolucci avvisò immediatamente la polizia fornendo il numero del taxi.

Subito dopo, Rolandi comparve davanti al nucleo investigativo dei Carabinieri. La versione sottoscritta nel verbale fu leggermente diversa da quella riferita a Paolucci. Il tragitto descritto non fu più lo stesso. Raccontò di essersi fermato, come richiestogli, in via Santa Tecla. Che il cliente scese frettolosamente sbattendo la porta e svoltò per via San Clemente. Lo vide ritornare dopo 3-4 minuti. In questo racconto la sosta davanti la banca non c’era più, l’uomo non fu più visto entrare, e anche il tempo d’attesa risultò dilatato […]. Per compiere 135 metri, la distanza tra piazza Beccaria e l’ingresso della Banca Nazionale dell’Agricoltura, il presunto attentatore sarebbe salito su un’auto pubblica, facendo di tutto per essere visto e ricordato, compiendo poi a piedi 234 metri, da via Santa Tecla alla banca e ritorno. Oltretutto il prezzo della corsa, 600 lire, non risultò corrispondente al tragitto e alla sosta dichiarati, ma, date le tariffe dell’epoca, a 14 minuti di sosta o a un percorso di 2 chilometri e 800 metri».

Anche guardando le procedure di riconoscimento sono sorti dei forti dubbi sull’attendibilità dell’accusa. Innanzitutto la scelta dei quattro sospettati posti, assieme a Pietro Valpreda, è quanto meno discutibile; è lo stesso Valpreda a ricordare l’episodio al quotidiano Repubblica il 3 settembre 2000. A Giovanni Maria Bellu ricorda, rileggendo un diario scritto in quei giorni, come percepì con chiarezza cosa gli stava per succedere, come tutta la situazione era stata costruita a puntino per trovare immediatamente (era il 16 dicembre!) il Mostro. Nella stanza del riconoscimento c’erano lui, sveglio da 48 ore e con l’ultima nottata passata davanti gli uffici della squadra politica, e altri quattro agenti in borghese perfettamente lindi e sbarbati, vestiti con camicia stirata e cravatta e pettinati come si deve. Dall’altra parte della stanza c’era invece l’accusatore, quel Rolandi del quale Valpreda ricorda che probabilmente «aveva veramente accompagnato qualcuno che l’aveva insospettito. Lo descrisse, e non mi somigliava per niente. Faceva pensare più all’idea che Rolandi poteva avere del terrorista altoatesino. Allora andavano di moda. Poi gli mostrarono una mia foto e gli dissero che ero quello da riconoscere».

E così infatti avvenne, o almeno, in parte avvenne perché anche il riconoscimento non fu certo. Rolandi non era sicuro al cento per cento d’aver trasportato Valpreda e lo disse apertamente agli investigatori. I testimoni dell’epoca accertano che la conferma del riconoscimento non avvenne anzi, Rolandi affermò precisamente, indicando Valpreda appunto, «Se non è lui, qui non c’è…». tale affermazione, che i poliziotti vollero leggere come conferma, non venne mai messa a verbale nonostante le proteste dell’avvocato di Valpreda, Guido Calvi, perché ritenuta superflua. A leggere bene le parole del tassista, però, si capisce come egli fosse privo della certezza assoluta e che anzi, tra i sospettati non trovava il proprio passeggero. Per anni questo episodio è rimasto coperto, taciuto, facendo sì che Valpreda vivesse un inferno fatto di menzogne e di colpe attribuitegli ingiustamente solo per il fatto di essere un esponente di un movimento fortemente antagonista e anti-sistema. Fu «un innocente accusato ingiustamente», come lo definisce Francesco Barilli nel suo graphic-novel Piazza Fontana, e per colpa di alcuni errori fatali, e di un volere superiore, dovette restare in carcere per 3 anni e sobbarcarsi dell’ignobile titolo di stragista fino alla metà degli anni ’80 quando, come già detto, fu scagionato definitivamente.

Questa vicenda rivela la falsità della pista anarchica orchestrata ad hoc per trovare un capro espiatorio che non destabilizzasse troppo lo scenario politico del tempo. A 46 anni di distanza, e senza un colpevole appurato, è il caso di dire che chi sapeva ha taciuto e chi organizzò ed eseguì il massacro di Piazza Fontana (17 morti e 88 feriti!) è rimasto impunito, anche se riconosciuto colpevole nel 2005 ma non condannabile perché definitivamente assolto in precedenza, coperto da una sorta di cortina fumogena che ha depistato le indagini perseguendo persone innocenti. Tutta questa serie di messinscene riconferma, appunto, quanto il piano elaborato nel ’65 all’Hotel Parco dei Principi di Roma fu attuato a partire dal 1969 quando si cominciò a colpire la popolazione inerme per far ricadere la responsabilità sui movimenti di estrema sinistra che, acquistando sempre più consenso, rischiavano di destabilizzare l’operato dei Governi italiani.

Non si è mai trovato un mandante, ma la verità storica differisce da quella giuridica e nel dibattito storico hanno più voce gli studiosi e gli intellettuali rispetto alle sentenze; come diceva Pasolini sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974: «Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. […] Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. [..] Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile. Tale verità – lo si sente con assoluta precisione – sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all’editoriale del “Corriere della Sera”, del 1° novembre 1974».

Giulietto Chiesa: “Charlie Hebdo, a Parigi attentato alla pace mondiale. Pensato per accendere la miccia”

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/guerre/charliehebdo_giuliettochiesa.html

Lucida, ruvida, scomoda e acuta la riflessione del giornalista Giulietto Chiesa sull’attentato alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo che ha fatto dodici morti. “Penso si sia trattato di un attentato alla pace mondiale, il tentativo di accendere la miccia e far entrare in guerra l’Europa” ha detto Chiesa.

Nell’intervento che potete ascoltare nel video in fondo all’articolo, Giulietto Chiesa parla chiaro, chiarissimo. «Hollande ha detto che il massacro di Parigi è stato un attentato alla nostra libertà, io penso si sia trattato di attentato alla pace mondiale. Io penso sia stato un attentato agli equilibri internazionali, a quel poco che resta dei precari equilibri che ancora esistono, a quel poco che resta della sovranità dell’Europa. Il massacro di Parigi è la strattonata, forse quella finale, che punta a trascinare l’Europa in guerra. L’Isis è una trappola ben congegnata, quasi perfetta, come altre già scattate in passato. Ma molti non hanno ancora capito la lezione. Lo stato islamico è creatura molto inquinata, molto dubbia; le frequentazioni di Al Baghdadi con i servizi segreti americani, con il senatore McCain si sposano con la domanda cui troppi nostri commentatori in questi mesi non hanno neanche nemmeno provato a dare risposta: chi paga? Chi paga un esercito di olte 50mila uomini, le armi, gli stipendi, le comunicazioni? Chi paga non è la Russia, non è l’Iran perché lo Stato islamico è nato proprio contro l’Iran. Allora restano pochi candidati al ruolo di mecenati del terrorismo cosiddetto islamico; e quindi tutto quello che viene da lì è da ritenere inquinato. Pochi capiscono che i servizi segreti innanzi tutto occidentali sono ormai diventati creature potentissime senza nessun controllo, il cui mestiere è quello di sfuggire al controllo persino degli stessi dirigenti politici. Molti dovrebbero riflettere su quali siano i gradi di libertà dei dirigenti politici europei, perennemente sotto controllo e minaccia se non ubbidiscono agli ordini. Ma la trappola è ben congegnata anche in un altro senso: voglio invitare a una reazione meditata nei confronti di quello che sta accadendo, di questo terribile fatto di sangue di Parigi. Voglio invitare al ragionamento. C’è un esercito di cani arrabbiati qui in Europa, qui in Italia, pronti a mordere dove ordina il padrone, tori schiumanti di furia che muovono le loro corna verso il nemico di turno messo in bella vista perché sia esecrato senza chiedersi neanche chi, perché e come. Piango i colleghi uccisi, ma c’è una muta di stupidi imbestialiti solo perché cerco di pormi la solita e unica domanda: a chi giova tutto questo? Chi è stato? Imbestialiti perchè cerco di capire e perché ho chiesto che si facesse luce sul colpo di stato di Kiev, su chi lo ha favorito, organizzato e finanziato e perché cerco di tirare fuori le vere responsabilità sull’abbattimento del boeing malesiano del luglio 2014. Io ho paura non solo degli attentatori che abbiamo potuto vedere in azione, professionisti, non kamikaze. Ho paura anche anche dell’esercito degli imbestialiti manipolati in Europa già pronti a entrare in guerra, non è ben chiaro contro chi. Più ci penso e più mi convinco che il massacro di Parigi è stato pensato proprio per accendere la miccia”.

http://youtu.be/p9mpDJgmncg

Frutta e Verdura di Stagione: la Spesa di Gennaio

Scritto da: Gloria Mastrantonio
Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/di-stagione/6620-frutta-verdura-di-stagione-gennaio

spesa_gennaio

Con Gennaio, siamo finalmente nel pieno della stagione invernale con tutte le sue specialità e i suoi forti colori. Protagonisti di questo mese sono ancora gli agrumi, dal sapore fresco e dolce, dagli innumerevoli benefici per la nostra salute e dai molteplici usi in cucina, ma come dimenticare la frutta secca da portare in tavola proprio durante le cene ed i pranzi di queste ultime festività?

