TRUMP MOMENT: PURA ILLUSIONE!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2016/11/16/trump-moment-pura-illusione/

Nel fine settimana vi abbiamo spiegato per quale motivo le politiche economiche di Trump secondo la storia non riusciranno a causare reflazione o inflazione, ma proviamo a rispiegarvelo aggiungendo altri elementi di riflessione in un flash senza troppe parole…

Prima di tutto è essenziale capire che ci troviamo nel bel mezzo di una deflazione da debiti!

Cosa è una deflazione da debiti? Se usate il motore di ricerca google ai primi due posti troverete solo i nostri articoli. La spiegazione la trovate qui sotto, al seguente indirizzo …

DEFLAZIONE DA DEBITI: COSA POTREBBE ACCADERE …

Primo fondamentale passaggio…

Risultati immagini per cnbc president deficit debt

Risultati immagini per balance sheet fed 2016

Dopo la più imponente dose di stimoli fiscali e monetari della storia il tutto sotto un’amministrazione democratica e quindi sotto Obama, dell’inflazione nessuna traccia, calma piatta, nisba, ZERO ASSOLUTO!

United States Inflation Rate

Si ma sai se creo occupazione e taglio le tasse e introduco stimoli fiscali poi la gente consuma.

Loro ti hanno raccontato per anni  che Obama ha fatto il miracolo in fatto di occupazione e fatto esplodere il debito per stimolare l’economia e le riduzioni fiscali e il risultato …

Immagine333… un aumento del tasso di risparmio e una diminuzione dei redditi, dei consumi e un aumento deleveraging ovvero una riduzione del debito privato.

Quindi il risparmio è andato in parte a servizio del debito, perchè siamo in una deflazione da debiti!

Infine concludo rapidamente con una tripletta!

Il recente aumento dei tassi e rendimenti produrrà un’ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta…

La forza del dollaro ha conseguenze deflattive per l’economia americana…

E ma si loro lo svalutano quando vogliono! Ogni cosa a suo tempo, prima il QE4 e poi ci risentiamo.

Il rimbalzo dei tassi in America è solo una pia illusione, la tendenza a ribasso SECOLARE continuerà sino alla fine di questa nuova GRANDE DEPRESSIONE!

Si ma sai il taglio  delle tasse crea occupazione…

E ma vedrai con Trump il debito pubblico scenderà…

ImmagineA si certo taglio le tasse senza tagliare la spesa… che figata in mezzo ad una deflazione da debiti è come cercare di accendere una sigaretta sotto una cascata!

Per il momento ci fermiamo qua il prossimo giro lo facciamo sul moltiplicatore negativo della spesa per infrastrutture. Buona consapevolezza!

Smog: quanto incide sulle malattie polmonari?

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/smog-malattie-polmonari.php

smog malattie polmonari
L’inquinamento mette sotto attacco le vie aeree

A causa dell’inquinamento le patologie dell’apparato respiratorio tendono ad acuirsi e peggiorano le malattie croniche come la BPCO Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva  che colpisce bronchi e polmoni di tre milioni di italiani, la maggior parte anziani, fragili e affetti da malattie croniche concomitanti.

“A causa delle emissioni degli impianti di riscaldamento e quelli delle automobili, aumentano le concentrazioni di polveri sottili nell’aria che sono micidiali per i nostri pazienti”, spiega il professor Leonardo Fabbri, già Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Il consiglio a tutti loro è quello di non frequentare spazi affollati a rischio di contagio infettivo e di non uscire di casa se non strettamente necessario e, se possibile, allontanarsi dai grandi centri trafficati in presenza di picchi di inquinamento. “Inutili gli altri rimedi, come l’uso delle mascherine: non recano, purtroppo, alcun beneficio”.

La BPCO colpisce nel mondo 329 milioni di persone e l’Organizzazione mondiale della Sanità stima che possa diventare entro il 2030 la terza causa di morte. Si tratta di una malattia che colpisce bronchi e polmoni, con conseguente riduzione della funzionalità respiratoria causata dall’ostruzione bronchiale. L’infiammazione cronica presente causa cambiamenti strutturali e un progressivo restringimento delle vie aeree.

All’origine della Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva vi sono:
– fumo di tabacco,  ben nove pazienti su dieci sono fumatori o ex tabagisti
– alcol
–  esposizione professionale a sostanze irritanti (polveri, agenti chimici, fumi e vapori)
– inquinamento atmosferico e domestico
– invecchiamento della popolazione.

 

Nuovo 11 Settembre, prima che Trump possa insediarsi?

Fonte: http://www.libreidee.org/2016/11/nuovo-11-settembre-prima-che-trump-possa-insediarsi/

Nuovo 11 Settembre, se Trump non cede ai neocon? Già all’indomani del voto americano, a lanciare l’allarme è Massimo Mazzucco, autore di clamorosi documentari sugli opachi retroscena degli attentati contro le Twin Towers. Il pericolo, oggi? Evidente: l’oligarchia al potere ha perso la sua pedina di fiducia, Hillary Clinton, ma in compenso può contare su una maggioranza parlamentare “bulgara” dei repubblicani, tra cui si annidano molti insidiosi neocon, mentre Obama è sulla via del congedo e Donald Trump non controlla ancora le leve del comando. Due mesi ad alto rischio, per Mazzucco, da qui all’insediamento ufficiale, il 20 gennaio 2017. Riuscirà ad arrivarci, Trump? O invece la situazione precipiterà del caos, grazie all’ennesimo “provvidenziale” maxi-attentato, destinato a rimettere in sella gli uomini del potere-ombra che controlla e manipola la sicurezza? La minaccia è reale, insiste Mazzucco, anche perché il Deep State – Washington e Wall Street, Pentagono e intelligence – ha capito inequivocabilmente che l’americano medio è in rivolta: votando Trump e licenziando Hillary, ha voluto bocciare i santuari del potere imperiale, militare e finanziario.

