I delfini sono fenomeni della matematica?

Fonte:http://news.discovery.com/animals/dolphins-math-geniuses-120717.html   By Jennifer Viegas
Tradotto da: http://www.ditadifulmine.com

I delfini sono ormai considerati come alcune delle creature più intelligenti del pianeta: giocano con la fantasia, improvvisano, hanno dinamiche sociali molto complesse, e non sono esenti da emozioni piuttosto umane.

Una nuova ricerca sembra anche suggerire l’idea che i delfini siano dotati di un’abilità matematica ben superiore a quella in possesso a qualunque altro mammifero sociale intelligente.
L’idea di investigare sulla conoscenza della matematica dei delfini è stata del ricercatore Tim Leighton della University of Southampton, specializzato in acustica ultrasonica e acquatica, dopo aver osservato le tecniche di caccia dei delfini mostrate nel documentario “Blue Planet”. “Sono immediatamente rimasto affascinato, perchè sapevo che nessun sonar artificiale sarebbe stato in grado di operare in quell’acqua piena di bolle” spiega Leighton.
Una delle tecniche di caccia dei delfini, infatti, consiste nel produrre migliaia di piccole bolle d’aria attorno alla preda, per confonderla e dar modo al resto del branco di attaccarla. Il problema è che le bolle, oltre a confondere l’obiettivo della caccia, possono anche interferire con il sonar dei delfini, rendendolo quasi completamente inefficace.
“Questi delfini stavano accecando il loro apparato sensoriale più spettacolare durante la caccia, una cosa strana, anche se rimane loro il senso della vista su cui fare affidamento; oppure, sono dotati di un sonar che può fare ciò che i sonar artificiali non possono…forse possiedono qualche abilità straordinaria”.
Leighton ed il suo team hanno creato un modello computerizzato basato sulla tecnica di ecolocalizzazione utilizzata dai delfini, ma invece che utilizzare le tecniche standard per interpretare i dati ricevuti, hanno impiegato la matematica non lineare.
Curiosamente, sebbene la matematica coinvolta nel procedimento sia particolarmente complessa anche per un essere umano, questo metodo di analisi dei dati di ritorno del sonar sembra coincidere con quello utilizzato dai delfini per l’ecolocalizzazione.
Il sistema prevede l’invio di diversi impulsi sonar di varia intensità. “In questo modo, se il delfino potesse ricordare l’intensità degli impulsi e incrociare i due segnali, potrebbe rendere il pesce visibile al suo sonar [nonostante le bolle]” spiega Leighton. “E’ un sistema per migliorare il rilevamento”.
L’ecolocalizzazione non terminerebbe qui. “Le bolle causano falsi allarmi perchè si diffondono su vasta scala, e un delfino non può permettersi di sprecare energia inseguendo falsi bersagli mentre il pesce scappa”.
Il secondo passo dell’ ecolocalizzazione coinvolgerebbe la sottrazione di un eco sonar dall’altro, pulendo il segnale ricevuto. Il cervello dei delfini, quindi, ottiene un’immagine sonar delle bolle, interpreta il segnale per aggiungere le prede all’immagine, e rimuove le bolle dal quadro così ottenuto.
L’ipotesi di Leighton rimane, per ora, solo un’ipotesi. Per dimostrare che i delfini si servano della matematica non lineare per ecolocalizzare la preda occorre che i segnali emessi da questi mammiferi acquatici rientrino in certi parametri, e ad oggi non esiste alcun dato utile ad ottenere informazioni sull’intensità delle loro emissioni vocali in relazione all’attività sonar.
“Fino a quando non saranno eseguite misurazioni con delfini allo stato brado nel momento in cui cacciano in acque ricche di bolle, queste domande non avranno risposta. Abbiamo mostrato che non è impossibile distinguere il bersaglio in acque piene di bolle utilizzando lo stesso tipo di impulso sonar che usano i delfini”.
Questa nuova ipotesi sul funzionamento del sonar dei delfini potrebbe contribuire a migliorare i sonar artificiali utilizzati dall’uomo: si potrebbe dotare i sonar della capacità di rilevare oggetti nascosti dietro ad un muro di pietra, o migliorare sensibilmente le tecniche di rilevamento delle mine marine. “Attualmente, la Marina impiega i delfini, o sommozzatori che devono utilizzare il tatto [e non la vista] in condizioni di scarsa visibilità”.
Ricerche precedenti a questa avevano già dimostrato come i delfini fossero in possesso di abilità matematiche per nulla comuni: ad esempio, possono riconoscere e ordinare sequenze numeriche in modo più efficace rispetto ad alcune specie naturalmente portate per la matematica, come gli scimpanzè e i pappagalli.

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