Perchè la Cina sta costruendo città fantasma in Africa?

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it
Nonostante l’enorme quantità di appartamento invenduti, Nova Cidade de Kalimba è solo una delle tante città “fantasma” che la Cina sta costruendo in tutto l’Angola e in tutto il continente africano. Negli ultimi dieci anni, la Cina ha pompato miliardi di euro, e il trend non mostra il minimo segno di rallentamento. A questo punto, la domanda è semplice: perchè i cinesi sono così interessati al territorio africano?

città fantasma

 

I palazzinari cinesi si stanno dando molto da fare in Africa. Nova Cidade de Kalimba è una moderna città africana costruita da investitori cinesi in Angola e composta da circa 750 edifici di otto piani.

Nei progetti degli investitori, la città doveva raccogliere circa 500 mila abitanti, ma un inquietante filmato mostra come la selvaggia urbanizzazione cinese rischia di creare la prima “città fantasma” dell’Africa. Il costo dell’operazione si aggira sui 2,5 miliardi di euro, ma si tratta solo di una frazione del fiume di denaro che la Cina sta investendo in Africa.

Costruita alla periferia di Luanda, la capitale angolana, Nova Cidade de Kalimba, oltre ai 750 blocchi di appartamenti, conta una dozzina di scuole e più di 100 locali commerciali, ma non ci sono abitanti! Come mai? Pare che il prezzo di un appartamento si aggiri sui 90 mila euro, una cifra esorbitante rispetto al magro reddito medio della popolazione locale che ancora vive nelle baraccopoli.

Come riporta il Daily Mail, numerose “Chinatown” stanno nascendo in tutta l’Africa, dalla Nigeria alla Guinea equatoriale, nel Ciad, nel Sudan, ma anche in Zambia, Zimbawe e Mozambico. Insomma, la Cina considera il continente nero un investimento cruciale per il futuro, stringendo una vera e propria morsa sul continente dal sapore neo coloniale che in futuro potrebbe fare dell’Africa un continente satellite.

“I cinesi sono dappertutto”, dice Trevor Ncube, un importante uomo d’affari africano con interessi editoriali di tutto il continente. “Se in passato gli inglesi sono stati i nostri maestri, oggi i cinesi hanno preso il loro posto”.

A questo punto, è lecito chiedersi se le misteriose città fantasma siano destinate realmente agli africani. Secondo gli analisti internazionali, ormai non è più mistero che i governanti cinesi considerino l’Africa come l’unica soluzione ai problemi di sovrappopolazione e alla imminente scarsità di risorse di risorse naturali.

I cinesi rappresentano un quinto della popolazione terrestre e hanno fame di cibo, terra e energia. Negli ultimi dieci anni, il consumo di petrolio è aumentato di 35 volte e le importazioni di acciaio, rame e alluminio divorano circa l’80% delle forniture mondiali.

La popolazione cinese si è praticamente triplicata negli ultimi cinquant’anni, passando da 500 milioni di individui a 1,3 miliardi. E’ per questo motivo che il governo di Pechino ha lanciato il programma politico “Una sola Cina in Africa”, una sorta di lotteria nazionale per lasciare il paese e stabilirsi in un nuovo continente.

Nella disattenzione totale di tutto il mondo, l’incredibile cifra di 750 mila cinesi si è già trasferita in Africa negli ultimi dieci anni. La strategia è stata accuratamente messa a punto dai funzionari cinesi, i quali hanno stimato che la Cina ha la necessità di inviare in Africa 300 milioni di persone per risolvere i problemi di sovrappopolazione e inquinamento.

La bandiera rossa cinese avanza

L’avanzata cinese sembra inarrestabile: ambasciate e nuove rotte commerciali si stanno aprendo tra i due paesi, mentre la nuova elìte cinese stanziatasi in Africa comincia a farsi notare in tutto il mondo, acquistando oggetti preziosi nelle boutique, guidando le loro esclusive BMW e Mercedes e mandando i loro figli in esclusive scuole private.

Le pessime strade africane sono sempre più ingombre di automezzi cinesi che riempiono i mercati africani di prodotti a basso costo. Gli indumenti venduti nei mercati del continente ormai riportano quasi sempre la scritta “Made in China”.