«Quando vinse Barack Obama scrivemmo che il segnale primario di quell’elezione era che l’America fosse finalmente pronta ad eleggere un nero alla Casa Bianca», ricorda Mazzucco sul blog “Luogo Comune”. Sembrava «un grande passo evolutivo, Massimo Mazzucconella breve storia di questa nazione, indipendentemente da ciò che poi il nuovo presidente sarebbe o non sarebbe riuscito a fare». Otto anni dopo, la situazione è perfettamente speculare: «La vittoria odierna di Trump può essere letta con gli stessi parametri: ci dice sostanzialmente che l’America di oggi si ribella ad un sistema politico ormai palesemente marcio, indipendentemente da quello che poi farà o non farà Donald Trump dall’ufficio ovale della Casa Bianca». Quella di oggi, infatti, «non è tanto una vittoria di Trump, quanto piuttosto la sconfitta di un enorme apparato di gestione del potere, il cui strumento principale sono in media asserviti, e il cui scopo ultimo è quello di permettere ad una oligarchia di controllare un’intera nazione tramite il velo ingannevole della “democrazia”». Tutto questo «sembra vacillare di fronte ad una reazione di tipo istintivo e irrazionale nella parte più “ignorante”», il famoso “contadino dell’Oklahoma”, «che ha capito con la pancia che il sistema lo stava ingannando, e sempre con la pancia ha scelto di combatterlo con l’unica arma che aveva a disposizione: il candidato “antisistema”».

Questo risultato travolgente, continua Mazzucco, è stato paradossalmente aiutato da una candidata, Hillary Clinton, che «è riuscita a concentrare sulla propria persona tutto il peggio dell’attuale sistema politico: corruzione, arroganza, prevaricazione, menzogna reiterata, prepotenza e collusione», il tutto «perpetrato pacchianamente alla luce del sole». Chiarita la psicologia dell’elettore, resta oscura l’altra faccia dell’America: già si sapeva che, nel caso di una vittoria di Trump, «il sistema politico si sarebbe immediatamente messo in moto per cercare di metabolizzalo e farlo diventare uno di loro. Già ci sono riusciti in parte, mettendogli accanto il fintamente pacato Mike Pence». E se questo non dovesse bastare, aggiunge Mazzucco, «potete stare certi che entro pochi mesi (e probabilmente prima ancora dell’insediamento effettivo del 20 gennaio) l’America si troverà a fronteggiare un evento di tipo “terroristico” molto simile a quello dell’11 Settembre». Per eventuali “golpisti”, infatti, l’occasione sembra favorevole: abbiamo davanti «due mesi di assoluto vuoto politico».

Da qui in avanti, «Obama non ha più nemmeno l’autorità per incollare un francobollo, mentre lo stesso Parlamento si prepara a cedere la maggioranza assoluta al partito repubblicano». E con una “supermajority” come questa, c’è poco da scherzare: i repubblicani controllano contemporaneamente la presidenza e i due bracci del Parlamento, quindi possono far passare speditamente tutte le leggi che vogliono, senza dover temere una reale resistenza da parte dell’opposizione. «Non saranno certo i neoconservatori del complesso militare-industriale a farsi sfuggire l’occasione per lanciare definitivamente il loro sogno di “nuovo secolo americano” già dall’alba del 21 di gennaio prossimo». Gli uomini del Pnac, il disegno di supremazia imperiale a suon di bombe, emersero attorno a George W. Bush – Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld, Condoleezza Rice, Dick Cheney – ma non sono affatto scomparsi. «Teneteli d’occhio da vicino, i vari Bolton, Cheney, Rowe e tutti gli altri della vecchia guardia neocons, perché qualunque cosa esca dalle loro bocche nelle prossime ore – profetizza Mazzucco – sarà destinato ad avverarsi, probabilmente in tempi molto brevi».

