MARIO MORETTI: spia o puro rivoluzionario?

Scritto da: Valerio Lucarelli
Fonte: http://www.valeriolucarelli.it/moretti.htm

Mario Moretti. Studiare le Brigate Rosse comporta un passaggio chiave: interpretare la figura controversa di Mario Moretti, leader incontrastato delle BR dal 1975 al 1981. Difficile riuscire a parlarne in modo serio senza cadere in facili approssimazioni. Due correnti di pensiero si contrappongono definendolo il più puro dei rivoluzionari o una spia al servizio del potere che fingeva di voler abbattere. Le cose probabilmente non sono così semplici.

Moretti nasce a Porto San Giorgio nelle Marche il 16 gennaio 1946. A finanziare i suoi studi la famiglia nobile, vicina a posizioni fasciste, Casati Stampa di Soncino. Quei Camillo e Anna protagonisti nel 1970 di un clamoroso caso di cronaca, quando il marchese Camillo uccise la bellissima moglie e il giovane amante di lei, prima di suicidarsi. La loro villa a San Martino di Arcore sarà poi acquistata da un giovane imprenditore, tale Silvio Berlusconi.

Diplomatosi come perito industriale, all’inizio del 1968 Moretti è a Milano in cerca di lavoro. Ha con sé due lettere di raccomandazione: una di Ottorino Prosperi, rettore del Convitto di Fermo, per un posto all’università Cattolica, l’altra proprio della marchesa Anna Casati, per un impiego alla Sit-Siemens. Lo assumono in fabbrica.

Dai rapporti con i Casati Stampa nascono le prime illazioni sul conto di Moretti. Ma anche di Renato Curcio si sa che da ragazzo frequenta un collegio cattolico e che ad Albenga milita dapprima nel gruppo “Giovane nazione”, quindi in “Giovane Europa”, due organizzazioni fondate dal belga Jean Thiriat, vicine all’estrema destra. Non per questo la figura di Curcio si è mai prestata a ambigue interpretazioni.

Il 29 settembre 1969, in una comune di piazza Stuparich, Moretti si sposa con Amelia Cochetti, maestra d’asilo. Avranno un figlio, Marcello Massimo.

Alla Sit-Siemens conosce Corrado Alunni, Giorgio Semeria, Paola Besuschio, Pierluigi Zuffada, Giuliano Isa, Umberto Farioli, tutti futuri membri delle Brigate Rosse. Partecipa al Collettivo Politico Metropolitano(CPM), il gruppo che darà vita alle Brigate Rosse. Fin dall’inizio, con Corrado Simioni, Moretti è per la scelta della lotta armata, una strategia che Curcio e Franceschini osteggiano fortemente, ritenendo non maturi i tempi. Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio lasciano l’organizzazione e fondano a Parigi la scuola di lingue Hyperion. Moretti e altri, come Prospero Gallinari, lo seguono.

Qualcuno, riferendosi ai fondatori dell’ Hyperion, parla di Superclan. Una struttura iper clandestina dai contorni indefiniti. Con il Superclan Moretti è in stretto contatto ma, dopo qualche tempo, fa ritorno nelle BR insieme a Prospero Gallinari.

Il 30 Giugno 1971, a Pergine di Valsugana, partecipa con Renato Curcio a una rapina per autofinanziamento. È la sua prima azione. Moretti all’interno delle BR si mostra sicuro di sé, pronto a tutto e soprattutto capace di assumersi tutte le responabilità del caso. Ma non sempre il suo comportamento è ineccepibile. Spesso pasticcia in modo grossolano.

Come durante un sequestro lampo di cui Moretti si occupa personalmente: prende l’ostaggio, lo carica in macchina, gli scatta una fotografia e lo rilascia. Ma al momento di disegnare la stella a 5 punte, aggiunge un vertice in più e il simbolo delle BR si trasforma nella stella di David. La foto viene pubblicata dal Corriere della Sera. Era un messaggio al Mossad? Voleva dimostrare di poter fare qualsiasi cosa all’interno delle BR?

Dubbi anche per il mancato rapimento del democristiano Massimo De Carolis, affiliato alla loggia massonica P2. Una settimana prima del sequestro, De Carolis sparisce dalla circolazione. Ma non basta, perché carabinieri e polizia decapitano l’intera organizzazione, salvando soltanto il gruppo dirigente. Nella “prigione del popolo” di Via Boiardo le forze dell’ordine trovano una scatola da scarpe con fotografie di Curcio e altri negativi compromettenti. La scatola l’ha lasciata Moretti, che agli altri compagni aveva assicurato di averla distrutta come da accordi. Mentre è in corso la perquisizione, Moretti arriva sul posto guidando la macchina della moglie, che poi lascia parcheggiata fuori dallo stabile. Grazie a questa disattenzione i carabinieri arriveranno fino alla moglie di Moretti: sentendosi braccato la scelta della clandestinità è pressocchè obbligata.

Nel 1974 Curcio e Franceschini sono arrestati grazie all’’infiltrato Silvano Girotto, un ex frate soprannominato frate Mitra. Moretti avrebbe ricevuto una telefonata da una fonte anonima due giorni prima dell’incontro tra i capi storici e Frate Mitra a Pinerolo. Incontro a cui avrebbe dovuto partecipare lo stesso Moretti. Moretti si giustifica con i compagni dicendo che non era riuscito ad avvertirli. I precedenti incontri tra Frate Mitra e i capi brigatisti erano stati fotografati e le fotografie inviate all’autorità giudiziaria. A uno di questi incontri aveva partecipato anche Mario Moretti, ma il suo nome non veine preso in considerazione.

Fuori dai giochi Franceschini e Curcio, Moretti adotta immediatamente una linea più dura nella lotta armata contro lo Stato. Nel 1975 Mara Cagol viene uccisa e Giorgio Semeria rimane gravemente ferito: Moretti è il leader indiscusso delle BR. Si trasferisce a Roma, dove progetta la “campagna di primavera”: sarà lui a gestire il sequestro, la prigionia e la morte di Aldo Moro.

Intanto Renato Curcio evade dal carcere di Casale Monferrato. Nel gennaio 1976 i vertici delle BR si incontrano. Moretti, sovvertendo le regole della rigida compartimentazione che le BR si erano date, insiste per trascorrere la notte nell’abitazione di Curcio, di cui non conosceva il recapito. Due giorni dopo la polizia fa irruzione nell’appartamento e arresta per la seconda volta Curcio.

Alle Carceri Nuove di Torino, al VI braccio, secondo piano, Curcio e Franceschini si ritrovano. Curcio dice a Franceschini: “Mi sono convinto che Moretti è una spia, è lui che mi ha fatto arrestare”.

La rivelazione di Curcio, unita ai timori di Semeria, che riteneva Moretti una spia per una serie di covi caduti a Milano, spingono le Br ad aprire una inchiesta nei suoi confronti. L’inchiesta, portata avanti da Bonisoli e Azzolini, lo scagiona.

Negli anni successivi, per sua stessa ammissione, il pluriricercato Moretti si recherà numerose volte a Parigi. Durante il sequestro Moro viaggia ripetutamente sull’asse Roma-Firenze. Sfugge sempre a tutti i controlli.

Nel 1981 le BR a Milano sono state quasi completamente annientate. Moretti tenta di ricostruire un nuovo nucleo milanese. Per farlo si espone a rischi eccessivi. Con Enrico Fenzi, cognato di Giovanni Senzani, deve incontrare giovani da arruolare. Fra loro Renato Longo, malvivente e informatore della Digos di Pavia. Al momento dell’incontro, il 4 Aprile del 1981, dopo oltre dieci anni di latitanza, Moretti, la “primula rossa delle Br”, viene arrestato. È condannato a sei ergastoli.

Nel carcere di Cuneo subisce un misterioso agguato. Ad aggredirlo con un coltello, ferendolo al braccio, il delinquente comune Salvador Farre Figueras. A salvare lui e Enrico Fenzi dall’aggressione di Figueras è Agrippino Costa che istintivamente si frappone per difendere i compagni. Solo dopo l’intervento di Costa, le guardie aprono i cancelli. A loro Figueras consegna il coltello.

Non ha mai collaborato alle indagini, non si è mai pentito né dissociato. A gennaio 1993, dopo meno di dodici anni di carcere, usufruisce del primo permesso premio.

