La scorta delle escort

Scritto da: Gabriella Colarusso
Fonte: http://www.lettera43.it/attualita/2086/la-scorta-delle-escort.htm

Ore 22.30 di un normalissimo venerdì. «Speravo che il turno fosse finito, dopo dodici ore di lavoro e invece…». L’uomo a cui è stata assegnata l’auto blu ha appuntamento per una festa privata. Ad attenderlo «amiche e ragazze appariscenti». Perciò «tocca stargli dietro», racconta Fabio (nome di fantasia), da 15 anni agente della scorta di parlamentari, vip, personalità più e meno note.
Voleva difendere i servitori dello Stato, Fabio, e invece si ritrova a fare la “scorta delle escort”, con politici di destra e di sinistra: «Mi è capitato decine di volte. A fine giornata credi di doverli accompagnare a casa e invece ti chiedono di portarli nei posti più impensabili. In discoteche di Parma, Padova o Milano. In appartamenti privati alla periferia di Roma, negli hotel di lusso, dove ad attenderli spesso ci sono ragazze appariscenti. E tu resti ad aspettare fuori finché tutto è finito, al freddo, al caldo, con o senza cena, poco importa». Ma può persino andare peggio. Può accadere «che qualcuno», per esempio un ex ministro della prima Repubblica, politico ancora molto in voga, «amante delle discoteche, si faccia accompagnare in questi locali e ti “costringa” ad assistere a scene imbarazzanti», confida Fabio non senza mostrare il suo disgusto. Donne, donne giovani, effusioni.

Quelli che un poliziotto vale un portaborse.

Ma capita anche che ci si «ritrovi ad aspettare ore nel giardino di una casa sconosciuta mentre dentro il vip di turno si diverte». Perché a utilizzare uomini e mezzi dello Stato per i propri, privatissimi, interessi, non sono solo politici. Sono anche critici d’arte, esuberanti uomini televisivi, organizzatori di festival ed eventi.
Per gli agenti, che siano showman o parlamentari poco importa, perché la storia è sempre la stessa: «Molti di loro neanche ti degnano di un saluto e poi ti chiedono di portargli, che so, le valigie. Ma noi non siamo portaborse, dobbiamo garantire la loro sicurezza, è un lavoro delicato. Il Governo taglia i fondi per le forze dell’ordine, non abbiamo i soldi per le uniformi, non ci pagano gli straordinari e poi ci tocca assistere in silenzio agli sprechi di questi signori. Per esempio, se due o tre parlamentari devono partire da Roma e raggiungere la stessa località, nello stesso giorno, credi che prendano lo stesso volo di Stato? Macché. Due, tre voli diversi, solo perché, magari, hanno appuntamenti in orari differenti della giornata. Per non parlare di barche, ristoranti a cinque stelle. Chi credi che paghi? Noi contribuenti».

Quelli che l’auto blu non è abbastanza chic.

Spesso poi professionisti come Fabio sono impegnati in scorte quantomeno «discutibili», dice a Lettera43.it Franco Maccari, segretario nazionale del Coisp, sindacato di polizia indipendente, vicino comunque all’area del centrodestra. Riferimento neanche troppo velato a scortati del calibro di «Irene Pivetti, Vittorio Sgarbi, Marcello Dell’Utri».(condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa)
Per non parlare di quelli che la scorta ce l’hanno pure “post-mortem”. «Non siamo costretti solo ad accettare le scorte alle “escort”», spiega Maccari. «Ci sono anche casi di personaggi morti la cui abitazione ha continuato a essere sorvegliata per due anni dopo il decesso», o la sorveglianza a «cariatidi che non sai neanche chi siano, magari membri di un sottocomitato, di una sottocommissione, di un sottosegretariato…».
Insomma il ritratto desolante di un potere spendaccione, capriccioso e anche arrogante.
«Sa cosa intasa i centralini delle Questure?», rivela il segretario del Coisp, «le telefonate dei politici, quotidiane, costanti, che si lamentano delle auto utilizzate per il servizio scorta! “Volevo l’Audi, non voglio la Croma…”». Fino ad arrivare al paradosso «di Ghedini, che si è «comprato una Lancia Thesis, l’ha data in comodato d’uso al ministero che la utilizza per la sua scorta. Lui dice di averlo fatto per dare un contributo alle spese dello Stato. Ma non sarà che anche l’avvocato non gradiva una “normale” auto blu?».
Sulla correttezza nell’utilizzo delle auto blu, Renato Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, ha anunciato più volte controlli severi. Ma Maccari non ci sta: «Il folcloristico Brunetta di recente ha detto che avrebbe chiesto numeri e verifiche dettagliate su come vengono utilizzate le auto blu. Peccato che i dati ci siano già. Nei cassetti del ministero competente, il suo».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *