Traffico degli organi

Fonte: http://www.laogai.it/?page_id=14108

Se incutere paura al popolo è il primo scopo delle esecuzioni, il secondo è l’espianto di organi freschi a scopo di vendita, spesso senza il consenso delle vittime o dei parenti. Migliaia di fegati, reni e cornee cinesi sono immessi nel mercato internazionale del traffico di organi, anche via internet. Secondo le organizzazioni umanitarie internazionali, il 95% viene dai corpi dei condannati a morte. Il governo cinese ha sempre negato queste accuse. Solo nel novembre del 2006 un altissimo funzionario del Ministero per la Salute, Huang Jefu, ha riconosciuto, durante una conferenza di chirurghi a Guangzhou, che “ a parte un piccolo numero di vittime di incidenti di traffico, la gran parte di organi espiantati viene da prigionieri uccisi “

Proprio per questo la Cina è accusata dell’enorme traffico di organi

Ma c’è anche un mondo in cui per tanti giovani l’unica via di fuga dalla miseria sembra quella di vendere una parte del proprio corpo. ogni tanto se ne parla, ma vederla in un reportage tutto italiano è decisamente uno shock. Il dvd è intitolato “Pezzi di ricambio” ed è edito dalla Feltrinelli

Gli organi vengono espiantati subito dopo l’esecuzione e trasportati in apposite ambulanze. Vi sono oggi almeno 600 ospedali specializzati in questo traffico ed i relativi profitti sono altissimi, se si considera il prezzo di vendita degli organi che spesso arriva a decine di migliaia di dollari.

Il traffico degli organi umani è una realtà perfino in Europa, nonostante l’esistenza di norme legali e misure di controllo considerate efficaci.

Recentemente il governo cinese ha approvato alcune leggi atte a regolarizzare il “mercato nero” degli organi umani. Secondo queste normative, la precedenza nella distribuzione degli organi andrebbe ai cittadini cinesi, i chirurghi cinesi non potrebbero viaggiare all’estero per effettuare espianti e, soprattutto, il  consenso del prigioniero per la donazione dei propri organi dopo la morte dovrebbe essere obbligatorio. Tuttavia, come denuncia Human Rights Watch in un reportage della CNN dell’11 febbraio 2007, “…parliamo di condannati a morte che possono essere soggetti a qualunque pressione, e quindi il loro non può essere un gesto volontario”. Soprattutto in Cina dove, spesso, le confessioni sono ottenute mediante la tortura.

Addirittura la Galleria St Louis sta preparando un’esibizione di cadaveri plastinati dei condannati a morte cinesi (dal 2.10.2010 al 31.1.2011). Pratica denunciata nel Congresso USA.