Armi a energia diretta. Dalle onde acustiche ai sistemi laser

Fonte: https://www.ibs.it/armi-a-energia-diretta-dalle-libro-fausto-intilla/e/9788854885691

Fausto Intilla

Editore: Aracne
Anno edizione: 2015

Pagine: 128 p. , ill. , Brossura

EAN: 9788854885691

Le armi a energia diretta non appartengono più alla fantascienza, sono ormai una realtà che promette di rivoluzionare la guerra moderna come fece in passato la polvere da sparo nell’era delle armi bianche. Tra non più di dieci anni, le armi a energia diretta cambieranno radicalmente la natura delle guerre in molti scenari geopolitici. I dispositivi saranno di tipo aereo, navale e terrestre. Avranno capacità di ingaggio selettive e istantanee; agiranno contro bersagli multipli con un’autonomia sconosciuta alle armi convenzionali, presentando inoltre costi unitari, rispetto a queste ultime, assai inferiori. In questo volume vengono esposte, con tutti i relativi dettagli tecnici che le contraddistinguono, tutte le tipologie di arma a energia diretta attualmente disponibili presso uno degli eserciti più potenti al mondo: quello degli Stati Uniti d’America. Si partirà quindi dalle armi a radiofrequenza, per arrivare a quelle a onde sonore, passando per le armi laser di ultima generazione: un excursus volutamente scevro da considerazioni etiche o giuridiche sull’utilizzo di queste armi.
Fausto Intilla (6 febbraio 1972), inventore-divulgatore scientifico, è di origine italiana ma vive e lavora in Svizzera (Canton Ticino). Nel campo delle invenzioni il suo nome è legato alla “Struttura ad albero”, una delle più note strutture antisismiche per ponti e viadotti brevettata in Giappone e negli Stati Uniti (si veda: US Patent Office). Nel campo della ricerca sull’interazione tra psiche e materia, Intilla ha collaborato inoltre allo sviluppo di alcune teorie ed esperimenti, con alcuni membri del PEAR (Princeton Engineering Anomalies Research). Le ricerche in questo ambito scientifico, dopo la chiusura dei laboratori del PEAR, si sono trasferite all’ ICRL (International Consciousness Research Laboratories); in questo istituto, da diversi anni a questa parte, le ricerche sono rivolte verso il “Global Consciousness Project”.

La cromoterapia: il potere dei colori

Scritto da: Lidia Pregnolato
Fonte: http://www.alfemminile.com/benessere-salute-benessere/cromoterapia-s782125.html

La cromoterapia: il potere dei colori

La cromoterapia ha origini antichissime, le medicine tradizionali hanno infatti da sempre attribuito grande importanza all’influenza dei colori sulla salute e sullo stato d’animo umano.

Egizi, Romani e Greci praticavano l’elioterapia (esposizione alla luce solare diretta) per la cura di diversi disturbi, in India la medicina ayurvedica ha sempre tenuto conto di come i colori influenzino l’equilibrio dei chakra, e anche i Cinesi affidavano il proprio benessere all’azione dei vari colori.

Negli ultimi anni la cromoterapia è tornata i auge e ha avuto un notevole sviluppo grazie a studi scientifici che hanno evidenziato l’influenza dei colori sul sistema nervoso, immunitario e metabolico. Va anche detto che l’efficacia della cromoterapia è contestata da una parte della comunità scientifica, in quanto nessuna pratica cromoterapica è mai stata in grado di superare uno studio clinico controllato, e anche i presupposti della teoria sono considerati scientificamente incoerenti.

La cromoterapia: di cosa si tratta

cromoterapia è una tecnica che si integra facilmente ad altre terapie o trattamenti per potenziarne il risultato e usa i colori per aiutare il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio.
L’effetto terapeutico del colore sull’organismo umano è legato alla natura oscillatoria delle nostre cellule: il malessere o la malattia non sono altro che una disarmonia del ritmo vibratorio cellulare su cui i colori hanno potere armonizzante.
Dal punto di vista terapeutico la cromoterapia è considerata una “terapia dolce” in quanto non è invasiva e incapace di creare dipendenza.

La cromoterapia: come avviene

I colori possono essere assorbiti dal nostro organismo in diversi modi:
– attraverso le irradiazioni luminose fatte con speciali apparecchiature e filtri;
– attraverso gli alimenti, ossia mangiando cibi con il loro colore naturale;
– attraverso la luce solare che comprende nel suo spettro tutti i colori;
– attraverso l’acqua solarizzata;
– attraverso gli abiti,
– attraverso il bagno, quindi con acque colorate con essenze naturali o luci speciali;
– attraverso la meditazione, seguendo precise tecniche;
– attraverso la visualizzazione e la respirazione;
– attraverso il massaggio con speciali prodotti e pigmenti colorati.

La cromoterapia: gli effetti dei colori

Rosso
Questo colore possiede un’energia “molto calda” e i suoi effetti sull’organismo sono: aumenta il numero dei battiti e quindi la circolazione sanguigna, alza la pressione arteriosa, aumenta la frequenza respiratoria, stimola l’attività nervosa e ghiandolare, attiva il fegato e i nervi sensitivi.
Per il suo potere decongestionante serve nelle forme dolorose croniche, mentre i suoi effetti sulla psiche sono di energia fisica, evocazione del fuoco, pericolo, distruzione.

Arancione
E’ un colore “caldo” ed è il risultato della combinazione dei raggi rossi e gialli. Questo colore ha un’azione liberatoria sulle funzioni fisiche e mentali, ha una forte proprietà stimolante della tiroide, è antispastico e ottimizza l’attività della milza. Sulla psiche invece induce serenità, entusiasmo, allegria, aumenta l’ottimismo, e la sinergia fisica e mentale.

Giallo
Dal punto di vista fisiologico è il colore più adatto agli sportivi perché incrementa il tono neuro muscolare e dà una maggiore prontezza di riflessi, aiuta inoltre la digestione e purifica l’intestino, riducendo il gonfiore addominale. Gli effetti sulla psiche: costituente del sistema nervoso, è un forte stimolatore di allegria, senso di benessere e lucidità.

Verde
Energia di tipo “neutro”, il ynamic::auto”>verde si colloca al centro tra i colori freddi e quelli caldi, ne rappresenta la sintesi e dal punto di vista fisiologico aumenta il benessere generale dell’organismo e ripristina l’equilibrio delle sue funzioni. A livello psichico genera calma ed è un sedativo del sistema nervoso: aiuta a combattere irritabilità, insonnia, ansia ed esaurimento.

 
E’ un’energia di tipo “freddo” ed è il ynamic::auto”>colore della calma, dell’infinito, della pace e della serenità. Dal punto di vista fisiologico stimola il sistema parasimpatico, diminuisce la pressione arteriosa, il ritmo respiratorio e i battiti del cuore, mentre sulla psiche agisce combattendo l’agitazione sia fisica che mentale ed è quindi usato per favorire rilassamento e distensione.

Indaco
Energia di tipo “freddo” che ha la capacità di allargare la nostra comprensione e di curare i disturbi che colpiscono gli organi sensoriali come occhi, naso e orecchie. E’ inoltre rinfrescante, astringente, depuratore del sangue, tonico muscolare e capace di favorire l’intuito.

Violetto
Energia di tipo “freddo” capace di stimolare la produzione di globuli bianchi e lo sviluppo osteo-scheletrico. E’ utile contro sciatalgie e nevralgie, è attivo contro eczemi, psoriasi, acne e a livello mentale favorisce la spiritualità, l’ispirazione e lafantasia.

VENEZIA – MISTERO LAGUNARE

Scritto da: Alessandro Calvi
Fonte: http://www.area-online.it/magazine/venezia-mistero-lagunare/

venezia

Scrive Pedrag Matvejevic che coloro i quali «arrivano a Venezia dai vari centri dell’Europa vi incontrano l’Oriente. Per le popolazioni dei Balcani e del Vicino Oriente, invece, Venezia è al tempo stesso Europa e Occidente. Gli uni vedono in essa le origini di Bisanzio, gli altri la fine». L’inizio e la fine e ciò che si trova in mezzo. Tutto, insomma. O invece il suo opposto. E infatti un grande conoscitore di Venezia come Iosif Brodskij ha scritto che questa città «non ha un Nord né un Sud, non ha Est né Ovest; non ti indica una direzione, sempre e solo vie traverse. Ti circonda e ti avvolge come una massa di alghe marine sotto zero, e più ti agiti, più ti dibatti da una parte e dall’altra cercando di orientarti, più ti smarrisci». Dunque, il caos dopo l’ordine. Il fatto è che Venezia è multipla e inspiegabile, aperta ad essere letta su più livelli. E, mentre in laguna si apre la stagione delle grandi navi che vomitano crocieristi a getto continuo, ci si può affidare a certe guide un po’ speciali per scoprire queste altre Venezie. Hugo Pratt, ad esempio, e quel marinaio pseudo-anarchico, Corto Maltese, che è la sua proiezione di carta.

«Non ha un Nord né un Sud, non ha Est né Ovest; non ti indica una direzione, sempre e solo vie traverse»

«Ci sono diversi mondi esoterici in questa storia», spiegava Pratt, rispondendo a una domanda su Sirat Al Bunduqiyyah, la Favola di Venezia. Si riferiva, disse, al mondo «della massoneria, quello dei neoplatonici, quello della cabala. Tutte queste cose si ritrovano a Venezia, Venezia è una città esoterica ». Già, eppure in pochi oramai se accorgono. Sarà forse perché, come ha scritto Matvejevic: «la potenza l’egemonia e le conquiste, i tesori, i commerci e lo sfarzo hanno contribuito a creare un’immagine semplificata di Venezia. È più facile ravvisare i tratti esotici che le inclinazioni esoteriche. Pochi sanno degli occultisti, degli spiritisti, dei giocatori, dei grandi intriganti, biscazzieri, avventurieri, imbroglioni e speculatori, dei seguaci della magia nera e bian ca che pure popolarono la città sulla laguna». Per non dire dei cabalisti. Tra i conoscitori della Cabala c’è da annoverare Baldassarre Longhena, figlio di Melchisedech e sommo architetto, autore della basilica di Santa Maria della Salute, a due passi da Punta della Dogana, luogo di per sé spettacolare e dal quale si ha la sensazione di dominare l’intero bacino di San Marco, sino al mare. Ebbene, secondo gli studi dell’italianista e storico tedesco Gerhard Goebel-Schilling e dell’editore e libraio di Venezia Franco Filippi, nelle misure del Tempio ricorrono numeri riconducibili sia alla tradizione cattolica che alla Cabala ebraica. L’intento potrebbe essere stato quello di nascondere nella struttura della Basilica, eretta per ringraziare la Vergine per aver posto fine alla pestilenza del 1630, un messaggio ecumenico. Peraltro, proprio a due passi dalla Basilica c’è una fondamenta che si chiama Ca’ Balà.

