Banca Etica: salva-banche contro la finanza etica

Scritto da: Corrado Fontana
Fonte: http://www.valori.it/finanza-etica/banca-etica-salva-banche-contro-la-finanza-etica-10964.html

ugobiggeri-300x199

Voto decisamente negativo da parte di Banca Etica e del suo presidente Ugo Biggeri sul cosiddetto decreto salva-banche, che lo scorso 22 novembre il Consiglio dei Ministri ha varato in una straordinaria riunione domenicale.

Eh sì, perché mentre il decreto corre in soccorso con 3,6 miliardi di euro prelevati dall’intero sistema bancario italiano, compresi azionisti, titolari delle obbligazioni subordinate e, se necessario, correntisti oltre i 100mila euro, a 4 medie banche italiane (CariFerrara, Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti) coi conti in rosso, Banca Etica sottolinea l’anomalia della soluzione individuata dal governo, e come questa si traduca in un vero danno per la finanza etica e lo sviluppo sostenibile, senza contare i dubbi di costituzionalità sollevati sul provvedimento anche da altri soggetti.

Così infatti si esprime in una nota ufficiale Banca Etica, che non usa mezzi termini per bollare d’iniquità il decreto elaborato dallo «stesso Governo che solo qualche giorno prima aveva emanato la normativa di attuazione – con decorrenza dal 1 gennaio prossimo – della direttiva europea nota per il bail in e che prevede che il denaro per i salvataggi sia messo a disposizione dai soci e dai creditori della banca in crisi.

Fino a poco tempo fa il salvataggio di queste banche avrebbe comportato un intervento con fondi pubblici (c.d. bail out), come è avvenuto in molti paesi europei a ridosso della crisi del 2007, oppure operazioni di fusione con soggetti in buona salute sulla scia della politica per lungo tempo adottata da Banca d’Italia. Oggi – in linea con i nuovi principi europei – non si utilizzano più risorse pubbliche per il mantenimento “forzoso” sul mercato di soggetti in crisi.

Il Governo Italiano ha deciso di fare una corsa contro il tempo per derogare alla direttiva sul bail in, che implicherebbe – per le banche non sistemiche come le 4 in questione – il pagamento tutto a carico di clienti e creditori della stessa banca. E ha deciso che il conto debba essere pagato da tutte le banche italiane. Anche quelle virtuose, anche quelle nonprofit, anche quelle che lottano per restare coerenti con la mission di sostenere l’economia reale e sostenibile mantenendo in equilibrio i propri bilanci senza alcun aiuto pubblico.

Il decreto salva-banche ha scelto di concedere alle 4 banche- in default a causa di una gestione opaca – di utilizzare il “fondo di risoluzione”: un fondo in costituzione ai sensi della Direttiva Europea sui salvataggi bancari atto a garantire un atterraggio soft di banche “sistemiche” con l’obiettivo di evitare rischi di contagio. A queste 4 banche italiane medio-piccole è stato concesso di utilizzare questo fondo, pur non avendone “probabilmente” i requisiti secondo la logica della Direttiva in parola, per il semplice fatto che tale normativa verrà recepita in Italia a far data dal 1 gennaio prossimo.

A fronte di questa scelta del Governo si richiede al sistema bancario – inclusa la finanza etica – un contributo al costituendo fondo di risoluzione di molto superiore a quanto previsto. Nello specifico, per quanto riguarda Banca Etica, era stato preventivato e comunicato un contributo di 130mila euro per il 2015 e identica cifra per il 2016. Ora – a seguito del decreto salva-banche – ne sarà richiesto uno molto più oneroso che potrebbe superare i 500 mila euro nel 2015 e sfiorare i 400 mila nel 2016. Sono cifre importanti che sottraggono risorse allo sviluppo sostenibile e all’economia sociale a cui Banca Etica fa credito, perché, essendo banca nonprofit, ogni euro di utile che viene sottratto per salvare altre banche rappresenta 12 euro in meno di credito erogabile.

Ancora una volta la regolamentazione penalizza la finanza etica, che da tempo annunciava i problemi del sistema finanziario e che durante la crisi è stata sempre in controtendenza: mentre le grandi banche contraevano sempre più il credito all’economia reale, Banca Etica ha mantenuto importanti tassi di crescita nei finanziamenti erogati a favore di famiglie e imprese sociali. Erogazioni che ora potremmo essere costretti a ridurre a causa dei contributi che ci vengono richiesti per salvare banche mal gestite. E nel colpire la finanza etica si colpisce quella parte di paese che continua a lavorare quotidianamente per lo sviluppo sostenibile e la solidarietà».