Ricordiamo inoltre che la cultura tradizionale cinese è contraria a qualunque manomissione del corpo, e quindi all’espianto, perché la salma del defunto deve essere  integra e intatta, per il rispetto dovuto  agli antenati.
Ancora più spietata appare perciò la persecuzione contro i Falun Gong o Falun Dafa. E’ questo un movimento religioso non violento, basato sulla tolleranza, la ricerca della verità e la compassione. Riunisce aspetti del Confucianesimo, del Buddhismo e del Taoismo, e insegna metodi di meditazione attuati attraverso esercizi ginnici, che hanno lo scopo di migliorare il benessere fisico e spirituale dei praticanti, preservandone la salute. Alla fine degli anni Novanta in Cina vi erano quasi 100 milioni di praticanti del Falung Gong, inclusi numerosi gerarchi del partito. Il Partito Comunista, però, non poteva accettare il fatto che, dopo 40 anni di martellante indottrinamento marxista, ancora tante persone ricercassero altrove una guida morale e spirituale. Jang Zemin, perciò, iniziò dal 20 luglio del 1999 una persecuzione efferata contro i praticanti del Falun Gong. Da allora i Falung Gong vengono arrestati, imprigionati nei campi di lavoro forzato, i laogai,  uccisi, e i loro organi espiantati e venduti sul mercato internazionale degli organi.  Successivamente spesso i loro corpi vengono cremati per cancellare la prova del crimine commesso. Dal 1999 il movimento denuncia le migliaia di esecuzioni capitali ed espianti di organi alla comunità internazionale. David Kilgour, ex membro del Parlamento Canadese ed ex segretario di stato dello stesso governo canadese, con David Matas, avvocato, ha pubblicato nel luglio del 2006 un rapporto sulla “Conferma di espianti di organi a praticanti del Falun Gong”. Questo rapporto è stato rivisto ed aggiornato nel gennaio 2007.  Nel documento si elencano le prove degli arresti di massa, delle repressioni, delle uccisioni, si documentano le salme private di organi e i corpi cremati dopo l’esecuzione, si intervistano le vittime e si forniscono i prezzi di vendita degli stessi organi. Poiché, ricordiamolo, nella Cina capital-marxista oggi il nuovo Dio è il Denaro. Gli autori concludono il rapporto confermando che, sulla base della loro investigazione, le accuse sono vere e il governo cinese dal 1999 ha fatto uccidere innumerevoli praticanti del Falun Gong, facendo espiantare, contro la volontà dei proprietari, i loro organi vitali, inclusi il cuore, i reni, il fegato e le cornee, per poi metterli in vendita ad alti prezzi sul mercato degli organi. Tale pratica satanica continua tuttora.

Le esecuzioni capitali, con la relativa vendita degli organi, sono uno dei principali fenomeni che derivano dal mancato rispetto dei diritti umani in Cina. Evidenziano la precarietà e la corruzione del sistema giudiziario cinese e la mancanza di garanzie per chi è arrestato; mettono in luce la violazione dei principi etici e morali insita nell’’espianto degli organi senza il consenso del condannato. Il 17 aprile 2006 ventotto membri del Congresso Statunitense hanno scritto una lettera al Presidente Cinese Hu Jintao per denunciare questa pratica orrenda e chiederne la cessazione. Lo stesso Congresso USA ha dedicato un’audizione del Comitato per le Relazioni Internazionali a questo argomento il 29 settembre 2006. Alla seduta hanno partecipato come testimoni anche  Harry Wu, Presidente della Laogai Research Foundation di Washington, Thomas Diflo, sanitario del Centro Medico dell’Università di New York, e Wang Guoqi, ex medico di un ospedale militare cinese.

La ricerca del profitto a tutti i costi conduce anche a pratiche mediche molto rischiose. Infatti l’agenzia di stampa AFP informa, in un comunicato del 14 marzo 2006, che il Ministro della Salute giapponese ha ordinato un’inchiesta sulla fornitura di organi a pazienti giapponesi, dopo che almeno sette di questi sono morti in seguito a trapianti effettuati in Cina.

Il traffico forzato di organi ottenuti senza l’assenso dei donatori ha provocato la pubblica riprovazione e la condanna di numerose organizzazioni mediche. Il prof. Francis Demonico, della Canadian Transplantation Society, si è opposto recisamente all’uso di organi dei condannati a morte per gli espianti poiché “la crescente richiesta di organi sembra causare una crescente domanda di esecuzioni capitali”. Anche il prof. Stephen Wigmore,  della British Transplantation Society, durante un’intervista con la BBC nell’aprile del 2006, ha affermato: “…una montagna di  testimonianze e prove suggerisce che gli organi dei condannati a morte sono espiantati senza il loro consenso; la velocità con cui si possono trovare gli organi adatti ai pazienti sembra anche confermare che i prigionieri sono selezionati prima dell’esecuzione a seconda del  tipo di sangue e di organo da trapiantare”. Attualmente due ospedali del Queensland in Australia hanno deciso di cessare l’addestramento di chirurghi cinesi per non favorire questo macabro traffico a scopo di profitto.