In una calletta che si dirama da qui, per circa cinquant’anni visse Ezra Pound; e la circostanza non è priva di una coloritura ironica, se non, forse, sarcastica. Ma inseguendo Longhena si può intravvedere anche un pezzetto di un’altra Venezia, quella alchemica. Ci si deve trasferire a Cannaregio. Qui, sulla facciata laterale di Palazzo Lezze, sul campo de la Misericordia, si possono osservare alcuni bassorilievi discretamente incastonati tra i balconi del primo piano e che si ritiene siano ricchi di simboli alchemici. Poi, raggiunto lo splendido campo dell’Abbazia si comprende fino in fondo perché Venezia sia città d’acqua; quindi, allungando lo sguardo s’incontra il bordo settentrionale della città: la Sacca de la Misericordia che sembra aprirsi verso l’infinito e racconta una Venezia rarefatta e malinconica che si specchia in San Michele, l’isola-cimitero al di là dell’acqua, mentre sul lato terreno si avverte il palazzo detto Casino degli Spiriti, quasi a fare da vedetta, una sorta di bolla tra la Venezia dei vivi e quella dei morti. I rilievi alchemici, peraltro, ci ricordano che i muri di Venezia sono molto loquaci. A parlare sono soprattutto le pàtere, piccole sculture in bassorilievo, scalpellate da mani sapienti. «I rari cultori di questo genere di arte applicata – scrisse ancora Matvejevic – le chiamano anche sculture erratiche, per caratterizzare la loro natura vagabonda, dal destino randagio». Ve ne sono disseminate per Venezia di ogni tipo ed ogni forma e ciascuna racconta qualcosa: insegne, blasoni, piccole storie come fanno i graffiti incisi sugli stipiti dell’entrata della Scuola grande di San Marco, a San Zanipolo, che rappresentano alcune imbarcazioni e un uomo con un cuore in una mano. O, ancora, simboli dei quali a volte si è perso il senso, e figure che riemergono dall’arcano come le due raffigurazioni di homo selvaticus, uno in campo San Trovaso l’altra sulla facciata di palazzo Bembo- Boldù, a Santa Maria Nova. Infine, c’è la città massonica.

Si potrebbe dire dell’impressionante cenotafio di Antonio Canova, una piramide all’interno della chiesa dei Frari, ma è più interessante ancora la settecentesca Santa Maria Maddalena di Tommaso Temanza. Non può sfuggire, proprio nel timpano d’ingresso, il triangolo intrecciato con un cerchio formato da un serpente e con al centro un grande occhio; simboli che pur appartenendo alla cultura cristiana in questo caso sembrano alludere ad altro. E la sensazione si rafforza se soltanto si legge la scritta posta subito sotto: “Sapientia aedificavit sibi domum”. E se poi non bastasse l’intreccio di simbologie cristiano-massoniche, in quella scritta si può anche leggere un’eco dell’eresia gnostica. Conviene, infine, immergersi nelle Marzarie fino a giungere in piazza San Marco e lasciarsi guidare dai torpedoni umani che la infestano. Nulla di meglio, per tornare a coltivare la speranza che le cose di Venezia abbiano un significato univoco come sembra avere, qui a San Marco, tutto ciò che celebra la grandezza e la potenza della Serenissima e il suo splendore. Ma basta venire qui di notte, quando il Leone marciano torna padrone della sua piazza, e perdersi nella selva dei capitelli del Palazzo Ducale.

«Inafferrabile come la sua acqua natale, che sembra stagnare e invece non è mai ferma, attira senza posa il nostro cuore»

Ed è allora che, in quelle figure minute e parlanti, molte certezze cadranno. Venezia, come scriveva Diego Valeri, rimane «inafferrabile come la sua acqua natale, che sembra stagnare e invece non è mai ferma, mai la stessa, che attira senza posa i nostri occhi e il nostro cuore, quasi dovesse rivelarci il perché della vita, e intanto fugge via, furtiva, silenziosa, limpida e impenetrabile ». Eccolo, infine, il segreto rivelato: Venezia è la vita, con buona pace di coloro i quali, scriveva ancora Valeri, «confondendo la vita col moto materiale e col frastuono confuso delle moderne attività meccaniche, parlano, sgomenti e inorriditi, di una oziosa e morbosa e contagiosa tristezza di Venezia», e «si attaccano a Venezia appunto per codesta tristezza: non ne sentono e non ne amano che la bellezza guasta, la stanchezza febbrile, ossia quel senso e gusto della morte ch’essi portano e covano voluttuosamente dentro di sé». Si noti: «ch’essi covano». E invece Venezia, è ancora Valeri a dirlo, «è una città che sveglia nei ben vivi tutte le potenze vitali, impedendoli di acquietarsi nell’automatismo dei consueti sentimenti e pensieri, donando loro sempre nuovi motivi di stupore e di esaltazione». Lo ricorda infine, ed altrimenti, anche Fernand Braudel scrivendo dei suoi “incontri intimi” con Venezia: «Solo, finalmente, con me stesso».

Marsilio Ficino

Fonte: http://www.ficino.it/marsilio-ficino

Figlio di un medico del Val d’Arno, Marsilio Ficino nacque il 19ottobre1433, a Figline. È il massimo rappresentante di quell’Umanesimo fiorentino che, con Giovanni Pico della Mirandola, rimane all’origine dei grandi sistemi di pensiero del Rinascimento e della filosofia del Seicento,basti pensare a un Giordano Bruno o a un Campanella.

Dopo aver studiato sui testi di Galieno, Ippocrate, Aristotele, Averroè ed Avicenna, Ficino fu scelto da Cosimo de’ Medici il Vecchio (chiamato da lui stesso «secondo padre») per riportare a Firenze la tradizione platonica, già reintrodotta da Leonardo Bruni, dal Traversari e dai bizantini Bessarione e Pletone fin dai tempi del Concilio del 1439. A tale missione si aggiunse per Marsilio, nell’arco di trent’anni, l’incarico di tradurre il Corpus Hermeticum, ossia gli scritti del leggendario Ermete Trismegisto, le Enneadi di Plotino e altri testi neoplatonici ancora. Dopo la morte di Cosimo, furono Piero, suo figlio, e poi Lorenzo il Magnifico a sostenere l’opera di traduttore e di pensatore del Ficino. E così, varî incarichi ecclesiastici permisero a Marsilio di dedicarsi interamente tra il 1474 e il 1497 alle traduzioni in latino di Plotino, di Proclo, di Sinesio, di Porfirio, di Giamblico, di Psello e dello Pseudo-Dionigi. L’opera sua di filosofo, invece, egli completò sostanzialmente tra il 1458 e il 1493, con il Di Dio et anima, il De divino furore, il De voluptate, il De Sole, la Theologia Platonica, trattato sistematico sull’immortalità dell’anima, il De vita libri tres sull’igiene fisica e mentale degli studiosi, libro quest’ultimo ricco di spunti magici ed astrologici, derivati da Plotino, da Porfirio, dall’Asclepius e dal Picatrix. Una fondamentale importanza nell’opera di questo grande umanista rivestono i numerosi «argumenta» e «commentarii» elaborati in occasione delle sue traduzioni platoniche, tra cui spiccano il commento al Timeo e quello al Parmenide. Mentre il De amore, destinato ad esercitare una formidabile influenza su tutta la letteratura fino all’Ottocento, da Leone Ebreo a Shelley, prendendo spunto dal Convivio di Platone, può pienamente considerarsi un’opera d’autore. Un ulteriore aspetto, determinante per capire la fama europea del Ficino, è costituito dalle sue Lettere, tutte ispirate ad un ideale di saggezza platonica impregnata di forti venature ora poetiche, ora esoteriche e metafische. ( Il reprint delle Epistole, edizione Capcasa 1495 è stato pubblicato dalla Société Marsile Ficin con introduzione di Stéphane Toussaint nel 2011).

Non è difficile capire come l’opera di Ficino fosse destinata a rivoluzionare una cultura occidentale fino a poco in gran parte estranea al Plotino ed al Proclo «originali», a «tutto» Platone così come al Corpus Hermeticum. Lo si evince da opere assai suggestive quali il De Sole, il De vita e il De amore : il pensiero ficiniano propone una visione dell’uomo con forti affinità cosmiche e magiche, al centro di una «machina mundi» animata, altamente spiritualizzata proprio perché pervasa dallo «spiritus mundi». La funzione essenziale del pensiero umano è di accedere, attraverso una illuminazione immaginativa («spiritus» e «fantasia»), razionale («ratio») e intellettuale («mens») all’autocoscienza della propria immortalità e all’«indiarsi» dell’uomo grazie a quei «signa» e «symbola», segni cosmici paragonabili a geroglifici universali originati dal mondo celeste. L’agire umano in tutte le sue sfumature, artistiche, tecniche, filosofiche e religiose esprime in fondo la presenza divina di una «mens» infinita nella natura, all’interno di una visione ciclica della storia, scandita dal mito del «grande ritorno» platonico.

Marsilio Ficino morì il 1 ottobre 1499 nella sua Firenze, dopo la caduta del Savonarola, mentre l’Europa, di lì a poco, avrebbe riconosciuto la portata epocale del suo pensiero affidato a molte stampe italiane, svizzere, tedesche e francesi delle sue opere.

Orbs nella tomba etrusca

Scritto da: Gabriele Luzzini
Fonte: http://www.sogliaoscura.org/orbs-nella-tomba-etrusca/

Nel corso del sopralluogo alla Necropoli etrusca, di cui ho già parlato nell’articolo il misterioso Sarcofago della Necropoli, ho avuto la possibilità di entrare nella tomba a tumulo denominata dei ‘Carri’.
Vi ricordo che in qualunque tipo di studio e analisi sul campo, è norma fondamentale avere l’autorizzazione (se poi intendete svolgere indagini paranormali in case disabitate, rischiate anche di incorrere nel reato di ‘violazione di domicilio’ – art. 614 del Codice Penale, perciò fate attenzione).

Dopo aver percorso un lungo e buio corridoio, dato che la tomba ha un diametro di 28 metri, si giunge all’area di sepoltura.
La fotografia che troverete in fondo, presenta alcuni Orb.
Vi rammento che con la parola Orb viene definito un effetto ottico che presenta piccole sfere all’interno di immagini, non corrispondenti ad oggetti visibili.
Per gli esperti di fotografia sono oggetti fuori fuoco (anche molto piccoli quali granelli di polvere e pollini sospesi nell’aria) e resi sferici dalla diffrazione, per alcuni studiosi del paranormale potrebbero rappresentare residui psichici.

