L’affresco dei gladiatori combattenti a Pompei

Fonte: https://ilfattostorico.com/2019/10/11/laffresco-dei-gladiatori-combattenti-a-pompei/
Fonte: http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero

(MiBACT)

Un nuovo eccezionale affresco è stato portato alla luce nell’antico sito di Pompei. La scena mostra un combattimento tra un mirmillone e un trace, due tipologie di gladiatori distinti da armature differenti e classici avversari nelle lotte gladiatorie. L’affresco si trovava nel sottoscala di una taverna, probabilmente frequentata dai gladiatori, che forniva alloggi al piano superiore.

L’affresco misura 1,12 x 1,5 mt (MiBACT)

La scoperta è stata effettuata nella Regio V, un sito di 21,8 ettari a nord del parco archeologico e non ancora aperto al pubblico. Il gladiatore a sinistra è un mirmillone della categoria degli “scutati”: impugna il gladium (una spada corta romana) e lo scutum (un grande scudo rettangolare) e veste un elmo a tesa larga dotato di visiera con pennacchi, il cimiero. L’altro, in posizione soccombente, è un trace, gladiatore della categoria dei “parmularii”, con lo scudo a terra. È rappresentato con elmo (galea), a tesa larga ed ampia visiera a protezione del volto, sormontato da un alto cimiero.

L’affresco è stato rinvenuto in un ambiente alle spalle dell’incrocio tra il vicolo dei Balconi e il vicolo delle Nozze d’Argento. Ha forma trapeizodaile, in quanto era collocato nel sottoscala, forse di una bottega. Al di sopra della pittura si intravede l’impronta della scala lignea. Molto probabilmente decorava un ambiente frequentato da gladiatori, forse una bettola dotata di un piano superiore, destinato ad alloggio dei proprietari dell’esercizio commerciale o come di frequente – soprattutto vista la presenza di gladiatori – destinato alle prostitute.

(MiBACT)

Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, ha dichiarato: «Il sito archeologico di Pompei, fino a qualche anno fa, era conosciuto nel mondo per la sua immagine negativa: i crolli, gli scioperi e le file dei turisti sotto il sole. Oggi è una storia di riscatto e di milioni di turisti in più. Oggi è un sito accogliente, ma soprattutto è un luogo in cui si è tornati a far ricerca, attraverso nuovi scavi. La scoperta di questo affresco dimostra che davvero Pompei è una miniera inesauribile di ricerca e di conoscenza per gli archeologi di oggi e del futuro».

«È molto probabile che questo luogo fosse frequentato da gladiatori», dice il direttore generale Massimo Osanna. «Siamo nella Regio V, non lontani dalla caserma dei gladiatori da dove, tra l’altro, proviene il numero più alto di iscrizioni graffite riferite a questo mondo. In questo affresco, di particolare interesse è la rappresentazione estremamente realistica delle ferite, come quella al polso e al petto del gladiatore soccombente, che lascia fuoriuscire il sangue e bagna i gambali. Non sappiamo quale fosse l’esito finale di questo combattimento. Si poteva morire o avere la grazia. In questo caso c’è un gesto singolare che il trace ferito fa con la mano, forse, per implorare salvezza; è il gesto di ad locutia, abitualmente fatto dall’imperatore o dal generale per concedere la grazia. L’ambiente di rinvenimento è solo parzialmente portato in luce – su un lato emerge un’altra piccola porzione di affresco che rivela la presenza di un’altra figura – in quanto lo scavo dello stesso è stato possibile a seguito dell’intervento di rimodulazione dei pendii dei fronti e alla loro messa in sicurezza, che costituisce l’esigenza prioritaria di tutto il cantiere della Regio V».

(MiBACT)

(MiBACT)

(MiBACT)

PETROLIO: ATTACCO AL CUORE DELL’ARABIA SAUDITA!


Fonte: https://icebergfinanza.finanza.com/2019/09/16/petrolio-attacco-al-cuore-dellarabia-saudita/

Fonte: FRED®. Solo a scopo illustrativo.

La notizia ormai la sapete tutti, quello che cercheremo di comprendere insieme è le ripercussioni che avrà nel breve la probabile esplosione dei prezzi del petrolio, cancellando alcune autentiche fesserie che circolano in questo momento sulle ipotesi di stagflazione o addirittura di aumenti dei tassi per frenare uno shock inflattivo…

Premesso che a molti fa comodo quello che è successo, magari anche alla futura quotazione di Saudi Aramco, la principale compagnia nazionale saudita di idrocarburi, di sicuro non all’Iran che non sembra aver alcun interesse a scatenare oggi una guerra nello Stretto di Hormuz, andiamo a dare un’occhiata a dove potrebbe finire i prezzi del petrolio nelle prossime settimane e forse mesi a seconda dell’interesse di qualcuno…

In questo articolo si va da un aumento di 15/20 dollari per un interruzione di una settimana sino a tre volte tanto in uno scenaro di un mese intero, alcuni prevedono sino a 10 dollari in più alla chiusura di lunedì, altri addirittura superiore ai 100 dollari nei prossimi mesi, se non si risolve .

Le previsioni di un certo livello vedono un aumento tra i 5 e i 10 dollari nella sessione asiatica pari al 10/20/30 % sui prezzi di chiusura di venerdì, mentre noi stiamo scrivendo sono le 22.00, vediamo cosa accadrà domani mattina.

UPDATE: ore 24.07 Prezzi del petrolio in rialzo sul massimo di circa il 15 % sopra 63.45, nulla di trascendentale per il momento, siamo ai livelli di giugno, rendimenti in ribasso e mercati con perdite contenute.

Molto dipenderà dall’aggiornamento in arrivo entro 48 ore da Aramco, alcuni vedono il WTI a 75 dollari.”

Vediamo cosa ci raccontano gli analisti di Goldman Sachs, una prima stima approssimativa dei possibili risultati sulla base del nostro quadro tariffario e delle esperienze delle sanzioni iraniane del 2018 e delle perdite di produzione del 2011 in Libia:

  • Un’interruzione molto breve – una settimana per esempio (…) un tale impatto sui prezzi potrebbe probabilmente essere di $ 3-5 / bbl.
  • Un’interruzione ai livelli attuali di 2-6 settimane (…)  la variazione di prezzo prevista sarebbe compresa tra $ 5 e $ 14 / bbl, commisurata alla durata dell’interruzione (un’interruzione di sei mesi di 1 mb / d sarebbe simile a una di sei settimane ai livelli attuali).
  • Se il livello attuale di interruzione dovesse essere annunciato per più di sei settimane, prevediamo che i prezzi del Brent cresceranno rapidamente al di sopra di $ 75 / bbl(…)

Ci fermiamo qui perchè come sempre la parola toccherà al mercato, alla speculazione, alla frenesia, al panico o euforia. La vera domanda è un’altra, dopo l’allontamento del falco Bolton, gli Stati Uniti vogliono davvero una guerra con l’Iran?

Oggi è arrivata la risposta del comandante del Corpo aerospaziale dei Pasdaran, Amirali Hajizadeh: «Tutti sanno – ha ammonito – che tutte le basi americani e le portaerei fino a una distanza di duemila chilometri sono alla portata dei nostri missili». L’Iran, ha aggiunto «è sempre pronto a una guerra a tutto campo».

Ho il sospetto che ci guadagna di più da tutto questo sia Israele.

Ma veniamo alle tante fesserie che circolano in queste ore sulle conseguenze di un rialzo dei prezzi del petrolio, soprattutto in rapporto ai rendimenti, vediamo cosa ci racconta il nostro amico FRED della Fed di St.Louis, il più spettacolare data base dei dati americani…

Ci racconta ad esempio che mentre i prezzi del petrolio si riprendevano dal collasso degli ultimi tre mesi del 2019, i rendimenti continuavano a scendere, scendere e ancora scendere, come accadde tra l’altro in occasione della Grande Recessione, dove mentre i prezzi del petrolio salivano da 70 dollari sino ad oltre 100, i rendimenti continuavano a scendere e i prezzi dei titoli a salire, sino a quando quel genio di Trichet in Europa ha pensato bene di aumentare i tassi per far crollare tutta l’economia, per paura dell’inflazione, ma si sa della storia non interessa nulla a nessuno…

Esclusiva Nibiru2012: micronova solare, l’apocalisse.

Fonte: https://www.nibiru2012.it/esclusiva-nibiru2012-micronova-solare-lapocalisse/

Un nuovo studio frutto di decenni di ricerche da parte di Douglas Vogt è per la prima volta tradotto in italiano in esclusiva da Nibiru2012.it. Cosa lega una repentina inversione dei poli magnetici all’era glaciale e ad una micronova solare? Uno scenario da apocalisse.

Tutto inizia il 24 dicembre del 1957, la nostra stella è nel picco del ciclo 19 che fa parte di un massimo di Gleissberg (un insieme di 8 cicli solari che si completa in 88 anni) e genera in un giorno 355 macchie solari. La superficie del Sole sembra esplodere. Le comunità scientifiche americane ed europee rimangono esterrefatte e capiscono che il nostro astro non è così docile come sembra e presto potrà creare qualcosa di molto pericoloso(Micronova). Negli anni successivi vengono create la NASA e la CIA per studiare in massima segretezza le scoperte in questo ambito, troppo sconvolgenti per l’opinione pubblica. Hanno dunque inizio le ricerche sugli effetti dei cicli di Gleissberg e sul loro impatto sul clima terrestre e sui pianeti a noi limitrofi in attesa del prossimo massimo previsto per il 2046.

Dal 1957-58 la temperatura del nostro pianeta ha cominciato a salire in risposta al ciclo 19: questo fenomeno è tutt’ora conosciuto come il global warming (surriscaldamento globale). Secondo gli studi di Douglas Vogt, l’emissione di CO2 umana ha ben poco da spartire con il riscaldamento globale: il cambiamento climatico sarebbe frutto di un grande ciclo solare di cui siamo giunti al termine.

Gli studi decennali del ricercatore si sono incentrati sui cicli solari (della durata di 11 anni), sui cicli di Gleissberg  (insieme di 8 cicli solari) e sul così detto Main Clock Cycle (composto da 136 Glesissberg per un totale di 12.068 anni). La conclusione del prossimo Main Clock Cycle (iniziato nel 10.000 Avanti Cristo durante il periodo del cataclisma del Dryas Recente, gli assidui lettori di Nibiru2012.it conoscono bene l’argomento) è prevista per il 2046.

Ciò che Vogt ha scoperto è pazzesco e sconcertante. La nostra stella ogni 12.068 si “rinnoverebbe” creando una micronova ed espellendo milioni di tonnellate di materiale nello spazio circostante con conseguente devastazione tutto quello che incontra. Questo evento è da considerarsi a tutti gli effetti  un’espulsione di massa coronale massiva e ciò darebbe risposta a innumerevoli interrogativi che ancora oggi arrovellano le menti degli scienziati. Si potrebbero giustificare i miti di distruzione di moltissimi popoli antichi, i resti di immani cataclismi sui fondali marini e sui nostri vicini cosmici, le cicliche estinzioni di massa a cui il nostro pianeta è abituato e i repentini verificarsi di estreme ere glaciali.

I risultati di questi studi sono stati raggruppati in una teoria sola incredibile e molto affascinante che noi di Nibiru2012.it abbiamo cercato di condensare per renderla accessibile ai nostri lettori. I più curiosi potranno approfondire con i video che lasceremo a piè pagina e con i molti spunti offerti dall’articolo stesso.

La cause delle glaciazioni e delle inversioni polari

Il problema del riscaldamento globale divide da sempre in due gli scienziati. Da una parte si schierano coloro che affermano che il riscaldamento globale esista e sia causato dalle emissioni di CO2 generate dagli umani con conseguente riscaldamento dell’atmosfera. Dall’altro lato ci sono coloro che ritengono che sia reale il surriscaldamento globale ma che ciò rispecchi i cambiamenti legati al ciclo delle macchie solari con le relative esplosioni connesse.
Nessuno dei due schieramenti ha la minima idea del perché le emissioni solari siano periodicamente aumentate a partire dagli anni 1890.

L’enigma delle glaciazioni

Il problema con gli attuali modelli teorici riguardanti le glaciazioni è che essi possono solo spiegare una piccola parte degli avvenimenti accaduti durante questo periodo. Gli scienziati non sanno perché esse capitino ciclicamente o perché solo il periodo del Pleistocene presenti ripetute glaciazioni e recessioni delle stesse. Essi non sanno perché tutte le ere glaciali siano state precedute da un’inversione dei poli. Sappiamo che ci furono grandi estinzioni di massa a seguito delle ere glaciali e delle inversioni polari ma gli studiosi non si spiegano perché gli stermini affliggessero sia piante che animali in tutto il globo.
Il problema più difficile da dipanare, con i modelli tradizionali, è la nascita di nuove specie subito dopo le ere glaciali e le inversioni polari.
E’ ormai chiaro che il filo conduttore di questi modelli sia sbagliato ma l’inerzia e l’ego della comunità accademica e delle sue istituzioni preclude un cambiamento. Non per essere brutali nei loro confronti, ma la prossima inversione polare e micronova potranno risolvere il problema del loro ego e della loro “rigidità” accademica.

micro nova apocalisse slittamento polare inversione dei poli
listato delle stelle conosciute che creano micro-nove ed ogni quanto.

Il problema è la teoria dell’esistenza basata sulla Materia.

La nostra scienza è incentrata su una teoria dell’esistenza basata sulla materia, la quale asserisce che la materia sia la forza dominante nell’universo. L’energia e la luce sono spiegate come cambiamenti dello stato della materia. Tutti i modelli scientifici derivano da questa filosofia di base. Se essa risultasse sbagliata, tutti i modelli sarebbero a loro volta errati.
L’unica alternativa per spiegare il modo in cui funziona l’universo è la teoria dell’esistenza basata sull’informazione. Questa filosofia ritiene che “l’informazione” sia la forza dominante dell’universo e che la materia sia il prodotto di essa. L’informazione deriverebbe da un’altra dimensione spazio temporale.
Anche Stephen Hawking, alcuni anni fa, corresse la sua precedente idea riguardo la fine dell’Universo intesa come un collasso alle dimensioni di un acino d’uva a favore di una nuova intuizione secondo la quale, dopo il collasso, l’universo si trasformerebbe in informazione.
Egli revisionò anche la sua teoria riguardo i buchi neri, la quale prevedeva che la materia entrata nel buco nero venisse distrutta. Anche in questo caso, la sua nuova idea fu che la materia venisse trasformata in informazione.

Cosa accadrà.
La sequenza di eventi che creò l’Era Glaciale

Possiamo dividere l’era glaciale e l’inversione polare in 3 periodi di tempo: il primo dura 50 anni e porta all’era glaciale e all’inversione polare. Il secondo è rappresentato dall’effettiva inversione polare, dall’accumulo di ghiaccio e da altri avvenimenti che si susseguono nell’arco degli 11 anni a partire dall’inversione. L’ultimo è caratterizzato da tutte le conseguenze.

50 anni prima

L’inversione polare è causata da un ciclo ad orologio (Main Clock Cycle) che corre attraverso il tempo. Questo ciclo attraversa l’asse-x ogni 12.068 anni. Alcuni potrebbero chiamarlo “evento di energia punto-zero”. Un ciclo completo dovrebbe essere rappresentato da due inversioni polari o da 24.136 anni.
Il campo magnetico della Terra inizierà a decadere entro 50 anni dall’inversione polare effettiva, ma questo decadimento sarà esponenziale man mano che ci si avvicinerà ai 7 anni dall’inversione. Il campo magnetico non deve necessariamente arrivare a zero prima che scatti una inversione di polarità. Durante questo evento si creerà un aumento di calore nel nucleo della Terra. Il calore aggiuntivo salirà verso la superficie e si manifesterà sotto forma di eruzioni vulcaniche e terremoti. L’aumento di questi ultimi è il risultato del fatto che le placche continentali scivoleranno più facilmente l’una contro l’altra. Il surriscaldamento renderà più “lubrificata” la crosta terrestre, su cui le placche “galleggiano”, consentendo loro di muoversi o fratturarsi con più semplicità. L’aumento dell’attività vulcanica va di pari passo con questo processo.
La rotazione della Terra inizierà a rallentare in questo periodo di tempo, con la conseguente necessità di aggiungere secondi e poi minuti ai nostri orologi. Settimane, o forse mesi prima dell’inversione, la rotazione terrestre rallenterà notevolmente, con una conseguente durata del giorno di 28 ore.
Anche il Sole sarà influenzato dal suo stesso campo magnetico in collasso. L’energia solare inizierà ad aumentare oltre 140 anni prima dell’inversione finale e inizierà a riscaldare la superficie della Terra. Le temperature della superficie del mare aumenteranno durante i cicli delle macchie solari con un aumento eccessivo man mano che ci si avvicina all’inversione. Le calotte polari e i ghiacciai inizieranno a sciogliersi, con il conseguente innalzamento dei livelli degli oceani. Prima dell’inversione polare, la maggior parte delle calotte polari e dei ghiacciai potrebbe essersi sciolta. L’aumento della temperatura della superficie del mare creerà, in tutto il mondo, violente e frequenti tempeste. L’aumento della produzione di energia solare, inoltre, porterà ad un incremento dei livelli di luce ultravioletta che colpirà la Terra. Questo fenomeno impoverirà gli strati di ozono nell’atmosfera superiore durante i massimi picchi delle macchie solari.

L’inversione polare

L’effettiva inversione polare accadrà in un giorno. Insieme a questa vi sarà una serie complessa di eventi nella stessa giornata. Andiamo a vederli nello specifico.

Cosa succederà sulla superficie e all’interno del Sole

Il collasso del campo magnetico profondo all’interno del Sole creerà un grande picco di energia che farà sì che la materia e il guscio di polvere sulla superficie si espandano molto rapidamente. Questo evento potremo chiamarlo una “Micronova”.
La regione equatoriale del Sole esploderà lungo il piano planetario, colpendo ogni pianeta, mentre il guscio di polvere si espanderà rapidamente spingendo i pianeti un po’ più lontano dal Sole. Dopo la nova i pianeti riceveranno meno energia dal Sole e perderanno parte della loro atmosfera e dei liquidi di superficie. Alla fine, il guscio di polvere / materia perderà abbastanza quantità di moto da fermarsi in qualche punto oltre Nettuno. Ciò prende il nome di “cintura di Kuiper”.
Quando il guscio di materia solare sarà espulso emetterà per la maggior parte luce ultravioletta e in minima parte calore radiante. Il Sole rimarrà così finché il guscio di materia non potrà riformarsi attorno ad esso; questo potrebbe richiedere un elevato numero di cicli di macchie solari.

La rotazione della terra

Al momento esatto dell’inversione polare, la Terra interromperà la sua rotazione e rimarrà ferma per sette/otto ore. Le foreste e gli edifici sul lato Sole bruceranno se non saranno inondate da mari o laghi vicini. Non solo il calore influirà sulle piante e sugli animali, ma il Sole produrrà una massiccia dose di raggi cosmici e gamma che raggiungerà la Terra entro 10-15 minuti dopo l’inversione. Questo impulso di particelle cosmiche potrà durare da 10 a 30 secondi con la possibilità di alterare i geni / DNA di piante e animali, compresi quelli degli esseri umani. Questo spiega come si creano nuove specie basate su quelle presenti nel passato.

Il guscio solare di polvere

Le persone sul lato Sole della Terra saranno in grado di vedere la stella che si espande e il disco solare che si ingrandisce man mano che si avvicina al nostro pianeta. Si stima che il guscio di polvere impiegherà dalle 17 alle 18 ore per colpire la Terra ma non colpirà necessariamente il lato di fronte al Sole al momento dell’inversione polare in quanto saranno passate 18 ore e un altro lato potrò essere rivolto verso di esso. Quando il guscio di polvere ci colpirà, depositerà grandi quantità di roccia e detriti su metà del nostro pianeta.

L’evaporazione degli oceani e la neve

La nova farà anche evaporare 180 metri di acqua dagli oceani di tutto il globo; molti di questi liquidi verranno persi nello spazio e portati via dal guscio di polveri che andrà allargandosi sempre più. La maggior parte, però, rimarrà nell’atmosfera sotto forma di acqua bollente che impiegherà giorni o settimane a ricadere al suolo. Questa pioggia, dapprima caldissima, inizierà pian piano a raffreddarsi fino a trasformarsi in neve che continuerà a scendere al suolo fino a quando gli ultimi residui non avranno abbandonato l’atmosfera (per una durata di circa 40/50 anni).

Se noi potessimo vedere la Terra dallo spazio subito dopo una micronova la vedremmo con una spessa coda di polvere e ghiacci. Questa scia di detriti si protrarrà per migliaia di anni fino a quando la gravità terrestre ne ricatturerà i materiali e li riporterà nell’atmosfera.

Animali congelati dall’altro capo della Terra

Appena il guscio di polvere e detriti avrà superato la Terra l’emisfero investito si toverò in una condizione di pressione estremamente bassa. La micronova avrà appena espulso la maggior parte dell’atmosfera. Il lato integro del nostro pianeta manterrà una pressione normale ma queste condizioni non perdureranno a lungo. Molto repentinamente, infatti, la parte della Terra la cui atmosfera è preservata tenterà di ristabilirne la continuità anche dal lato colpito dalla micronova. Questo processo avrà due effetti: 1) il generarsi di venti di estrema velocità e potenza che da ogni angolo del globo raggiungeranno la parte senza atmosfera; 2) un’espansione rapidissima dell’atmosfera preservata con conseguente abbassamento delle temperature a livelli estremi (fino a -120 gradi Celsius) in pochissimo tempo. Questo fenomeno è spiegato dalla legge di Boyle secondo la quale “a temperatura costante pressione e volume sono inversamente proporzionali”.  Ogni forma di vita all’aperto o con scarsa protezione congelerà all’istante.

Gli Oceani

Quando la Terra fermerà la sua rotazione tutte le acque degli oceani e dei laghi continueranno la loro corsa con la stessa velocità di rotazione antecedente. Poco prima dell’inversione la Terra starà ruotando a 1200 Km/h avendo già subito diversi effetti di rallentamento ma non possiamo sapere a che velocità gli Oceani impatteranno contro i continenti né quando i mari si spingeranno nell’entroterra. Molto dipenderà anche da quanto il pianeta rimarrà immobile prima di cominciare a girare in senso opposto. Quando questo avverrà gli oceani si ritireranno scavando canyons profondi anche 3 Km.

La rotazione della Terra e il terremoto globale.

La rotazione della Terra ricomincerà in senso opposto dopo 7-8 ore; anche la crosta terrestre sarà interessata da questa inversione. Come gli oceani si riverseranno sulla terra ferma, così la crosta terrestre fluttuerà sul mantello di lava sotto di essa. Questo causerà terremoti globali (sopra l’ottavo grado) che dureranno settimane  finché le placche tettoniche non si saranno stabilizzate. Alcune montagne sprofonderanno mentre ne nasceranno di nuove.

Vulcani

i Vulcani erutteranno su tutto il pianeta a causa dell’incremento di calore del nucleo e del mantello terrestri. Le polveri che verranno immesse nell’atmosfera non faranno che peggiorare lo spesso strato di detriti lasciato dalla nova. La lava e il fango di queste immense eruzioni cambieranno la superficie terrestre.

L’era glaciale.

Dopo pochi giorni dalla micronova comincerà una pioggia bollente che si raffredderà in un breve lasso di tempo. Passati circa 10 giorni comincerà a nevicare e lo farà fin quando tutte le polveri e le acque avranno abbandonato l’atmosfera. Dunque per i successivi 40-50 anni nevicherà e saremo nella morsa di una intensa era glaciale per più di 700 anni.

Cosa ne sarà della vita.

Gli effetti di una micronova sono devastanti per ogni forma di vita. Non è difficile capire perché vi è sempre una estinzione di massa quando essa avviene. Solo il genoma di 35 femmine di homo sapiens sopravvisse all’ultima era glaciale. Il nostro obiettivo è sopravvivere, dobbiamo pensare ai nostri figli e dare loro una chance di sopravvivenza.

La Luna

La superficie della Luna verrà investita dalla micronova e si riempirà di nuovi crateri. Appena dopo l’evento la Luna sarà rossa a causa del calore generato sulla sua superficie.

Marte

Questa teoria spiegherebbe anche cose è accaduto nel passato agli oceani e all’acque di Marte. Dopo centinaia di milioni di anni il pianeta è morto spinto sempre più in là dalla susseguenti micronove. Era abitato? Non possiamo saperlo .

Il giorno dopo

Non tutta la superficie terrestre ghiaccerà. Alcune aree all’equatore potrebbero non rientrare nella morsa dei ghiacci perenni.

La temperatura globale sarà più fredda rispetto all’ultima era glaciale perché saremo stati spinti più distanti dal Sole. Spesse nubi avvolgeranno la terra per 22 o più anni. Intere dighe di ghiaccio alte centinaia di metri resisteranno per secoli. Quando collasseranno creeranno nuovi fiumi e allagamenti biblici. Dopo 11-22 anni la maggior parte della neve dovrebbe essersi sciolta all’equatore permettendo che la vita animale e vegetale possa rifiorire. Gli oceani saranno 150 metri più bassi rispetto a quelli odierni. La Terra dovrà convivere con fortissimi terremoti per almeno 15 anni finché il mantello e le placche tettoniche non si saranno stabilizzate.

Per approfondire: i video del ricercatore (in inglese sottotitolato) trattano l’argomento con moltissimi particolari che in questo articolo abbiamo, per forza di cose, dovuto tralasciare.

Luigi Cadorna

Fonte: https://biografieonline.it/biografia-luigi-cadorna

Luigi Cadorna

Luigi Cadorna nasce a Pallanza, frazione dell’attuale comune di Verbania, in Piemonte, il 4 settembre del 1850. Il padre Raffaele è generale: è grazie a lui che Luigi viene avviato sin da bambino alla carriera militare.

La carriera militare di Luigi Cadorna: gli albori e l’ascesa

Il percorso militare di Luigi Cadorna inizia all’età di 10 anni quando è allievo del Collegio militare di Milano. Cinque anni dopo passa all’Accademia militare di Torino e diviene sottotenente dello Stato Maggiore. Nel 1868 entra alla Scuola di guerra, due anni dopo è tenente.

Da qui parte una carriera di successi in cui, girando l’Italia centrale e settentrionale, conquista la stima degli alti ranghi del settore. Nel 1875 Luigi Cadorna è capitano e viene trasferito a Roma.

A distanza di 5 anni consegue il grado di maggiore: dal 1883 al 1886 è comandante di battaglione ad Alba, poi comandante a Verona e ancora capo di Stato Maggiore a Verona. Nel 1892 è colonnello comandante del decimo reggimento dei bersaglieri a Cremona e a Napoli, quindi capo di Stato Maggiore a Firenze. Ancora, dal 1898 è maggiore generale della brigata Pistoia ad Alessandria e poi all’Aquila, quindi dal 1905 tenente generale ad Ancona e Napoli.

Nel 1910 è comandante del corpo d’armata di Genova e designato al comando della seconda armata in caso di guerra. Nel 1913 è senatore del Regno.

Persa per un soffio la precedente nomina e a breve distanza da quello che sarebbe stato il primo conflitto mondiale, nel 1914, succede al generale Pollio alla carica di capo di Stato Maggiore dell’esercito.

La prima guerra mondiale: il programma con Zupelli

Nell’ottobre del 1914 Antonio Salandra annuncia che l’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale sarebbe avvenuto in primavera: Luigi Cadorna, insieme al generale Zupelli, dà vita a un dettagliato programma di preparazione al conflitto.

Dal punto di vista puramente militare, il programma mette in moto una sorta di restauro di forze, equipaggiamenti, batterie e corpi. Oltre a questo, chiede una mobilitazione industriale.

Il 24 maggio del 1915 partono le operazioni contro le truppe austro-ungariche. Da lì 30 mesi di comando in cui l’obiettivo della vittoria di Cadorna viene perpetrato senza mezze misure: né deroghe, né controlli alla volta dell’Isonzo e delle Alpi Giulie.

Nel 1916 i guadagni territoriali sono limitati e Cadorna viene sorpreso dall’offensiva austro-ungarica del Trentino. Prosegue sull’Isonzo e strappa al nemico Gorizia nell’agosto del 1916. Un anno dopo esce vincitore dalla battaglia della Bainsizza (Undicesima battaglia dell’Isonzo).

Strategia militare e (non) politica: un uomo solo al comando

Cadorna procede così come la sua macchina da guerra: non conosce arresto. Il generale, grande accentratore, solo al comando, non ha però grande cura dell’aspetto umano delle truppe, spesso non esattamente aderenti al suo immaginario: non sente le loro necessità e all’occorrenza risponde sparando e denunciando.

A fronte di un esercito grande e ben guidato, resta un’insufficienza nell’empatia con questo: Luigi Cadorna non sa leggere le debolezze dei suoi uomini, finendo per non valorizzare tutte le risorse in campo. Anche rispetto al governo resta lontano, impedendo qualsiasi ingerenza nella condotta delle operazioni militari.

Intanto, grazie alla propaganda a mezzo stampa, Cadorna diventa l’eroe per antonomasia tanto da meritarsi la richiesta di capeggiare, nel 1917, un colpo di stato di estrema destra per instaurare una dittatura militare. I rapporti con lo Stato a questo punto sono sempre più critici.

Caporetto: la fine del conflitto e della gloria

Il 24 ottobre del 1917 la quattordicesima armata austrotedesca sfonda le linee italiane a Caporetto. Il nemico, seppur atteso, avanza a una velocità non prevista verso la pianura veneta: gli italiani crollano, con episodi di sciopero e diserzioni motivate anche dalla propaganda neutralista.

Il 27 ottobre 1917 Luigi Cadorna, prossimo all’ordine di ritirata, telegrafa:

L’esercito cade non sotto i colpi del nemico esterno, ma sotto i colpi del nemico interno, per combattere il quale ho inviato al governo quattro lettere che non hanno ricevuto risposta.

L’avvilimento fisico, lo stremo, la pesante carenza di risorse mista a noti difetti di organizzazione creano disordine nelle truppe che arretrano con gravi perdite fino al Piave. Sul generale Cadorna ricadono le colpe di questo caos, causa della finale disfatta italiana.

Ne risponde pochi giorni dopo quando, sulla scia della sconfitta e con Vittorio Emanuele Orlando presidente del governo, Vittorio Luigi Alfieri ministro della Guerra, Armando Diaz e Gaetano Giardino designati, nel convegno di Rapallo gli Anglo francesi pongono una condizione: la concessione della truppe in cambio della sostituzione immediata di Cadorna.

Il 9 novembre viene sostituito da Armando Diaz. Aspre critiche inquinano l’operato di Luigi Cadorna dopo la disfatta di Caporetto fino al 1919 quando, anticipando di un anno il passaggio alla posizione ausiliaria per ragioni di età, è collocato a riposo.

L’altro Cadorna: i libretti e i libri

È datato 1898 “Istruzione tattica” il primo libretto di Cadorna, relativo alla fanteria. Nel testo si sottolinea l’importanza di alcuni ingredienti chiave: coordinamento delle varie armi, sfruttamento del terreno per i tiratori avanzati, determinazione del comandante e disciplina nelle truppe.

Nel 1902 dà alle stampe “Da Weissemburg a Sedan nel 1870″, uno studio in cui Luigi Cadorna discute la tattica dei reparti prussiani nella guerra con la Francia. Un secondo libretto è datato febbraio 1915.

Durante la preparazione e in fase di programmazione di quello che sarebbe stato il primo conflitto mondiale, Cadorna distribuisce fra gli ufficiali “Attacco frontale e ammaestramento tattico”.

Quando nel 1919 viene destituito anzitempo, sulla scorta delle numerose critiche mossegli, Cadorna raccoglie le sue memorie belliche nel volume intitolato “La guerra al fronte fino all’arresto sulla linea del Piave e del Grappa”. Cadorna racconta qui la storia del conflitto sul filo del tempo, così come vissuto.

Inoltre, nel 1925 pubblica “Altre pagine sulla guerra mondiale” e “Le pagine polemiche”, ancora su Caporetto. Alle opere si aggiungono una biografia del padre Raffaele Cadorna e le “Lettere famigliari”.

Gli ultimi anni di vita

Nel dopoguerra Luigi Cadorna, generale e autore, è amato e odiato. Da una parte ha il sostegno e la completa riabilitazione dopo Caporetto, promossa dai nazionalisti; dall’altra fascisti, giolittiani, popolari e sinistre che restano un passo indietro.

Il 4 novembre del 1924 Benito Mussolini cambia le carte in tavola e lo nomina maresciallo d’Italia, assieme a Diaz. Luigi Cadorna, inoltre, entra in Senato nel 1925. Muore all’età di 78 anni il 21 dicembre del 1928 in Liguria, a Bordighera, in provincia di Imperia.

Il cranio fossile di Apidima: l’Homo Sapiens in Europa già 210.000 anni fa?

Fonte: https://ilfattostorico.com/2019/07/11/il-cranio-fossile-di-apidima-lhomo-sapiens-in-europa-gia-210-000-anni-fa/

Nature
The Guardian
Science

Il cranio fossile di Apidima: l’Homo Sapiens in Europa già 210.000 anni fa?

luglio 11, 2019 tags: apidima, evoluzione, grecia

Il cranio Apidima 1 (Katerina Harvati, Eberhard Karls, Università di Tubinga)

Un cranio scoperto in una grotta in Grecia potrebbe essere il più antico fossile umano moderno mai trovato al di fuori dell’Africa. Era stato rinvenuto negli anni ’70 nella grotta di Apidima, sulla penisola di Mani, e in uno studio pubblicato su Nature è stato datato ad almeno 210.000 anni. Se la datazione venisse confermata – e molti scienziati vogliono ulteriori prove – la scoperta riscriverà un capitolo chiave della storia umana, e il cranio diventerà il più antico fossile di Homo sapiens in Europa di oltre 160.000 anni.

(The Guardian)

La teoria di Harvati

La ricerca è stata diretta dalla paleoantropologa Katerina Harvati, dell’Università di Tubinga in Germania. Secondo la sua teoria, l’Homo Sapiens si evolvette in Africa e popolò il mondo con le migrazioni circa 50.000 anni fa. Molto tempo prima però, ci furono quelle che i paleontologi chiamano “dispersioni fallite”: gli uomini moderni giunsero nel Levante e poi in Europa (già abitata dai Neanderthal) ma senza lasciare eredità genetiche nella popolazione di oggi, in altre parole si estinsero. Già l’anno scorso era stato trovato un fossile umano di 194.000 anni nella grotta di Misliya nel nord di Israele. «I nostri risultati indicano che una prima dispersione di Homo sapiens dall’Africa si è verificata prima di quanto si credesse, 200.000 anni fa», ha detto Karvati. «Stiamo trovando prove di dispersioni umane che non si limitano a un solo grande esodo dall’Africa».