La CBS, stazione televisiva americana, ha denunciato nell’aprile del 2007 la tragedia di  Meng Zhaoping, contadina cinese,  il cui figlio venne ucciso nel gennaio del 2005 senza che le fosse possibile rivederlo né prima né dopo l’esecuzione. Meng Zhaoping si è recata numerose volte sia al tribunale provinciale che a Pechino per chiedere informazioni sull’uccisione del figlio e sul luogo della sepoltura.  Dopo due anni di tentativi falliti e di silenzio delle autorità, Meng Zhaoping ha dedotto  che gli organi del figlio devono essere stati espiantati. Ha confermato  inoltre che nel suo testamento questi non menzionava la donazione degli organi. “Tutto quello che volevo era vederlo un’ultima volta. Era mio figlio, perché non mi hanno permesso di dirgli una sola parola?” conclude Meng  Zhaoping.

Questo è il vero volto della Cina che nessuna iniziativa diplomatica, interesse economico-finanziario  e/o di circostanza, può riuscire a nascondere.  Eppure l’occidente ha detto “sì” alle Olimpiadi di Pechino, profanando l’antica celebrazione dei giochi in onore di Zeus Olimpio, che interrompevano la guerra e, attraverso i secoli, sono giunti fino a noi,  reinterpretati come simbolo di pace, giustizia, solidarietà, amicizia tra i popoli, oltre che di impegno nell’educazione del proprio corpo allo sport e alla vittoria.

La stampa internazionale, Amnesty International, Human Rights Watch, la Laogai Research Foundation e numerosi politici e deputati di vari paesi non si stancano di condannare le esecuzioni capitali e la vendita degli organi dei condannati a morte.

Oltre al Congresso USA, i giornali e le riviste menzionati in questo capitolo, anche la Commissione Europea ha espresso dubbi sulle recenti regole introdotte dal governo cinese sull’espianto degli organi, poiché non tengono conto dell’assenso del donatore, soprattutto nel caso di persone morte in carcere o giustiziate. Il Parlamento Irlandese, un senatore belga, che ha condotto un’ inchiesta a carattere personale fingendosi in cerca di un rene, e numerosi parlamentari e membri del governo australiano confermano la loro condanna per questo traffico raccapricciante, che utilizza il corpo umano come fonte di alti profitti per i membri del governo, le autorità e gli ospedali  cinesi. Una direttiva europea contro sulle donazioni di organi dovrebbe essere adottata entro giugno 2010 dall’Europarlamento, consentendo all’Europa di avviarsi sulla strada di una migliore regolamentazione in questo campo.

La Cina ha tentato di contrastare la notizia degli organi prelevati senza consenso ai morituri, che ha fatto il giro del mondo. Ha prodotto un film di propaganda intitolato “Voci dal buio”. Nella pellicola, girata in un’oscura prigione, dove i detenuti attendono la conferma o la proroga dell’esecuzione, una bella giovane nell’ultima lettera ai suoi parenti detta allo scrivano ufficiale una frase. “Ho agito male nella mia vita, ma riparo donando ora gli organi perchè la parte più utile di me sopravviva e sia di vantaggio agli altri”. Il film, di cui non possiamo riportare nè il nome del regista nè quello del produttore, è stato proiettato un solo giorno, il 4 settembre 2008, al cinema Nuovo Sacher di Roma. Il pubblico era perplesso ed ha accolto con interesse l’opinione della Laogai Foundation al riguardo.

La scoperta dell’espianto di organi, in funzione punitiva e ai danni di una comunista colpevole, è narrata nel romanzo di Yiyun Li “I girovaghi” (titolo originale The vagants), Einaudi, Torino 2010.

Evidentemente la verità si fa strada e scavalca il segreto di stato.

Per un aggiornamento sulla situazione attuale in Cina leggi l’articolo Il silenzio sulle libertà fondamentali in Cina

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