Nell’estate dello stesso anno concede una lunga intervista a Carla Mosca e Rossana Rossanda, che diviene un libro, “Brigate rosse : una storia italiana”. Lo pubblica Anabasi, casa editrice che visse appena un triennio, diretta da Sandro D’Alessandro ex militante del Superclan.

Nel 1994 ottiene la libertà condizionata. Ora abita a Milano dove è coordinatore del laboratorio di informatica della Regione Lombardia guidata da Roberto Formigoni.

Il senatore Sergio Flamigni ha dedicato una fetta dei suoi importanti studi alla figura di Moretti, da lui definito come “la sfinge”. Nella palazzina di via Gradoli 96, dove Moretti abitava durante il sequestro Moro, c’erano 24 appartamenti intestati a società immobiliari, tra i cui amministratori figuravano personaggi appartenenti ai servizi segreti. Nella stessa palazzina al secondo piano vi è un’informatrice della polizia, al n° 89 di via Gradoli abita un ex ufficiale dei carabinieri, agente segreto militare e compaesano di Moretti. Sono questi solo una piccola parte dei dati raccolti da Flamigni. Che sostiene: “la vera storia delle Br morettiane e del delitto Moro è in gran parte ancora da scrivere.”

Come sintetizzò il Generale Dalla Chiesa nella sua deposizione alla commissione sul terrorismo nel 1982: “Le BR senza Moretti sono una cosa. Le BR con Moretti sono un’altra.”

Ascoltando dagli archivi Rai la telefonata fatta alla famiglia Moro pochi giorni prima dell’assassinio dello statista, è difficile rintracciare il feroce e sanguinario leader delle BR. Più facile avvertire una persona disperata.

Mario Moretti non era una spia, forse qualcosa di più.

Le due facce del medico pedofilo.

Scritto da: Massimiliano Frassi
Fonte: http://www.massimilianofrassi.it/blog/le-due-facce-del-medico-pedofilo.html

« Ho sempre profondamente creduto che fosse un gioco quello che stavo facendo, tant´è che non mi riconosco nel palpeggiamento ma nell´accarezzare i bambini». «Una persona pericolosa socialmente che va isolata dalla società». Queste due frasi basterebbero per riassumere un intero trattato sulla pedofilia. Poiché mostrano inequivocabilmente i due punti di vista necessari per affrontare il problema: quello del pedofilo innanzitutto (espresso dalla prima frase) e quello della società civile (noi), espresso nella seconda. La prima, diciamolo subito, è la frase del medico pediatra vicentino Domenico Mattiello, arrestato in flagranza di reato e con foto e filmati nel suo pc. Davanti quindi all’indifendibilità e non potendo nemmeno fare sfoggio di quel lungo elenco di castronerie che abbiamo sentito in casi analoghi (“lo facevo per motivi di studio…per un opera teatrale…etc.”) da parte dei suoi simili. La seconda del pubblico ministero, a cui il medico pedofilo ha anche detto di “non avere video”. Punto questo poi smentito dalle perizie. Con al giusta tempistica, l’8 febbraio parte a Venezia il processo. Questi i reati che verranno contestati: “Sei episodi di abuso ammessi al nido Cariolato e nel suo ambulatorio Un video choc auto prodotto della durata di 20 minuti e 258 file con immagini squallide di minori”. La difesa quasi sicuramente opterà per il rito abbreviato (dobbiamo lanciare una campagna affinché sia vietato per questi processi!) ed in tal caso Domenico Mattiello, 64 anni, residente a Vicenza in Borgo Casale, beneficerà quindi della riduzione di un terzo della pena e qualora venisse incontro, in parte o in tutto, alle richieste di risarcimento delle vittime, otterrebbe un ulteriore sconto previsto dal codice.

La foresta di Hoia Baciu il “triangolo delle Bermuda della Transilvania”

Fonte: www.paranormalhaze.com/paranormal-forests/
Traduzione:  http://fantasticando.blogfree.net/?t=2831198

Hoia-Baciu Forest è stato chiamato il “triangolo delle Bermuda della Transilvania”. Questa fitta foresta acquisita notorietà alla fine degli anni sessanta il 18 agosto 1968, quando il biologo Alexandru Sift scattò le più incredibili foto di un oggetto volante discoidale nei cieli sopra la foresta.

Alcune persone che entrano nella foresta in talune zone attive, inspiegabilmente ottengono eruzioni cutanee, ustioni, forti mal di testa e si ammalano.

E anche noto che i dispositivi elettronici hanno inspiegabili malfunzionamenti nell’area. Alcuni investigatori paranormali associano questi sconosciuti malfunzionamenti con attività soprannaturali.

Alcuni credono che la foresta è il portale per un’altra dimensione. Diverse storie circolano su persone che entrate nella foresta ne riemergono con vuoti di memoria sul tempo trascorso.

Ci sono rapporti di una bambina di cinque anni che svanì nella foresta. Cinque anni più tardi, riapparve indossando lo stesso abbigliamento e senza nessuna memoria di cosa sia accaduto.

Più recentemente l’energia paranormale della foresta ha assunto la forma di attività poltergeist e fantasma.

Il ricercatore di una serie televisiva che si occupa di indagini paranormali, mentre stava indagando sui misteri che avvolgono questa foresta si e’ ritrovato con graffi sotto il suo abbigliamento non danneggiato somiglianti ad un attacco di un animale selvatico. Il capo della ricerca Josh Gates, ha deciso di non continuare l’inchiesta per paura di compromettere l’incolumità del suo staff.

Alcuni sostengono anche di vedere strane luci all’interno del bosco.

Questa attività paranormale sembra essere concentrata in una zona della foresta dove la vegetazione è inspiegabilmente morta. È quasi un cerchio perfetto nei boschi dove nulla cresce. Campioni di terreno sono stati presi dal sito e analizzati ma i risultati dimostrano che non c’è nulla nel suolo che dovrebbe impedire la crescita di vita vegetale.

UFO, una zona in cui la vegetazione è morta senza nessun motivo logico, attività poltergeist, malfunzionamenti elettronici e luci sono gli avvenimenti paranormali documentati di questa foresta spaventosa. Mentre la maggior parte delle storie su questa leggendaria località può essere esagerata, è difficile ignorare il fatto che qualcosa sta succedendo in questa foresta che non possiamo comprendere dato le recenti ben documentate attività poltergeist

 

Fukushima: la Tepco non getterà l’acqua radioattiva in mare

Scritto da: Francesca Mancuso
Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/ambiente/6444-fukushima-acqua-radiottiva

Niente aqua radioattiva nell’oceano. La Tepco, la società che gestisce il reattore di Fukushima Daiichi, danneggiato dal sisma e dallo tsunami che l’11 marzo scorso hanno colpito il Giappone, era intenzionata a gettare in mare l’acqua radioattiva decontaminata fuoriuscita domenica scorsa dai reattori, ma dopo le proteste dei pescatori locali, fortunatamente ha fatto un passo indietro.

Qualche giorno fa, inoltre, secondo un’indiscrezione resa nota dal New York Times, sarebbero fuoriuscite da un dispositivo di depurazione di Fukushima ben 45 tonnellate di liquido altamente radioattivo, che si andava ad aggiungere alle fuoriuscite di corium che avrebbero inquinato anche il sottosuolo.

A queste, accidentali, diamo per buono che siano così, la Tepco avrebbe voluto aggiungere anche l’acqua dei reattori, prima di essere fermata dai pescatori, già provati dal disastro nucleare. La società infatti avrebbe dichiarato di essere a corto di spazio per immagazzinare l’acqua. Già a marzo, la Tepco aveva annunciato un simile provvedimento suscitando anche allora uno stuolo di proteste.

Ci vorrebbero un aumento del numero di serbatoi d’acqua per riuscirci, ma sarà difficile farlo per un tempo indefinito” si è giustificato al quotidiano The Guardian, un portavoce della Tepco, Junichi Matsumoto.

Secondo Matsumoto, l’impianto raggiunse la capacità di immagazzinamento di circa 155.000 tonnellate lo scorso marzo, ma adesso tale capacità non basta più. “Il governo non dovrebbe, e non deve, approvare un piano che consente alla Tepco di riversare l’acqua trattata in un oceano“, ha detto Kenji Sumita, professore emerito dell’Università di Osaka, specializzato in ingegneria nucleare.

Secondo l’esperto, la Tepco dovrebbe riuscire a trovare lo spazio di immagazzinamento e cercare una svolta tecnologica nei prossimi anni, riducendo al tempo stesso anche la quantità d’acqua. Ma Matsumoto ha ribattuto che la priorità adesso è quella di “cercare modi per limitare l’afflusso delle acque sotterranee”.

Intanto, questa mattina, attraverso un comunicato sul proprio sito, la Tepco ha fornito le stime riguardo all’ultimo monitoraggio del plutonio effettuato nel suolo nei pressi della centrale, rilevando plutonio 238, 239 e 240: “Oggi, abbiamo informato l’Agenzia per la sicurezza nucleare e il governo della prefettura di Fukushima dei risultati” si legge nella nota. Nessuna novità dai dati.

Ma almeno c’è una buona notizia: niente più acqua radioattiva. Il mare giapponese e con esso i pescatori tireranno un sospiro di sollievo.

L’Olanda chiede scusa all’Indonesia

Fonte: http://www.ilpost.it/2011/12/09/lolanda-chiede-scusa-allindonesia/

Il suo ambasciatore si trova a Rawagede, nell’isola di Giava, dove nel 1947 i militari olandesi uccisero 431 persone.

Il governo dell’Olanda oggi si è scusato ufficialmente per un massacro compiuto durante il suo passato coloniale in Indonesia. L’ambasciatore Tjeerd de Zwaan ha partecipato alle commemorazioni del massacro nel villaggio di Rawagede, nell’isola di Giava, dove 64 anni fa i soldati olandesi uccisero più di 400 uomini. L’ambasciatore si è scusato di fronte ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime: “Oggi, 9 dicembre, ricordiamo i membri delle vostre famiglie e gli abitanti di questo villaggio che 64 anni fa morirono per mano dell’esercito olandese. A nome del mio governo, vi chiedo scusa per quella tragedia”.

Le truppe olandesi davano la caccia ai ribelli repubblicani che lottavano per l’indipendenza dell’Indonesia. Il 9 dicembre 1947, prima dell’alba, irruppero nel villaggio di Rawagede, dove speravano fosse nascosto il leader della resistenza indonesiana, Lukas Kustario. Non lo trovarono, e nessuno degli abitanti del villaggio seppe (o volle) dir loro dove si trovava. I militari costrinsero quindi tutti gli uomini – secondo le stime più accreditate, 431 persone – a seguirli nei campi attorno al villaggio, e qui li uccisero uno a uno.

Le scuse ufficiali olandesi arrivano dopo la sentenza del tribunale dell’Aia, che il 14 settembre di quest’anno ha stabilito la responsabilità dello stato dell’Olanda per il massacro di Rawagede. Il governo deve pagare un risarcimento di 20mila euro a ciascuno dei nove querelanti: sette vedove, un sopravvissuto, la figlia di una vedova morta nel corso del procedimento civile. Lo stato olandese potrebbe appellarsi contro la decisione della corte, ma ha deciso di non farlo.

Secondo l’avvocato dell’accusa, Liesbeth Zegveld, quello del 14 settembre è un verdetto storico: per la prima volta una sentenza si occupa dell’impatto che ha avuto la politica coloniale olandese. I Paesi Bassi non hanno mai perseguito alcun soldato per il massacro di Rawagede, nonostante le Nazioni Unite già nel 1948 avessero condannato l’attacco come “crudele e premeditato”. Nel 1968 un rapporto olandese riconobbe che in Indonesia era stata usata “eccessiva violenza”, però sostenne che le azioni dell’esercito erano spesso istigate dalle strategie di guerriglia e dagli attacchi terroristici dei ribelli.

Nel 2008 il ministro degli esteri olandese ha espresso “profondo rammarico” per le azioni commesse nel 1947. Le scuse ufficiali però sono state pronunciate solo oggi, 64 anni dopo il massacro, nel cimitero degli eroi di Rawagede.

Intelligenze scomode

Fonte: http://guide.supereva.it/bibliofilia/interventi/2011/02/intelligenze-scomode

Ci sono diverse definizioni di intelligenza. Einstein ha detto che “il vero segno dell’intelligenza non è la conoscenza bensì l’immaginazione”. Socrate aveva già detto prima: “Io so che sono intelligente, perchè so di non sapere nulla”. Per secoli scrittori, scienziati e analisti di vario genere hanno cercato non solo di definire l’intelligenza ma anche di misurarla scientificamente. E’ sempre utile sapere perchè e come ci sono cervelli più brillanti di altri. Perchè e come queste persone che sono ritenute più intelligenti sono in grado di conservare e gestire meglio la memoria. Fino a che punto i neuroni di queste persone intelligenti sono in grado di stabilire un maggior numero di connessioni di altri comuni mortali in maniera da mettere insieme anche idee opposte e contrastanti, oltre che del tutto nuove. Com’è e cos’è che fa scattare la scintilla dell’ispirazione dietro l’idea della bomba atomica? Che cos’è che accende il famoso “wit” di Oscar Wilde?

Ci sono diversi tipi di intelligenza, lo sappiamo tutti: analitica, linguistica, emotiva, matematica, musicale, esistenziale, interpersonale … Nessuno può dire se queste diverse forme di intelligenza sono legate oppure sono indipendenti l’una dall’altra. Tanto meno, penso che non si possa definire con facilità cosa siano quelle intelligenze definite “scomode”. Forse queste possono essere incluse tra quelle che vengono chiamate “intelligenze emozionali”, menti che in grado di suscitare delle forti e contrastanti emozioni in situazioni contigenti quali quelle politiche, letterarie, sociali. Queste emozioni nascono da “pensieri scomodi”, inquietanti, controcorrente, non conformisti, anche reazionari ma, allo stesso tempo, stimolanti.

In occasione dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia sta per partire un ciclo di conferenze dedicate alle “Intelligenze Scomode del Novecento”. La manifestazione coincide, non a caso, con l’anno nel quale l’Italia celebra il 150° anniversario della propria Unità Nazionale. Osserva il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano, Novo Umberto Maerna: “Vogliamo dare voce, risalto e spazio a intellettuali e pensatori che hanno segnato profondamente il Ventesimo Secolo, caratterizzato dagli orrori totalitari ma anche da slanci e idee che hanno reso l’Italia protagonista nel mondo. Il lascito di questi pensatori è fondato sulla rilevanza da assegnare ai valori realmente fondanti di un popolo e di una comunità: la Tradizione, l’Identità, l’Appartenenza. Le cosiddette “Intelligenze Scomode” – conclude Maerna – ci aiuteranno a essere Italiani più consapevoli e fieri del grande patrimonio, ideale e culturale, che ha segnato la nostra evoluzione storica”.

La prima “intelligenza scomoda” prevista nel ciclo è quella di Ezra Pound, autore del poema epico “I Cantos”, ritenuto tra un poeta tra più importanti poeti del secolo scorso. Esemplare la sua vita tormentata. Per essere stato vicino al fascismo, e soprattutto alla Repubblica Sociale Italiana, fu chiuso dai suoi concittadini americani in una gabbia, come una bestia, in un campo di concentramento a Pisa e poi confinato per tredici anni in un manicomio criminale negli Stati Uniti. Questa idea di curare le dissidenze come una forma di disturbo mentale non è stata adottata prima nell’Unione Sovietica, ma in America. Non accettandosi l’idea che il più grande poeta americano fosse simpatizzante del fascismo, lo si è fatto passare per matto. Eppure nonostante questo Pound resta uno dei più grandi poeti di tutti i tempi. “Tradizione, Identità, Appartenenza” sembrano essere idee ed emozioni ragionevolmente alla base di questi “pensieri scomodi” che anche in una occasione così significativa per il nostro Paese, quale quella della celebrazione dell’Unità, possono avere la loro importanza.

La dittatura italiana

Scritto da: Monia Benini
Fonte: http://europeanphoenix.com/it/component/content/article/4-politica/194-la-dittatura-italiana

In seguito alle dimissioni di Berlusconi, per superare lo stato di profonda crisi, le speranze degli Italiani si sono riversate sul nuovo governo tecnico.