Migliaia di chilometri di ferrovie sono state costruite dai cinesi per il trasporto di miliardi di tonnellate di legname tagliato illegalmente: foreste incontaminate sono state distrutte per coprire il fabbisogno di legname della Cina che equivale al 70% di tutta la produzione Africana. Inoltre, il territori è stato sventrato per l’estrazione di diamanti e oro.

Le gigantesche miniere cinesi sono piene di “schiavi” africani che estraggono i preziosi minerali a meno di 1 dollaro al giorno. In Angola, il governo ha deciso che il 70 per cento dei lavori pubblici deve andare alle imprese cinesi, la maggior parte delle quali non impiega personale angolano.

Ma la colonizzazione non è solo economica, ma anche culturale: numerosi centri culturali finanziati dallo Stato Cinese, denominati “Istituto Confucio”, stanno sorgendo in tutta l’Africa, con lo scopo di insegnare alla popolazione locale come fare affari in lingua e stile mandarino e cantonese.

Inoltre, esclusivi ristoranti che servono solo cibo cinese, e dove non sono ammessi i neri, stanno sorgendo in ogni angolo del continente.

 Un prezzo salatissimo per l’Africa

Vi è un aspetto sinistro di questa invasione cinese, un prezzo troppo alto da pagare per la popolazione africana. La Cina ha interesse, tra l’altro, a fomentare le guerre civili tra le popolazioni africane, vendendo così milioni di dollari di armi prodotte dalle aziende cinesi.

Naturalmente, tutto questo avviene in collaborazione con i corrotti leader africani, i quali, dopo aver ottenuto l’indipendenza dalle potenze coloniali dei bianchi, Gran Bretagna, Francia, Belgio e Germania, sono felici di fare affari con la Cina per un semplice scopo: i soldi!

Se i governi democratici dell’occidente sembrano molto più insistenti nel chiedere all’Africa le riforme democratiche e la necessità di più “trasparenza” nell’uso del denaro (termini diplomatici per evitare che i dittatori intaschino i milioni destinati alla popolazione), i cinesi sono molto più rilassati rispetto alla questione, decidendo di chiedere un occhio, a volte anche tutti e due, rispetto al reale utilizzo dei soldi da parte dei governi africani.

Il comportamento della Cina non fa altro che alimentare il cancro della corruzione. Pazienza se si alimenta la povertà in un continente che conta ben 800 milioni di persone che vivono in condizioni estreme di miseria.

Ma i cinesi sono sprezzanti di tali critiche. Per essi, secondo il loro spirito pragmatico da locuste, l’Africa è solo una risorsa da sfruttare finchè dura, e non un luogo dove garantire i diritti umani. Non a caso, questo atteggiamento è accolto con grande favore da parte dei dittatori africani.

Ma quello di cui hanno bisogno gli abitanti di questo meraviglioso continente, dove emersero i primi ominidi dalla Great Rift Valley, è un disperato bisogno di progresso e i cinesi non sono qui per questo. Sono qui per rapinare un paese ricco di spazio e di risorse naturali.

Quando finirà la predazione? Finchè Pechino ne troverà vantaggio: i cinesi non si fermeranno fino a quando in Africa non ci saranno più minerali o petrolio da estrarre. Dopo secoli di dolore, guerra e fame, l’Africa meriterebbe decisamente di meglio.

Matteo Ricci

Fonte:http://biografieonline.it

Matteo_RicciMatematico, cartografo, sinologo e importante figura religiosa del XVI secolo, Matteo Ricci nasce a Macerata il 6 ottobre del 1552. Studia per tre anni giurisprudenza a Roma, ma le sue inclinazioni lo portano presto ad entrare nella Compagnia di Gesù guidata dai gesuiti. Rivela sin da subito una vasta gamma di interessi che vanno dall’astronomia alla matematica, dalla geografia alla cosmologia, e studia sotto la guida del famoso scienziato tedesco Cristoforo Clavio (Christoph Clavius), responsabile dell’innovazione del calendario gregoriano.

Il suo desiderio di dedicarsi ad attività missionarie lo induce a partire per Goa, base portoghese da cui partono le navi dirette in India e in Cina. Viene ordinato sacerdote in India, a Kochi, dove celebra la prima messa nel 1580 e dopo due anni parte per la Cina. Sbarca così a Macao, nel sud della Cina, dove comincia a studiare il cinese, convinto che un missionario può avere più successo tramite la conoscenza diretta del popolo da convertire. Nel primo periodo gira persino vestito da bonzo.