 

VERDURA

Porro

porro

Membro della “famiglia cipolla”, ma dal sapore dolce e sofisticato, il Porro può essere consumato crudo o cotto ed è l’ideale per insaporire e arricchire zuppe o stufati, ma anche per accompagnare contorni e formaggi. Grazie alla sua caratteristica principale di ben tollerare climi freddi e gelate, il porro è la tipica verdura invernale. Fonte di Vitamina C, ferro e fibre, ha inoltre proprietà diuretiche, lassative ed antisettiche, e proprio per questo è un ottimo rimedio per curare anemie, infezioni urinarie e a mantenere basso il colesterolo. Sembra essere un buon rimedio per la prevenzione del cancro oltre che aiutare il regolare funzionamento dell’intestino. Povero di grassi è indispensabile nelle diete dimagranti.

Cavolo Verza

verza

Varietà  del cavolo cappuccino il Cavolo Verza ha però le foglie increspate dal colore verde all’esterno e più gialle internamente. Dal gusto forte e dalla consistenza croccante ha all’incirca gli stessi valori nutrizionali del broccolo, contiene infatti molta vitamina E, A, C, oltre che fosforo, calcio, potassio zolfo e acido folico (utilissimo durante la gravidanza). Grazie alla presenza degli indoli (composti che aiutano il corpo a generare un certo numero di enzimi benefici), il cavolo verza è un buon rimedio per prevenire tumori soprattutto all’apparato digerente. Per le sue proprietà antinfiammatorie e depurative il succo di questa verdura, può curare non solo inestetismi della pelle, ma anche problemi più gravi quali artrosi, cistiti, emorroidi o addirittura polmoniti e bronchiti. Ovviamente è meglio se mangiato cotto al vapore e bevuto crudo centrifugato.

Rapa

rapa

Dalla pelle color crema o viola e dalla consistenza croccante, la Rapa ha un sapore dolce ma leggermente piccante. Anche se disponibile tutto l’anno, in realtà è consigliabile consumare questo ortaggio soprattutto durante il periodo invernale, in cui è più facile trovare rape più saporite e gustose, nonché tenere e fresche. Sano contributo alla dieta alimentare, la rapa è ricca di Vitamina C, fosforo e fibre. Contiene anche vitamina B6, calcio, manganese, potassio e indoli. Per mantenere tutte le proprietà nutrizionali, questa verdura andrebbe consumata cruda in insalata o al vapore, ma è ottima anche se arrostita al forno. E per coccolare lo stomaco dopo un periodo di abbondanti pranzi e cene di festa, ecco la ricetta per un saporitissimo Risotto alle Rape Bianche:

Ingredienti (4 persone)

2 rape bianche

4 tazze di riso (integrale)

4 tazze di brodo vegetale

1/3 di porro

prezzemolo

olio

sale

Preparazione

Tritate il prezzemolo e il porro. Portate ad ebollizione in brodo in una pentola. Tagliate a piccoli pezzi le rape. Fate soffriggere il prezzemolo ed il porro in un po’ d’olio, aggiungete un pizzico di sale e versate il riso e le rape. Arrostite leggermente il riso con le rape e un po’ alla volta versate il brodo. Fate cuocere a fuoco basso per circa 20 minuti mescolando e facendo attenzione a non far attaccare il riso. Una volta cotto servite con un filo di olio a crudo e, per chi lo preferisce, con una spolverizzata di parmigiano o grana.

E ancora nel vostro cesto delle verdure per questo mese potete mettere:

barbabietola rossa

broccolo

cicoria

carote

sedano

fagioli

zucca

radicchio

finocchio

cavolfiore

carciofo


FRUTTA

Frutta Secca

frutta_secca

Oltre alle mandorle, noci e nocciole, fichi, datteri, prugne e uva passa sono i frutti secchi più comuni che solitamente vengono consumati durante la stagione invernale, per godere così anche nei mesi più freddi dei benefici per la salute, propri della frutta estiva. Ottima fonte di nutrimento, la frutta secca, dovrebbe essere sempre a portata di mano, e per essere sicuri della provenienza della frutta che mangiate, perché non prepararla in casa seguendo il metodo che vi abbiamo illustrato qualche tempo fa’, Come costruire un essiccatore per alimenti homemade? Attenzione però a non esagerare, perché a causa della disidratazione, la frutta secca può contenere molti più zuccheri, e di conseguenza più calorie, di quella fresca.