Ecco l’immagine (considerate che non c’erano fonti di luce esterne ma soltanto una fioca lampada): gli Orb sono nell’area dove anticamente venivano deposti i corpi dei defunti…

Orbs00

Orbs01

Con esaltazione delle cromie:

Orbs02

COM’ERA LA CAPPELLA SISTINA PRIMA DI MICHELANGELO?

Fonte: http://www.foliamagazine.it/comera-la-cappella-sistina-prima-di-michelangelo/

Il 15 agosto 1483 papa Sisto IV consacrava la Cappella che avrebbe poi preso il suo nome: la Cappella Sistina. Qualche anno prima il pontefice aveva deciso di ristrutturare l’antica Cappella Magna del Palazzo Apostolico e aveva affidato l’incarico di decorarne le pareti ai maggiori artisti del tempo, da Botticelli a Ghirlandaio, da Perugino a Pinturicchio. Naturalmente quando la Cappella Sistina veniva “inaugurata” non c’era ancora traccia dei capolavori di Michelangelo, che per far spazio agli affreschi della volta (1508-1512) e del Giudizio Universale (1536-1541) dovette distruggere opere preesistenti. Come si presentava dunque la Cappella Sistina prima del restyling michelangiolesco?

La decorazione della volta, oggi occupata dalle Storie della Genesi e dalle Storie dell’Antico Testamento, era molto diversa: un semplice cielo stellato dipinto ad affresco da Piermatteo d’Amelia. Comprensibile che Giulio II, committente di Michelangelo, aspirasse a qualcosa di più interessante. Ecco, in una ricostruzione del XIX secolo, come doveva apparire la volta.

La parete dell’altare, su cui oggi si staglia il Giudizio Universale, presentava invece opere di maggiore importanza. La decorazione seguiva lo stesso schema delle altre pareti (che vediamo tutt’ora), basato su tre fasce affrescate orizzontali sovrapposte: in basso erano dipinti i finti tendaggi; nella fascia mediana comparivano tre affreschi del Perugino; nella parte alta si aprivano due finestre con a lato figure di papi. Chi entrava nella Cappella aveva dunque l’impressione di uno spazio molto più unitario, visto che la decorazione (e la narrazione) proseguiva da una parete all’altra secondo una lettura orizzontale. L’effetto generale può essere schematizzato da questo disegno:

Ricostruzione della parete dell’altare prima dell’intervento di Michelangelo

Soffermiamoci sulla fascia centrale della parete dell’altare (nel disegno evidenziata in grigio). Qui si trovavano due affreschi del Perugino raffiguranti la Nascita e ritrovamento di Mosè e la Natività di Cristo: erano quindi le scene iniziali del ciclo dedicato alle Storie di Mosè (che prosegue sulla parete sud) e del ciclo con le Storie di Gesù (che vediamo sulla parete nord). Entrambi gli affreschi furono coperti da Michelangelo, e non ci sono copie o disegni che ne descrivano l’aspetto. Sappiamo solo che Perugino, qualche anno dopo, si sarebbe ispirato proprio alla Natività di Cristo della Sistina per la scena centrale del Polittico Albani, oggi a Villa Torlonia.

Tra le due scene figurava anche un altro affresco, sempre del Vannucci, che simulava una pala d’altare. Possiamo farci un’idea dell’opera perduta – raffigurante la Vergine Assunta o, secondo alcuni, l’Immacolata Concezione – grazie a un disegno realizzato da un artista della bottega di Perugino. Il disegno, conservato a Vienna, mostra una Vergine Assunta in una mandorla circondata da schiere di cherubini e angeli musicanti; in basso vi sono i dodici apostoli, con san Tommaso inginocchiato al centro; in primo piano a sinistra vediamo papa Sisto IV in ginocchio, con la tiara pontificia poggiata per terra e san Pietro che gli sfiora il capo con la mano. Le differenze stilistiche tra la parte alta della composizione (più esuberante e decorativa) e la parte inferiore (posata e volumetrica) fanno pensare a un lavoro a quattro mani: l’allievo Pinturicchio per la prima, Perugino per la seconda.

Vale la pena citare, sempre in merito al perduto affresco del Perugino, il dibattito relativo al soggetto dell’opera. Secondo Heinrich W. Pfeiffer la scena non raffigurava la Vergine Assunta, ma l’Immacolata Concezione: ne sarebbe prova il fatto che gli apostoli non si trovano presso il sepolcro di Maria. Inoltre Sisto IV era particolarmente devoto a Maria Immacolata, tanto che la festa a lei dedicata (8 dicembre) fu istituita proprio da lui. In origine la stessa Cappella Sistina doveva essere dedicata all’Immacolata e solo per la resistenza di altre correnti teologiche all’interno della Chiesa ciò non fu possibile: e fu dedicata all’Assunta.

Per finire, due parole sulla parete d’ingresso, quella “meno ammirata” da visitatori e turisti. I due affreschi della fascia mediana che vediamo oggi sono opere cinquecentesche eseguite da Hendrik van den Broeck e Matteo da Lecce e sostituiscono due opere, di identico soggetto, realizzate dal Ghirlandaio e dal Signorelli distrutte nel 1522 a causa del crollo dell’architrave della porta.