Insieme al suo confratello, Michele Ruggieri, ottiene il permesso di vivere nei pressi di Canton, a Shao-ch’ng, dove resta per sei anni dal 1583 al 1589. Qui diventa anche amico di un importante studioso confuciano che riesce ad affascinare mostrandogli alcuni esempi del progresso tecnologico raggiunto dagli occidentali, tra cui un orologio e un mappamondo.

La sua opera di cristianizzazione inizia proprio grazie al contatto con i letterati e i mandarini del posto. Matteo Ricci fa stampare in questo periodo anche un piccolo catechismo in cinese. La sua permanenza però non è facile: insieme al suo confratello viene persino trascinato in tribunale a causa dell’opera di alcuni giovani letterati che gli aizzano contro la popolazione. I due vengono così espulsi e sono costretti a ritornare a Macao, ma qui riottengono presto il permesso di rientrare in Cina.

Tenta intanto l’avvicinamento verso città più grandi ed importanti come Nanchino e Pechino, aiutato anche dalle sue operazioni intellettuali come la pubblicazione di un dizionario portoghese-cinese e la parafrasi latina del testo confuciano “Quattro libri”. Grazie a questi importanti studi e lavori Matteo Ricci viene considerato il primo sinologo della storia. I suoi tentativi missionari sono improntati al concetto di inculturazione: egli è cioè convinto che ogni missionario per definirsi tale debba acquisire la cultura del popolo presso il quale opera. Ecco perché già dal 1594 decide di abbandonare l’abito da bonzo per prendere quello del letterato con tanto di nome cinese. Sceglie per sé il nome Li Ma Tou che ricorda per assonanza il suo vero nome. L’unica differenza è che al posto della prima sillaba del suo cognome “Ri” vi è “Li” data l’assenza della R nell’alfabeto cinese.

Riesce ad entrare a Pechino una prima volta nel 1598, ma a causa della guerra cino-giapponese per il possesso della Corea gli stranieri non sono ben visti. Così, nonostante il viaggio verso Pechino abbia significato sette mesi di avventuroso percorso, Matteo decide di ritornarvi in tempi più propizi. Una nuova occasione si presenta nel 1601, ma non appena mette piede a corte il potente eunuco Ma Tang lo fa prigioniero.

Dopo sei mesi di prigionia, Matteo Ricci si salva grazie all’intercessione dei suoi amici mandarini, e riesce anche ad entrare a corte, non ricevuto però dall’Imperatore. Durante la sua permanenza a Pechino ottiene il permesso per celebrare la messa in pubblico e inizia anche la costruzione della prima chiesa cattolica nella capitale dell’impero.

Nel 1609 fonda la Confraternita della Madre di Dio e dà inizio ai lavori, ma non riesce a vedere la chiesa completata. Muore infatti l’11 maggio del 1610 a 58 anni.

Matteo Ricci è il primo europeo ad essere sepolto in territorio cinese: il suo corpo riposa infatti nel giardino Hal a Pechino. A lui si devono una serie di scritti tra cui “I commentari” e “Le lettere” che possono essere considerate come le prime descrizioni geograficamente compiute della Cina apparse in Occidente. Durante la sua opera di missionario converte circa tremila cinesi, anche se in Europa e in Italia viene accusato da alcuni suoi confratelli di non aver contribuito alla diffusione del vero cristianesimo, ma di una dottrina nata dall’unione del cristianesimo con il confucianesimo.

Come è stato dimostrato, tuttavia l’accusa risulta falsa, ed è nata forse dall’atteggiamento di grande rispetto di Matteo Ricci per la cultura del popolo presso il quale ha operato. I cinesi hanno ricambiato apprezzando a loro volta, non solo i suoi sforzi apostolici, ma anche i suoi tanti trattati per diffondere le conquiste scientifiche europee tra cui il “Trattato dei quattro elementi” (1599-1600) e il “Trattato sulle costellazioni” (1601).

Il serpente nero dal ventre rosso “più grasso del mondo”

Fonte: http://www.lafucina.it/2014/10/02/il-serpente-nero-dal-ventre-rosso/

Così lo ha definito Geoff Delooze, che lavora in un parco in Australia.

È un serpente talmente grande ,che a detta di Geoff, l’uomo che l’ha trovato, dovrebbe intraprendere la dieta Weight Watchers. Geoff Delooze, australiano, lavora al Cameron Park in Australia e ha trovato l’enorme rettile nascosto in una pompa di calore. “Ha bisogno di Weight Watchers o qualcosa simile. Non è mostruoso?”, ha detto Geoff al Daily Mail.

Foto sotto: Geoff con il serpente

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Si tratta di un serpente nero dal ventre rosso, una specie di elapide che originario dell Australia. Un suo morso è in grado di causare gravi danni, ma generalmente non è letale ed è sicuramente meno pericoloso di altri serpenti. Questi particolare tipo di serpente si distingue per la sfumatura del suo ventre, che va dal rosa al rosso e può raggiungere una lunghezza massima di 2,5 metri. È difficile, peraltro, distinguere la testa dal corpo in quanto non presenta alcun restringimento all’altezza del collo.

Per indurre l’animale, lungo circa 2 metri e del peso di 10 kg, a lasciare la sua abitazione, Geoff ci ha messo circa 20 minuti. “Ho avuto pitoni qui e questo è più grande di loro“, ha detto Geoff, che è lavora come tecnico al Newcastle and Hunter Animal Control. È raro che i serpenti raggiungano una tale lunghezza e l’uomo che l’ha catturato non aveva mai visto uno del genere.

Acqua calda e limone: rimedio naturale del mattino

Scritto da: Claudio Monteverdi
Fonte: http://www.naturopataonline.org

_images_Foto_Articoli_rimedi_naturali_rimedi_nonna_acqua-limone-rimedi-naturali-nonna-525x328Un semplice rituale del mattino per iniziare bene la giornata: acqua calda e succo di limone. Rafforza il sistema immunitario, bilancia il ph, aiuta a perdere peso, migliora la digestione ed altro ancora. Dall’ayurveda un rimedio naturale semplice e benefico: succo di limone in acqua calda

Il modo in cui iniziamo ogni nostra giornata è incredibilmente importante. Qualunque attività tu svolga, che tu sia una mamma, uno studente, un artigiano, un imprenditore, un impiegato, un manager  o un insegnante di yoga,  le prime cose che scegli di fare alla mattina sono determinanti. Secondo la filosofia ayurvedica, le scelte che facciamo per quanto riguarda la nostra routine quotidiana possono rafforzare la nostra resistenza alle malattie oppure distruggerla.

L’ayurveda insegna

L’ayurveda ci invita ad una una partenza anticipata, concentrandoci sui rituali mattinieri che ci aiutano ad allineare il corpo ai ritmi della natura, equilibrare i dosha e a migliorare sia l’autostima che la nostra autodisciplina. La nostra mente ci può dire di controllare le email, portare fuori il cane, accompagnare i bambini a scuola, di non fare tardi al lavoro o semplicemente… che non abbiamo abbastanza tempo per coltivare i nostri rituali del mattino. Ma se riuscite a  trovare il tempo almeno per un rituale che migliorerà la vostra salute, scegliete questo.

Un caldo consiglio

Iniziate la giornata con una tazza di acqua calda e il succo di mezzo limone. E ‘così semplice ed i vantaggi sono semplicemente troppo interessanti per essere ignorati. Il limone infatti non è solo un alimento, ma un vero e proprio rimedio naturale.

Acqua calda con succo di limone, a cosa serve?

1.Rafforza  il sistema immunitario

I limoni sono ricchi di vitamina C e potassio. La vitamina C è ottima per combattere raffreddori e potassio stimola la funzione del cervello e dei nervi e aiuta a controllare la pressione.

2.Bilancia il nostro pH

I limoni sono un alimento estremamente alcalino, che ci crediate o no. Sì, sono acidi da soli, ma dentro il nostri corpi sono alcalini (l’acido citrico non crea acidità nel corpo  una volta metabolizzato). Il nostro sistema immunitario sa bene che un corpo alcalino, è la vera chiave di una buona salute.

3.Facilita la perdita di peso

I limoni sono ricchi di  pectina, che aiuta a combattere la fame. Inoltre è stato dimostrato che le persone che mantengono una dieta più alcalina perdono peso più velocemente. Inoltre,  quando si inizia  la giornata nel modo giusto, è più facile fare le scelte migliori per noi per il resto della giornata.

4.Aiuta la digestione

L’acqua calda serve a stimolare il tratto gastrointestinale e la peristalsi intestinale (le contrazioni muscolari all’interno delle pareti intestinali).  I limoni sono anche ricchi di minerali e vitamine e contribuiscono  a ridurre le tossine nell’apparato digerente.

5. Agisce come un dolce diuretico naturale

Il succo di limone aiuta a scovare i materiali indesiderati, perché i limoni aumentano il tasso di minzione nel corpo. Le tossine vengono pertanto rilasciate ad un ritmo più veloce che aiuta a mantenere il tratto urinario sano.

6.Pulisce la pelle

La vitamina C aiuta a diminuire le rughe e macchie. Acqua e limone elimina le tossine dal sangue ed aiuta a mantenere la pelle pulita.

7.Idrata il sistema linfatico

Questa tazza di bontà ci aiuta a iniziare la giornata ben idratanti, quindi aiutandoci a prevenire la disidratazione e la stanchezza delle ghiandole surrenali. Quando il corpo è disidratato, o profondamente disidratato (stanchezza surrenali), non in grado di eseguire tutte le sue funzioni, il che porta a accumulo tossico, stress, costipazione, e l’elenco potrebbe continuare. Le ghiandole surrenali sono molto importanti: due piccole ghiandole che si trovano sulla sommità dei nostri reni, e insieme con la tiroide, ha il compito di fornire energia. Da loro dipende anche la produzione di importanti ormoni, tra cui l’aldosterone. L’aldosterone è un ormone secreto dalle ghiandole surrenali che regola i livelli d’acqua e la concentrazione di minerali, come il sodio, nel nostro corpo, e ci aiuta a rimanere idratati. Le ghiandole surrenali sono anche responsabili per regolare la nostra risposta allo stress.

Effetti sorprendenti

L’adozione di questa semplice pratica di bere una tazza di acqua calda con limone al mattino per un mese può migliorare radicalmente la qualità della vostra giornata. Non sorprendetevi se inizierete ad affrontare la vostra giornata con un rinnovato slancio.

Le ricette

La ricetta base è molto semplice, una tazza di acqua calda (non bollente) e il succo di mezzo limone (a piacere potete aggiungere mezzo cucchiaino di miele da agricoltura biologica). L’ayurveda inoltre suggerisce – in caso di acidità di stomaco – di aggiungere un pizzico di sale nero (si trova nei negozi di alimentazione etnica), oppure – in caso di difficoltà a digerire – un pizzico di pepe nero appena macinato.

Ed ora, se non hai ancora provato, non aspettare, prova anche tu il rituale dell’acqua calda con limone.

I viaggi di Modi e il tema dell’energia in India.

Scritto da: Da New Delhi, Daniele Pagani
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/2014/10/modi-e-energia-india/

India's Prime Minister Modi waves as he arrives to speak at Madison Square Garden in New YorkNon si può dire che Narendra Modi ed il suo team manchino dell’abilità di dare un tocco teatrale alla politica. Le visite estere del premier indiano hanno spesso un che di scenografico, dagli stravaganti vestiti tradizionali in Bhutan alla performance da percussionista in Giappone. La visita ufficiale negli Stati Uniti, però, all’insegna del digiuno per la festività indiana di Navratri, ha di gran lunga superato gli exploit precedenti. La teatralità del bagno di folla al Madison Square Garden sarà difficilmente ripetibile.

Dire Madison Square Garden significa evocare momenti gloriosi, quasi epici: viene in mente Elvis Presley, unico artista a riempire per quattro volte l’arena newyorkese nel 1972. Viene in mente il destro finale sganciato da Mohammed Alì sul volto di George Frazier nel 1974, in una rivincita all’ultimo colpo. O ancora, l’enorme concerto di Micheal Jackson del 1988 e i fan in delirio sulle note di Born in the USA, del boss, Bruce Springsteen.

Difficile non accostare l’immagine di Modi a questi momenti. Illuminato, al centro del Madison Square Garden mentre arringa circa 20 mila connazionali, e non, residenti negli USA. Le sue mosse sono ormai collaudate, quelle di chi vuole dare di sé un’immagine fraterna, decisa e protettiva: braccia aperte, mani sul cuore e indici al cielo. Difficile anche non sorridere di fronte all’entusiasmo euforico – tipicamente indiano – di molti dei partecipanti. Resistere ad un pensiero antipatico verso questo “nazionalismo a distanza”, però, risulta impossibile: evviva l’India! evviva Modi! Noi, però, preferiamo vivere in America, grazie.

In tutto il clamore mediatico che è seguito c’è una piccola cosa, che poi tanto piccola non è, che a molti è sfuggita. Un insuccesso negoziale che Modi si trascina di visita in visita e di cui non riesce a venire a capo: la questione dell’energia nucleare.

Attualmente in India sono attivi 21 reattori che producono tra il 3 e il 4 per cento del fabbisogno elettrico del paese, risultando la quarta fonte energetica dopo il carbone, l’acqua e l’insieme delle fonti rinnovabili. In India l’approvvigionamento dell’energia elettrica è un problema (qui un articolo, mettiamoci quello sul gas naturale) che, oltre ad affliggere circa 400 milioni di persone, risulta essere uno degli l’ostacoli maggiori nel processo di attrazione di investimenti esteri. In questo senso risulta emblematico il fatto che i vertici di alcune tra le maggiori compagnie statunitensi – Mastercard, Google, Caterpillar, Boeing, PepsiCo, solo per citarne alcune – abbiano fatto presente a Modi durante una colazione di lavoro che, sebbene siano soddisfatti dei nuovi impegni, le loro preoccupazioni in materia di infrastrutture di base non sono diminuite e vorrebbero maggiori garanzie in materia.

Una delle infrastrutture principali di cui l’India risulta carente è la rete elettrica: un impianto capillare che garantisca continuità del servizio e assenza di continui blackout. La necessità di risolvere questo problema è la ragione per cui la questione nucleare occupa un posto importante nell’agenda estera del Governo Modi. I piani del nuovo governo, infatti, sarebbero quelli di far sì che i reattori nucleari arrivino almeno a triplicare la produzione nel giro di un ventennio. Per raggiungere questo obiettivo servono due elementi: uranio e tecnologie adeguate.

(Nda – Al netto del dibattito sull’energia nucleare su cui non è mia intenzione prendere posizione in questa sede, il tentativo, qui, è quello di proporre l’analisi del problema).

L’India non ha, per ora, grande disponibilità di uranio, e i governi precedenti si sono mostrati molto attivi sotto questo punto di vista, siglando accordi in tutto il mondo – Francia, Mongolia, Canada, Inghilterra, Argentina, Namibia, Inghilterra, Russia e Australia – per garantirsi la fornitura del prezioso minerale. La Russia resta il principale grossista, pole position minacciata dall’Australia, paese con cui Narendra Modi ha firmato – solo un mese fa – un accordo per la fornitura di uranio per scopi civili.

Se la disponibilità di materia prima non sembra costituire un problema, le tecnologie lo sono. Costruire nuovi reattori è un’operazione molto lunga e costosa e le compartecipazioni estere sono fondamentali, sia per coprire i costi sia per migliorare i livelli di sicurezza e produttività delle centrali. Gli impianti prodotti dalle industrie tecnologiche indiane hanno infatti una capacità energetica piuttosto basa rispetto, per esempio, ai reattori americani, francesi e russi.
Qui arrivano i problemi. L’India non è firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare – il trattato che impedisce l’utilizzo dell’energia nucleare civile per l’implementazione di armamenti –, un dettaglio che frena le intenzioni di molti possibili partner stranieri. Data la sensibilità delle tecnologie in questione, è comprensibile che non siano in molti a voler rischiare di rendersi partecipi dell’incremento del potenziale bellico nucleare indiano. Nel 2010, inoltre, il Parlamento indiano ha approvato il Nuclear Liability Act, una legge che dà la possibilità di denunciare e intentare cause contro le società costruttrici in caso di disastri nucleari generati da errori di progettazione o falle dei sistemi di sicurezza. Si capisce come, anche in questo caso, le compagnie estere siano piuttosto reticenti.

Il principale motivo del viaggio in Giappone di Narendra Modi era quello di siglare un prolifico accordo in materia di tecnologie nucleari, un colpo non messo a segno. Intendiamoci, la missione in sé non è stata un fallimento – il premier torna in patria con contratti per 35 miliardi di dollari –, ma niente da fare sul fronte nucleare. Il premier nipponico Shinzo Abe ha rifiutato l’offerta, probabilmente – e comprensibilmente –  sull’onda lunga del disastro di Fukushima.

Gli Stati uniti erano una seconda grande chance, ma anche qui nulla di fatto. Obama si è dimostrato aperto nel coinvolgere l’India nelle grandi istituzioni intercontinentali per le decisioni in materia di energia nucleare – Nuclear Supplier Group, International Atomic Energy Agency –, ma non un impegno concreto su eventuali scambi di tecnologie.

La possibilità di cooperazione diretta con gli Stati Uniti, tuttavia, potrebbe essere molto più aperta di quanto i silenzi potrebbero lasciare intendere. In uno scenario complicato come quello attuale, il Dipartimento di Stato si trova nella posizione scomoda di non avere più un alleato realmente affidabile in Asia, un ruolo che sembra perfetto per la Repubblica indiana: le due nazioni hanno importanti interessi strategici in comune. Un’ulteriore espansione delle sfere di influenza di Cina e Russia non gioverebbe a nessuno dei due paesi, come pure l’eventuale sviluppo del network del terrorismo islamico. Non da ultimo, il mercato indiano potrebbe diventare una valvola di sfogo fondamentale alla ripresa economica americana.

A conti fatti, gli Stati Uniti non hanno nulla da temere dall’India, anzi. Un’alleanza, però, comporta un vantaggio reciproco e l’appoggio indiano ha il suo prezzo. Un conto che potrebbe essere saldato con la riapertura del canale delle forniture di tecnologia nucleare civile americana verso Delhi.

EUROPA: LA RESA DEI CONTI!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2014/10/02/europa-la-resa-dei-conti/
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Come scrive Wikipedia secondo la mitologia greca, la seconda delle dodici fatiche di Ercole fu l’uccisione dell’idra di Lerna mostro con nove teste di serpente. L’impresa dell’eroe era letta dai neoplatonici come simbolo della lotta tra un principio superiore ed uno inferiore, secondo l’idea di una continua tensione dell’animo umano, sospeso tra virtù e vizi.

«Spesso in Italia e nell’Eurozona abbiamo la sensazione di affrontare uno compito erculeo per rilanciare la crescita e ridurre la disoccupazione». E «proprio come Ercole che si confronta con l’idra, talvolta sembra che appena sconfiggiamo una sfida — come la crisi del debito sovrano — subito spuntano due nuove prove, come la bassa inflazione e una ripresa debole»: parole del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Che trae ispirazione dalla Sala degli Ercoli («un nome appropriato per la situazione attuale»), al Palazzo Reale di Napoli, dove in serata si è riunito il Consiglio direttivo della Bce per la cena ufficiale alla vigilia della riunione mensile di politica monetaria. Draghi: «Crescita e occupazione, il nostro è un compito

Il problema non sono certo le sette teste del mostro, ma l’incapacità di Ercole di comprendere la natura stessa del mostro che si nasconde dietro l’euro e la mancanza di coraggio nel ammettere il fallimento di un progetto che sta distruggendo l’Europa.

Ieri la Francia ha alzato per la prima volta in vita sua la testa, terrorizzata dall’idra di LePen… La Francia si ribella all’Ue: “No austerity, deficit al 4,4%”

Timidamente anche l’ondivaga Italia ha provato ad alzare la testa… Padoan: “Senza ripresa la società è a rischio”.

L’allarme di Padoan è durissimo: «Occorre muovere con decisione su più fronti nella consapevolezza che in assenza di una ripresa robusta la tenuta del tessuto produttivo e sociale risulterebbe a rischio, la ricchezza delle famiglie minacciata, le prospettive dei giovani compromesse». Il ministro dell’Economia parla anche della riforma del lavoro: «La rete di ammortizzatori sociali verrà rafforzata e resa più inclusiva. Le imprese potranno gestire in maniera più efficiente l’attività produttiva reagendo con maggior prontezza alle evoluzioni cicliche». 

«La caduta Pil dell’Italia è peggio della crisi del ’29».

Ma come se fino ad ieri era tutta una ripresa dietro l’altra, 80 luci in fondo al tunnel?

Pareggio bilancio slitta a 2017… con tanti saluti al fiscalcompact!

Che ne pensa Angela Merkel? Nulla di diverso dal solito: ”I Paesi devono fare i loro compiti, per il loro bene”. Il patto di stabilità e crescita “si chiama così perché non può esserci crescita sostenibile senza finanze solide”. Anche perché “non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi è alle nostre spalle”. IlFattoQuotidiano

Scusate il lapsus di Angela ma intendeva dire  che i Paesi devono fare i loro compiti per il bene della Germania, la quale sguinzaglia subito i suoi due cani da guardia.

L’altolà di Dijsselbloem: “Parigi lavori più duramente, ha già avuto due anni in più” – Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, in un’intervista alla tv olandese RTL Z, ha chiarito però che non intende accettare lo schiaffo di Parigi: “La Francia, come altri Paesi, deve lavorare più duramente” perché “deve rispettare le regole del Patto di stabilità, riguadagnare competitività, rendere flessibile il mercato del lavoro”. Rimettendosi il cappello dell’uomo politico olandese, poi, Dijsselbloem ha detto attaccato la Francia che “ha avuto due anni in più quando a noi (l’Olanda, ndr) ne hanno dato uno solo che, guardando indietro, non ci serviva nemmeno perché le misure le avevamo già prese e dovevamo solo aspettare che avessero effetti”.

Ma certo con la più alta percentuale di debito privato al mondo attendiamo che la verità diventi figlia del tempo anche per l’Olanda

Davvero bella la Vostra Europa, dove tutti si vogliono bene e si aiutano a vicenda!

Il momento della resa dei conti si sta avvicinando e come ha detto per la prima volta giustamente Padoan in assenza di una ripresa robusta la tenuta del tessuto produttivo e sociale risulterebbe a rischio.

Soprattutto sociale!

Nelle prossime settimane Machiavelli incontra Forrest Gump un appuntamento da non perdere!

Appuntamento a Milano 11 ottobre ore 16 presso il Cine Teatro L’Arca per “Il più grande successo dell’Euro” insieme ad Icebergfinanza e tanti altri amici! Non Mancate!

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Gli effetti psicoemotivi delle radiazioni solari

Fonte: http://www.benvenutosole.it

Se preso con moderazione, il sole ha molteplici effetti benefici sull’organismo, rende il fisico più tonico e vitale, aumenta la produzione di serotonina e testosterone: funziona in pratica come un “antidepressivo” naturale. Vediamo in sintesi i benefici che possiamo trarre da una corretta fotoesposizione

Il sole è luce, calore, energia e vita ed è sempre stato venerato in tutte le mitologie. Gli Egizi consigliavano di esporsi alle sue carezze e Greci e Romani lo utilizzavano nella cura delle malattie cutanee. D’altra parte se si spegnesse il Sole la vita sul nostro pianeta si estinguerebbe.

Il sole è luce e la luce, secondo la definizione di alcuni studiosi, è un “super nutriente”. Chi vive nelle città non fa fatica ad apprezzare il piacere di allontanarsi dal rumore ma anche da un cielo spesso offuscato dai gas di scarico per ritrovare il piacere del contatto con la natura. Prendere il sole, in effetti, non soltanto ci fa sentire meglio fisicamente, ma favorisce il rilassamento dandoci nel contempo una nuova carica emotiva: non a caso il sole è da considerare un antidepressivo naturale a cui potremmo e dovremmo far spesso ricorso quando ci capita, soprattutto nella stagione calda, di sentirci sottotono o sovraffaticati.

La miglior soluzione contro il calo dell’umore arriva proprio dal sole! Una corretta esposizione ai raggi solari stimola le funzioni endocrine, con molteplici effetti benefici sull’organismo, rende il fisico più tonico e vitale, aumenta la produzione di serotonina e testosterone.
Vediamo in sintesi i benefici che possiamo trarre da una corretta fotoesposizione:

  • migliora il nostro umore
  • stimola il tono fisico e muscolare
  • ci rende più forti e resistenti alla fatica
  • attenua eventuali sensazioni di dolore
  • in certi casi, come per esempio in alcune malattie della pelle, rappresenta addirittura una vera terapia.

Un aspetto da non sottovalutare, infine, è lo stimolo che il Sole esercita sulla sessualità maschile e femminile, in buona parte dovuto alla sua azione positiva nei confronti della produzione di alcuni ormoni fondamentali per l’eccitazione e il mantenimento dello stimolo sessuale.

Per ottimizzare questi benefici, dunque, dobbiamo ricordarci che il sole va preso con moderazione e ragionevolezza, e soprattutto con la giusta protezione, rappresentata da un prodotto scelto specificamente sulla base delle caratteristiche della nostra pelle.