I veleni della marina dietro le cozze tossiche

Fonte: http://www.terranews.it/news/2011/11/i-veleni-della-marina-dietro-le-cozze-tossiche

TARANTO. Più grave del previsto l’inquinamento nelle acque pugliesi. Lo certifica l’Ispra. E lo ribadisce l’assessorato all’Ambiente della Regione, che mette sotto accusa l’area dell’arsenale.

Tutta la verità sull’inquinamento del Mar piccolo di Taranto. Quello che ha fatto esplodere il caso delle cozze al Pcb (policlorobifenile) la scorsa estate. Quello che ha imposto la distruzione di centinaia di tonnellate di mitili. Quello che costringe un’attività millenaria a migrare in cerca di altra acqua. Perché la stessa Ispra ha dichiarato in una lettera al ministero dell’Ambiente che anche ampie zone di Mar grande, il mare aperto, il Mar Ionio, sono interessate a fenomeni di inquinamento.

Cozze senza casa, cozze senza pace. Emblema della città inquinata alla deriva se non si interverrà con un ampio e stringente programma di bonifica. Tre sono le fonti che possono aver inquinato Mar piccolo, secondo lo studio del Servizio riciclo rifiuti e bonifica dell’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia. Ne ha discusso la giunta regionale, con l’intervento dell’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro. Non si nasconde la gravità della situazione e l’urgenza di rimedi rapidi che interrompano l’avvelenamento da Pcb nel Mar piccolo. E nelle cozze.

Possibile fonte primaria, cioè «sorgente attiva che incrementa il flusso massiccio della sostanza inquinante nel mare» è ritenuta, dal servizio regionale di controllo, cui è stato commissionato il monitoraggio dall’Ispra, l’azienda San Marco Metalmeccanica. Si tratta di una ditta impegnata in attività di rifacimento impiantistico e opera nell’indotto Ilva. Si trova all’interno dell’area industriale fra Taranto e Statte: «È stata accertata – si legge nella relazione – la presenza di una cava colmata, tra l’altro, da materiale contenente Pcb. La diffusione della contaminazione non è stata accertata, ma l’ipotesi di un rischio non nullo appare verosimile, in considerazione del fatto che il moto delle acque della falda carsica profonda avviene verso Mar Piccolo». Il Servizio regionale sui rifiuti e le bonifiche, che ha operato per conto dell’Ispra, nell’ambito dei controlli voluti dall’organismo nazionale per la protezione ambientale, ha poi puntato sulle aree dell’arsenale gestite dalla Marina Militare. In questo caso non si parla di possibile fonte primaria.

A giudizio della Regione è «accertata la presenza di Pcb nei terreni e nella falda superficiale; la contaminazione – si spiega – è veicolata dalla falda superficiale». Dalle aree dell’arsenale a Mar piccolo. Esiste, infine, una fonte secondaria. Proprio i sedimenti del Mar piccolo, già inquinati e che propagano la contaminazione restando sospesi in acqua naturalmente o perché favoriti dall’attività umana. La Regione individua un’area in corrispondenza dell’arsenale e un’altra a nord del primo seno di Mar piccolo verso la penisola di Punta penna. «In entrambi i casi – si legge nella relazione – la diffusione dell’inquinante avviene verosimilmente attraverso la ripetuta sospensione di sedimenti contaminati presenti sul fondo». Industrie e attività umane sotto la lente d’ingrandimento. Nella riunione della giunta regionale, l’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, non ha nascosto le difficoltà che una simile emergenza comporta.

«Il quadro ambientale – ha dichiarato l’assessore – è critico come ha riferito l’Ispra che evidenzia la necessità di adottare misure volte a ridurre la presenza dei contaminanti ed il loro potenziale bioaccumulo con un maggiore controllo delle fonti ancora attive di contaminazione primaria, con misure volte alla messa in sicurezza e bonifica mediante rimozione dei sedimenti contaminati, nonché misure di limitazione d’uso delle aree contaminate e di protezione delle aree sensibili». Nicastro ha una sua idea precisa su come affrontare l’emergenza e l’ha esposta alla giunta regionale: una proposta al ministro dell’Ambiente perché sia istituito un tavolo di concertazione, invitando gli enti locali. Obiettivo: mettere a punto strategie e modalità di intervento nelle aree contaminate del Mar piccolo. «Costituire un apposito tavolo tecnico – ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente – con la partecipazione di Ispra, Arpa Puglia ed enti pubblici di ricerca operanti sul territorio che supporti il tavolo di concertazione nell’adozione di strategie di intervento ritenute più idonee».

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