Il presidente Napolitano si è affrettato a nominare senatore a vita Mario Monti, con il chiaro intento di incaricarlo per il ruolo di Primo Ministro, calcando la mano rispetto a quanto previsto per un simile riconoscimento. Infatti l’articolo 59 della Costituzione consente al Presidente della Repubblica di indicare per tale ambito esclusivamente le persone che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Studiando con attenzione il curriculum vitae di Monti è oggettivamente faticoso individuarne meriti in questi settori, dal momento che, insieme all’esperienza svolta in ambito UE, uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca è in campo economico, ovvero il modello di Klein-Monti che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio.

Ogni considerazione in merito rischia comunque di essere superflua visto che Monti, tre giorni dopo la sua nomina a senatore a vita, è stato oggettivamente incaricato di presiedere un governo tecnico.

Tuttavia, nonostante i media abbiano costruito un grande e diffuso consenso attorno al ‘supertecnico’, la reazione dei ‘mercati’ al nuovo governo non si può certo definire entusiasmante. Ma questo diventa addirittura insignificante se si va ad analizzare approfonditamente l’intera squadra messa a reggere le sorti del paese.

Mario Monti, oltre ad essere Presidente del Consiglio, è anche ministro dell’economia e delle finanze. Tra il 2005 e il 2011 è stato international advisor per Goldman Sachs; inoltre tra i suoi ultimi impegni, si annovera la presidenza europea della Commissione Trilaterale, una élite che lavora a porte chiuse e condiziona la geopolitica e l’economia dei paesi del nord America, dell’Europa e del Giappone, fondata nel 1973 da David Rockefeller, Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski, e l’appartenenza al comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, un’altra realtà che opera nella segretezza, costituita da personalità influenti in campo economico, militare, politico e bancario.

Il neoviceministro dell’Economia Vittorio Grilli ha ricoperto dal maggio 2005 la carica di direttore generale presso lo stesso ministero. Dal 2001 al 2002 è stato Managing Director alla Credit Suisse First Boston di Londra e, dal 1994 al 2000, capo della I Direzione – Analisi Economico-Finanziaria e Privatizzazioni – del Dipartimento del Tesoro. È stato chairman dell’Oecd, il network globale che si occupa delle privatizzazioni delle imprese detenute dallo stato, e risulta essere anche presidente dell’Efc, dell’Efsf e ancora membro dell’Esrb e membro del Board del Bruegel (Brussels European Global Economic Laboratory). Una chiara appartenenza dunque a tutti quegli istituti dell’Unione Europea che si occupano della stabilità dei paesi membri e delle misure cosiddette “salva-stati”, che più correttamente dovrebbero essere definite “salva-banche”. Come Monti e numerosi altri uomini del Presidente, è membro dell’Aspen Institute Italia, un’associazione di derivazione statunitense, che “privilegia il confronto ed il dibattito ‘a porte chiuse’“ e che “concentra la propria attenzione verso i problemi e le sfide più attuali della politica, dell’economia, della cultura e della società, con un’attenzione particolare alla business community italiana e internazionale”.

Al fianco di Monti e di Grilli ci sono i sottosegretari Vieri Ceriani, già a capo dei servizi fiscali di Bankitalia, e l’economista Gianfranco Polillo, che si professa ottimista perché l’Italia ”ha superato momenti più difficili di questo.”

Altro Ministero di fondamentale importanza è quello dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, affidato a Corrado Passera. Amministratore e direttore generale del Banco Ambrosiano Veneto (nel 1996), due anni dopo viene nominato amministratore delegato di Poste Italiane. Con lui le Poste entrano nei servizi finanziari attraverso la creazione di Banco Posta. Peccato che il piano d’Impresa 1998-2002 abbia previsto anche il taglio di oltre 20,000 posti di lavoro. Al termine di questo periodo, Passera diventa AD di Banca Intesa, poi Intesa Sanpaolo, socia sostenitrice di Aspen Italia. Diventa inoltre consigliere e membro del Comitato Esecutivo dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana, mentre nel 2008 è advisor dell’operazione di ‘salvataggio’ di Alitalia.

Il suo viceministro alle Infrastrutture e Trasporti è Mario Ciaccia, entrato nel mondo bancario nel 2002, con un ruolo di spicco all’interno di Banca Intesa (sempre collegata ad Aspen Institute), ricoprendo le cariche di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo e di Presidente e AD di Banca OPI. Ciaccia è anche AD e Direttore Generale di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.

Il sottosegretario per questo settore è Guido Improta, già vicecapo di gabinetto del Ministro Rutelli nel 2007, in seguito divenuto responsabile delle relazioni istituzionali di Alitalia, con  «l’obiettivo di favorire la tutela degli interessi del Gruppo presso le autorità nazionali, le istituzioni centrali e le amministrazioni locali». Visti i risultati, evidentemente deve essersi inceppato qualche ingranaggio.

Allo sviluppo economico è diventato sottosegretario Claudio De Vincenti, già attivo in passato con diversi incarichi governativi presso il CIPE, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero della Salute. Attualmente è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco e membro del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale.

Ruolo chiave anche quello di Anna Maria Cancellieri, neo ministro dell’Interno. In competizione con Berlusconi per le gaffes. Ad esempio, mentre era prefetto a Genova, nel 2009, negò l’esistenza dell’emergenza mafia nella città, ma venne smentita non solo dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie, ma anche dall’arresto di Domenico Gangemi, uno dei referenti della ‘ndrangheta a Genova, e di ben 12 persone ritenute affiliate alla mafia calabrese. Altro peccatuccio ‘veniale’ della  Cancellieri  quando, da commissario del teatro Bellini di Catania alla fine del 2009, venne indagata per abuso d’ufficio. Il pm Alessandro La Rosa le contestò consulenze inutili e costose per i bilanci del teatro.

Il sottosegretario Carlo De Stefano (consigliere scientifico della fondazione Icsa, che intende trattare in modo innovativo i temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence, sic!) ha invece rilasciato questa intervista: “Ero tornato all’antiterrorismo il 9 agosto 2001 dopo averci lavorato a lungo in anni caldi. Ci stavamo tutti ‘leccando le ferite’ del G8 di Genova, quando alle tre del pomeriggio dell’11 settembre in pochi minuti ci rendemmo conto che il terrorismo islamico aveva messo a segno qualcosa di enorme. Immediatamente gli apparati italiani capirono che l’obiettivo degli attentati non era solo quello di colpire l’America ma tutti i paesi amici, dunque l’Italia era nel mirino“. Chissà se De Stefano ha mai incontrato il Senatore statunitense Mike Gravel che sta cercando di ottenere una commissione d’inchiesta sull’11 settembre che imponga ai testimoni di rilasciare le proprie dichiarazioni sotto giuramento, dato che in dieci anni ciò non è mai avvenuto. Sempre a proposito dell’11 settembre e delle abnormi menzogne che sono state spacciate come verità ufficiali, il neo sottosegretario potrebbe incontrare il giudice Imposimato, pronto a denunciare la CIA presso la Corte penale internazionale dell’Aja, per concorso nelle stragi dell’11 settembre del 2001, accusandola di  «sapere che nei grattacieli erano stati collocati degli ordigni, così come in un terzo palazzo adiacente alle Torri Gemelle, la torre numero 7, che si piegò su se stessa, senza che in questa ci fosse un impatto con un aereo».

Non meno rilevante il ruolo di Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, ministro degli Affari Esteri nominato mentre era ambasciatore italiano negli USA (tanto per tenere fede a quello che il defunto presidente Cossiga indicava come il ‘gradimento’ a stelle e strisce che dovrebbe esserci per le figure che si apprestano ad assumere funzioni vitali nel governo italiano). Terzi è stato anche ambasciatore in Israele tra il 2002 e il 2004, periodo caratterizzato dal rafforzamento delle relazioni tra Unione Europea e Israele.

Interessante la figura di una dei suoi sottosegretari, Marta Dassù – Studiosa di politica internazionale, componente della Fondazione Italia-USA, dirige il settore dei rapporti esteri della sede italiana dell’Aspen Institute, oltre ad essere direttore della rivista di politica estera Aspenia. Ha collaborato come consigliere per la politica estera con il primo e il secondo governo D’Alema, con l’ultimo Amato e con il gruppo di riflessione strategica del Ministero degli Affari Esteri.

Per quanto riguarda la Difesa, per la prima volta abbiamo un ministro militare, Giampaolo Di Paola, che arriva direttamente dalla Presidenza del Comitato militare della NATO.

Come sottosegretari troviamo due persone in qualche modo legate al governo Berlusconi: Filippo Milone, ex manager del gruppo Ligresti, che avrebbe chiesto a Finmeccanica un contributo per il PDL, e Gianluigi Magri, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze dal 2003 al 2005.

Interessante anche Elsa Fornero, ministro al Lavoro e Politiche sociali con delega alle Pari opportunità. Già Vice Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Vice Presidente della Compagnia di Sanpaolo, membro del Consiglio direttivo della Società Italiana degli Economisti, membro del Comitato Scientifico di Confindustria, è stata anche membro della commissione della Banca Mondiale operante nell’ambito delle riforme previdenziali.

Il viceministro è Michel Martone, figlio di Antonio, ex avvocato generale della Cassazione scelto dal ministro Brunetta per la presidenza della Commissione per l’integrità, la valutazione, la trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Mentre il padre veniva incaricato di valutare la pubblica amministrazione, Michel ha ricevuto una consulenza di 40 mila euro dal ministro che doveva essere valutato. Il giovane viceministro è stato, fra l’altro, nominato “Former Aspen Junior Fellows” dall’Aspen Institute Italia ed è stato selezionato per partecipare agli Aspen Seminar for Leaders di Aspen (Usa).

All’Istruzione, Università e Ricerca va Francesco Profumo, omonimo dello ‘scalatore’ di D’Alema e Fassino, ma accomunato con questi da un passato in Unicredit. E’ inoltre membro del comitato di indirizzo di Italianieuropei, la fondazione di Massimo D’Alema, insieme al neo ministro alla Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi.

Sottosegretaria all’istruzione, una donna per tutte le stagioni: Elena Ugolini. Chiamata a collaborare dal ministro Berlinguer nel ’98, nel 2001 fa parte del gruppo di lavoro della Moratti per la predisposizione degli indirizzi concernenti il nuovo sistema di valutazione del sistema scolastico italiano e nel 2008 viene nominata dalla Gelmini membro del Comitato di Indirizzo dell’INVALSI.

Il nuovo ministro ai Beni e Attività Culturali è Lorenzo Ornaghi, allievo di uno dei padri della Lega (Miglio), è dal 1° novembre 2002 rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. E’ componente del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia.

Un’altra figura estremamente versatile è il nuovo ministro alla funzione pubblica: Filippo Patroni Griffi. Tra gli incarichi istituzionali ricoperti, è stato capo di gabinetto della Funzione pubblica con il Ministro Brunetta, Capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio con Prodi; capo dell’ufficio legislativo della Funzione pubblica con i Ministri Cassese, Frattini, Motzo, Bassanini, nonché capo di gabinetto del ministro Amato. Una figura esperta è anche il ministro ai Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, già sottosegretario al ministero delle Finanze nei governi Dini e D’Alema, dal 1995 al 2001.

Alla Giustizia arriva un pezzo grosso dell’avvocatura: Paola Severino. Consulente di società, associazioni di categoria e banche, ha lavorato nello staff di Flick, ministro della giustizia con il governo Prodi. Rappresentante legale dell’ENI per lo scandalo tangenti in Nigeria (costato 365 milioni di dollari all’ENI), ha difeso Prodi nel processo Cirio, Acampora (legale della Fininvest) nel dibattimento IMI-SIR, uno dei vertici della polizia per l’irruzione alla Diaz durante il G8 di Genova e infine…il capo mafioso Buscemi nel processo per la strage di Capaci.

Anche in questo caso, forse per par condicio rispetto agli esponenti con un passato nell’area di centro sinistra, i sottosegretari sono due uomini legati al precedente governo: Salvatore Mazzamuto, consigliere giuridico del ministro della Giustizia Angelo Alfano, e Andrea Zoppini, Consigliere giuridico di Berlusconi.

Alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è stato nominato ministro Mario Catania,  con una lunga esperienza nel settore agricolo in quanto ad  ottemperanza alle disposizioni dell’Unione Europea, mentre all’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare siede ora Corrado Clini. Di lui è utile ricordare che, quando nel 1989 vennero riportati in Italia (dalla nave Jolly Rosso) enormi quantitativi di rifiuti pericolosi che venivano sversati in Libano da aziende lombarde, con tono rassicurante disse: “Bruciando due copertoni si provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa operazione”. Indagato nel 1996 e 1997 per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzera Thermoselect e difeso dall’avvocato Taormina, ottenne il trasferimento del processo a Roma, dopodichè…la sua posizione venne archiviata. Nel 2007 una società italiana, la Eurafrica, aveva proposto il risanamento di una discarica a Nairobi, progetto pagato 700 mila euro dal ministero. Alex Zanotelli denunciò i moltissimi dubbi legati a quell’operazione e venne accusato, insieme ai padri comboniani, di essere parte dei “benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati”.

Il sottosegretario Tullio Fanelli è stato responsabile del Nucleo di supporto per la gestione operativa del Piano Energetico Nazionale dell’Enea (sostanzialmente mai applicato in Italia). A suo dire, da almeno un paio d’anni, la crisi è dovuta al petrolio: sarebbe ideale concentrare la domanda europea del petrolio nelle mani di un unico soggetto politicamente ed economicamente forte, garantito dalla Bei, la Banca europea di investimento. Arriveremo dunque presto anche ad un fondo “salva-petrolio”?

Alla Salute è stato nominato un uomo di esperienza: Renato Balduzzi, fino al 2008 presidente del Movimento ecclesiale di impegno culturale, è stato consigliere giuridico dei ministri della Difesa e di quello della Sanità, dove ha ricoperto anche l’incarico di capo ufficio legislativo con il ministro Rosy Bindi. L’attuale sottosegretario è invece Adelfio Elio Cardinale, vice presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, sposato con il magistrato Annamaria Palma, attuale capo di Gabinetto del presidente del Senato Schifani.

Un uomo di fiducia di Monti è stato invece chiamato a presiedere il ministero degli Affari europei. Si tratta di Enzo Moavero, già incaricato nel primo Governo Amato per il risanamento degli enti pubblici e da Carlo Azeglio Ciampi quale sottosegretario agli Affari europei. L’attuale Primo Ministro lo scelse invece a partire dal 1995 quale capo gabinetto; dal 2002 al 2005 fu vice segretario generale della Commissione europea.

Per il Turismo e sport è stato scelto Piero Gnudi, che nel ’94 sedeva nel consiglio di amministrazione dell’IRI, con l’incarico di sovraintendere alle privatizzazioni. Membro del direttivo di Confindustria e della giunta diretta di Assonime, è membro del comitato esecutivo dell’Aspen Institute, nonché consigliere di amministrazione di Unicredito Italiano.

Altro uomo delle banche al ministero della Coesione territoriale è Fabrizio Barca, che ha già ricoperto gli incarichi di Capo del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo presso il ministero del Tesoro e Direttore Generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze. E’ capo della divisione ricerca della Banca d’Italia.

Fra i vari esponenti del Governo con legami più o meno diretti con l’area di centro-sinistra, spicca sicuramente uno dei sottosegretari ai rapporti con il Parlamento, Giampaolo D’Andrea. Già sottosegretario alle Riforme Istituzionali ed ai Rapporti con il Parlamento nel secondo governo Prodi, ha partecipato alla fondazione del Partito Democratico, del quale è stato responsabile nazionale del settore Ricerca. L’uomo giusto nel momento giusto è invece il collega di D’Andrea, il sottosegretario Antonio Malaschini, già segretario generale del Senato. Sergio Rizzo scrisse di lui sul Corriere evidenziando che i suoi otto anni erano stati per il Senato “un’epoca felice” perché le spese, già elevatissime, avevano subito “un aumento mostruoso del 28,2%”.

Sempre di area di centro-sinistra, il nuovo sottosegretario all’editoria Carlo Malinconico, che è stato segretario generale della presidenza del Consiglio con Romano Prodi. Infine, medesimo ambito anche per Paolo Peluffo, nuovo sottosegretario all’Informazione e comunicazione, già Capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio Prodi, dal luglio 2006 al maggio 2008. E’ vicepresidente della Società Dante Alighieri, che ha per scopo “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. Deve essere per questo obiettivo che nel 1889, Ernesto Nathan e numerose personalità legate alla Massoneria, hanno deciso di fondare (come si legge sul sito massoneria scozzese.it) la Società Dante Alighieri.

Questo dunque l’attuale governo italiano, composto da uomini e poteri forti, che hanno già operato in passato in Italia, con risultati ben visibili. La domanda che molti si pongono è se questi ‘tecnici’ siano ora nel governo della grande finanza come garanti degli interessi dei partiti, o se invece – cosa più conturbante – già prima non fossero uomini della grande finanza dentro ai partiti. Si tratta infatti di figure che possono essere inquadrate come esecutrici di lobby, élites internazionali, banche e finanza internazionale, che imprigionano i cittadini, sottraendo loro risorse, diritti e speranze, essendo i reali mandanti della dittatura che si è ormai instaurata nel nostro paese.

Società segrete, una costante nella storia del genere umano

Fonte: http://www.ditadifulmine.com/2010/01/societa-segrete-una-costante-nella.html

Il nostro mondo è popolato di segreti. Militari, civili, personali, ogni rapporto sociale è impregnato di un’aspetto di segretezza che spesso non ci fa avere il quadro completo della situazione. Che sia per motivi personali o logiche di profitto, i segreti sono una costante dell’ intera storia dell’ umanità.
Talvolta per proteggere certi segreti si formano attorno ad essi delle vere e proprie comunità con il solo e unico scopo di difendere interessi locali o globali, per combattere o sostenere regimi o personalità: sono le cosidette società segrete.

Tracciare una storia delle società segrete è relativamente più facile oggi che in passato. La potenza degli organi di informazione e la loro espansione worldwide ci consente di accedere a documentazione del tutto inaccessibile in tempi passati, e di costruire un quadro abbastanza dettagliato delle società segrete che in passato e nel presente hanno un certo peso all’interno della politica e dell’economia mondiale.

Nell’antichità lo scopo delle società segrete era principalmente quello di preservare lo status quo di alcuni individui, e poco è cambiato da allora. Il motivo della segretezza di alcune informazioni è da ricercare soprattutto nella necessità di conservare aree di influenza in alcuni settori chiave, come quello militare o quello economico. Assistiamo così alla nascita o alla conservazione di poteri che derivano da un’accurata custodia di informazioni vitali per la sopravvivenza di alcuni gruppi di potere locali o mondiali.

Per molti tuttavia è difficile credere che siano in atto coperture e cospirazioni, ma la storia del genere umano dimostra di continuo che il susseguirsi delle vicende dell’ uomo ha come base costante il complotto ed il segreto. Non è necessario essere coinvolti in gruppi di cospirazionisti per rendersene conto.

Dove e come nascono principalmente le società segrete:

  • Spionaggio: quale esempio migliore di società segreta se non gli apparati di spionaggio? Chi fa parte di gruppi di spionaggio è per eccellenza un individuo che ha come scopo ultimo quello di preservare le proprie informazioni, o di svelare quelle del nemico. Come cita un ormai vecchio motto : “L’informazione è potere”, e niente è così vero soprattutto in ambiente spionistico. Una singola informazione può cambiare il destino di molte vite, un singolo dettaglio può far cadere o rinascere un regime.
  • Politica: da dove cominciare? forse da uno dei casi più eclatanti, l’omicidio di Giulio Cesare. Per mettere in piedi una cospirazione di tale portata è necessario creare un gruppo di persone che condividano gli stessi segreti e gli stessi scopi, il che qualifica questo gruppo come società segreta a tutti gli effetti.
  • Ambiente militare: quale miglior esempio di segretezza degli apparati militari? Al giorno d’oggi, in cui una specifica tecnologia può fare la differenza sul campo di battaglia, la segretezza delle informazioni è di vitale importanza per la supremazia militare. Conoscere i dettagli di una tecnologia o di una strategia militare comporta anche conoscerne le vulnerabilità per renderla inconsistente.
  • Economia: un esempio molto banale potrebbe essere quello dei titoli di borsa. Se si conosce in anticipo la strategia di mercato o l’andamento economico futuro di una particolare azienda o settore, è facile mettere in atto speculazioni finanziarie, nascondendo informazioni o utilizzandole in via esclusiva per trarne profitto.
  • Religione: le persecuzioni di natura religiosa possono favorire la nascita di società segrete o di gruppi costretti a vivere nell’ombra. Non necessariamente queste associazioni hanno intenzione di combattere contro il sistema religioso dominante, a volte vogliono soltanto sopravvivere e dedicarsi al proprio culto. Altre volte invece, la religione è utilizzata come meccanismo per cementare l’unione dei membri di una società segreta: è il caso della società di Thule, che sfruttava paganesimo e misticismo per giustificare le proprie idee e per il controllo dei membri della società segreta.

Le società segrete sono ovunque, per quanto si possa negare la loro esistenza tornano sempre a far notizia nella cronaca. I problemi relativi al mantenimento di una società segreta nascono soprattutto dalla scoperta della sua esistenza, che può principalmente essere l’effetto di:

Troppi appartenenti alla società segreta
E’ il caso delle Triadi cinesi per esempio, nate come società segrete ma che, nel corso del tempo, hanno visto aumentare il numero dei propri membri fino a raggiungere cifre astronomiche. E’ normale che, con un numero così elevato di partecipanti, la fuga di notizie sia difficile da contenere.

Troppo potere in mano a pochi
L’accentramento del potere nelle mani di pochi elementi spesso puzza. Puzza di imbroglio, puzza di speculazione, puzza di associazione segreta. Il che non deve portarci a credere che ci siano associazioni segrete dietro ogni angolo, ma è facile immaginare come persone che abbiano gli stessi, grandi obiettivi possano concordare una strategia comune per conseguirli.

Errori e poca discrezione
Anche se non si tratta di una vera e propria società segreta per definizione, il gruppo di persone che ha portato alla recente crisi economica mondiale aveva obiettivi condivisi dai suoi membri, principalmente speculazioni economiche per accrescere il proprio potere o il proprio patrimonio. Quando tuttavia la speculazione va oltre, non più piegando le leggi ma superandone il punto di rottura, tutto il sistema crolla, rivelando i burattinai dietro alla manovra economica speculativa.

Cambiamento del fine ultimo
Quando una società segreta muta il suo scopo, ragione per la quale si è arricchita di seguaci, molte persone possono decidere di lasciarla, portandosi dietro alcuni dei segreti più intimi dell’associazione. Ovvio immaginare come questo costituisca un pericolo per l’esistenza stessa della società segreta, che a volte arriva ad atti estremi pur di mantenersi in vita e preservare l’anonimato ed i segreti dei suoi membri. Tuttavia questi “atti estremi” possono rivelarsi del tutto controproducenti, svelando l’esistenza della società o alcuni dei suoi obiettivi.

Come dicevo in precedenza, basta aprire un libro di storia per accorgersi dell’esistenza, ora ed in passato, di società segrete nate con lo scopo di ribaltare regimi, sovvertire l’ordine sociale, combattere ingiustizie ed altri scopi che spesso di chiaro hanno molto poco.
L’elenco qui sotto è del tutto incompleto, ma è basato su società segrete realmente esistite nella storia o attualmente ancora in vita. Non si tratta di società la cui esistenza non sia stata provata o soltanto supposta, tipiche delle manie di cospirazionismo di alcuni individui, ma di gruppi segreti sulla cui esistenza ci sono prove, testimonianze e fatti storici a supporto

  • Carboneria: società segreta nata inizialmente come opposizione alla politica di Gioacchino Murat
  • Adelfi: società segreta nata in Francia in concorrenza con la massoneria, coinvolta in movimenti anti-bonapartisti e nei moti spagnoli del 1820-1821.
  • Cavalieri della libertà: nata nel 1830 in Piemonte, questa società segreta comprendeva anche alcuni membri dell’esercito.
  • Al-Fatah: “Giovane associazione araba” nasce nel 1911 a Parigi per opera di alcuni ufficiali arabi allo scopo di ottenere l’indipendenza del mondo arabo
  • Thule: società che costituì il nucleo del partito nazista, fondata nel 1910 sulla base di paganesimo nordico, antisemitismo e nazionalismo estremo.
  • Mungiki: setta polotico-religiosa, oltre che mafiosa, nata in Kenia nel 1980 inizialmente come milizia locale pr proteggere i contadini contro le forze governative. In seguito prese il controllo dei taxi, dello smaltimento dei rifiuti, dell’edilizia e del traffico di droga
  • Crna ruka: “Mano nera” è una società segreta nazionalista nata in serbia nel 1911, implicata nell’episodio di “accensione” della Prima Guerra Mondiale, l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando.
  • P2: Propaganda Due è una loggia segreta nata per destabilizzare l’assetto politico e sociale italiano
  • Skulls and Bones: benchè non sia una società, e nemmeno segreta, la fratellanza universitaria di Yale Skulls and Bones è spesso accusata di ordire complotti a sfondo economico o politico attraverso scambi di favori tra gli appartenenti alla confraternita. I membri sono tenuto alla segretezza con un giuramento a vita.

