Stallo in Consiglio Onu sulla Siria, verso veto di Russia e Cina

Fonte: http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20120718_074329.shtml

Mosca e Pechino contrarie a risoluzione occidentale su sanzioni.

Non si sblocca il negoziato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla risoluzione presentata dagli occidentali che minaccia nuove sanzioni contro il regime di Damasco. La Russia ha già annunciato che opporrà il suo diritto di veto e numerose fonti diplomatiche si attendono che anche la Cina faccia altrettanto. “Andiamo verso un doppio veto russo e cinese”, ha confermato un diplomatico occidentale, secondo il quale Mosca non riuscirà comunque a raccogliere il consenso di nove dei 15 paesi membri del Consiglio necessario per l’approvazione della sua bozza di risoluzione. Quest’ultima prevede il rinnovo del mandato degli Osservatori Onu in Siria, in scadenza il prossimo 20 luglio, ma non fa riferimento ad alcuna sanzione contro il regime di Damasco.

La bozza presentata da europei (Francia, Germania, Regno Unito, Portogallo) e Stati Uniti minaccia il regime siriano di sanzioni economiche se non ritirerà le armi pesanti impiegate contro l’opposizione e assicura l’estensione della missione degli osservatori Onu in Siria (Misnus) per altri 45 giorni. Dell’argomento avranno discusso quasi certamente, questa mattina, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e il presidente cinese Hu Jintao: ma nessuno dei due ha parlato alla stampa della questione siriana dopo il loro incontro.

Da parte sua, la Russia ha presentato una propria bozza di risoluzione che prolunga la missione di osservazione dell’Onu per altri tre mesi ma non parla di sanzioni. I russi hanno leggermente emendato la bozza ieri, ma non al punto di sbloccare l’impasse. Il Consiglio dovrà pronunciarsi entro il 20 luglio, in caso contrario i 300 osservatori internazionali dispiegati in Siria dovranno lasciare il paese. Per evitare questa soluzione estrema, il Consiglio di Sicurezza potrebbe decidere un rinnovo “tecnico” per i prossimi 30 giorni, in modo da “non uccidere la missione”, ha riferito una fonte diplomatica.

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