Un farmaco per vivere 120 anni

Scritto da: Andrea Sperelli
Fonte: http://www.italiasalute.it/11905/Un-farmaco-per-vivere-120-anni.html

Invecchiamento_11905

Siete pronti a vivere 120 anni? Pare che presto l’umanità godrà di molto più tempo grazie a un medicinale ideato per combattere il diabete. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori che fanno capo al Buck Institute for Research on Aging di Novato, in California.
Il farmaco in questione è la metformina, che ha già dimostrato su modello murino di poter allungare la vita media del 40 per cento, mantenendo al contempo l’organismo più sano e forte.
I ricercatori guidati dal gerontologo scozzese Gordon Lithgow sperimenteranno ora gli effetti del medicinale su un campione di 3.000 persone fra i 70 e gli 80 anni colpiti da malattie cardiache, tumori o demenza.
“Se prendiamo di mira l’invecchiamento e riusciamo a rallentarlo, a quel punto rallentiamo automaticamente tutte le patologie e le malattie che si manifestano con gli anni”, ha spiegato Lithgowe. “È una cosa rivoluzionaria, mai accaduta prima. L’idea di una sperimentazione usando un farmaco a questo scopo sembrava inconcepibile solo 20 anni fa ma sta accadendo e c’è ogni ragione per credere che sarà possibile. I processi che portano all’invecchiamento non sono più un mistero”.
In caso di successo, le prime malattie ad essere risolte saranno l’Alzheimer, il Parkinson e le varie forme di demenza senile.
Jay Olshansky, gerontologo presso l’Illinois University, commenta: “Una persona di 70 anni avrà un’età biologica di non più di 50”. Secondo gli esperti, la metformina è uno dei prodotti migliori per combattere l’invecchiamento organico, dal momento che riesce ad aumentare le molecole di ossigeno presenti nelle cellule. Questo, a sua volta, ha un effetto positivo sulla forza e sulla longevità.
Anche uno studio pubblicato su Nature Communications ha rivelato che il medicinale sembra in grado di ridurre la velocità dell’invecchiamento cellulare e di prolungare così la vita dei topolini.
Secondo gli scienziati del National Institute on Ageing di Baltimora, la pillola replicherebbe sull’organismo l’effetto assicurato da un programma di restrizione calorica estrema, che stando a diversi studi assicurerebbe un prolungamento consistente della vita media dell’uomo.
Nel corso di precedenti studi si era registrata un’estensione della durata della vita in organismi semplici come i vermi attraverso l’adozione della metformina, ma altre ricerche su mosche e mammiferi avevano invece dato esito negativo. I ricercatori guidati dal dott. Rafael de Cabo hanno somministrato due diversi dosaggi di metformina a un gruppo di topi di mezza età, scoprendo che la dose più bassa aveva avuto come effetto il prolungamento della loro vita media di circa il 5 per cento, legato peraltro al ritardo nell’insorgenza di alcune patologie legate all’età.

La Turchia tornerà da Putin con la coda tra le gambe?

Scritto da: Massimiliano Greco
Fonte: http://www.opinione-pubblica.com/2015/11/27/la-turchia-tornera-da-putin-con-la-coda-tra-le-gambe/

È presto per dirlo, tuttavia, nelle ultime ore, il comportamento di Erdogan, lascia aperte tutte le possibilità.

Finora, il pesidente turco ha incassato l’ambiguo sostegno della NATO, un mix fra quello più deciso (in apparenza) da parte di Obama, il gelo del Pentagono, e le veementi critiche di Francia, Grecia e Repubblica Ceca. Uscendo dall’ambito NATO, le cose per i turchi peggiorano, con la durissima condanna da parte della Russia, dell’Armenia, di Cipro e della Siria.

Oltre alle reazioni ben note, e di cui bene o male abbiamo già parlato, sono interessanti le parole del vicepresidente iracheno, Al Maliki.

Quest’ultimo ha dichiarato che “l’aggressiva, doppiopesista politica estera turca rischia di far scoppiare una nuova guerra mondiale.”

E poi:  “Erdogan afferma che un aereo russo è entrato nello spazio aereo della Turchia per pochi secondi, dimenticando che i suoi aerei violano lo spazio aereo iracheno e siriano ogni giorno.”

L’incidente ha provocato un’ondata di indignazione in Grecia, la quale ha sostenuto che aerei da guerra turchi hanno violato lo spazio aereo greco quasi sistematicamente con 2.244 infrazioni nel solo 2014.

Intanto, Francia e Russia si sono mostrate concordi sulla necessità di distruggere i convogli con cui l’ISIS vende il petrolio sul mercato nero; petrolio che, secondo le accuse dei russi, finisce nelle mani dei turchi. Il che, oltre a privare l’ISIS di una fondamentale fonte di approvvigionamento, danneggerebbe molto le ambizioni turche.

A ciò vanno aggiunte le vari misure di carattere economico e commerciale già prese o in corso di approvazione in Russia. Innanzitutto, dal 1 Gennaio la Turchia perderà lo status privilegiato, e i suoi cittadini, se vorranno mettere piede in Russia, dovranno essere dotati di regolare visto. Poi si parla già di embargo alimentare, senza contare la gigantesca perdita costituita dalla cancellazione del Turkish Stream.

Intanto, col sostegno dell’aeronautica russa, le truppe siriane hanno ripreso il pieno controllo del nord montuoso di Latakia, bloccando così completamente la fornitura di armi allo Stato islamico, come riferisce Ria Novosti.

Se a tutto ciò, aggiungiamo i patetici commenti di Erdogan, che alterna minacce roboanti, ad affermazioni come “non sapevamo fosse un aereo russo, altrimenti non l’avremmo abbattuto.” Oppure: “Ho telefonato a Putin diverse volte, ma non mi ha risposto.” Anche un idiota capirebbe che se uno afferma “È la Russia a dover chiedere scusa per aver sconfinato” per poi cercare ripetutamente di fissare un incontro con Putin (per fine novembre) è in palese contraddizione, probabilmente è anche in seria difficoltà. Magari gli era stato promesso un sostegno che poi c’è stato ma solo in misura ridotta.

In ogni caso, non tutti i mali vengono per nuocere: la Russia ha avuto la scusa per schierare in Siria i sistemi antiaereo S-400, in grado non solo di coprire tutto il paese, ma anche la Turchia meridionale. Infatti, dopo l’abbattimento dell’aereo russo gi aerei turchi non si sono più potuti levare in volo, per non correre il rischio di essere abbattuti a loro volta. Erdogan ha pateticamente minacciato la Russia di ritorsioni, qualora uno degli aerei turchi venisse abbattuto mentre vola sui cieli siriani. Il che dimostra due cose:

  1. Erdogan pratica apertamente il doppiopesismo.
  2. Erdogan ha ammesso che intende violare lo spazio aereo siriano

Per quanto riguarda il punto 1 abbiamo già detto. Sul secondo punto, la domanda è: perché Erdogan intende violare lo spazio aereo di Damasco? Non certo per combattere l’ISIS, visto che ha appena annunciato che non supporterà più la coalizione anti ISIS; inoltre, la Turchia è il santuario dei terroristi. Ovviamente per proteggerli, e per minacciare gli aerei e i mezzi della vera coalizione antiterrorismo, quella guidata dalla Russia. Del resto, secondo i tracciati radar, per abbattere il Su-24 russo, i turchi hanno dovuto violare lo spazio aereo siriano per un tempo più che doppio rispetto alla pesunta violazione dello spazio aereo turco da parte dei russi.

In pratica la Russia potrà finalmente instaurare una no fly zone a protezione della Siria. Non sarà una no fly zone dal punto di vista formale, ma potrebbe essere altrettanto efficacie, se ben gestita. Israele si è affrettata a dichiarare che mai abbatterebbe un aereo russo, qualora violasse lo spazio aereo di Tel Aviv, dato che non considera la Russia un nemico, anzi “tutt’altro.”

Un altro vantaggio è costituito dalla fine delle ambiguità: adesso la Turchia ha gettato la maschera, rivelandosi quello che è, e cioè uno stato-canaglia che prospera grazie l terrorismo internazionale e che nutre sogni di espansione territoriale.
Intanto la Turchia è più isolata di prima, e forse Erdogan sta a malapena cominciando a rendersi conto del colossale errore che commesso.