Strage di Ustica, Bonfietti: “Governo si indigni come col caso Battisti”

Scritto da: Cora Ranci
Fonte: http://it.peacereporter.net/

31 anni fa il DC9 dell’Itavia si inabissò nel Tirreno. La magistratura è ancora in attesa della risposta alle rogatorie internazionali.

Da quando, nel 1999, il giudice istruttore Rosario Priore concluse la sua inchiesta sul disastro occorso al volo dell’Itavia il 27 giugno del 1980, parte di quella verità a lungo intravista venne finalmente svelata. Nelle oltre 5mila pagine della sentenza ordinanza depositata dalla Procura di Roma, si legge che l’aereo civile in volo da Bologna a Palermo finì coinvolto in una vera e propria “guerra di fatto e non dichiarata“, che costò la vita a 81 persone. Le perizie giunsero infatti alla conclusione che l’aereo fu abbattuto da un missile nell’ambito di un'”azione militare di intercettamento”.

Lo scenario è supportato da un documento consegnato alla magistratura italiana dalla Nato – reso edito alla stampa per la prima volta nei giorni scorsi dal giornalista esperto del caso, Andrea Purgatori – da cui risulta che quella sera, intorno al DC9, volavano ben 21 aerei militari, di cui 12 identificati come americani e britannici, e 7 formalmente “sconosciuti”.

L’interrogativo principale intorno a cui stanno tuttora indagando i Pm romani Monteleone e Amelio riguarda proprio la nazionalità degli aerei militari che volavano nei pressi del DC9. Si è in attesa delle risposte alle rogatorie internazionali che la Procura di Roma ha inviato l’anno scorso a Stati Uniti, Francia, Belgio, Germania e Libia.

Daria Bonfietti è la Presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica. Oggi, a 31 anni dal fatto, la magistratura sembra avere fatto ciò che poteva. Adesso la questione è politica?

Certamente, per questo anche oggi chiediamo al governo di attivarsi seriamente affinché i paesi interpellati rispondano alle rogatorie che gli sono state inviate. Fino ad oggi, infatti, governi stranieri alleati si sono rifiutati di rispondere alle domande dei nostri magistrati, o lo hanno fatto in modo ridicolo e quindi oltraggioso. Per andare avanti nell’accertamento della verità, l’azione della magistratura non è più sufficiente. Bisogna che il governo italiano si mostri determinato nella pretesa di risposte che sino ad oggi sono mancate. Se giustamente ci si indegna per il caso Battisti, non dobbiamo infatti dimenticare che le stesse offese le subiamo da anni da parte di paesi amici che su Ustica si rifiutano di fornire risposte.

Anche in Italia non manca chi contesta lo scenario ricostruito da Priore, opponendo una versione che vorrebbe il DC9 esploso a causa di una bomba a bordo.

La tesi della bomba è stata sostenuta dall’Aeronautica militare solo quando, nel 1989, a relitto recuperato, i periti conclusero che ad abbattere il DC9 era stato un missile. Prima di quel momento, la stessa Aeronautica aveva insistito sul cedimento strutturale. Guarda caso, il sottosegretario Giovanardi è sceso in campo sulla questione solo dopo che nel 2007 Francesco Cossiga, Presidente del Consiglio nel giugno 1980, testimoniò ai magistrati che ad abbattere il DC9 erano stati i francesi nel fallito tentativo di colpire un aereo libico sui cui avrebbe dovuto trovarsi Gheddafi. Evidentemente qualcuno ha temuto che la verità fosse in procinto di emergere.

Da quando è nata l’associazione, nel 1988, non avete mai smesso di “bussare alla porta delle istituzioni” chiedendo verità e giustizia.

Si tratta di una battaglia che conduciamo innanzitutto per la dignità, oltre che per la giustizia. Nel nostro paese è potuto accadere che un aereo civile fosse stato abbattuto in tempo di pace con un’operazione di guerra. E quel che è più grave è che, come ha concluso Priore nella sua sentenza ordinanza, “nessuno ha dato la minima spiegazione di ciò che è successo”. Come Associazione, noi non siamo, come qualcuno ha detto, il “partito del missile”. Noi abbiamo sempre cercato la verità, non una verità. E ci aspettiamo che in questo senso, come ha ricordato oggi il Presidente della Repubblica, “ogni sforzo sia compiuto”.

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