Paul Krugman, la crisi e l’euro

Fonte: http://www.marcomessina.it/

 

Una delle voci più autorevoli e ascoltate del panorama mondiale della materia economica è certamente quella del Premio Nobel Paul Krugman. Nel suo libro Fuori da questa crisi, adesso!, Krugman analizza le origini della crisi economico-finanziaria generata dall’isteria indiscriminata dei prestatori di fondi nel mercato dei mutui subprime con uno sguardo rivolto al divario sempre più marcato tra la minoranza abbiente e la massa di disoccupati alle prese con le ristrettezze quotidiane.

Pur non conoscendo abbastanza Krugman dal poter giudicare quest’opera in relazione ad altri suoi precedenti lavori, è evidente come dalla lettura di queste pagine si apprendano concetti chiave della macroeconomia che rendono Fuori da questa crisi, adesso! un libro indispensabile per chiunque fosse interessato a comprendere la natura della crisi economica e tracciare eventuali scenari futuri. In un periodo storico denso di importanti cambiamenti politici e culturali, dettati in larga parte dai trend economici dei paesi coinvolti, è fondamentale capire come una crisi si origina e si sviluppa fino a coinvolgere gli strati più bassi della popolazione. Sebbene la disamina di Krugman si concentri maggiormente sulla situazione economica statunitense da cui ha tratto forza lo tsunami finanziario che ha investito il globo a partire dalla seconda metà degli anni Duemila, la lente dell’autore si sposta presto sui paesi dell’eurozona, strutturalmente impreparati ad assorbire il colpo. La ragione di questa incapacità dei paesi che hanno adottato la moneta unica di reagire allo shock proveniente da oltre oceano, spiega Krugman, risiede principalmente nel mancato rispetto da parte dell’area euro di due principi cardine di una zona valutaria ottimale, ovvero l’integrazione fiscale (trasferimenti di fondi da un’area economicamente più sviluppata verso un’altra che lo è di meno) e la mobilità della manodopera, principio quest’ultimo al centro degli studi dell’economista canadese Robert Mundell. La crisi profonda in cui oggi si trovano diversi paesi europei è dovuta dunque al progetto incompiuto dell’euro, che ha regalato fiducia agli investitori in periodi di vacche grasse, durante i quali da una parte i creditori hanno elargito ingenti somme a favore di stati e privati confidando nella stabilità della moneta, e dall’altra i debitori si sono lasciati ingolosire dai bassi tassi di interesse, fino a quando non si è raggiunto quello che negli ambienti economici è noto come “momento di Minsky”, ovvero quell’attimo in cui Wile E. Coyote guarda verso il basso, si accorge di non avere più terra sotto i piedi e precipita nel vuoto. La grande corsa al debito che ha animato i mercati europei nei primi anni dell’euro è sfociata quindi nella presa di coscienza da parte dei creditori della inesigibilità dei crediti concessi. In quel momento i rubinetti del credito si sono chiusi e si è preteso che gli Stati ripianassero i bilanci disastrati delle banche. E così il debito da privato è divenuto pubblico, con i governi dell’eurozona costretti a praticare austerità fiscale a danno del sistema delle imprese e dei privati cittadini.

Si è innescata dunque una spirale negativa che ha messo in evidenza le falle del sistema europeo a valuta unica, a partire dai tassi d’interesse schizzati alle stelle per quei paesi che non potevano avvalersi di banche centrali come la Federal Reserve, in grado cioè di finanziare il proprio debito creando moneta dal nulla e accreditandola nei conti di riserva delle banche con l’effetto di tranquillizzare gli investitori e calmierare i tassi.

“L’Europa”, conclude Krugman, “non è un aggregato omogeneo. È un insieme di paesi, ognuno dei quali ha il proprio bilancio (c’è pochissima integrazione fiscale) e il proprio mercato del lavoro (la mobilità della manodopera è bassa), ma non la propria moneta. È questo crea una crisi.”.

Tuttavia, come molti sono portati legittimamente a ritenere, Paul Krugman non si schiera contro l’euro, riconoscendo la portata storica del progetto di unione monetaria e constatando il rischio del panico e la conseguente corsa agli sportelli che potrebbe derivare da un ritorno alle monete nazionali. Al contrario, per salvaguardare la moneta unica l’economista di Long Island suggerisce la strada della trasformazione della Bce in “prestatore di ultima istanza” e plaude all’iniziativa di Mario Draghi di concedere prestiti illimitati alle banche in cambio di bond dei paesi europei.

La posizione di Krugman, che non esito a definire di ambiguo equilibrismo, a metà strada tra la critica condivisibile e la cautela possibilista, alimenta in ogni caso il dibattito sul tema pressoché assente all’interno dei canali mediatici principali italiani, ancora fortemente condizionati dalla retorica europeista e dall’ideale della moneta forte che tiene testa alle grandi economie del pianeta. Dogmi, questi, sempre più vacillanti davanti alle evidenze reali di una economia essenzialmente stagnante ed al gruppo sempre più nutrito di intellettuali ed economisti che propongono il superamento della moneta unica.