I NURAGHE, OPERA DI ATLANTIDE?

Scritto da: Giorgio Pastore
Fonte: http://www.croponline.org/

I Nuràghe sono uno dei più grandi misteri dell’archeologia. Secondo gli archeologi, risalirebbero al II millennio a.C. e sono da attribuire alle popolazioni sarde che occupavano l’isola in quel periodo. Ma molti sono scettici a proposito. Come avrebbero fatto, infatti, popolazioni primitive ad erigere opere così complesse e megalitiche. Una recente teoria vede i Nuràghe essere opera dell perduta civiltà di Atlantide. E, secondo alcuni, proprio la Sardegna non sarebbe altro che l’isola di cui Platone racconta nei suoi Crizia e Timeo. Infatti, nell’antichità, le famose colonne d’Ercole non erano situate dove noi le collochiamo oggi, cioè presso lo stretto di Gibilterra, ma altrove e più precisamente, tra la Sicilia e la Tunisia, in quanto il mondo di allora, del II millennio a.C., arrivava proprio lì. Fu Alessandro Magno il macedone ad estendere i confini del mondo conosciuto verso ow, così che gli uomini del suo tempo si videro costretti a spostare le colonne, ponendole tra l’Africa e la Penisola Iberica. Così, quando Platone dice: “oltre le colonne d’Ercole…”, dobbiamo intendere, oltre il canale di Sicilia. La Sardegna potrebbe essere stata al tempo, l’isola di Atlantide. Ma potrebbe anche esserci stata un’altra isola, ora scomparsa, tra questa e l’Africa. I sostenitori della teoria che vede la Sardegna essere stata Atlantide, pone l’accento sul fatto che il lato ow dell’isola sia stato devastato in tempi remoti da una gigantesca inondazione, probabilmente provocata dalla caduta di un meteorite nel Mediterraneo, più o meno tra la Spagna e la Sardegna. Inoltre, osservando le costruzioni etrusche in Toscana, non può passare inosservato il fatto che assomiglino molto, se viste dall’alto, ai circolari Nuraghe. Un caso? Non potrebbe invece essere che i superstiti di Atlantide emigrarono in Italia, dando vita così alla civiltà degli Etruschi? Ma sono solo ipotesi.

In nord Europa, specialmente in Inghilterra, esistono molte antiche opere in pietra, monumenti megalitici (dal greco mégas = grande, lìthos = pietra) risalenti all’età preistorica (precisamente al periodo neolitico, 8.000/3.000 a.C.). Più precisamente, si distinguono in:

– dolmen (dal bretone doul = tavola, men = pietra), costituiti da due grosse pietre verticali e da un architrave appoggiata sopra su di esse e destinati a servire da camere funerarie;

– trulli (dal greco trùllos = cupola), a forma cilindrica e dal tetto a cono, usati come abitazioni; 

– menhir (dal bretone men = pietra, hir = lungo), blocchi monolitici isolati l’un l’altro, alti alcuni metri. Ne conosciamo un esempio importante in Bretagna, a Carnac, circa 120 km a nor-ow di Nantes, dove i molti menhir allineati per lunghe file (alignements) devono essere serviti come monumento/osservatorio.

Più recenti, dell’età del bronzo (3.000/1.200 a.C.), sono i nuràghe, torri cilindriche dal diametro di circa 10 mt, dotate di uno o due piani comunicanti tra loro mediante una scala a spirale interna. Si pensa potessero servire come punti di difesa e come abitazioni dei capi locali. Uno tra i più conservati è quello di Torralba (Sassari). La Sardegna è la terra dei nuràghe. sull’isola ve ne sono stati eretti circa 7.000, tutti risalenti all’età del bronzo.

L’astronomia, per gli antichi, è stata una scienza fondamentale. Essi seguivano i movimenti degli astri nel cielo così come noi oggi sfogliamo il nostro calendario. avere tali punti di riferimento stagionali era molto utile per sapere quando seminare, quando raccogliere, mietere e celebrare certi riti. L’agricoltura era fondamentale nell’antichità, così come lo sarà ancora fino all’età moderna ed ancor oggi, riveste una certa importanza. Così come, era fondamentale rispettare i propri dei, svolgendo rituali legati al movimento degli astri, in particolar modo del Sole e della Luna. Non solo in Inghilterra, anche in Mesopotamia si adorava la dea della Luna (Sin) e, così come in Egitto, il disco solare (Aton). Ma il nome di queste divinità cambiava da tempo a tempo e da luogo a luogo. anche Stonehenge si pensa fosse legato in qualche modo al movimento degli astri ed al cambio delle stagioni e dopotutto, come abbiamo visto, tale cosa non può che sembrarci normale.

BREVE STORIA DEI MEGALITI

– Tardo V millennio a.C.: è l’era delle tombe a corridoio. Di solito, queste tombe, ricoperte da un tumulo, erano progettate in modo che durante il solstizio d’estate la luce del sole penetrasse all’interno, per oltre venti metri di galleria, fino ad illuminare la camera più interna. Ciò è la prova che già in epoca preistorica le popolazioni primitive possedevano alcune nozioni astronomiche.

– 3.500 a.C.: tempio di Gigantija, a Malta.

– 3.000 a.C.: tempio di New Grange (Irlanda). Tombe a Los Millares (Spagna).

– 2.500 a.C.: templi di Tarxien a Malta e megaliti nell’Europa centrale.

Inizio dei lavori a Stonehenge. Viene scavata la prima trincea circolare di 108 metri di diametro.

– II millennio a.C.: costruzione dei nuràghe in Sardegna. Ne verranno costruiti fino all’età romana (III secolo a.C.).

– 1.800 a.C.: Continua la costruzione di Stonehenge. Interessante notare che durante questa fase vengono erette una doppia serie di “pietre blu”, provenienti dai monti Prescelly, nel Galles, distanti via terra più di 300 km dal sito.

– 1.600 a.C.: Stonehenge viene completata mediante l’erezione dei triliti di arenaria, sia il circolo che il ferro di cavallo più interno.

– 1.000 a.C.: Teste colossali a La Venta, Messico.

– 1.000 d.C.: Vengono eretti i colossali “testoni” dell’isola di Pasqua, nel Pacifico meridionale.

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