La storia dei due teschi

Per alcuni ricercatori, tuttavia, le conclusioni sono troppo azzardate. Gli esperti contattati dal Guardian e da Science dubitano che il cranio appartenesse davvero a un uomo moderno, e nutrono preoccupazioni per la procedura di datazione. La storia del cranio è insolita dall’inizio. Fu scoperto durante gli scavi della grotta di Apidima, in una scogliera calcarea che ora sovrasta il mare, verso la fine degli anni ’70. Il fossile era racchiuso in una roccia, a pochi centimetri da un altro cranio e diversi frammenti di ossa. La roccia stessa era incastrata in alto tra due pareti della grotta. Una volta rimossi, i teschi sono stati conservati in un museo ad Atene ma fino a poco tempo fa avevano ricevuto scarsa attenzione, in parte perché sono troppo danneggiati e incompleti.

Apidima 2, il cranio di Neanderthal (Katerina Harvati, Eberhard Karls, Università di Tubinga)

Il cranio di Neanderthal

Un cranio, che conserva un volto, è stato studiato di più e identificato come Neanderthal (‘Apidima 2‘). Il primo cranio, costituito solo dalla parte posteriore, era stato ampiamente ignorato. Harvati e i suoi collaboratori hanno deciso di esaminare entrambi. Hanno preso le scansioni TC dei fossili, creato delle ricostruzioni virtuali in 3D, e li hanno confrontati coi teschi di Neanderthal e Homo sapiens antichi e moderni. Sulla rivista Nature gli scienziati spiegano come la loro analisi abbia confermato il secondo cranio, che ha una arcata sopraccigliare spessa e arrotondata, come Neanderthal. Ma con loro sorpresa, l’altro cranio (‘Apidima 1’) corrispondeva più strettamente a quello di un uomo moderno.

Il cranio di Sapiens

La prova principale era la parte posteriore arrotondata e la mancanza di un classico rigonfiamento Neanderthal, simile ai capelli raccolti in un nodo chignon. «La parte conservata, quella posteriore, è molto indicativa nel differenziare gli uomini moderni dai Neanderthal e dai precedenti umani arcaici», ha detto Harvati. Gli scienziati della squadra hanno poi datato i fossili con un metodo che si basa sul decadimento radioattivo dell’uranio naturale. I test hanno scoperto che il cranio di Neanderthal aveva almeno 170.000 anni, il cranio di Homo sapiens almeno 210.000 anni fa, e la roccia che li racchiudeva oltre 150.000 anni fa. La differenza di età potrebbe essere spiegata dai teschi che si mescolano nel fango che in seguito si solidifica nella grotta.

I dubbi sulla teoria

Warren Sharp presso il Centro di Geocronologia di Berkeley in California ha evidenziato che le analisi sul presunto cranio umano hanno prodotto date molto diverse (dai 300 ai 40 mila anni), segno che l’uranio potrebbe essere stato perso dalle ossa nel tempo. «Se è così – dice – l’età calcolata del fossile è troppo vecchia e la sua vera età è sconosciuta, mettendo in discussione la premessa dello studio. Non è un buon campione, le datazioni minime e massime sono enormemente lontane, non sappiamo se siano valide». Juan Luis Arsuaga, un paleoantropologo spagnolo, non è convinto che il cranio provenga da un uomo moderno: «Il fossile è troppo frammentario e incompleto per una conclusione così importante», ha detto. «Nella scienza, affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Una scatola cranica parziale, priva della base cranica e della totalità del viso, per me non è una prova straordinaria». John Hawks, paleontologo dell’Università del Wisconsin-Madison, ha espresso dubbi simili: «Possiamo veramente usare una piccola parte del cranio come questa per riconoscere la nostra specie? La trama di questa ricerca è che il cranio è più arrotondato nella parte posteriore, con più lati verticali, e questo lo rende simile agli uomini moderni. Penso davanti a questioni complesse, non dovremmo presumere che una singola piccola parte dello scheletro possa raccontare tutta la storia». Negli umani antichi, la forma del dorso del cranio non sempre predice la forma del viso, aggiunge Susan Antón, paleoantropologa all’Università di New York. La parte posteriore del teschio di Jebel Irhoud, per esempio, è allungata e arcaica, ma il volto è decisamente moderno. Secondo il paleoantropologo Christoph Zollikofer (Università di Zurigo), il lignaggio di Neanderthal può comprendere varianti anatomiche ancora sconosciute, forse crani corti e rotondi. «Evidenzia la scarsità delle nostre conoscenze», dice. Di fatto, Marie-Antoinette de Lumley, paleoantropologa del CNRS, ha recentemente sostenuto che entrambi i teschi siano in realtà antenati dei Neanderthal. Israel Hershkovitz, il paleoantropologo che ha trovato i fossili di Misliya, pensa che poiché l’Homo Sapiens era già in Medio Oriente 200.000 anni fa, avrebbe potuto arrivare anche nell’Europa meridionale. Harvati sottolinea che alcuni genomi di Neanderthal conservano tracce di ibridazione con l’Homo Sapiens oltre 200.000 anni fa, segno che i nostri antenati entrarono presto nel territorio dei Neanderthal, prima di scomparire di nuovo.

(Nature)

La grotta di Apidima (Università di Tubinga

Dolce casa Sicilia per Carlos Luis Malatto accusato di gravi crimini durante il regime militare golpista in Argentina

Fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2019/06/dolce-casa-sicilia-per-carlos-luis.html

Portorosa si conferma il rifugio dorato di criminali e latitanti di mezzo mondo. E’ di oggi lo scoop dei giornalisti di Repubblica.it Emanuele Lauria e Giorgio Ruta che hanno filmato in un villino della rinomata località turistica l’ex tenente colonnello dell’esercito argentino Carlos Luis Malatto, fuggito dal paese di origine a seguito di diversi ordini di cattura per l’omicidio e la sparizione forzata nei terribili anni della dittatura militare di tre attivisti politici, nonché per i reati di associazione per delinquere, lesioni aggravate, violazione di domicilio e sequestro di persona. Malatto dopo essersi rifugiato in Cile, nel 2011 ha raggiunto l’Italia, ospite prima a L’Aquila della Confraternita della Misericordia e successivamente a Genova della Parrocchia di San Giacomo Apostolo. Dopo essere stato individuato dai corrispondenti liguri del Corriere della Sera, l’ex militare della Junta golpista argentina ha fatto perdere le proprie tracce per ricomparire nell’estate 2017 in Sicilia: aveva trovato domicilio in un appartamento di via santa Chiara a Calascibetta (Enna). A seguito della rivelazione da parte di un periodico spagnolo del suo trasferimento in Sicilia, Carlos Luis Malatto ha lasciato in fretta e furia il piccolo comune per trascorrere la propria latitanza in un residence di Portorosa, proprio come avevano fatto negli anni passati alcuni dei maggiori boss dell’ala stragista di Cosa nostra, grazie anche alla protezione dei referenti mafiosi locali in odor di servizi segreti, massoneria deviata e neofascismo. Dopo che nel luglio del 2014 la Corte di Cassazione aveva annullato l’autorizzazione  dei giudici del Tribunale de L’Aquila all’estradizione delle’ex militare in Argentina, nel novembre 2016 l’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, in base all’articolo 8 del codice penale, ha firmato l’autorizzazione a processarlo in Italia. A difendere Carlos Luis Maletto sono i legali Augusto Sinatra e Franco Sabatini, soci senior del noto studio Sinatra di Roma, fondato nel 1963 dall’avv. Mario Sinagra. Augusto Sinatra, originario di Catania ed ex ufficiale dell’Aeronautica militare, dopo aver ricoperto il ruolo di magistrato è stato nominato nel 1980 Consigliere giuridico presso il Ministero degli Affari Esteri. Successivamente è diventato docente di materie giuridiche nelle Università di Roma, Trieste, Genova, Chieti e Palermo. Il suo nome è finito nelle liste della loggia massonica P2 del maestro venerabile Licio Gelli (tessera n. 946); dello stesso Gelli, Augusto Sinatra è stato pure l’avvocato difensore. Più recentemente il legale di origini etnee ha ricoperto l’incarico di “rappresentante permanente in Italia della Repubblica Turca di Cipro del Nord” (il territorio cipriota illegalmente occupato dalla Turchia), ed ha rappresentato il governo di Ankara nella richiesta di estradizione dall’Italia dello storico leader del Pkk Abdullah Ocalan. Alle scorse elezioni politiche, l’avv. Augusto Sinatra è stato pure candidato per l’organizzazione neofascista Casa Pound nel collegio Roma Tuscolano, caratterizzando il suo impegno cerca-voti principalmente in opposizione alle politiche di accoglienza di rifugiati e migranti in Italia. Dello studio legale Sinatra di Roma risultano “soci associati” pure due docenti dell’Università Kore di Enna, gli avvocati Paolo Bargiacchi e Anna Lucia Valvo. Quest’ultima, in particolare, rappresenta insieme ad Augusto Sinatra la Fondazione-Fondo Proserpina (amministratore il noto politico Pd Vladimiro Crisafulli) nel procedimento contro il MIUR sul mancato riconoscimento legale della sedicente “Facoltà di medicina di Enna” istituita dalla Fondazione insieme all’Università Dunarea de Jos di Galati (Romania). Già Preside della Facoltà di Scienze economiche e giuridiche ed odierna titolare della cattedra di Diritto dell’Unione europea dell’Università Kore, l’avv. Anna Lucia Valvo è pure “docente aggiunto” nei corsi di aggiornamento della Scuola Interforze della Polizia di Stato, nonché “consulente” dell’Ambasciata della Repubblica di Turchia in Italia. Nel suo curriculum accademico compare pure la pubblicazione di una “nota giuridica” a favore delle motivazioni della sentenza della Cassazione del 17 luglio 2014 ha nei fatti ha impedito l’estradizione in Argentina di Carlos Luis Malatto. Tra i “collaboratori esterni” dello Studio legale che difende il transfuga (ex) golpista argentino c’è pure un altro noto professionista siciliano, l’avv. prof. Salvatore Lombardo, già deputato del Psi all’Assemblea regionale siciliana.