Al giorno d’oggi c’è una particolare società segreta, la cui esistenza non è stata provata ma solo supposta (e da molti ritenuta assolutamente reale sulla base di evidenze che poco hanno di oggettivo): il cosidetto Governo Ombra. Il Governo Ombra, secondo i complottisti, pare abbia il controllo di ogni settore sociale ed economico, dalle armi alla finanza, influenzando la politica di intere nazioni per conseguire i propri scopi.

Si può credere o meno all’esistenza di questa società segreta, ma ad oggi non c’è alcuna prova oggettiva del fatto che esista un gruppo di questo tipo. Come ho già accennato in precedenza, è facile immaginare che persone aventi gli stessi scopi possano unire le proprie forze per raggiungerli, è capitato in passato e capita tutt’ora anche per le piccole cose d’ogni giorno; ma da questo a ritenere reale una cospirazione dalla portata così globale il passo è troppo lungo, soprattutto per l’assenza di prove incontrovertibili che ne dimostrino l’effettiva presenza.

Conoscete società segrete storiche o di recente costituzione la cui esistenza possa essere dimostrata? Invito chiunque legga questo post a scrivere un commento indicando le fonti per la verifica delle prove a supporto

L’Italia ritorna (?) ad essere una colonia

Fonte: http://www.statopotenza.eu/759/l-italia-ritorna-colonia

La fase internazionale di pieno fermento che stiamo vivendo è quasi in netto contrasto con la situazione italiana, che invece sembra decisamente avviarsi verso un rapido declino. L’insediamento del nuovo governo tecnico ha messo in chiaro ciò che molti dei nostri redattori e collaboratori andavano sostenendo ormai da almeno dieci mesi nelle testate o nei siti che raccoglievano le loro impressioni ed analisi. L’Italia è un Paese a sovranità quasi inesistente. Da oggi anche la sovranità formale del popolo (espressa attraverso le elezioni e la rappresentanza parlamentare) è venuta meno. Ogni record è stato battuto. Nessun governo tecnico, infatti, ha mai avuto il tempo di formarsi in appena dieci giorni, dalla nomina a senatore a vita dell’ex commissario europeo Mario Monti alla presentazione dei ministri del suo esecutivo dinnanzi al presidente della Repubblica. Proprio Napolitano, eletto uomo italiano dell’anno da numerosi osservatori negli Stati Uniti, può essere ridefinito il deus ex machina della politica italiana in questo 2011 così pesantemente e negativamente decisivo ai fini della determinazione delle sorti nazionali.
Il deciso piglio all’interventismo neo-coloniale durante la crisi libica, dove persino i falchi del centro-destra, tradizionalmente e culturalmente legati all’ideologia atlantica e alle ragioni della Nato, avevano esitato a dare il proprio convinto assenso, e l’ultimo determinato appello alla rapidità del regime-change, hanno contribuito a condurre il sistema Paese dalla padella alla brace. Quella che molti giornali legati alla “sinistra” riformista e borghese, denunciavano come la “scarsa credibilità internazionale” di Berlusconi, in seguito alle sue presunte frequentazioni di escort e prostitute, andava tradotta con un termine più preciso: ricattabilità. L’ex presidente del Consiglio dei Ministri era ormai in balìa delle pressioni internazionali più forti, a cominciare da quelle operate da Washington.
Il volta-gabbanismo nei confronti di Gheddafi rappresenta l’emblema di un “vorrei ma non posso” che ha contraddistinto nei fatti tutti gli ultimi tre anni della politica interna ed estera italiana. “Vorrei salvare la Piccola e Media Industria ma non posso”, “vorrei fornire un credito di Stato diretto a famiglie e piccole imprese senza passare per il filtro delle banche ma non posso”, “vorrei portare a termine l’accordo per il South-Stream con Putin ed Erdogan ma non posso”. Potremmo continuare per ore, ma bastino questi eloquenti esempi per comprendere tutta la portata di una simile condizione di inferiorità e sub-dominanza personale di Berlusconi come leder politico e di governo, a cui corrispondeva quasi perfettamente la condizione di inferiorità e sub-dominanza strategica ed economica dell’Italia come nazione, iniziata nel 1947-1948 con l’inclusione di Roma nel Piano Marshall, la vittoria democristiana e la conseguente adesione alla Nato (1949), e poi aggravatasi lungo gli ultimi trent’anni, sino all’incrinatura decisiva nel biennio post-Tangentopoli 1992-‘93. Da allora, in particolar modo, l’Italia è diventata un non-Stato, un agglomerato formale ma non sostanziale, amministrativo ma non esecutivo, geografico ma non geopolitico.
L’ingresso in politica di Silvio Berlusconi nel 1994, non era affatto previsto e scontato, e contribuì a creare un’improvvisata scialuppa di salvataggio per buona parte della classe dirigente del vecchio Pentapartito, sbaragliato dalle inchieste – ancora tutte da chiarire e da comprendere – della Magistratura. Tuttavia, Berlusconi non era un politico, ma un uomo dell’impresa, un abile manager nei settori dell’edilizia, prima, e dell’editoria, poi. Nulla di più. La sua confidenza con la politica era pressoché nulla, e ad instradarlo nella direzione governativa del Paese, furono i suoi principali uomini di fiducia, oltre ad alcuni presumibili falchi del vecchio ordine industriale a partecipazione statale, ormai disossato dallo smantellamento dell’IRI nella tragica stagione delle privatizzazioni inaugurata dai due governi Amato e Ciampi, e proseguita dai governi di centro-sinistra di Prodi e D’Alema. Berlusconi era perciò un non-statista per un non-Stato. Malgrado la vittoria nel 1994, la sua affermazione politica definitiva non giunse prima del 2001, quando poté avviare un vero governo stabile e non più condizionato dagli umori ballerini e “movimentisti” di una Lega Nord ormai pienamente istituzionalizzata, pronta a giocare un suo ruolo di ago della bilancia nel teatrino di questa finzione politica tutta nostrana.
Complice una cultura popolare che spesso mescola la passione sportiva con le discussioni emerse tra i banchi della Camera e del Senato, Berlusconi si adeguò al clima e cominciò a descrivere il suo programma come un grottesco tentativo di resistenza a fantomatici “comunisti”. Nel frattempo, infatti, l’ex entourage quasi al completo del PCI aveva passato il giro di boa del biennio 1989-1991 non senza modificazioni drastiche ed indolori, portando a compimento un percorso di trasformazione che alcuni collocano addirittura alla metà degli anni Settanta, quando Berlinguer ed Ingrao conquistarono l’egemonia politica e culturale all’interno del Partito, ai danni della “destra” di Amendola e dei “filo-sovietici” di Cossutta. L’euro-comunismo, un progetto che aveva visto in Enrico Berlinguer un protagonista attivissimo, stava strappando quasi tutti i partiti comunisti del blocco occidentale dalle “grinfie” dell’Urss, finendo col generare autentici mostri politici, organismi geneticamente modificati e centauri con le gambe da comunista e la testa da liberale.
Si trattava di una generazione politica, cresciuta con i pantaloni a zampa d’elefante, che non di rado guardava con simpatia al mondo presunto “libero”, e soprattutto a quella New Left nata tra le fila dei notabili e facoltosi ambienti universitari degli Stati Uniti, aprendo alla Nato ed accettandone de facto la presenza militare. Tra questa schiera di rampolli si annoveravano personaggi poi risultati decisivi: Valter Veltroni, Massimo D’Alema, Piero Fassino, Pierluigi Bersani e tutta la compatta squadriglia che avrebbe sostenuto e difeso senza riserve Achille Occhetto durante la svolta della Bolognina e la conseguente fondazione del PDS. La rimozione della falce e del martello, dunque, aveva soltanto sancito sul piano iconografico ciò che era già stato stabilito da tempo sul piano politico e culturale.
Unica forza politica che mai rispose in sede processuale durante l’inchiesta di Tangentopoli, questa nuova “gioiosa macchina da guerra” non aveva fatto i conti con quella maggioranza silenziosa che ancora vedeva nei suoi rappresentanti i “vecchi comunisti” di un tempo, pronti a sovvertire l’Italia del ceto medio “tranquillo”, “cattolico” e “conservatore”. Poco importava loro se nel frattempo quel partito era passato dal ruolo di referente principale di Mosca a quello di referente privilegiato di Washington, o che avesse cominciato a costruire il progetto dell’Ulivo, assieme a personaggi semi-sconosciuti e ad esponenti minori della vecchia Democrazia Cristiana come Romano Prodi (già in Goldman-Sachs e presidente dell’IRI nella fase di smantellamento), Pierluigi Castagnetti, Arturo Parisi, Dario Franceschini ed Enrico Letta (già in Goldman-Sachs e nella Commissione Trilaterale). L’inesauribile clima tutto italiano in tipico stile “Peppone e Don Camillo” ebbe la meglio, e l’alleanza tra Berlusconi e la nuova generazione post-missina capeggiata da Gianfranco Fini contribuì ad inasprire il clima della contrapposizione tra accuse di “fascismo” e di “comunismo”.
Ovviamente, a distanza di diciotto anni, sappiamo che nulla di tutto quanto veniva sbandierato era vero, ed il grandissimo ed imperscrutabile velo posto sopra le reali ragioni della contrapposizione è stato oggi definitivamente strappato via. Negli ultimi undici mesi lo scenario si è fatto notevolmente più limpido: il Partito Democratico, nato tre anni fa dalla definitiva fusione interna all’Ulivo (DS e Margherita), spinge per il governo tecnico e per l’interventismo della Nato ben oltre il tradizionale atlantismo di Berlusconi e Frattini, la Lega si oppone alla guerra in Libia, mentre Fini ha addirittura costituito un partito di chiare tendenze liberal-conservatrici (Futuro e Libertà per l’Italia) che ha scavalcato Berlusconi dal centro, creando una crepa pesantissima nel governo e compattandosi coi falchi centristi, promotori del governo tecnico, in un’alleanza definita Terzo Polo che lo vede impegnato al fianco di Casini, di Montezemolo e dell’immancabile Rutelli, ex radicale, ex ambientalista, ex ulivista ed ora neofita centrista con la sua creatura API.
La recente dichiarazione di Bersani, secondo cui è l’ora in cui la politica deve lasciare spazio alla “tecnica amministrativa”, sancisce ancora di più lo spaventoso vuoto politico, ideologico e culturale che (in)anima il Partito Democratico: una creatura informe quando non deforme, senza programma, senza un elettorato di rappresentanza (esclusi i voti clientelari della funzione pubblica e qualche nostalgico privo di coscienza politica) e senza una pur striminzita idea di riformismo in chiave social-democratica. Il suo ruolo pare essere quello di testimoniare in via permanente nel nostro Paese i “successi” politici di “grandi democratici” come Bill Clinton e Barack Obama, due criminali di guerra che il popolo serbo e il popolo libico ricorderanno senz’altro come i principali carnefici nel quadro di un’alleanza militare tra le più aggressive ed imperialiste della storia, ovvero quella Nato che – tra installazioni logistiche e basi vere e proprie – ancora oggi occupa il nostro territorio con oltre 110 avamposti militari, e che impedisce de facto qualunque sovranità politica, economica, strategica e perfino giuridica al nostro Paese.
Ogni istituzione pare non riuscire ad eludere il controllo asfissiante di questa struttura opprimente che ogni giorno di più trasuda i pericolosi e catastrofici progetti imperialisti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, mascherati attraverso il filtro mediatico delle “cause umanitarie”. Chi crede ancora alla tragicomica storiella relativa al sali-scendi del fantomatico spread, come se la finanza rappresentasse una dimensione iper-uranica che detta vincoli e condizioni alle masse dall’alto, probabilmente risente pesantemente della droga mentale che i teorici del capitalismo e dell’unipolarismo statunitense gli hanno somministrato in grandi quantità negli anni Ottanta e Novanta, quando la ricetta individuata per risolvere i disastri causati da istituti finanziari e management industriali decotti finiva con l’essere il drastico taglio alla spesa sociale, all’impiego e al lavoro dipendente: una cultura liberista, recitata come un mantra e ripetuta come una liturgia, in base alla quale la stabilità dell’intero sistema economico andrebbe privilegiata rispetto alla sicurezza sociale della popolazione. Tutto ciò, naturalmente, “per il bene della collettività”. In poche parole, dovremmo darci una martellata sulle dita, sorridendo e felicitandoci del fatto che tra qualche anno qualcuno ci porterà un cubetto di ghiaccio per alleviarci la lesione procurata. Nel frattempo, le nostre dita ovvero le nostre condizioni sociali saranno distrutte, i settori strategici e produttivi del nostro Paese saranno completamente dismessi e inghiottiti da qualche polo economico-strategico statunitense o nord-europeo e il lavoro diventerà, specie fra le giovani generazioni, un vero e proprio gioco al massacro e alla competizione.
Eppure, tutti i partiti che oggi appoggiano il governo tecnico, a cominciare dal PD e dall’UDC, cercano di difendere l’operato di questo esecutivo e di ribadire in tutti i modi la necessità di dover sacrificarsi per una “missione” più grande: quella di mantenere in piedi l’Euro, che a questo punto diventa una specie di divinità, un totem che deve vederci ballare attorno a sé, doloranti ma soddisfatti. Una dittatura mediatica, culturale e politica che Orwell, se fosse stato in buona fede (e non una voce della propaganda imperialista degli anni Cinquanta), avrebbe senz’altro riferito al mondo atlantico piuttosto che a quello sovietico: un mondo in cui i concetti e i vocaboli vengono relativizzati, manipolati in continuazione a seconda degli interessi occidentali, in barba alla sovranità degli altri Stati e degli altri popoli. Essi non contano, anzi, in alcuni casi, sono persino “canaglie” da eliminare e distruggere con interventi unilaterali in ogni caso, ed al più corretti da un multilateralismo di facciata, in cui l’Europa e l’Italia in particolare, hanno lo stesso peso di un due di briscola e una quasi totale incapacità di smarcamento dai progetti di espansionismo strategico e di egemonizzazione capitalistica che animano la Casa Bianca. Ormai Washington può dormire sonni tranquilli: con i nuovi ministri alla Difesa, l’Ammiraglio della Nato Di Paola, e agli esteri, l’ex ambasciatore italiano negli Stati Uniti e in Israele Terzi di Sant’Agata, tutto sarà rimesso in carreggiata. L’Italia, dopo due anni e mezzo di timidi e pavidi tentativi sovranisti, si appresa a ridiventare la fedelissima portaerei nord-atlantica nel Mediterraneo.

Iran: tv mostra video drone usa

Fonte: Ansa

Non sembra danneggiato, dirottato elettronicamente da iraniani

(ANSA) – ROMA, 8 DIC – La televisione iraniana ha mostrato le immagini del drone Usa in loro possesso dopo essere arrivato a terra vicino al confine con l’Afghanistan. Secondo quanto riferisce la Bbc, le immagini mostrano militari iraniani che ispezionano il velivolo stealth RQ-170 Sentinel, che non sembra essere stato danneggiato.

Secondo fonti iraniane, i militari di Teheran hanno ‘dirottato elettronicamente’ il drone, prendendone la guida e facendolo atterrare.