Mandarancio

mandarancio

Ibrido tra il mandarino e l’arancia, il Mandarancio, dalle diverse varietà, alcune più simili al mandarino ed altre più all’arancio, dalla polpa succosa e dolce, ha le stesse proprietà nutrizionali di tutti gli agrumi, quindi in particolare è un’ottima fonte di Vitamina C, necessaria al nostro organismo per affrontare e combattere i raffreddori stagionali.

Per tutto il mese di Dicembre possiamo ancora trovare:

arancia

mandarino

pere

kiwi

melagrana

cachi

mele

Svolta in Cina? Il governo faciliterà gli ambientalisti nelle cause contro gli inquinatori

Fonte:http://www.greenreport.it/news/svolta-cina-ambientalisti/

cina inquinamento

Secondo gli ultimi dati ufficiali, in Cina ci sono più di 700 Organizzazioni non governative «aventi per vocazione quella di proteggere l’ambiente», come spiega all’agenzia ufficiale Xinhua Liao Hong, un alto funzionario del ministero degli affari civili. Fino ad ora queste Ong non hanno avuto vita facile, anche se sono andate gradualmente assumendo un’importanza politica e sociale che è sempre più evidente nell’inquinatissima Repubblica popolare. Molto potrebbe cambiare adesso, con l’interpretazione giudiziaria pubblicata il 6 gennaio dalla Corte popolare suprema nella quale si legge che «la Cina apporterà maggiore sostegno alle organizzazioni non governative (Ong) nelle loro denunce alla giustizia di chi contravviene alle regole sull’ambiente».

La Corte popolare suprema, il ministero degli Affari civili e quello della Protezione dell’ambiente hanno anche pubblicato una circolare congiunta per garantire il diritto delle associazioni ambientaliste a ricorrere alla giustizia

Xinhua spiega che secondo questa interpretazione giudiziaria, entrata in vigore ieri, «una Ong che protegge gli interessi pubblici e conduce delle attività per proteggere l’ambiente sarà riconosciuta come “Ong per la protezione ambientale”». Inoltre il documento della Corte popolare suprema evidenzia che «Le spese di giustizia saranno ridotte nell’ambito di un procedimento pubblico senza scopo di lucro e saranno pagate dalla difesa se il denunciante  vince la causa». Inoltre, «le Ong per la protezione ambientale potranno anche intentare cause contro i contravventori in tutto il Paese, anche al di fuori delle loro regioni di immatricolazione». Però «Le Ong per la tutela dell’ambiente che cercano di ottenere dei guadagni nei processi saranno sanzionate».

Un bel passo avanti, probabilmente dettato dal fatto che il governo comunista cinese non riesce ad arginare l’inquinamento della imponente crescita del Paese che rischia di avvelenarne il futuro.  Secondo recenti studi, circa i due terzi del suolo della Cina è inquinato e il 60% delle acque di falda non è potabile perché troppo contaminato. Solo pochi giorni fa un tribunale della Cina orientale ha comminato una multa da 26 milioni di dollari a 6 fabbriche che scaricavano acidi in due fiumi e che erano state  citate in giudizio da un’associazione e sostenuta dal governo locale.  In un Paese  il cui premier Li Keqiang nel marzo 2014 ha dichiarato ufficialmente guerra allo smog, che sta rottamando le auto più inquinanti e le centrali a carbone più vecchie, la Cina dell’accordo climatico con gli Usa  –   due più grandi emettitori di gas serra del mondo –  non può continuare a tenere ai margini un crescente movimento ambientalista che fa da virtuoso contraltare civico alla corrotta classe dirigente comunista locale che fa affari con gli inquinatori.

Solo a dicembre Xinhua  aveva annunciato che il governo sta esaminando un progetto di legge che aumenterebbe la supervisione sulle Ong straniere che cercano di operare nel Paese ed anche l’accenno alla possibilità di «ottenere dei guadagni nei processi» dell’interpretazione giudiziaria pubblicata della Corte popolare suprema ricorda troppo le accuse di “raccolta di fondi illegali” che vengono spesso utilizzate per chiudere le Ong s ritenute politicamente scomode.

La dichiarazione della Corte popolare suprema  riguarda sia le Ong che  le organizzazioni ambientaliste sostenute e fiancheggiatrici dal governo, non è chiaro se anche gli ambientalisti indipendenti e le associazioni ambientaliste internazionali come Wwf e Greenpeace beneficeranno della normativa. Vedremo se queste maggiori opportunità per le Ong ambientaliste si tradurranno anche in una diminuzione dell’intenso controllo che il governo cinese attua su Associazioni che spesso hanno difficoltà a ottenere il riconoscimento ufficiale, mentre quelle la cui attività sembrano in conflitto con le autorità locali possono essere chiuse.

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