DEUTSCHE BANK E EARNINGS… COUNTDOWN RECESSION!

Fonte: https://icebergfinanza.finanza.com/2019/07/17/deutsche-bank-e-earnings-countdown-recession/

Rieccoci qui dopo una piccola pausa per commentare le meraviglie dell’economia americana, soprattutto la stagione delle trimestrali americane appena incominciata dove come al solito le banche raccontano come quotidianamente fanno fessi milioni di risparmiatori che a loro si affidano…

Goldman Sachs vede gli utili scivolare, JP Morgan li aumenta. Entrambe le grandi banche americane danno segni di tenuta delle performance, che risultano migliori delle attese, anche se ridimensionate. Ma anche del nuovo clima di nervosismo attorno alle trimestrali americane – non soltanto bancarie – che potrebbero mostrare un declino complessivo nei profitti in una fase di rallentamento dell’economia.

Il giochino è il più semplice del mondo, fai collassare le aspettative e poi ogni dato che esce è migliore delle attese…

Goldman ha intascato profitti per 2,42 miliardi di dollari nel secondo trimestre dell’anno, subendo una flessione del 6% sull’anno scorso. Le entrate sono scivolate a loro volta a 9,46 miliardi. Le cifre hanno tuttavia battuto anticipazioni ferme rispettivamente a 1,9 miliardi e 8,8 miliardi.

La sintesi ve la faccio io, i profitti netti sono in declino, altri 1300 posti di lavoro andati in fumo, il resto è puro contorno!

Non so se è vera la notizia che circola in rete, secondo la quale Bloomberg ha informazioni che alcune controparti di Deutsche Bank, stanno ritirando liquidità al ritmo di 1 miliardo al giorno, ma non manca poi molto al momento della verità per la fragile banca tedesca.

Brutte notizie in arrivo dal commercio globale, il Cass Freight Index Report suggerisce che nel secondo trimestre l’economia globale e USA si stanno notevolmente raffreddando…

  • Con una flessione del -5,3% a giugno dopo il calo del -6,0% di maggio, ripetiamo il nostro messaggio del mese scorso: l’indice delle spedizioni è passato da “avviso di un potenziale rallentamento” a “segnalazione di una contrazione economica”.
  • Le cadute di maggio e giugno sono abbastanza significative da porre la domanda: “Il PIL della Q2 ’19 sarà negativo?”

Come potete osservare qui sotto questo indice segnala spesso la contrazione dell’economia USA…

” Sempre più dati indicano che questo è l’inizio di una contrazione economica : se si verifica una contrazione, l’indice delle spedizioni Cass sarà ancora una volta uno dei primi indicatori”.

In Cina nel frattempo peggiore crescita economica nel secondo trimestre da 27 anni, tutto bene, il riacquisto di azioni, il buy back sostiene da solo il mercato azionario ovunque.

Ci sono cose che loro non hanno il coraggio di dirvi, non possono dirvele, c’è una tempesta deflattiva la fuori, si chiama deflazione da debiti, in realtà non è una tempesta, è un uragano.

Osservate come stanno crollando i prezzi all’import e export, stanno continuando a cadere, senza sosta, ecco perchè le banche centrali abbassano i tassi, non hanno scelta, sono in trappola, in una trappola della liquidità…

Vorrei inoltre ricordare a chi suggerisce che i dazi, la guerra commerciale farà decollare l’inflazione in America, che i dati, quella cosucci  asettica, suggeriscono il contrario, la Cina è una bomba deflattiva…

Dopo un rimbalzo anche i rendimenti sono tornati a scendere e scenderanno, scenderanno, vedrete cose che Voi umani non avete mai visto nella Vostra vita.

Ieri c’è stato un balzo iniziale nel pomeriggio, qualcuno si è bevuto i dati sui consumi ma ha dovuto ricredersi poco dopo con la produzione industriale…

In Germania le cose non vanno male, vanno malissimo…

Tra tante brutte notizie, ce ne sono alcune che faranno andare in bestia la stampa nazionale mainstream, che da oltre un anno si prodiga a denigrare il proprio Paese, seminando panico e terrore, quotidianamente…

Calano debito pubblico e spread, speriamo che calino anche i neuroni marci di chi quotidianamente professa sventure.

Tornando ai nostri tesorucci, sembra che mentra la Cina continua con dolcezza a ridurre gli acquisti i giapponesi si sono dati alla pazza gioia, tornando a comprare in maniera massiccia titoli di Stato americani, come suggeriscono i dati dei TIC USA…

Nel frattempo a maggio il Giappone ha acquistatoben 37 miliardi di dollari di titoli di Stato americani, il suo più grande acquisto mensile dall’agosto del 2013, portando il suo totale a 1,101 trilioni di dollari appena 9 miliardi in meno della Cina, mica fessi i giapponesi con i renidmenti che regalano in Giappone non c’è nulla di meglio in circolazione.

Nel frattempo, in uno sviluppo sorprendente, il Regno Unito – che ha acquistato aggressivamente titoli negli Stati Uniti per conto proprio o in delega per altri acquirenti – ha visto le sue partecipazioni aumentare ancora una volta, di oltre 22 miliardi nel mese di maggio…

Analogamente a quanto è successo in passato spiega Tyler, in Belgio con Euroclear, è molto probabile che questa ondata di acquisti sia semplicemente il risultato di qualche fondo offshore che lavora per qualche Paese sovrano che non vuole apparire direttamente, ma con sede nel Regno Unito, sta facendo gli acquisti. Che si tratti della Cina o di qualcun altro, verrà rivelato a tempo debito.

Da tempo vi stiamo spiegando che la Cina non può fare diversamente, mentre quotidianamente vi raccontano che i cinesi si stanno disfando dei tesoruccio, non suggeriamo che la Cina con il suo surplus ha disperatamente bisogno di dollari per reinvestire quello che gli americani con il dollaro forte comprano da loro, non possono investire in altri asset, se non dollari o oro, chiaro il messaggio?

Nono mese consecutivo in calo per gli acquirenti stranieri, che sono scesi di altri 22 miliardi, ma le vendite stanno registrando cali sempre più modesti e a breve ci sarà la corsa ad acquistare titoli di Stato americani, l’ingenuità ha un suo limite.

Negli ultimi 12 mesi le istituzioni straniere hanno venduto titoli di Stato americani per 33,8 miliardi, e 1,4 miliardi in azioni per acquistare 15,1 miliardi di titoli emessi da Agenzie e addirittura 14,9 miliardi di dollari di titoli corporate, un’idiozia che la dice lunga sulla lungimiranza dei gestori, che si muovono ormai tutti in gregge, vendono la merce più sicura al mondo per portarsi a casa nitroglicerina corporate, ma la verità è figlia del tempo e a breve presenterà il conto.

Un consiglio, date un’occhiata ai Vostri portafogli corporate, HY e immondizia varia, in una recessione è un rischio non indifferente.

La Profezia di Ratzinger sulla Chiesa! Egli sapeva…

Relazione, traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonti: 
papst.pro/it  
benedettoxviblog.wordpress.com      
pierre-et-les-loups.net

Sebirblu, 25 giugno 2019
Riporto questo articolo affinché si sappia che la storica “Rinuncia” di Benedetto XVI non era giustificata da “forze fisiche e spirituali venute meno”, come dallo stesso diplomaticamente sostenuto, ma da una profonda consapevolezza sul destino futuro della Chiesa e il suo ineluttabile tracollo che DOVEVA compiersi secondo le Scritture.
Lui sapeva che era venuto il tempo di mettersi in disparte ‒ sebbene non abbia mai smesso di essere papa, indossando la talare bianca e non solo, o firmando, come ultimamente ha fatto, i suoi “Appunti” con le iniziali P.P. (Pontifex Pontificum, sigla che solo il Pontefice massimo può usare) ‒ proprio per dar modo agli eventi ultimi di realizzarsi in base al Disegno divino descritto da Giovanni nell’Apocalisse.
Lui sapeva… tanto è vero che in una trasmissione del 1969, presso una radio tedesca, profetizzò come si sarebbe trasformata la Chiesa istituita più di due millenni fa da Nostro Signore.

La profezia dimenticata di Ratzinger sul futuro della Chiesa di Marco Bardazzi
Dopo una settimana dal clamoroso annuncio di Benedetto XVI è affiorato un suo significativo pronunciamento.
Una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a “ripartire dalle origini”. (Cfr. QUI, l’ultimo mio post).
Ma anche una Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e rinascerà “semplificata e più spirituale”.
È la profezia sul futuro del cristianesimo pronunciata oltre 40 anni fa da un giovane teologo bavarese, Joseph Ratzinger. Riscoprirla oggi aiuta forse a offrire un’ulteriore chiave di lettura per decifrare la rinuncia di Benedetto XVI, perché riconduce il gesto sorprendente di Ratzinger nell’alveo della sua lettura della storia.
La profezia concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che l’allora professore di teologia svolse nel 1969, in un momento decisivo della sua vita e della vita della Chiesa. Sono gli anni burrascosi della contestazione studentesca, dello sbarco sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso.
Ratzinger, uno dei protagonisti del Concilio, aveva lasciato la turbolenta università di Tubinga e si era rifugiato nella più serena Ratisbona. Come teologo si era trovato isolato, dopo aver rotto con i suoi amici “progressisti” Küng, Schillebeeckx e Rahner sull’interpretazione del Concilio. (Cfr. QUI e QUI; ndr).
È in quel periodo che si consolidano per lui nuove amicizie con i teologi Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, con i quali darà vita a una rivista, “Communio”, che diventa presto la palestra per alcuni giovani sacerdoti “ratzingeriani” oggi cardinali, tutti indicati come possibili successori di Benedetto XVI: Angelo Scola, Christoph Schönborn e Marc Ouellet.
In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa in quel complesso 1969 tracciava la propria visione sull’avvenire dell’uomo e della Chiesa.
È soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della “Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.

Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. “Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”.
Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa attuale, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica.
“Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di frequentare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”.
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Quello che Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata”. A quel punto molti uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”.
Allora, e solo allora, concludeva il futuro papa, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

Ecco alcuni passi conclusivi delle dichiarazioni emesse dall’allora prof. Ratzinger:
“Io penso, anzi sono certo, che il futuro della Chiesa verrà da persone profondamente radicate nella pienezza pura della fede.
Non verrà da coloro che si “siedono” senza pensare al tempo che passa, o da quelli che criticano di continuo supponendo di essere pietre miliari infallibili, né da coloro che imboccano la strada più facile, che eludono l’impeto della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, o evitando tutto ciò che esige, che ferisce e richiede sacrificio.
Per esporre in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini i cui Spiriti vanno al di là dei semplici slogan di rito, che hanno una visione più ampia degli altri, perché la loro vita incorpora una realtà più profonda.
C’è soltanto un modo per raggiungere il vero altruismo, quello che rende l’uomo libero: per mezzo della pazienza acquisita compiendo tutti i giorni dei piccoli gesti disinteressati. Con questa attitudine quotidiana di abnegazione e solo con essa ‒ che è necessaria all’uomo per rivelargli quanto è schiavo del suo piccolo ego ‒ gli occhi si aprono lentamente.
L’umano vede solo in funzione di ciò che ha vissuto e sofferto. Se ai nostri giorni non siamo ancora molto capaci di prendere coscienza di Dio, è perché troviamo più semplice evadere da noi stessi, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere.
Così le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!

Che  rapporto  ha  tutto  questo  col  nostro  problema?  Ebbene,  ciò  significa  che  i grandi discorsi di coloro che avallano una Chiesa senza Dio e senza fede sono solo chiacchiere vuote.
Non sappiamo che farcene di una Chiesa che celebra il culto dell’azione nelle preghiere politiche. È del tutto superfluo. E quindi si distruggerà. Ciò che rimarrà sarà la Chiesa del Cristo, la Chiesa che crede in un Dio che si è fatto uomo e che ci promette la vita oltre la morte.
Un sacerdote che è soltanto un operatore sociale può essere sostituito dallo psicologo o da un altro specialista, ma il pastore che non lo è, che non sta in disparte a guardare il gioco e a distribuire consigli, ma si mette in nome di Dio a disposizione degli uomini accompagnandoli nei loro dolori, nelle gioie, nelle speranze e nelle paure, un prete di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro.
Al contrario del tempo precedente, la Chiesa sarà percepita come una comunità di persone volontarie, dove ci si integra solo per libera scelta. In quanto esigua società, sarà portata molto più spesso a far appello all’iniziativa dei suoi membri.
Scoprirà senza alcun dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani adatti che eserciteranno anche qualche professione. In numerose piccole congregazioni o in gruppi autonomi, l’appoggio pastorale sarà gestito in tale maniera.
Parallelamente, il ministero sacerdotale a tempo pieno rimarrà indispensabile come prima. Tuttavia, nonostante i cambiamenti che si possono desumere, l’essenza della Chiesa, pur rinnovata, avrà ancora il suo perno imperituro, ciò che è sempre stato il suo punto d’ancoraggio: la fede in un Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, e nello Spirito Santo presente sino alla fine dei tempi. (Cfr. QUI).
Nella devozione e nella preghiera essa considererà di nuovo i Sacramenti come una lode a Dio e non come un campo di cavilli liturgici.
Avrà un cammino difficile, perché il periodo di aggiustamenti e di chiarificazione la renderà povera. La farà diventare una Chiesa dei piccoli; il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa.
L’iter sarà particolarmente pesante, come lo è stata la via che ha condotto il falso progressismo all’alba della Rivoluzione francese, quando un vescovo poteva essere ben visto solo se metteva in discussione i dogmi o se insinuava che l’esistenza di Dio non era assolutamente certa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo.
Ma  quando  le  prove  di  tale  periodo  risanatore  saranno  state  superate,  la nuova Chiesa più semplice e ricca spiritualmente ne uscirà grande e affermata. Gli uomini, evolvendosi in un mondo completamente pianificato, si ritroveranno estremamente soli.

Se perdono del tutto di vista Dio, percepiranno davvero l’orrore della propria povertà. Allora guarderanno il piccolo gregge di credenti con uno sguardo nuovo. Li vedranno come una speranza di qualcosa che è stata destinata anche a loro, una risposta che avevano sempre segretamente cercata.
Per me è certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Dovremo attenderci grandi sconvolgimenti. Ma sono anche certo di ciò che rimarrà alla fine: una Chiesa, non del culto politico perché questa è già morta, ma una Chiesa della fede. (Cfr. QUI, QUI).
È possibile che essa non abbia più il potere dominante avuto fino ad ora, ma vivrà un rinnovo e ridiventerà la dimora degli uomini, dove troveranno la vita e la speranza nella vita eterna.”

http://www.misteridelmondo.it/

DEPISTAGGIO BORSELLINO / NON SOLO POLIZIOTTI, ORA DUE MAGISTRATI

Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/2019/06/12/depistaggio-borsellino-non-solo-poliziotti-ora-due-magistrati/

Per la prima volta indagati due pm che si sono occupati della strage di via D’Amelio. L’accusa è da novanta: depistaggio e calunnia aggravata.

Fino ad oggi erano finiti sotto i riflettori, e quindi a processo, soltanto tre poliziotti. Ora la procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, punta più in alto e vuol vederci chiaro su uno dei più grossi buchi neri della nostra storia.

IL TAROCCAMENTO DI SCARANTINO

Tutto ruota intorno al taroccamento del pentito Vincenzo Scarantino, perché sulla base delle sue accuse inventate di sana pianta furono condannate sette persone, che hanno scontato 16 anni di galera da innocenti. Mentre killer e mandanti rimanevano regolarmente a volto coperto, beati uccel di bosco fino ad oggi.

Ricostruiamo quelle prime battute bollenti. Le indagini partono alla procura di Caltanissetta, feudo governato dal procuratore Gianni Tinebra, morto due anni fa.

La scena si affolla subito di toghe. Si rimbocca le maniche il procuratore aggiunto Paolo Giordano, si attivano i pm Carmine Petralia e Roberto Sajeva, quindi gli applicati Ilda Boccassini e Fausto Cardella; segue a ruota Anna Maria Palma, poi entra in campo Nino De Matteo. Insomma, uno squadrone.

Il plotone, col passare dei mesi, si sfoltisce, e rimangono ad occuparsene a tempo pieno Palma, Petralia e Di Matteo.

Circa il ruolo di quest’ultimo molti hanno sostenuto: “Ma era di primo pelo, non aveva alcuna esperienza di mafia”. Suscitando le ire di Fiammetta Borsellino, la figlia di Paolo, la quale ha sempre chiesto con forza che si indagasse tutto campo, non solo sul ruolo dei poliziotti, ma anche su quello dei magistrati che, di tutta evidenza, avevano una logica supervisione sull’inchiesta.

“Ma se Di Matteo non aveva alcuna esperienza di mafia, perché mai lo hanno messo ad indagare sull’uccisione di mio padre e della scorta?”, è stato alcuni mesi fa il j’accuse di Fiammetta, al quale Di Matteo ha risposto ricordando il suo successivo pedigree antimafia.

TUTTI A DIGIUNO DI MAFIA!

E oggi cerca di mettere una pezza a colori anche l’allora aggiunto Giordano: “Sia io che Tinebra che Petralia, nessuno di noi aveva esperienze per quanto riguarda le organizzazioni criminali di Palermo”.

E che ci facevano allora in procura, a prendere la tintarella?

Da rammentare, comunque, che quando Ilda Boccassini è stata trasferita a Milano, ha poi inviato una missiva ai magistrati impegnati nella gestione del pentito Scarantino, in cui li metteva in guardia dal prestargli credito, ritenendolo del tutto inattendibile e inaffidabile.

Ilda Boccassini

Parole finite al vento, quei pm se ne sono altamente fregati.

Ma vediamo cosa ha raccontato Scarantino circa il ruolo da lui stesso giocato.

Un mago delle versioni tutte diverse una dall’altra, il pentito taroccato, capace di dire un giorno una cosa e quello seguente la cosa diametralmente opposta.

Tre anni fa dichiara a processo di essere stato totalmente costruito a tavolino. Racconta di tutte le minacce, le intimidazioni subite. La paura per il destino della moglie, la paura di quanto gli può succedere. Da gulag.

Punta l’indice sui poliziotti (e tre sono ora sotto processo a Caltanissetta) e sull’allora coordinatore del team, Arnaldo La Barbera, ex questore di Palermo. Ma La Barbera oggi non si può difendere, perché è morto 15 anni e passa fa.

Fornisce dettagli inediti. Gli insegnavano il copione passo passo, doveva mandarlo a memoria, ripeterlo un paio di volte al giorno in vista del dibattimento. Quando non si ricordava bene cosa dire, doveva alzare la mano e chiedere di andare in bagno, dove avrebbe trovato un poliziotto-suggeritore pronto ad imbeccarlo.

VERSIONI MULTIPLE

Versioni ogni volta diverse sul ruolo dei magistrati. In prima battuta parla di Anna Palma, individuando in lei la regista dell’operazione. Degli altri non fa menzione.

Fino all’ennesima versione di un paio di settimane fa, quando scagiona da ogni accusa Di Matteo e Petralia. “Il dottor Di Matteo non mi ha mai suggerito niente, il dottor Petralia neppure. Mi hanno convinto i poliziotti a parlare della strage”.

La solita colpa scaricata sugli anelli deboli. Come se un’inchiesta potesse svolgersi all’insaputa dei magistrati. Come se il pool di toghe non agisse sempre in strettissimo, fisiologico coordinamento.

Fiammetta Borsellino

L’inchiesta di Messina adesso si allarga a Palma e Petralia, accusati di “calunnia aggravata, con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa”. Parti lese coloro i quali hanno dovuto scontare l’incredibile condanna, con 16 anni in galera da innocenti.

Dal prosieguo, si dovrà capire come mai il pm Di Matteo non ha ricevuto un trattamento simile, avendo condiviso la stessa inchiesta in quei primi anni. “Ci sarà di certo un motivo tecnico oppure di merito”, commentano a Messina, “lo si dovrà appurare nelle prossime settimane”.

E fra pochi giorni, per il 19 giugno, è previsto lo svolgimento di un esame irripetibile che potrà portare forse a qualche chiarimento o comunque qualche elemento significativo in più.

Si tratterà di ascoltare i nastri di 19 cassette dei primi anni ’90, contenenti la voce intercettata di Scarantino. Dal momento che i supporti magnetici sono vecchissimi e si possono rovinare, per questo si tratta di esame ‘irripetibile’, che si svolgerà alla presenza di tutti i legali delle parti coinvolte.

FIAMMETTA BOLLENTE

Dichiara Fiammetta Borsellino. “E’ un punto di inizio. E’ un atto più che dovuto l’attivazione di un procedimento di accertamento delle responsabilità dopo tutto quello che è emerso nei dibattimenti: le anomalie e le omissioni, che potranno pur avere avuto una regia occulta, ma chi doveva fare la sentinella non ha impedito che tutto ciò accadesse”.

E attacca il Csm, la figlia di Paolo: “Dopo la mia audizione di un anno fa, non è arrivata alcuna risposta. Forse erano impegnati a fare altro”.

E ora si capisce bene cosa erano impegnati a fare, i super togati del Consiglio Superiore della Magistratura

E i media? Come al solito dormienti o quasi. Solo il Fatto quotidiano dedica mezza pagina alla fresca inchiesta sulle due toghe siciliane per uno dei più grandi buchi neri della nostra storia. Repubblica e il Corsera appena due brevi, un riquadratino e un colonnino.

Molto meglio tuffarsi negli stravolgari gossip Rai sui neomelodici siciliani che offendono la memoria di Falcone e Borsellino.

Per la Voce ha scritto memorabili articoli e inchieste, proprio sul caso Scarantino, Sandro Provvisionato, lo storico fondatore di “Misteri d’Italia”.

Già cinque ani fa, infatti, Provvisionato ha ricostruito per filo e per segno il taroccamento di Scarantino, facendo nomi cognomi e indirizzi di tutti i protagonisti di quel gigantesco depistaggio di Stato. Che solo ora, parzialmente, sta venendo alla luce.

Quante ore passiamo su internet?

Fonte: https://www.soloecologia.it/14062019/quante-ore-passiamo-su-internet/12051

Secondo il recente Global Digital Report, passiamo più di un quarto delle nostre giornate davanti al computer o allo smartphone, connessi con internet.

In Italia in particolare gli utenti passano poco più di sei ore al giorno su internet, appena al di sotto della media mondiale.

La maggior parte del tempo trascorso su internet è dedicato alle ricerche online, ai social network e ai video, seguiti dai giochi online e dai casinò virtuali, come netbet.it, ormai pienamente fruibili anche dai dispositivi mobili.

Se in altre nazioni, come le Filippine o la Thailandia, i dati mostrano un numero di ore quasi doppio rispetto a quello dell’Italia, sorprende scoprire che nel super tecnologico Giappone le ore passate ogni giorno su internet sono poco più di tre, ponendo il Giappone in fondo alla classifica mondiale del tempo trascorso su internet.

Il numero di ore passate su internet dagli italiani corrisponde circa a 100 giorni in un anno, a riprova della grande diffusione degli smartphone nel nostro paese.

Seppure il numero di ore passate su internet sia già elevato, le previsioni degli esperti dicono che potrebbe essere destinato a crescere.

La crescente disponibilità di connessioni di ultima generazione, infatti, potrebbe garantire un miglioramento dell’esperienza online. Le tecnologie in rapida diffusione, come ad esempio le connessioni 5G, porterebbero a un aumento della fruibilità dei media, e quindi una maggiore dipendenza da internet.

Come passiamo il tempo su internet?

In Italia la maggior parte delle ore passate su internet sono quelle dedicate ai social network.

Gli italiani infatti spendono in media sui social, Facebook in testa, ben più di due ore ogni giorno.

L’abitudine di condividere contenuti, pubblicare post e soprattutto scorrere la lista dei feed per dare like, fa sì che le ore trascorse sui social, prevalentemente dai dispositivi mobili, siano più di un terzo delle ore trascorse su internet ogni giorno.

Non c’è da sorprendersi, visto che più del 45% degli utenti internet nel mondo ha almeno un profilo social.

L’attrattiva dei social network non è quindi solo italiana: il numero di follower dei profili più noti ha raggiunto cifre sorprendenti.

Basti pensare che secondo le ricerche di HootSuite, un aggregatore di social network, il numero dei follower di Cristiano Ronaldo ha superato i 155 milioni, seguito da quelli di Selena Gomez che ammontano a 144 milioni.

Al terzo posto nella classifica mondiale dei VIP per numero di follower figura la cantante Ariana Grande, che vanta un pubblico di fan di poco inferiore ai 143 milioni in tutto il mondo.

Troppe ore passate su internet?

Si potrebbe pensare che passare un quarto della giornata su internet sia eccessivo, e che possa avere delle conseguenze negative per gli utenti.

Ebbene, secondo gli esperti questo non succede: il numero di ore passate su internet infatti è solo un segno dei tempi, dovuto alla digitalizzazione dei media e del lavoro.

Quello che prima si faceva sul proprio computer, oggi si è trasferito sulla rete, grazie alla diffusione di software e dati condivisi sui server online e sul cloud. Senza contare che oggi sono molte le professioni che vengono svolte interamente online, dai freelance ai blogger, dai programmatori ai gestori di negozi online, sempre più diffusi.